Notte degli Ulivi IL CORAGGIO DI - n. 12 - Azione Cattolica Milano

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Notte degli Ulivi IL CORAGGIO DI - n. 12 - Azione Cattolica Milano
IL CORAGGIO
        DI…
          Notte degli Ulivi
                         Mercoledì
                    8 aprile 2020

Notte degli Ulivi

                             n. 12
Notte degli Ulivi IL CORAGGIO DI - n. 12 - Azione Cattolica Milano
INDICE

Introduzione                                      pag. 2

Indicazioni per la veglia                         pag. 3

Preghiera iniziale                                pag. 4

I quattro testimoni                               pag. 8

Carlo Bianchi                                     pag. 9

Suor Enrichetta Alfieri                           pag. 13

Shahbaz Bhatti                                    pag. 17

Nawal Soufi                                       pag. 20

Qualche frase da ricordare
                 conservare                       pag. 24

Sitografia & bibliografia                         pag. 26

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INTRODUZIONE

Oggi più che mai abbiamo bisogno di testimoni che guidino la nostra vita con il loro esempio
virtuoso. Forse non ci servono super eroi, ma uomini e donne di ogni tempo e luogo che, facendo
scelte specifiche spesso di controtendenza, siano forti nelle loro sane convinzioni e sappiano
tradurre l’ordinario in straordinario.

Da molti anni ormai i giovani di Azione Cattolica ambrosiana e gli universitari della FUCI di Milano
vivono la sera del mercoledì santo in un modo speciale: una lenta e silenziosa camminata notturna
verso l’Eremo san Salvatore di Erba, la cosiddetta “Notte degli ulivi”. Quest’anno, non potendola
vivere a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di Coronavirus, abbiamo pensato di
consentire a tutti di parteciparvi, seguendo il cammino da casa propria.

Abbiamo deciso di scegliere quattro testimoni per accompagnarci in questo cammino: Carlo
Bianchi, Suor Enrichetta Alfieri, Shahbaz Bhatti e Nawal Soufi. Qual è il filo rosso che li accomuna?
Il coraggio. Quando li abbiamo scelti non vivevamo di certo l’isolamento cui siamo costretti oggi.
Ma del resto, davanti a situazioni complesse e dolorose, spesso diciamo o ci sentiamo dire: “Forza
e coraggio!”. Quindi oggi, e soprattutto in questo tempo così strano, cosa vuol dire per me questo
coraggio? Chi è esempio di coraggio? Convinti dell’universalità di certi valori, abbiamo scelto di farci
guidare questa sera da quattro persone che hanno saputo spendere la loro fede in piccoli e grandi
gesti di eroismo quotidiano. Testimoni che, in momenti storici diversi e distanti tra loro, hanno
incontrato le stesse sfide umane e sociali. Regimi politici tutt’altro che democratici, minoranze da
proteggere, “scarti sociali” davanti ai quali sarebbe stato più facile rimanere indifferenti. Davanti a
tutto questo loro hanno avuto il coraggio di “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo
all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” (come dice Italo Calvino ne “Le città
invisibili”).

È con questo spirito che Carlo Bianchi, Suor Enrichetta Alfieri, Shahbaz Bhatti e Nawal Soufi hanno
avuto occhi e cuore attenti per comprendere i problemi dei loro tempi, voci forti per restituire
dignità a chi sembrava averla perduta, e mani grandi per aiutare chi in quel momento era
bisognoso di aiuto. In questa sera del mercoledì santo desideriamo prepararci ad entrare nel triduo
pasquale consapevoli che il nostro Signore Gesù Cristo non ha esitato ad andare fino in fondo, ad
amare fino alla fine. Siamo qui portando con noi le nostre gioie e le nostre fatiche, i nostri successi
ma anche i fallimenti, la verità di noi stessi e le nostre maschere dietro cui spesso ci nascondiamo.
Desideriamo trovare in te, Signore, il senso della nostra vita: vogliamo seguirti anche noi fino alla
fine. Ma per mantenere viva questa intuizione abbiamo bisogno di testimoni coraggiosi che ci
indichino la via.

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INDICAZIONI PRATICHE PER LA VEGLIA

Diamo qualche indicazione pratica importante per vivere al meglio la veglia di questa sera:
   • Scegli un luogo adatto, mettiti comodo e staccati da tutto quello che può distrarti;
   • Abbiamo pensato a un segno comune per vivere questa preghiera: ciascuno di noi può
      organizzarsi in un piccolo spazio con il giusto clima: prepara una candela e mettila vicino a
      un crocifisso o un’icona. La candela verrà accesa durante la veglia. Al termine della veglia
      riponila sulla finestra come segno di comunione con chi ha pregato con te questa sera e
      come segno della preghiera che continua;
   • La preghiera comune terminerà davanti alla Croce. Potrai, in seguito, continuare nel silenzio
      la tua preghiera, prendendoti il tempo che desideri per leggere i testi e rimanere nella
      veglia;
   • Termina la preghiera con le parole che papa Francesco ha rivolto a Maria per proteggerci in
      questo tempo di fatica, e con la preghiera del Padre Nostro;
   • Ti proponiamo, infine, un gesto concreto con il quale prolungare nella vita quanto hai
      vissuto in preghiera. Tra il materiale a disposizione hai trovato dei disegni formato cartolina
      che puoi personalizzare e consegnare ai tuoi vicini di casa, mettendoli nella casella delle
      lettere o sotto le porte (rispettando le norme previste in questo momento); puoi mandare
      anche un messaggio con l’immagine di queste cartoline ai tuoi contatti… le cartoline
      contengono una frase di ogni personaggio che incontreremo questa sera.

