Oratori: preti ed educatori professionali a confronto - Diocesi di Cremona
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Oratori: preti ed educatori professionali a confronto Da diverso tempo cresce in diocesi la collaborazione tra Federazione Oratori, Cooperative, figure educative professionali e comunità parrocchiali. Il numero del Mosaico di gennaio-febbraio 2020 faceva il punto di quanto bolle in pentola, tra inserimenti di coordinatori estivi e mandati più strutturati, di respiro anche annuale. È nato un progetto diocesano di riferimento che funge da testo-guida per parrocchie e operatori e, come un binario abbastanza solido, instrada ruoli e funzioni, ma soprattutto tocca la questione del senso. Mercoledì 19 febbraio si è tenuto in Focr il primo degli incontri di confronto e formazione con gli operatori retribuiti, in accordo con le cooperative di ispirazione che si riconoscono partner professionali e di competenza del percorso. Tre i focus dell’incontro: la narrazione delle categorie-guida della Diocesi, in particolare la dinamica delle unità pastorali che interpella anche Oratori e azione educativa sul territorio; un affondo sul mandato dell’oratorio e le polarità che ne derivano; infine un confronto organizzato attorno alla domanda che cosa chiedereste ai preti? Perché? Perché il prossimo incontro, previsto in Focr l’11 di marzo 2020 alle 20.45, si strutturerà nella forma di un confronto tra educatori e sacerdoti (ma anche, se possibile, con responsabili laici volontari): a tema l’incontro e la reciproca sensatezza di due mondi che concorrono a rendere viva l’azione educativa dell’Oratorio. Non un convegno con relazioni frontali, ma uno spazio di ascolto e condivisione. L’incontro è pensato per chi in parrocchia sperimenta inserimenti retribuiti, ma anche per chiunque fosse
interessato ad approfondire la materia. Per approfondire lettera-sintesi Il progetto diocesano di riferimento Il numero di gennaio-febbraio de “Il Mosaico” La scheda sul “mandato” dell’Oratorio L’esperienza di “Casa Magdala” ulteriore passo nel cammino dei giovani della Zona 2 Il secondo incontro del percorso “Eredi di Futuro” per i giovani della Zona pastorale 2, che domenica 9 febbraio si è svolto a Soresina, ha visto riflettere sul tema dell’abitare: abitare il proprio presente, la propria quotidianità, “una questione di stare, insomma, non tanto di fare”. La riflessione è stata guidata dalla testimonianza di Marta Danelli, giovane di Casalpusterlengo, studentessa di Scienze politiche all’Università di Bologna. Marta ha raccontato ai giovani cremonesi della Zona 2 la propria esperienza dell’abitare, declinandola e rendendola concreta nel racconto delle sue “tre case”. Partendo dalla sua casa d’origine, la sua famiglia, ha
raccontato di come fin da ragazzina si è sempre trovata a vivere in un ambiente accogliente, una casa con le porte aperte. Nella sua seconda casa, vivendo come volontaria presso le strutture dell’Associazione Giovanni XXIII a Bologna, ha sperimentato la dimensione del servizio. Il suo racconto si è poi concentrato sulla sua casa attuale, “Casa Magdala”, dove convivono volontarie e ragazze sulla via del recupero dallo sfruttamento della prostituzione. Casa Magdala nasce all’interno della realtà dell’Associazione “Albero di Cirene”, fondata da un sacerdote bolognese, con un’attenzione speciale per “gli scartati degli scartati”. Le parole di Marta, forti, autentiche, vere, e la sua semplicità nel raccontare la forza che trova nella preghiera quotidiana, hanno emozionato i partecipanti e hanno dato vita a un confronto autentico tra i giovani. Rinviata la visita pastorale a Casalbuttano e Pizzighettone A seguito delle prescrizioni stabilite a seguito del diffondersi del Coronavirus in Lombardia, è stata rinviata la visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni nelle unità pastorali di Casalbuttano e Pizzighettone, in programma nei prossimi giorni. Da venerdì 28 febbraio a domenica 1° marzo il vescovo Napolioni avrebbe dovuto incontrare le comunità di Casalbuttano e San Vito, guidate da don Marco Fodri, Ossolaro e Polenego, rette da don Floriano Scolari, e Paderno Ponchielli, con il parroco don Claudio Rasoli.
