Le Medicine non Convenzionali: lo stato dell'arte
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Ospedale San Pietro Fatebenfratelli Via Cassia 600 00189 Roma Le Medicine non Convenzionali: lo stato dell’arte a cura del Professor Osvaldo Sponzilli Direttore responsabile: Ambulatorio di Medicina Anti Aging, Omeopatia e Agopuntura http://www.sponzilli.it http://www.omeopatiainospedale.org http://www.omeopatia-online.com http://anti-aging-italia.com 1
1. Il recupero della vera anima della medicina Per trovare la vera anima della medicina occorre ripercorrerne la storia che la ha vista ora arte, ora scienza. I grandi nomi dell’antichità univano sapientemente la filosofia alla medicina in quanto entrambe si occupavano dell’uomo: nei testi ippocratici troviamo considerazioni di ordine teologico e filosofico così come negli studi fatti da Aristotele sulla natura dell’uomo, sui sogni e sugli stati d’animo. Ippocrate è stato essenzialmente un clinico e come tale ha avuto una visione globale dell’essere umano ha studiato cioè tutti i segni ed i sintomi osservabili sul paziente. I testi ippocratici, che danno l’avvio alla medicina occidentale, sono stati tradotti in arabo, ebraico e latino. In essi si descrive un esame medico molto approfondito con ascoltazione, palpazione, percussione e soprattutto con la raccolta di ogni piccolo indizio utile alla diagnosi: sfumature di colore della cute, variazione di comportamento psicologico emozionale, contrazioni muscolari, secrezioni ed escrezioni. L’urina, ad esempio, veniva valutata come quantità, colore, sedimento, torpidità e sapore. Quindi grande importanza si dava alla storia del soggetto, alle sue abitudini di vita e ad eventuali traumi emotivi subiti. Questo metodo di indagine era fondato principalmente sull’osservazione a 360 gradi; al centro stava l’individuo: la persona che manifesta la sua malattia con i relativi sintomi. Quella ippocratica era in realtà un’arte, dell’osservare, del diagnosticare e del 2
curare. La Grecia aveva un gran culto dell’uomo per cui nessun pensava neanche lontanamente di fare dissezioni su cadavere per studiare l’anatomia. A questo pensò invece Aristotele e la scuola di Alessandria che approfondirono gli studi anatomici e fisiologici. Dopo periodi di decadenza Galeno (138-201 d.C.) riportò la medicina verso alte vette scientifiche per l’epoca, ma alla sua morte seguì un periodo di dogmatismo in medicina. Un nuovo fiorire si manifestò nella scuola salernitana e con la nascita delle università. Fin qui filosofia e medicina procedono a braccetto in un approccio olistico tanto che una visione psicosomatica della malattia traspare ad esempio nel medioevo con il chirurgo Henry de Mondeville nella citazione: “Anche il più ignorante sa che la gioia e la tristezza sono accidenti dell’anima e che la gioia fa ingrassare il corpo, mentre la tristezza lo fa dimagrire” Dal Seicento in poi con la nascita del metodo scientifico e le nuove scoperte, la filosofia e lo studio dei classici non sono più necessari, si studia solo l’evidenza: il corpo, l’organo, la fisiologia, la malattia con i suoi sintomi. Questa prende il sopravvento sull’uomo, e nell’Ottocento il medico, divenuto scienziato, definisce con precisione le caratteristiche cliniche, Laennec, l'eziologia, Koch, e la sua sede, Bischat e Virchow. Il medico si allontana definitivamente dall’uomo e dalla sua biografia indossando spesse lenti di ingrandimento che portano in secondo piano il contesto socio culturale, ambientale e psicologico del paziente. Ma mentre da un lato la medicina si va facendo sempre più ultra-specialistica al punto che nelle Università non viene più insegnata la semeiotica, cioè lo studio dei segni clinici attraverso l’ispezione, ascoltazione e percussione, dall’altro la scienza, quella della ricerca, scopre il sistema PNEI, cioè il sistema psico-neuro endocrino immunologico, l’epigenetica, la nutrigenomica e la medicina quantica. Tutte queste discipline riportano la medicina a un piano umanistico così come era concepito dai grandi medici del passato. Quindi scienza evoluta e studio psicosomatico dell’uomo trovano nuovamente un punto di contatto che è in definitiva l’anima vera della medicina. Ormai è accertato che ogni stress ripetuto ed anomalo che si ripercuote sul sistema neurovegetativo provoca alterazioni nel sistema endocrino e immunitario, tutto questo porta a rivedere le teorie troppo organicistiche ridando valore al soggetto e al suo 3
ambiente, alle sue interazioni con gli altri esseri umani. Il fatto che esista un legame tra la psiche e il corpo è un'antica intuizione dell'uomo: Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi. Circa venti anni fa il noto psichiatra Paolo Pancheri affermava che il medico si era ridotto a curare un uomo senza testa, mentre la psichiatria e la psicologia, dal canto loro, guardano eminentemente ad un uomo senza corpo. Ora sappiamo attraverso lo studio del sistema PNEI, della genetica e del fenotipo che molte malattie organiche si manifestano obbedendo a un ben preciso “linguaggio del corpo”; attraverso questo linguaggio, l’organismo, inteso come unità psicofisica, fa emergere all’esterno un disagio di natura psichica che produce uno squilibrio fisico etichettabile come malattia. Ciascuno di noi ha quindi un organo, o un apparato che geneticamente funge da bersaglio, e su cui si manifesta la malattia. Dovremmo quindi educarci a vedere la malattia non sempre come un nemico da combattere, ma come un messaggio, simile a una spia di una autovettura, che ci avverte di uno stato di disagio che ha portato in tilt i vari sistemi di regolazione organici. La riscoperta della vera anima della medicina attraverso il recupero della discipline umanistiche applicate all’uomo ha come fine il miglioramento del rapporto fra medico e paziente. L’anima della medicina è quindi un sapere che poggia su due colonne come se fosse un ponte. Una colonna rappresentata dal sapere scientifico e l’altra dal sapere umanistico. Tutto questo va visto nell’ottica, di bilanciare l’approccio olistico proprio delle medicine complementari con la clinica “tecnologica”. Dalla loro integrazione può rinascere una forma di medicina più umana e globale nel vero senso del termine rispettosa della biografia individuale che sempre si identifica con la biopatologia del soggetto in stato di sofferenza . “Un uomo non è ammalato perché ha una malattia, ma ha una malattia perché è ammalato”. 4