BUONA PREGHIERA

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PREGHIERA INIZIALE
Il luogo della preghiera è semibuio. Ci introduciamo alla preghiera ascoltando il canto:

Resto con te (Gen Verde)
Seme gettato nel mondo,                                    Vena di cielo profondo
Figlio donato alla terra,                                  dentro le notti del mondo
il tuo silenzio custodirò.                                 è questo vino
In ciò che vive e che muore                                che Tu ci dai.
vedo il tuo volto d’amore:                                 Io lo so che Tu sfidi la mia morte
sei il mio Signore                                         io lo so che Tu abiti il mio buio.
e sei il mio Dio.                                          Nell’attesa del giorno che verrà
Io lo so che Tu sfidi la mia morte,                        resto con Te.
io lo so che Tu abiti il mio buio.                         Tu sei re di stellate immensità
Nell’attesa del giorno che verrà                           e sei Tu il futuro che verrà,
resto con Te.                                              sei l’amore che muove ogni realtà.
Nube di mandorlo in fiore,                                 E tu sei qui
dentro gli inverni del cuore,                              resto con Te!
è questo pane che Tu ci dai.

S.      Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
        Amen
S.      La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito
        Santo sia con tutti voi.
        E con il tuo spirito.
L.      Ci raccogliamo in preghiera con il desiderio di fermarci a contemplare i gesti di Gesù e ad
        ascoltare le parole che ha rivolto ai suoi all’inizio del suo ministero quando sono stati
        chiamati a seguirlo.
        Carlo Bianchi – Shahbaz Bhatti – la Beata Enrichetta Alfieri – Nawal Soufi, ci
        accompagneranno in questo viaggio che ci interpella sul coraggio.
        Questa sera vogliamo vegliare con il Signore Gesù, perché anche a noi il Signore possa
        svelare qualcosa del suo misterioso amore per l’uomo.
        Sappiamo bene anche la circostanza in cui ci troviamo a vivere e che non possiamo
        dimenticare. La passione del Signore ci raggiunge anche qui con la sua grazia che salva.
        L’amore non ha mai nulla di astratto, ma ci recupera lì dove siamo. A lui, pertanto,
        chiediamo di aiutarci ad abitare questa fatica, a trovare la forza di una preghiera di
        intercessione per chi soffre, per chi non ha potuto salutare con una carezza i propri cari e ha
        sofferto la solitudine, per chi sta donando generosamente la sua vita per dare sollievo e
        guarigione. A lui chiediamo anche di suggerci come l’amore può decidere di farsi prossimo
        con coraggio.

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Parte il canone di Taizè, mentre vengono accese le lampade sull’altare, ognuno a casa accende la propria
candela, che alla fine della veglia metterà sulla finestra.

Canto:         Questa notte non è più notte davanti a Te:
               il buio come luce risplende.

CI METTIAMO IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
Lettura del vangelo di Luca 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando
presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e
lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra.
Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il
largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una
quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. E, tirate le barche a terra, lasciarono
tutto e lo seguirono.
Riflessione.

Dopo un breve momento di silenzio, il sacerdote si mette davanti al Crocefisso e invita alla preghiera comune.

PREGHIAMO INSIEME IL SALMO 31
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Tendi a me il tuo orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani".
Signore, che io non debba vergognarmi
per averti invocato;

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Io dicevo, nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.
Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;
il Signore protegge chi ha fiducia in lui
e ripaga in abbondanza chi opera con superbia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.
Gloria…

Parte il sottofondo di “restate qui- Taizè” che conclude il momento comune e introduce nel momento
personale.

Canto:          Bleibet hier und wachet mit mir,
                wachet und betet.
                Wachet und betet!

                Restate qui e vegliate con me:
                vegliate e pregate.
                Vegliate e pregate.

Continuazione della Veglia in maniera personale attraverso i filmati, i testi e le musiche scaricate in precedenza.

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CONCLUSIONE DELLA VEGLIA
Al termine della veglia, puoi concludere con le intercessioni e pregare con le parole che Papa Francesco ha
rivolto a Maria per proteggerci in questo momento.

INTENZIONI
    •   Signore, stiamo vivendo un tempo strano che ci ha travolto, fatto di fatica, di incertezza,
        di deserto; ti preghiamo perché possiamo avere la forza e il coraggio di trovare un senso
        a tutto questo.
        Per questo ti preghiamo, ascoltaci, o Signore!

    •   Ti preghiamo, Signore, per tutti gli ammalati, per le loro famiglie, per tutti coloro che
        sono provati dalla sofferenza perché, nelle tue Parole e nella vicinanza di volti fraterni,
        possano trovare conforto nel momento della prova.
        Per questo ti preghiamo, ascoltaci, o Signore!

    •   Ti preghiamo, Signore, per tutti coloro che si stanno spendendo per gli altri, con grandi e
        piccoli gesti di altruismo e solidarietà, perché, seguendo il tuo esempio, possano
        continuare ad essere sostegno per tanti.
        Per questo ti preghiamo, ascoltaci, o Signore!

O Maria,
tu risplendi sempre nel nostro cammino
come segno di salvezza e di speranza.
Noi ci affidiamo a te, Salute dei malati,
che presso la croce sei stata associata al dolore di Gesù,
mantenendo ferma la tua fede.
Tu, Salvezza del popolo,
sai di che cosa abbiamo bisogno
e siamo certi che provvederai
perché, come a Cana di Galilea,
possa tornare la gioia e la festa
dopo questo momento di prova.
Aiutaci, Madre del Divino Amore,
a conformarci al volere del Padre
e a fare ciò che ci dirà Gesù,
che ha preso su di sé le nostre sofferenze
e si è caricato dei nostri dolori
per condurci, attraverso la croce,
alla gioia della risurrezione. Amen.
Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio.
Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
Padre nostro…
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I QUATTRO TESTIMONI

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Carlo Bianchi
                            UNA FEDE CORAGGIOSA

BIOGRAFIA
Carlo Bianchi nasce nel marzo 1912 a Milano da Mario e Amalia
Pomè, titolari di un’industria Cartotecnica. Frequenta il
completo corso di studi fino alla maturità Classica al Collegio San
Carlo, iscrivendosi poi al Regio Istituto Superiore di Ingegneria
(oggi Politecnico), dove si laurea nel 1935.

