Marcello Gandini. Genio Nascosto Automobili, motocicli e tutte le opere in mostra
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Marcello Gandini. Genio Nascosto Automobili, motocicli e tutte le opere in mostra o Alfa Romeo Carabo (1968) o Alfa Romeo Montreal (1970) o Bertone Runabout (1969) o Innocenti Mini 90/120 (1974) o Lamborghini Countach (1971) o Lamborghini Espada (1968) o Lamborghini Marzal (1967) o Lamborghini Miura (1966) o Lambretta LUI (1967) o Lancia Strato’s HF (Zero) (1970) o Lancia Stratos HF (1971) o Maserati Khamsin (1972) o Moto Guzzi V7 (1971) o Renault Supercinque (1984) o Volvo Tundra (1979) o Bicicletta pieghevole o Elicottero CH7 Angel (1991) o Disegni di Mike Robinson per “Gandini Revolution” o Disegni Piero Stroppa: disegni progettuali della Miura o Modelli Meccano: Countach, Fulvia, Stratos Zero Alfa Romeo Carabo (1968) La Carabo debutta al Salone dell’Auto di Parigi nel 1968 sconvolgendo pubblico e critica con il suo stile dissacrante. Linea a cuneo, proiettori alloggiati in un’apposita sede protetta da lamelle orientabili, grandi porte ad elitra come le ali di un coleottero (da qui il nome Carabo) per facilitare l’accesso in una vettura alta solo 99 cm. La Carabo riprende la meccanica dell’Alfa Romeo 33/2 Stradale: motore 8V di 1995 cc da 230 CV in
posizione centrale, telaio a struttura tubolare con rinforzi in lamiera. Prestazioni assolute, con velocità massima superiore ai 260 km/h. Alfa Romeo Montreal (1970) Nasce su richiesta dell'Alfa Romeo e viene presentata nel 1968 all'Expo di Montreal. L'intento della Casa del Biscione è quello di riproporre il suo glorioso marchio sui ricchi mercati d'oltreoceano. A tale scopo, lo studio della vettura si muove verso l'idea di un coupé sportivo molto avanzato, che possa soddisfare - nelle parole di Nuccio Bertone - "la massima aspirazione raggiungibile da un uomo in fatto di automobili". Viene qui esposto il prototipo proveniente dal Museo Alfa Romeo di Arese e che conserva, molto più del modello di serie, le caratteristiche di leggerezza e proporzione del disegno originale. Bertone Runabout (1969) La Runabout, presentata al Salone di Torino del 1969, si ispira ai motoscafi da competizione della fine degli anni Sessanta. Il prototipo viene utilizzato come base di sviluppo per la Lancia Stratos e la Fiat X1/9, che vede la luce nel giro di un paio d'anni. Il motore è quello della Fiat 128, nonostante la vettura venga presentata con il marchio Autobianchi. Lo stile si caratterizza per il profilo a punta, il rollbar generoso sul quale vengono posizionati i proiettori, e le scelte cromatiche. Elicottero CH- Angel7 L’elicottero monoposto CH-7 Angel è stato disegnato da Marcello Gandini nel 1991. Deriva, nella parte tecnica, da un precedente ultraleggero progettato in Brasile dal celebre ingegnere Augusto Ulderico Cicaré. Fu battezzato “Angel” perché ha straordinarie doti di maneggevolezza in volo, ma anche perché il precedente lavoro di Gandini era stato la Lamborghini “Diablo”. La grande bolla trasparente è incernierata solo sul davanti e si apre ruotando. La mano del designer è anche visibile nel posto di pilotaggio e nelle curve leggere delle pareti dell’abitacolo. Ma, il “Meccano boy” non perse l’occasione per interessarsi anche ad alcuni dettagli meccanici del rotore. L’Angel, nella sua efficiente semplicità, pesa solo 120 chilogrammi.