2. La crescente affermazione delle medicine complementari come parallele ed integrative delle terapie classiche. Sotto la dicitura “medicine complementari” sono comprese molte dottrine le cui basi teoriche sono molto diverse da quelle del sistema sanitario classico. Tutte queste forme di medicina -agopuntura, ayurveda, fitoterapia, omeopatia, ecc.- sono state definite CAM cioè “Complementary and Alternative Medicine”. L’agopuntura è entrata da diversi decenni a pieno titolo nei master universitari post laurea in medicina e vi ricorrono in Italia un numero sempre crescente di persone. Ormai centinaia sono gli studi scientifici e sperimentali effettuati da ospedali ed università di tutto il mondo, per cui è acclarato il suo effetto in molte patologie dolorose, allergiche o di squilibrio del sistema endocrino ed immunitario. L’omeopatia dal canto suo affiancata dall’omotossicologia e dalla medicina antroposofica risultano essere in Italia al terzo posto in Europa, dopo Francia e Germania, per il loro consumo. Negli ultimi vent’anni la vendita di questi farmaci è aumentata del 65%, nonostante non abbiano la possibilità di essere pubblicizzati e siano senza bugiardino e non rimborsati dallo Stato. La maggior parte degli utenti è di sesso femminile, ha un’istruzione medio-alta e li usa spesso come rimedio non alternativo ma complementare. Secondo una indagine Doxa di qualche anno fa ricorrono abitualmente all’omeopatia 9 milioni di italiani, mentre 14 milioni vi ricorrerebbero saltuariamente (23 per cento della popolazione). 5
Nel marzo del 2010 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha pubblicato il documento Safety issues in the preparation of homeopathic medicines, in cui viene accordata all’omeopatia pari dignità rispetto alle pratiche mediche convenzionali. Sta di fatto che ormai da più parti esiste una collaborazione tra le varie forme di medicina al fine di curare il malato nella sua globalità. Ovviamente occorre un atto di umiltà e uno sforzo comune che vada al di là di contrapposizioni su quale forma terapeutica sia più valida. Hanno tutte i loro limiti, ma anche i loro benefici. Da un lato il concetto olistico, che riavvicina la medicina al vecchio rapporto medico paziente, senza trascurare il sintomo che non è solo espressione di malattia, ma anche di disagio dell’essere umano di fronte a situazioni ambientali e relazionali alterate; dall’altro la visione allopatica integrata con la medicina tecnicistica e ancora la rivalutazione di uno stile di vita corretto, una giusta alimentazione e una gestione dello stress equilibrata. 6
3. L’Omeopatia Esame della Dottrina di Hahnemann alla luce dei nostri tempi: “Mentre il progresso della medicina è avvenuto attraverso numerosi errori che sono a mano a mano caduti nella storia della medicina per un processo spontaneo di epurazione, sta di fatto che la dottrina hahnemanniana, violentemente osteggiata e ritenuta erronea in tutti i tempi, è rimasta viva fino ai nostri giorni resistendo a più di un secolo* e a una fondamentale trasformazione di tutto lo scibile medico. Questa notevole vitalità ci avverte di andar cauti con le critiche sommarie” (* ora 2 secoli) così scriveva sotto la voce omeopatia Giacinto Viola, illustre clinico costituzionalista italiano nella prima metà del XX secolo sull’Enciclopedia Treccani. Storia e diffusione È una dottrina terapeutica derivante dalla scoperta fatta da E. Jenner (1749-1823) che l’inoculazione con pustule vacciniche rende immuni dal vaiolo. Prendendo spunto 7
da questa geniale scoperta un illustre medico inglese G. Hunter riportò in auge un concetto assai antico, cioè che due malattie simili non possono coesistere nello stesso organismo. In questa visione il farmaco avrebbe il compito di produrre una malattia simile a quella che era destinata a guarire. A questi concetti preesistenti dette valore di una vera dottrina terapeutica Samuele Cristiano Federico Hahnemann. “L'omeopatia e la terapia che consiste nel dare al malato, a piccole dosi, la sostanza che, sperimentata sull'uomo sano, riproduce i sintomi osservati". Questa definizione e stata esposta e sviluppata da Cristiano Federico Samuele Hahnemann nelle due sue opere divenute celebri: "L'Organon dell'Arte di Guarire" e "Il Trattato delle Malattie Croniche" comparsi nel 1810 e nel 1830. Questi due testi hanno costituito il punto di partenza e la base di tutto il lavoro degli omeopati che si sono succeduti da Hahnemann ad oggi. In essi sono contenuti i due principi fondamentali dell'arte di guarire: • la legge dei simili "similia similibus curentur" (i simili sono guariti dai simili) che si oppone a "contraria contrariis curentur" (i contrari sono guariti dai contrari); • il concetto della dose infinitesimale che consiste nel diluire e sublimare sempre di più la materia per trasmutarla in forza attiva capace di guarire. La legge dei simili risale senza dubbio ad Ippocrate che diceva: "La malattia è prodotta dal simile e con il simile si ritorna allo stato di salute". In questa frase ippocratica e rachiusa tutta l'omeopatia! Nel medioevo troviamo una concezione analoga negli alchimisti e negli ermetisti. Con Hahnemann si oscura la vera tradizione esoterica, cadono nell'oblio le parentele tra i veleni cosi come la vera preparazione alchemica delle sostanze per sublimazione. Hahnemann ha l'immenso merito di aver trasportato in ambito scientifico, probabilmente senza essersene reso conto, un metodo alchemico. Egli ha cioè trovato la possibilità di estrarre i principi nascosti delle sostanze non più attraverso la sublimazione alchemica, ma attraverso l'uso della dose infinetesimale. Quindi i due principi fondamentali stabiliti da Hahnemann sono: la legge dei simili e l'uso della dose infinitesimale. 8
Inoltre egli aveva dedotto dall'osservazione che ogni rimedio agisce in maniera differente secondo che sia somministrato a dose piccola o grande, nel primo caso dando un effetto stimolante, nel secondo un effetto paralizzante (questo principio e stato più tardi codificato in legge da Shultz). Hahnemann pensava che il rimedio dato a piccole dosi provocasse nell'organismo una malattia artificiale, che poteva sopraffare la malattia naturale. Ma affinché ciò si verifichi è necessario che il rimedio riproduca dei sintomi simili a quelli della malattia ossia che sia analogo della malattia. Questo è il motivo per cui spesso si hanno aggravamenti dei sintomi quando la malattia artificiale si sovrappone a quella naturale. Qui occorre introdurre il concetto di patogenesi. Si intende per patogenesi di una sostanza l’insieme dei sintomi che questa ha prodotto in un individuo sano. Questi sintomi provengono essenzialmente da tre fonti: 1. la tossicologia propria della sostanza; 2. la sperimentazione patogenetica propriamente detta: fatta con dosi diverse, ma non tossiche, in soggetti di età varia, dei due sessi, variamente sensibili.Essa provoca soprattutto dei segni funzionali o generali, cioè –come diceva hahnemann- dei mutamenti nel modo di sentire o di agire. 