LA MUSICA DEI GIUSTI - Conservatorio Torino

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LA MUSICA DEI GIUSTI - Conservatorio Torino
LA MUSICA DEI GIUSTI
                    Dieci ritratti musicali di
                      Giusti tra le Nazioni

CARLO ANGELA, OSKAR SCHINDLER, GIORGIO PERLASCA, GINO BARTALI,
   WILM HOSENFELD, KIPRAS PETRAUSKAS, ELENA PETRAUSKIENE,
  GOTTFRIED VON EINEM, LORENZO PERRONE, RAOUL WALLENBERG

         Un progetto a cura di Erik Battaglia e Claudio Voghera
                   Olivia Manescalchi, voce recitante

              GIORNO DELLA MEMORIA
                  27 GENNAIO 2018 ORE 21.00
        SALONE DEL CONSERVATORIO “G. VERDI” – TORINO
LA MUSICA DEI GIUSTI - Conservatorio Torino
Iniziativa realizzata con il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte
                    e del Comitato Resistenza e Costituzione.

Scuola di Composizione di Giorgio Colombo Taccani
Scuola di Esercitazioni corali di Dario Tabbia
Dipartimento di Jazz
Scuola di Musica da Camera di Carlo Bertola
Scuola di Musica Elettronica
Scuola di Musica Vocale da Camera di Erik Battaglia
Scuola di Pianoforte di Claudio Voghera
Scuola di Quartetto di Claudia Ravetto
Scuola di Violoncello di Dario Destefano
Coro di voci bianche GiovanInVivavoce diretto da Grazia Abbà

Interludi elettroacustici di Federico Primavera, Andrea Marazzi, Pietro Caramelli,
Francesco Cesario, Matteo Martino. Montaggio video a cura del Prof. Antonio
Valentino

                                    SI RINGRAZIANO:

Antonio Valentino, per il lavoro sul supporto video; i professori elencati nel
programma, per la cura nella preparazione delle musiche eseguite; gli studenti tutti
coinvolti; Massimo Pitzianti per l’arrangiamento della canzone Bartali e i musicisti
della band di Paolo Conte; il Trio Debussy; Dana Pomeranz Mazurkevich per
l’amorevole sostegno e per la sua storia di vita; Ingrid Carlberg per il testo relativo a
Raoul Wallenberg e l’immagine dall’agenda di Raoul con la lista delle musiche Jazz;
Maria Teresa Milano per il testo introduttivo e il sostegno alle attività didattiche
legate a La Musica dei Giusti; l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della
Società Contemporanea per il sostegno alle attività didattiche stesse; Yad Vashem di
Gerusalemme per l’invio delle copie dei certificati di nomina dei Giusti tra le Nazioni;
Laura Capretti per la composizione del logo de La Musica dei Giusti. Per il patrocinio
gentilmente concesso si ringraziano: la Comunità Ebraica di Torino e il Presidente
Dario Disegni; il Consiglio Regionale del Piemonte; il Comitato Resistenza e Costituzione
nella figura di Nino Boeti.

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Immagine di copertina: Dana Pomeranz e Elena Petrauskiene

                         Raoul Wallenberg, novembre 1944

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LA MUSICA

La musica dei Giusti. Sembrerebbe la formula per definire una sezione aurea
della teoria musicale o un principio filosofico universale, una sorta di «musica
delle sfere» dove il sole, per dirla con Goethe, «percorre il corso prescritto
intonando l’antica melodia». Invero, in uno degli enunciati pitagorici sul
mondo come armonia e numero, tutto viene fatto risalire all’ordine
precostituito incarnato dagli intervalli musicali di ottava, quinta e quarta. Sono
i cosiddetti intervalli giusti. Di questo sottile collegamento, a noi interessa solo
un aspetto: gli intervalli giusti non sono né maggiori, né minori. E ciò significa
che nella simbologia musicale più elementare, quella dell’alternanza di modi
come espressione della contrapposizione di stati d’animo o persino di ciò che è
affermativo e della sua controparte negativa, quegli intervalli sono come un
faro capace di illuminare e puntellare l’armonia in ogni sua tendenza, nel bene
e nel male. Così i Giusti celebrati stasera: uomini capaci di illuminare il mondo
e di puntellarlo nel momento del crollo di ogni struttura e sovrastruttura
morale, etica e di pura umanità, senza necessariamente avere una qualità
maggiore o minore, un’univoca bontà o una specchiata probità.
    Questo il senso de La musica dei Giusti. Talvolta interviene un legame più
diretto a dar forza al nostro omaggio e ritratto musicale. Gottfried von
Einem fu Giusto e compositore: ciò non rende necessariamente migliore la sua
musica, ma ci facilita le cose; Kipras Petrauskas era un tenore, e insieme a
sua moglie Elena, attrice, salvò una «sola vita» (e quindi «l’umanità intera»
secondo il detto del Talmud), quella di una futura violinista e didatta, la
meravigliosa Dana. Poi ci sono legami ideali, analogie sottili ma che per la
musica sono tutto: il solo armonico e melodico della prima Suite di Bach in sol
maggiore per violoncello rappresenta al meglio la solitudine e l’etica del
lavoro (quasi protestante) di Carlo Angela; il canone di Beethoven/Goethe