Innocenti Mini 90/120 (1974) Provare a rifare la Mini Minor poteva sembrare un sacrilegio. La popolarità del gioiello di Alec Issignois era forse ancora più forte in Italia, dove la Innocenti la produceva dal 1965. Eppure fu proprio la British Leyland, divenuta proprietaria del marchio di Lambrate, a dare il via libera al progetto Bertone/Gandini. Una forma tutta nuova - molto più comoda e moderna - da appoggiare sul pianale della Mini. Gandini si ispirò a un prototipo per la 128 “Shopping” che aveva studiato per il Salone di Torino del 1969. Con dimensioni ridotte, ne trasse un piccolo cuneo spigoloso, molto vetrato e proporzionato. Le nuove sagome davano più volume interno che sulla vettura inglese, bagagliaio più ampio ( +20%) e maggiore visibilità (+33,7%). Aggiungendo il portellone, i sedili ribaltabili ed alcune migliorie meccaniche. Il successo fu istantaneo. Nel 1974, primo anno di produzione, se ne vendettero 60.000 esemplari. E la Mini Bertone, attraverso burrascose vicende aziendali e vari aggiornamenti di meccanica, rimase in produzione per diciannove anni Lamborghini Countach (1971) Nel 1971 al Salone dell’Auto di Ginevra, Lamborghini presenta la Countach. Ancora una volta la Bertone stupisce il mondo per la forza dissacrante delle sue visioni: sulla Countach viene praticamente eliminato il volume anteriore, esasperando le ricerche formali iniziate alla fine degli anni Sessanta con l’Alfa Carabo. E’ il punto culminante della rivoluzione stilistica di Gandini, che sposta il posto di guida in avanti e pone il motore al centro. La vettura non fu accolta da tutti con plauso, ma nel tempo divenne un best-seller e rimase in produzione fino al 1990. Lamborghini Espada (1968) Super-car o berlina da famiglia? Quando Ferruccio Lamborghini parlò per la prima volta della Espada, si scusò con i giornalisti perché questa quattro posti sarebbe andata “solo” a 240 km/h. Altrimenti le famiglie non l’avrebbero comprata. E in effetti la berlina secondo Gandini (altezza da terra 119 cm, motore 12 cilindri uguale a quello della Miura ) non assomigliava a niente di già visto. Se non ai prototipi Marzal e Pirana dell’anno prima, che avevano ammutolito il pubblico. La Espada ebbe un notevole successo e fu venduta in 1217 esemplari. Una versione VIP prevista da Bertone aveva a bordo un frigo- bar ed il famoso televisore Algol, disegnato per Brionvega da Marco Zanuso
e Richard Sapper. Ma Gandini avrebbe avuto molte altre occasioni di svolgere il tema del “think-big”, dell’auto da famiglia. Anche in modo più tradizionale. Si pensi al lavoro fatto per la BMW e la Maserati. Lamborghini Urraco (1970) Con la Urraco, Ferruccio Lamborghini intendeva costruire una vettura sportiva più economica, che si ponesse nella stessa fascia di prezzo della Porsche. La linea della Coupé 2+2 presentata nel 1970 proveniva ancora una volta dall'estro di Nuccio Bertone: per la motorizzazione venne messo a punto un nuovo otto cilindri, che venne lanciato sul mercato dapprima con una cilindrata da 2,5 litri e successivamente (1974) da 3 litri, mentre sul mercato italiano venne proposto anche un V8 da 2 litri. Inizialmente, Lamborghini pianificò una produzione annuale di 2000 vetture, ma a partire dal 1972 vennero consegnate in dieci anni solo 780 Urraco, di cui 520 nella versione P 250, 194 nel modello P 300 e 66 P 200 per l'Italia. Lamborghini Miura (1966) “Quando uscì la Miura, chi aveva già un gran turismo la mise in vendita”. Questo ricordo clamoroso dà una dimensione dello choc che, nel 1966, la prima berlinetta a motore centrale creò nel mondo. Tutto sembrò improvvisamente vecchio. L’architettura e la meccanica (opera di Dallara, Stanzani e Bizzarrini), la linea di Bertone (il primo successo di Gandini), i colori chiassosi. E naturalmente le prestazioni. Ogni dettaglio contribuì, per alcuni anni, a fare della Miura la dream-car più sognata. L’avevano i giovani VIP, gli sportivi, gli attori, i petrolieri e gli sceicchi. Il disegno della Miura fu inizialmente affidato alla carrozzeria