Le Medicine non Convenzionali: lo stato dell'arte

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Le Medicine non Convenzionali: lo stato dell'arte
Ospedale San Pietro Fatebenfratelli
                               Via Cassia 600
                                00189 Roma

Le Medicine non Convenzionali:
lo stato dell’arte

a cura del Professor Osvaldo Sponzilli
Direttore responsabile: Ambulatorio di Medicina Anti Aging,
Omeopatia e Agopuntura
http://www.sponzilli.it
http://www.omeopatiainospedale.org
http://www.omeopatia-online.com
http://anti-aging-italia.com

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Le Medicine non Convenzionali: lo stato dell'arte
1. Il recupero della vera anima della medicina

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occorre ripercorrerne la storia che la ha vista ora arte, ora scienza.
      I grandi nomi dell’antichità univano sapientemente la filosofia alla medicina in
quanto entrambe si occupavano dell’uomo: nei testi ippocratici troviamo considerazioni
di ordine teologico e filosofico così come negli studi fatti da Aristotele sulla natura
dell’uomo, sui sogni e sugli stati d’animo.
      Ippocrate è stato essenzialmente un clinico e come tale ha avuto una visione
globale dell’essere umano ha studiato cioè tutti i segni ed i sintomi osservabili sul
paziente. I testi ippocratici, che danno l’avvio alla medicina occidentale, sono stati
tradotti in arabo, ebraico e latino. In essi si descrive un esame medico molto
approfondito con ascoltazione, palpazione, percussione e soprattutto con la raccolta di
ogni piccolo indizio utile alla diagnosi: sfumature di colore della cute, variazione di
comportamento psicologico emozionale, contrazioni muscolari, secrezioni ed escrezioni.
L’urina, ad esempio, veniva valutata come quantità, colore, sedimento, torpidità e sapore.
Quindi grande importanza si dava alla storia del soggetto, alle sue abitudini di vita e ad
eventuali traumi emotivi subiti.
      Questo metodo di indagine era fondato principalmente sull’osservazione a 360
gradi; al centro stava l’individuo: la persona che manifesta la sua malattia con i relativi
sintomi. Quella ippocratica era in realtà un’arte, dell’osservare, del diagnosticare e del

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curare. La Grecia aveva un gran culto dell’uomo per cui nessun pensava neanche
lontanamente di fare dissezioni su cadavere per studiare l’anatomia. A questo pensò
invece Aristotele e la scuola di Alessandria che approfondirono gli studi anatomici e
fisiologici.
       Dopo periodi di decadenza Galeno (138-201 d.C.) riportò la medicina verso alte
vette scientifiche per l’epoca, ma alla sua morte seguì un periodo di dogmatismo in
medicina. Un nuovo fiorire si manifestò nella scuola salernitana e con la nascita delle
università. Fin qui filosofia e medicina procedono a braccetto in un approccio olistico
tanto che una visione psicosomatica della malattia traspare ad esempio nel medioevo con
il chirurgo Henry de Mondeville nella citazione: “Anche il più ignorante sa che la gioia e la
tristezza sono accidenti dell’anima e che la gioia fa ingrassare il corpo, mentre la tristezza lo fa
dimagrire”
       Dal Seicento in poi con la nascita del metodo scientifico e le nuove scoperte, la
filosofia e lo studio dei classici non sono più necessari, si studia solo l’evidenza: il corpo,
l’organo, la fisiologia, la malattia con i suoi sintomi. Questa prende il sopravvento
sull’uomo, e nell’Ottocento il medico, divenuto scienziato, definisce con precisione le
caratteristiche cliniche, Laennec, l'eziologia, Koch, e la sua sede, Bischat e Virchow. Il
medico si allontana definitivamente dall’uomo e dalla sua biografia indossando spesse
lenti di ingrandimento che portano in secondo piano il contesto socio culturale,
ambientale e psicologico del paziente. Ma mentre da un lato la medicina si va facendo
sempre più ultra-specialistica al punto che nelle Università non viene più insegnata la
semeiotica, cioè lo studio dei segni clinici attraverso l’ispezione, ascoltazione e
percussione, dall’altro la scienza, quella della ricerca, scopre il sistema PNEI, cioè il
sistema psico-neuro endocrino immunologico, l’epigenetica, la nutrigenomica e la
medicina quantica. Tutte queste discipline riportano la medicina a un piano umanistico
così come era concepito dai grandi medici del passato. Quindi scienza evoluta e studio
psicosomatico dell’uomo trovano nuovamente un punto di contatto che è in definitiva
l’anima vera della medicina.
       Ormai è accertato che ogni stress ripetuto ed anomalo che si ripercuote sul
sistema neurovegetativo provoca alterazioni nel sistema endocrino e immunitario, tutto
questo porta a rivedere le teorie troppo organicistiche ridando valore al soggetto e al suo

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ambiente, alle sue interazioni con gli altri esseri umani.
       Il fatto che esista un legame tra la psiche e il corpo è un'antica intuizione
dell'uomo: Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi.
       Circa venti anni fa il noto psichiatra Paolo Pancheri affermava che il medico si era
ridotto a curare un uomo senza testa, mentre la psichiatria e la psicologia, dal canto loro,
guardano eminentemente ad un uomo senza corpo.
       Ora sappiamo attraverso lo studio del sistema PNEI, della genetica e del fenotipo
che molte malattie organiche si manifestano obbedendo a un ben preciso “linguaggio del
corpo”; attraverso questo linguaggio, l’organismo, inteso come unità psicofisica, fa
emergere all’esterno un disagio di natura psichica che produce uno squilibrio fisico
etichettabile come malattia. Ciascuno di noi ha quindi un organo, o un apparato che
geneticamente funge da bersaglio, e su cui si manifesta la malattia. Dovremmo quindi
educarci a vedere la malattia non sempre come un nemico da combattere, ma come un
messaggio, simile a una spia di una autovettura, che ci avverte di uno stato di disagio che
ha portato in tilt i vari sistemi di regolazione organici.
       La riscoperta della vera anima della medicina attraverso          il recupero della
discipline umanistiche applicate all’uomo ha come fine il miglioramento del rapporto fra
medico e paziente. L’anima della medicina è quindi un sapere che poggia su due colonne
come se fosse un ponte. Una colonna rappresentata dal sapere scientifico e l’altra dal
sapere umanistico. Tutto questo va visto nell’ottica, di bilanciare l’approccio olistico
proprio delle medicine complementari con la clinica “tecnologica”. Dalla loro
integrazione può rinascere una forma di medicina più umana e globale nel vero senso del
termine rispettosa della biografia individuale che sempre si identifica con la biopatologia
del soggetto in stato di sofferenza .
“Un uomo non è ammalato perché ha una malattia, ma ha una malattia perché è
ammalato”.

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2. La crescente affermazione delle medicine complementari come
   parallele ed integrative delle terapie classiche.