Negli anni del Liceo è iscritto all'Azione Cattolica della sua
parrocchia e in quelli dell'Università si iscrive alla Fuci di Milano
(Federazione Universitaria Cattolica Italiana), partecipando
attivamente a tutti i Congressi locali e nazionali.
Vince una Borsa di studio presso la Fondazione Elettrotecnica
Carlo Erba che, dopo due anni, lo invia alla Siemens Italia dove
lavorerà fino al 1938; si sposa con Albertina Casiraghi ed entra a
far parte dell'azienda paterna.

Mantiene i contatti con i molti vecchi amici della Fuci, nascono i primi tre maschietti e,
all'avvicinarsi della caduta del Fascismo, si organizza per la formazione delle nuove classi
dirigenti. Dopo l'8 settembre del 1943 riunisce gli amici della Fuci e ne diviene Presidente. Su
invito dell'allora Arcivescovo card. Schuster, matura l’idea di fondare “La carità
dell'Arcivescovo”, un’associazione a cui aderirono come volontari decine di medici, notai e
avvocati. Prestando cure mediche agli ammalati e aiuto legale alle tantissime persone che
avevano perduto tutto, i volontari seppero dare un aiuto concreto alla popolazione milanese
sconvolta dai bombardamenti. Negli stessi anni insieme a don Andrea Ghetti, fondatore
dell'O.S.C.A.R. (Organizzazione Scoutistica Collocamento Assistenza Ricercati) ed ex-fucino
negli stessi anni di Carlo, si prodiga a nascondere in casa sua e a procurare documenti falsificati
per far espatriare in Svizzera antifascisti, ex prigionieri di guerra, ed ebrei. Per questo suo
impegno, il nome di Carlo Bianchi compare nel Giardino virtuale dei Giusti del Monte Stella del
2020.

Dal punto di vista civile, il suo impegno non fu da meno: agli inizi del 1944 aderì al CNLAI
(Comitato Nazionale di Liberazione dell’Alta Italia), partecipando alla stesura de “Il ribelle”, un
giornale clandestino di ispirazione cattolica. Insieme a Teresio Olivelli pubblica il documento
“Schema di discussione sui principi informatori di un nuovo ordine sociale”.
Tradito da un ex-fucino, il 27 aprile 1944 Carlo Bianchi cade in un tranello e viene arrestato in
piazza san Babila e, dopo un mese di carcere a San Vittore, viene deportato nel Campo di
concentramento di Fossoli (Carpi-MO). Il 12 luglio, scelto insieme ad altri 66 prigionieri politici,
viene fucilato e i corpi sotterrati in una fossa comune; saranno riesumati nel maggio del 1945 e
riportati a Milano. Carlo Bianchi lascia tre figli e la moglie incinta della quarta figlia.

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Il cardinale Schuster presiederà un solenne funerale nel Duomo di Milano. In occasione del 25
aprile 2019, l'Arcivescovo Delpini ha commemorato pubblicamente la figura di Carlo Bianchi al
Campo della Gloria del Cimitero Maggiore. Ecco alcuni passi significativi:

[...Vorrei oggi prendere spunto da Carlo Bianchi, questo antifascista, cattolico, che ha fatto la
resistenza fino a quando è stato tradito e imprigionato e fucilato; ecco vorrei prendere spunto da
un uomo come lui, per dire che c'è un modo un po' speciale dei cattolici di buona volontà e di tanti
uomini e donne di buona volontà di reagire a quello che è sbagliato e storto ed è quello di mettersi
ad aggiustarlo e a seminare il bene per contrastare il male...].
[….Mi pare che Carlo Bianchi ci dà l'esempio di una serenità e di una fortezza che domina le
passioni e intuisce la via da percorrere, una serenità e una fortezza che derivano dalla preghiera,
dalla fede in Dio...].
[….Mi pare che queste condizioni generali sono state quelle che hanno motivato quest'uomo,
questo cattolico, questo padre, sposo, a mettere a rischio la sua vita, costruendo gruppi di amici,
studiando la dottrina sociale della Chiesa, guardando al desiderabile futuro di questo Paese che era
drammaticamente diviso e dominato dalla violenza….].

              ANIMATO DA PROFONDO AMORE PER LA LIBERTÀ
Perché Carlo Bianchi?

Magari qualcuno si sta ponendo questa domanda. In fondo, non è un nome molto conosciuto,
non è uno di quei personaggi la cui vita si studia sui libri. Eppure, crediamo che la sua storia e il
suo modo di vivere possano ispirarci ancora oggi. Carlo Bianchi è stato un uomo semplice,
deciso, coraggioso, che ha scelto di vivere la sua vita in maniera piena, totalmente a favore del
prossimo. Sarebbe sbagliato ridurre la sua azione a mero filantropismo o come una
propensione all’attività sociale: la vita di Carlo Bianchi è la testimonianza di cosa significa unire
la fede alle opere. Una buona capacità organizzativa, un fine intelletto, una spiccata attenzione
verso l’altro: sono tutti elementi costitutivi della personalità di Carlo Bianchi, che senza la fede,
senza il suo cammino personale di crescita e il tempo dedicato alla preghiera e all’ascolto, non
avrebbe portato i frutti che oggi riconosciamo: una lungimiranza sapiente, il coraggio di osare lì
dove sarebbe stato più facile e comodo rimanere passivi e non scegliere, una grande fiducia in
Dio e negli altri.