3. la sperimentazione clinica: che permette di includere nella patogenesi i sintomi regolarmente guariti dalla sostanza prescritta. Possiamo affermare che la sperimentazione patogenetica fa dell’omeopatia la prima scienza medica sperimentale: essa cioè sperimenta sull’uomo sano le varie sostanze del regno animale, vegetale ed animale per raccogliere nelle materie mediche le patogenesi dalle quali il medico trarra le indicazioni di prescrizione per la persona malata. Ovviamente si tratta di un tipo di sperimentazione molto diversa da quella della medicina allopatica, ma che di fatto ha preceduto l’era sperimentale del XX secolo. Hahnemann aveva intuito che l'organismo malato è infinitamente più sensibile alle reazioni del mondo esterno rispetto all'organismo sano. Lo stesso Hahnemann consigliava di non ripetere le dosi nelle malattie croniche ed invece di ripeterle in quelle acute. Un'altra legge fondamentale dedotta da Hahnemann è che i rimedi hanno una affinità organica particolare di cui è opportuno sempre tener conto. Cosi l'arsenico ha 9
una predilezione per il sistema nervoso e l'intestino, la belladonna per la gola e la pupilla, il fosforo per le cellule epatiche, il mercurio per le mucose e così via. Hahnemann si era inoltre reso conto che la sola diluizione era insufficiente a rendere attivo il rimedio se non veniva effettuata la dinamizzazione. È con la dinamizzazione che si liberano le proprietà nascoste dei rimedi. Egli procedeva in questo modo: in un flaccone contenente 99 gocce di alcol aggiungeva una goccia di tintura (=diluizione) il tutto veniva sottoposto a 100 sbattimenti (=dinamizzazione) per avere la 1°CH dalla quale si prelevava una goccia ed aggiunta a 99 gocce di alcol in un altro flaccone per avere dopo dinamizzazione la 2CH e cosi via. Hahnemann morì a Parigi il 2 giugno del 1843 a 87 anni. Dopo di lui l'omeopatia si diffuse notevolmente negli Stati Uniti dove si apri l'era sperimentale omeopatica. In quegli anni furono studiati piu di 200 rimedi con sperimentazione sull'uomo sano e sugli animali con una particolare attenzione non solo per i sintomi di ordine fisico, ma anche morali e mentali, non per nulla Hahnemann aveva sempre dato massima importanza ai sintomi soggettivi del paziente e non a quelli di malattia. Successivamente l'omeopatia si diffonde nel mondo anglosassone e tedesco e solo secondariamente arriva in Francia dall'Italia (dove continuerà ad essere ignorata per anni) e si diffonderà per l'opera assidua e meritoria di un grande caposcuola, Leon Vannier, che anche tramite i suoi allievi contribui alla diffusione massiccia dell'omeopatia in Francia. In quell'epoca si sono fatte le prime ipotesi sul meccanismo di azione dei rimedi sul protoplasma delle cellule malate attraverso movimenti ionici ed elettronici. Si può paragonare l'azione delle dosi infinitesimali omeopatiche all'azione dei fermenti fisiologici cellulari, così che il tricloruro d'antimonio attiva l'amilasi alla dose di 0,00004%; il cianuro di potassio attiva l'area si alla dose di 0,00001 mg.; ed il nitrato di argento arresta l'azione del saccarosio alla dose di 1/20.000.000. In un altro settore come quello endocrino avviene qualcosa di simile, infatti il principio attivo tiroideo può guarire cretinismo e mixedema alla dose di 1/100.000.000 ed agisce sullo sviluppo dei tetards alla dose di 1/5.000.000.000. Processi assai simili avvengono anche con le vitamine, nonchè nel riconoscimento di specie animale, nell'interazione tra i pesci e nell'attrazione e riconoscimento sessuale. Recentemente Luc Montagnier, Premio Nobel 2008 per la medicina, ha rivelato 10
in anteprima mondiale alcune sorprendenti scoperte relative alla natura del DNA umano, ottenute dal suo staff attraverso i percorsi di ricerca sull'AIDS, che chiariscono alcuni meccanismi di azione delle diluizioni omeopatiche. Partendo dal presupposto che il DNA si organizza intorno all'acqua, che è la base dell'organismo umano, Montagnier ha dichiarato: "Questo principio è sempre stato evidente, ma è stato altrettanto trascurato, come trascurate sono state le necessarie interazioni tra la medicina e la fisica, discipline che invece sono strettamente interdipendenti, specie per quanto riguarda l'analisi della struttura dell'acqua. A queste nuove scoperte siamo arrivati seguendo i nostri percorsi di ricerca sull'AIDS, collaborando con laboratori di varie parti del mondo. Abbiamo utilizzato sensori a bassa frequenza, osservando sia i filtrati delle colture di virus sia il plasma di persone infette. E ciò che abbiamo visto è una variazione nelle frequenze delle onde elettromagnetiche, abbiamo osservato dei picchi nella fascia da 0 a 20.000 hertz" Montagnier parla dunque di un vero e proprio fenomeno di "risonanza" nelle molecole dell'acqua quasi che essa fosse "condizionata" e quindi "condizionabile". Questo condizionamento può essere interno od anche esterno, ed in questo acquistano certamente peso certi fattori ambientali, come l'inquinamento elettromagnetico delle nostre città. Al di la di questo, è dunque possibile affermare, in estrema sintesi, che quando si diluisce una sostanza fino a far rimanere "solo acqua", essa mantiene comunque un suo background elettromagnetico. "Abbiamo svolto molti studi sui batteri - ha proseguito Montagnier - e ci sono segnali da parte di molecole ad alto peso molecolare che anche se diluite alla 10 alla diciottesima mantengono un loro proprio segnale: abbiamo dimostrato che questo fenomeno non dipende dalla quantità, ma è un fenomeno che afferisce alla fisica quantistica, alla struttura fisica dell'acqua. Ad esempio abbiamo lasciato due distinte provette in un contenitore di lega metallica che impedisce l'irradiazione verso l'esterno, ed abbiamo visto che tra le due provette, una diluita a 10 alla terza ed una a 10 alla nona, c'era uno scambio di informazioni e di connotazioni a livello molecolare. Questo ci ha dimostrato che le molecole hanno un loro background elettromagnetico ed esso è in grado di trasferirsi da una molecola all'altra, da una provetta all'altra. Abbiamo poi misurato questi fenomeni per settimane nel sangue dei pazienti, estraendo e misurando la parte liquida del plasma umano. La maggior parte degli agenti patogeni, i batteri ma 11