   Sotto la dicitura “medicine complementari” sono comprese molte dottrine le cui basi
teoriche sono molto diverse da quelle del sistema sanitario classico. Tutte queste forme
di medicina -agopuntura, ayurveda, fitoterapia, omeopatia, ecc.- sono state definite CAM
cioè “Complementary and Alternative Medicine”.
   L’agopuntura è entrata da diversi decenni a pieno titolo nei master universitari post
laurea in medicina e vi ricorrono in Italia un numero sempre crescente di persone.
Ormai centinaia sono gli studi scientifici e sperimentali effettuati da ospedali ed
università di tutto il mondo, per cui è acclarato il suo effetto in molte patologie dolorose,
allergiche o di squilibrio del sistema endocrino ed immunitario.
   L’omeopatia dal canto suo affiancata dall’omotossicologia e dalla medicina
antroposofica risultano essere in Italia al terzo posto in Europa, dopo Francia e
Germania, per il loro consumo. Negli ultimi vent’anni la vendita di questi farmaci è
aumentata del 65%, nonostante non abbiano la possibilità di essere pubblicizzati e siano
senza bugiardino e non rimborsati dallo Stato. La maggior parte degli utenti è di sesso
femminile, ha un’istruzione medio-alta e li usa spesso come rimedio non alternativo ma
complementare. Secondo una indagine Doxa di qualche anno fa ricorrono abitualmente
all’omeopatia 9 milioni di italiani, mentre 14 milioni vi ricorrerebbero saltuariamente
(23 per cento della popolazione).

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Nel marzo del 2010 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha pubblicato il
documento Safety issues in the preparation of homeopathic medicines, in cui viene accordata
all’omeopatia pari dignità rispetto alle pratiche mediche convenzionali.
   Sta di fatto che ormai da più parti esiste una collaborazione tra le varie forme di
medicina al fine di curare il malato nella sua globalità. Ovviamente occorre un atto di
umiltà e uno sforzo comune che vada al di là di contrapposizioni su quale forma
terapeutica sia più valida. Hanno tutte i loro limiti, ma anche i loro benefici. Da un lato il
concetto olistico, che riavvicina la medicina al vecchio rapporto medico paziente, senza
trascurare il sintomo che non è solo espressione di malattia, ma anche di disagio
dell’essere umano di fronte a situazioni ambientali e relazionali alterate; dall’altro la
visione allopatica integrata con la medicina tecnicistica e ancora la rivalutazione di uno
stile di vita corretto, una giusta alimentazione e una gestione dello stress equilibrata.

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3. L’Omeopatia

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Dottrina di Hahnemann alla luce dei nostri tempi:
          “Mentre il progresso della medicina è avvenuto attraverso numerosi errori che
sono a mano a mano caduti nella storia della medicina per un processo spontaneo di
epurazione, sta di fatto che la dottrina hahnemanniana, violentemente osteggiata e
ritenuta erronea in tutti i tempi, è rimasta viva fino ai nostri giorni resistendo a
più di un secolo* e a una fondamentale trasformazione di tutto lo scibile medico.
Questa notevole vitalità ci avverte di andar cauti con le critiche sommarie” (* ora 2
secoli)

          così scriveva sotto la voce omeopatia Giacinto Viola, illustre clinico
costituzionalista italiano nella prima metà del XX secolo sull’Enciclopedia Treccani.

Storia e diffusione

          È una dottrina terapeutica derivante dalla scoperta fatta da E. Jenner (1749-1823)
che l’inoculazione con pustule vacciniche rende immuni dal vaiolo. Prendendo spunto

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da questa geniale scoperta un illustre medico inglese G. Hunter riportò in auge un
concetto assai antico, cioè che due malattie simili non possono coesistere nello stesso
organismo. In questa visione il farmaco avrebbe il compito di produrre una malattia
simile a quella che era destinata a guarire.
       A questi concetti preesistenti dette valore di una vera dottrina terapeutica Samuele
Cristiano Federico Hahnemann.
       “L'omeopatia e la terapia che consiste nel dare al malato, a piccole dosi, la sostanza che,
sperimentata sull'uomo sano, riproduce i sintomi osservati".
       Questa definizione e stata esposta e sviluppata da Cristiano Federico Samuele
Hahnemann nelle due sue opere divenute celebri: "L'Organon dell'Arte di Guarire" e "Il
Trattato delle Malattie Croniche" comparsi nel 1810 e nel 1830. Questi due testi hanno
costituito il punto di partenza e la base di tutto il lavoro degli omeopati che si sono
succeduti da Hahnemann ad oggi.
In essi sono contenuti i due principi fondamentali dell'arte di guarire:
   • la legge dei simili "similia similibus curentur" (i simili sono guariti dai simili) che si
       oppone a "contraria contrariis curentur" (i contrari sono guariti dai contrari);
               •       il concetto della dose infinitesimale che consiste nel diluire e
       sublimare sempre di più la materia per trasmutarla in forza attiva capace di
       guarire.
               La legge dei simili risale senza dubbio ad Ippocrate che diceva: "La malattia
       è prodotta dal simile e con il simile si ritorna allo stato di salute". In questa frase
       ippocratica e rachiusa tutta l'omeopatia! Nel medioevo troviamo una concezione
       analoga negli alchimisti e negli ermetisti.
       Con Hahnemann si oscura la vera tradizione esoterica, cadono nell'oblio le
parentele tra i veleni cosi come la vera preparazione alchemica delle sostanze per
sublimazione. Hahnemann ha l'immenso merito di aver trasportato in ambito scientifico,
probabilmente senza essersene reso conto, un metodo alchemico.
Egli ha cioè trovato la possibilità di estrarre i principi nascosti delle sostanze non più
attraverso la sublimazione alchemica, ma attraverso l'uso della dose infinetesimale.
       Quindi i due principi fondamentali stabiliti da Hahnemann sono:
la legge dei simili e l'uso della dose infinitesimale.

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Inoltre egli aveva dedotto dall'osservazione che ogni rimedio agisce in maniera
differente secondo che sia somministrato a dose piccola o grande, nel primo caso dando
un effetto stimolante, nel secondo un effetto paralizzante (questo principio e stato più
tardi codificato in legge da Shultz).
         Hahnemann pensava che il rimedio dato a piccole dosi provocasse nell'organismo
una malattia artificiale, che poteva sopraffare la malattia naturale. Ma affinché ciò si
verifichi è necessario che il rimedio riproduca dei sintomi simili a quelli della malattia
ossia che sia analogo della malattia. Questo è il motivo per cui spesso si hanno
aggravamenti dei sintomi quando la malattia artificiale si sovrappone a quella naturale.
Qui occorre introdurre il concetto di patogenesi. Si intende per patogenesi di una
sostanza l’insieme dei sintomi che questa ha prodotto in un individuo sano. Questi
sintomi provengono essenzialmente da tre fonti:
   1. la tossicologia propria della sostanza;
   2. la sperimentazione patogenetica propriamente detta: fatta con dosi diverse, ma
         non tossiche, in soggetti di età varia, dei due sessi, variamente sensibili.Essa
         provoca soprattutto dei segni funzionali o generali, cioè –come diceva
         hahnemann- dei mutamenti nel modo di sentire o di agire.
   3. la sperimentazione clinica: che permette di includere nella patogenesi i sintomi
         regolarmente guariti dalla sostanza prescritta.
Possiamo affermare che la sperimentazione patogenetica fa dell’omeopatia la prima
scienza medica sperimentale: essa cioè sperimenta sull’uomo sano le varie sostanze del
regno animale, vegetale ed animale per raccogliere nelle materie mediche le patogenesi
dalle quali il medico trarra le indicazioni di prescrizione per la persona malata.
Ovviamente si tratta di un tipo di sperimentazione molto diversa da quella della
medicina allopatica, ma che di fatto ha preceduto l’era sperimentale del XX secolo.
         Hahnemann aveva intuito che l'organismo malato è infinitamente più sensibile alle
reazioni del mondo esterno rispetto all'organismo sano. Lo stesso Hahnemann
consigliava di non ripetere le dosi nelle malattie croniche ed invece di ripeterle in quelle
acute.
         Un'altra legge fondamentale dedotta da Hahnemann è che i rimedi hanno una
affinità organica particolare di cui è opportuno sempre tener conto. Cosi l'arsenico ha