«Non posso pentirmi di quanto ho fatto; vi prego con tutto il cuore, scusate ancora una volta il mio
entusiasmo che vi ha toccati senza colpa e vi fa soffrire per me (...) Sono fiero di essere qui perché
sento che soffro per il domani dei miei figli, che non è fatto solo di pane e di moneta, ma
innanzitutto di giustizia e libertà».
(Lettera di Carlo Bianchi ai familiari, dal campo di concentramento di Fossoli)

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SALMO 27

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

INTENZIONI

Ripetiamo insieme: Ascoltaci, o Signore!
   ● Signore, ti chiediamo la grazia di farci riscoprire il sapore e la bellezza dell’impegno
     attivo, della scelta di spendersi totalmente per qualcosa in cui crediamo; ti chiediamo un
     rinnovamento della nostra fede perché sappia portare frutti concreti nella nostra vita.
     Per questo ti preghiamo

   ● Stiamo per raggiungere la Pasqua; al termine di questo cammino quaresimale, ti
     preghiamo o Signore di rafforzare il nostro spirito con la forza e il coraggio della
     Resurrezione, perché sappiamo essere testimoni veri e appassionati della nostra fede.
     Per questo ti preghiamo

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● Guardando all'esempio di Carlo Bianchi, ti chiediamo, o Signore, di scuoterci dal torpore
  che troppo spesso avvolge i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni; donaci un
  cuore grande, uno sguardo sapiente e lungimirante, ardore per vivere in pienezza la
  nostra vita.
  Per questo ti preghiamo

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Suor Enrichetta Alfieri
               IL CORAGGIO DI VEDERE CON IL CUORE

BIOGRAFIA
Suor Enrichetta nasce a Borgo Vercelli il 23 febbraio
1891 e all’età di vent’anni entra tra le Suore della Carità
di Santa Giovanna Antida Thouret. Da subito dimostra
una grande attenzione per i bambini e dà prova di una
forte dedizione per i più bisognosi. Nel 1923, dopo un
pellegrinaggio a Lourdes, guarisce miracolosamente dal
morbo di Pott che la stava costringendo all’immobilità.
Diffusasi la notizia della guarigione, Enrichetta venne
sottratta alla pressione dell’opinione pubblica e
trasferita a Milano presso il carcere di San Vittore, dove
poi divenne superiora.
La giovane inizia il suo percorso avvicinandosi alle
detenute, pensando a loro non come colpevoli, ma
come esseri umani bisognosi di aiuto e redenzione. Si
preoccupa di rendere meno dolorose le condizioni di
vita nel carcere, e adibisce alcune aree di San Vittore a
struttura di accoglienza per le detenute con figli,
creando laboratori, nidi e scuole per i bambini. Così facendo, si guadagna fin da subito gli
appellativi di “Mamma di San Vittore” e “Angelo della bontà”.
L’impegno di Suor Enrichetta Alfieri tra i detenuti si distingue soprattutto nel periodo
della Resistenza. Seguendo il suo esempio, le suore di San Vittore decidono di dedicare il loro
servizio a consolare e aiutare le vittime dell’orrore di quel tempo. Per questo motivo, quando
uscivano dal carcere per recarsi in chiesa o per fare spese, incontravano membri del CLNAI
(Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) per recapitare biglietti o consegnare generi di
conforto. Membro della Resistenza e staffetta partigiana, Suor Enrichetta nascondeva nel suo
abito lettere e messaggi per i detenuti. Così facendo, sottrasse dalla deportazione più di una
vittima. Per questo suo impegno, il nome di Suor Enrichetta Alfieri compare nel Giardino
virtuale dei Giusti del Monte Stella nel 2017.
Per questa attività venne poi accusata di spionaggio e arrestata il 23 settembre 1944. Fu
detenuta in una cella di rigore del carcere, con la condanna alla fucilazione o all’internamento in
un campo di concentramento in Germania. Una volta liberata nel 1945, andò al campo di
internamento dell’Istituto Palazzolo di Grumello al Monte. Terminata la guerra alcuni membri
della Resistenza la riaccompagnano a San Vittore, dove continuò la sua opera di carità sino alla
morte (23 novembre 1951). Nel 1985 il Cardinale Carlo Maria Martini le assegnò alla memoria la
medaglia d’oro con attestato di riconoscenza della Chiesa di Milano, in occasione del 40° della
Resistenza “per l’opera svolta negli anni della Guerra di Liberazione attuando quella ‘ribellione
per amore’ che riscattò l’uomo da menzogna, viltà e paura”. Papa Benedetto XVI dichiarò Suor
Enrichetta Venerabile il 19 dicembre 2009. Fu proclamata Beata il 26 giugno 2011 a Milano.

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DOLCEZZA, PAZIENZA E CARITÀ INVENTIVA

Perché Suor Enrichetta?

                                         Suor Enrichetta, consapevole della sua vocazione alla
                                         cura e alla carità verso il prossimo, con coraggio si fece
                                         portatrice di tenerezza e ascolto presso il carcere di San
                                         Vittore. Non si tirò indietro davanti alla sfida di dover
                                         entrare in un luogo ostile come il carcere. Un luogo
                                         delimitato da alte mura, lunghi corridoi, cancelli chiusi,
                                         porte serrate e, ovunque, inferriate. Un luogo intriso di
                                         dolore e violenza, ma in cui Suor Enrichetta seppe
                                         spaziare con la forza della carità che bruciava in lei
                                         come un fuoco. È stato questo fuoco a consentirle di
                                         restituire a tanti carcerati quello che forse più mancava
                                         loro: la dignità umana che la condizione di carcerato
                                         sembra spesso alienare del tutto.

