Nuove date per il tour del Gen Verde - Focolari Italia

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Nuove date per il tour del Gen Verde - Focolari Italia
Nuove date per il tour del
Gen Verde
17 SETTEMBRE / TRICASE (LE)
GEN VERDE IN CONCERT

18 SETTEMBRE / ALESSANO (LE)
INCONTRA IL GEN VERDE

24 SETTEMBRE / BOLOGNA
GEN VERDE IN CONCERT

1 OTTOBRE / IMOLA (BO)
GEN VERDE ACOUSTIC

2 OTTOBRE / IMOLA (BO)
INCONTRA IL GEN VERDE

7 OTTOBRE / RIETI (RI)
GEN VERDE ACOUSTIC

“Io sono l’altro”.                                Udine
Summer Campus 2022
Io sono l’altro, canzone di Nicolò Fabi, è stata la colonna
sonora della seconda edizione del Summer Campus di Udine che
ha coinvolto 25 giovani provenienti da diverse Regioni
italiane, riuniti dal 24 al 31 luglio, con l’intento di
entrare in contatto con alcune realtà considerate marginali
dalla nostra società.

In particolare, è stata l’Omelia di Papa Francesco pronunciata
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a Lampedusa a dare il via a quest’esperienza, invitando noi
giovani ad aprire i nostri cuori, preparandoci alla settimana
di intense attività, spingendoci ad andare oltre
l’indifferenza.

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi
ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del
mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario. (Che
Guevara)

                                         Ogni mattina, motivati
                                         anche da una pillola
                                         meditativa come questa
                                         di Che Guevara, divisi
                                         in gruppi, ci siamo
                                         recati   in   diverse
                                         strutture per metterci
                                         al servizio dell’altro.
                                         Innanzitutto, il Centro
                                         solidarietà Giovani di
                                         Ribis     (UD),    che
                                         accoglie      persone
tossicodipendenti   e   sottoposti   a   misure alternative al
carcere, la mensa della Caritas e l’Emporio della Solidarietà,
Hattivalab, cooperativa sociale che offre servizi nell’area
delle disabilità e dei minori con disturbi evolutivi specifici
e, infine, il centro di accoglienza e di promozione culturale
Ernesto Balducci che ospita rifugiati di varie nazioni.

Chi ha prestato servizio presso l’emporio della Caritas e al
Centro Solidarietà Giovani, sente che queste attività hanno
permesso di dare un aiuto concreto mettendo da parte i
pregiudizi e lasciando spazio alle persone. “Con una maggiore
consapevolezza riguardo i privilegi di cui godiamo e le
situazioni di marginalità che ci stanno attorno e con la
convinzione che la dignità umana è uguale per tutti
indipendentemente dagli errori che ognuno può aver fatto nella
vita.”
Nuove date per il tour del Gen Verde - Focolari Italia
E’     stata     molto
                                  apprezzata           la
                                  testimonianza     degli
                                  educatori del centro
                                  Hattivalab che con cura
                                  hanno       trasmesso
                                  l’importanza del loro
                                  ruolo     all’interno
                                  dell’associazione:
                                  “L’obiettivo comune non
                                  era lavorare al posto
                                  degli ospiti, bensì
                                  insegnare loro come
                                  diventare    autonomi,
sfruttando le proprie capacità di mantenersi.”

Infine, operando al Centro Balducci “Abbiamo ri-imparato a
fermarci per dare spazio al racconto della vita dell’altro, ad
apprezzare il coraggio di chi ci ha fatto partecipi delle loro
storie. Nonostante non parlassimo la stessa lingua, i giochi e
la musica ci hanno permesso di ridere e stare assieme. In
particolare, ci siamo sentiti accolti quando le famiglie hanno
deciso di condividere con noi le proprie bevande e cibi
tipici: ci è sembrato un loro modo bellissimo di “raccontare”
un aspetto importante della loro cultura.”

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnali
a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. (Proverbio cinese)
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Nei pomeriggi, invece, si sono svolti numerosi e intensi
momenti di formazione, di condivisione e d’ascolto. ogni
riflessione pomeridiana voleva essere un incentivo a vivere
con più consapevolezza e profondità quanto sperimentato nelle
attività mattutine. In generale, però, ogni approfondimento ci
ha portati a conoscere realtà marginali che ci circondano
quotidianamente senza che noi ce ne rendiamo conto, ad esempio
il primo soccorso offerto dall’Associazione Linea d’Ombra a
Trieste, che con silenzio e dedizione si prende cura degli
ultimi che arrivano nel capoluogo giuliano. Sempre seguendo il
tema della marginalità, interessante e profondo è stato
l’intervento di Fausta Favotti, assistente sociale, che ci ha
portato “Ai margini della libertà”, titolo scelto per questo
pomeriggio. Fausta, avvicinandoci alla realtà delle carceri e
ad ulteriori misure alternative alla reclusione a noi poco
note, soffermandosi in particolare sulla messa alla prova, che
consente alle persone che commettono un reato non di
particolare gravità, di evitare lo sconto della pena in
carcere, svolgendo lavori di pubblica utilità e di
volontariato. Successivamente, anche Antoine e Marie
Habonimana, giunti in Italia dal Burundi in seguito alla
guerra civile tra le etnie hutu e tutsi, ha hanno condiviso
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con noi sia i difficili momenti vissuti nel loro Paese, sia
quelli riscontrati qui in Italia legati al complesso processo
di integrazione.

L’incontro con Andrea Mosca “Micro-credito maxi-aiuto?” ha
invece ci ha consentito di confrontarci con una nuova idea di
economia, il micro-credito, che ha riscosso un discreto
successo in alcuni villaggi africani, grazie a progetti
sostenuti e finanziati dall’associazione AMU. Attraverso le
parole di Andrea, abbiamo conosciuto una realtà diversa da
quella quotidiana, rendendoci più coscienti dei benefici
economici e materiali di cui godiamo.

A concludere i pomeriggi di formazione è stata Silvia Cotula,
operatrice della Caritas, che ci ha invitato a meditare sui
pregiudizi e gli stereotipi espliciti ed impliciti che ci
circondano e che ci limitano nell’approcciarci all’altro.

Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. (Mahatma
Gandhi)

                                  Questa settimana non è stata
                                  assolutamente un’esperienza di
                                  volontariato   perché    si  è
                                  rivelata un’occasione per ogni
                                  ragazzo di uscire dalla propria
                                  “bolla”, mettendosi in gioco e
                                  valorizzando le proprie qualità
                                  e capacità per offrirle a chi ci
                                  sta attorno.

La   bolla   da   cui   abbiamo   tentato   di   uscire   è   quella
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dell’indifferenza che ci porta a considerare l’altro, il
diverso, ombra del nostro mondo e non si può pensare che egli
non abbia influenza su di noi e viceversa. La nostra è stata
una palestra di rapporti veri nella reciprocità. Ci
impegniamo, ora, a portare i frutti positivi di questa
esperienza anche nella nostra quotidianità.

Inoltre, la partecipazione della comunità di Udine ha reso
l’esperienza ancora più arricchente. Il sostegno di famiglie,
volontari e focolarini ci ha fatti sentire accompagnati e
motivati a metterci in gioco. Siamo grati di aver condiviso
questa settimana con loro, consapevoli che senza il loro
aiuto, il loro tempo e le loro energie spese per la riuscita
del Campus, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.