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una predilezione per il sistema nervoso e l'intestino, la belladonna per la gola e la pupilla,
il fosforo per le cellule epatiche, il mercurio per le mucose e così via.
       Hahnemann si era inoltre reso conto che la sola diluizione era insufficiente a
rendere attivo il rimedio se non veniva effettuata la dinamizzazione. È                 con la
dinamizzazione che si liberano le proprietà nascoste dei rimedi. Egli procedeva in questo
modo: in un flaccone contenente 99 gocce di alcol aggiungeva una goccia di tintura
(=diluizione) il tutto veniva sottoposto a 100 sbattimenti (=dinamizzazione) per avere la
1°CH dalla quale si prelevava una goccia ed aggiunta a 99 gocce di alcol in un altro
flaccone per avere dopo dinamizzazione la 2CH e cosi via.
Hahnemann morì a Parigi il 2 giugno del 1843 a 87 anni. Dopo di lui l'omeopatia si
diffuse notevolmente negli Stati Uniti dove si apri l'era sperimentale omeopatica. In
quegli anni furono studiati piu di 200 rimedi con sperimentazione sull'uomo sano e sugli
animali con una particolare attenzione non solo per i sintomi di ordine fisico, ma anche
morali e mentali, non per nulla Hahnemann aveva sempre dato massima importanza ai
sintomi soggettivi del paziente e non a quelli di malattia. Successivamente l'omeopatia si
diffonde nel mondo anglosassone e tedesco e solo secondariamente arriva in Francia
dall'Italia (dove continuerà ad essere ignorata per anni) e si diffonderà per l'opera assidua
e meritoria di un grande caposcuola, Leon Vannier, che anche tramite i suoi allievi
contribui alla diffusione massiccia dell'omeopatia in Francia. In quell'epoca si sono fatte
le prime ipotesi sul meccanismo di azione dei rimedi sul protoplasma delle cellule malate
attraverso movimenti ionici ed elettronici. Si può paragonare l'azione delle dosi
infinitesimali omeopatiche all'azione dei fermenti fisiologici cellulari, così che il tricloruro
d'antimonio attiva l'amilasi alla dose di 0,00004%; il cianuro di potassio attiva l'area si alla
dose di 0,00001 mg.; ed il nitrato di argento arresta l'azione del saccarosio alla dose di
1/20.000.000.
       In un altro settore come quello endocrino avviene qualcosa di simile, infatti il
principio attivo tiroideo può guarire cretinismo e mixedema alla dose di 1/100.000.000
ed agisce sullo sviluppo dei tetards alla dose di 1/5.000.000.000.
       Processi assai simili avvengono anche con le vitamine, nonchè nel riconoscimento
di specie animale, nell'interazione tra i pesci e nell'attrazione e riconoscimento sessuale.
       Recentemente Luc Montagnier, Premio Nobel 2008 per la medicina, ha rivelato

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in anteprima mondiale alcune sorprendenti scoperte relative alla natura del DNA umano,
ottenute dal suo staff attraverso i percorsi di ricerca sull'AIDS, che chiariscono alcuni
meccanismi di azione delle diluizioni omeopatiche.
        Partendo dal presupposto che il DNA si organizza intorno all'acqua, che è la
base dell'organismo umano, Montagnier ha dichiarato: "Questo principio è sempre stato
evidente, ma è stato altrettanto trascurato, come trascurate sono state le necessarie
interazioni tra la medicina e la fisica, discipline che invece sono strettamente
interdipendenti, specie per quanto riguarda l'analisi della struttura dell'acqua. A queste
nuove scoperte siamo arrivati seguendo i nostri percorsi di ricerca sull'AIDS,
collaborando con laboratori di varie parti del mondo. Abbiamo utilizzato sensori a bassa
frequenza, osservando sia i filtrati delle colture di virus sia il plasma di persone infette. E
ciò che abbiamo visto è una variazione nelle frequenze delle onde elettromagnetiche,
abbiamo osservato dei picchi nella fascia da 0 a 20.000 hertz" Montagnier parla dunque
di un vero e proprio fenomeno di "risonanza" nelle molecole dell'acqua quasi che essa
fosse "condizionata" e quindi "condizionabile". Questo condizionamento può essere
interno od anche esterno, ed in questo acquistano certamente peso certi fattori
ambientali, come l'inquinamento elettromagnetico delle nostre città. Al di la di questo, è
dunque possibile affermare, in estrema sintesi, che quando si diluisce una sostanza fino a
far rimanere "solo acqua", essa mantiene comunque un suo background
elettromagnetico. "Abbiamo svolto molti studi sui batteri - ha proseguito Montagnier - e
ci sono segnali da parte di molecole ad alto peso molecolare che anche se diluite alla 10
alla diciottesima mantengono un loro proprio segnale: abbiamo dimostrato che questo
fenomeno non dipende dalla quantità, ma è un fenomeno che afferisce alla fisica
quantistica, alla struttura fisica dell'acqua. Ad esempio abbiamo lasciato due distinte
provette in un contenitore di lega metallica che impedisce l'irradiazione verso l'esterno,
ed abbiamo visto che tra le due provette, una diluita a 10 alla terza ed una a 10 alla nona,
c'era uno scambio di informazioni e di connotazioni a livello molecolare. Questo ci ha
dimostrato che le molecole hanno un loro background elettromagnetico ed esso è in
grado di trasferirsi da una molecola all'altra, da una provetta all'altra. Abbiamo poi
misurato questi fenomeni per settimane nel sangue dei pazienti, estraendo e misurando
la parte liquida del plasma umano. La maggior parte degli agenti patogeni, i batteri ma

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anche i virus, incluso l'HIV, producono questi segnali. Noi li abbiamo mappati, con
molte tecniche di disamina differenti, e quelle che abbiamo visto è congruente con tutto
quanto ho appena esposto".

4. La farmacopea omeopatica: Tinture Madri ™, diluizioni e dinamizzazioni.

       La preparazione dei medicinali omeopatici avviene secondo le indicazioni della
Farmacopea Omeopatica.

