Nuove date per il tour del Gen Verde - Focolari Italia
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Nuove date per il tour del Gen Verde 17 SETTEMBRE / TRICASE (LE) GEN VERDE IN CONCERT 18 SETTEMBRE / ALESSANO (LE) INCONTRA IL GEN VERDE 24 SETTEMBRE / BOLOGNA GEN VERDE IN CONCERT 1 OTTOBRE / IMOLA (BO) GEN VERDE ACOUSTIC 2 OTTOBRE / IMOLA (BO) INCONTRA IL GEN VERDE 7 OTTOBRE / RIETI (RI) GEN VERDE ACOUSTIC “Io sono l’altro”. Udine Summer Campus 2022 Io sono l’altro, canzone di Nicolò Fabi, è stata la colonna sonora della seconda edizione del Summer Campus di Udine che ha coinvolto 25 giovani provenienti da diverse Regioni italiane, riuniti dal 24 al 31 luglio, con l’intento di entrare in contatto con alcune realtà considerate marginali dalla nostra società. In particolare, è stata l’Omelia di Papa Francesco pronunciata
a Lampedusa a dare il via a quest’esperienza, invitando noi giovani ad aprire i nostri cuori, preparandoci alla settimana di intense attività, spingendoci ad andare oltre l’indifferenza. Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario. (Che Guevara) Ogni mattina, motivati anche da una pillola meditativa come questa di Che Guevara, divisi in gruppi, ci siamo recati in diverse strutture per metterci al servizio dell’altro. Innanzitutto, il Centro solidarietà Giovani di Ribis (UD), che accoglie persone tossicodipendenti e sottoposti a misure alternative al carcere, la mensa della Caritas e l’Emporio della Solidarietà, Hattivalab, cooperativa sociale che offre servizi nell’area delle disabilità e dei minori con disturbi evolutivi specifici e, infine, il centro di accoglienza e di promozione culturale Ernesto Balducci che ospita rifugiati di varie nazioni. Chi ha prestato servizio presso l’emporio della Caritas e al Centro Solidarietà Giovani, sente che queste attività hanno permesso di dare un aiuto concreto mettendo da parte i pregiudizi e lasciando spazio alle persone. “Con una maggiore consapevolezza riguardo i privilegi di cui godiamo e le situazioni di marginalità che ci stanno attorno e con la convinzione che la dignità umana è uguale per tutti indipendentemente dagli errori che ognuno può aver fatto nella vita.”
E’ stata molto apprezzata la testimonianza degli educatori del centro Hattivalab che con cura hanno trasmesso l’importanza del loro ruolo all’interno dell’associazione: “L’obiettivo comune non era lavorare al posto degli ospiti, bensì insegnare loro come diventare autonomi, sfruttando le proprie capacità di mantenersi.” Infine, operando al Centro Balducci “Abbiamo ri-imparato a fermarci per dare spazio al racconto della vita dell’altro, ad apprezzare il coraggio di chi ci ha fatto partecipi delle loro storie. Nonostante non parlassimo la stessa lingua, i giochi e la musica ci hanno permesso di ridere e stare assieme. In particolare, ci siamo sentiti accolti quando le famiglie hanno deciso di condividere con noi le proprie bevande e cibi tipici: ci è sembrato un loro modo bellissimo di “raccontare” un aspetto importante della loro cultura.” Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnali a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. (Proverbio cinese)
Nei pomeriggi, invece, si sono svolti numerosi e intensi momenti di formazione, di condivisione e d’ascolto. ogni riflessione pomeridiana voleva essere un incentivo a vivere con più consapevolezza e profondità quanto sperimentato nelle attività mattutine. In generale, però, ogni approfondimento ci ha portati a conoscere realtà marginali che ci circondano quotidianamente senza che noi ce ne rendiamo conto, ad esempio il primo soccorso offerto dall’Associazione Linea d’Ombra a Trieste, che con silenzio e dedizione si prende cura degli ultimi che arrivano nel capoluogo giuliano. Sempre seguendo il tema della marginalità, interessante e profondo è stato l’intervento di Fausta Favotti, assistente sociale, che ci ha portato “Ai margini della libertà”, titolo scelto per questo pomeriggio. Fausta, avvicinandoci alla realtà delle carceri e ad ulteriori misure alternative alla reclusione a noi poco note, soffermandosi in particolare sulla messa alla prova, che consente alle persone che commettono un reato non di particolare gravità, di evitare lo sconto della pena in carcere, svolgendo lavori di pubblica utilità e di volontariato. Successivamente, anche Antoine e Marie Habonimana, giunti in Italia dal Burundi in seguito alla guerra civile tra le etnie hutu e tutsi, ha hanno condiviso
con noi sia i difficili momenti vissuti nel loro Paese, sia quelli riscontrati qui in Italia legati al complesso processo di integrazione. L’incontro con Andrea Mosca “Micro-credito maxi-aiuto?” ha invece ci ha consentito di confrontarci con una nuova idea di economia, il micro-credito, che ha riscosso un discreto successo in alcuni villaggi africani, grazie a progetti sostenuti e finanziati dall’associazione AMU. Attraverso le parole di Andrea, abbiamo conosciuto una realtà diversa da quella quotidiana, rendendoci più coscienti dei benefici economici e materiali di cui godiamo. A concludere i pomeriggi di formazione è stata Silvia Cotula, operatrice della Caritas, che ci ha invitato a meditare sui pregiudizi e gli stereotipi espliciti ed impliciti che ci circondano e che ci limitano nell’approcciarci all’altro. Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. (Mahatma Gandhi) Questa settimana non è stata assolutamente un’esperienza di volontariato perché si è rivelata un’occasione per ogni ragazzo di uscire dalla propria “bolla”, mettendosi in gioco e valorizzando le proprie qualità e capacità per offrirle a chi ci sta attorno. La bolla da cui abbiamo tentato di uscire è quella
dell’indifferenza che ci porta a considerare l’altro, il diverso, ombra del nostro mondo e non si può pensare che egli non abbia influenza su di noi e viceversa. La nostra è stata una palestra di rapporti veri nella reciprocità. Ci impegniamo, ora, a portare i frutti positivi di questa esperienza anche nella nostra quotidianità. Inoltre, la partecipazione della comunità di Udine ha reso l’esperienza ancora più arricchente. Il sostegno di famiglie, volontari e focolarini ci ha fatti sentire accompagnati e motivati a metterci in gioco. Siamo grati di aver condiviso questa settimana con loro, consapevoli che senza il loro aiuto, il loro tempo e le loro energie spese per la riuscita del Campus, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Che sapore ha la tua vita? Il titolo di questi tre giorni ci ha guidati – un gruppetto di giovani venuti da varie regioni d’Italia – in questa ricerca e scoperta del valore e del sapore che la vita di ciascuno ha nella sua unicità , nella sua bellezza e nel suo percorso.