Touring, che aveva firmato la 350 GT, la prima Lamborghini. Ma le proposte non impressionarono il patron Ferruccio, che prese contatto con Bertone al Salone di Torino del ’65. Si narra che Nuccio, di fronte allo chassis della Miura, disse a Lamborghini: “noi faremo la scarpa perfetta per vestire questo piede meraviglioso”. Pochi giorni dopo Gandini, da poco arrivato in azienda, e il fido assistente Piero Stroppa, si misero al lavoro. Lancia Strato’s HF (Zero) (1970) Presentata al 52° Salone di Torino del 1970, il prototipo Stratos era caratterizzato dal design estremo e dalle originali soluzioni tecniche. Denominato da Bertone “Progetto Zero”, quasi a rievocare una “riprogettazione da zero” del concetto di automobile, appariva in effetti
come uno studio rivoluzionario, una sorta di scultura mobile, realizzata su telaio Lancia Fulvia 1,6 HF, con motore centrale posteriore e un inedito accesso all’abitacolo attraverso il parabrezza che si apriva ribaltandosi verso l’alto. L’altezza da terra è di soli 84 centimetri. La prova su strada è strabiliante e le apre le porte del reparto corse della Lancia. Lancia Stratos HF (1971) Un autentico mito dell’automobilismo sportivo. Presentata nel 1971, la Lancia Stratos HF avrebbe infatti vinto negli anni a venire ben quattro titoli Mondiali Rally, con piloti indimenticabili quali Sandro Munari. Questa aggressiva berlinetta a due posti, dal modellato muscoloso e compatto (è lunga 3,6 metri e ha un passo di 2,1 metri) adotta un motore Dino 6 cilindri a V di 2,4 litri a 4 alberi a camme in testa da 192 CV . Maserati Khamsin (1972) La Khamsin prende il suo nome da un vento caldo e impetuoso dell’Egitto ed è presentata al Salone di Torino nel 1972 riscuotendo subito l’interesse della Maserati. Questo filante coupé gran turismo con carrozzeria 2+2 è equipaggiato con un propulsore 8 cilindri a V di 4930 cm³ in grado di erogare 320 CV a 5800 giri/min; il motore è alloggiato dietro l’asse anteriore per rendere meno alto il cofano anteriore. Il razionale schema meccanico è conforme alla linea pulita della carrozzeria, innovativa ed elegante nella sua concezione stilistica. Dal grande cofano alla coda cortissima è un susseguirsi di linee affilate e spigoli vivi, fino alle raffinate soluzioni quali l’asimmetrica disposizione delle prese d’aria anteriori e il geniale specchio di coda trasparente, per un risultato di leggerezza e perfetta visibilità. Bicicletta/Lambretta LUI/Moto Guzzi Nelle impressionante serie di progetti firmati da Gandini, le due ruote occupano uno spazio limitato, ma comunque creativo. Nel 1967, mentre il mito della Lambretta cominciava a segnare il passo, la Innocenti affidò a Bertone lo studio di uno scooter di piccola cilindrata, leggero, innovativo nel disegno e nella personalità, che avrebbe dovuto colpire l’immaginario giovanile. Dalla matita di Gandini uscì il “Lui”. Nel 1971 il tema fu completamente diverso: una delle moto italiane più prestigiose e potenti: la Moto Guzzi V7. Progettata da Lino Tonti, la versione Sport della V7 ebbe da Gandini importanti input stilistici come le curve del serbatoio, lo
scomparto triangolare centrale e perfino l’impianto elettrico della moto. Gandini ha anche riflettuto sulle due ruote senza motore. Accanto al “Lui” e alla Guzzi, ecco un prototipo di bicicletta pieghevole dall’architettura totalmente inedita, realizzata a mano dal designer e mai esposta prima. Renault Supercinque (1984) Con la Supercinque, lanciata nel 1984, Gandini riuscì a reinterpretare un’auto di gradissimo successo (la Renault 5 del 1972), mantenendone il carattere e migliorando la sostanza. Lo stile della Supercinque, così come l’aggiornamento meccanico, ebbe una gestazione complessa. Vi parteciparono, oltre a diversi designer interni alla Renault, Bertone e Gandini, da poco libero professionista. Conquistò i manager della Regie - ed i test sui consumatori – con una serie di quattro proposte, l’ultima approvata nell’autunno del 1981. Volvo Tundra (1979) Dall’idea per una Volvo tutta