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entrato in vigore in Italia il Codice Europeo sui Farmaci (D.L.vo n. 219/2006), il testo
unico per tutta la Comunità Europea che regola l’intero settore farmaceutico.
       L'introduzione di tale norma porterà vantaggi soprattutto ai consumatori, in
particolare, maggiore sicurezza e qualità dei farmaci e maggiore disponibilità di prodotti.
       Novità importante è l’introduzione di una nuova categoria di medicinali: il
medicinale omeopatico.
       Grazie a questo Decreto, chi già utilizza i farmaci omeopatici può tirare un
sospiro di sollievo poiché, adesso, il “prodotto” omeopatico è considerato a pieno titolo
un vero e proprio FARMACO, mentre chi non li ha mai utilizzati, ha la certezza di avere
a disposizione prodotti di qualità, di origine naturale, praticamente privi di effetti
collaterali, utili per la cura dei disturbi più comuni.

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I ceppi omeopatici (le tinture madri) sono le forme galeniche preparate con
materie prime di origine vegetale, minerale, animale o di sintesi che servono come
materiale di partenza per la preparazione delle diluizioni. I requisiti richiesti per ciascun
componente da utilizzare per l’elaborazione di un medicinale omeopatico sono fissati
nelle corrispondenti monografie della Farmacopea Omeopatica, ossia il testo ufficiale
che definisce le procedure da seguire per la preparazione dei medicinali omeopatici.
Nel caso di una materia prima di origine vegetale, viene specificata quale parte della
pianta deve essere utilizzata: fiori, foglie o radici, ecc., e quale è il momento più
opportuno per la raccolta, quali sono le tecniche e le metodiche di fabbricazione, ecc. La
stessa cosa avviene per le sostanze di origine animale: si specifica se devono essere
utilizzate alcune parti dell’animale o l’animale completo, ecc.
Grazie alla precisione delle direttive, alla descrizione, identificazione ed elaborazione dei
componenti di partenza, si ottiene la preparazione corretta e si garantisce la possibilità di
ottenere un prodotto dalle caratteristiche sempre uguali.
Un farmaco omeopatico è composto da una parte attiva e da un veicolo o supporto.
La parte attiva (o principi attivi), a cui si fa riferimento parlando di farmaci omeopatici, è
costituita dalle potenze (o diluizioni) omeopatiche che si ottengono mediante operazioni
successive di diluizione del ceppo di partenza in un veicolo inerte (in genere acqua,
alcool o lattosio).
Le materie prime impiegate possono essere solubili o insolubili; in base alla loro forma
verrà scelto il veicolo adeguato.
Le forme solubili si preparano mediante una triturazione iniziale che facilita
l’ottenimento dei principi attivi. Si lascia quindi macerare la triturazione in alcool (ad una
temperatura prestabilita e per un determinato periodo di tempo), poi viene filtrata e
spremuta con l’obiettivo di ottenere l’estratto più ricco possibile.
Mediante la macerazione in alcool si libera una vasta gamma di principi attivi e una
piccola frazione volatile (olii essenziali), pertanto la sostanza risultante è più completa di
quella preparata per semplice infusione. Il filtrato riceve il nome di Tintura Madre e si
esprime mediante la sigla TM o il simbolo Ø.
Le sostanze insolubili sono trattate per mezzo di un processo meccanico mediante il

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quale la sostanza solida viene diluita dopo miscelazione con un eccipiente inerte fisso, il
lattosio, fino al raggiungimento di un certo grado di solubilità.
La diluizione omeopatica può essere definita come la ripartizione della Tintura Madre in
un veicolo inerte (generalmente alcool 70%).
A seconda della proporzione tra soluto e solvente, si possono distinguere cinque scale di
diluizione: decimale, centesimale, korsakoviana, flusso continuo e 50 millesimale
   1. Diluizione decimale: il rapporto corrisponde ad una parte di soluto e 9 parti di
      solvente. Si può rappresentare con una delle seguenti sigle: D, X, DH, XH.
      Questo tipo di diluizione è molto diffuso nel mondo tedesco ed è stato fatto
      proprio dalla medicina antroposofica e omotossicologica. Ad esempio per le
      diluizioni omeopatiche decimali l’ulteriore diluizione si ottiene prendendo un
      decimo della diluizione precedente (D1), diluendola e dinamizzandola in 9 parti di
      soluzione idroalcolica. Si ottiene in tal modo la seconda decimale hahnemanniana
      (D2) e così via per le diluizioni successive.
   2. Diluizione centesimale: la proporzione è tra una frazione di soluto e 99 di
      solvente. Si indica con: C o CH. Questa diluizione è molto diffusa in Francia. Per
      le diluizioni centesimali, si utilizza un centesimo della diluizione precedente
      (1CH), la si diluisce e dinamizza in 99 parti di solvente, ottenendo così la seconda
      centesimale hahnemanniana (2CH) e via di seguito (3CH, 4CH, ecc.).
   3. Diluizione korsakoviana: detta anche del flacone unico, realizza la diluizione di un
      ceppo omeopatico attraverso operazioni successive in un veicolo liquido,
      precisamente acqua distillata, operando in un flacone unico. È il numero di
      operazioni effettuate che definisce il grado di diluizione. Con questo metodo si
      ottengono delle preparazioni liquide, chiamate diluizioni korsakoviane, designate
      con l'abbreviazione K preceduta dal numero che corrisponde al grado di
      diluizione. Operativamente la diluizione si effettua attraverso l'agitazione di 5 ml
      di tintura madre in un flacone di vetro da 15 ml; il numero delle agitazioni non
      deve essere inferiore alle 100 volte, dopo di che si svuota il flacone per
      aspirazione del contenuto; subito dopo si introducono nello stesso flacone 5 ml
      di acqua distillata, quantità che rappresenta 99 volte il contenuto della tintura
      madre rimasta sulle pareti del flacone, si agita ancora per 100 volte, ottenendo

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cosi la prima diluizione Korsakoviana 1K. Si prosegue sempre con lo stesso
      metodo fino al raggiungimento della diluizione desiderata.
   4. Diluizione a flusso continuo: si utilizza per le diluizioni molto elevate riducendo i
      tempi necessari alla loro preparazione. Si ottiene aggiungendo il diluente (acqua)
      in un recipiente munito di agitatore meccanico nel quale è presente la soluzione da
      diluire. Il volume di liquido che entra fuoriesce nella stessa quantità dal recipiente.
      È    un      metodo    squisitamente   industriale   che     produce   delle   diluizioni
      completamnete diverse da quelle fin’ora esaminate. Viene applicato alle dosi
      uniche (alte diluizioni). Accanto al numero indicante la diluizione non compare
      nessuna lettera.
   5. Diluizione cinquantamillesimale: si utilizza una metodica a se stante piuttosto
      complessa che intervalla diluizioni a secco (farmaco sotto forma di polvere )a
      diluizioni     in     umido   (farmaco    sotto      forma     di   soluzione).    Nelle
      cinquantamillesimale la deconcentrazione va da 1 a 50.000 a ogni passaggio. È
      stata questa l’ultima diluizione proposta da Hahemann per limitare gli
      aggravamenti farmacologici.