Che sapore ha la tua vita?
Il titolo di questi tre giorni ci ha guidati – un gruppetto di
giovani venuti da varie regioni d’Italia – in questa ricerca e
scoperta del valore e del sapore che la vita di ciascuno ha
nella sua unicità
                 , nella sua bellezza e nel suo percorso.
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La cornice di Assisi ha fatto da
                                sfondo a questi giorni di fine
                                agosto accogliendoci con il
                                fascino suo tipico e facilitando
                                l’interiorità
                                             , la riflessione e la
                                condivisione.        S e m p l i c i t à,
                                conoscenza, relazioni, scambi,
                                preghiera, passeggiate… e tanto
                                altro! E’ proprio quel ‘tanto
                                altro’    che    non    e
                                                        ̀      facile
                                descrivere: la gioia di ritrovarsi
                                in   presenza     dopo     mesi        di
                                difficoltà e paure, la voglia di
                                andare in profondità in un mondo
                                che spesso vive di superficialità
                           e b a n a l i t à, i l d e s i d e r i o d i
indirizzare la propria vita verso un senso vero, la ricchezza
di esperienze diverse (oltre a quelli che fanno un cammino con
i giovani del Movimento dei Focolari, c’era chi vive la realtà
scout, chi veniva da un’esperienza di discernimento
nell’ambito francescano, ecc…) in un intreccio di carismi e di
vita!

Cosa ti aspetti da questi giorni? La domanda dell’inizio per
cominciare a conoscersi. Ecco alcune risposte:

– Affidare le redini della mia ricerca a Dio
– Capire dove posso amare di più
– Capire/scoprire quelli che mi rende felice
– Passare giorni di pace; uscire dalla timidezza; cercare di
capire il progetto di Dio per me
– Lasciarmi stupire da Dio
– … Che questi giorni siano l’inizio di qualcosa.
Tre giorni all’insegna dell’ascolto: di se   ́; dell’altro; di
Dio. Passi fatti insieme, sia spiritualmente che fisicamente:
una bellissima camminata dalla Porziuncola a San Damiano e ad
Assisi ad alcuni posti significativi della storia di Francesco
e Chiara… ad ognuno di questi posti abbiamo abbinato una
tappa-approfondimento sui desideri, sulle passioni, sui
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talenti, sulle domande.
Un fuori programma sorprendente e
                                ̀ stata la partecipazione il
sabato sera alla veglia di adorazione organizzata proprio
vicino a noi dai giovani della Via Lucis; momento ricco di
profondità e testimonianze, che ci ha fatto conoscere amici
davvero in gamba e ci ha mostrato la vitalità (a volte
sconosciuta) della Chiesa!

I luoghi che ci hanno accolto sono stati importanti: dalla
casa ‘a misura d’uomo’ in autogestione dove ci hanno accolto
le suore francescane missionarie di Gesù Bambino, alla
Basilica della Porziuncola (una vera calamita!!!!), al
focolare di Assisi dove siamo stati accolti come in famiglia
per una serata di canzoni e giochi e per il momento
conclusivo.

Siamo ripartiti per le nostre città con nell’animo il
desiderio di accogliere le sfide senza pigrizia, continuando
ad ‘ascoltare’ e soprattutto andare avanti insieme. Qui sotto
le parole frutto della condivisione finale che riassumono
tutte le sfumature di questi tre giorni passati insieme:
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Papa Giovanni Paolo I sarà
beato il 4 settembre
Domenica alle 10 e 30 con una celebrazione presieduta da Papa
Francesco sarà beato Albino Luciani. Ripercorriamo alcune
tappe della sua storia.

Sulle Dolomiti, a Canale D’Agordo, a 976 metri sul livello del
mare e a 45 chilometri da Belluno, nasce Albino Luciani il 17
ottobre 1912. Il padre, Giovanni Battista, ogni anno è
costretto a emigrare all’estero, in Svizzera, Francia,
Germania, Argentina, alla ricerca di un lavoro stagionale come
operaio. Ha idee socialiste ed è attivo nel sindacato. Per il
suo primogenito sceglie il nome di Albino in ricordo di un
collega bergamasco morto sul lavoro in Germania a causa di una
colata d’olio.

La madre, Bortola Tancon, è una donna di una fede profonda e
educa il figlio a «mettere Dio al primo posto e a pregare».
Dopo la Grande guerra, durante la quale patisce un anno di
fame, Albino inizia la sua formazione scolastica e cristiana.

A 11 anni, nel giorno del suo compleanno, entra in seminario e
il padre gli scrive: «Spero che quando tu sarai prete starai
dalla parte dei poveri perché Cristo era dalla loro parte». Il
giovane Albino, vivace e allegro, spicca per le sue qualità
intellettuali sin dalla prima infanzia e prima del tempo
stabilito dal diritto canonico, a 22 anni, diventa sacerdote.

Nonostante studiasse molto, per lui l’essenza del
cristianesimo restò sempre quello che gli insegnò la mamma e
che si riassume nei tre atti di fede, speranza e carità. A
Belluno notano la sua ampia preparazione e sebbene avesse 25
anni diventa vicerettore del seminario e docente di teologia
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dogmatica per 17 anni. Studi che approfondisce ulteriormente
durante la Seconda guerra mondiale alla Pontificia Università
Gregoriana con un dottorato in teologia e una tesi su
L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini.

Fino al 1958 è professore in seminario, studioso, predicatore,
giornalista, animatore culturale e protagonista della vita
pastorale e di governo della sua diocesi, quando viene
nominato vescovo di Vittorio Veneto da Papa Giovanni XXIII.
Sceglie il motto episcopale Humilitas, umiltà, tratto da
quello di San Carlo Borromeo. A Venezia una ulteriore svolta.
Nel 1969 Paolo VI lo nomina Patriarca e nel 1973 cardinale.

Si distingue per la sua attenzione ai poveri, ai lavoratori,
ai giovani, ai sacerdoti e per la vicinanza alla gente comune.
Dopo la morte di Paolo VI scrive alla sorella Antonia che non
avverte il pericolo di poter essere il suo successore. Eppure,
in sole 26 ore, è eletto quasi all’unanimità dai 111 cardinali
votanti al Conclave.

In continuità con i suoi predecessori, Giovanni XXIII e Paolo
VI, e le istanze del Concilio Vaticano II, vuole un ritorno
alle radici del Vangelo, una rinnovata dimensione missionaria,
la collegialità episcopale, il servizio nella povertà
ecclesiale, la ricerca dell’unità dei cristiani, il dialogo
interreligioso e con la cultura contemporanea, la giustizia e
la pace. Per questo sceglie il nome di Giovanni Paolo I.

Dopo 34 giorni di Pontificato, il conteggio secondo il diritto
canonico parte dal giorno dell’elezione, improvvisamente, a
causa di un infarto al miocardio, torna alla casa del Padre.
Era il 28 settembre 1978. Domenica 4 settembre sarà proclamato
beato non perché pontefice, ma per le sue virtù non comuni,
per la sua semplicità, nonostante la sua erudizione, perché la
santità è imitabile, fatta di gesti quotidiani nel compimento
dei propri doveri. Anche da Papa.

Aurelio Molè
Corso per una Cittadinanza
Attiva
https://italia.mppu.org/progetto-formativo/corso-per-una-citta
dinanza-attiva/

Conferenza     Stampa     di
presentazione della seconda
tappa del processo sinodale
Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del
processo sinodale: la Tappa Continentale.

Per l’occasione, i cardinali Mario Grech, Segretario Generale
del Sinodo, e Jean Claude Hollerich, Relatore Generale per il
prossimo Sinodo, hanno fornito alcuni dati relativi alle
Sintesi giunte alla Segreteria Generale del Sinodo e
realizzate a partire dalla consultazione mondiale senza
precedenti del Popolo di Dio svoltasi nei mesi precedenti.

