La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020

Pagina creata da Andrea Rota
 
CONTINUA A LEGGERE
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
La Voce del Leone
                 I.I.S. “Roncalli”

            Anno XIV n°5 Febbraio 2020

           Ferrara
Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
La Voce del Leone
                            contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone
Anno XIV n°5 Febbraio 2020              Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it

   IN QUESTO NUMERO:
                            6-8 Il Castello di San        9-11 La Basilica di San
                            Michele                       Giorgio

                                    Ferrara

 Editoriale                 16-17                         20-21
                             Il Palazzo Schifanoia        Le Mura di Lord Byron
                             18-19                        22 Il Lido degli Scacchi
                             Il Monastero di              23-24
Il palazzo Municipale       Sant'Antonio in Polesine       Una meta culturale
                                                          imperdibile

  Le nostre rubriche:

 25-26        Arte senza Pipponi      a cura di Pietro Vezzaro
 27-28        Le Grandi Biografie     a cura di Domenico Vaia
 29-30        Scacco al Re            a cura di Domenico Vaia
   31         L'ultima pagina         a cura della Redazione
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag.2

                                         Editoriale

Nel 1995 Ferrara è stata proclamata dall' UNESCO Patrimonio Mondiale
dell'Umanità con la motivazione di cui riportiamo solo alcune parti:

 “Ferrara fu la prima città rinascimentale ad essere sviluppata secondo un complesso
 piano urbanistico che dava la precedenza ad una disposizione armoniosa della
 prospettive urbane piuttosto che alla bellezza dei singoli edifici. La città raggiunse i
 vertici dell'architettura e del prestigio rinascimentale con il dominio della famiglia
 d'Este..[ che decise ] di intervenire radicalmente sull’assetto della città, mutandone
 struttura e aspetto e inventando il concetto di “piano regolatore”. In questo modo [si
 dette] vita ad una serie di progetti urbanistici mai realizzati prima, il più importante dei
 quali fu l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti, alla fine del 15° secolo, basato sul
 concetto di prospettiva, che consiste nel bilanciare i principi umanistici legati alla
 forma e al volume in architettura con lo spazio aperto, i bisogni della città e le
 tradizioni locali...La storia della città rinascimentale di Ferrara è strettamente legata
 alla famiglia degli Estensi, che ne fece una capitale conosciuta a livello internazionale
 e la rese per due secoli alla pari con città come Firenze e Venezia o con le grandi corti
 di Francia e Spagna.”
Ferrara “prima città rinascimentale”,insomma “città ideale”, che i duchi d' Este
vollero come modello urbanistico e architettonico, ma anche culturale.
Infatti la corte estense fu una delle più vivaci,intellettualmente e culturalmente
parlando, dell'Italia quattrocentesca e lo fu da quando Niccolò III d'Este,nel 1402,
fece riaprire l'Università, concessa qualche anno prima dal papa Bonifacio IX al suo
predecessore, e portò a Ferrara docenti prestigiosi provenienti dall'Università di
Bologna. Fin qui la Storia,ma la leggenda vuole che la dinastia ferrarese avesse avuto
antenati illustri,addirittura mitici come l'eroe troiano Antenore,fondatore di
Padova, come sostiene l'umanista Mario Equicola nella sua opera “Genealogia”(1515);
ma è più realistico ritenere che le origini degli Este fossero germaniche.
Comunque la Storia dice che nel 1240 Azzo VII conquistò Ferrara e dette inizio alla
dinastia ducale.
Come dice l'UNESCO, lo sviluppo rinascimentale della città è strettamente collegato
ai duchi d'Este e fondamentali per questo furono Leonello e Borso I,nel XV secolo,e
poi Alfonso I che nel secolo successivo fu il mecenate di grandi artisti tra i quali
Tiziano e Ludovico Ariosto. E ancora Alfonso II,presso cui dimorò e scrisse il grande
Torquato Tasso. Purtroppo con Alfonso II,che non ebbe figli,si concluse la fortuna di
Ferrara poiché nel 1598 con la Convenzione di Faenza il primato passò al nipote
Cesare d'Este e la sede della corte ducale fu spostata a Modena.
Di questo e di molto altro si parla nel numero che state per aprire e per questo vi
auguro una BUONA LETTURA.
                                                                 Patrizia Davini
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag.3