Al termine dei passaggi appena descritti, si procede a combinare le diluizioni con il
veicolo eccipiente per ottenere la forma farmaceutica desiderata.
Questa è l’ultima parte del procedimento di preparazione.
Ad ogni passaggio di diluizione si effettua il processo di dinamizzazione, ossia il violento
scuotimento del prodotto semilavorato.

5. Forme farmaceutiche dei rimedi omeopatici

      Una delle vie di miglior somministrazione del farmaco omeopatico è quella
sublinguale. Quindi per ottenere un effetto di superficie ottimale tra mucosa sublinguale
e la forma farmaceutica che veicola il medicamento si sono realizzati tre forme
farmaceutiche di base:

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Tubo dose di globuli (dette dosi uniche): contengono per un peso di circa 1 grammo
200 minuscole sfere di lattosio e saccarosio (globuli), impregnate con la diluizione del
farmaco omeopatico. Sono contenute nei tubi-dose, a loro volta molto più piccoli dei
tubi-granuli. Vengono utilizzate per le dosi korsakoviane, a flusso continuo e
cinquantamillesimali, ma in alcuni casi anche per le CH.           Ovviamente è la forma
farmaceutica che assicura il massimo effetto di superficie.
Tubo granuli. Sono sfere di lattosio e saccarosio dieci volte più più grosse dei globuli
impregnate con la diluizione del farmaco omeopatico e contenute nei tubi-granuli da
circa 4 grammi, ogni tubo contiene circa 80 granuli. Normalmente in questa forma
troviamo le diluizioni CH.
Gocce. In questo caso il farmaco è conservato in una soluzioni di acqua e alcol. Di
solito sono riservate alle basse diluizioni Decimali.
Triturazioni. Sono polveri di granuli impregnate con il principio attivo specifico. Di
solito in diluizione Decimale
Fiale iniettabili. In questo caso il farmaco è presente in una soluzione sterile preparata
secondo le norme di buona produzione per poterlo iniettare in totale sicurezza. Sono
maggiormente utilizzate dall’omotossicologia e dalla medicina antroposofica.

Come si somministrano
      I farmaci omeopatici orali devono essere assunti a digiuno, possibilmente 5-10
minuti prima dei pasti o 2 ore dopo. Più il sintomo è grave, più si deve aumentare la
frequenza di assunzione del rimedio; la somministrazione dipende proprio dalla gravità
del sintomo.
      Quando il sintomo migliora si deve diradare l’assunzione dei rimedio, fino a
sospenderla a guarigione avvenuta.
      Granuli e globuli. I granuli e i globuli non devono entrare in contatto con le
mani, ma vanno presi direttamente dagli appositi contenitori. Devono essere assunti
lontano dai pasti, lasciati scioglieresotto la lingua o diluiti in poca acqua nel biberon (3-5
granuli per volta), nel caso di bambini molto piccoli.
      Le dosi devono essere assunte tutte in una volta. La frequenza di assunzione delle
dosi può essere settimanale, quindicinale, mensile, a seconda della gravità dei sintomi.

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Gocce. Le gocce, diluite in poca acqua, devono essere assunte in bocca, meglio se
direttamente sotto la lingua. È bene, se possibile, rattenere il liquido in bocca per qualche
minuto prima di deglutirlo. Le gocce vanno somministrate con ripetuta frequenza;
questo accorgimento aumenta la persistenza del farmaco in bocca e ne migliora l’azione.
Triturazioni. Le triturazioni si assumono a stomaco vuoto: 1 cucchiaino-dose 2 volte al
giorno.
Come assumere e conservare i rimedi
      Non ci sono controindicazioni all’uso contemporaneo di farmaci “convenzionali”
e rimedi omeopatici, perché il meccanismo d’azione è completamente diverso.
Interferenze possono esserci con cortisonici e psicofarmaci che annullano o riducono
l’azione del farmaco omeopatico. È comunque meglio non associare i due trattamenti, a
meno che non lo consigli il medico.
      I medicamenti omeopatici non devono entrare in contatto con le mani, per evitare
di rimuovere i principi attivi che si trovano sulla superficie del granulo, e devono essere
possibilmente conservati in luogo fresco e asciutto, lontano da profumi forti, da fonti di
calore e da campi elettromagnetici (computer, cellulare).

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6. La Medicina antroposofica

A cura di Gianfranco Di Paolo

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proposto si distingue dal precedente da un’ulteriore conoscenza dell’uomo. L’antico metodo,
sviluppato a partire dalle concezioni scaturite dalle scienze naturali recenti, pretende di
raggiungere una conoscenza dell’uomo fondata sullo smembramento della sua organizzazione
fisica e sulla ricomposizione attraverso l’intelletto. Ma l’uomo non e soltanto un’organizzazione

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fisica. E’ anche un’organizzazione sopra-sensibile. Quest’ultima si manifesta attraverso il suo
vissuto e le sue attivita psichiche e spirituali. Se la sua organizzazione fisica e il supporto dello
psichico e dello spirituale, queste sono gli organizzatori e i vitalizzatori del fisico. […]” (Rudolf
Steiner 1920). A partire dall’impulso dato nel 1920 da Rudolf Steiner (filosofo e
scienziato, fondatore dell’antroposofia, 1861-1925) e Ita Wegman ( Medico, 1876-
1943), in collaborazione con un gruppo di medici, la Medicina Antroposofica (da
anthropos = uomo e sophia = saggezza), secondo la quale gli esseri umani e i
regni della natura sono legati da un’origine comune, apporta un allargamento agli
insegnamenti universitari classici.Questo principio conduce a una visione
d’insieme integrativa della salute, della malattia e della guarigione, oltre che a un
approccio specifico delle terapie mediche. La Medicina antroposofica, quindi, non
e da definirsi una “medicina alternativa”, non vuole sostituire la medicina
convenzionale. I medici, specialisti e non, che la praticano usano quotidianamente
tutti i mezzi che la scienza e la tecnica medica moderna ha messo a loro
disposizione: nella terapia, quando possibile e in piena “scienza e coscienza”,
usano i mezzi che le tecniche antroposofiche a sua volta mette a disposizione. I
medici antroposofi si avvalgono di tutta la tecnologia moderna, ma al fine di
applicarla al benessere del paziente, laddove essa e indicata e non. Per questa
ragione la Medicina Antroposofica indaga e esplora le premesse fisiche ma anche
quelle psichiche e personali che hanno determinato la strada verso la malattia.
Negli intenti del suo fondatore essa ha il compito di ampliare le conoscenze della
medicina cosidetta “ufficiale”, di provata esperienza scientifica ( oggi diremmo di
medicina basate sulle evidenze). Ma agli inizi del secolo scorso, come agli inizi di
questo nuovo millennio, non basta soltanto leggere nel malato la patologia come
segno casuale di un incidente di percorso della salute, ma valutare l’insieme
dell’integrita psico-fisica del paziente e capirne i significati “nascosti”. Quindi nella
medicina antroposofica troviamo un posto privilegiato del paziente che viene
riconosciuto come individuo unico. Da cio deriva un rapporto fondamentale e
prioritario e una terapia che non mira piu alla patologia in atto, ma espressamente
verso la persona: il paziente viene responsabilizzato e reso partecipe e attivo nel
processo di guarigione. Lo scopo della medicina antroposofica e di fortificare il