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ha un’infinita gittata di pura, quasi indifferente giustezza del procedere,
proprio come l’azione di soccorso di Lorenzo Perrone nei confronti di
Primo Levi, che lo ripagherà con la bellezza delle parole recitate questa sera.
     Altre volte ancora è la cultura di massa a fornirci lo spunto decisivo, anche
se «di massa» è qui solo un attributo di quantità e non di minore qualità. Il
cinema: Spielberg e Polansky, due film da Oscar, uno anche da Oskar.
Schindler’s List fu il primo memorabile omaggio della settima arte ai Giusti, e
nel celebrare la figura di Schindler la musica di John Williams e il coro di
Warshawsky (la bambina con il cappotto rosso) rappresentano una colonna
portante e non solo sonora. Il pianista è la storia del salvato, ma la scena dove
il salvatore Wilm Hosenfeld, nelle vesti meno consone a un Giusto, quelle
di ufficiale tedesco, chiede al giovane Szpylman di suonare per lui (come
successe realmente), è uno dei momenti più alti della storia del cinema
mondiale. E la canzone Bartali di Paolo Conte, che stasera emanerà da una
radice mahleriana non meno illuminante, è ormai iscritta nella memoria
collettiva come espressione non tanto del personaggio sportivo, ma di quella
prodigiosa energia cinetica grazie alla quale il campione (anche di bontà)
propiziò non solo la vittoria sull’altro, ma anche l’altrui salvezza. Infine, i
luoghi, chiamati qui a giustificare il loro opposto, l’utopia della Musica dei
Giusti. La Budapest del 1944 preda della furia omicida di Eichmann e dei
gendarmi ungheresi a lui asserviti, nella quale Zoltan Kodály viveva da
professore in pensione (e co-firmatario di una protesta contro le leggi
antiebraiche del 1938), e nella quale Giorgio Perlasca agiva da salvatore di
vite, è evocata qui da un brano composto trent’anni prima in quella stessa
città. In quel terribile autunno del 1944 anche Raoul Wallenberg visse a
Budapest la sua stagione eroica, salvando più vite di chiunque altro e
sacrificando la propria. Ma noi abbiamo scelto di celebrarlo con la musica che
egli amava, il Jazz di Glenn Miller (che scomparve in conseguenza della guerra

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solo un mese prima dello stesso Wallenberg), quel «Farewell Blues» che figura
nel menù musicale di una festa organizzata da Raoul a Stoccolma, poco prima
della partenza per Budapest.
    Le prime battute della Canzona di Ringraziamento («Heiliger Dankgesang»)
dal Quartetto per archi n. 15 op. 132 di Beethoven sono il filo conduttore di
questa serata: il grande inno di gratitudine prende forma e si annuncia
raccogliendo i sommi capi dalla matassa della storia, poi, alla fine di tutto,
esprime a pieno la sua forza di salvezza e speranza e assurge a simbolo
dell’oblio che colpisce i fautori del male. Forse T. S. Eliot pensava proprio a
questa musica (che lo ispirò per i Four Quartets) quando parlò del «frutto del
conforto dopo immense sofferenze». Anche in questo senso la musica può,
meglio di ogni altra forma d’arte e di linguaggio, farsi espressione
dell’ineffabile ma precisa umanità dei Giusti.