Vedi anche articolo Città Nuova
The Economy of Francesco –
Assisi 22/24 settembre 2022
Non solo giovani, ma anche adolescenti tra i partecipanti a
The Economy of Francesco, la grande community che siglerà un
Patto con il Santo Padre per una nuova economia il prossimo 24
settembre, al termine della tre giorni in programma dal 22 al
24 settembre 2022 nella città serafica. La community, che in
questi tre anni non ha mai smesso di incontrarsi e lavorare
online, è composta da una ventina di giovani minorenni,
provenienti da diversi Paesi, tra cui Ralyn Satidtanasarn
detta Lilly, giovanissima attivista della ecologia integrale
thailandese che da anni si batte contro l’uso della plastica.
Anche se la maggior parte dei teenagers sono italiani
(arrivano tra l’altro dal Collegio San Carlo di Milano,
dall’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco e da Ragazzi Mondo
Unito e Nomadelfia), ci sono anche ragazzi provenienti da:
Siria, Vietnam, Thailandia, Slovacchia e Brasile. Sono tutti
tra i 13 e i 17 anni. Ragazzi impegnati in iniziative come
quella di #ZeroHunger e altri interessati a temi di ecologia
integrale. Presente anche una giovane brasiliana, coinvolta
nel progetto Pacar School, nato all’interno di EoF.

“Questo tempo – il commento di Luigino Bruni, direttore
scientifico di The Economy of Francesco – e  ̀ un tempo di nuovo
protagonismo dei giovani e in particolare dei teenagers. Mai
come in questi ultimi anni i giovanissimi hanno assunto la
leadership nella richiesta di un cambiamento radicale
all’economia e alla società , il piùradicale che sia stato mai
chiesto negli ultimi decenni. Greta Thunberg e la generazione
dei Fridays for Future – aggiunge Bruni – hanno rappresentato
la più importante novità del XXI secolo in materia di cultura
ambientale e di nuovo modello di sviluppo. Oggi questi
adolescenti sono sulla frontiera del cambiamento del mondo,
sono dei maestri, esercitano un vero magistero per tutti noi e
siamo particolarmente felici che i teenagers, la profezia di
Francesco, siano presenti e attivi in Eof in maniera
significativa”.

Fonte: SITO ECONOMY OF FRANCESCO

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Tromba     d’aria     sulla
Theotokos. Gravi i danni
Alle 11,00 del 18   agosto, il tetto del santuario di Loppiano     è stato
scoperchiato per    oltre la metà da un vento molto forte,          che ha
spazzato via non    solo la copertura in rame, ma anche gli         strati
sottostanti e ha     danneggiato le grandi vetrate sul lato         destro
dell’edificio.

Anche Loppiano è stata colpita dal devastante maltempo che ha interessato
questa mattina, 18 agosto, l’area del Valdarno e, più in generale, la
Toscana. Sulla cittadella si è abbattuta verso le 11,00 una tromba d’aria
di rilevante potenza, che ha procurato gravi danni soprattutto al Santuario
dedicato a Maria Theotokos.

Il tetto della chiesa è stato scoperchiato per oltre la metà e
spazzato via anche sul sagrato. La forza del vento ha fatto
volare non solo il manto di copertura in rame – come accadde a
fine settembre dello scorso anno a causa di un’analoga tromba
d’aria – ma anche gli strati sottostanti del tetto e quelli di
isolamento. Il vento si è abbattuto pure sulle grandi vetrate
del lato destro dell’edificio. Due delle sei vetrate dedicate
alla vita di Maria sono state divelte e infrante.

Tutto è avvenuto in pochissimi tempo e quel che resta è un
quadro desolante, destinato ad aggravarsi perché le piogge dei
prossimi giorni cadranno all’interno dell’edificio. Servirà
infatti una decina di giorni – queste le prime stime dei
tecnici – per mettere in sicurezza il santuario, dopo aver
tolto i detriti sulla copertura rimasta.

Numerosi sono gli alberi abbattuti dal forte vento in varie
parti della cittadella. All’Istituto universitario Sophia, un
albero caduto ha distrutto i frangisole di uno degli edifici
dell’ateneo. Per molte ore la cittadella è rimasta priva
dell’energia elettrica.

Con immediatezza la notizia e, soprattutto, le immagini del
santuario gravemente ferito si sono diffuse, provocando
un’ondata immediata e formidabile di messaggi di sgomento,
vicinanza e partecipazione. Gli abitanti della cittadella
ringraziano sentitamente per una tale manifestazione
d’affetto, prova ulteriore di quanto Loppiano sia nel cuore di
tantissime persone.

Molte di queste hanno espresso l’intenzione di essere vicini
anche in modo concreto, desiderando far arrivare un contributo
economico per concorrere a sostenere gli interventi necessari
a rimediare ai vari danni subiti.

A tal fine, segnaliamo il c/c intestato a P.A.F.O.M. presso
l’istituto bancario Intesa San Paolo S.p.A. Codice Iban:
IT96O0306909606100000180817. Codice Bic: BCITITMM. Causale:
Erogazione liberale Santuario Maria Theotokos.

Fonte: https://www.loppiano.it/2022/08/19/tromba-daria-sulla-t
heotokos-gravi-i-danni/
Amici per l’eternità: Alberto
e Carlo
La Sacra Scrittura assicura che «Un amico fedele è rifugio
sicuro: chi lo trova, trova un tesoro» (Sir 6, 14). L’amicizia
vera, in Dio, fa sì che si cerchi di aiutare l’amico ad
arrivare alla sua meta ultima: il Cielo. Questo è stato il
genere di amicizia che ebbero Carlo Grisolia e Alberto
Michelotti, due giovani italiani appartenenti al Movimento dei
Focolari. Il loro ideale era vivere «con Gesù in mezzo»:
vivere il carisma dell’unità, lottare insieme per essere
fedeli a Dio e non cedere alla tentazione, essere pronti per
l’esame finale sull’amore ed aiutare altri a fare lo stesso.
Entrambi morirono giovani, a poche settiamne di distanza: uno
a causa di un incidente mentre scalava un’alta montagna;
l’altro, quaranta giorni dopo, per un cancro fulminante. HM
Televisione presenta la loro vita e la loro morte in questo
documentario: Amici per l’eternità: Alberto e Carlo. Nel
documentario intervengono le madri di questi due Servi di Dio,
la sorella di Carlo e amici prossimi di entrambi.

Leggi anche l’articolo sull’Avvenire

Guarda il documentario:
Sinodo 2021-2023: sintesi
nazionale dopo il primo anno
ed “I cantieri di Betania”
per   il  secondo  anno   di
ascolto

CEI: sintesi nazionale                         dopo       il
primo anno di ascolto
In allegato il testo integrale della Sintesi nazionale della
fase diocesana del Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale:
Comunione, partecipazione e missione” che la Presidenza della
CEI ha consegnato il 15 agosto alla Segreteria Generale del
Sinodo dei Vescovi. Il Sinodo è inteso come un processo
sinodale e culminerà nel 2023 con la fase universale,
preceduta da quella continentale.
Il documento dà sinteticamente conto del percorso compiuto
nell’anno pastorale 2021-2022, dedicato all’ascolto e alla
consultazione capillare del Popolo di Dio. Questo primo “step”
è stato armonizzato, per volere dei Vescovi, con il Cammino
sinodale delle Chiese che sono in Italia, che sta interessando
sempre di più i diversi territori con proposte e progetti. La
Sintesi, dunque, offre anche una panoramica del primo anno di
Cammino sinodale, che fino al 2025 sarà strutturato in tre
momenti: fase narrativa (2021-2022 e 2022-2023); fase
sapienziale (2023-2024); fase profetica (2025) e presenta i
dieci “nuclei” attorno a cui sono state organizzate le
riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: ascoltare,
accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere,
dialogo, casa, passaggi di vita e metodo.
CEI_Sintesi_Nazionale

https://camminosinodale.chiesacattolica.it/sinodo-2021-2023-la
-sintesi-nazionale-della-fase-diocesana/

“I cantieri di Betania” per il
secondo anno di ascolto
Cantieri di Betania

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ia-per-il-secondo-anno-di-ascolto/

Parola di vita adolescenti
Settembre 2022

Parola di Vita adolescenti Settembre 2022
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Settembre 2022
“Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per
guadagnarne il maggior numero!” (1Cor 9,19).
La Parola di vita di questo mese e ̀ tratta dalla Prima lettera
di Paolo ai cristiani di Corinto. Egli si trova ad Efeso e
attraverso queste sue parole cerca di fornire una serie di
risposte ai problemi sorti nella comunità greca di Corinto,
città cosmopolita e grande centro commerciale, famosa per il
tempio di Afrodite ma anche per la proverbiale corruzione.