anche i virus, incluso l'HIV, producono questi segnali. Noi li abbiamo mappati, con molte tecniche di disamina differenti, e quelle che abbiamo visto è congruente con tutto quanto ho appena esposto". 4. La farmacopea omeopatica: Tinture Madri ™, diluizioni e dinamizzazioni. La preparazione dei medicinali omeopatici avviene secondo le indicazioni della Farmacopea Omeopatica. Di recente è entrato in vigore in Italia il Codice Europeo sui Farmaci (D.L.vo n. 219/2006), il testo unico per tutta la Comunità Europea che regola l’intero settore farmaceutico. L'introduzione di tale norma porterà vantaggi soprattutto ai consumatori, in particolare, maggiore sicurezza e qualità dei farmaci e maggiore disponibilità di prodotti. Novità importante è l’introduzione di una nuova categoria di medicinali: il medicinale omeopatico. Grazie a questo Decreto, chi già utilizza i farmaci omeopatici può tirare un sospiro di sollievo poiché, adesso, il “prodotto” omeopatico è considerato a pieno titolo un vero e proprio FARMACO, mentre chi non li ha mai utilizzati, ha la certezza di avere a disposizione prodotti di qualità, di origine naturale, praticamente privi di effetti collaterali, utili per la cura dei disturbi più comuni. 12
I ceppi omeopatici (le tinture madri) sono le forme galeniche preparate con materie prime di origine vegetale, minerale, animale o di sintesi che servono come materiale di partenza per la preparazione delle diluizioni. I requisiti richiesti per ciascun componente da utilizzare per l’elaborazione di un medicinale omeopatico sono fissati nelle corrispondenti monografie della Farmacopea Omeopatica, ossia il testo ufficiale che definisce le procedure da seguire per la preparazione dei medicinali omeopatici. Nel caso di una materia prima di origine vegetale, viene specificata quale parte della pianta deve essere utilizzata: fiori, foglie o radici, ecc., e quale è il momento più opportuno per la raccolta, quali sono le tecniche e le metodiche di fabbricazione, ecc. La stessa cosa avviene per le sostanze di origine animale: si specifica se devono essere utilizzate alcune parti dell’animale o l’animale completo, ecc. Grazie alla precisione delle direttive, alla descrizione, identificazione ed elaborazione dei componenti di partenza, si ottiene la preparazione corretta e si garantisce la possibilità di ottenere un prodotto dalle caratteristiche sempre uguali. Un farmaco omeopatico è composto da una parte attiva e da un veicolo o supporto. La parte attiva (o principi attivi), a cui si fa riferimento parlando di farmaci omeopatici, è costituita dalle potenze (o diluizioni) omeopatiche che si ottengono mediante operazioni successive di diluizione del ceppo di partenza in un veicolo inerte (in genere acqua, alcool o lattosio). Le materie prime impiegate possono essere solubili o insolubili; in base alla loro forma verrà scelto il veicolo adeguato. Le forme solubili si preparano mediante una triturazione iniziale che facilita l’ottenimento dei principi attivi. Si lascia quindi macerare la triturazione in alcool (ad una temperatura prestabilita e per un determinato periodo di tempo), poi viene filtrata e spremuta con l’obiettivo di ottenere l’estratto più ricco possibile. Mediante la macerazione in alcool si libera una vasta gamma di principi attivi e una piccola frazione volatile (olii essenziali), pertanto la sostanza risultante è più completa di quella preparata per semplice infusione. Il filtrato riceve il nome di Tintura Madre e si esprime mediante la sigla TM o il simbolo Ø. Le sostanze insolubili sono trattate per mezzo di un processo meccanico mediante il 13
quale la sostanza solida viene diluita dopo miscelazione con un eccipiente inerte fisso, il lattosio, fino al raggiungimento di un certo grado di solubilità. La diluizione omeopatica può essere definita come la ripartizione della Tintura Madre in un veicolo inerte (generalmente alcool 70%). A seconda della proporzione tra soluto e solvente, si possono distinguere cinque scale di diluizione: decimale, centesimale, korsakoviana, flusso continuo e 50 millesimale 1. Diluizione decimale: il rapporto corrisponde ad una parte di soluto e 9 parti di solvente. Si può rappresentare con una delle seguenti sigle: D, X, DH, XH. Questo tipo di diluizione è molto diffuso nel mondo tedesco ed è stato fatto proprio dalla medicina antroposofica e omotossicologica. Ad esempio per le diluizioni omeopatiche decimali l’ulteriore diluizione si ottiene prendendo un decimo della diluizione precedente (D1), diluendola e dinamizzandola in 9 parti di soluzione idroalcolica. Si ottiene in tal modo la seconda decimale hahnemanniana (D2) e così via per le diluizioni successive. 2. Diluizione centesimale: la proporzione è tra una frazione di soluto e 99 di solvente. Si indica con: C o CH. Questa diluizione è molto diffusa in Francia. Per le diluizioni centesimali, si utilizza un centesimo della diluizione precedente (1CH), la si diluisce e dinamizza in 99 parti di solvente, ottenendo così la seconda centesimale hahnemanniana (2CH) e via di seguito (3CH, 4CH, ecc.). 3. Diluizione korsakoviana: detta anche del flacone unico, realizza la diluizione di un ceppo omeopatico attraverso operazioni successive in un veicolo liquido, precisamente acqua distillata, operando in un flacone unico. È il numero di operazioni effettuate che definisce il grado di diluizione. Con questo metodo si ottengono delle preparazioni liquide, chiamate diluizioni korsakoviane, designate con l'abbreviazione K preceduta dal numero che corrisponde al grado di diluizione. Operativamente la diluizione si effettua attraverso l'agitazione di 5 ml di tintura madre in un flacone di vetro da 15 ml; il numero delle agitazioni non deve essere inferiore alle 100 volte, dopo di che si svuota il flacone per aspirazione del contenuto; subito dopo si introducono nello stesso flacone 5 ml di acqua distillata, quantità che rappresenta 99 volte il contenuto della tintura madre rimasta sulle pareti del flacone, si agita ancora per 100 volte, ottenendo 14
cosi la prima diluizione Korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con lo stesso metodo fino al raggiungimento della diluizione desiderata. 4. Diluizione a flusso continuo: si utilizza per le diluizioni molto elevate riducendo i tempi necessari alla loro preparazione. Si ottiene aggiungendo il diluente (acqua) in un recipiente munito di agitatore meccanico nel quale è presente la soluzione da diluire. Il volume di liquido che entra fuoriesce nella stessa quantità dal recipiente. È un metodo squisitamente industriale che produce delle diluizioni completamnete diverse da quelle fin’ora esaminate. Viene applicato alle dosi uniche (alte diluizioni). Accanto al numero indicante la diluizione non compare nessuna lettera. 5. Diluizione cinquantamillesimale: si utilizza una metodica a se stante piuttosto complessa che intervalla diluizioni a secco (farmaco sotto forma di polvere )a diluizioni in umido (farmaco sotto forma di soluzione). Nelle cinquantamillesimale la deconcentrazione va da 1 a 50.000 a ogni passaggio. È stata questa l’ultima diluizione proposta da Hahemann per limitare gli aggravamenti farmacologici. Al termine dei passaggi appena descritti, si procede a combinare le diluizioni con il veicolo eccipiente per ottenere la forma farmaceutica desiderata. Questa è l’ultima parte del procedimento di preparazione. Ad ogni passaggio di diluizione si effettua il processo di dinamizzazione, ossia il violento scuotimento del prodotto semilavorato. 5. Forme farmaceutiche dei rimedi omeopatici Una delle vie di miglior somministrazione del farmaco omeopatico è quella sublinguale. Quindi per ottenere un effetto di superficie ottimale tra mucosa sublinguale e la forma farmaceutica che veicola il medicamento si sono realizzati tre forme farmaceutiche di base: 15