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                                                                CLAUDIO VOGHERA

                         Oskar Schindler in visita in Israele

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I GIUSTI

    Come ha scritto Vittorio Foa «la memoria altrui ha senso solo se elaborata
sulle domande proprie». Il concerto dedicato alla memoria dei Giusti non
vuole trasmettere risposte, ma portare l’ascoltatore a interrogarsi
sull’importanza della scelta che fu alla base dell’azione individuale, famigliare
o addirittura di intere borgate.
    Nell’avvicinarsi al tema complesso e delicato della Shoah, tra i tanti
interrogativi ve n’è uno ricorrente, forse il più spinoso: «Quale società ha
permesso tutto questo?» Ma le storie che stasera verranno raccontate
attraverso la musica suscitano una domanda altrettanto importante: «Quale
società ha saputo compiere azioni tanto grandi?» Chi erano questi eroi
quotidiani, questi individui dalla straordinaria capacità di cogliere la verità dei
fatti dietro la coltre della propaganda nazi-fascista? Le testimonianze raccolte
negli anni, in diversi paesi del mondo, rispondono in modo chiaro: la capacità
di scegliere tra il bene e il male non fu determinata solo da un alto livello
culturale, dall’istruzione o dall’estrazione sociale, anzi spesso la salvezza venne
spesso da persone semplici e di umili origini, che agirono «perché era giusto
così». Senza teorie complesse, senza particolari riflessioni.
    Le storie dei Giusti mettono in luce la diversificazione delle modalità di
aiuto, in relazione al luogo in cui la vicenda si svolse o al ruolo e/o mestiere
del salvatore: i contadini avevano maggiore possibilità di offrire del cibo, i
montanari disponevano di baite e casotti sperduti nei boschi o in alta quota, gli
impiegati comunali potevano preparare documenti d’identità e carte
annonarie false, i medici ricoveravano «finti pazienti», mentre sacerdoti, suore
e alti prelati sfruttavano la loro posizione e gli edifici religiosi per nascondere i
profughi. Tutti, a prescindere dall’entità dell’aiuto prestato, presero un
rischio altissimo consapevolmente e poco per volta, in modo spontaneo,
venne a crearsi una sorta di rete della salvezza allestita dal popolo, in

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contrapposizione a quella dello sterminio, messa in opera dal nazismo con la
diretta connivenza del fascismo italiano e dei collaborazionisti europei.
    Ogni storia di salvataggio, meritevole di medaglia di Yad Vashem o di
attestato di benemerenza o anche solo del nostro ricordo, merita di essere
raccontata e ascoltata, perché contiene in sé l’essenza di quanto espresse
Primo Levi riferendosi al suo Giusto, Lorenzo Perrone: «Lorenzo era un
uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo
mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di
essere io stesso un uomo».

                                                          MARIA TERESA MILANO

CARLO ANGELA (1875-1949) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 29 AGOSTO 2001

Nasce a Olcenengo in provincia di Vercelli il 9 gennaio 1875. Studia medicina
all’Università di Torino dove si laurea nel 1899. Nel primo dopoguerra decide
di partecipare alla vita politica italiana ma, a causa della sua presa di posizione
pubblica contro Mussolini per l’assassinio di Giacomo Matteotti, rinuncia
all’attivismo di partito e si trasferisce a San Maurizio Canavese, dove inizia a
lavorare come direttore sanitario di Villa Turina Amione, una struttura
psichiatrica che cura le malattie mentali. È proprio all’interno dell’ospedale
che Carlo Angela avvia il suo capolavoro di solidarietà umana e di resistenza
civile insieme a pochi affidabili compagni, salvando molte persone dalla
deportazione nei campi di concentramento. Piero Angela, figlio del
professore, ha così ha ricordato il padre: «Uomo schivo, legato alle radici
contadine della famiglia, conscio che l’esempio e le azioni, più delle parole,
devono determinare l’agire di una persona».

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OSKAR SCHINDLER (1908-1974) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 18 LUGLIO 1967

Nato a Svitavy (Repubblica Ceca) il 28 aprile 1908, è tra i Giusti più celebri
grazie al film-capolavoro di Steven Spielberg Schindler’s List, che ne racconta la
storia. Imprenditore spesso spregiudicato, nel 1939 acquisì una fabbrica di
Cracovia dove la manodopera era fornita da 1.200 operai ebrei vittime delle
deportazioni. Sconvolto dalle atrocità di Amon Goeth, famigerato
comandante del Lager di Płaszów, riuscì tuttavia a sfruttare le proprie doti di
conoscitore dell’animo umano, imbonitore e persino corruttore, per
proteggere i propri lavoratori dalle angherie dei nazisti e dal destino di morte
che li avrebbe altrimenti colpiti. Gli operai ebrei della sua celebre lista
sopravvissero alla Shoah grazie a lui e alla moglie Emilie (anch’essa Giusta tra
le Nazioni), comprese le lavoratrici che erano già state inviate ad Auschwitz
per lo sterminio e che lui riuscì a far tornare su un apposito convoglio. Dopo
la guerra si separò dalla moglie ed emigrò in Argentina dove intraprese attività
fallimentari. Tornato in Germania, visse in povertà ricevendo il sostegno
economico di alcuni degli ebrei da lui salvati. Morì nel 1974 e fu sepolto nel
cimitero cattolico del Monte Sion a Gerusalemme.