Successiva tappa sarebbe stata l’unità di pastorale di Pizzighettone, comprendente le parrocchie di S. Bassano in Pizzighettone, S. Patrizio in Regona, Beata Vergine del Roggione al Roggione e le comunità di S. Pietro e San Rocco in Gera. La comunità guidata dal parroco e moderatore don Andrea Bastoni, insieme al parroco in solido Attilio Spadari, al vicario Gabriele Mainardi e il collaboratore parrocchiale Mario Marinoni, si trova proprio a confine con la zona rossa del lodigiano messa in quarantena. La Visita pastorale è stata dunque rinviata a data da concordare con le rispettive parrocchie. Libia: ecco cosa sta succedendo tra Serraj, Haftar e Putin in attesa dell’incontro a Berlino Probabilmente è la conferma che ogni proposta negoziale per avviare a soluzione il conflitto in Libia serve a poco se non c’è la volontà di un buon numero di Stati. Così si potrebbe riassumere l’ulteriore scenario apertosi in una guerra da cui non sono estranee le principali Cancellerie, tutte protese a guardare i fatti libici come possibile trama per riequilibrare rapporti di forza, magari per chiudere partite iniziate da decenni, o ancora per verificare se, e come, sia possibile una diversa gestione di altre situazioni oltre quella militare. È facile il riferimento al comparto energetico o alla mobilità umana e alle migrazioni forzate, mentre più complesso è il rapporto tra le diverse anime dell’Islam, la minaccia
terroristica, un più generale equilibrio nell’oriente mediterraneo. Tutte situazioni legate a una mai sopita volontà di controllo esterno di quello scacchiere strategico che da sempre affascina uomini di governo, interessa gli analisti e gli studiosi, richiama le imprese e le attività economiche. La ripartenza potrebbe iniziare a Berlino o è già cominciata a Mosca, avvalorando così la tesi che singoli Paesi – e l’Unione europea? – possono diventare qualcosa di più che semplici spettatori di una crisi ormai prolungata che gli equilibri di forza – interni ed esterni – al momento non possono in alcun modo condurre ad una conclusione. La sfida, infatti, va certamente oltre lo scontro tra le due macro realtà in cui è ripartito il controllo di quel territorio. Tale analisi, seppur comoda, sembra non tener conto di quelle micro divisioni che permettono di leggere la situazione libica (dai Tuareg nel sud ovest, ai miliziani Tubu nel sud). Immagini certamente non nuove ma che fanno probabilmente la differenza. In questo momento ciò significa impedire alla Cirenaica di annettere la Tripolitania, o fare in modo che quest’ultima possa continuare ad essere l’entità riconosciuta ufficialmente dalla Comunità internazionale. E anche qui le distinzioni, o piuttosto le perplessità, sono tante: il riconoscimento sin qui è stato non solo politico ma quantitativo, lontano da una valutazione della capacità politica e dal peso di alleanze dalle quali tutti attendevano una stabilizzazione dell’intero territorio nazionale. La preannunciata conferenza, se non pensata in questi termini, rischia di essere solo una possibilità, forse l’ultima. Così come ad una tregua va attribuita la funzione di non compromettere altre ipotesi, oltre a far tacere temporaneamente l’uso massiccio delle armi. Su fallimenti di entrambe le iniziative pesa l’indicazione verso una definitiva suddivisione del territorio in due entità autonome e distinte,
o in una pace armata mediante la presenza di una colazione militare che, se pure nel quadro Onu, rischia in partenza di essere un caleidoscopio delle potenze interessate che potranno posizionarsi nelle rispettive aree di influenza. Più che soluzione sarebbe il preludio di uno status quo, immobile e precario. Saranno dunque le potenze esterne a giocare un ruolo essenziale per salvaguardare i loro interessi, anche quelli delocalizzati rispetto al territorio libico. Oppure – secondo uno scenario non nuovo anzi ritornante nello svolgersi delle relazioni internazionali – andranno a comporre le basi per un “giusto equilibrio”. La motivazione, che rischia di diventare l’obiettivo, sarà certamente legata alla convinzione che la Libia è ingovernabile, o alla retorica che solo il potere esercitato da Gheddafi poteva farla parlare con una sola voce (dato realistico, per altro, se si guarda la frammentazione attuale), o ancora che è necessario salvaguardare la frontiera sud dell’Europa rispetto ai flussi migratori. Questo dimenticando che la Libia rappresenta anche la frontiera nord di una realtà complessa come il continente africano: quell’area sahariana e sub-saheliana diventata ormai un crocevia di instabilità endemica, di sottosviluppo persistente, di povertà inguaribile delle popolazioni e allo stesso tempo di interesse per le potenze europee, di quelle del Golfo e dell’oriente, anche estremo. Questi ultimi elementi ed assetti costruiscono un quadro che lascia perplessi – come anche vede assente l’informazione – da cui resta esclusa la popolazione, a meno che non la si voglia far corrispondere con i combattenti in azione e pertanto sostenere che i libici sono tutti identificati con le parti in conflitto. Probabilmente è un modo per escludere, e non sarebbe la prima volta, dai giochi dalla trattativa e finanche dal tavolo negoziale quanti del conflitto, della frammentazione, della violenza sono le vittime, magari ignare, dell’interesse sul loro territorio.
