PINCHAS STEINBERG ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO - VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 - ORE 20.30 - Teatro Regio Torino

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PINCHAS STEINBERG ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO - VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 - ORE 20.30 - Teatro Regio Torino
I   C O N C E R T I       2 0 1 7 - 2 0 1 8

           PINCHAS STEINBERG
                 DIRETTORE

           ORCHESTRA E CORO
           DEL TEATRO REGIO

     VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 – ORE 20.30
                TEATRO REGIO
PINCHAS STEINBERG ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO - VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 - ORE 20.30 - Teatro Regio Torino
Pinchas Steinberg
PINCHAS STEINBERG ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO - VENERDÌ 22 DICEMBRE 2017 - ORE 20.30 - Teatro Regio Torino
Pinchas Steinberg direttore
Anita Maiocco voce bianca
Andrea Secchi maestro del coro
Orchestra e Coro del Teatro Regio

Leonard Bernstein (1918-1990)
Overture da Candide (1956)
  Allegro molto con brio - Più mosso
Chichester Psalms (1965)
per coro misto, voce bianca e orchestra
    I. Salmo 108: Maestoso ma energico - Salmo 100: Allegro molto - Dolce, tranquillo
 II. Salmo 23: Andante con moto, ma tranquillo - Salmo 2: Allegro feroce - Salmo 23:
		   L’istesso tempo - Meno, quasi adagio - Allegro come prima
III. Prelude. Sostenuto molto - Salmo 131: Peacefully flowing - Salmo 133:
		   [Più] lento possibile
         Solisti: Rita La Vecchia soprano, Roberta Garelli contralto,
         Alejandro Escobar tenore, Lorenzo Battagion baritono

Antonín Dvořák (1841-1904)
Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo” (1893)
    I.   Adagio - Allegro molto
   II.   Largo
  III.   Scherzo. Molto vivace
  IV.    Allegro con fuoco

Restate in contatto con il Teatro Regio:       fTYp
Leonard Bernstein
  Overture da Candide e Chichester Psalms

   Con la sua espansa versatilità, Bernstein affiancò alla carriera di direttore, pianista,
didatta e animatore musicale una disinvolta attività compositiva, per di più distesa
su un vasto orizzonte di generi: le musiche per Candide e i Chichester Psalms ne sono
un esempio. Candide infatti è una «comic operetta» apparsa nel 1956 (e in seguito
più volte ritoccata); i Chichester Psalms sono invece un ciclo di genere comprensibil-
mente religioso scritto nel 1965. Famoso per il suo eclettismo, Bernstein ha saputo
immettere, pur all’interno dei suoi variegati lavori, una stretta coerenza di pensiero;
come del resto ebbe egli stesso a spiegare in un’intervista: «Penso di stare componen-
do sempre lo stesso pezzo, come fanno del resto tutti i compositori. Ma ogni volta si
tratta di un nuovo tentativo di scrivere questo Pezzo, di fargli raggiungere una nuova
dimensione e anche di acquisire un nuovo vocabolario».

    Candide si basa sul romanzo scritto da Voltaire nel 1759 in chiara opposizione
all’ottimismo illuminista di Leibniz, secondo il quale la bontà divina sceglie sempre
la migliore fra tutte le infinite combinazioni possibili di vita. Le molteplici, dramma-
tiche vicende che investono il protagonista mettono infatti a dura prova la sua fiducia
e lo convincono alla fine non più a ritenere che questo sia il migliore dei mondi pos-
sibili, ma ad affrontare la vita con disincantato realismo, limitandosi a “far crescere il
nostro giardino”.
    L’Overture vorrebbe essere espressione dell’iniziale “candore” esistenziale del pro-
tagonista; ma nello stesso tempo ci fa capire che Bernstein, pur adeguandosi alla
trama di Voltaire, per tutto il corso dell’operetta mai farà spazio a un amaro sarca-
smo alla Šostakovič. Piuttosto, proprio questo esordio sembra un invito ad accettare
subito la vita così com’è, con tutte e malgrado tutte le sue contraddizioni. Da qui il
suo tono franco e spedito, che certo prelude anche al piacere con cui Bernstein, nel
corso del lavoro, si divertirà a giocare con vari stili operistici, in una golosa e gioiosa
appropriazione, tutta puramente musicale, della realtà contingente.