La cornice di Assisi ha fatto da sfondo a questi giorni di fine agosto accogliendoci con il fascino suo tipico e facilitando l’interiorità , la riflessione e la condivisione. S e m p l i c i t à, conoscenza, relazioni, scambi, preghiera, passeggiate… e tanto altro! E’ proprio quel ‘tanto altro’ che non e ̀ facile descrivere: la gioia di ritrovarsi in presenza dopo mesi di difficoltà e paure, la voglia di andare in profondità in un mondo che spesso vive di superficialità e b a n a l i t à, i l d e s i d e r i o d i indirizzare la propria vita verso un senso vero, la ricchezza di esperienze diverse (oltre a quelli che fanno un cammino con i giovani del Movimento dei Focolari, c’era chi vive la realtà scout, chi veniva da un’esperienza di discernimento nell’ambito francescano, ecc…) in un intreccio di carismi e di vita! Cosa ti aspetti da questi giorni? La domanda dell’inizio per cominciare a conoscersi. Ecco alcune risposte: – Affidare le redini della mia ricerca a Dio – Capire dove posso amare di più – Capire/scoprire quelli che mi rende felice – Passare giorni di pace; uscire dalla timidezza; cercare di capire il progetto di Dio per me – Lasciarmi stupire da Dio – … Che questi giorni siano l’inizio di qualcosa. Tre giorni all’insegna dell’ascolto: di se ́; dell’altro; di Dio. Passi fatti insieme, sia spiritualmente che fisicamente: una bellissima camminata dalla Porziuncola a San Damiano e ad Assisi ad alcuni posti significativi della storia di Francesco e Chiara… ad ognuno di questi posti abbiamo abbinato una tappa-approfondimento sui desideri, sulle passioni, sui
talenti, sulle domande. Un fuori programma sorprendente e ̀ stata la partecipazione il sabato sera alla veglia di adorazione organizzata proprio vicino a noi dai giovani della Via Lucis; momento ricco di profondità e testimonianze, che ci ha fatto conoscere amici davvero in gamba e ci ha mostrato la vitalità (a volte sconosciuta) della Chiesa! I luoghi che ci hanno accolto sono stati importanti: dalla casa ‘a misura d’uomo’ in autogestione dove ci hanno accolto le suore francescane missionarie di Gesù Bambino, alla Basilica della Porziuncola (una vera calamita!!!!), al focolare di Assisi dove siamo stati accolti come in famiglia per una serata di canzoni e giochi e per il momento conclusivo. Siamo ripartiti per le nostre città con nell’animo il desiderio di accogliere le sfide senza pigrizia, continuando ad ‘ascoltare’ e soprattutto andare avanti insieme. Qui sotto le parole frutto della condivisione finale che riassumono tutte le sfumature di questi tre giorni passati insieme:
Papa Giovanni Paolo I sarà beato il 4 settembre Domenica alle 10 e 30 con una celebrazione presieduta da Papa Francesco sarà beato Albino Luciani. Ripercorriamo alcune tappe della sua storia. Sulle Dolomiti, a Canale D’Agordo, a 976 metri sul livello del mare e a 45 chilometri da Belluno, nasce Albino Luciani il 17 ottobre 1912. Il padre, Giovanni Battista, ogni anno è costretto a emigrare all’estero, in Svizzera, Francia, Germania, Argentina, alla ricerca di un lavoro stagionale come operaio. Ha idee socialiste ed è attivo nel sindacato. Per il suo primogenito sceglie il nome di Albino in ricordo di un collega bergamasco morto sul lavoro in Germania a causa di una colata d’olio. La madre, Bortola Tancon, è una donna di una fede profonda e educa il figlio a «mettere Dio al primo posto e a pregare». Dopo la Grande guerra, durante la quale patisce un anno di fame, Albino inizia la sua formazione scolastica e cristiana. A 11 anni, nel giorno del suo compleanno, entra in seminario e il padre gli scrive: «Spero che quando tu sarai prete starai dalla parte dei poveri perché Cristo era dalla loro parte». Il giovane Albino, vivace e allegro, spicca per le sue qualità intellettuali sin dalla prima infanzia e prima del tempo stabilito dal diritto canonico, a 22 anni, diventa sacerdote. Nonostante studiasse molto, per lui l’essenza del cristianesimo restò sempre quello che gli insegnò la mamma e che si riassume nei tre atti di fede, speranza e carità. A Belluno notano la sua ampia preparazione e sebbene avesse 25 anni diventa vicerettore del seminario e docente di teologia
dogmatica per 17 anni. Studi che approfondisce ulteriormente durante la Seconda guerra mondiale alla Pontificia Università Gregoriana con un dottorato in teologia e una tesi su L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini. Fino al 1958 è professore in seminario, studioso, predicatore, giornalista, animatore culturale e protagonista della vita pastorale e di governo della sua diocesi, quando viene nominato vescovo di Vittorio Veneto da Papa Giovanni XXIII. Sceglie il motto episcopale Humilitas, umiltà, tratto da quello di San Carlo Borromeo. A Venezia una ulteriore svolta. Nel 1969 Paolo VI lo nomina Patriarca e nel 1973 cardinale. Si distingue per la sua attenzione ai poveri, ai lavoratori, ai giovani, ai sacerdoti e per la vicinanza alla gente comune. Dopo la morte di Paolo VI scrive alla sorella Antonia che non avverte il pericolo di poter essere il suo successore. Eppure, in sole 26 ore, è eletto quasi all’unanimità dai 111 cardinali votanti al Conclave. In continuità con i suoi predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI, e le istanze del Concilio Vaticano II, vuole un ritorno alle radici del Vangelo, una rinnovata dimensione missionaria, la collegialità episcopale, il servizio nella povertà ecclesiale, la ricerca dell’unità dei cristiani, il dialogo interreligioso e con la cultura contemporanea, la giustizia e la pace. Per questo sceglie il nome di Giovanni Paolo I. Dopo 34 giorni di Pontificato, il conteggio secondo il diritto canonico parte dal giorno dell’elezione, improvvisamente, a causa di un infarto al miocardio, torna alla casa del Padre. Era il 28 settembre 1978. Domenica 4 settembre sarà proclamato beato non perché pontefice, ma per le sue virtù non comuni, per la sua semplicità, nonostante la sua erudizione, perché la santità è imitabile, fatta di gesti quotidiani nel compimento dei propri doveri. Anche da Papa. Aurelio Molè
Corso per una Cittadinanza Attiva https://italia.mppu.org/progetto-formativo/corso-per-una-citta dinanza-attiva/ Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale: la Tappa Continentale. Per l’occasione, i cardinali Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, e Jean Claude Hollerich, Relatore Generale per il prossimo Sinodo, hanno fornito alcuni dati relativi alle Sintesi giunte alla Segreteria Generale del Sinodo e realizzate a partire dalla consultazione mondiale senza precedenti del Popolo di Dio svoltasi nei mesi precedenti. Vedi anche articolo Città Nuova