GIORGIO PERLASCA (1910-1992) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 9 GIUGNO 1988

Nato a Como, negli anni Venti aderisce con entusiasmo al fascismo e,
coerentemente con le sue idee, parte come volontario prima per l’Africa
Orientale e poi per la Spagna, dove combatte in un reggimento di artiglieria al
fianco del generale Franco. Tornato in Italia al termine della guerra civile
spagnola, entra in crisi il suo rapporto con il fascismo, essenzialmente per due
motivi: l’alleanza con la Germania e le leggi razziali entrate in vigore nel 1938
che sancivano la discriminazione degli ebrei italiani. L’armistizio dell’8

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settembre 1943 lo coglie di sorpresa mentre era in Ungheria per commerciare
carne per l’esercito italiano con lo status di diplomatico. Per fedeltà al Re non
aderisce alla RSI e diventa un nemico della Germania. Riesce con grande
abilità a fuggire e, approfittando di un documento ottenuto dopo il congedo in
Spagna ottiene protezione nell’ambasciata spagnola. Ecco un estratto di una
lettera scritta da un «protetto» di Perlasca: «Signore, è con dispiacere che
apprendiamo che lasciate l’Ungheria per rientrare in Italia, vostra Patria. In
questa occasione desideriamo esprimere l’affetto, la riconoscenza e la stima di
varie migliaia di ebrei perseguitati dai nazisti tedeschi e dai nylas ungheresi che
trovarono protezione presso la Legazione di Spagna. Mai dimenticheremo che
avete lavorato giorno e notte, instancabilmente […]. Non dimenticheremo
mai che tante volte avete incoraggiato i disperati, avete agito nell’esclusivo
nostro interesse, con la più grande saggezza, il più grande coraggio […] e
sappiamo quante volte avete rischiato sicurezza e vita per salvarci dalle mani
degli assassini» (Dalla lettera dell’avvocato Hugo Dukesz a Giorgio Perlasca,
Budapest 21 aprile 1945). La sua storia fu divulgata nel 1987. Morì a Padova
nel 1992.

GINO BARTALI (1914 - 2000) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 7 LUGLIO 2013

Nato a Ponte a Ema, professionista dal 1934 e simbolo del ciclismo mondiale,
dal 1936 al 1954 vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France, oltre a numerose
altre grandi classiche. La sua carriera fu fortemente segnata dalla Seconda Guerra
Mondiale, durante la quale Bartali si impegnò in prima persona entrando a far
parte di un’associazione clandestina voluta dal cardinale di Firenze Elia Dalla
Costa, anch’egli Giusto tra le Nazioni. Bartali fu, insieme al grande rivale Fausto
Coppi, uno dei personaggi più popolari nel mondo dello sport di tutti i tempi.
Testimonianza ne è l’episodio ormai celebre della telefonata che l’allora

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presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, fece al campione toscano durante
il Tour de France del 1948. Ginetaccio, così veniva chiamato dalla stampa
sportiva, era in ritardo in classifica generale e De Gasperi, dopo che Togliatti
venne ferito in un attentato che mirava a ucciderlo, e l’Italia era sull’orlo della
guerra civile, chiamò Bartali per chiedergli una vittoria al Tour, spiegandogli
che sarebbe stato di vitale importanza per la Nazione potersi riconoscere e
unire in un risultato eccezionale come una vittoria di un atleta italiano nella
più importante gara ciclistica al mondo. Come la storia ci racconta, Gino vinse
per la seconda volta il Tour, contribuendo in modo determinante al
rasserenarsi degli animi nell’opinione pubblica e alla conseguente distensione
nella vita politica italiana. Gino Bartali è morto a Firenze, in piazza Elia Dalla
Costa, il 5 maggio 2000.