I destinatari della lettera si erano convertiti qualche anno
prima dal paganesimo alla fede cristiana grazie alla
predicazione dell’apostolo. Una delle controversie che
divideva la comunità riguardava il fatto di potersi cibare
delle carni dei riti pagani sacrificate agli idoli.
Sottolineando la libertà che abbiamo in Cristo, Paolo
introduce un’ampia analisi su come comportarsi dinnanzi ad
alcune scelte e in particolare si sofferma sul concetto di
libertà
       .

“Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per
guadagnarne il maggior numero!”
Poiche
     ́ i cristiani sanno che «non esiste al mondo alcun idolo
e che non c’e ̀ alcun dio, se non uno solo» (8,4) , ecco che
diventa indifferente il mangiare o meno le carni sacrificate
agli idoli. Ma il problema sorge quando un cristiano si trova
alla presenza di chi non possiede ancora questa
consapevolezza, questa conoscenza della fede e col suo
atteggiamento puòpertanto scandalizzare una coscienza debole.

Quando sono in gioco la conoscenza e l’amore, per Paolo non vi
sono dubbi: il discepolo deve scegliere l’amore anche
rinunciando alla propria libertàcosı̀come ha fatto Cristo che
si e
   ̀ liberamente fatto servo per amore.

L’attenzione al fratello debole, verso chi ha una coscienza
fragile e poca conoscenza delle cose è fondamentale. Lo scopo
e
̀ “guadagnare”, nel significato di fare arrivare al maggior
numero di persone la vita buona-bella del Vangelo.

“Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per
guadagnarne il maggior numero!”

Come scrive Chiara Lubich: «Se si è incorporati in Cristo, se
si è Lui, avere divisioni, pensieri contrastanti, è dividere
Cristo. […] Se, […] tra i primi cristiani ci fosse stato il
pericolo di rompere la concordia, veniva consigliato di cedere
le proprie idee purché la carità fosse mantenuta. […] Così
avviene anche oggi: pur essendo, a volte, convinti che un dato
modo di pensare è il migliore, il Signore ci suggerisce, pur
di salvare la carità con tutti, che è meglio a volte cedere
le proprie idee, è meglio il meno perfetto in accordo con gli
altri, che il più perfetto in disaccordo. E questo piegarsi
piuttosto che rompere è una delle caratteristiche, forse
dolorose, ma anche più efficaci e benedette da Dio, che
mantiene l’unità secondo il più autentico pensiero di
Cristo, e di conseguenza ne sa apprezzare il valore» (1).

“Pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il

maggior numero!”

L’esperienza del Cardinale vietnamita Franҫois van Thuâ
                                                       n, che
trascorse tredici anni in prigione di cui nove in isolamento
totale, testimonia che quando l’amore e
                                      ̀ vero e disinteressato
suscita in risposta ancora amore. Durante la carcerazione egli
venne affidato a cinque guardie ma i capi avevano deciso di
sostituirle ogni due settimane con un altro gruppo perche
                                                        ́ esse
venivano “contaminate” dal vescovo. Decisero alla fine di
lasciare sempre le stesse altrimenti lui avrebbe “contaminato”
tutti i poliziotti del carcere. Cosı̀ lui stesso racconta:
«All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo
sì e no. […] Una notte mi è venuto un pensiero: “Francesco,
tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Gesù nel tuo cuore;
amali come Gesù ti ha amato”. L’indomani ho cominciato a
voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro,
sorridendo, scambiando con loro parole gentili. […] Pian piano
siamo diventati amici» (2). In prigione realizzerà con l’aiuto
dei suoi carcerieri la croce pettorale che porterà fino alla
morte, simbolo dell’amicizia nata con loro: dei pezzetti di
legno e una catenella di ferro.

Letizia Magri
______________________________________________________________
__________

1 C. Lubich, L’arte di amare, Città Nuova, Roma 2005, pp. 120-121.

2 F.X. Nguyễn Văn Thuận, Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2000, pp.

98. Nato nel 1928 da una famiglia cattolica, muore a Roma nel 2002. Il 15 agosto

1975, poco dopo essere stato nominato da papa Paolo VI arcivescovo coadiutore di

Saigon, venne arrestato dalle autorità vietnamite. Iniziò così il suo travagliato

percorso, durato tredici anni, tra domicili coatti, celle d’isolamento, campi di

prigionia e torture di ogni sorta, costantemente illuminato da un’incrollabile

speranza.

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ESPERIENZE STORIE DI VITA EVANGELICA

#FOCOLARITALIAFRATERNITA’

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COMUNICARNE L’UTILIZZO A:           focolaritalia@gmail.com
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Parola di vita per bambini
Nuova Parola di Vita adolescenti 2022

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    Chiara Lubich: “Gocce di
    luce”. Città del Vaticano
          1998. Podcast
     Una trasmissione a cura di Maffino Redi Maghenzani.
  Collaborazione tecnica: Pasquale Bernardi Trasmesso dalla
                   cittadella di Loppiano.
In collaborazione con il Centro Chiara Lubich ed il Centro
                 Santa Chiara audiovisivi.

  Città del Vaticano, in piazza San Pietro, il 30 maggio del
    1998 papa Giovanni Paolo II chiamò a raccolta tutti i
Movimenti e le nuove realtà ecclesiali ad incontrarsi per un
          momento di comunione fra tutti e con lui.
         Canzone del Gen Rosso: “L’amore vince tutto”
                https://youtu.be/1OzGqA7ZQN0

  Discorsi in ambito civile ed ecclesiale (Opere di Chiara
                        Lubich – 10)