Esclusi senza che una ragione convincente sia almeno manifestata e non si limiti ad essere espressione dell’interesse, della potenza, della ragion di Stato. Fattori che per i rapporti internazionali non sono una novità, ma sarebbe chiaramente sprezzante se diventassero la conclusione già scritta dello spiraglio che in questo momento speriamo di poter leggere per la Libia in una tenue volontà negoziale, nella ponderata disponibilità delle parti in lotta a far tacere le armi e in altri segnali che sembrano accedere verso la speranza. Quella speranza che lo scorso 9 gennaio Papa Francesco poneva come obiettivo e come conseguenza dell’azione internazionale che voglia costruire una pace fatta di stabilità, legalità internazionale, rispetto delle regole e, obiettivo sempre più da perseguire, convinzione della centralità del negoziato multilaterale rispetto a quello determinato dalle volontà individuali, che restano sempre veicoli di separazione e contrapposizione. “Ogni riccio un capriccio. Le esplosioni emotive dei bambini”. Al consultorio di Cremona tre incontri per i genitori Le manifestazioni di rabbia dei bambini spesso si verificano nei momenti e luoghi meno opportuni, mettendo alla prova la pazienza dei genitori. Per comprendere la rabbia dei bambini indagheremo quali atteggiamenti possono aiutarci nella risoluzione dei conflitti e nella gestione di “esplosioni
emotive”. Gli incontri, che avverranno presso il consultorio Ucipem di Cremona, sono dedicati ai genitori di bambini e bambine nati tra il 2016 e il 2014 e si svolgeranno in gruppo. La riflessione e il confronto saranno guidati dalla dott.ssa Paola Pighi, psicologa e psicoterapeuta, e dalla pedagogista dott.ssa Mara Calonghi. Gli appuntamenti sono in programma martedì 28 gennaio, martedì 11 e venerdì 21 febbraio, sempre dalle 17.30 alle 19. Gli incontri sono gratuiti, ma è necessaria la prenotazione entro il 26 gennaio. Per info e prenotazioni telefonare ai numeri 0372/20751 e 0372/34402, oppure scrivere a segreteria@ucipemcremona.it. Locandina degli incontri Unitalsi, il resoconto dell’assemblea annuale della Sottosezione di Cremona La recente assemblea annuale della Sottosezione di Cremona dell’Unitalsi, svoltasi domenica 19 gennaio presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, è stata una verifica dello stato dell’associazione e occasione utile per conoscere le iniziative e i pellegrinaggi proposti nel 2020. Il presidente, Marco Tiziano Guarneri, nella sua relazione, ha sottolineato come «in un mondo caratterizzato dalla frenesia e dalla logica del dare per avere, noi unitalsiani, che abbiamo rinnovato il nostro “sì” alla scelta di stare accanto ai malati, ai sofferenti e ai bisognosi, vogliamo confermare la
nostra volontà di essere persone che amano il servizio e lo fanno pienamente e gratuitamente. Vogliamo esprimere il carisma della carità, vogliamo essere servitori e metterci in sintonia ed in ascolto con il malato e l’indifeso, nel tentativo di contribuire a costruire una comunità ed una fraternità più degna ed accogliente e fuori dalle logiche dell’individualismo». Il prossimo appuntamento in evidenza è la Giornata del malato, che sarà celebrata l’11 febbraio a Dosolo. A seguire la Giornata nazionale Unitalsi del 21 e 22 marzo, con la tradizionale proposta delle piantine di ulivo, e poi il ritiro spirituale del 5 aprile. Senza tralasciare gli incontri mensili, momenti di preghiera e di formazione, a cui sono invitati i soci e tutti coloro che sono vicini all’Unitalsi. Proposti, inoltre i pellegrinaggi per i giovani: a Loreto dal 5 all’8 giugno, a Lourdes dal 2 al 7 agosto e a Caravaggio il 27 settembre. Importanza particolare riveste la proposta di formazione 2020 “Prepariamoci ad accompagnare” della Sezione lombarda presso la sede di Milano, che mira ad aiutare tutto il personale nel non facile cammino di accompagnamento di ammalati e pellegrini. È articolata in quattro incontri e affronterà tematiche di fede e relazionali, ma anche pratiche ed operative. All’assemblea era presente anche la vicepresidente regionale, Graziella Moschino, che ha avuto modo di illustrare il progetto “Casa Frizzi”: una casa, sita a Milano, intitolata al celebre presentatore e finalizzata a ospitare i genitori di piccoli pazienti che sono ricoverati nelle strutture ospedaliere di Milano ed hinterland. L’assemblea, caratterizzata dal’approvazione del bilancio economico definitivo 2019 e del bilancio preventivo del 2020, era iniziata con la Messa presieduta dall’assistente don