WILM HOSENFELD (1895-1952) – GIUSTO           TRA LE   NAZIONI   IL   25   NOVEMBRE
2008

Nato il 2 maggio 1895 a Hünfeld (Germania), fu maestro di scuola e poi
ufficiale della Wehrmacht dal 1939. Dopo un’iniziale infatuazione per Hitler e
il nazismo, quando fu inviato a Varsavia in qualità di ufficiale responsabile
delle attività sportive del suo reggimento, l’assistere di persona alle atrocità
dei tedeschi in Polonia provocò in lui un radicale ripensamento. Le sue lettere
alla moglie Annemarie, pacifista convinta, danno conto di questa crisi di
coscienza. In esse, sfidando la censura interna, descriveva i propri tormenti
morali e le spregevoli azioni dei suoi commilitoni. Fedele al principio, esposto
in una di queste lettere, «cerco di salvare chiunque sia possibile salvare» si
adoperò per la salvezza di molti ebrei e polacchi perseguitati. La vicenda più
nota è quella portata alla luce dalla pubblicazione del libro di Władysław
Szpilman Il Pianista e dall’omonimo film di Roman Polansky, dove Hosenfeld

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appare nella famosa scena in cui il giovane pianista, poi da lui protetto, suona
Chopin nello scenario irreale della Varsavia in macerie. Arrestato dai sovietici
alla presa di Varsavia, morì in prigionia in un campo di concentramento
sovietico, forse in conseguenza delle torture subite.

KIPRAS PETRAUSKAS (1885-1968), ELENA PETRAUSKIENE (1900-1986) – GIUSTI
TRA LE NAZIONI IL 2 AGOSTO 1999

Celebre coppia di artisti lituani, leggendario tenore lui, scrittrice e attrice lei,
furono nominati Giusti da Yad Vashem per aver salvato, durante le spaventose
fasi della Shoah in Lituania, una bimba ebrea in fasce, Dana Pomeranz. Su
richiesta della madre di lei, i due artisti, a rischio della propria vita e di quella
dei loro figli, l’accolsero in casa e la crebbero amorevolmente sino a che, tre
anni dopo la fine della guerra, poterono restituirla ai genitori, anch’essi
miracolosamente scampati alla morte. Oggi Dana Pomeranz Mazurkevich è
una professoressa di violino alla Boston University, e la sua storia è narrata nel
documentario Sisters, dedicato a lei e alla «sorella» Ausre, unica figlia dei
Petrauskas ancora in vita. Kipras Petrauskas debuttò in circa 80 ruoli, e cantò
nei più grandi teatri europei, tra cui La Scala di Milano, spesso insieme a
Fëdor Šaljapin. È ricordato da una statua celebrativa di fronte al Teatro
dell’Opera di Vilnius.

GOTTFRIED VON EINEM (1918-1996) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 23 LUGLIO
2002

Nato a Berna da una famiglia austriaca (il padre era diplomatico all’Ambasciata
austro-ungherese), fu un compositore di fama internazionale. Allievo di
Hindemith e Blacher, fu maestro sostituto alla Staatsoper di Berlino negli anni
della direzione musicale di Karajan. La sua prima opera, Prinzessin Turandot, fu

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rappresentata a Dresda nel 1944 con grande successo. La sua opera più celebre
è Dantons Tod (1947); la sua Cantata An die Nachgeborene (Brecht) fu composta
per i 30 anni delle Nazioni Unite ed eseguita da Carlo Maria Giulini e Dietrich
Fischer-Dieskau, che fu spesso suo interprete. Negli anni di guerra mise a
rischio la propria vita per salvare quella del giovane musicista ebreo Konrad
Latte (1922-2005), cedendogli il proprio pass per il Teatro dell’Opera e
aiutandolo nella sua vita di clandestino che non voleva rinunciare alle proprie
ambizioni di musicista.

LORENZO PERRONE (1904-1952) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 29 LUGLIO 1998