   I Chichester Psalms vennero a loro volta commissionati da Walter Hussey, Decano
della Cattedrale di Chichester (nel West Sussex dell’Inghilterra) per il locale Sou-
thern Cathedrals Festival, una manifestazione che, assieme alle cattedrali di Winche-
ster e Salisbury, organizzava (e organizza) annualmente concerti di musiche corali e
organistiche. La prima esecuzione ebbe tuttavia luogo presso la Philharmonic Hall di
New York sotto la bacchetta dello stesso Bernstein il 15 luglio 1965; la presentazione
a Chichester avrebbe avuto luogo il successivo 31 con la direzione di John Birch.
   Suddivisi in tre parti e destinati a una voce bianca, coro e orchestra, i Chichester
Psalms si fondano su alcuni di quei Salmi (in gran parte attribuiti al re Davide), che
costituiscono uno dei libri più “musicali” dell’intera Bibbia (il termine “salmo” del
resto deriva da “psallo”, che significa “pizzico le corde della cetra” e sottintende quindi
un esplicito intervento del canto).
    Bernstein li fa intonare nell’originale ebraico, così come nella precedente Terza
Sinfonia (“Kaddish”) aveva utilizzato per il testo ivi presente, assieme agli sfoghi della
voce recitante, il linguaggio originale aramaico. Ciò tuttavia non significa che egli
fosse animato da una inscalfibile intransigenza confessionale. Il fatto del resto che i
Salmi facciano parte tanto dei riti ebraici quanto della liturgia cristiana è una chiara
prova del suo ecumenismo religioso; come del resto ci confermano ugualmente le
prime due sinfonie, anch’esse di argomento religioso, ma fondate una su testi ebraici,
l’altra su versi del poeta Auden. Né si dimentichi che Bernstein scrisse anche una
Messa (per il teatro) e una Missa brevis per coro e percussioni.
    Se nelle tre sinfonie Bernstein affrontava il problema della fede con accenti pervasi
da dubbi e sconforto, i Chichester Psalms sono invece una convinta esaltazione di Dio.
Rispetto alla più verbosa ed enfatica Terza Sinfonia, essi si dipanano con semplicità e
scioltezza. La prima parte si apre con due versetti del Salmo 108 («Svegliatevi, arpa e
cetra, / voglio svegliare l’aurora!») e continua intonando tutto il n. 100 («Acclamate
al Signore, voi tutti della terra. / Servite il Signore nella gioia. / Presentatevi a lui con
esultanza»). La seconda prende le mosse dall’intero Salmo 23 («Il Signore è il mio
pastore: / non manco di nulla») e prosegue con alcuni versetti del 2, ove, con chiare
funzioni di contrasto, il salmista fa esplicito riferimento alla stolta superbia degli
uomini malvagi («Perché le genti sono in tumulto / e i popoli cospirano invano?»).
La terza parte infine si fonda sul Salmo 131 («Signore, Signore, / non si esalta il
mio cuore»), come atto di umiltà prima di giungere al conclusivo invito alla pace del
salmo 133 («Ecco, com’è bello e com’è dolce / che i fratelli vivano insieme!»).
    L’apertura del lavoro, dopo la vigorosa perorazione iniziale del Salmo 100, vede
il coro intervenire con accenti di danza gioiosa; Bernstein fa subito appello alla sua
ben nota estroversione ritmica imponendo alle voci movenze di agile, quasi coreutica
spigliatezza, fra l’altro con l’uso sghembo del ritmo di 7/4 e con il diffuso impiego di
percussioni. L’atmosfera bucolica del secondo tempo chiama a sua volta in causa la
voce bianca, presto affiancata dai soprani divisi; in sostanza il salmista indossa qui i
panni di un innocente pastorello che si abbandona con fiducia alla serenità di Dio. Al
centro si incunea un Allegro feroce ove il coro è chiamato a intonare, con un’inquietu-
dine sovente sotterranea, le sempre latenti rivalità umane. Infine, la terza parte si apre
con un discorso teso degli archi e con severi accenti di contrizione, utili a sottolineare
l’attestazione di mitezza del Salmo 131. Prima che con il 133 ci si possa aprire de-
finitivamente alla pace. Il lavoro infatti termina non con un tripudio celebrativo, ma
con un lento schiudersi in una dimensione definitivamente contemplativa, con il coro
(a cappella) che intona alcuni spunti tematici dell’inizio, ma ormai depurati di ogni
umana euforia.
Antonín Dvořák
  Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo”