                     Anche su YouTube:
Parola di Vita Settembre
          2022. Podcast

   11 Agosto, Santa Chiara –
     Giornata all’Eremo di
          Sant’Egidio
Un fiume di sorrisi, dialoghi, strette di mano, abbracci, per
   la grande gioia di incontrarsi finalmente di persona,
  guardarsi negli occhi, parlare, ascoltare, farsi uno con
 tutti. L’11 agosto, festa di Santa Chiara, le persone del
  Movimento dei Focolari del Molise si sono incontrata nel
     meraviglioso Eremo di Sant’Egidio, nella montagna di
Frosolone. Già dai primi saluti si è percepita la contentezza
                                       di ritrovarsi e stare
                                       insieme. La messa ha
                                       dato lo slancio giusto
                                         per continuare la
                                      giornata. “Perché siamo
                                        qui?”, ci si chiede
                                        nell’omelia. “Perché
                                       cerchiamo Dio”. Come
                                       Santa Chiara che alla
                                            domanda di San
   Francesco: “Figliola cosa desideri?”, lei riponde “Dio”.
   Desiderava Dio perché Dio l’aveva scelta. Lei l’ha fatto
 scegliendo la via della poverta, noi, lo facciamo scegliendo
l’unità, avendo sempre Gesù in mezzo a noi (dalla meditazione
  di Chiara Lubich “Scegliere Dio nella via dell’unità” – 11
agosto 1987). Dopo la messa, il pranzo a sacco e la
 condivisione dei nostri panini, rustici, frutta, dolci e il
caffè caldo e buonissimo di Padre Luciano, frate francescano e
 custode dell’Eremo. Una persona carismatica, fantastica. Il
 suo sorriso amorevole lo si intravede anche dalla sua lunga
  barba e riesce ad arrivare dritto ai nostri cuori. Dopo il
 pranzo ci si sofferma per anticipare la programmazione delle
 attività da avviare in Molise dal prossimo Settembre e, come
momento finale, Padre Luciano si propone di farsi da guida al
suo giardino intriso di profumi e pieno di colori. C’è la via
                                           crucis lungo il
                                        sentiero del giardino
                                          ed ogni fermata è
                                            simboleggiata
                                       sapientemente da piante
                                          e fiori che Padre
                                             Luciano cura
                                        amorevolmente, come
                                       l’issopo, la menta, le
                                       rose, il melograno, il
                                        melo (l’albero della
   vita). L’anima dell’Eremo l’abbiamo scoperta, vissuta,
percepita grazie a Padre Luciano e grazie a noi, alla nostra
 unità, alla nostra voglia di stare tutti insieme. Nel tardo
pomeriggio, dopo una bellissima giornata di sole, il cielo si
stava preparando alla pioggia ma noi non volevamo andare via,
   tanta era la gioia di ritrovarsi. Ci siamo salutati con
                l’impegno di tornarci presto.

     Nuova raccolta fondi per
l’accoglienza di profughi e
           migranti
 Quando scatta l’emergenza pensiamo a qualcosa di improvviso,
grave, pressante, ma che finisce presto. Purtroppo non è così.

  Le emergenze iniziano e il più delle volte continuano: un
terremoto, un’alluvione, una carestia, un colpo di stato, una
   guerra, una persecuzione religiosa o verso una minoranza
                           etnica…

  Chi fugge dalla sua situazione di emergenza si mette in
 viaggio verso orizzonti sconosciuti e decide di fidarsi di
altri uomini e donne che per giustizia, per solidarietà, per
   condivisione e senso di fratellanza saranno pronti ad
                         aiutarlo.
Io credo nella fraternità universale.

Chi cerca un rifugio lontano da casa proclama la sua fede
                     nell’umanità.
Da sempre il Movimento dei Focolari e la sua espressione
 sociale Umanità Nuova sono accanto a uomini e donne che non
 chiedono niente ma hanno bisogno di tutto. Sostieni i nostri
   progetti a favore di migranti e profughi che giungono in
              Italia. L’emergenza non ha mai fine.

                          DONA     ORA:
       IBAN: IT28K 05018 01600     00001 70778 27 intestato
all’Associazione Arcobaleno di     Milano che collabora come punto
                   di raccolta     degli aiuti.

    Per la detrazione fiscale scrivi nella causale del versamento:
“Erogazione liberale per accoglienza migranti”. Aggiungi il nominativo
completo cui intestare la ricevuta e l’indirizzo email a cui inviarla.
Ringraziamo tutti coloro che hanno generosamente contribuito
alla campagna Emergenza Afghanistan fra il 30 agosto 2021 e il
  15 luglio 2022. Sono stati raccolti e impiegati 51.487,00
euro, per l’accoglienza di 45 cittadini afghani nell’arco di
                          un anno.

  Riapriamo la raccolta per portare avanti il nostro impegno
verso altre situazioni critiche, emerse nel frattempo in varie
 aree del mondo. Contiamo ancora sulla grande generosità di
  quanti sostengono i nostri progetti a favore dei migranti.

            Per ulteriori informazioni scrivere a:
reteimmigrazione@gmail.com

Uno squarcio di speranza, tra
        i veli oscuri
      dell’Afghanistan
 Mentre al TG annunciano che il ritorno al regime talebano in
 Afghanistan ha compiuto giàun anno, saluto Fatima e Najeeb.
      Loro sono tra quelli che sono riusciti a scappare
       dall’oppressione e dalla follia di una barbarie
ingiustificata. Lui giornalista, manager e attivista politico.
   Lei studentessa in Farmacia. Genitori di Yasna 13 anni e
                      Shabahang 10 anni.

    Prima di arrivare in Italia, hanno dovuto affrontare un
viaggio rischioso e lungo, attenti a non essere intercettati.
Ma nonostante il rischio e la paura, l’8 febbraio scorso, sono
    arrivati in Italia. Ciro Marino, editore pomiglianese e
 ‘contatto’ di Najeeb, è riuscito, grazie all’aiuto della sua
 rete di amici e grazie all’amministrazione comunale, a farli
 arrivare fin qui. Gli stessi hanno deciso di coinvolgere don
 Peppino, sacerdote che si è sempre prodigato per gli ultimi e
  le persone in difficoltà. E lui coinvolge noi volontari. Un
giorno ci convoca e ci comunica che avrebbe offerto loro come
  alloggio, la casa canonica. Mentre ci spiegava, ricordo che
scorrevano nitide nella mia mente, le immagini passate in TV,
degli aerei partiti da Kabul, zeppi di disperati che volevano
 scappare da quella realtàopprimente, che si stava nuovamente
 delineando per loro. Gente che si e ̀ aggrappata ad un aereo e
     alla speranza e che ha perso la vita mentre tentava di
                            salvarla.
Don ci invita ad
                                           accoglierli. Ci
                                         sollecita però, non
                                          solo ad offrire il
                                          nostro apporto dal
                                       punto di vista pratico,
                                           ma a mettere in
                                          circolo, la nostra
                                       vicinanza e l’identità
                                            cristiana che:
    accoglie, solleva e accompagna… Capiamo subito che non
possiamo solo offrire un’abitazione, ma siamo chiamati a farci
  ‘fratelli’ con e per loro, sospinti dallo stesso monito di
Papa Francesco, che ci invita a costruire una grande famiglia
universale, dove le differenze non sono un ostacolo all’unità.

 ‘Avranno bisogno di noi, di tutto il nostro supporto e siamo
   chiamati ad esserci’, ci dice. E cosı̀si mette in moto la
                     macchina dell’amore.
Il Comune comincia i lavori di sistemazione dell’appartamento,
 perche
      ́ (chiuso per tanto tempo), non era nelle condizioni di
 ospitare qualcuno e intanto ci mobilitiamo per far arrivare:
   letti, materassi, una cameretta per i ragazzi, pentole,
 lenzuola, coperte, prodotti per l’igiene della casa e della
    persona. Riempiamo la credenza di cibo e provvediamo a
procurare, quanto e
                  ̀ necessario avere in una casa. La comunità
                         e
                         ̀ operativa!