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senso di responsabilita individuale e di promuovere il suo diritto a una comune
decisione nella scelta terapeutica da adottare. Una medicina che non considera
l’uomo come individuo non e una medicina umana. Ma l’architrave fondamentale
della medicina antroposofica e il suo approccio terapeutico, una terapia che scorre
direttamente dall’osservazione di cio che e patologico; nella medicina
convenzionale si predilige l’apporto diagnostico: ma alla fine con gli sviluppi
considerevoli dei mezzi d’investigazione si arriva talvolta e si resta perplessi
davanti alla poverta delle terapie, alla loro inadeguatezza, alla loro pesantezza,
all’abbondanza degli effetti indesiderati o nocivi. La medicina antroposofica vuole
di piu: vuole tenere in considerazione gli elementi fondamentali che danno
un’impronta significativa e talvolta indelebili alla vita, all’anima e allo spirito del
paziente e che sono percepibili fisicamente: il ritmo veglia-sonno, la crescita, come
espressione delle forze vitali; la tensione muscolare e la mimica come espressione
dell’animico; la distribuzione del calore, la postura, l’andatura, l’orientamento
come espressione dello spirituale. L’approccio medico steineriano gia dalla
diagnosi e orientato verso la terapia. La conoscenza del processo morboso non si
fa isolatamente, ma riallacciando l’uomo alla natura che lo circonda, al cosmo che
lo sovrasta: essa si sforza di scoprire qual e il processo che e causa della malattia e
trovare nella natura terrestre, al di fuori dell’uomo, lo stesso processo. Cio
significa che non c’e alcun processo nell’uomo che non abbia il suo equivalente al
di fuori di esso. Bisogna dunque scoprirlo. Questa profonda convinzione di
R.Steiner lo condusse a trovare un procedimento di fondo che attraverso la
divisione dell’uomo in quattro componenti fondamentali costitutivi (corpo fisico,
corpo eterico-corpo di formazione vitale, corpo astrale o dei sentimenti e Io) e in
una tripartizione corporea ( componente metabolica, ritmica e mentale), potesse
comprendere la malattia e la salute come parte complete dell’equilibrio di queste
componenti. Attraverso questo approccio medico, equilibrio e di squilibrio
appaiano in tutte le loro dimensioni. Tra Spirito e Materia, tra l’Universo e la
Terra, la coscienza e la vita, il passato e il futuro…questi elementi si incontrano
nell’armonia o il conflitto, tra la salute o la malattia. La guarigione puo essere
ricercata nell’incontro di questi avvenimenti di natura spirituale: i “processi” della

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Natura, portatori di virtu curative. Un esempio molto eloquente di questo
approccio tra natura e processo terapeutico lo descrive lo stesso Steiner in un
famoso esempio: […]quando un merlo molto vorace ha inghiottito un ragno della specie
aranea diadema, quest’ultimo manifesta la sua natura intima all’interno dell’uccello attraverso
la comparsa di crampi violenti che spingono l’uccello a gettarsi su una pianta di giusquiamo e di
ingoiarla: la pianta diventa l’antidoto adeguato e l’uccello guarisce. La Natura ci da
l’esempio tipo dell’atto terapeutico; il rimedio si trova nella natura e nel caso del
merlo e soltanto l’istinto a prevalere. C’e una nuova direzione di ricerca, la
salutogenesi, che si occupa di studiare le fonti della salute fisica, psichica e
spirituale. Il termine salu­togenesi e formato dalla parola latina salus, salutis = salute
,e dalla paro­la greca genesi = origine, inizio, derivazione. La salutogenesi si occu­pa
quindi delle “cause” della salute. Essa fonda un nuovo modello nella direzione
della ricerca medica. Steiner gia in una conferenza del 1920, auspicava con forza
che i medici prendessero in considerazione la salute dell’intera umanita, nel
momento in cui vogliono aiutare il singolo paziente. Perché? Perché ogni essere
umano e parte di un complesso piu vasto, ed egli influenza questo complesso in
un modo o nell’altro, che ne sia cosciente o meno, tramite la qualita dei suoi
comportamenti esteriori e dei suoi atteggiamenti interio­ri, sia verso l’esterno sia
verso sé stesso. I farmaci antroposofici sono preparati partendo da sostanze
naturali provenienti dai regni minerale. vegetale e animale e vengono prodotti
secondo procedimenti generali e speciali previsti dalla farmacopea ufficiale dei
stati membri della Comunita Europea e vengono monitorati costantemente. Nel
1921 nacquero a Arlesheim nei pressi di Basilea e a Stoccarda i primi istituti clinici
in cui venne applicato in modo molto concreto il nuovo approccio medico:oggi A
lato delle terapie mediche le arti terapeutiche, come la pittura, la scultura, la
musica, il canto e l’arte della parola, sono parte integrante e insostituibili alla
medicina antroposofica. In piu l’euritmia terapeutica fu proposta da Steiner come
un nuovo trattamento attraverso l’uso del movimento. La ginnastica Bothmer e
ugualmente utilizzata nella prospettiva terapeutica. Nel dominio della fisioterapia
differenti tecniche di massaggio sono state sviluppate : il massaggio ritmico
secondo il dottor Hauschka e la dott.ssa Wegman. Le cure infermieristiche

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sottoforma d’applicazioni esterne (compresse, cataplasmi, e bagni a dispersione
       oleosa) e di tecniche specifiche ritmiche sono di aiuto nelle terapie mediche
       antroposofiche. Oggi, a distanza di 90 anni dalla sua creazione, la Medicina
       Antroposofica e di casa in oltre 80 paesi nel mondo: da Citta del Capo a Tokio, da
       New York a Auckland, da Parigi a Buenos Aires: esistono cliniche convenzionate
       e studi medici dove migliaia di pazienti auspicano di essere considerati “persone”:
       il piu della volte ci riusciamo!

      7. I principi dell’Omotossicologia

Omotossicologia significa “studio delle omotossine”. Gli organismi viventi possono, in
accordo con la teoria di Von Bertalanffy, essere visti come sistemi di flusso, attraversati
continuamente da un’enorme quantità di tossine esogene (microrganismi, tossine
alimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogene (metaboliti intermedi e
cataboliti) che in condizioni fisiologiche, cioè di buona reattività ed efficienza, non
interferiscono con i normali processi disintossicanti propri dell’organismo. Ciò che viene
comunemente denominato salute, dunque, non sarebbe altro che un equilibrio dinamico.
In questa ottica le malattie, i sintomi, sono l’espressione del naturale sforzo
dell’organismo al mantenimento o al ripristino del suo equilibrio. Sulla base dell’entità
dell’aggressione e dell’integrità delle difese specifiche di quel paziente, Reckeweg ha
suddiviso le manifestazioni patologiche in sei stadi (fasi) di gravità progressiva.