                                         In un luogo che sembrerebbe essere una vera «periferia
                                         esistenziale», Suor Enrichetta capì subito la sua
                                         missione: far sentire i carcerati non come “scarti” della
                                         società, ma degni di redenzione e perdono come tutti.
                                         Così, dove sembravano vincere le tenebre del male,
Suor Enrichetta riuscì non solo a incrociare lo sguardo di chi sedeva oltre le sbarre, ma a entrare
in quelle piccole celle e condividere il profondo martirio di tanti carcerati. Il suo sorriso, il suo
sguardo dolce e luminoso, fermo, il suo volto sereno, la sua parola pacata e gentile permeata di
umanità, conquistava tutte le detenute che trovavano in lei conforto e comprensione.

Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, San Vittore subì la dominazione nazifascista,
diventando così luogo di interrogatori, torture fisiche e morali, di condanne e partenze per i
campi di sterminio. Davanti ai venti contrari che soffiavano sul Paese, Suor Enrichetta non
rimase indifferente e seppe intravedere la speranza nell’oscurità, iniziando a prestare soccorso
ai nuovi detenuti: prigionieri politici, ebrei perseguitati, sacerdoti della Resistenza. Grazie al suo
instancabile coraggio, che le costò anche un intenso periodo di carcere, riuscì a recapitare
messaggi dentro e fuori San Vittore, salvando così molte vite.

«Non si può restare indifferenti quando le norme sono ingiuste e vanno a ledere la dignità delle
persone. E’ una disobbediente civile ma anche per l’amore al Vangelo. Lei non resta inattiva, ma
agisce sulla realtà anche nel modo in cui si pone. In una realtà negativa avrebbe potuto avere un
atteggiamento depressivo o buio, invece è luminoso, un andare controcorrente.»
(Suor Wandamaria Clerici in “Scritti della Beata Enrichetta Alfieri”)

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SALMO 41
Beato l'uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
 Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici.

Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
tu lo assisti quando giace ammalato.

Io ho detto: “Pietà di me, Signore,
guariscimi: contro dite ho peccato”.

I miei nemici mi augurano il male:
“Quando morirà e perirà il suo nome?”.

Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore cova cattiveria
e, uscito fuori, sparla.

Tutti insieme, quelli che mi odiano
contro di me tramano malefici,
hanno per me pensieri maligni:

“Lo ha colpito una malattia infernale;
dal letto dove è steso non potrà più rialzarsi”.

Anche l'amico in cui confidavo,
che con me divideva il pane,
contro di me alza il suo piede.

Ma tu, Signore, abbi pietà, rialzami,
che io li possa ripagare.

Da questo saprò che tu mi vuoi bene:
se non trionfa su di me il mio nemico.

Per la mia integrità tu mi sostieni
e mi fai stare alla tua presenza per sempre.

Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre.

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INTENZIONI
Ripetiamo insieme: Ascoltaci, o Signore!
   ● Signore, aiutaci in questo triduo a riscoprire il fuoco della carità dentro di noi al fine di
     renderci tuoi testimoni in ogni circostanza. Rendici capaci di intravedere e riconoscere
     gli ultimi nelle nostre case e nella nostra nuova quotidianità, per intervenire
     prontamente       ai   loro    bisogni    spesso      nascosti     e    non     manifestati.
     Per questo ti preghiamo

   ● Signore, in questo momento anche il nostro povero mondo sta soffrendo di un male che
     si sta rivelando sempre più incontrollabile. Rendici pazienti osservatori e ascoltatori di
     questa realtà tanto complicata, aiutandoci a discernere in tutto ciò il segno del tuo
     passaggio, che con premura ci accompagna anche nelle tempeste peggiori.
     Per questo ti preghiamo

   ● Signore, in questo delicato momento ci sentiamo spesso reclusi e senza via d’uscita.
     Aiutaci a riconoscere l’unicità di questa Quaresima che, giorno dopo giorno, ci interroga
     sempre più. Continua a rendere i nostri momenti di riflessione e preghiera quella
     boccata d’aria che a volte sembra mancarci.
     Per questo ti preghiamo

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Clement Shahbaz Bhatti
           IL CORAGGIO DI ESSERE OASI NEL DESERTO

BIOGRAFIA

Clement Shahbaz Bhatti (Lahore, 9
settembre 1968 – Islamabad, 2 marzo 2011) è
stato un politico pakistano, venerato come
servo di Dio dalla Chiesa cattolica. Laureato
in legge, dal 2002 faceva parte del Pakistan
People's Party (Partito Popolare Pakistano).
Nel 2008 fu nominato ministro per le
minoranze; era l'unico cattolico presente nel
governo. All'epoca disse che accettava
l'incarico per il bene degli emarginati del
Pakistan e che avrebbe dedicato la propria
vita alla lotta per l'uguaglianza umana, la
giustizia sociale, la libertà e per elevare e
dare potere alle comunità delle minoranze religiose.

Aggiunse che avrebbe voluto inviare un messaggio di speranza alle persone che stavano
vivendo una vita di illusione e disperazione, e dichiarò anche il suo impegno a riformare la legge
sulla blasfemia. Nei mesi vissuti da ministro, prese misure a sostegno delle minoranze religiose,
tra cui una campagna per promuovere il dialogo interreligioso, la proposta di una legislazione
per vietare discorsi di incitamento all'odio e propose di assegnare seggi in parlamento per le
minoranze religiose.