   La scelta, nel 1892, di chiamare Dvořák alla direzione del neonato National Con-
servatory of Music of America di New York fu della stessa fondatrice, Jeannette
Meyers Thurber, moglie di un ricco commerciante statunitense di spezie e appas-
sionata di musica (aveva studiato a Parigi); e fu una scelta quanto mai intelligente.
Per quella nuova istituzione, infatti, ella non pensò di convocare qualche affermato
compositore tedesco, in grado di garantire una severa formazione accademica, ma
un musicista che, per quanto armato anch’egli di una solida preparazione scolastica,
proveniva da una “giovane” nazione tutta aperta al futuro, esattamente come gli Stati
Uniti.
   La migliore prova della felicità di questo connubio si trova nell’ultima sinfonia
scritta da Dvořák proprio nel corso del suo soggiorno statunitense: soprannominata
“Dal nuovo mondo” (la Thurber asserì di essere stata lei stessa a proporre questo ti-
tolo) e presentata a New York il 16 dicembre 1893 sotto la direzione di Anton Seidl,
essa respira a pieni polmoni lo spirito della nazione ospitante, senza per questo far
leva su qualche scontato intento paesaggistico.
   Semmai, ad attribuire un vero profilo “statunitense” alla sinfonia è un pervasivo
senso di quell’ariosità così tipica dei grandi spazi del continente nordamericano. Se
per Čajkovskij il soggiorno negli Usa non aveva lasciato tracce e, anzi, era stato vis-
suto con indifferenza e quasi con fastidio, per Dvořák invece esso accrebbe la sua
inventiva portandolo a creare una sinfonia di ottimistico slancio. È infatti questo il
significato del suo titolo: è lo spirito genuino del “nuovo mondo” ancora culturalmen-
te legato alle atmosfere di Thoreau; del resto anche il Dodicesimo Quartetto (non a
caso soprannominato “L’americano”), il Quintetto op. 97 e la Sonatina op. 100, tutti
composti nella medesima epoca, avrebbero lasciato filtrare nei loro pentagrammi il
soffio di quelle stesse vaste terre, tutte ancora da arare e da coltivare. Dvořák seppe
cogliere pienamente questo spirito perché egli già lo possedeva nelle sue corde e non
aveva certo dovuto aspettare di trovarsi negli Stati Uniti. Lo rinveniamo infatti già
in precedenti lavori, come ad esempio nell’altrettanto pregevole Ottava Sinfonia. Ma
esso si trova ora per così dire potenziato e pienamente realizzato.
   Il “nuovo mondo” emerge dunque da questa sinfonia solo come carattere generale.
Il piglio eroico del tempo iniziale ben riassume la schietta esuberanza di una nazione
di pionieri; è infatti dotato di uno squillante e aggressivo primo tema e poi di uno
sviluppo in cui si mette in luce un’arieggiata epicità simile a quella della Grotta di
Fingal di Mendelssohn, con le sue trombe in pianissimo e con i suoi richiami quasi
stereofonici.
   Il respiro del discorso continua poi ad alitare sovrano nel secondo tempo (Largo)
fin dai solenni accordi iniziali. In un’intervista rilasciata al «New York Herald» del
15 novembre 1893 (il giorno prima del concerto) Dvořák ebbe a precisare che questo
tempo voleva essere una specie di studio preparatorio per una successiva sua opera
o cantata su Il canto di Hiawatha, il poema creato nel 1855 da Henry Wadsworth
Longfellow in cui il Grande Spirito degli Indiani d’America, stanco delle continue
guerre fra gli uomini, invia sulla terra una specie di profeta, appunto Hiawatha, con
il compito di insegnare all’uomo a lavorare la terra e a operare la pace. Questo frutto
di uno degli autori più rappresentativi della letteratura statunitense dell’epoca dove-
va aver affascinato Dvořák proprio perché si trattava di un poema tutto concentrato
sul mondo incontaminato dei Pellerossa, con relativa esaltazione della purezza della
natura e della verginità delle origini. Una suggestione “rousseauiana” particolarmen-
te avvertita in quell’epoca di tardo Ottocento che si sentiva avvolta da una secolare
civiltà e che, come insegna anche il mito dei nibelunghi wagneriani, voleva evadere
dalla “stanchezza dell’Europa” alla ricerca del “puramente umano”. In ambito america-
no, già la Quarta Sinfonia di Federick Bristow, significativamente intitolata “Arcadica”,
aveva aperto per così dire la strada a questa esaltazione di una primordiale genuinità.
    Proprio per il supposto legame con il Canto di Hiawatha, questo secondo mo-
vimento in un primo tempo era intitolato Leggenda. Si è ipotizzato che il suo ca-
rattere possa essere stato suggerito dall’episodio XVIII di quel poema, là dove si
narra dell’uccisione di un amico di Hiawatha, Kwasind, «il più forte degli uomini».
Un’ipotesi che, indipendentemente da ogni sua attendibilità, ci confermerebbe che
questo movimento venne inteso da Dvořák come una specie di lamento funebre, di
nobile e severo epicedio. Una simile dimensione luttuosa può essere confermata dal
fatto che a intonare la melodia principale sia stato chiamato il corno inglese, uno degli
strumenti più emblematici del Decadentismo. Invero tale strumento aveva già fatto
la sua comparsa in sinfonie precedenti, segnatamente nella Prima e nella Terza, ma
là aveva sostanzialmente goduto di poco spazio, mentre in questo tempo esso domi-
na da protagonista. Tuttavia proprio questo movimento ci dimostra definitivamente
che la malinconia di Dvořák è sempre una malinconia positiva, mai senza luce e mai
scomposta. Per cui l’irreale accordo di chiusura dei contrabbassi soli suona come
il quieto assopirsi di una persona comunque soddisfatta di sé. Il che spiega perché
alla quieta atmosfera di questo tempo lento si sarebbe fra gli altri rifatto George W.
Chadwick con il secondo brano (Natale) dei suoi Schizzi sinfonici (1895-1904).
    La melodia del corno inglese che si distende per tutto questo tempo è stata uno dei
principali oggetti del contendere circa la presenza nella sinfonia di temi folcloristici
“americani”. In effetti la sua natura pentatonica, cioè di soli cinque suoni, ha favorito
non poche discussioni. Eppure risulta difficile chiamare in causa, come ha fatto gran
parte della critica, lo spiritual Swing Low, Sweet Chariot, la cui melodia, per quanto
dello stesso tipo pentatonico, ha un profilo melodico (e un ritmo) sostanzialmente
diversi. Si sa che Dvořák, mentre era a dirigere il Conservatorio di New York, ebbe
contatti con Harry Thacker Burleigh, baritono e compositore afroamericano che po-
trebbe avergli fatto conoscere qualche autentico canto della popolazione di colore;
ma è anche probabile che egli fosse venuto a conoscenza non tanto dei veri spiritual,
ma di quelli adattati da bianchi come Stephen Foster e Benjamin Russell Hanby, e
non molto diversi quindi dai minstrel songs, in particolare da quelli che, interpretati in
un primo tempo solo da cantanti bianchi con il volto annerito per spettacoli di puro
intento comico, si erano in seguito aperti anche al genere religioso.
   In ogni modo sta di fatto che questa splendida melodia ha colto così bene nel
segno da essere stata adattata senza fatica, nel 1922, a canto “pseudo spiritual” da
William Arms Fisher, un allievo dello stesso Dvořák che si interessò non poco ai
canti di quel mondo pubblicando, nel 1926, una raccolta di Settanta Negro Spiritual
(e pure una di Sessanta Canti Irlandesi). Tale testo, dal titolo Going home, ha fatto sì
che il tema di Dvořák continui ancora oggi a essere utilizzato in veste vocale proprio
come “pseudo negro spiritual” soprattutto in occasione di funerali e di meditazioni
funebri. Dedurre che proprio in questo felice adattamento stia celata una prova in-
diretta della paternità statunitense della melodia originale non è certo scorretto, ma
non è suffragato da prove certe. Del resto Dvořák, come ci ha già mostrato in tutte
le sinfonie precedenti, non amava la citazione di melodie esterne, per cui anche in
tale frangente è quanto mai probabile che egli abbia continuato a sfruttare solo la sua
inesauribile fantasia melodica.
   L’intrepida vigoria di questa sinfonia ritorna quindi nei due ultimi tempi. A detta
della citata intervista, il terzo movimento (Molto vivace) sarebbe stato ispirato da
una danza festiva di pellerossa sempre evocata dal poema di Longfellow. In realtà
il primo tema dello Scherzo ha sì un tono sufficientemente robusto e selvatico, ma
tuttavia vi si intravede in lontananza la Boemia con le sue tipiche danze furiant. E
così, nel picchiettio dei legni e nella trina sottile degli archi si avverte l’eleganza leg-
gera di Čajkovskij. Il secondo tema, di carattere diametralmente opposto, ha poi uno
scorrevole andamento di carovana ben lontano da qualunque idea di danza festiva.
Lo stesso si può dire dei due temi del Trio, il primo aperto da larghi richiami di una
tranquilla galoppata, il secondo addirittura impreziosito da cerimoniosi trilli, non
certo tipici dei pellerossa.
   A sua volta l’ultimo movimento (Allegro con fuoco) è di nuovo magniloquente ed
eroico, battagliero e solenne come il primo. Ancora una volta dunque nel pieno spi-
rito statunitense. È fra tutti il tempo più chiaramente “tagliato con l’accetta”, come se
Dvořák avesse pensato a rudi boscaioli del Montana. Rispetto al tempo d’apertura,
ha un piglio più festoso e celebrativo; malgrado ciò si spegne con una suggestiva eco
in pianissimo: non per chiudere la pagina con un punto interrogativo, quanto per
suggerire l’idea della sua progressiva dispersione proprio nell’infinito delle pianure e
delle montagne americane, maestosamente distese a perdita d’occhio.
                                                                       Ferruccio Tammaro