Muratore di Fossano, lavorava per la ditta Boeti all’espansione del campo di
Auschwitz. «Ho incontrato Lorenzo nel giugno del 1944, dopo un
bombardamento che aveva sconvolto il grande cantiere in cui entrambi
lavoravamo. Lorenzo non era un prigioniero come noi, anzi, non era un
prigioniero affatto. Ufficialmente, faceva parte dei lavoratori civili volontari di
cui la Germania nazista pullulava, ma la sua scelta era stata ben poco
volontaria … Appartenevamo a due caste diverse dell’universo nazista, e
perciò parlando fra noi commettevamo reato: ma parlammo ugualmente, e ne
venne fuori che Lorenzo era di Fossano, io di Torino … Lo vidi arrivare un
mattino, avvolto nella sua mantellina grigioverde, in mezzo alla neve, nel
cantiere devastato dai bombardamenti notturni … Mi porse la gavetta, che era
storta e ammaccata, e mi disse che la zuppa era un po’ sporca … Solo dopo un
anno (in Italia) quasi a scusarsi, mi raccontò che quella mattina il suo campo
aveva subito un’incursione aerea. Una bomba era caduta vicino a lui ed era
esplosa nella terra molle; aveva sepolto la gavetta e a lui aveva rotto il
timpano, ma lui aveva la zuppa da consegnare, ed era venuto al lavoro
ugualmente» (da Il ritorno di Lorenzo). Lorenzo tornò in Italia dopo quattro

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mesi di cammino; prima di tornare a Fossano andò a trovare la famiglia di
Primo Levi e cercò di non illudere la madre dicendole che non si aspettasse il
ritorno del figlio. Ma Primo tornò a casa con il lungo viaggio narrato ne La
Tregua e andò a Fossano a trovare Lorenzo. Trovò un uomo stanco, di una
«stanchezza senza ritorno» e comprese «che il suo margine di amore per la vita
si era assottigliato». Divenuto alcolista, si ammalò di tubercolosi e morì a
Fossano nel 1952.

RAOUL WALLENBERG (1912-?) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 26 NOVEMBRE 1963

Nacque a Lidingö (Stoccolma) il 12 agosto 1912 da una famiglia di influenti
banchieri svedesi. Orfano di padre sin dalla nascita, la sua formazione
cosmopolita e rigorosa fu curata dal nonno Jacob, diplomatico di carriera.
Dopo studi di architettura negli Stati Uniti ed esperienze commerciali in
Sudafrica e Israele, avviò diverse imprese di import-export. Nel luglio del 1944,
grazie ai suoi contatti e alle sue molteplici competenze di negoziatore
poliglotta e organizzatore, fu inviato a Budapest in una missione finanziata da
fondi americani (il War Refugee Board voluto da Roosevelt) per tentare di
salvare le vite degli ebrei ungheresi che venivano deportati e sterminati a ritmi
impressionanti da Adolf Eichmann e dai collaborazionisti ungheresi. Come
segretario speciale della legazione svedese a Budapest mise in moto una
macchina di salvataggio senza precedenti, salvando decine di migliaia di vite
con la creazione di passaporti protettivi della Svezia neutrale, case protette e
interventi sul campo in difesa di ebrei già stipati sui treni, minacciati di
fucilazione sulle sponde del Danubio, avviati alle «marce della morte» verso il
confine austriaco. All’arrivo dei sovietici a Budapest, fu da loro attratto in un
incontro-trappola e arrestato, perché sospettato di spionaggio o per i suoi
collegamenti con l’America. È scomparso nelle prigioni del KGB e nelle

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nebbie della disinformazione sovietica e russa. Nominato cittadino onorario
degli Stati Uniti, è considerato uno dei più grandi eroi della Seconda Guerra
Mondiale.

                                           BIBLIOGRAFIA
I testi recitati questa sera sono tratti dalle fonti di seguito elencate. L’adattamento dei testi per
le finalità dello spettacolo è stato realizzato da Erik Battaglia, Claudio Voghera e Olivia
Manescalchi.

Carlo Angela
RENZO SEGRE, Venti mesi, Palermo, Sellerio, 1995.

Oskar Schindler
THOMAS KENEALLY, La lista di Schindler, Milano, Sperling & Kupfer, 2004.

Giorgio Perlasca
GIORGIO PERLASCA, L’impostore, Bologna, Il Mulino, 2007.
ENRICO DEAGLIO, La banalità del bene, Milano, Feltrinelli, 2012.

Gino Bartali
ALI e ANDRES MCCOMMON, La strada del coraggio, 66th and 2nd, Roma, 2013.

Wilm Hosenfeld
WILM HOSENFELD, «Ich versuche jeden zu retten», Monaco, DVA, 2004.
HERMANN WINKE, «Ich sehe immer den Menschen vor mir», Arche, Zurigo, 2015.

Kipras e Elena Petrauskas
Dal documentario Sisters, (The Vilnius Gaon State Jewish Museum, 2016).
Comunicazioni personali di Dana Pomeranz Mazurkevich, 2017.