Nel 2009, iniziarono a giungergli minacce di morte a seguito della sua decisione di difendere i
cristiani pachistani, che avevano subito attacchi e violenze in diverse regioni del Paese. Le
minacce di morte aumentarono a seguito del suo schieramento a favore della cristiana Asia
Bibi, condannata a morte per blasfemia. La mattina del 2 marzo 2011, lasciata la casa della
madre per recarsi al lavoro, il veicolo su cui viaggiava (privo di scorta) fu attaccato da un
gruppo di uomini armati, che aprì il fuoco sul ministro, ferendolo gravemente. L'autista riuscì a
salvarsi, mentre Bhatti morì nel trasferimento in ospedale. Secondo alcune fonti, Bhatti,
consapevole dei rischi che correva, aveva chiesto al governo una scorta, che non gli era mai
stata data. L'omicidio fu rivendicato dal gruppo "Tehrik-i-Taliban Punjab".
In seguito all'omicidio, il fratello di Shahbaz, Paul Bhatti, prese il posto del fratello nel governo
Pakistano per le minoranze religiose.

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“CORAGGIO, SONO IO!”

Perché Shahbaz Bhatti?

Una delle parole centrali per descrivere il contesto in cui Shahbaz Bhatti deve agire potrebbe
essere “solitudine”. Bhatti si trova molto spesso a portare avanti le proprie battaglie senza un
concreto sostegno: vive solo, nel tentativo di rappresentare la minoranza cattolica all’interno
del governo Pakistano (i cattolici in Pakistan rappresentano circa l’1-3% della popolazione
totale) e le fasce più deboli ed emarginate della società, e nel tentativo di promuovere gli ideali
di uguaglianza e giustizia sociale. Anche nel momento in cui la sua vita iniziò ad essere messa a
repentaglio dalle minacce di morte, non ricevette nessun sostegno. Eppure, Bhatti non si
demoralizzò, ma continuò il proprio operato fino al suo martirio. Da cosa è animato quindi
Bhatti, dal momento che si è visto privo di qualsiasi tipo di sostegno da chi invece avrebbe
avuto la forza per aiutarlo? Probabilmente, la consapevolezza che ogni sua singola capacità,
prima di tutto quelle del coraggio, dell’intraprendenza e dello spendersi gratuitamente,
avrebbero avuto senso solamente se offerte a Gesù, e quindi agli altri. A chi gli chiedeva il
perché di tanta audacia, il ministro cattolico rispondeva: «Ho lasciato la mia vita nelle mani di
Gesù». Quello che a noi può lasciare la figura di Shahbaz Bhatti è la capacità di trovare la luce
vera ed il coraggio, anche lì dove non ci viene dato nessun appoggio: la forza che ci viene data
da Gesù, attraverso la presenza dello Spirito Santo, riesce a farci oltrepassare tutte le situazioni
in cui non agire e rimanere passivi risulterebbero la scelta più semplice. Bhatti ha trovato le
felicità vera in quello che viene chiesto a ogni cristiano: trovare il senso del proprio fare, agire,
vivere in Gesù.

SALMO 3
Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.

Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».

Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.

Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.

Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.

Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.

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Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.
Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.

Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.

INTENZIONI
Ripetiamo insieme: Ascoltaci, o Signore!
   •   Per tutti i governanti: votino il proprio operato unicamente alla ricerca della giustizia,
       dell’aiuto verso i più emarginati e della libertà di espressione.
       Per questo ti preghiamo

   •   Per le nostre comunità: come le comunità cristiane delle origini, siano luoghi di
       comunione e fraternità, dove ognuno possa trovare un concreto appoggio, alleanza ed
       amicizia.
       Per questo ti preghiamo

   •   Per noi: animati dalla forza dello Spirito, non ci lasciamo tentare dalla strada della
       passività, ma riusciamo a essere protagonisti nella ricerca del Bene.
       Per questo ti preghiamo

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Nawal Soufi
                       IL CORAGGIO DELLA RISPOSTA

BIOGRAFIA
Nawal Soufi (1987- ) è una ragazza di origini
marocchine, emigrata in Italia a Motta
Sant’Anastasia, vicino a Catania, non appena
nata. Dal carattere brioso, sveglio e un po’ sopra
le righe, presta sin dall’età di 14 anni la sua voce
a chi non ne ha più, manifestando in prima linea
per le strade della sua città e rivendicando i
diritti civili contro qualsiasi forma di violenza. In
queste circostanze, Nawal ha l’occasione di
intessere una rete di relazioni con persone che
come lei non limitano lo sguardo alle proprie
comodità, abitudini e fortune, ma decidono di
allargarlo al mondo e di non spostarlo mai. Scorgono le sue ferite, non temono di addentrarsi
nelle loro profondità, non temono il rischio di rimanerne implicati, ma anzi scelgono di dedicare
loro ogni loro energia. Compiuta la maggiore età, la giovane inizia a svolgere attività di
volontariato di ogni tipo con senzatetto, tossicodipendenti, stranieri e italiani.

Si iscrive in seguito alla facoltà di Scienze Politiche, perché avverte la necessità di comprendere
il sistema sociale e i suoi meccanismi. Contemporaneamente lavora presso il Tribunale come
mediatrice linguistica. Al secondo anno di università, organizza con un gruppo di amici un
servizio che fornisce 400 pasti al giorno per chi lo necessita. Lotta per qualsiasi ingiustizia con
cui venga in contatto, presentandosi ad ambasciate per esigere verità e giustizia per persone
dall’altra parte del mare o restando per giorni di fronte a luoghi dove si consumano violazioni ai
diritti. Entra a far parte della Gerta Humans Reports, un’agenzia di stampa per cui inizia ad
informarsi e informare sul tema dell’accoglienza dei profughi. I contatti giornalistici di questo
periodo le tornano utili nel momento dello scoppio della guerra in Siria. Nawal viene incuriosita
dalle foto delle manifestazioni pacifiche e crea delle relazioni virtuali con gli attivisti sul luogo. Si
convince della bontà della loro causa, di cui decide di farsi portavoce, anche quando gli slanci
idealistici e speranzosi vengono sedati con grandissima violenza.