Ferruccio Tammaro (Torino, 1947) è stato docente di Storia della musica moderna e contemporanea presso
l’Università degli Studi di Torino. Ha al suo attivo studi su Sibelius (del quale ha pubblicato una delle prime
monografie al di fuori della Finlandia), Šostakovič, Vaughan Williams, Čajkovskij, Bach, Vivaldi. Fra le sue
ultime pubblicazioni: Io, Don Giovanni. Mozart in maschera (Il capitello, Torino). È uno dei fondatori della
Sibelius Society italiana.
Chichester Psalms                      Salmi di Chichester

I.                                     I.

Psalm 108: 3                           Salmo 108: 3
cHOIr                                  cOrO
  Urah, hanevel, v’chinor,                Svegliatevi, arpa e cetra,
  A-irah shahar!                         voglio svegliare l’aurora!

Psalm 100                              Salmo 100
BassEs and TENOrs                      BassI e TENOrI
  Hariu l’Adonai kol haarets.             Acclamate al Signore, voi tutti della terra.
  Iv’du et Adonai b’simha.               Servite il Signore nella gioia.
  Bo-u l’fanav bir’nanah.                 Presentatevi a lui con esultanza.
cHOIr                                  cOrO
  D’u ki Adonai Hu Elohim.               Riconoscete che solo il Signore è Dio.
  Hu asanu, v’lo anahnu.                Egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
  Amo v’tson mar’ito.                    suo popolo e gregge del suo pascolo.
  Bo-u sh’arav b’todah,                  Varcate le sue porte con inni di grazie,
  Hatseirotav bit’hilah                  i suoi atri con canti di lode,
  Hodu lo, bar’chu sh’mo,                lodatelo, benedite il suo nome;
  Hodulo.                                lodatelo.
  Hariu l’Adonai kol haarets.            Acclamate al Signore, voi tutti della terra.
  Hariu l’Adonai.                        Acclamate al Signore.
  Iv’du et Adonai b’simha.              Servite il Signore nella gioia.
  Bo-u l’fanav bir’nanah.                Presentatevi a lui con esultanza.
  D’u ki Adonai Hu Elohim.               Riconoscete che solo il Signore è Dio.
  Hu asanu, v’lo anahnu.                Egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
  Amo v’tson mar’ito.                    suo popolo e gregge del suo pascolo.
  Bo-u sh’arav b’todah,                  Varcate le sue porte con inni di grazie,
  Hatseirotav bit’hilah                 i suoi atri con canti di lode,
  Hodu lo, bar’chu sh’mo,                lodatelo, benedite il suo nome;
  Hodulo.                                lodatelo.
sOPraNO, aLTO, TENOr and Bass (soli)   sOPraNO, cONTraLTO, TENOrE e BassO (soli)
  Ki tov Adonai,                         Poiché buono è il Signore,
  l’olam has’do,                        il suo amore è per sempre,
  V’ad dor vador emunato.                la sua fedeltà di generazione
                                            in generazione.
cHOIr                                  cOrO
  Ki tov Adonai!                         Buono è il Signore!
II.                                 II.

Psalm 23: 1-4                       Salmo 23: 1-4
BOY (or cOUNTErTENOr)               VOcE BIaNca (o cONTrOTENOrE)
  Adonai ro-i, ehsar.                 Il Signore è il mio pastore:
  Bin’ot deshe yarbitseini,            non manco di nulla.
  Al mei m’nuhot y’nahaleini,        Su pascoli erbosi mi fa riposare,
  Naf ’shi y’shovev,                   ad acque tranquille mi conduce,
  Yan’heini b’ma’aglei tsedek,        rinfranca l’anima mia, mi guida
                                          per il giusto cammino
      L’ma’an sh’mo.                   a motivo del suo nome.
sOPraNOs (divided)                  sOPraNI (divisi)
  Gam ki eilech                       Anche se vado
  B’gei tsalmavet,                    per una valle oscura,
  Lo ira ra,                          non temo alcun male,
  Ki atah imadi.                      perché tu sei con me.
sOPraNOs and aLTOs                  sOPraNI e cONTraLTI
  Shiv’t’cha umishan’techa            Il tuo bastone e il tuo vincastro
  Hemah y’nahamuni.                  mi danno sicurezza.
BOY                                 VOcE BIaNca
  Adonai ro-i, ehsar.                 Il Signore è il mio pastore.