Gottfried von Einem
PETER SCHNEIDER, Und wenn wir nur eine Stunde gewinnen, Berlino, Rowohlt, 2001.

Lorenzo Perrone
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986.
id.: «Il ritorno di Lorenzo» in Lilit e altri racconti, Torino, Einaudi, 1981.

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Raoul Wallenberg
La prima parte del testo è un adattamento (approvato dall’autrice) del discorso di Ingrid
Carlberg al Parlamento svedese per il centenario della nascita di Raoul Wallenberg. Ingrid
Carlberg è l’autrice della biografia definitiva su Raoul Wallenberg (Stoccolma, 2012; Londra,
2015).
La seconda parte del testo è tratta da Enrico Deaglio, La banalità del bene, op. cit.

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A Dana Pomeranz Mazurkevich

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Carlo Angela
                   JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750)
                   Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007 per violoncello solo
                             I. Preludio

                             Gabriele Marchese, violoncello
                             Testo: RENZO SEGRE

Oskar Schindler
                   MARK MARKOVICH WARSHAWSKY (1848-1907)
                   Oyfn Pripetshik (‫)פריפעטשיק אויפן‬
                   JOHN WILLIAMS (1932)
                   Suite da Schindler’s List
                          (arr. di Angela Guasco per trio con pianoforte)
                             Francesco Bagnasco, violino
                             Arianna Di Martino, violoncello
                             Alessandro Mosca, pianoforte
                             Coro di voci bianche GiovanInVivaVoce diretto da Grazia
                             Abbà
                             Testo: THOMAS KENEALLY

Giorgio Perlasca
               ZOLTAN KODÁLY (1882-1967)
               Duo op. 7 per violino e violoncello
                       I. Allegro serioso, non troppo

                             Eleonora Minerva, violino
                             Filippo Tortia, violoncello
                             Testo: GIORGIO PERLASCA

                                        18
Gino Bartali
                 PAOLO CONTE (1937)
                 Bartali
                           Valentina Chirico, voce
                           Nunzio Barbieri, Luca Enipeo, chitarra
                           Pierre Steve Jino Touche, contrabbasso
                           Francesco Barbieri, clarinetto;
                           Massimo Pitzianti, fisarmonica
                           Trio Debussy
                           Antonio Valentino, pianoforte
                           Piergiorgio Rosso, violino
                           Francesca Gosio, violoncello
                           Testo: AILI E ANDRES MCCONNON
Wilm Hosenfeld
                  FRYDERYK CHOPIN (1810-1849)
                  Ballata n. 1 in sol minore op. 23

                             Francesco Maccarrone, pianoforte
                             Testo: WILM HOSENFELD

                                      19
Kipras Petrauskas – Elena Petrauskiene
               GEORGES BIZET (1838-1875)
               “La fleur que tu m’avais jetée”
                             (da Carmen)

                         Kipras Petrauskas, tenore (incisione 1928)
                         Testo: LIUCE POMERANCIENE, DANA POMERANZ
                         MAZURKEVICH

Gottfried von Einem
               G. VON EINEM (1918-1996)
               Im Nebel (Hesse)
               GEORG FRIDERICH HÄNDEL (1685-1759)
               “Frondi tenere… Ombra mai fu”
                             (Largo da Serse)

                         Laura Capretti, mezzosoprano
                         Davide Pirroni, pianoforte
                         Paolo Tarizzo, organo
                         Testo: PETER SCHNEIDER
Lorenzo Perrone
               LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
               “Edel sei der Mensch”
                             (Canone WoO 185; Goethe)

                         Coro da camera del Conservatorio “G. Verdi” diretto da
                         Dario Tabbia
                         Testo: PRIMO LEVI

                                   20
Raoul Wallenberg
                    GLENN MILLER (1904-1944)
                    Farewell Blues

                               Gledison Zabote, saxofono
                               Alessandro Cisarò, pianoforte
                               Dario Scopesi, contrabbasso
                               Manfredi Crocivera, batteria
                               Testo: INGRID CARLBERG – GIORGIO PERLASCA

                      Canzona di ringraziamento

L. VAN BEETHOVEN         Quartetto in la minore n. 15 op. 132

                                             III. Heiliger Dankgesang

                               Francesco Bagnasco, Tommaso Santini – violino
                               Martina Anselmo – viola
                               Clelia Saffirio – violoncello

          Chiunque salva una vita, salva l’umanità intera (Talmud)