Decide poi di raccogliere e spedire ad Homs, sempre in Siria, un carico di medicinali, raccolti in
tutta Italia e di raggiungere coloro i quali soffrono le atrocità della guerra. Trascorre diverso
tempo nei villaggi sotto bombardamenti. Al momento di tornare in Italia, intraprende essa
stessa il viaggio della speranza con i migranti, sta al loro fianco e li sostiene. A fine estate del
2013, le arriva la prima chiamata. La prima delle migliaia di chiamate che la ragazza riceverà
dalle barche principalmente siriane, a rischio affondamento. Nawal, seppur marocchina, sa
parlare molto bene anche l’arabo siriano; tranquillizza come può il panico incontenibile di chi
dall’altra parte del telefono vede la morte avvicinarsi, chiede le coordinate e le comunica
immediatamente alla Guardia Costiera, che procede con i soccorsi. A chiamarla sono persone
che aveva incontrato nelle loro terre, che a loro volta decidono di pubblicare il suo numero sui

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social, accanto a quello della Guardia Costiera. Nawal sarà disponibile per chiunque la chiamerà
in cerca di soccorso, si accerterà del loro arrivo a terra, darà loro da mangiare, dei vestiti nuovi
grazie a un guardaroba sociale, fornirà tutte le indicazioni per sfuggire alle truffe dei
malintenzionati e per raggiungere Milano, dove un gruppo di suoi amici li avrebbe attesi.

La sua energia è strabiliante, tanto che pare impossibile crederla umana; “angelo”, “mamma”,
sono soliti chiamarla. Da quel momento, Nawal salva oltre 20.000 persone e molte altre ne
vede morire, succubi del mare, o meglio del nostro egoismo, delle nostre leggi, delle nostre
chiusure, di un’Europa che si rifiuta di occuparsi delle loro vite. Lo denuncia proprio al
Parlamento di Bruxelles, nel marzo 2016, dove chiede a gran voce di aprire corridoi umanitari,
per risolvere il problema delle morti in mare dei profughi e le angherie che subiscono dai
trafficanti nel Nord Africa. Viene insignita di diversi premi e titoli, tra cui quello di Donna di
Frontiera nel 2014 dai giurati del Festival Internazionale del Cinema, quello di Cittadino
dell’Anno nel 2016 da parte dell’Unione Europa e infine il premio Arab hope makers, da parte
dello sceicco e dal primo ministro degli Emirati Arabi nel 2017.

                               QUESTIONE DI COSCIENZA

Perché Nawal Soufi?

“[...] l’uomo più strano di Catania. Questa era la nomea di quel signore sulla cinquantina che
bazzicava intorno all’università non facendosi avvicinare da nessuno e rifiutando qualsiasi cibo
gli venisse offerto. [...] Non si accorse subito, quel giorno, che una ragazza con gli occhi neri gli
si era messa di fianco, per terra, con una cioccolata da 30 centesimi delle macchinette
dell’università e due panini imbottiti, uno a testa. Andiamo, disse lei sfiorandogli dolcemente
una spalla. No, da qui non mi sposto, fu la risposta. Va bene, allora mangiamo assieme qui; se ti va,
vorrei stare un po’ di tempo con te. Silenzio. Nawal iniziò a mangiare il proprio panino. L’aveva
quasi finito quando l’uomo addentò il suo, dando il via a una breve ma intensa conversazione
continuata poi sotto il portico di una casa, al riparo. Quel giorno speciale ha avuto altre
repliche: lei arriva, sempre in punta di piedi, lui lascia che l’estemporanea condivisione
sconfigga per qualche minuto la solitudine, i traumi del passato che non le ha mai rivelato.
Succede ancora, oggi. Ed è sempre emozionante come la prima volta.” Biella, D. , Nawal.
L’angelo dei profughi, Milano, 2015.

Questo il titolo del libro in cui viene raccontata la storia della ragazza fino all’anno di
pubblicazione. Forse queste righe ci raccontano la differenza tra Nawal e noi, ci raccontano la
sua straordinarietà. Sì, perché il contesto raccontato è pienamente parte della nostra
quotidianità, nessuno escluso. Ma chi ha il coraggio di guardare negli occhi il povero, di
allontanare il giudizio, di riconoscerne la profonda umanità? La storia di Nawal ci fa sentire
terribilmente in difetto, in ogni sua parte, perché non richiama una storia lontana, un tempo
passato dietro cui ci si può nascondere e giustificarsi e credere che beh sì, forse anche io avrei
reagito così. No, Nawal è una ragazza giovanissima che oggi, nella realtà italiana che ci circonda
ogni giorno, ha stravolto la vita di migliaia di persone, senza mai desiderare riconoscimento o
ricompensa, perché i gesti di tenerezza delle persone salvate le sono valsi molto di più.

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Ascoltare il discorso che ha fatto al Parlamento fa emozionare, irrigidisce ogni muscolo del
corpo quanto scuote e rimette in movimento cuore e coscienza (lo si può facilmente
recuperare su YouTube!).
“Noi dove andremo? [..] Quando ci guarderemo davanti allo specchio un giorno, quando
dovremo raccontare ai nostri figli che non abbiamo fatto, quando tutti potevamo fare?”

SALMO 25
Signore, fammi giustizia:
nell'integrità ho camminato,
confido nel Signore, non potrò vacillare.

Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.

La tua bontà è davanti ai miei occhi
e nella tua verità dirigo i miei passi.

Non siedo con gli uomini mendaci
e non frequento i simulatori.

Odio l'alleanza dei malvagi,
non mi associo con gli empi.

Lavo nell'innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, Signore,

per far risuonare voci di lode
e per narrare tutte le tue meraviglie.

Signore, amo la casa dove dimori
e il luogo dove abita la tua gloria.

Non travolgermi insieme ai peccatori,
con gli uomini di sangue non perder la mia vita,

perché nelle loro mani è la perfidia,
la loro destra è piena di regali.