Maurizio Lucini (ricordati i volontari defunti) e si è conclusa con un momento insieme per la cena. La ricerca della verità nella svolta dei tempi. In Seminario le riflessioni del prof. Marco Guzzi al clero (Audio) Si è tenuta la mattina di giovedì 6 febbraio l’assemblea plenaria del clero diocesano, momento di formazione programmato nel calendario pastorale. L’evento, ospitato in Seminario, dopo un momento di introduzione e di preghiera iniziale insieme al vescovo Antonio Napolioni, è stato caratterizzato dall’intervento del prof. Marco Guzzi, docente presso l’Università Salesiana di Roma. Il relatore, già intervenuto in diocesi nel 2016, ha sviluppato il tema “La verità è incarnata. Riflessioni su globalizzazione, segni dei tempi e nuova evangelizzazione”. Un lucido percorso che si è avvalso di abbondanti citazioni del magistero degli ultimi Pontefici e di papa Francesco per argomentare l’urgenza della ricerca della verità, tema “sovversivo” nel clima culturale della post-modernità. La ricerca della verità, a partire del riconoscimento degli spazi di non-verità della vita di ciascuno, può salvare l’esistenza. L’autentica conversione della mente alla verità chiede la conversione di tutto ciò che è non-vero, e l’accoglienza – incarnata nella vita – dell’umanità pienamente
realizzata in Gesù, il Cristo. Oltre ogni relativismo e oltre ogni assolutezza astratta. Di seguito è possibile riascoltare l’audio integrale dell’intervento del prof. Guzzi. Padre Aemilius è il nuovo segretario particolare del Papa Si conoscono dal 2006, da quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires gli telefonò perché aveva sentito parlare del suo lavoro con i ragazzi di strada. Il sacerdote uruguayano Gonzalo Aemilius, dottore in teologia, è il nuovo segretario particolare del Papa. Prende il posto di padre Fabian Pedacchio, il sacerdote argentino che ha lavorato accanto a Francesco dal 2013 al 2019, tornato lo scorso dicembre al suo incarico presso la Congregazione dei vescovi. Proveniente da una famiglia agiata di Montevideo, una nonna ebrea e genitori non credenti, Gonzalo Aemilius si è convertito durante il liceo, colpito dal sorriso e dalla gioia sul volto di alcuni sacerdoti che aiutavano i ragazzi di strada nonostante le minacce di morte. Decide di farsi prete e di dedicare la sua vita ai ragazzi poveri e abbandonati del suo Paese. Nato il 18 settembre 1979, ordinato sacerdote il 6 maggio 2006, padre Aemilius era diventato un volto noto perché la mattina del 17 marzo 2013, mentre salutava i fedeli radunati fuori la Porta Sant’Anna, il nuovo Papa lo vide tra
la folla e lo invitò a seguirlo nella chiesa dove stava per celebrare la sua prima messa con i fedeli dopo l’elezione. Al termine della liturgia, Francesco lo aveva chiamato accanto a sé e lo aveva presentato a tutti chiedendo di pregare per lui e per il suo lavoro con i ragazzi di strada. Padre Aemilius è stato direttore del Liceo Jubilar Juan Pablo II in Uruguay e ha studiato per due anni teologia a Roma. Intervistato dall’Osservatore Romano, il giorno dopo, aveva raccontato che dell’allora arcivescovo Bergoglio lo colpiva la capacità di integrare valori diversi e convogliarli in un’unica direzione: «Fare esperienza di questa sua capacità è stato decisivo nella mia vita. Mi ha insegnato a trarre il meglio che c’è in ogni individuo, per quanto possa essere diverso da tutti gli altri, e a metterlo a frutto per il bene di tutti». Il sacerdote uruguayano scelto da Francesco affiancherà l’attuale segretario particolare, padre Yoannis Lahzi Gaid. Estate 2020: proposte di missione, mondialità e servizio per i giovani Anche per l’estate 2020 l’Area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio” offre ai giovani della diocesi una serie di proposte di missione, mondialità e servizio: dall’esperienza con l’Unitalsi a Lourdes a quelle di servizio con i bambini e i ragazzi in Romania, Albania, Calabria e Portogallo con l’Associazione Drum Bun, fino alle esperienze missionarie in Brasile, Camerun e Congo.