Tubo dose di globuli (dette dosi uniche): contengono per un peso di circa 1 grammo 200 minuscole sfere di lattosio e saccarosio (globuli), impregnate con la diluizione del farmaco omeopatico. Sono contenute nei tubi-dose, a loro volta molto più piccoli dei tubi-granuli. Vengono utilizzate per le dosi korsakoviane, a flusso continuo e cinquantamillesimali, ma in alcuni casi anche per le CH. Ovviamente è la forma farmaceutica che assicura il massimo effetto di superficie. Tubo granuli. Sono sfere di lattosio e saccarosio dieci volte più più grosse dei globuli impregnate con la diluizione del farmaco omeopatico e contenute nei tubi-granuli da circa 4 grammi, ogni tubo contiene circa 80 granuli. Normalmente in questa forma troviamo le diluizioni CH. Gocce. In questo caso il farmaco è conservato in una soluzioni di acqua e alcol. Di solito sono riservate alle basse diluizioni Decimali. Triturazioni. Sono polveri di granuli impregnate con il principio attivo specifico. Di solito in diluizione Decimale Fiale iniettabili. In questo caso il farmaco è presente in una soluzione sterile preparata secondo le norme di buona produzione per poterlo iniettare in totale sicurezza. Sono maggiormente utilizzate dall’omotossicologia e dalla medicina antroposofica. Come si somministrano I farmaci omeopatici orali devono essere assunti a digiuno, possibilmente 5-10 minuti prima dei pasti o 2 ore dopo. Più il sintomo è grave, più si deve aumentare la frequenza di assunzione del rimedio; la somministrazione dipende proprio dalla gravità del sintomo. Quando il sintomo migliora si deve diradare l’assunzione dei rimedio, fino a sospenderla a guarigione avvenuta. Granuli e globuli. I granuli e i globuli non devono entrare in contatto con le mani, ma vanno presi direttamente dagli appositi contenitori. Devono essere assunti lontano dai pasti, lasciati scioglieresotto la lingua o diluiti in poca acqua nel biberon (3-5 granuli per volta), nel caso di bambini molto piccoli. Le dosi devono essere assunte tutte in una volta. La frequenza di assunzione delle dosi può essere settimanale, quindicinale, mensile, a seconda della gravità dei sintomi. 16
Gocce. Le gocce, diluite in poca acqua, devono essere assunte in bocca, meglio se direttamente sotto la lingua. È bene, se possibile, rattenere il liquido in bocca per qualche minuto prima di deglutirlo. Le gocce vanno somministrate con ripetuta frequenza; questo accorgimento aumenta la persistenza del farmaco in bocca e ne migliora l’azione. Triturazioni. Le triturazioni si assumono a stomaco vuoto: 1 cucchiaino-dose 2 volte al giorno. Come assumere e conservare i rimedi Non ci sono controindicazioni all’uso contemporaneo di farmaci “convenzionali” e rimedi omeopatici, perché il meccanismo d’azione è completamente diverso. Interferenze possono esserci con cortisonici e psicofarmaci che annullano o riducono l’azione del farmaco omeopatico. È comunque meglio non associare i due trattamenti, a meno che non lo consigli il medico. I medicamenti omeopatici non devono entrare in contatto con le mani, per evitare di rimuovere i principi attivi che si trovano sulla superficie del granulo, e devono essere possibilmente conservati in luogo fresco e asciutto, lontano da profumi forti, da fonti di calore e da campi elettromagnetici (computer, cellulare). 17
6. La Medicina antroposofica A cura di Gianfranco Di Paolo “Il nuovo metodo medico proposto si distingue dal precedente da un’ulteriore conoscenza dell’uomo. L’antico metodo, sviluppato a partire dalle concezioni scaturite dalle scienze naturali recenti, pretende di raggiungere una conoscenza dell’uomo fondata sullo smembramento della sua organizzazione fisica e sulla ricomposizione attraverso l’intelletto. Ma l’uomo non e soltanto un’organizzazione 18
fisica. E’ anche un’organizzazione sopra-sensibile. Quest’ultima si manifesta attraverso il suo vissuto e le sue attivita psichiche e spirituali. Se la sua organizzazione fisica e il supporto dello psichico e dello spirituale, queste sono gli organizzatori e i vitalizzatori del fisico. […]” (Rudolf Steiner 1920). A partire dall’impulso dato nel 1920 da Rudolf Steiner (filosofo e scienziato, fondatore dell’antroposofia, 1861-1925) e Ita Wegman ( Medico, 1876- 1943), in collaborazione con un gruppo di medici, la Medicina Antroposofica (da anthropos = uomo e sophia = saggezza), secondo la quale gli esseri umani e i regni della natura sono legati da un’origine comune, apporta un allargamento agli insegnamenti universitari classici.Questo principio conduce a una visione d’insieme integrativa della salute, della malattia e della guarigione, oltre che a un approccio specifico delle terapie mediche. La Medicina antroposofica, quindi, non e da definirsi una “medicina alternativa”, non vuole sostituire la medicina convenzionale. I medici, specialisti e non, che la praticano usano quotidianamente tutti i mezzi che la scienza e la tecnica medica moderna ha messo a loro disposizione: nella terapia, quando possibile e in piena “scienza e coscienza”, usano i mezzi che le tecniche antroposofiche a sua volta mette a disposizione. I medici antroposofi si avvalgono di tutta la tecnologia moderna, ma al fine di applicarla al benessere del paziente, laddove essa e indicata e non. Per questa ragione la Medicina Antroposofica indaga e esplora le premesse fisiche ma anche quelle psichiche e personali che hanno determinato la strada verso la malattia. Negli intenti del suo fondatore essa ha il compito di ampliare le conoscenze della medicina cosidetta “ufficiale”, di provata esperienza scientifica ( oggi diremmo di medicina basate sulle evidenze). Ma agli inizi del secolo scorso, come agli inizi di questo nuovo millennio, non basta soltanto leggere nel malato la patologia come segno casuale di un incidente di percorso della salute, ma valutare l’insieme dell’integrita psico-fisica del paziente e capirne i significati “nascosti”. Quindi nella medicina antroposofica troviamo un posto privilegiato del paziente che viene riconosciuto come individuo unico. Da cio deriva un rapporto fondamentale e prioritario e una terapia che non mira piu alla patologia in atto, ma espressamente verso la persona: il paziente viene responsabilizzato e reso partecipe e attivo nel processo di guarigione. Lo scopo della medicina antroposofica e di fortificare il 19