The Economy of Francesco – Assisi 22/24 settembre 2022 Non solo giovani, ma anche adolescenti tra i partecipanti a The Economy of Francesco, la grande community che siglerà un Patto con il Santo Padre per una nuova economia il prossimo 24 settembre, al termine della tre giorni in programma dal 22 al 24 settembre 2022 nella città serafica. La community, che in questi tre anni non ha mai smesso di incontrarsi e lavorare online, è composta da una ventina di giovani minorenni, provenienti da diversi Paesi, tra cui Ralyn Satidtanasarn detta Lilly, giovanissima attivista della ecologia integrale thailandese che da anni si batte contro l’uso della plastica. Anche se la maggior parte dei teenagers sono italiani (arrivano tra l’altro dal Collegio San Carlo di Milano, dall’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco e da Ragazzi Mondo Unito e Nomadelfia), ci sono anche ragazzi provenienti da: Siria, Vietnam, Thailandia, Slovacchia e Brasile. Sono tutti tra i 13 e i 17 anni. Ragazzi impegnati in iniziative come quella di #ZeroHunger e altri interessati a temi di ecologia integrale. Presente anche una giovane brasiliana, coinvolta nel progetto Pacar School, nato all’interno di EoF. “Questo tempo – il commento di Luigino Bruni, direttore scientifico di The Economy of Francesco – e ̀ un tempo di nuovo protagonismo dei giovani e in particolare dei teenagers. Mai come in questi ultimi anni i giovanissimi hanno assunto la leadership nella richiesta di un cambiamento radicale all’economia e alla società , il piùradicale che sia stato mai chiesto negli ultimi decenni. Greta Thunberg e la generazione dei Fridays for Future – aggiunge Bruni – hanno rappresentato la più importante novità del XXI secolo in materia di cultura ambientale e di nuovo modello di sviluppo. Oggi questi
adolescenti sono sulla frontiera del cambiamento del mondo, sono dei maestri, esercitano un vero magistero per tutti noi e siamo particolarmente felici che i teenagers, la profezia di Francesco, siano presenti e attivi in Eof in maniera significativa”. Fonte: SITO ECONOMY OF FRANCESCO PROGRAMMA PAGINA FACEBOOK INSTAGRAM YOUTUBE Tromba d’aria sulla Theotokos. Gravi i danni Alle 11,00 del 18 agosto, il tetto del santuario di Loppiano è stato scoperchiato per oltre la metà da un vento molto forte, che ha spazzato via non solo la copertura in rame, ma anche gli strati sottostanti e ha danneggiato le grandi vetrate sul lato destro dell’edificio. Anche Loppiano è stata colpita dal devastante maltempo che ha interessato questa mattina, 18 agosto, l’area del Valdarno e, più in generale, la Toscana. Sulla cittadella si è abbattuta verso le 11,00 una tromba d’aria di rilevante potenza, che ha procurato gravi danni soprattutto al Santuario dedicato a Maria Theotokos. Il tetto della chiesa è stato scoperchiato per oltre la metà e spazzato via anche sul sagrato. La forza del vento ha fatto volare non solo il manto di copertura in rame – come accadde a fine settembre dello scorso anno a causa di un’analoga tromba d’aria – ma anche gli strati sottostanti del tetto e quelli di
isolamento. Il vento si è abbattuto pure sulle grandi vetrate del lato destro dell’edificio. Due delle sei vetrate dedicate alla vita di Maria sono state divelte e infrante. Tutto è avvenuto in pochissimi tempo e quel che resta è un quadro desolante, destinato ad aggravarsi perché le piogge dei prossimi giorni cadranno all’interno dell’edificio. Servirà infatti una decina di giorni – queste le prime stime dei tecnici – per mettere in sicurezza il santuario, dopo aver tolto i detriti sulla copertura rimasta. Numerosi sono gli alberi abbattuti dal forte vento in varie parti della cittadella. All’Istituto universitario Sophia, un albero caduto ha distrutto i frangisole di uno degli edifici dell’ateneo. Per molte ore la cittadella è rimasta priva dell’energia elettrica. Con immediatezza la notizia e, soprattutto, le immagini del santuario gravemente ferito si sono diffuse, provocando un’ondata immediata e formidabile di messaggi di sgomento, vicinanza e partecipazione. Gli abitanti della cittadella ringraziano sentitamente per una tale manifestazione d’affetto, prova ulteriore di quanto Loppiano sia nel cuore di tantissime persone. Molte di queste hanno espresso l’intenzione di essere vicini anche in modo concreto, desiderando far arrivare un contributo economico per concorrere a sostenere gli interventi necessari a rimediare ai vari danni subiti. A tal fine, segnaliamo il c/c intestato a P.A.F.O.M. presso l’istituto bancario Intesa San Paolo S.p.A. Codice Iban: IT96O0306909606100000180817. Codice Bic: BCITITMM. Causale: Erogazione liberale Santuario Maria Theotokos. Fonte: https://www.loppiano.it/2022/08/19/tromba-daria-sulla-t heotokos-gravi-i-danni/
Amici per l’eternità: Alberto e Carlo La Sacra Scrittura assicura che «Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro» (Sir 6, 14). L’amicizia vera, in Dio, fa sì che si cerchi di aiutare l’amico ad arrivare alla sua meta ultima: il Cielo. Questo è stato il genere di amicizia che ebbero Carlo Grisolia e Alberto Michelotti, due giovani italiani appartenenti al Movimento dei Focolari. Il loro ideale era vivere «con Gesù in mezzo»: vivere il carisma dell’unità, lottare insieme per essere fedeli a Dio e non cedere alla tentazione, essere pronti per l’esame finale sull’amore ed aiutare altri a fare lo stesso. Entrambi morirono giovani, a poche settiamne di distanza: uno a causa di un incidente mentre scalava un’alta montagna; l’altro, quaranta giorni dopo, per un cancro fulminante. HM Televisione presenta la loro vita e la loro morte in questo documentario: Amici per l’eternità: Alberto e Carlo. Nel documentario intervengono le madri di questi due Servi di Dio, la sorella di Carlo e amici prossimi di entrambi. Leggi anche l’articolo sull’Avvenire Guarda il documentario:
Sinodo 2021-2023: sintesi nazionale dopo il primo anno ed “I cantieri di Betania” per il secondo anno di ascolto CEI: sintesi nazionale dopo il primo anno di ascolto In allegato il testo integrale della Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione” che la Presidenza della CEI ha consegnato il 15 agosto alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Il Sinodo è inteso come un processo sinodale e culminerà nel 2023 con la fase universale, preceduta da quella continentale. Il documento dà sinteticamente conto del percorso compiuto nell’anno pastorale 2021-2022, dedicato all’ascolto e alla consultazione capillare del Popolo di Dio. Questo primo “step” è stato armonizzato, per volere dei Vescovi, con il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che sta interessando sempre di più i diversi territori con proposte e progetti. La Sintesi, dunque, offre anche una panoramica del primo anno di Cammino sinodale, che fino al 2025 sarà strutturato in tre momenti: fase narrativa (2021-2022 e 2022-2023); fase sapienziale (2023-2024); fase profetica (2025) e presenta i dieci “nuclei” attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo.
