Junior Training - Fiaba della buonanotte

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Junior Training - Fiaba della buonanotte
Junior Training - Fiaba della buonanotte

  “C’è un significato più profondo nelle fiabe che mi furono narrate nella mia infanzia che nella
                 verità qual è insegnata dalla vita” (Schiller, I Piccolomini, III, 4)

Le fiabe ricoprono un ruolo importantissimo nella comunicazione verbale tra adulti e bambini.
Nella teoria strutturata di Pedagogia per il Terzo Millennio fanno parte di una trilogia che serve
all'adulto per trasmettere ai suoi nuovi nati un sapere antico che parla di come è fatto l’uomo, come
funziona e quali sono le leggi che governano il pianeta che lo ospita.
Questa trilogia é composta dalla Fiaba o racconto fiabesco, che viene trasmesso nella prima parte
della vita; dal Racconto Eroico e dal Racconto Mitico.
La fiaba ha il compito di trasmettere al fanciullo la conoscenza della struttura dell'uomo. Il racconto
eroico ha il compito di far fare il salto dal mondo ovattato dell’infanzia al mondo dell'azione: "io
sono questo, io farò questo gesto eroico, io mi uniformerò agli attributi, alle capacità, alle qualità
che ritrovo negli eroi dei racconti che mi vengono trasmessi”. La “narrazione eroica” nel secondo
settenario è una modalità di educazione attraverso la suggestione. E’ il momento educativo in cui il
bambino e il ragazzo trovano riferimenti rispetto a ciò che vivono (la paura, la difficoltà, il
superamento, ecc.). Inoltre, in modo simbolico, i racconti eroici tradizionali conservano e
trasmettono la conoscenza del funzionamento della macchina uomo e della sua relazione con
l’ambiente umano e naturale. Il racconto narrato, inoltre, a differenza della rappresentazione teatrale
o cinematografica, permette il confronto con gli aspetti cruenti e forti della vita in modo
assimilabile dal bambino e dal ragazzo.
Il racconto mitico, più adatto alla mente dell’adulto, vede l’uomo comune sviluppare capacità
straordinarie che lo avvicinano sempre di più a Dio e al mondo degli dei.
Scegliere di raccontare il mito a dei bambini significa offrire loro un ambiente altamente
pedagogico, dotato degli elementi rituali ed evocativi che caratterizzano il mito e gli conferiscono la
dimensione sacra propria dell’indagine che l’uomo, da sempre, compie su stesso e sul mondo che lo
circonda.

                      Fondazione Patrizio Paoletti per lo sviluppo e la comunicazione
                   Via Ruggero Bacone 6, 00197 Roma - Tel. 06 8082599 - Fax 06 92912688
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Il compito della fiaba per un bambino, come del mito per un uomo, è quello di immergere
l’ascoltatore in un mondo archetipico e valoriale. Spesso i bambini pongono domande di portata
immensa, e per comunicare messaggi ed impianti teorici di grande complessità, l’ utilizzo della
fiaba, del racconto eroico e del mito permette all’ascoltatore di giungere ai più profondi significati,
accedendo prima al senso esteriore del narrato e poi, gradualmente ma velocemente, al senso più
profondo. Ogni fiaba ed ogni mito sono collocati al di la del tempo, ed utilizzano la dimensione del
racconto per indagare i più alti quesiti che da sempre accompagnano l’uomo. Come in ogni mito,
anche la fiaba ha la sua massima espressione nella performance narrativa, ha dei lati paurosi e
terribili, risvolti penosi o tristi, racconta picchi di gioia, momenti di coraggio, difficili scelte.
(autori di riferimento Elena Sant’Agostino (non sono riuscita a capire chi sia, forse è sbagliato il
riferimento; Patrizio Paoletti).
Le fiabe parlano della vita in modo non esplicito, permettendo di entrare in contatto con delle
informazioni non immediatamente intellegibili per il livello cosciente della mente umana, ma
piuttosto comprensibili ad un livello più profondo dell’essere, il livello inconscio o subconscio.
Questo livello comprende il linguaggio degli archetipi, dei suoni primordiali, delle trasformazioni
magiche: vere e proprie istruzioni di processo per il mondo inconscio. Scrive Bruno Bettelheim nel
suo libro “Il mondo incantato”, la cui prima edizione risale al 1977: “più ho cercato di capire
perché queste storie riescano così bene ad arricchire la vita interiore del bambino, più mi sono
reso conto che esse, in un senso molto più profondo di quanto sia vero per qualsiasi altro materiale
di lettura, iniziano dal punto in cui il bambino realmente si trova nel suo essere psicologico ed
emotivo. Esse parlano delle sue gravi pressioni interiori in un modo che il bambino inconsciamente
comprende e – senza sminuire le volente lotte interiori che il processo di crescita comporta –
offrono esempi di soluzioni sia permanenti sia temporanee a pressanti difficoltà”.
Il momento serale del Junior Trainig nel quale si racconta una fiaba prima di andare a dormire è,
quindi, il momento nel quale il bambino trova riferimenti rispetto a vissuti talvolta non facili della
giornata: la paura (ad esempio del buio), la difficoltà di alcuni momenti, l’incontro con oggetti e
persone sconosciute e così via.