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TESTI E TRADUZIONI

Oyfn Pripetshik - ‫( פריפעטשיק אויפן‬Mark Warshawsky)
Al focolare

Al focolare arde una fiamma,
in casa è caldo.
Il rabbino insegna ai bambinelli
l’alfabeto.
Vedete, bambini, ricordate, miei cari,
ciò che imparate qui:
ripetete e ripetete ancora,
“Qamats-alef: o!”
Imparate, bambini, con grande entusiasmo.
Così io vi istruisco;
chi imparerà per primo la pronuncia ebraica
riceverà una bandierina.
Imparate, bambini, non abbiate paura,
ogni inizio è duro;
felice è colui che ha imparato la Torah,
cos’altro serve a una persona?
Quando crescerete, bambini,
lo imparerete da voi,
quante lacrime albergano in queste lettere,
e quanto lamento.
Quando, bambini, sopporterete l’esilio,
e sarete esausti,
possano queste lettere darvi forza,
guardateci dentro!

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Bartali (Paolo Conte)
Farà piacere un bel mazzo di rose
e anche il rumore che fa il cellophane,
ma una birra fa gola di più
in questo giorno appiccicoso di caucciù.
Sono seduto in cima a un paracarro
e sto pensando agli affari miei
tra una moto e l’altra c’è un
silenzio che descriverti non saprei.
Oh, quanta strada nei miei sandali,
quanta ne avrà fatta Bartali,
quel naso triste come una salita
quegli occhi allegri da italiano in gita,
e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu. -
Zaz·za·ra·zzaz, zaz·za·raz·zazz·zaz, zaraz·zaz,
zaz·za· ra ·zaz·zaz…
È tutto un complesso di cose
che fa sì che io mi fermi qui...
le donne a volte sì sono scontrose
o forse han voglia di far la pipì.
E tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai,
mi piace restar qui sullo stradone
impolverato, se tu vuoi andare, vai ...
e vai che io sto qui e aspetto Bartali
scalpitando sui miei sandali,
da quella curva spunterà
quel naso triste da italiano allegro,
tra i francesi che si incazzano
e i giornali che svolazzano,

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c’è un po’ di vento, abbaia la campagna
e c’è una luna in fondo al blu ...
Tra i francesi che s'incazzano
e i giornali che svolazzano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine -
- e vai al cine, vacci tu! -
Zaz·za·raz·zaz, za:t·za·raz·zazz…

Im Nebel (Hermann Hesse)
Nella nebbia
Arcano vagare nella nebbia!
Solitario è ogni cespuglio, ogni pietra,
nessun albero vede l’altro,
ognuno è solo.
Il mondo era per me pieno d’amici,
quando ancora la mia vita era luminosa;
ora, che scende la nebbia,
non si vede più nessuno.
Vero è che non ci si può dire saggi
se non si conosce il buio,
che ineluttabile e muto
ci separa da ogni cosa.
Arcano vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno conosce l’altro,
ognuno è solo.

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«Frondi tenere… Ombra mai fu» (Largo da Serse)

Frondi tenere e belle
del mio platano amato
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi, e procelle
non v’oltraggino mai la cara pace,
né giunga a profanarvi austro rapace.
Ombra mai fu
di vegetabile,
cara ed amabile,
soave più.

“Edel sei der Mensch” (Johann Wolfgang Goethe)

Nobile sia l’uomo,
soccorrevole e giusto!
Poiché solo così
egli si distingue
dagli esseri tutti
che conosciamo.

                                             Traduzioni di Erik Battaglia

                                        25
«We are delighted to hear of this wonderful and original initiative, and we are
happy to provide you with copies of the requested Certificates of Honor»

        Gili Diamant, Righteous Among the Nations dept. | Yad Vashem
                            ‫ושם יד | העולם אומות חסידי מחלקת‬

Caro Erik,
voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento per aver organizzato un concerto
in onore dei Giusti tra le Nazioni. Questo nobile evento è per coloro che nel
momento buio della storia fecero scelte diverse e non salvarono solo vite ma
l'umanità. Io fui colei che fu salvata da Elena e Kipras Petrauskas durante l'Olocausto.
Essi rischiarono le loro vite per salvare una bimba ebrea. Non ho abbastanza parole
per esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti più profondi e quanto il mio cuore
sia grato a Elena e Kipras Petrauskas. Mi dispiace di non poter essere con voi a questo
evento così toccante e importante. Con affetto, Dana.

                                          Dana Pomeranz Mazurkevich, Boston

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