CEI_Sintesi_Nazionale https://camminosinodale.chiesacattolica.it/sinodo-2021-2023-la -sintesi-nazionale-della-fase-diocesana/ “I cantieri di Betania” per il secondo anno di ascolto Cantieri di Betania https://camminosinodale.chiesacattolica.it/i-cantieri-di-betan ia-per-il-secondo-anno-di-ascolto/ Parola di vita adolescenti Settembre 2022 Parola di Vita adolescenti Settembre 2022 1 file(s) 356 KB Scarica
Settembre 2022 “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!” (1Cor 9,19). La Parola di vita di questo mese e ̀ tratta dalla Prima lettera di Paolo ai cristiani di Corinto. Egli si trova ad Efeso e attraverso queste sue parole cerca di fornire una serie di
risposte ai problemi sorti nella comunità greca di Corinto, città cosmopolita e grande centro commerciale, famosa per il tempio di Afrodite ma anche per la proverbiale corruzione. I destinatari della lettera si erano convertiti qualche anno prima dal paganesimo alla fede cristiana grazie alla predicazione dell’apostolo. Una delle controversie che divideva la comunità riguardava il fatto di potersi cibare delle carni dei riti pagani sacrificate agli idoli. Sottolineando la libertà che abbiamo in Cristo, Paolo introduce un’ampia analisi su come comportarsi dinnanzi ad alcune scelte e in particolare si sofferma sul concetto di libertà . “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!” Poiche ́ i cristiani sanno che «non esiste al mondo alcun idolo e che non c’e ̀ alcun dio, se non uno solo» (8,4) , ecco che diventa indifferente il mangiare o meno le carni sacrificate agli idoli. Ma il problema sorge quando un cristiano si trova alla presenza di chi non possiede ancora questa consapevolezza, questa conoscenza della fede e col suo atteggiamento puòpertanto scandalizzare una coscienza debole. Quando sono in gioco la conoscenza e l’amore, per Paolo non vi sono dubbi: il discepolo deve scegliere l’amore anche rinunciando alla propria libertàcosı̀come ha fatto Cristo che si e ̀ liberamente fatto servo per amore. L’attenzione al fratello debole, verso chi ha una coscienza fragile e poca conoscenza delle cose è fondamentale. Lo scopo e ̀ “guadagnare”, nel significato di fare arrivare al maggior numero di persone la vita buona-bella del Vangelo. “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!” Come scrive Chiara Lubich: «Se si è incorporati in Cristo, se si è Lui, avere divisioni, pensieri contrastanti, è dividere
Cristo. […] Se, […] tra i primi cristiani ci fosse stato il pericolo di rompere la concordia, veniva consigliato di cedere le proprie idee purché la carità fosse mantenuta. […] Così avviene anche oggi: pur essendo, a volte, convinti che un dato modo di pensare è il migliore, il Signore ci suggerisce, pur di salvare la carità con tutti, che è meglio a volte cedere le proprie idee, è meglio il meno perfetto in accordo con gli altri, che il più perfetto in disaccordo. E questo piegarsi piuttosto che rompere è una delle caratteristiche, forse dolorose, ma anche più efficaci e benedette da Dio, che mantiene l’unità secondo il più autentico pensiero di Cristo, e di conseguenza ne sa apprezzare il valore» (1). “Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero!” L’esperienza del Cardinale vietnamita Franҫois van Thuâ n, che trascorse tredici anni in prigione di cui nove in isolamento totale, testimonia che quando l’amore e ̀ vero e disinteressato suscita in risposta ancora amore. Durante la carcerazione egli venne affidato a cinque guardie ma i capi avevano deciso di sostituirle ogni due settimane con un altro gruppo perche ́ esse venivano “contaminate” dal vescovo. Decisero alla fine di lasciare sempre le stesse altrimenti lui avrebbe “contaminato” tutti i poliziotti del carcere. Cosı̀ lui stesso racconta: «All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. […] Una notte mi è venuto un pensiero: “Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Gesù nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato”. L’indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. […] Pian piano siamo diventati amici» (2). In prigione realizzerà con l’aiuto dei suoi carcerieri la croce pettorale che porterà fino alla morte, simbolo dell’amicizia nata con loro: dei pezzetti di legno e una catenella di ferro. Letizia Magri
______________________________________________________________ __________ 1 C. Lubich, L’arte di amare, Città Nuova, Roma 2005, pp. 120-121. 2 F.X. Nguyễn Văn Thuận, Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2000, pp. 98. Nato nel 1928 da una famiglia cattolica, muore a Roma nel 2002. Il 15 agosto 1975, poco dopo essere stato nominato da papa Paolo VI arcivescovo coadiutore di Saigon, venne arrestato dalle autorità vietnamite. Iniziò così il suo travagliato percorso, durato tredici anni, tra domicili coatti, celle d’isolamento, campi di prigionia e torture di ogni sorta, costantemente illuminato da un’incrollabile speranza. Parola di Vita Settembre 2022 1 file(s) 16 MB Scarica volantino ESPERIENZE STORIE DI VITA EVANGELICA #FOCOLARITALIAFRATERNITA’ AUDIO https://www.focolaritalia.it/wp-content/uploads/2022/08/09-Par ola-di-vita-settembre-2022-vers.-audio.mp3 EDIZIONE ANCHE PER TRASMISSIONI RADIOFONICHE, UTILIZZO LIBERO, COMUNICARNE L’UTILIZZO A: focolaritalia@gmail.com
Parola di Vita settembre 2022 per trasmissioni Radio 1 file(s) 12 MB Scarica VIDEO: Parola di vita per bambini Nuova Parola di Vita adolescenti 2022 Parola di Vita adolescenti Settembre 2022 1 file(s) 356 KB Scarica Chiara Lubich: “Gocce di luce”. Città del Vaticano 1998. Podcast Una trasmissione a cura di Maffino Redi Maghenzani. Collaborazione tecnica: Pasquale Bernardi Trasmesso dalla cittadella di Loppiano.