Psalm 2: 1-4                        Salmo 2: 1-4
TENOrs and BassEs                   TENOrI e BassI
  Lamah rag’shu goyim                  Perché le genti sono in tumulto
  Ul’umin yeh’gu rik?                  e i popoli cospirano invano?
  Yit’yats’vu malchei erets,           Insorgono i re della terra
  V’roznim nos’du yahad                e i prìncipi congiurano insieme
  Al Adonai v’al m’shiho.             contro il Signore e il suo consacrato:
  N’natkah et mos’roteimo,             «Spezziamo le loro catene,
  V’nashlichah mimenu avoteimo.        gettiamo via da noi il loro giogo».
  Yoshev bashamayim                    Ride colui che sta nei cieli,
  Yis’hak, Adonai yil’ag lamo!        il Signore si fa beffe di loro!
  Yis’hak, Adonai yil’ag lamo...      Il Signore si fa beffe di loro...

Psalm 23: 5                         Salmo 23: 5
sOPraNOs and aLTOs                  sOPraNI e cONTraLTI
  Ta’aroch l’fanai shulchan            Davanti a me tu prepari una mensa
  Neged tsor’rai                       sotto gli occhi dei miei nemici.
  Dishanta vashemen roshi              Ungi di olio il mio capo;
  Cosi r’vayah.                        il mio calice trabocca.
Psalm 2: 4                             Salmo 2: 4
TENOrs and BassEs                      TENOrI e BassI
  ... Yoshev bashamayim                   Ride colui che sta nei cieli,
  Yis’hak, Adonai yil’ag lamo!            il Signore si fa beffe di loro!

Psalm 23: 6                            Salmo 23: 6
BOY                                    VOcE BIaNca
  Ach tov vahased                         Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
  Yird’funi kol y’mei hayai,             tutti i giorni della mia vita,
  V’shav’ti b’veit Adonai                 abiterò ancora nella casa del Signore
  L’orech yamim.                          per lunghi giorni.

III.                                   III.

Psalm 131                              Salmo 131
TENOrs and BassEs                      TENOrI e BassI
  Adonai, Adonai,                         Signore, Signore,
  Lo gavah libi,                          non si esalta il mio cuore
  V’lo ramu einai,                        né i miei occhi guardano in alto;
  V’lo hilachti,                          non vado cercando cose grandi
  Big’dolot uv’niflaot                    né meraviglie
  Mimeni.                                 più alte di me.
cHOIr                                  cOrO
  Im lo shiviti                          Io invece resto quieto e sereno:
  V’domam’ti,                            come un bimbo svezzato
  Naf ’shi k’gamul alei imo,             in braccio a sua madre,
  Kagamul alai naf ’shi.                 come un bimbo svezzato è in me
                                           l’anima mia.
sOPraNO, aLTO, TENOr and Bass (soli)   sOPraNO, cONTraLTO, TENOrE e BassO (soli)
  Yahel Yis’rael el Adonai               Israele attenda il Signore,
  Me’atah v’ad olam.                     da ora e per sempre.

Psalm 133: 1                           Salmo 133: 1
cHOIr                                  cOrO
  Hineh mah tov, umah nayim,              Ecco, com’è bello e com’è dolce
  Shevet ahim gam yahad!                 che i fratelli vivano insieme!