 Dopo varie vicissitudini e diverse difficoltà
                                              , che rimandano
   di volta in volta l’arrivo dei nostri amici, arrivano in
 Italia. Ciro, finalmente ci chiama dicendo: ‘sono arrivati!
Sono in salvo! Sono qui tra noi!’ E noi siamo felici con lui e
     naturalmente per loro. In serata ci organizziamo per
 accoglierli. Li vediamo arrivare con un furgoncino e le loro
   valigie cariche di SOLLIEVO e di SPERANZA. Indossano le
mascherine e questo, non ci consente di vederli completamente
in volto, ma gli occhi sorridono… Sono scappati! Hanno dovuto
lasciare tutto: terra, famiglia, amici, radici, cultura, casa,
 lavoro ma sono in salvo e, il sollievo che deriva da questo
nuovo status, si evince da quello scambio con gli occhi. Sono
  finalmente al SICURO… lontani dalla bruttura dell’umanità ,
   dove i diritti sono calpestati e la dignitàè offesa. Una
volontaria ha preparato loro la cena, il giorno dopo un’altra
  volontaria, gli ha fatto arrivare una crostata…poi frutta
      verdura ecc… Da quell’appello di don alla comunità
    parrocchiale, e
                  ̀ nata una grande gara di solidarietà, una
  sinergia e una comunione di intenti, improntata sul voler
               essere ‘CASA’ per questa famiglia.

     Don Peppino per loro e
                          ̀ stato un punto di riferimento
fondamentale. Noi abbiamo cercato di renderli ‘PARTE’ e questo
ci ha consentito di stringere un bel rapporto di amicizia. Le
reciproche diversità
                    , si sono intersecate bene e non hanno mai
costituito un ostacolo. Loro sono musulmani, ma anche questo
 non e
     ̀ mai stato elemento divisorio. Anzi, ci ha permesso di
  capire, una volta di più
                          , che il RISPETTO e
                                            ̀ il canale per
  creare UNITÀ
              . Abbiamo sperimentato che si possono vivere
      ‘credo’ differenti, eppure trovare quel ‘punto di
          congiunzione’ nel quale creare L’INCONTRO.

                                           Nonostante non
                                        parlassimo la stessa
                                         lingua, siamo sempre
                                              riusciti a
                                        comprenderci. I gesti
                                           di vicinanza che
                                          accompagnavano il
                                         nostro desiderio di
                                          aiutarli, arrivano
  prima della conoscenza della lingua persiana (loro lingua
madre). È evidente che l’amore ha un linguaggio universale e
   che non ha bisogno di interpreti. Naturalmente ci siamo
 avvalsi del supporto di traduttori, ma il legame non si è
  creato per quello, ma nel ‘giorno per giorno’, lı̀dove li
coinvolgevamo e li aiutavamo come potevamo. Abbiamo dovuto
   assicurargli assistenza alimentare e non solo. Un giorno
  Najeeb ci ha contattati perché stava male e una volontaria
   prontamente, lo ha accompagnato da un medico amico della
                           comunità
                                   .

Un’altra volta ci ha contattati perche ́ Yasna, il primogenito e
                                                               ̀
   caduto dalla bicicletta e si è fatto male ad un braccio. In
        accordo con don Peppino e insieme a lui, lı̀abbiamo
 accompagnati al pronto soccorso e fatto tutto quanto si possa
    fare, ‘come vorresti fosse fatto a te’… Li abbiamo sempre
       coinvolti nei servizi che svolgiamo per i poveri del
     territorio e loro hanno sempre risposto con prontezza e
  disponibilità. Li abbiamo sempre interpellati sia per creare
vicinanza, ma anche e soprattutto affinche
                                         ́ si sentissero parte
coinvolta e non solo ‘recettori’ del nostro impegno solidale.
Cosı̀si fa famiglia, ‘col poco nel poco’, (volendo citare Don
 Mimmo Iervolino, l’altro parroco della nostra parrocchia),
  dove ognuno puòdare il suo contributo e fare la sua parte,
indipendentemente dalle condizioni di stato e di status. Tutti
                  siamo ”abilitati” ad amare!

  Difatti anche loro piano piano hanno iniziato a mettere a
 nostra disposizione abilitàe conoscenze. Najeeb e
                                                  ̀ anche un
 fotografo professionista e piùvolte in occasione di eventi
 organizzati da noi, ci ha offerto la sua competenza. Abbiamo
partecipato ad una manifestazione per i diritti dei rifugiati
e Fatima ha voluto esserci. Era bello vederla accanto a noi in
   questa lotta pacifica per i tanti che come lei, sono stati
     obbligati per ragioni svariate, a lasciare il Paese di
  appartenenza e lottano affinché gli vengano riconosciuti, i
              ̀ bella la connessione solidale che ha voluto
     diritti. E
 esprimere, insieme a noi. Fatima si è fatta coinvolgere anche
nel nostro ‘Laboratorio solidale’ attraverso il quale aiutiamo
donne che vivono un disagio economico, ad imparare un mestiere
   e l’abbiamo scoperta bravissima nella creazione di Quilt e
  nella lavorazione di patchwork, che ha tentato di insegnare
alle altre allieve.

Un giorno mentre preparavamo i pacchi per i bimbi poveri della
  città
       , e
         ̀ venuta con una teiera piena di te
                                           ̀ caldo che ci ha
  porto, insieme al suo sorriso migliore e discreto. In quel
gesto ci siamo guardati e riconosciuti tutti… ci siamo sentiti
avvolti da un affetto ricambiato…in quel gesto c’era il senso
 di appartenenza alla nostra grande famiglia universale. Che
bello! In un altro gesto semplice, abbiamo ritrovato lo stesso
  desiderio di scambio reciproco, quando ci ha preparato il
 Kabuli palaw, piatto tipico della loro tradizione a base di
riso. Molto buono. Un modo per farci entrare nella tradizione
                       della sua terra.

                                           Fatima per me e
                                                         ̀ il
                                       simbolo della libertàe
                                       delle battaglie vinte.
                                        La tua battaglia cara
                                         Fatima l’hai vinta
                                        togliendoti il Burqa,
                                        allontanandoti da un
                                           Paese in cui ti
                                       avrebbero sepolta viva.
L’hai vinta ribellandoti al buio e accendendo la luce sui tuoi
diritti a vivere a pieno il tuo essere donna, moglie e madre.
Hai dovuto interrompere gli studi in farmacia, mi auguro tu
  riesca a riprenderli ed a riappropriarti del tuo diritto
all’istruzione. Per tante tue compatriote purtroppo, ci sono
                   solo ‘scuole segrete’.

La tua battaglia amica mia l’hai vinta ponendoti davanti alla
 vita e al mondo, faccia a faccia, nella libertàdei figli di
 Dio! Sorridi, esci, passeggia, ama, metti in circolo le tue
     capacità
             … Vivi! Senza oppressione, senza paura, senza
 vergogna. A VOLTO SCOPERTO! È questo quello che vorremmo per
   tutte le donne che sono rimaste nel tuo Paese e soffrono
   perché costrette ad una vita da guardare sotto il calore
             asfissiante e opprimente di un Burqa.
Dopo 6 mesi con noi, abbiamo trovato loro un’opportunità. Gli
      abbiamo proposto l’inserimento in un progetto presso
 un’associazione amica, che li accompagneràin un percorso di
  integrazione. Loro hanno accettato subito e ben volentieri.
Andranno a scuola di italiano e per lui ci saranno opportunità
 lavorative. Cosı̀che poi possano inserirsi nel nostro Paese,
   avendo tutte le possibilitàper proseguire in autonomia. A
   loro auguriamo di riuscire a vivere serenamente nel nostro
      Paese, senza dover chiedere il permesso di ‘ESSERE’.
  Senza timore, avendo a disposizione opportunitàeconomiche,
abitative, lavorative e sociali. Nonché tutto quello di cui ha
   diritto ognuno, affinche
                          ́ una vita possa essere considerata
                             tale!

                     Di Elisabetta Visca

         foto dalla pagina Facebook “Abbi cura di me”

      Famiglia di Famiglie in
              vacanza
 Una vacanza di famiglie provenienti dall’Umbria insieme agli
    amici di Puglia, Calabria, Lazio e della cittadella di
           Loppiano. Valle Aurina 9/16 luglio 2022.