In collaborazione con il Centro Chiara Lubich ed il Centro Santa Chiara audiovisivi. Città del Vaticano, in piazza San Pietro, il 30 maggio del 1998 papa Giovanni Paolo II chiamò a raccolta tutti i Movimenti e le nuove realtà ecclesiali ad incontrarsi per un momento di comunione fra tutti e con lui. Canzone del Gen Rosso: “L’amore vince tutto” https://youtu.be/1OzGqA7ZQN0 Discorsi in ambito civile ed ecclesiale (Opere di Chiara Lubich – 10) Anche su YouTube:
Parola di Vita Settembre 2022. Podcast 11 Agosto, Santa Chiara – Giornata all’Eremo di Sant’Egidio Un fiume di sorrisi, dialoghi, strette di mano, abbracci, per la grande gioia di incontrarsi finalmente di persona, guardarsi negli occhi, parlare, ascoltare, farsi uno con tutti. L’11 agosto, festa di Santa Chiara, le persone del Movimento dei Focolari del Molise si sono incontrata nel meraviglioso Eremo di Sant’Egidio, nella montagna di Frosolone. Già dai primi saluti si è percepita la contentezza di ritrovarsi e stare insieme. La messa ha dato lo slancio giusto per continuare la giornata. “Perché siamo qui?”, ci si chiede nell’omelia. “Perché cerchiamo Dio”. Come Santa Chiara che alla domanda di San Francesco: “Figliola cosa desideri?”, lei riponde “Dio”. Desiderava Dio perché Dio l’aveva scelta. Lei l’ha fatto scegliendo la via della poverta, noi, lo facciamo scegliendo l’unità, avendo sempre Gesù in mezzo a noi (dalla meditazione di Chiara Lubich “Scegliere Dio nella via dell’unità” – 11
agosto 1987). Dopo la messa, il pranzo a sacco e la condivisione dei nostri panini, rustici, frutta, dolci e il caffè caldo e buonissimo di Padre Luciano, frate francescano e custode dell’Eremo. Una persona carismatica, fantastica. Il suo sorriso amorevole lo si intravede anche dalla sua lunga barba e riesce ad arrivare dritto ai nostri cuori. Dopo il pranzo ci si sofferma per anticipare la programmazione delle attività da avviare in Molise dal prossimo Settembre e, come momento finale, Padre Luciano si propone di farsi da guida al suo giardino intriso di profumi e pieno di colori. C’è la via crucis lungo il sentiero del giardino ed ogni fermata è simboleggiata sapientemente da piante e fiori che Padre Luciano cura amorevolmente, come l’issopo, la menta, le rose, il melograno, il melo (l’albero della vita). L’anima dell’Eremo l’abbiamo scoperta, vissuta, percepita grazie a Padre Luciano e grazie a noi, alla nostra unità, alla nostra voglia di stare tutti insieme. Nel tardo pomeriggio, dopo una bellissima giornata di sole, il cielo si stava preparando alla pioggia ma noi non volevamo andare via, tanta era la gioia di ritrovarsi. Ci siamo salutati con l’impegno di tornarci presto. Nuova raccolta fondi per
l’accoglienza di profughi e migranti Quando scatta l’emergenza pensiamo a qualcosa di improvviso, grave, pressante, ma che finisce presto. Purtroppo non è così. Le emergenze iniziano e il più delle volte continuano: un terremoto, un’alluvione, una carestia, un colpo di stato, una guerra, una persecuzione religiosa o verso una minoranza etnica… Chi fugge dalla sua situazione di emergenza si mette in viaggio verso orizzonti sconosciuti e decide di fidarsi di altri uomini e donne che per giustizia, per solidarietà, per condivisione e senso di fratellanza saranno pronti ad aiutarlo.
Io credo nella fraternità universale. Chi cerca un rifugio lontano da casa proclama la sua fede nell’umanità.
Da sempre il Movimento dei Focolari e la sua espressione sociale Umanità Nuova sono accanto a uomini e donne che non chiedono niente ma hanno bisogno di tutto. Sostieni i nostri progetti a favore di migranti e profughi che giungono in Italia. L’emergenza non ha mai fine. DONA ORA: IBAN: IT28K 05018 01600 00001 70778 27 intestato all’Associazione Arcobaleno di Milano che collabora come punto di raccolta degli aiuti. Per la detrazione fiscale scrivi nella causale del versamento: “Erogazione liberale per accoglienza migranti”. Aggiungi il nominativo completo cui intestare la ricevuta e l’indirizzo email a cui inviarla.
Ringraziamo tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla campagna Emergenza Afghanistan fra il 30 agosto 2021 e il 15 luglio 2022. Sono stati raccolti e impiegati 51.487,00 euro, per l’accoglienza di 45 cittadini afghani nell’arco di un anno. Riapriamo la raccolta per portare avanti il nostro impegno verso altre situazioni critiche, emerse nel frattempo in varie aree del mondo. Contiamo ancora sulla grande generosità di quanti sostengono i nostri progetti a favore dei migranti. Per ulteriori informazioni scrivere a:
reteimmigrazione@gmail.com Uno squarcio di speranza, tra i veli oscuri dell’Afghanistan Mentre al TG annunciano che il ritorno al regime talebano in Afghanistan ha compiuto giàun anno, saluto Fatima e Najeeb. Loro sono tra quelli che sono riusciti a scappare dall’oppressione e dalla follia di una barbarie ingiustificata. Lui giornalista, manager e attivista politico. Lei studentessa in Farmacia. Genitori di Yasna 13 anni e Shabahang 10 anni. Prima di arrivare in Italia, hanno dovuto affrontare un viaggio rischioso e lungo, attenti a non essere intercettati. Ma nonostante il rischio e la paura, l’8 febbraio scorso, sono arrivati in Italia. Ciro Marino, editore pomiglianese e ‘contatto’ di Najeeb, è riuscito, grazie all’aiuto della sua rete di amici e grazie all’amministrazione comunale, a farli arrivare fin qui. Gli stessi hanno deciso di coinvolgere don Peppino, sacerdote che si è sempre prodigato per gli ultimi e le persone in difficoltà. E lui coinvolge noi volontari. Un giorno ci convoca e ci comunica che avrebbe offerto loro come alloggio, la casa canonica. Mentre ci spiegava, ricordo che scorrevano nitide nella mia mente, le immagini passate in TV, degli aerei partiti da Kabul, zeppi di disperati che volevano scappare da quella realtàopprimente, che si stava nuovamente delineando per loro. Gente che si e ̀ aggrappata ad un aereo e alla speranza e che ha perso la vita mentre tentava di salvarla.