senso di responsabilita individuale e di promuovere il suo diritto a una comune decisione nella scelta terapeutica da adottare. Una medicina che non considera l’uomo come individuo non e una medicina umana. Ma l’architrave fondamentale della medicina antroposofica e il suo approccio terapeutico, una terapia che scorre direttamente dall’osservazione di cio che e patologico; nella medicina convenzionale si predilige l’apporto diagnostico: ma alla fine con gli sviluppi considerevoli dei mezzi d’investigazione si arriva talvolta e si resta perplessi davanti alla poverta delle terapie, alla loro inadeguatezza, alla loro pesantezza, all’abbondanza degli effetti indesiderati o nocivi. La medicina antroposofica vuole di piu: vuole tenere in considerazione gli elementi fondamentali che danno un’impronta significativa e talvolta indelebili alla vita, all’anima e allo spirito del paziente e che sono percepibili fisicamente: il ritmo veglia-sonno, la crescita, come espressione delle forze vitali; la tensione muscolare e la mimica come espressione dell’animico; la distribuzione del calore, la postura, l’andatura, l’orientamento come espressione dello spirituale. L’approccio medico steineriano gia dalla diagnosi e orientato verso la terapia. La conoscenza del processo morboso non si fa isolatamente, ma riallacciando l’uomo alla natura che lo circonda, al cosmo che lo sovrasta: essa si sforza di scoprire qual e il processo che e causa della malattia e trovare nella natura terrestre, al di fuori dell’uomo, lo stesso processo. Cio significa che non c’e alcun processo nell’uomo che non abbia il suo equivalente al di fuori di esso. Bisogna dunque scoprirlo. Questa profonda convinzione di R.Steiner lo condusse a trovare un procedimento di fondo che attraverso la divisione dell’uomo in quattro componenti fondamentali costitutivi (corpo fisico, corpo eterico-corpo di formazione vitale, corpo astrale o dei sentimenti e Io) e in una tripartizione corporea ( componente metabolica, ritmica e mentale), potesse comprendere la malattia e la salute come parte complete dell’equilibrio di queste componenti. Attraverso questo approccio medico, equilibrio e di squilibrio appaiano in tutte le loro dimensioni. Tra Spirito e Materia, tra l’Universo e la Terra, la coscienza e la vita, il passato e il futuro…questi elementi si incontrano nell’armonia o il conflitto, tra la salute o la malattia. La guarigione puo essere ricercata nell’incontro di questi avvenimenti di natura spirituale: i “processi” della 20
Natura, portatori di virtu curative. Un esempio molto eloquente di questo approccio tra natura e processo terapeutico lo descrive lo stesso Steiner in un famoso esempio: […]quando un merlo molto vorace ha inghiottito un ragno della specie aranea diadema, quest’ultimo manifesta la sua natura intima all’interno dell’uccello attraverso la comparsa di crampi violenti che spingono l’uccello a gettarsi su una pianta di giusquiamo e di ingoiarla: la pianta diventa l’antidoto adeguato e l’uccello guarisce. La Natura ci da l’esempio tipo dell’atto terapeutico; il rimedio si trova nella natura e nel caso del merlo e soltanto l’istinto a prevalere. C’e una nuova direzione di ricerca, la salutogenesi, che si occupa di studiare le fonti della salute fisica, psichica e spirituale. Il termine salutogenesi e formato dalla parola latina salus, salutis = salute ,e dalla parola greca genesi = origine, inizio, derivazione. La salutogenesi si occupa quindi delle “cause” della salute. Essa fonda un nuovo modello nella direzione della ricerca medica. Steiner gia in una conferenza del 1920, auspicava con forza che i medici prendessero in considerazione la salute dell’intera umanita, nel momento in cui vogliono aiutare il singolo paziente. Perché? Perché ogni essere umano e parte di un complesso piu vasto, ed egli influenza questo complesso in un modo o nell’altro, che ne sia cosciente o meno, tramite la qualita dei suoi comportamenti esteriori e dei suoi atteggiamenti interiori, sia verso l’esterno sia verso sé stesso. I farmaci antroposofici sono preparati partendo da sostanze naturali provenienti dai regni minerale. vegetale e animale e vengono prodotti secondo procedimenti generali e speciali previsti dalla farmacopea ufficiale dei stati membri della Comunita Europea e vengono monitorati costantemente. Nel 1921 nacquero a Arlesheim nei pressi di Basilea e a Stoccarda i primi istituti clinici in cui venne applicato in modo molto concreto il nuovo approccio medico:oggi A lato delle terapie mediche le arti terapeutiche, come la pittura, la scultura, la musica, il canto e l’arte della parola, sono parte integrante e insostituibili alla medicina antroposofica. In piu l’euritmia terapeutica fu proposta da Steiner come un nuovo trattamento attraverso l’uso del movimento. La ginnastica Bothmer e ugualmente utilizzata nella prospettiva terapeutica. Nel dominio della fisioterapia differenti tecniche di massaggio sono state sviluppate : il massaggio ritmico secondo il dottor Hauschka e la dott.ssa Wegman. Le cure infermieristiche 21
sottoforma d’applicazioni esterne (compresse, cataplasmi, e bagni a dispersione oleosa) e di tecniche specifiche ritmiche sono di aiuto nelle terapie mediche antroposofiche. Oggi, a distanza di 90 anni dalla sua creazione, la Medicina Antroposofica e di casa in oltre 80 paesi nel mondo: da Citta del Capo a Tokio, da New York a Auckland, da Parigi a Buenos Aires: esistono cliniche convenzionate e studi medici dove migliaia di pazienti auspicano di essere considerati “persone”: il piu della volte ci riusciamo! 7. I principi dell’Omotossicologia Omotossicologia significa “studio delle omotossine”. Gli organismi viventi possono, in accordo con la teoria di Von Bertalanffy, essere visti come sistemi di flusso, attraversati continuamente da un’enorme quantità di tossine esogene (microrganismi, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogene (metaboliti intermedi e cataboliti) che in condizioni fisiologiche, cioè di buona reattività ed efficienza, non interferiscono con i normali processi disintossicanti propri dell’organismo. Ciò che viene comunemente denominato salute, dunque, non sarebbe altro che un equilibrio dinamico. In questa ottica le malattie, i sintomi, sono l’espressione del naturale sforzo dell’organismo al mantenimento o al ripristino del suo equilibrio. Sulla base dell’entità dell’aggressione e dell’integrità delle difese specifiche di quel paziente, Reckeweg ha suddiviso le manifestazioni patologiche in sei stadi (fasi) di gravità progressiva. 22