Integro è invece il mio cammino;
riscattami e abbi misericordia.

Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.

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INTENZIONI
Ripetiamo insieme: Ascoltaci, o Signore!
   •   Ti preghiamo, Signore, perché in questo tempo surreale possiamo ragionare e trovare la
       forza di «alzarsi in piedi e, ognuno con i propri mezzi, gridare la propria contrarietà alle
       guerre mentre queste accadono, perché una strage deve essere evitata, non
       commemorata».
       Per questo ti preghiamo

   •   Signore ti preghiamo, perché l’esempio di questa donna straordinaria, mediatrice tra
       popoli e tra religioni, possa dare alimento al nostro desiderio di dialogare con altre fedi.
       Per questo ti preghiamo

   •   Ti preghiamo perché la nostra fede possa essere sempre autentica, mai data per
       scontato e sempre desiderata; aiutaci a renderla concreta, avulsa dall’ipocrisia e
       immersa nella nostra realtà.
       Per questo ti preghiamo

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QUALCHE FRASE DA CONSERVARE…

«Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che
sto seguendo Gesù Cristo.»
(Shahbaz Bhatti)

    «Vedo la fede nelle piccole cose, come trovare un pezzo di pane in mezzo alla
           strada e spostarlo dove un uccellino possa mangiarlo senza pericolo.»
                                                                   (Nawal Soufi)

«Quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia
Gesù a venirmi incontro.»
(Shahbaz Bhatti)

«La carità è un fuoco che bruciando ama espandersi; soffrirò, lavorerò e pregherò
                                                      per attirare anime a Gesù.»
                                                         (Suor Enrichetta Alfieri)

«Sono musulmana. Ci siamo io e Allah, io e Dio. Non mi piacciono le apparenze: la
fede è ricchezza, ma come chi ostenta i suoi averi compie un atto misero, chi
ostenta la fede la annulla. Se veramente vuoi far vedere a una persona che credi
in Dio, lo deve capire dal tuo comportamento, dal tuo modo di parlare, non dalla
tua presenza in prima fila in tutte le occasioni religiose.»
(Nawal Soufi)

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QUALCHE FRASE DA CONSERVARE…

«Madre Enrichetta fu per tutta la Resistenza il simbolo della dignità della donna,
del dovere della ribellione, della coscienza del sacrificio.»
(Claudio Sartori, primo biografo di Suor Enrichetta)

                    «Sono cristiano non solo per i cristiani, ma per tutta l’umanità.»
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«In quanto donna avrebbe potuto sembrare un soggetto debole, ma lei non
accetta questo ruolo di subalternità, e sa difendere se stessa e difendere gli altri.
Non ha paura del giudizio e del pregiudizio e affronta le difficoltà e gli ostacoli che
la vita in carcere presenta. Esercita la sua libertà con grande determinazione e si
assume la responsabilità di agire per il bene».
(Suor Wandamaria Clerici in “Scritti della Beata Enrichetta Alfieri”)

      «Ha saputo mettersi in ascolto di una umanità sofferente, ferita, ribelle, con
  dolcezza, con pazienza e con una carità inventiva. Il suo sorriso e la sua capacità
     di vedere con il cuore, hanno portato i detenuti e quanti l’hanno conosciuta a
                         chiamarla ‘Mamma di San Vittore’ e ‘Angelo della Bontà’».
                         (Così Carlo Maria Martini parlava di Suor Enrichetta Alfieri)

«Il dialogo interreligioso è un imperativo per ciascuno di noi e deve essere capace
di respingere ogni attacco strumentale.»
(Nawal Soufi)

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SITOGRAFIA

Carlo Bianchi
   - https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bianchi
   - https://www.anpi.it/donne-e-uomini/1033/carlo-bianchi
   - http://azionecattolicamilano.it/tag/carlo-bianchi/

Beata Suor Enrichetta Alfieri
   - https://it.gariwo.net/giusti/biografie-dei-giusti/shoah-e-nazismo/storie-segnalate-dagli-
       utenti/suor-enrichetta-alfieri-6011.html
   - https://www.cp-sancarlopeschiera.it/2019/11/26/langelo-del-carcere-di-s-vittore-beata-
       suor-enrichetta-alfieri/

Shahbaz Bhatti
   - https://it.wikipedia.org/wiki/Shahbaz_Bhatti
   - https://www.avvenire.it/mondo/pagine/bhatti-pakistan
   - http://www.reginamundi.info/rassegna-stampa-cattolica/rassegna-
      stampa.asp?codice=1086
   - http://www.reginamundi.info/rassegna-stampa-cattolica/rassegna-
      stampa.asp?codice=1086

Nawal Soufi
  - https://www.youtube.com/watch?v=P6tYQXwZx7Y
  - http://www.vita.it/it/article/2017/05/22/nawal-soufi-prima-tra-65mila-candidati-a-lei-il-
      premio-arab-hope-maker/143468/
  - https://catania.meridionews.it/articolo/11581/premio-donna-di-frontiera-a-nawal-soufi-da-
      catania-alla-siria-una-vita-per-gli-altri/

                                       BIBLIOGRAFIA

   -   Carla Bianchi Iacono, Aspetti dell’opposizione dei cattolici di Milano alla RSI, Brescia,
       Morcelliana, 1998, pp. 116-157
   -   Anna Maria Ori - Carla Bianchi Iacono - Metella Montanari, Uomini nomi memoria:
       Fossoli 12 luglio 1944, Carpi, Nuovagrafica, 2004, pp. 39-41
   -   Don Ennio Apeciti, Suor Wandamaria Clerici, Suor Maria Guglielma Saibene, Scritti della
       Beata Enrichetta Alfieri, Velar, 2013
   -   Nawal Soufi, Biella, D. , Nawal. L’angelo dei profughi, Milano, 2015

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