Don ci invita ad accoglierli. Ci sollecita però, non solo ad offrire il nostro apporto dal punto di vista pratico, ma a mettere in circolo, la nostra vicinanza e l’identità cristiana che: accoglie, solleva e accompagna… Capiamo subito che non possiamo solo offrire un’abitazione, ma siamo chiamati a farci ‘fratelli’ con e per loro, sospinti dallo stesso monito di Papa Francesco, che ci invita a costruire una grande famiglia universale, dove le differenze non sono un ostacolo all’unità. ‘Avranno bisogno di noi, di tutto il nostro supporto e siamo chiamati ad esserci’, ci dice. E cosı̀si mette in moto la macchina dell’amore. Il Comune comincia i lavori di sistemazione dell’appartamento, perche ́ (chiuso per tanto tempo), non era nelle condizioni di ospitare qualcuno e intanto ci mobilitiamo per far arrivare: letti, materassi, una cameretta per i ragazzi, pentole, lenzuola, coperte, prodotti per l’igiene della casa e della persona. Riempiamo la credenza di cibo e provvediamo a procurare, quanto e ̀ necessario avere in una casa. La comunità e ̀ operativa! Dopo varie vicissitudini e diverse difficoltà , che rimandano di volta in volta l’arrivo dei nostri amici, arrivano in Italia. Ciro, finalmente ci chiama dicendo: ‘sono arrivati! Sono in salvo! Sono qui tra noi!’ E noi siamo felici con lui e naturalmente per loro. In serata ci organizziamo per accoglierli. Li vediamo arrivare con un furgoncino e le loro valigie cariche di SOLLIEVO e di SPERANZA. Indossano le mascherine e questo, non ci consente di vederli completamente in volto, ma gli occhi sorridono… Sono scappati! Hanno dovuto
lasciare tutto: terra, famiglia, amici, radici, cultura, casa, lavoro ma sono in salvo e, il sollievo che deriva da questo nuovo status, si evince da quello scambio con gli occhi. Sono finalmente al SICURO… lontani dalla bruttura dell’umanità , dove i diritti sono calpestati e la dignitàè offesa. Una volontaria ha preparato loro la cena, il giorno dopo un’altra volontaria, gli ha fatto arrivare una crostata…poi frutta verdura ecc… Da quell’appello di don alla comunità parrocchiale, e ̀ nata una grande gara di solidarietà, una sinergia e una comunione di intenti, improntata sul voler essere ‘CASA’ per questa famiglia. Don Peppino per loro e ̀ stato un punto di riferimento fondamentale. Noi abbiamo cercato di renderli ‘PARTE’ e questo ci ha consentito di stringere un bel rapporto di amicizia. Le reciproche diversità , si sono intersecate bene e non hanno mai costituito un ostacolo. Loro sono musulmani, ma anche questo non e ̀ mai stato elemento divisorio. Anzi, ci ha permesso di capire, una volta di più , che il RISPETTO e ̀ il canale per creare UNITÀ . Abbiamo sperimentato che si possono vivere ‘credo’ differenti, eppure trovare quel ‘punto di congiunzione’ nel quale creare L’INCONTRO. Nonostante non parlassimo la stessa lingua, siamo sempre riusciti a comprenderci. I gesti di vicinanza che accompagnavano il nostro desiderio di aiutarli, arrivano prima della conoscenza della lingua persiana (loro lingua madre). È evidente che l’amore ha un linguaggio universale e che non ha bisogno di interpreti. Naturalmente ci siamo avvalsi del supporto di traduttori, ma il legame non si è creato per quello, ma nel ‘giorno per giorno’, lı̀dove li
coinvolgevamo e li aiutavamo come potevamo. Abbiamo dovuto assicurargli assistenza alimentare e non solo. Un giorno Najeeb ci ha contattati perché stava male e una volontaria prontamente, lo ha accompagnato da un medico amico della comunità . Un’altra volta ci ha contattati perche ́ Yasna, il primogenito e ̀ caduto dalla bicicletta e si è fatto male ad un braccio. In accordo con don Peppino e insieme a lui, lı̀abbiamo accompagnati al pronto soccorso e fatto tutto quanto si possa fare, ‘come vorresti fosse fatto a te’… Li abbiamo sempre coinvolti nei servizi che svolgiamo per i poveri del territorio e loro hanno sempre risposto con prontezza e disponibilità. Li abbiamo sempre interpellati sia per creare vicinanza, ma anche e soprattutto affinche ́ si sentissero parte coinvolta e non solo ‘recettori’ del nostro impegno solidale. Cosı̀si fa famiglia, ‘col poco nel poco’, (volendo citare Don Mimmo Iervolino, l’altro parroco della nostra parrocchia), dove ognuno puòdare il suo contributo e fare la sua parte, indipendentemente dalle condizioni di stato e di status. Tutti siamo ”abilitati” ad amare! Difatti anche loro piano piano hanno iniziato a mettere a nostra disposizione abilitàe conoscenze. Najeeb e ̀ anche un fotografo professionista e piùvolte in occasione di eventi organizzati da noi, ci ha offerto la sua competenza. Abbiamo partecipato ad una manifestazione per i diritti dei rifugiati e Fatima ha voluto esserci. Era bello vederla accanto a noi in questa lotta pacifica per i tanti che come lei, sono stati obbligati per ragioni svariate, a lasciare il Paese di appartenenza e lottano affinché gli vengano riconosciuti, i ̀ bella la connessione solidale che ha voluto diritti. E esprimere, insieme a noi. Fatima si è fatta coinvolgere anche nel nostro ‘Laboratorio solidale’ attraverso il quale aiutiamo donne che vivono un disagio economico, ad imparare un mestiere e l’abbiamo scoperta bravissima nella creazione di Quilt e nella lavorazione di patchwork, che ha tentato di insegnare
alle altre allieve. Un giorno mentre preparavamo i pacchi per i bimbi poveri della città , e ̀ venuta con una teiera piena di te ̀ caldo che ci ha porto, insieme al suo sorriso migliore e discreto. In quel gesto ci siamo guardati e riconosciuti tutti… ci siamo sentiti avvolti da un affetto ricambiato…in quel gesto c’era il senso di appartenenza alla nostra grande famiglia universale. Che bello! In un altro gesto semplice, abbiamo ritrovato lo stesso desiderio di scambio reciproco, quando ci ha preparato il Kabuli palaw, piatto tipico della loro tradizione a base di riso. Molto buono. Un modo per farci entrare nella tradizione della sua terra. Fatima per me e ̀ il simbolo della libertàe delle battaglie vinte. La tua battaglia cara Fatima l’hai vinta togliendoti il Burqa, allontanandoti da un Paese in cui ti avrebbero sepolta viva. L’hai vinta ribellandoti al buio e accendendo la luce sui tuoi diritti a vivere a pieno il tuo essere donna, moglie e madre. Hai dovuto interrompere gli studi in farmacia, mi auguro tu riesca a riprenderli ed a riappropriarti del tuo diritto all’istruzione. Per tante tue compatriote purtroppo, ci sono solo ‘scuole segrete’. La tua battaglia amica mia l’hai vinta ponendoti davanti alla vita e al mondo, faccia a faccia, nella libertàdei figli di Dio! Sorridi, esci, passeggia, ama, metti in circolo le tue capacità … Vivi! Senza oppressione, senza paura, senza vergogna. A VOLTO SCOPERTO! È questo quello che vorremmo per tutte le donne che sono rimaste nel tuo Paese e soffrono perché costrette ad una vita da guardare sotto il calore asfissiante e opprimente di un Burqa.