Le prime due fasi, dette umo rali, rappresentano una situazione ancora favorevole, in cui la reattività dell’organismo è efficiente. Nella fase di escrezione le tossine vengono espulse con le secrezioni fisiologiche, nella fase di reazione i processi infiammatori “bruciano” ed eliminano le tossine. Nelle successive due fasi, dette della Sostanza Fondamentale o Matrice, è possibile distinguere una fase detta di deposito in cui le tossine in eccesso, non neutralizzate o non eliminate dagli organi emuntori, vengono accumulate a livello del tessuto connettivo, ed una detta di impregnazione, in cui le tossine possono provocare un processo di destrutturazione cellulare che provoca la perdita della funzionalità enzimatica. Le ultime due fasi, dette cellulari, sono l’espressione di quadri patologici dalla prognosi sfavorevole, in quanto la reattività dell’organismo ha oramai perso di efficacia. Nella fase di degenerazione, la mancata eliminazione delle tossine accumulate provoca ulteriori danni intracellulari, giungendo alla evoluzione degenerativa dei tessuti interessati. Infine, nella fase di dedifferenziazione, il perdurare di stimoli di tipo infiammatorio può determinare la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali e queste ultime, in presenza di uno stato di scarse difese immunitarie, possono prendere il sopravvento sull’organismo. Reckeweg attribuisce un’importanza fondamentale al processo infiammatorio (fase di reazione), identificandolo non più con un fenomeno negativo da bloccare bensì, come egli stesso diceva, interpretandolo come “il sacro fuoco attraverso il quale l’organismo brucia le tossine”. A questa interpretazione si va ad aggiungere la riflessione che l’interruzione forzata, non motivata clinicamente (con FANS, corticosteroidi, antibiotici, chemioterapici) dell’infiammazione ne impedisce l’evoluzione fisiologica. Questo si traduce in un accumulo, nel connettivo, di tossine parzialmente combuste o incombuste, che rimangono intrappolate senza poter essere eliminate, e che in tal modo favoriscono i progredire dei processi patologici. Come è facile intuire, si tratta di una visione biologica del processo di guarigione: i farmaci omotossicologici hanno proprio lo scopo di stimolare la capacità di autoguarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche, enzimatiche, immunologiche, emuntoriali, giungendo alla definitiva eliminazione 23
del carico tossico responsabile del quadro morboso. Partendo da queste considerazioni, il Dr. Reckeweg osservò e descrisse un fenomeno di grande interesse: la vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto all’altro, da un organo all’altro. La vicariazione può essere positiva (in questo caso è detta “regressiva” e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in questo caso è detta “progressiva” e coincide, per esempio, con il processo di cronicizzazione). Ebbene, con la terapia omotossicologica si noterà la cosiddetta vicariazione regressiva, cioè lo spostamento della malattia da organi più nobili e profondi verso organi o sistemi deputati all’escrezione delle tossine. Grazie alla farmacologia omotossicologica, senza sopprimere o mascherare la malattia, si riesce così a sostenere l’organismo nella sua lotta fisiologica contro gli agenti tossinici, stimolando la reattività organica e la capacità di eliminazione attraverso meccanismi di tipo enzimatico e immunologico, giungendo, così, alla vera guarigione. 24
8. L’Agopuntura L'agopuntura è un procedimento terapeutico in cui si inseriscono a profondità variabili nella pelle piccoli aghi pieni, penetrando nella muscolatura sottostante. Attualmente si possono riferire al termine "agopuntura"almeno tre interventi differenti: 1. Agopuntura classica, basata sulla medicina tradizionale cinese; 2. Agopuntura come forma di terapia dei punti trigger (punti grilletto); 3. Agopuntura come procedimento di stimolazione elettrica. Si tratta di tre terapie completamente diverse a cui attualmente si da il nome generico di "Agopuntura". Ad esse bisogna aggiungere: un particolare tipo di agopuntura giapponese chiamata Ryodoraku i microsistemi di agopuntura: auricoloterapia, cranioterapia, ecc.. 1. Agopuntura classica. È basata sulla medicina tradizionale cinese, nasce in Cina 50 secoli fa e si inserisce nel vasto armamentario della medicina tradizionale cinese. Essa si fonde con le regole filosofiche taoiste e diviene un sistema complesso in 25
cui l'uomo è considerato un "microcosmo" raffrontabile al macrocosmo che ci circonda. Le leggi fisiche che governano il mondo vengono così applicate al corpo umano. Si anticipano quindi di diversi secoli i principi della fisica binaria, infatti i principi filosofici taoisti si rifanno alle dinamiche polari: yin yang. Secondo l'agopuntura classica il corpo sarebbe attraversato da canali energetici chiamati meridiani in connessione con organi ed apparati. Ma i meridiani ed i punti corrispondono in chiave moderna a: metameri e tragitti nervosi, mentre l'energia corrisponde ai neurotrasmettitori come Pomeranz e Terenius hanno dimostrato. 2. Agopuntura come forma di terapia dei punti trigger (punti grilletto). È questa una applicazione essenzialmente neurologica dell'agopuntura. Le alterazioni degenerative della funzione nervosa correlate allo stress, a pregressi traumi e al processo di invecchiamento possono sconvolgere le normali proprietà del muscolo scheletrico, nonché quelle di altri tessuti ed organi, in modo sottile che potrebbe sfuggire ad un esame neurologico convenzionale. Le zone anormali di muscolatura scheletrica si possono apprezzare alla palpazione come cordoni o punti dolorabili, che si associano a segni di eccessiva attività simpatica (es: ipotermia, leggero edema) a dolore evocato o ad affaticamento generale. Tali punti sono stati identificati da Bonica, da Travell e Simons, da Sola e da altri come "punti dolorabili" o trigger. Quando si usano gli aghi per agopuntura per trattare i punti muscolari dolorabili associati a dolore cronico, l'agopuntura e pressoché indistinguibile dalla terapia dei punti Trigger. I punti Trigger si sovrappongono ai punti di agopuntura metamerici, ma non forniscono alcuna spiegazione dei punti a distanza dell'agopuntura classica. 3. Agopuntura come procedimento di stimolazione elettrica. Nella storia della medicina la stimolazione elettrica a fini antalgici era conosciuta fin dai tempi dei Greci e dei Romani che usavano a questo scopo pesci capaci di dare scariche elettriche direttamente in corrispondenza di zone dolenti o punti Trigger. La stimolazione elettrica entra a far parte del bagaglio dell'agopuntore solo intorno al 1970 quando la Cina lancia sull'occidente la pubblicità dell'agopuntura come analgesia operatoria, una tecnica che nulla a che vedere con l'agopuntura classica. Nell'analgesia intra-operatoria con agopuntura elettrica si 26