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Le prime due fasi, dette umo rali, rappresentano una situazione ancora favorevole, in
cui la reattività dell’organismo è efficiente. Nella fase di escrezione le tossine vengono
espulse con le secrezioni fisiologiche, nella fase di reazione i processi infiammatori
“bruciano” ed eliminano le tossine.
Nelle successive due fasi, dette della Sostanza Fondamentale o Matrice, è possibile
distinguere una fase detta di deposito in cui le tossine in eccesso, non neutralizzate o non
eliminate dagli organi emuntori, vengono accumulate a livello del tessuto connettivo, ed
una detta di impregnazione, in cui le tossine possono provocare un processo di
destrutturazione cellulare che provoca la perdita della funzionalità
enzimatica.
Le ultime due fasi, dette cellulari, sono l’espressione di quadri patologici dalla prognosi
sfavorevole, in quanto la reattività dell’organismo ha oramai perso di efficacia. Nella fase
di degenerazione, la mancata eliminazione delle tossine accumulate provoca ulteriori danni
intracellulari, giungendo alla evoluzione degenerativa dei tessuti interessati. Infine, nella
fase di dedifferenziazione, il perdurare di stimoli di tipo infiammatorio può determinare la
trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali e queste ultime, in presenza di uno
stato di scarse difese immunitarie, possono prendere il sopravvento sull’organismo.
Reckeweg attribuisce un’importanza fondamentale al processo infiammatorio (fase di
reazione), identificandolo non più con un fenomeno negativo da bloccare bensì, come
egli stesso diceva, interpretandolo come “il sacro fuoco attraverso il quale l’organismo
brucia le tossine”.
A questa interpretazione si va ad aggiungere la riflessione che l’interruzione forzata, non
motivata clinicamente (con FANS, corticosteroidi, antibiotici, chemioterapici)
dell’infiammazione ne impedisce l’evoluzione fisiologica. Questo si traduce in un
accumulo, nel connettivo, di tossine parzialmente combuste o incombuste, che
rimangono intrappolate senza poter essere eliminate, e che in tal modo favoriscono i
progredire dei processi patologici.
Come è facile intuire, si tratta di una visione biologica del processo di guarigione: i
farmaci omotossicologici hanno proprio lo scopo di stimolare la capacità di
autoguarigione del paziente attraverso il ripristino delle sue capacità metaboliche,
enzimatiche, immunologiche, emuntoriali, giungendo alla definitiva eliminazione

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del carico tossico responsabile del quadro morboso.
Partendo da queste considerazioni, il Dr. Reckeweg osservò e descrisse un fenomeno di
grande interesse: la vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto
all’altro, da un organo all’altro. La vicariazione può essere positiva (in questo caso è detta
“regressiva” e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in
questo caso è detta “progressiva” e coincide, per esempio, con il processo di
cronicizzazione).
Ebbene, con la terapia omotossicologica si noterà la cosiddetta vicariazione regressiva,
cioè lo spostamento della malattia da organi più nobili e profondi verso organi o sistemi
deputati all’escrezione delle tossine.
Grazie alla farmacologia omotossicologica, senza sopprimere o mascherare la malattia, si
riesce così a sostenere l’organismo nella sua lotta fisiologica contro gli agenti tossinici,
stimolando la reattività organica e la capacità di eliminazione attraverso meccanismi di
tipo enzimatico e immunologico, giungendo, così, alla vera guarigione.

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8. L’Agopuntura

      L'agopuntura è un procedimento terapeutico in cui si inseriscono a profondità

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pelle piccoli aghi pieni, penetrando nella muscolatura sottostante. Attualmente si
possono riferire al termine "agopuntura"almeno tre interventi differenti:
1. Agopuntura classica, basata sulla medicina tradizionale cinese;
2. Agopuntura come forma di terapia dei punti trigger (punti grilletto);
3. Agopuntura come procedimento di stimolazione elettrica.
Si tratta di tre terapie completamente diverse a cui attualmente si da il nome generico di
"Agopuntura".
Ad esse bisogna aggiungere:
un particolare tipo di agopuntura giapponese chiamata Ryodoraku
i microsistemi di agopuntura: auricoloterapia, cranioterapia, ecc..
1. Agopuntura classica. È basata sulla medicina tradizionale cinese, nasce in Cina 50
      secoli fa e si inserisce nel vasto armamentario della medicina tradizionale cinese.
      Essa si fonde con le regole filosofiche taoiste e diviene un sistema complesso in

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cui l'uomo è considerato un "microcosmo" raffrontabile al macrocosmo che ci
      circonda. Le leggi fisiche che governano il mondo vengono così applicate al corpo
      umano. Si anticipano quindi di diversi secoli i principi della fisica binaria, infatti i
      principi filosofici taoisti si rifanno alle dinamiche polari: yin yang. Secondo
      l'agopuntura classica il corpo sarebbe attraversato da canali energetici chiamati
      meridiani in connessione con organi ed apparati. Ma i meridiani ed i punti
      corrispondono in chiave moderna a: metameri e tragitti nervosi, mentre l'energia
      corrisponde ai neurotrasmettitori come Pomeranz e Terenius hanno dimostrato.
2. Agopuntura come forma di terapia dei punti trigger (punti grilletto). È questa una
      applicazione essenzialmente neurologica dell'agopuntura.               Le alterazioni
      degenerative della funzione nervosa correlate allo stress, a pregressi traumi e al
      processo di invecchiamento possono sconvolgere le normali proprietà del
      muscolo scheletrico, nonché quelle di altri tessuti ed organi, in modo sottile che
      potrebbe sfuggire ad un esame neurologico convenzionale. Le zone anormali di
      muscolatura scheletrica si possono apprezzare alla palpazione come cordoni o
      punti dolorabili, che si associano a segni di eccessiva attività simpatica (es:
      ipotermia, leggero edema) a dolore evocato o ad affaticamento generale. Tali punti
      sono stati identificati da Bonica, da Travell e Simons, da Sola e da altri come
      "punti dolorabili" o trigger. Quando si usano gli aghi per agopuntura per trattare i
      punti muscolari dolorabili associati a dolore cronico, l'agopuntura e pressoché
      indistinguibile dalla terapia dei punti Trigger. I punti Trigger si sovrappongono ai
      punti di agopuntura metamerici, ma non forniscono alcuna spiegazione dei punti
      a distanza dell'agopuntura classica.
3. Agopuntura come procedimento di stimolazione elettrica.
      Nella storia della medicina la stimolazione elettrica a fini antalgici era conosciuta
      fin dai tempi dei Greci e dei Romani che usavano a questo scopo pesci capaci di
      dare scariche elettriche direttamente in corrispondenza di zone dolenti o punti
      Trigger. La stimolazione elettrica entra a far parte del bagaglio dell'agopuntore
      solo intorno al 1970 quando la Cina lancia sull'occidente la pubblicità
      dell'agopuntura come analgesia operatoria, una tecnica che nulla a che vedere con
      l'agopuntura classica. Nell'analgesia intra-operatoria con agopuntura elettrica si