Dopo 6 mesi con noi, abbiamo trovato loro un’opportunità. Gli abbiamo proposto l’inserimento in un progetto presso un’associazione amica, che li accompagneràin un percorso di integrazione. Loro hanno accettato subito e ben volentieri. Andranno a scuola di italiano e per lui ci saranno opportunità lavorative. Cosı̀che poi possano inserirsi nel nostro Paese, avendo tutte le possibilitàper proseguire in autonomia. A loro auguriamo di riuscire a vivere serenamente nel nostro Paese, senza dover chiedere il permesso di ‘ESSERE’. Senza timore, avendo a disposizione opportunitàeconomiche, abitative, lavorative e sociali. Nonché tutto quello di cui ha diritto ognuno, affinche ́ una vita possa essere considerata tale! Di Elisabetta Visca foto dalla pagina Facebook “Abbi cura di me” Famiglia di Famiglie in vacanza Una vacanza di famiglie provenienti dall’Umbria insieme agli amici di Puglia, Calabria, Lazio e della cittadella di Loppiano. Valle Aurina 9/16 luglio 2022. Ed eccoci qua, dopo una bella dormita ci svegliamo con nel cuore tanta gratitudine e negli occhi l’infinita Bellezza che la montagna e le nostre famiglie ci hanno lasciato contemplare e afferrare. Una settimana in Valle Aurina, ospiti di uno straordinario Markus e la sua famiglia presso l’Hotel Markus.
Eravamo in 108 tra famiglie: tanti bambini e adolescenti, giovani genitori, genitori più maturi e nonni, tre focolarini di cui uno sacerdote (Roberto) che ci ha offerto la possibilità mai scontata di celebrare ogni giorno insieme l’Eucaristia e ci ha donato dei preziosi spunti per riflettere insieme sulla nostra via di santità nel quotidiano. Giuliano, un altro focolarino, con umiltà e spontaneità si è donato senza riserve per i nostri ragazzi e per ciascuno di noi, senza mai tirarsi indietro, anzi, anticipando con atti d’amore le necessità di ciascuno; Antonio che ci ha invece commosso con la sua condivisione appassionata e profonda. Non sono mancate le difficoltà infatti purtroppo alcuni di noi non sono potuti venire per via del Covid, ma nemmeno questo ha fermato il progetto che Dio aveva in serbo per noi dopo due anni di lontananza e di stop forzato. Le famiglie finalmente si sono ritrovate e anche chi non è potuto partire era in qualche modo presente con noi. La montagna è sempre un luogo speciale e privilegiato: l’animo si placa ristorato da un’aria più salutare, dal naturale silenzio che “risuona” non solo esternamente ma anche interiormente, il cuore si dilata aiutato dagli spazi incontaminati e da un verde così intenso (in Valle Aurina è straordinariamente vero) che richiama ininterrottamente alla speranza, gli occhi si nutrono di bellezza e lo sguardo che non può che volgersi verso l’alto, puntando alla vetta dove la fatica del cammino è rimpiazzata mirabilmente dalla sensazione unica di una profonda vicinanza e unione con Colui che di
questa meraviglia ha fatto la nostra casa. FAMIGLIA di FAMIGLIE in cui ognuno può trovare il suo spazio vitale, in cui ognuno si sente a casa e i figli tuoi sono anche i miei, dove non ci sono confini all’amore e alla possibilità di donarsi, dove ti ritrovi una domenica pomeriggio a condividere il cammino con una coppia di Trento che si fa due ore di viaggio solo per abbracciarti, dove nel camminare si condividono gioie, fatiche, dubbi, angosce, ferite e si scopre che nel cuore dell’altro c’è spazio per me, per te e che il tuo dolore diventa anche il mio. Non sei più solo, sai che nel cuore della notte se bussi alla porta dell’altro perché hai bisogno di un conforto o un aiuto non è un problema come non lo è quando un bambino ti sveglia col suo pianto o ti capita in camera perché ha avuto un incubo o ha male al pancino… dove ciascuno cerca di fare il suo pezzetto con dedizione e passione, a volte sbagliando, a volte zoppicando, ma quando si è insieme ciò che manca all’altro lo metto io e viceversa, dove la disabilità non fa paura ma ci rende tutti più ricchi perché disinnesca i nostri pregiudizi e ci fa guardare alle nostre fragilità come risorse per costruire un mondo migliore, più umano e dove chi resta indietro non è mai solo ma sempre atteso e incoraggiato. Ci sarebbero ancora tante cose da dire ma di tutte le parole ne resta solo una che riassume tutto: GRAZIE! ______________________________________________________________ __________ Altri gruppi di famiglie in vacanza.
Vacanza Geniale dei 102 toscani in val di Zoldo. ______________________________________________________________ _________
Mariapoli-vacanza dal 16 al 23 luglio a Passo Campolongo, nelle Dolomiti bellunesi.
Il tema della settimana era “Prendersi cura di …”, coniugato ogni giorno con un aspetto diverso: prendersi cura di me, delle persone che incontro, delle persone con cui vivo, delle persone che sono in cordata con me, per arrivare negli ultimi giorni a prendersi cura del creato e della società . Gli spunti di riflessione quotidiana su questi temi che ci accompagnavano durante le passeggiate davano vita, dopo la messa della sera, a momenti di condivisione e comunione delle esperienze vissute durante la giornata. Aspettando l’amore…. IO ‘costruisco’ l’amore Un gruppo di adolescenti di Milano si è ritrovato nella cittadella di Loppiano dal 17 al 24 luglio per un cantiere estivo. Così ci ha scritto l’equipe di adulti che li ha accompagnati, che ha fatto con loro questa vitale esperienza e raccolto le loro impressioni. Prendendo spunto da una canzone i ragazzi stessi hanno voluto mettere al centro del loro Cantiere la parola SERVIZIO. “Il nostro atteggiamento non deve essere quello di chi attende, ma vogliamo essere protagonisti della nostra vita. . . come? ‘Costruendo’ l’amore con azioni concrete perché, come continua la canzone: …se c’è amore in questa vita, non ci sarà alcun ostacolo che non possa essere superato!”.
E così giorno per giorno a servizio fra noi, della cittadella di Loppiano e di quanto ci veniva proposto, abbiamo potuto costruire rapporti veri, lasciare un segno nella cittadella e dentro il cuore di ciascuno di noi! Sono stati giorni intensi: il lavoro per portare avanti il progetto del percorso verde LAUDATO SI, l’accoglienza di una comunità di disabili, la visita alle due case con focolarini anziani di cui i ragazzi dicevano che “nonostante l’anzianità e la malattia in questi focolarini vedevamo persone felici e pienamente realizzate”, l’entusiasmante workshop e concerto del Genrosso…. Parlando di SERVIZIO tutto ha preso questo colore: non solo nei servizi concreti, ma anche nell’affrontare temi come l’economia, la politica, il nostro rapporto con noi stessi e con quanto ci circonda. Fermarsi nella natura ed ‘ascoltare’ anche il silenzio, è stato un modo per ritrovare quella parte di noi che normalmente immersi nelle nostre città non curiamo! Piccoli e grandi servizi ma che hanno portato tutti a vedere realizzati progetti e sogni. Un ragazzo, diceva che vedere posizionare sul percorso verde,
un tavolo costruito da loro, è stato fonte di grande gioia e soddisfazione. Un altro era emozionato nel vedere che le persone utilizzavano la scaletta costruita da loro. Dopo la visita alla comunità di Nuovi Orizzonti di Montevarchi una ragazza diceva “queste sono le prediche che vorrei sentire a messa, se ci raccontassero queste esperienze, andrei a messa tutti i giorni”, e un altro “ascoltare Marco mi ha fatto capire che anche se si tocca il fondo più fondo, si può sempre ricominciare”. I ragazzi ne sono usciti, diremmo, trasformati e folgorati, attaccati alla sedia per un’ora che è volata. Ognuno in questa settimana si è speso veramente senza limite, constatando che l’amare e il servire limiti non ne hanno e ci rendono pienamente felici. Non sono mancati momenti di svago in piscina, di gioco notturno tra i boschi e di condivisione a cena nei diversi focolari della cittadella che ci hanno allargato il cuore sul mondo intero, senza dimenticare la serata ‘disco’!