ottiene una insensibilità al dolore temporanea, alcuni minuti o alcune ore, che serve solo ed esclusivamente per l'intervento, e non ha nessuna valenza terapeutica. Poiché l'agopuntura si diffuse in occidente negli anni 70, del secolo scorso, attraverso la pubblicità che il regime di Mao fece sull'analgesia operatoria tramite agopuntura, è tuttora ricorrente la falsa opinione che l'agopuntura serva solo ad eliminare il dolore. Questa idea è totalmente falsa poiché l'agopuntura classica modula diverse risposte neurofisiologiche e viene utilizzata "anche" per il dolore, che toglie come conseguenza dell'eliminazione del processo infiammatorio che lo genera e quindi ha una valenza terapeutica e non palliativa. La diffusione della pubblicità cinese sui metodi analgesici ottenuti in fase operatoria con agopuntura elettrica indusse sperimentatori occidentali del calibro di Melzack e Wall a elaborare terapie di elettrostimolazione per il controllo del dolore tramite metodi non percutanei come l'agopuntura, bensì trancutanei: nasce la TENS appoggiata dai capitali dell'industria USA. Tens ed elettrostimolazione: I due approcci hanno in comune tre serie di parametri: • Stimolazione a bassa intensità ed ad alta frequenza (per effetti locali); • Stimolazione ad alta intensità e a bassa frequenza (per effetti a distanza); • Stimolazione a raffica ad alta frequenza. Abbiamo fin qui passato un rassegna: 1.L'agopuntura classica; 2.La metodica dei punti Trigger; 3.L'agopuntura con stimolazione elettrica; A queste tre vanno aggiunte: un particolare tipo di agopuntura giapponese chiamata Ryodoraku; i microsistemi di agopuntura: l'Auricoloterapia, la Cranioterapia, ecc. La tecnica giapponese Ryodoraku conserva la maggior parte dei principi basilari dell'agopuntura classica, ma si basa su una interpretazione moderna neurovegetativa, per cui si leggono le resistenze elettriche cutanee dei punti e si equilibrano le funzioni simpatiche e parasimpatiche. L'Auricoloterapia nasce in Francia a metà del secolo scorso e si diffonde rapidamente in Cina. Si basa sulla costatazione sperimentale che nell'orecchio sono presenti le 27
rappresentazioni delle innervazioni sensitive, motorie e neurovegetative di tutti i distretti organici. Ben presto l'auricoloterapia si afferma come uno dei metodi antalgici ed anti- infiammatori piu efficaci nel dolore acuto: traumatologia sportiva ecc Esistono vari tipi di Cranioterapia, ma la piu efficace è quella giapponese, metodo Yamamoto: a Myazaki un intero ospedale si dedica a questo sistema terapeutico con risultati eccezionali nel dolore e nei problemi neurologici gravi. 28
9. Gli anziani e le terapie non convenzionali A cura di Ageing Society Dai più recenti sondaggi sullo stato di salute dei cittadini italiani over 65 è risultato una crescente loro attenzione ad un sano e naturale stile di vita. Questo può essere considerato un elemento fondamentale per muovere ulteriori passi verso l’uso di terapie naturali o non convenzionali, le quali fanno proprio di un corretto stile di vita uno dei principi cardine della loro filosofia. Per il 70% degli anziani, infatti, la salute dipende dallo stile vita: cioè a mantenerli in buona salute non sono i progressi della medicina, ma le sane abitudini. Ne è convinto il 70,8% degli italiani anziani, secondo i risultati del quarto Rapporto Censis-Salute di Repubblica. L'indagine ha coinvolto circa 1500 ultrasessantenni. E i diretti interessati indicano anche i comportamenti giusti per restare in salute: trascorrere molto tempo libero all'aria aperta (73,9%), praticare attivita' sportive (28,3%), effettuare esami e controlli medici preventivi (27,2), mangiare prodotti biologici (19%). I farmaci vengono utilizzati prevalentemente per malattie croniche (58%) o per patologie occasionali (16,2%), mentre solo il 23% li assume per migliorare alcune prestazioni che incidono sulla qualita' della vita: sesso, sonno, memoria, e via dicendo. Alle visite mediche si ricorre almeno una volta l'anno (32,9%) o anche meno (10,8%). 29
Dall'indagine emerge quindi con chiarezza che gli anziani ritengono determinante volersi bene ed essere il primo medico di se stessi. Con buoni risultati. Il 79,6% degli intervistati si considera in grado di svolgere autonomamente le normali attivita' quotidiane, il 14,2% afferma di aver bisogno di aiuto solo in alcuni casi. Analizzando poi i dati sugli anziani dell’ultima indagine Multiscopo dell’ISTAT riguardo al loro rapporto con le MNC si evince che gli anziani che ricorrono ad una terapia non convenzionale sono il 69% contro una media nazionale del 65.5%. Fra le persone anziane sono più i maschi delle donne a dare la preferenza alle terapie non convenzionali. E verso questa scelta sono molto spesso indirizzati dal medico di famiglia. Le terapie a cui fanno maggior ricorso la popolazione con almeno 65 anni di età sono i trattamenti manuali, l’omeopatia e la fitoterapia. Mentre risultano ancora abbastanza contenute le percentuali per quanto concerne l’agopuntura e le altre terapie non convenzionali. Tra la popolazione anziana sono le donne a preferire l'agopuntura, che rappresenta un probabile rimedio al dolore, infatti sono proprio le donne che si trovano più frequentemente a dover affrontare patologie invalidanti e dolorose. Gli anziani scelgono le terapie non convenzionali essenzialmente perché le considerano meno tossiche e più efficaci di quelle convenzionali. Nel 20% dei casi perchè le considerano l’unica alternativa . Tab.1. Anziani che fanno ricorso alle medicine non convenzionali per malattie croniche Per 1000 over 65 Malattie croniche Pos. Per anni frequenza masc femmin total 30
hi e e 524. Artrosi, artrite 417.1 600.4 1 8 365. Ipertensione arteriosa 322.6 394.7 2 0 174. Osteoporosi 43.3 267.1 8 8 162. Vene varicose-varicocele 87.3 214.9 6 3 153. Cataratta 126.5 172.6 15 6 149. Lombosciatalgia 122.7 167.4 5 0 Bronchite, enfisema,ins 141. 182.9 111.8 9 rena. 1 125. Altre malattie del cuore 112.7 134.0 13 2 124. Diabete 116.3 130.5 11 7 Cefalea o emicrania 105. 67.6 131.2 4 ricorrente 0 Fonte: Elaborazione Ageing Society su dati ISTAT Tab.2. - Alcuni dati di sintesi sulle MNC 31
Puoi anche leggere