                                                               Traduzione italiana tratta
                                                     dall’edizione CEI 2008 della Bibbia
Pinchas Steinberg è uno dei più importanti             Salome di Strauss e nel 2012-2013 è tornato trion-
direttori d’orchestra del mondo, apprezzato per le        falmente alla Wiener Staatsoper con Andrea Chénier
sue intense interpretazioni del repertorio operistico     e Aida. All’Opera di Stato Ungherese ha diretto Sa-
e sinfonico. Da molti anni riscuote enorme successo       lome ed Elektra, poi uno dopo l’altro Cavalleria ru-
nei teatri di maggior prestigio e nelle sale da concer-   sticana/Pagliacci, il Requiem di Verdi e Tannhäuser,
to d’Europa e Usa. Nato in Israele, ha studiato vio-      seguiti nel 2015-16 da Otello e Andrea Chénier. In
lino con Joseph Gingold e Jascha Heifetz negli Usa        questa stagione è coinvolto in concerti e produzioni
e composizione con Boris Blacher a Berlino.               operistiche a Parigi, Tokyo, Sydney, Madrid, Buda-
   Nel 1974 ha debuttato come direttore con la            pest, Berlino, Barcellona, Berlino, Helsinki e Mona-
Deutsches Symphonie Orchester di Berlino, dando           co.
così inizio a una lunga serie di successi con le mag-        La felice frequentazione del maestro Steinberg
giori orchestre del mondo: Berliner Philharmoniker,       con il Teatro Regio è iniziata nel 1993 con Il caso
Gewandhaus di Lipsia, London Symphony, Israel             Makropulos di Leóš Janáček per la regia di Luca
Philharmonic, Orchestre National de France, Fi-           Ronconi, binomio rinnovato nell’aprile 2001 con
larmonica Ceca, Orchestra dell’Accademia di Santa         Lohengrin di Wagner. Invitato più volte a dirigere
Cecilia, Münchner Philharmoniker, Boston Sym-             concerti sinfonici, ha inaugurato la stagione 2005-
phony, Royal Stockholm Philharmonic, Orchestre            2006 con Aida di Verdi. Negli ultimi anni ha poi di-
de Paris e molte altre. Dirige inoltre in numerosi fe-    retto Madama Butterfly, Turandot, Hänsel und Gretel
stival, tra i quali Salisburgo, Berlino, Praga, Vienna,   e Samson et Dalila.
Monaco, Tanglewood, Blossom, Orange e, infine, il
Festival delle Fiandre e il Richard Strauss Festival         Anita Maiocco (1999) fa parte del Coro di voci
di Garmisch.                                              bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G.
   Dal 1988 al 1993 è stato Direttore ospite prin-        Verdi” dal 2008. Nell’ultimo quinquennio ha pre-
cipale alla Staatsoper di Vienna. Ha diretto nei te-      so parte come solista a diverse produzioni: Il picco-
atri d’opera più importanti del mondo, da Londra          lo spazzacamino e L’arca di Noè di Britten, Tosca e
a Parigi, da Monaco a San Francisco, da Berlino a         Gianni Schicchi di Puccini, Brundibár di Hans Krása,
Roma. Tra il 1989 e il 1996 è stato inoltre Diret-        La piccola volpe astuta di Janáček, Pollicino di Hen-
tore principale dell’Orchestra Sinfonica della Radio      ze, Il flauto magico raccontato ai ragazzi di Mozart,
Orf di Vienna e dal 2002 al 2005 Direttore musi-          Macbeth di Verdi. Nel 2014 ha inoltre cantato l’Inno
cale dell’Orchestre de la Suisse Romande a Ginevra.       d’Italia all’inaugurazione della Turin Marathon.
Dal 2001 collabora stabilmente con la Cleveland
Orchestra, mentre dal 2014 è Direttore musicale e            Nato a Colle Val d’Elsa (Siena), Andrea Secchi
Presidente della Budapest Philharmonic, l’orchestra       ha iniziato gli studi musicali all’età di cinque anni.
dell’Opera di Stato Ungherese, sul cui podio han-         Dopo aver conseguito la maturità classica si è di-
no avuto un ruolo fondamentale alcuni grandi del          plomato a pieni voti in Pianoforte presso il Con-
Novecento come Mahler, Klemperer e Furtwängler.           servatorio “L. Cherubini” di Firenze sotto la guida
   Tra le sue incisioni di maggior successo si ricor-     di Giorgio Sacchetti. Ha frequentato corsi di perfe-
dano L’Olandese volante, La Wally di Catalani, La         zionamento tenuti da Paul Badura-Skoda, Joaquín
donna silenziosa di Strauss e La clemenza di Tito di      Achúcarro e Maurizio Pollini presso l’Accademia
Mozart, registrata dal vivo con l’Orchestra della Ra-     Musicale Chigiana di Siena ed è stato allievo di
dio di Monaco. Con Chérubin di Massenet ha vinto          Andrea Lucchesini all’Accademia Internazionale di
il Grand Prix du Disque, il Diapason d’Or, il Premio      Musica di Pinerolo e, per la Direzione d’orchestra,
della Critica tedesca e il Prix Cæcilia a Bruxelles.      di Piero Bellugi.
   Negli ultimi anni ha diretto le nuove produ-              Si è esibito in Italia e all’estero, prendendo parte a
zioni di Turandot e Tristan und Isolde presso la          numerosi cicli concertistici, in particolare a Torino,
Deutsche Oper di Berlino e Die tote Stadt di Korn-        Siena, Roma, Palermo e Firenze, nella Beethoven
gold all’Opéra Bastille di Parigi, riproposta anche al    Haus di Bonn, nel Museo Chopin di Varsavia, a
Teatro Real di Madrid nel giugno 2010. Nello stes-        Dublino, Londra, Monaco di Baviera, Kiel, Craco-
so anno ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano       via, Pechino, Pretoria e Tokyo, riscuotendo ovunque
dirigendo la Filarmonica nelle Szenen aus Goethes         unanimi e calorosi consensi per la sua personalità e
Faust di Schumann e nel 2011 ha diretto la prima          passione interpretativa. Ha vinto oltre venti concor-
rappresentazione assoluta dell’opera Senso di Marco       si nazionali e internazionali ottenendo inoltre premi
Tutino al Teatro Massimo di Palermo. Ha inaugu-           speciali per la migliore interpretazione di musiche di
rato la stagione 2011-2012 dell’Opéra Bastille con        Bach, Mozart, Schubert, Schoenberg e Beethoven.
Nel 2003 si è distinto come miglior italiano nella           zionali nel 2016: i complessi artistici del Teatro sono
prestigiosa Leeds International Piano Competition,           stati ospiti d’onore al 44° Hong Kong Arts Festival,
raggiungendo la semifinale, ottenendo un notevole            poi a Parigi e a Essen, infine allo storico Savonlinna
apprezzamento da parte di pubblico e critica, debut-         Opera Festival. La scorsa stagione, dopo le tappe a
tando dunque alla Salle Cortot di Parigi.                    Ginevra e a Lugano, ha visto l’Orchestra impegnata
   Da sempre si interessa al repertorio cameristico, e       in un concerto a Buenos Aires e il Regio ospite per
dal 2002 al 2006 ha fatto parte del Quartetto Acca-          la seconda volta al Festival di Edimburgo con quat-
demia. Vasta è la sua esperienza anche nel repertorio        tro recite di Bohème, tre di Macbeth (riproposto in
lirico come maestro collaboratore. Dal 2005 al 2013          forma di concerto a Parigi) e la Messa da Requiem di
è stato Altro maestro del coro del Maggio Musicale           Verdi. Nel settembre 2017 si è infine tenuta la prima
Fiorentino, incarico che gli ha permesso di collabo-         tournée in Medioriente, con tre rappresentazioni di
rare con alcuni dei più grandi direttori d’orchestra,        Aida alla Royal Opera House di Muscat, in Oman.
fra i quali Zubin Mehta, Riccardo Muti, Seiji Oza-               L’Orchestra e il Coro del Teatro hanno una in-
wa, Lorin Maazel, Kurt Masur, Riccardo Chailly,              tensa attività discografica, nell’ambito della quale si
Daniel Oren, Semyon Bychkov e Gianandrea Nose-               segnalano diverse produzioni video di particolare
da. Ha lavorato inoltre al Teatro dell’Opera di Vien-        interesse: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana Lecouvreur,
na e alla Den Norske Opera & Ballett di Oslo. Dopo           Boris Godunov, Un ballo in maschera, I Vespri si-
una prima collaborazione con il Regio nella stagio-          ciliani, Don Carlo, Faust, Aida e La bohème. Tra le
ne 2012-2013, debutta ora come Altro maestro del             incisioni discografiche più recenti, tutte dirette da
coro di questo Teatro.                                       Gianandrea Noseda, figurano la Seconda Sinfonia di
                                                             Mahler (Fonè), il cd Fiamma del Belcanto con Dia-
   L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del                na Damrau (Warner-Classics/Erato), recensito dal
complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Artu-          «New York Times» come uno dei 25 migliori dischi
ro Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti        di musica classica del 2015, due cd verdiani con Ro-
numerosissimi concerti e molte storiche produzioni           lando Villazón e Anna Netrebko e uno mozartiano
operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo de-      con Ildebrando D’Arcangelo (Deutsche Grammo-
gli dèi di Wagner e della Salome di Strauss, nonché          phon); Chandos ha pubblicato Quattro pezzi sacri di
le prime assolute di Manon Lescaut e La bohème di            Verdi e, nell’ambito della collana «Musica Italiana»,
Puccini. Nel corso della sua lunga storia ha dimo-           due album dedicati a composizioni sinfonico-corali
strato una spiccata duttilità nell’affrontare il grande      di Petrassi.
repertorio così come molti titoli del Novecento, an-
che in prima assoluta, come Gargantua di Corghi e                Fondato alla fine dell’Ottocento e ricostituito nel
Leggenda di Solbiati.                                        1945 dopo il secondo conflitto mondiale, il Coro del
   L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri        Teatro Regio e uno dei maggiori cori teatrali europei.
e alla guida del complesso si sono alternati diret-          Sotto la guida di Bruno Casoni (1994-2002) ha rag-
tori di fama internazionale come Roberto Abba-               giunto un alto livello internazionale, dimostrato an-
do, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella,              che dall’esecuzione dell’Otello di Verdi sotto la guida
Dantone, Gelmetti, Gergiev, Hogwood, Luisi,                  di Claudio Abbado e dalla stima di Semyon Bychkov
Luisotti, Oren, Pidò, Sado, Steinberg, Tate e infine         che, dopo averlo diretto al Regio nel 2002 per la Mes-
Gianandrea Noseda, che dal 2007 ricopre il ruolo             sa in si minore di Bach, lo ha invitato a Colonia per
di Direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre           l’incisione della Messa da Requiem di Verdi ed è torna-
accompagnato grandi compagnie di balletto come               to a coinvolgerlo nel 2012 in un concerto brahmsiano
quelle del Bol’šoj di Mosca e del Mariinskij di San          con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
Pietroburgo.                                                     Il Coro è stato successivamente diretto da Claudio
   Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri; ne-   Marino Moretti e Roberto Gabbiani, raggiungendo
gli ultimi anni è stata ospite, sempre con la direzione      ulteriori vette artistiche; dal novembre 2010 l’incarico
del maestro Noseda, in Germania, Spagna, Austria,            è stato assegnato a Claudio Fenoglio.
Francia e Svizzera. Nell’estate del 2010 ha tenuto               Oltre alla Stagione d’Opera, il Coro svolge una si-
una trionfale tournée in Giappone e in Cina con La           gnificativa attività concertistica e, insieme all’Orche-
traviata e La bohème, un successo ampiamente bis-            stra del Teatro Regio, figura oggi nei video di alcune
sato nel 2013 con il “Regio Japan Tour”. Nel 2014,           delle più interessanti produzioni delle ultime Stagio-
dopo le tournée a San Pietroburgo ed Edimburgo, si           ni, nonché in diverse registrazioni discografiche, quali,
è tenuto a dicembre il primo tour negli Stati Uniti e        in particolare, i Quattro pezzi sacri di Verdi e i due cd
in Canada. Tre gli importanti appuntamenti interna-          dedicati a Petrassi sotto la direzione di Noseda.
Teatro Regio
                                                 Walter Vergnano, Sovrintendente
                                              Gastón Fournier-Facio, Direttore artistico
                                               Gianandrea Noseda, Direttore musicale