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La fiaba è una struttura narrativa di sostegno per la crescita del bambino, all’interno della quale egli
può effettivamente trovare una corrispondenza tra le situazioni del quotidiano e, conseguentemente,
un’indicazione sulle strategie e le risorse da mettere in campo per affrontare situazioni complesse.
Per dirla con Bateson (1973), la metafora rappresenta un contesto comunicativo all’interno di altri
contesti comunicativi, un “tipo logico” differente dall’esperienza quotidiana: se questi due contesti
vengono compresi e differenziati, è possibile inviare segnali (messaggi e contenuti significativi) dal
contesto metaforico al contesto reale.
In questo momento del Junior Training il genitore può accorgersi del potere della metafora e grazie
alla mediazione dell’educatore nel momento teorico, potrà apprendere tutto quello che si può
veicolare con una fiaba e potrà ricevere un aiuto concreto a scegliere la fiaba giusta per ogni singolo
momento della vita del suo bambino.

L’ambiente in cui si svolge l’attività è molto accogliente e preparato con molta cura: delicata
introduzione musicale, luce soffusa, morbidi cuscini della stessa dimensione e dello stesso colore
(grigio scuro), libro delle fiabe, racconto della fiaba con accompagnamento musicale (violoncello o
flauto o entrambi).

I genitori, dal punto di vista fisico, hanno la possibilità di rilassarsi e di scaricare le tensioni della
giornata. Dal punto di vista emotivo hanno l’occasione di strutturare un momento di relazione
esclusiva con i propri figli in un frame narrativo che contiene e veicola elementi di forte pathos. Dal
punto di vista cognitivo possono raccogliere riferimenti sulla modalità di narrazione (tonalità,
velocità, enfasi, pause, etc.), da utilizzare poi nel contesto domestico.
Inerentemente ai bambini, la fiaba, raccontata prima di andare a letto in un’atmosfera accogliente,
predispone il piccolo a uno stato di profondo rilassamento fornendogli riferimenti per affrontare il
sonno ed i sogni (obiettivo fisico).       Dal     punto     di    vista    emotivo,      il   bambino,   tramite
l’identificazione con i vari personaggi delle fiabe, può capire che è possibile affrontare situazioni
problematiche traendone vantaggio e, dal punto di vista cognitivo, può creare un mondo mitico di
riferimento, attraverso l’incontro con l’antico insegnamento tradizionale, affinché possa affrontare
le proprie paure.
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Il racconto fiabesco inizia intorno alle ore 21:00 ed è destinato ai bambini di tutte e tre le fasce di
età (0-3, 3-6, 6-11) con i loro genitori.
I trainer sulla scena sono generalmente due: la narratrice e il musicista (di violoncello o flauto, o
entrambi in un paio di sere). Un terzo gestisce i bambini che naturalmente sono propensi ad
avvicinarsi a loro.
La prima fiaba narrata è “Merlino e Artù”, la seconda è “Il brutto anatroccolo”, la terza è “Il gatto
con gli stivali”, la quarta è “Biancaneve” (non trovo il riferimento nelle mie schede quindi non sono
sicura!!), la quinta è “La lampada di Aladino”.
I genitori accompagnano i bambini e li lasciano liberi di sedersi dove preferiscono, avendo
l’accortezza di non occupare le prime file (solo una mamma, nel penultimo giorno, si siede accanto
alla figlia in prima fila).
I bambini aspettano con emozione il momento di entrare (alcuni esclamano “siamo pronti!”): la
maggior parte va subito ad occupare le prime file, alcuni si siedono accanto ai genitori, altri agli
amici (c’è stato un solo caso in cui una bambina è tornata indietro a sedersi accanto ai genitori). E’
stato interessante notare che, mentre nella prima sera molti bambini hanno portato con loro dei
peluche, già a partire dalla seconda essi erano quasi completamente scomparsi (fatta eccezione per
una bimba molto piccola), segno di una maggiore familiarità e confidenza con la situazione
La narratrice ha un tono di voce molto espressivo e attraente e comincia a raccontare la fiaba
riuscendo ad ottenere senza fatica l’attenzione dell’uditorio.
I genitori ascoltano in silenzio (solo in alcuni casi verbalizzano positivamente a bassa voce
sull’attività), sono molto coinvolti e attenti e cercano il contatto fisico (carezze, gesti di affetto,