In vista di queste esperienze l’Ufficio Missionario diocesano propone una serie di incontri formativi per condividere «parole, valori, prospettive che ciascun gruppo o singolo potrà spendere nello specifico della propria chiamata». Il percorso si articolerà in quattro tappe: la prima sarà dedicata a «Le parole missionarietà e mondialità» e si svolgerà domenica 9 febbraio al Centro pastorale diocesano (ore 19). La seconda tappa (20 marzo, 20.45) avrà come tema «La cura dell’incontro», mentre la terza (19 aprile) porrà la chiamata alla missione in relazione con la Parola di Dio. Il percorso culminerà e nel mandato che il vescovo Antonio consegnerà a tutti nella giornata di domenica 7 giugno durante un momento di preghiera presso la chiesa del Migliaro (Cremona), a conclusione di una due giorni (con inizio il 6 giugno) formativa per chi aderisce al progetto Bahia. Ecco tutte le proposte e le date per l’estate 2020: (per maggiori i dettagli scarica QUI brochure) ACCANTO AGLI AMMALATI Lourdes 2-7 agosto 2020 INFO: Unitalsi, sottosezione di Cremona – unitalsigiovanicr@hotmail.com – 348.0622504 A SERVIZIO DEI PICCOLI Romania e Albania 24 luglio – 9 agosto 2020 Calabria a Fuscaldo
17-24 oppure 24-31 agosto 2020 Portogallo 24 luglio – 9 agosto 2020 INFO: Ass. Drum Bun – drumbun2016@gmail.com – Giulia 333.8249762 VITA DI MISSIONE Salvador de Bahia (Brasile) luglio-agosto 2020 (diversi turni disponibili) INFO: don Maurizio Ghilardi (Ufficio missionario diocesano) – missione@diocesidicremona.it – 340.1412518 Camerun 1-15 agosto 2020 INFO: Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda – Suor Veronica – 338.8734402 – suorveronica@suoreadoratrici.it Ecuador agosto 2020 INFO: Suore del Focolare di Brignano – Suor Sara Lozano – 331.9111535 – brignanoshm@focolaredellamadre.org Il videomessaggio di don Maurizio Ghilardi da Salvador de Bahia Video-messaggio dal Brasile: ecco il progetto Bahia In un video-messaggio dal Brasile, don Maurizio Ghilardi del Centro Missionario Diocesano Cremona spiega il gemellaggio tra la Diocesi di Cremona e la parrocchia di Cristo Risorto a Salvador de Bahia. Delegazione cremonese in visita alla
parrocchia dei "fidei donum" don Davide Ferretti e don Emilio Bellani per dare avvio al progetto missionario.Per il resoconto del viaggio con foto e altri contributi video visita https://www.diocesidicremona.it/blog/video-messaggio-dal-bras ile-ecco-il-progetto-bahia-15-01-2020.html Pubblicato da Diocesi Di Cremona su Mercoledì 15 gennaio 2020 “L’amore per la Parola di Dio”, una raccolta delle riflessioni di Papa Paolo VI Costante è stato il richiamo di Paolo VI, durante il suo pontificato, al culto e all’amore per la Parola di Dio. In un’udienza concessa all’Associazione Biblica Italiana nel 1970, per la quale si affida al consiglio di un grande esperto, il padre Carlo Maria Martini, allora Rettore Magnifico del Pontificio Istituto Biblico, ribadì tutta l’ansia della Chiesa nel favorire «ogni sforzo che tenda a raggiungere un’intelligenza sempre più profonda della Sacra Scrittura, per poter istruire i suoi figli con le divine parole». In occasione della Domenica della Parola di Dio istituita da Papa Francesco, Mons. Leonardo Sapienza ripropone in questo volume, intitolato “L’amore per la Parola di Dio” di Paolo VI, alcune delle riflessioni più significative del Papa “Maestro della Parola”. Con la speranza che possano essere di aiuto a immergerci nel mare della Sacra Scrittura, come la chiama Sant’Ambrogio, per conoscerla sempre meglio e tradurla nella
vita di ogni giorno. “L’amore per la Parola di Dio”, a cura di Mons. Leonardo Sapienza, uscirà nel 2020 presso tutte le librerie San Paolo al prezzo di €12,50. Leggi l’intera presentazione dell’opera
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