Al termine di questo cantiere, ciascuno di noi ha scritto un motto, un proposito che ogni giorno ci accompagnerà fino al nostro prossimo appuntamento di settembre…eccone alcuni e il ringraziamento scritto a tutta la cittadella. Fate prima le cose che vi fanno bene e poi quelle che vi piacciono. Mettiti in gioco, sii coraggioso, buttati e prova in tutti i modi ad amare gli altri anche quando ti sembra difficile o non ne hai voglia, sii portatore di gioia nel cuore delle persone. L’amore non ha niente che vedere con ciò che ti aspetti di ottenere; solo con ciò che ti aspetti di dare, cioè tutto. Ascolta il prossimo come ascolti la musica, con le cuffiette, orecchie solo per lui e fa che la sua “musica” ti arrivi al cuore.
“Vogliamo ringraziare tutti voi per l’ospitalità e per la disponibilità che ci avete donato grazie a voi siamo riusciti a dare il meglio di noi nelle attività di ogni giorno anche nei semplici momenti di convivialità come una merenda di metà mattina. In questo cantiere siamo riusciti ad entrare in contatto con la natura ,esperienza straordinaria per noi ragazzi di città. Grazie per ogni sorriso che ci avete donato che ci ha aiutato a vivere con gioia le nostre giornate e a superare i piccoli ostacoli che potevamo incontrare sulla nostra strada. Ci ha molto colpito la semplicità e la spontaneità della vostra presenza anche nei piccoli gesti che ci ha donato degli esempi di vita da ammirare e da seguire. Torneremo a Milano portando con noi la gioia e l’amore che ci avete trasmesso.” Ed ora… al SERVIZIO SEMPRE, certi che, come ha scritto una ragazza “Piccole opportunità sono spesso l’inizio di grandi imprese” Buona estate a tutti! L’equipe Cantiere Loppiano 2022
Una domanda che si ripete «Dio, dove sei?», mormorava piangendo un’anziana profuga ucraina. Quando le ho offerto un te ̀ caldo, ha voluto prima stringermi la mano. «Vedi, figlio mio, la guerra ci mette in ginocchio… Tutti appaiono nemici. Ho perso un figlio, mio marito e ̀ rimasto in ospedale, i nipoti fuggiti con la madre non so dove siano. Chi rimetteràinsieme la famiglia? Ero bambina ai tempi della Seconda guerra mondiale ed ero convinta che certe scene non le avrei piùriviste… Ed eccoci nella stessa brace di odio. Dio vede queste cose? Gli arriva il pianto dei bambini?». L’ho aiutata a prendere il tè. Non sapevo cosa dire. Cosa dire quando regna l’assurdo? Piangere con lei era consolatorio anche per me. Eppure in quel mare di disperazione la sensazione che siamo un’unica famiglia era forte. Sı̀, come dice papa Francesco, siamo tutti nella stessa barca. Come me sono tanti i giovani che hanno lasciato la scuola o il lavoro per mettersi a disposizione dei profughi, senza altro progetto che star loro accanto, in silenzio. E veramente non c’è altro che si possa fare (Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 4, luglio-agosto 2022) Parola di vita adolescenti Agosto 2022
Parola di Vita adolescenti Agosto 2022 1 file(s) 356 KB Scarica
Agosto 2022 «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?» (Mt 18, 21). Il capitolo 18 del vangelo di Matteo e ̀ un testo ricchissimo, nel quale Gesùdàistruzioni ai discepoli su come vivere i rapporti all’interno della comunitàappena nata. La domanda che pone Pietro riprende le parole che Gesùaveva pronunciato poco prima: «Se il tuo fratello commetteràuna colpa contro di te…» (1). Gesùsta parlando e, poco dopo, Pietro lo interrompe, come se si rendesse conto di non aver capito bene quello che il suo Maestro aveva appena detto. E gli pone una delle domande piùrilevanti riguardo al cammino che deve percorrere un suo discepolo. Quante volte occorre perdonare? «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?». Interrogarsi fa parte del cammino di fede. Chi crede non ha tutte le risposte, ma resta fedele nonostante le domande. L’interrogativo di Pietro non riguarda il peccato contro Dio, ma piuttosto cosa fare quando un fratello commette colpe contro un altro fratello. Pietro pensa di essere un bravo discepolo che puòarrivare a perdonare fino a sette volte (2). Non si aspetta la risposta immediata di Gesùche spiazza le sue sicurezze: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt v. 22). I discepoli conoscevano bene le parole di Lamec, il sanguinario figlio di Caino, che canta la ripetizione della vendetta fino a settanta volte sette (3). Gesù , alludendo proprio a questa affermazione, contrappone alla vendetta illimitata il perdono infinito.
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?». Non si tratta di perdonare una persona che offende continuamente, piuttosto di perdonare ripetutamente nel nostro cuore. Il perdono vero, quello che fa sentire liberi, di solito avviene per gradi. Non è un sentimento, non e ̀ dimenticare: è la scelta che il credente dovrebbe compiere, non solo quando l’offesa viene ripetuta, ma anche ogni volta che ritorna in mente. Per questo occorre perdonare settanta volte sette. Scrive Chiara Lubich: «Gesù […] aveva di mira, dunque, soprattutto i rapporti fra cristiani, fra membri della stessa comunità. È dunque prima di tutto con gli altri tuoi fratelli nella fede che devi comportarti così: in famiglia, sul lavoro, a scuola o, se vi fai parte, nella tua comunità. Lo sai come spesso si vuole compensare con un atto, con una parola corrispondente, l’offesa subita. Sai come per diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause, le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono insieme. Ebbene ricordati che solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l’unità tra fratelli. Avrai sempre la tendenza a pensare ai difetti dei tuoi fratelli, a ricordarti del loro passato, a volerli diversi da come sono… Occorre che tu faccia l’abitudine di vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre e subito e fino in fondo, anche se non si pentono» (4). «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?». Tutti noi facciamo parte di una comunitàdi ”perdonati”, perche ́ il perdono e ̀ un dono di Dio, del quale abbiamo sempre bisogno. Dovremmo sempre essere meravigliati dell’immensità della misericordia che riceviamo dal Padre, che ci perdona se anche noi perdoniamo i fratelli (5). Ci sono situazioni in cui non e ̀ facile perdonare, vicende che derivano da condizioni
Puoi anche leggere