  Ed eccoci qua, dopo una bella dormita ci svegliamo con nel
cuore tanta gratitudine e negli occhi l’infinita Bellezza che
la montagna e le nostre famiglie ci hanno lasciato contemplare
  e afferrare. Una settimana in Valle Aurina, ospiti di uno
straordinario Markus e la sua famiglia presso l’Hotel Markus.
Eravamo in 108 tra famiglie:
                               tanti bambini e adolescenti,
                              giovani genitori, genitori più
                            maturi e nonni, tre focolarini di
                             cui uno sacerdote (Roberto) che
                             ci ha offerto la possibilità mai
                            scontata di celebrare ogni giorno
                               insieme l’Eucaristia e ci ha
                              donato dei preziosi spunti per
                             riflettere insieme sulla nostra
                                    via di santità nel
                              quotidiano. Giuliano, un altro
                                 focolarino, con umiltà e
                              spontaneità si è donato senza
                              riserve per i nostri ragazzi e
                              per ciascuno di noi, senza mai
   tirarsi indietro, anzi, anticipando con atti d’amore le
necessità di ciascuno; Antonio che ci ha invece commosso con
        la sua condivisione appassionata e profonda.

Non sono mancate le difficoltà infatti purtroppo alcuni di noi
non sono potuti venire per via del Covid, ma nemmeno questo ha
fermato il progetto che Dio aveva in serbo per noi dopo due
anni di lontananza e di stop forzato. Le famiglie finalmente
  si sono ritrovate e anche chi non è potuto partire era in
                qualche modo presente con noi.

La montagna è sempre un luogo speciale e privilegiato: l’animo
   si placa ristorato da un’aria più salutare, dal naturale
    silenzio che “risuona” non solo esternamente ma anche
    interiormente, il cuore si dilata aiutato dagli spazi
 incontaminati e da un verde così intenso (in Valle Aurina è
 straordinariamente vero) che richiama ininterrottamente alla
 speranza, gli occhi si nutrono di bellezza e lo sguardo che
non può che volgersi verso l’alto, puntando alla vetta dove la
fatica del cammino è rimpiazzata mirabilmente dalla sensazione
  unica di una profonda vicinanza e unione con Colui che di
questa meraviglia ha fatto la nostra casa.

 FAMIGLIA di FAMIGLIE in cui ognuno può trovare il suo spazio
  vitale, in cui ognuno si sente a casa e i figli tuoi sono
   anche i miei, dove non ci sono confini all’amore e alla
     possibilità di donarsi, dove ti ritrovi una domenica
 pomeriggio a condividere il cammino con una coppia di Trento
 che si fa due ore di viaggio solo per abbracciarti, dove nel
   camminare si condividono gioie, fatiche, dubbi, angosce,
ferite e si scopre che nel cuore dell’altro c’è spazio per me,
       per te e che il tuo dolore diventa anche il mio.

Non sei più solo, sai che nel cuore della notte se bussi alla
porta dell’altro perché hai bisogno di un conforto o un aiuto
 non è un problema come non lo è quando un bambino ti sveglia
col suo pianto o ti capita in camera perché ha avuto un incubo
   o ha male al pancino… dove ciascuno cerca di fare il suo
pezzetto con dedizione e passione, a volte sbagliando, a volte
zoppicando, ma quando si è insieme ciò che manca all’altro lo
 metto io e viceversa, dove la disabilità non fa paura ma ci
rende tutti più ricchi perché disinnesca i nostri pregiudizi e
    ci fa guardare alle nostre fragilità come risorse per
   costruire un mondo migliore, più umano e dove chi resta
  indietro non è mai solo ma sempre atteso e incoraggiato.

Ci sarebbero ancora tante cose da dire ma di tutte le parole
        ne resta solo una che riassume tutto: GRAZIE!

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                          __________

            Altri gruppi di famiglie in vacanza.
Vacanza Geniale dei 102 toscani in val di Zoldo.

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                          _________
Mariapoli-vacanza dal 16 al 23 luglio a Passo Campolongo,
                nelle Dolomiti bellunesi.
Il tema della settimana era “Prendersi cura di …”, coniugato
  ogni giorno con un aspetto diverso: prendersi cura di me,
delle persone che incontro, delle persone con cui vivo, delle
persone che sono in cordata con me, per arrivare negli ultimi
      giorni a prendersi cura del creato e della società
                                                        .

  Gli spunti di riflessione quotidiana su questi temi che ci
  accompagnavano durante le passeggiate davano vita, dopo la
messa della sera, a momenti di condivisione e comunione delle
           esperienze vissute durante la giornata.

      Aspettando l’amore…. IO
       ‘costruisco’ l’amore
   Un gruppo di adolescenti di Milano si è ritrovato nella
  cittadella di Loppiano dal 17 al 24 luglio per un cantiere
   estivo. Così ci ha scritto l’equipe di adulti che li ha
accompagnati, che ha fatto con loro questa vitale esperienza e
                raccolto le loro impressioni.
    Prendendo spunto da una canzone i ragazzi stessi hanno
voluto mettere al centro del loro Cantiere la parola SERVIZIO.
    “Il nostro atteggiamento non deve essere quello di chi
attende, ma vogliamo essere protagonisti della nostra vita. .
. come? ‘Costruendo’ l’amore con azioni concrete perché, come
continua la canzone: …se c’è amore in questa vita, non ci sarà
       alcun ostacolo che non possa essere superato!”.
E così giorno per
                                        giorno a servizio fra
                                        noi, della cittadella
                                      di Loppiano e di quanto
                                         ci veniva proposto,
                                            abbiamo potuto
                                          costruire rapporti
                                      veri, lasciare un segno
                                          nella cittadella e
                                              dentro il
                 cuore di ciascuno di noi!
                                          Sono stati giorni
                                       intensi: il lavoro per
                                          portare avanti il
                                        progetto del percorso
                                          verde LAUDATO SI,
                                        l’accoglienza di una
                                        comunità di disabili,
                                      la visita alle due case
                                       con focolarini anziani
                                           di cui i ragazzi
dicevano che “nonostante l’anzianità e la malattia in questi
                                         focolarini vedevamo
                                           persone felici e
                                      pienamente realizzate”,
                                           l’entusiasmante
                                      workshop e concerto del
                                              Genrosso….

 Parlando di SERVIZIO tutto ha preso questo colore: non solo
   nei servizi concreti, ma anche nell’affrontare temi come
 l’economia, la politica, il nostro rapporto con noi stessi e
       con quanto ci circonda. Fermarsi nella natura ed
 ‘ascoltare’ anche il silenzio, è stato un modo per ritrovare
quella parte di noi che normalmente immersi nelle nostre città
  non curiamo! Piccoli e grandi servizi ma che hanno portato
         tutti a vedere realizzati progetti e sogni.
Un ragazzo, diceva che vedere posizionare sul percorso verde,
un tavolo costruito da loro, è stato fonte di grande gioia e
   soddisfazione. Un altro era emozionato nel vedere che le
     persone utilizzavano la scaletta costruita da loro.
                                          Dopo la visita alla
                                           comunità di Nuovi
                                              Orizzonti di
                                       Montevarchi una ragazza
                                          diceva “queste sono
                                        le prediche che vorrei
                                        sentire a messa, se ci
                                         raccontassero queste
                                         esperienze, andrei a
                                        messa tutti i giorni”,
                                         e un altro “ascoltare
                                           Marco mi ha fatto
capire che anche se si tocca il fondo più fondo, si può sempre
                        ricominciare”.
  I ragazzi ne sono usciti, diremmo, trasformati e folgorati,
attaccati alla sedia per un’ora che è volata. Ognuno in questa
 settimana si è speso veramente senza limite, constatando che
    l’amare e il servire limiti non ne hanno e ci rendono
   pienamente felici. Non sono mancati momenti di svago in
 piscina, di gioco notturno tra i boschi e di condivisione a
   cena nei diversi focolari della cittadella che ci hanno
    allargato il cuore sul mondo intero, senza dimenticare
                      la serata ‘disco’!
Al termine di questo
                                 cantiere, ciascuno di noi
                                  ha scritto un motto, un
                                 proposito che ogni giorno
                                  ci accompagnerà fino al
                                     nostro prossimo
                                     appuntamento di
                                 settembre…eccone alcuni e
                                 il ringraziamento scritto
                                  a tutta la cittadella.