nuova, slanciata e aerodinamica, nacque il cavallo di battaglia della Citröen degli anni 80: la celebre BX. Il prototipo che Bertone aveva proposto ai manager svedesi nel 1979 era, in effetti, molto diverso dal look delle indistruttibili vetture di Göteborg. Anche se la Tundra avrebbe, in più di un particolare, anticipato il coupé 480, nato nel 1985 da un progetto interno. La forma a spigolo della vettura, i passaruota, la linea della fiancata e soprattutto il frontale, si ritroveranno però, molto simili, nella nuova “media” della Citröen, firmata da Bertone e Gandini nell’82. La BX fu, tra l’altro, una delle prime automobili disegnate con l’ausilio del software CAD. Cosa che permetteva di svolgere in poche ore misurazioni che prima richiedevano mesi. Anche l’utilizzo di materie plastiche nella carrozzeria distingue il progetto di questa berlina, per molti aspetti pionieristica. Rispetto alla già avanzata GS, che la BX sostituiva con dimensioni lievemente maggiori, il numero di componenti della carrozzeria scendeva da 531 a 334. Un altro segno del Gandini-pensiero. Countach Meccano Il modello della Countach di Meccano in scala 1:4 realizzato dallo specialista inglese Pete Wood è unico al mondo. Premiato in varie occasioni, è composto da 7500 pezzi, ha tutti gli organi meccanici in movimento e ci sono voluti quattro anni di lavoro per costruirlo.
Modelli Fulvia/Stratos Zero Per creare la Stratos Zero Gandini si ricordò della sua esperienza di “Meccano boy”. Prese una Fulvia coupé, staccò il telaietto ausiliario con il motore e il gruppo cambio e lo riattaccò al posteriore del nuovo prototipo. Un “copia e incolla” perfetto, come si direbbe oggi. Proprio per ricordare questa “invenzione” il MAUTO ha chiesto al GAMM – Gruppo Amatori Modellismo Meccano, i massimi specialisti italiani di Meccano, di ricostruire il “trapianto” con due modelli unici della Stratos e della Fulvia. Disegni di Mike Robinson per “Gandini Revolution” Lo studio della Stratos Zero e poi della Countach rivoluzionò il concetto di vettura sportiva. Una serie di illustrazioni realizzate espressamente per la mostra da Michael Robinson - l'ultimo direttore dello Stile Bertone - ci aiuta a capirlo. Dopo aver spostato il motore in posizione centrale, Gandini spinse avanti l’abitacolo e accorciò il cofano. Il risultato fu un disegno che avrebbe influenzato per quarant’anni il car-design. Disegni Piero Stroppa Piero Stroppa è un designer molto noto tra i collezionisti di auto storiche. Fu assistente di Marcello Gandini negli anni della Bertone dal 1965 al 1970. Esposti in mostra, si trovano: - I disegni ortogonali in scala 1:10 del telaio e degli elementi meccanici della nuova Lamborghini, redatti da Piero Stroppa nel dicembre 1965; su questi, Gandini disegnò il profilo della Miura. - I disegni ortogonali in scala 1:10 della versione di produzione della Miura disegnati da Piero Stroppa nel giugno del 1966, seguendo i disegni forniti da Gandini
“Marcello Gandini. Genio Nascosto” MAUTO, Museo Nazionale dell’Automobile di Torino dal 24 gennaio al 26 maggio 2019 orari: lunedì 10-14 , pomeriggio chiuso dal martedì alla domenica 14-19 Ingresso con biglietto museo Biglietto intero : 12 € Biglietto ridotto: 10 € Scuole: 2,50 € Ragazzi dai 6 ai 18 anni accompagnati da un adulto: 5 € Gratuito per i minori di 6 anni e i possessori della Torino + Piemonte Card e dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte. per tutte le informazioni: www.museoauto.it ______________________ Per ulteriori informazioni: Mailander R&D Relazioni Digitali Comunicazione e ufficio stampa per MAuTO- Museo Nazionale Automobile Torino Pietro Martinetti p.martinetti@mailander.it T. 011 5527305 M. +39 340 3712520 Emanuele Franzoso e.franzoso@mailander.it T. 011 5527305 M. +39 340 5831070 Simone Berruto s.berruto@mailander.it T.011 5527320 M. +39 339 4586505 MAUTO Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa Lorenza Macciò T. 011 677666 l.maccio@museoauto.it
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