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ottiene una insensibilità al dolore temporanea, alcuni minuti o alcune ore, che
       serve solo ed esclusivamente per l'intervento, e non ha nessuna valenza
       terapeutica. Poiché l'agopuntura si diffuse in occidente negli anni 70, del secolo
       scorso, attraverso la pubblicità che il regime di Mao fece sull'analgesia operatoria
       tramite agopuntura, è tuttora ricorrente la falsa opinione che l'agopuntura serva
       solo ad eliminare il dolore. Questa idea è totalmente falsa poiché l'agopuntura
       classica modula diverse risposte neurofisiologiche e viene utilizzata "anche" per il
       dolore, che toglie come conseguenza dell'eliminazione del processo infiammatorio
       che lo genera e quindi ha una valenza terapeutica e non palliativa.
             La diffusione della pubblicità cinese sui metodi analgesici ottenuti in fase
       operatoria con agopuntura elettrica indusse sperimentatori occidentali del calibro
       di Melzack e Wall a elaborare terapie di elettrostimolazione per il controllo del
       dolore tramite metodi non percutanei come l'agopuntura, bensì trancutanei: nasce
       la TENS appoggiata dai capitali dell'industria USA.
       Tens ed elettrostimolazione: I due approcci hanno in comune tre serie di
       parametri:
          • Stimolazione a bassa intensità ed ad alta frequenza (per effetti locali);
          • Stimolazione ad alta intensità e a bassa frequenza (per effetti a distanza);
          • Stimolazione a raffica ad alta frequenza.
Abbiamo fin qui passato un rassegna: 1.L'agopuntura classica; 2.La metodica dei punti
Trigger; 3.L'agopuntura con stimolazione elettrica;
       A queste tre vanno aggiunte: un particolare tipo di agopuntura giapponese
chiamata Ryodoraku; i microsistemi di agopuntura: l'Auricoloterapia, la Cranioterapia,
ecc.
       La tecnica giapponese Ryodoraku conserva la maggior parte dei principi basilari
dell'agopuntura classica, ma si basa su una interpretazione moderna neurovegetativa, per
cui si leggono le resistenze elettriche cutanee dei punti e si equilibrano le funzioni
simpatiche e parasimpatiche.

   L'Auricoloterapia nasce in Francia a metà del secolo scorso e si diffonde rapidamente
in Cina. Si basa sulla costatazione sperimentale che nell'orecchio sono presenti le

                                                                                           27
rappresentazioni delle innervazioni sensitive, motorie e neurovegetative di tutti i distretti
organici. Ben presto l'auricoloterapia si afferma come uno dei metodi antalgici ed anti-
infiammatori piu efficaci nel dolore acuto: traumatologia sportiva ecc
   Esistono vari tipi di Cranioterapia, ma la piu efficace è quella giapponese, metodo
   Yamamoto: a Myazaki un intero ospedale si dedica a questo sistema terapeutico con
   risultati eccezionali nel dolore e nei problemi neurologici gravi.

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9. Gli anziani e le terapie non convenzionali
A cura di Ageing Society

       Dai più recenti sondaggi sullo stato di salute dei cittadini italiani over 65 è risultato
una crescente loro attenzione ad un sano e naturale stile di vita. Questo può essere
considerato un elemento fondamentale per muovere ulteriori passi verso l’uso di terapie
naturali o non convenzionali, le quali fanno proprio di un corretto stile di vita uno dei
principi cardine della loro filosofia.

       Per il 70% degli anziani, infatti, la salute dipende dallo stile vita: cioè a mantenerli
in buona salute non sono i progressi della medicina, ma le sane abitudini. Ne è convinto
il 70,8% degli italiani anziani, secondo i risultati del quarto Rapporto Censis-Salute di
Repubblica. L'indagine ha coinvolto circa 1500 ultrasessantenni. E i diretti interessati
indicano anche i comportamenti giusti per restare in salute: trascorrere molto tempo
libero all'aria aperta (73,9%), praticare attivita' sportive (28,3%), effettuare esami e
controlli medici preventivi (27,2), mangiare prodotti biologici (19%). I farmaci vengono
utilizzati prevalentemente per malattie croniche (58%) o per patologie occasionali
(16,2%), mentre solo il 23% li assume per migliorare alcune prestazioni che incidono
sulla qualita' della vita: sesso, sonno, memoria, e via dicendo. Alle visite mediche si
ricorre almeno una volta l'anno (32,9%) o anche meno (10,8%).

                                                                                             29
Dall'indagine emerge quindi con chiarezza che gli anziani ritengono determinante
volersi bene ed essere il primo medico di se stessi.
       Con buoni risultati. Il 79,6% degli intervistati si considera in grado di svolgere
autonomamente le normali attivita' quotidiane, il 14,2% afferma di aver bisogno di aiuto
solo in alcuni casi.
        Analizzando poi i dati sugli anziani dell’ultima indagine Multiscopo dell’ISTAT
riguardo al loro rapporto con le MNC si evince che gli anziani che ricorrono ad una
terapia non convenzionale sono il 69% contro una media nazionale del 65.5%.
        Fra le persone anziane sono più i maschi delle donne a dare la preferenza alle
terapie non convenzionali. E verso questa scelta sono molto spesso indirizzati dal
medico di famiglia.
        Le terapie a cui fanno maggior ricorso la popolazione con almeno 65 anni di età
sono i trattamenti manuali, l’omeopatia e la fitoterapia. Mentre risultano ancora
abbastanza contenute le percentuali per quanto concerne l’agopuntura e le altre terapie
non convenzionali.
       Tra la popolazione anziana sono le donne a preferire l'agopuntura, che
rappresenta un probabile rimedio al dolore, infatti sono proprio le donne che si trovano
più frequentemente a dover affrontare patologie invalidanti e dolorose.

       Gli anziani scelgono le terapie non convenzionali essenzialmente perché le
considerano meno tossiche e più efficaci di quelle convenzionali. Nel 20% dei casi
perchè le considerano l’unica alternativa .

  Tab.1. Anziani che fanno ricorso alle medicine non convenzionali per malattie
                                         croniche

                                        Per 1000 over 65
            Malattie croniche                                     Pos. Per
                                        anni
                                                                 frequenza
                                        masc femmin total

                                                                                       30
hi        e        e
                                                  524.
Artrosi, artrite               417.1     600.4                  1
                                                    8
                                                  365.
Ipertensione arteriosa         322.6     394.7                  2
                                                    0
                                                  174.
Osteoporosi                     43.3     267.1                  8
                                                    8
                                                  162.
Vene varicose-varicocele        87.3     214.9                  6
                                                    3
                                                  153.
Cataratta                      126.5     172.6                  15
                                                    6
                                                  149.
Lombosciatalgia                122.7     167.4                  5
                                                    0
Bronchite, enfisema,ins                           141.
                               182.9     111.8                  9
rena.                                               1
                                                  125.
Altre malattie del cuore       112.7     134.0                  13
                                                    2
                                                  124.
Diabete                        116.3     130.5                  11
                                                    7
Cefalea o emicrania                               105.
                                67.6     131.2                  4
ricorrente                                          0

             Fonte: Elaborazione Ageing Society su dati ISTAT

             Tab.2. - Alcuni dati di sintesi sulle MNC

                                                                     31
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