            Orchestra
            Violini primi               Viole                        Ottavino                     Trombe
            Stefano Vagnarelli *        Enrico Carraro *             Roberto Baiocco              Ivano Buat *
            Marina Bertolo              Gustavo Fioravanti           Flauti                       Enrico Negro
            Claudia Zanzotto            Martina Anselmo              Federico Giarbella *         Marco Rigoletti
            Monica Tasinato             Carlotta Aramu               Maria Siracusa               Tromboni
            Elio Lercara                Andrea Arcelli                (anche ottavino)            Benjamin Vuadens *
            Carmen Lupoli               Rita Bracci                                               Enrico Avico
                                        Igor Codeluppi               Oboi
            Enrico Luxardo                                                                        Domenico Toteda
                                        Alma Mandolesi               Luigi Finetto *
            Miriam Maltagliati                                       Stefano Simondi              Tuba
                                        Franco Mori
            Vladimir Lynn Mari                                                                    Rudy Colusso
                                        Roberto Musso                Corno inglese
            Alessio Murgia
                                        Stefania Pisanu              Alessandro Cammilli          Timpani
            Leila Negro
                                        Enzo Salzano                                              Ranieri Paluselli *
            Ivana Nicoletta                                          Clarinetto piccolo
            Giuseppe Tripodi            Violoncelli                  Luciano Meola                Percussioni
            Roberto Zoppi               Amedeo Cicchese *                                         Andrea Carattino
                                        Giulio Arpinati              Clarinetti
            Luigi Presta                                             Alessandro Dorella *         Lavinio Carminati
            Olga Zakharova              Giacomo Cardelli                                          Massimiliano Francese
                                        Amedeo Fenoglio              Andrea Albano
                                                                                                  Sergio Meola
            Violini secondi             Alfredo Giarbella            Clarinetto basso             Matias Mucchi
            Cecilia Bacci *             Armando Matacena             Edmondo Tedesco              Fabrizio Traversa
            Tomoka Osakabe              Marco Mosca                                               Andrea Vigliocco
                                                                     Fagotti
            Silvana Balocco             Paola Perardi
                                                                     Nicolò Pallanch *            Arpa
            Paola Bettella              Davide Pettigiani
                                                                     Marco Bottet                 Alessia Luise *
            Andrea Del Moro             Sara Anne Spirito
            Anna Rita Ercolini                                       Controfagotto                Maria Elena Bovio
                                        Contrabbassi
            Valentina Favotto                                        Bruno Giudice
                                        Davide Ghio *
            Silvio Gasparella           Atos Canestrelli             Corni
            Roberto Lirelli             Alessandra Avico             Ugo Favaro *
            Anselma Martellono          Fulvio Caccialupi            Evandro Merisio
            Paola Pradotto              Andrea Cocco                 Pierluigi Filagna
            Valentina Rauseo            Michele Lipani               Eros Tondella
            Francesco Gilardi           Marko Lenza
            Marta Tortia                Chiara Molent                                             * Prime parti

            Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori
            Stefano Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino, Venezia
            1725), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.), Marina Bertolo (violino Carlo Ferdi-
            nando Landolfi, Milano 1751), Amedeo Cicchese (violoncello Giovanni Grancino, Milano 1712) e Bartolomeo
            Angelillo (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756).

organico modificato.indd 2                                                                                          20/12/2017 10:47:59
Coro
Soprani                   Mezzosoprani /        Tenori                   Baritoni / Bassi
Sabrina Amè               Contralti             Pierangelo Aimé          Leonardo Baldi
Nicoletta Baù             Angelica Buzzolan     Janos Buhalla            Mauro Barra
Chiara Bongiovanni        Shiow-hwa Chang       Marino Capettini         Lorenzo Battagion
Anna Maria Borri          Liudmila Chepurnaya   Gian Luigi Cara          Enrico Bava
Caterina Borruso          Ivana Cravero         Antonio Coretti          Giuseppe Capoferri
Sabrina Boscarato         Corallina Demaria     Luigi Della Monica       Umberto Ginanni
Eugenia Braynova          Claudia De Pian       Luis Odilon Dos Santos   Vladimir Jurlin
Serafina Cannillo         Roberta Garelli       Alejandro Escobar        Desaret Lika
Cristina Cogno            Rossana Gariboldi     Giancarlo Fabbri         Riccardo Mattiotto
Cristiana Cordero         Elena Induni          Sabino Gaita             Davide Motta Fré
Eugenia Degregori         Antonella Martin      Mauro Ginestrone         Gheorghe Valentin Nistor
Manuela Giacomini         Raffaella Riello      Roberto Guenno           Franco Rizzo
Federica Giansanti        Marina Sandberg       Leopoldo Lo Sciuto       Enrico Speroni
Rita La Vecchia           Teresa Uda            Vito Martino             Marco Sportelli
Laura Lanfranchi          Daniela Valdenassi    Matteo Mugavero          Marco Tognozzi
Paola Isabella Lopopolo   Tiziana Valvo         Francesco Santoli        Emanuele Vignola
M. Lourdes Rodrigues      Barbara Vivian        Gualberto Silvestri
 Martins                                        Sandro Tonino
Pierina Trivero                                 Franco Traverso
Giovanna Zerilli                                Valerio Varetto

                               AVVISO AGLI ABBONATI
        Si comunica che il 7° appuntamento della Stagione “I Concerti 2017-2018”,
         con l’Orchestra del Teatro Regio diretta da Gianandrea Noseda, si terrà
                         sabato 24 febbraio 2018 alle ore 20.30
                                   (anziché venerdì 23)
                      presso le OGR - Officine Grandi Riparazioni
                            in Corso Castelfidardo 22 a Torino.
                        Per informazioni sull’assegnazione del posto:
                     Biglietteria del Teatro Regio - Tel. 011.8815.241/242

© Fondazione Teatro Regio di Torino                                                    Prezzo: € 1
I CONCERTI

    17
  2018

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