coccole, abbracci) con i propri figli. A volte scambiano sorrisi di intesa e partecipazione con gli altri
genitori ma, in linea generale, tendono a rilassarsi all’interno del loro nucleo familiare.
Per quanto riguarda i bambini, invece, alcuni si accoccolano sui genitori, altri si sdraiano (per
dormire o in posizione di ascolto), alcuni cercano il genitore poiché seduti lontano da lui, altri si
alzano, poiché l’attenzione tende a diminuire, alcuni provano ad avvicinarsi ai musicisti, altri
escono dal gruppo e vengono ripresi dai genitori. Il livello di attenzione durante le serate non ha
seguito un’escalation lineare ma è stato fluttuante.
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Alla fine del racconto, la narratrice rimane qualche secondo in silenzio, aspettando che siano i
bambini a fare qualche cenno. Quando i bambini si avvicinano, la trainer rimanda loro: “pronti ad
andare a nanna?”. Così, di fronte alla risposta sempre negativa dei bambini, inizia la condivisione
delle immagini della fiaba (per es. “No! Io voglio vedere la spada di Artù!”). Molti bambini, ogni
sera, dicono che vorrebbero che la fiaba continuasse, che la vorrebbero sentire tutta, per intero, ma
la trainer porta la discussione su ciò che si è svolto durante la giornata e su ciò che si farà nelle
giornate successive, rimandando ai bambini l’idea di una scansione temporale precisa da rispettare,
e augura la buonanotte con una formula ben precisa (“vi auguriamo una buona e santa notte … ),
che i piccoli mostrano di riconoscere a apprezzare. L’attività si conclude sempre con l’applauso
spontaneo da parte dei destinatari.
L’ultima serata si svolge in modo insolito perché, prima della fiaba, i bambini più grandi si
esibiscono in un concerto per quelli più piccoli e per i genitori.
Sulla scena vi è un pianoforte posto sulla sinistra con, a seguire, la fila di bambini, ciascuno con il
proprio strumento. Una bimba piccola va a sedersi nella fila dei “musicisti”, ma le spiegano che non
può farlo. I bambini dell’uditorio si mostrano molto incuriositi dalla nuova disposizione e si
avvicinano.
Dopo l’esecuzione collettiva, in cui tutti i genitori scattano foto e fanno video, sorridono e sono
affascinati, il trainer afferma che vuole valorizzare i bambini che sanno già suonare qualche
strumento e, dunque, fa una piccola intervista ad un bambino che si esibirà singolarmente con il
flauto traverso (“mi piace suonarlo, suono da quando ho 5 anni”) e a due bambini che suoneranno il
pianoforte (“mi piace il suono. Suono da 7 anni” – il primo -; “Suono da 5 anni. Mi piacerebbe
andare in giro per il mondo” – il secondo -). Questi ultimi propongono rispettivamente Debussy
(The Little Nigar) e un brano di Schubert; il primo propone “Humoresque” di Dvorak.
Prima dell’inizio dell’esecuzione dei brani, un papà che sta per partire prende la parola e dice: “Ci
tenevamo a ringraziarvi. Siete stati importanti per noi, è stata un’esperienza importante. Dal
profondo del cuore, grazie a voi perché siete stati degli specchi interessanti e utili”.
Durante le esecuzioni musicali, i bambini dell’uditorio sono molto più calmi rispetto alle sere
precedenti: alcuni si sdraiano per dormire, nessuno va in giro per la stanza o si avvicina ai musicisti
e cala un clima di ascolto sereno e coinvolgente. Anche genitori continuano a immortalare il
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momento, sorridendo affascinati dalla bellezza della situazione e dalla bravura dei bambini. Finita
l’esecuzione al pianoforte, i due bambini si recano dai loro genitori che li accolgono con elogi e
gesti di affetto, mentre l’altro, prima di andare dalla mamma, si preoccupa di posare e “mettere al
sicuro” il flauto. Al termine delle performance l’applauso sorge spontaneo e, a gran richiesta di
genitori e bambini, viene concesso un bis: “Tarantella” di Paul Beaumont per il pianoforte e
“Scherzino” di Andersen per il flauto. Di nuovo cala un clima di profonda attenzione: alcuni
bambini imitano i gesti dei direttori di orchestra o degli strumenti, i genitori continuano a fare foto e
video, sostengono l’attenzione dei figli sui musicisti, si accoccolano con loro e, alla fine, tutti
applaudono sonoramente e si preparano per l’ultima fiaba.

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