Fate prima le cose che vi fanno bene e poi quelle che vi
                        piacciono.
   Mettiti in gioco, sii coraggioso, buttati e prova in
 tutti i modi ad amare gli altri anche quando ti sembra
  difficile o non ne hai voglia, sii portatore di gioia
                 nel cuore delle persone.
 L’amore non ha niente che vedere con ciò che ti aspetti
 di ottenere; solo con ciò che ti aspetti di dare, cioè
                          tutto.
    Ascolta il prossimo come ascolti la musica, con le
     cuffiette, orecchie solo per lui e fa che la sua
               “musica” ti arrivi al cuore.
“Vogliamo ringraziare tutti voi per l’ospitalità e per la
disponibilità che ci avete donato grazie a voi siamo riusciti
 a dare il meglio di noi nelle attività di ogni giorno anche
nei semplici momenti di convivialità come una merenda di metà
   mattina. In questo cantiere siamo riusciti ad entrare in
   contatto con la natura ,esperienza straordinaria per noi
ragazzi di città. Grazie per ogni sorriso che ci avete donato
 che ci ha aiutato a vivere con gioia le nostre giornate e a
  superare i piccoli ostacoli che potevamo incontrare sulla
    nostra strada. Ci ha molto colpito la semplicità e la
spontaneità della vostra presenza anche nei piccoli gesti che
 ci ha donato degli esempi di vita da ammirare e da seguire.
Torneremo a Milano portando con noi la gioia e l’amore che ci
avete trasmesso.” Ed ora… al SERVIZIO SEMPRE, certi che, come
   ha scritto una ragazza “Piccole opportunità sono spesso
                 l’inizio di grandi imprese”
                    Buona estate a tutti!

               L’equipe Cantiere Loppiano 2022
Una domanda che si ripete
   «Dio, dove sei?», mormorava piangendo un’anziana profuga
  ucraina. Quando le ho offerto un te
                                    ̀ caldo, ha voluto prima
 stringermi la mano. «Vedi, figlio mio, la guerra ci mette in
  ginocchio… Tutti appaiono nemici. Ho perso un figlio, mio
 marito e
        ̀ rimasto in ospedale, i nipoti fuggiti con la madre
    non so dove siano. Chi rimetteràinsieme la famiglia?

  Ero bambina ai tempi della Seconda guerra mondiale ed ero
 convinta che certe scene non le avrei piùriviste… Ed eccoci
 nella stessa brace di odio. Dio vede queste cose? Gli arriva
                   il pianto dei bambini?».

L’ho aiutata a prendere il tè. Non sapevo cosa dire. Cosa dire
   quando regna l’assurdo? Piangere con lei era consolatorio
      anche per me. Eppure in quel mare di disperazione la
  sensazione che siamo un’unica famiglia era forte. Sı̀, come
 dice papa Francesco, siamo tutti nella stessa barca. Come me
sono tanti i giovani che hanno lasciato la scuola o il lavoro
per mettersi a disposizione dei profughi, senza altro progetto
 che star loro accanto, in silenzio. E veramente non c’è altro
                       che si possa fare

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 4, luglio-agosto 2022)

    Parola di vita adolescenti
           Agosto 2022
Parola di Vita adolescenti Agosto 2022
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Agosto 2022
  «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?» (Mt 18, 21).
 Il capitolo 18 del vangelo di Matteo e
                                      ̀ un testo ricchissimo,
  nel quale Gesùdàistruzioni ai discepoli su come vivere i
 rapporti all’interno della comunitàappena nata. La domanda
 che pone Pietro riprende le parole che Gesùaveva pronunciato
poco prima: «Se il tuo fratello commetteràuna colpa contro di
te…» (1). Gesùsta parlando e, poco dopo, Pietro lo interrompe,
 come se si rendesse conto di non aver capito bene quello che
    il suo Maestro aveva appena detto. E gli pone una delle
 domande piùrilevanti riguardo al cammino che deve percorrere
       un suo discepolo. Quante volte occorre perdonare?

  «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
    quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?».

 Interrogarsi fa parte del cammino di fede. Chi crede non ha
  tutte le risposte, ma resta fedele nonostante le domande.
L’interrogativo di Pietro non riguarda il peccato contro Dio,
   ma piuttosto cosa fare quando un fratello commette colpe
  contro un altro fratello. Pietro pensa di essere un bravo
discepolo che puòarrivare a perdonare fino a sette volte (2).
 Non si aspetta la risposta immediata di Gesùche spiazza le
  sue sicurezze: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a
settanta volte sette» (Mt v. 22). I discepoli conoscevano bene
le parole di Lamec, il sanguinario figlio di Caino, che canta
 la ripetizione della vendetta fino a settanta volte sette (3).
  Gesù
      , alludendo proprio a questa affermazione, contrappone
         alla vendetta illimitata il perdono infinito.
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
    quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?».

       Non si tratta di perdonare una persona che offende
continuamente, piuttosto di perdonare ripetutamente nel nostro
   cuore. Il perdono vero, quello che fa sentire liberi, di
     solito avviene per gradi. Non è un sentimento, non e
                                                         ̀
  dimenticare: è la scelta che il credente dovrebbe compiere,
 non solo quando l’offesa viene ripetuta, ma anche ogni volta
 che ritorna in mente. Per questo occorre perdonare settanta
                          volte sette.

   Scrive Chiara Lubich: «Gesù […] aveva di mira, dunque,
soprattutto i rapporti fra cristiani, fra membri della stessa
    comunità. È dunque prima di tutto con gli altri tuoi
 fratelli nella fede che devi comportarti così: in famiglia,
sul lavoro, a scuola o, se vi fai parte, nella tua comunità.
 Lo sai come spesso si vuole compensare con un atto, con una
     parola corrispondente, l’offesa subita. Sai come per
diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause,
  le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono
   insieme. Ebbene ricordati che solo un atteggiamento di
perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l’unità
 tra fratelli. Avrai sempre la tendenza a pensare ai difetti
 dei tuoi fratelli, a ricordarti del loro passato, a volerli
 diversi da come sono… Occorre che tu faccia l’abitudine di
 vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli
sempre e subito e fino in fondo, anche se non si pentono» (4).

  «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me,
    quante volte dovròperdonargli? Fino a sette volte?».

   Tutti noi facciamo parte di una comunitàdi ”perdonati”,
 perche
      ́ il perdono e
                   ̀ un dono di Dio, del quale abbiamo sempre
 bisogno. Dovremmo sempre essere meravigliati dell’immensità
della misericordia che riceviamo dal Padre, che ci perdona se
anche noi perdoniamo i fratelli (5). Ci sono situazioni in cui
  non e
      ̀ facile perdonare, vicende che derivano da condizioni
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