                        Ferrara in sei imperdibili mosse
Ferrara è una delle più belle città dell’Emilia Romagna, la più grande fra le città
italiane a misura d’uomo e la più piccola fra le grandi capitali del Rinascimento italiano.
Reinventata fra Quattrocento e Cinquecento dai duchi d’Este, ricca di monumenti
storici e musei, la vecchia Ferrara è oggi divisa fra la zona rinascimentale e il centro
storico medievale.
1. Il CASTELLO ESTENSE è il monumento più rappresentativo della città di
                                             Ferrara, la prima pietra di questa fortezza
                                             fu posata il 29 settembre del 1385 dal
                                             Marchese Nicolò II d’Este. C’era una
                                             ragione puramente pratica per cui si decise
                                             a costruire quest’opera imponente: poco
                                             tempo prima il Marchese era stato
                                             costretto a dare in pasto alla folla in
                                             rivolta, il suo consigliere e responsabile
                                             delle tasse. Il buon Tommaso da Tortona
                                             fece una brutta fine, e il nobile non voleva
                                             seguirlo a breve in quella sventura: da qui la
scelta di una fortezza dove rifugiarsi. Nel corso dei secoli il Castello Estense ha
svolto diversi ruoli: è stato sede delle milizie estensi con scuderie, armerie,
magazzini, officine e tutto quello che serviva al piccolo esercito che vi alloggiava, per
poi trasformarsi progressivamente in residenza nobiliare dove si svolgeva la vita della
corte Estense. Sempre assediati dalle città vicine e dalle rivolte interne, gli Este
alloggiarono sempre nella parte alta del palazzo, lasciando ai piani bassi la funzione
difensiva del castello.
2. Il DUOMO dedicato a San Giorgio è il più importante luogo religioso di Ferrara.
Si trova in Piazza delle Erbe di
fronte al Palazzo Comunale e poco
distante dal Castello Estense.
Colpisce subito lo sguardo la facciata
in marmo bianco con il bellissimo
portico. in basso il portico è sorretto
da due colonne raffiguranti un
vecchio e un giovane seduti su due
leoni. Al centro del portale è
raffigurato San Giorgio che uccide il
drago al di sotto del quale ci sono
scene della vita di Cristo. La parte superiore del protiro è un esempio unico in Italia:
è formata da una loggia al di sopra della quale si sviluppa, su tre registri, il tema del
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 4

Giudizio Universale. L’interno della Cattedrale a tre navate, è stato interamente
rifatto in stile barocco dopo il devastante incendio del XVII secolo.
3. Il PALAZZO DEI DIAMANTI fu l’opera centrale della cosiddetta “Addizione
Erculea”, cioè l’allargamento della città voluto da Ercole d’Este. 8500 blocchi di
marmo bianco striati di rosa formano la sua struttura esterna, una composizione
                                                  magnifica, progettata nel 1493 da
                                                  Biagio Rossetti per creare insolite
                                                  prospettive ed effetti di luce.
                                                  All’interno il Palazzo presenta un bel
                                                  cortile rinascimentale con chiostro e
                                                  pozzo. Il palazzo ospita importanti
                                                  mostre temporanee organizzate dalle
                                                  Gallerie d’Arte Moderna e
                                                  Contemporanea di Ferrara, mentre al
                                                  primo piano l’edificio ospita la
                                                  Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che
conserva una collezione di opere di eccezionale valore.
4. VIA DELLE VOLTE è una strada di due chilometri che attraversa Ferrara, Un
tempo, prima che il corso del Po venisse deviato, questa bella via medievale svolgeva
una funzione commerciale. Qui si trovavano le case dei commercianti che
trafficavano con il resto d’Italia attraverso il fiume. Le volte, i passaggi ad arco

ancora oggi visibili, permettevano di arrivare rapidamente ai magazzini sul fiume
senza dover percorrere tutta la strada e senza essere attaccati da qualche ladro,
oggi sono in gran parte chiusi o trasformati in abitazioni. Ma non è stato sempre
così: per secoli è stata anche “luogo di malaffare” come scrive Riccardo Bacchelli nel
“Mulino del Po”, ritrovo di ladruncoli e anche qualche assassino.
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 5

5. PALAZZO SCHIFANOIA, il nome di questo palazzo non è stato scelto a caso,
Alberto V d’Este lo fece costruire nel 1835 come luogo di ozio in cui schivar la noia
ma fu Borso I d’Este a dare al palazzo il tocco che oggi lo rende famoso. Investito
del titolo duca di Ferrara da papa Paolo II, decise di festeggiare il suo potere con un
salone ducale decorato con un eccezionale ciclo di affreschi. Nasce così il Salone dei
Mesi, il più grande ciclo rinascimentale di affreschi pagani in cui, più o meno
allegoricamente, si celebra il buon governo del duca attraverso la mitologia e
l’astrologia. Il salone è lungo 24 metri, largo 11 e alto 7,5 e il ciclo dei mesi dell’anno
inizia sulla parete sud.
6. Secondo l’UNESCO il CORSO ERCOLE D’ESTE è una delle più belle vie del
mondo. Fino al 1492 Ferrara era una città con un impianto medievale, fatto di

stradine piccole e tortuose, chiusa nel perimetro del Po e del Canale della Giovecca.
Nel 1492 Ercole d’Este decide di ingrandirla con una straordinaria opera urbanistica
affidata all’architetto Biagio Rossetti. Nasce così l'”Addizione Erculea” il raddoppio
della città ispirato da principi razionali, che rese Ferrara la prima città moderna
europea. Il cuore dell’Addizione era Corso Ercole d’Este, che parte alle spalle del
Castello Estense. Interamente pedonalizzato e quasi privo di esercizi commerciali,
mantiene intatta la struttura rinascimentale con palazzi dalle belle facciate, portoni
e finestre decorate. Il corso finisce in una bella zona verde a ridosso delle antiche
mura cittadine.
                                                                    Chiara Giacomini
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 6

                         Il Castello di San Michele
Il castello Estense, forse il simbolo più noto di Ferrara, è un’imponente fortezza al

centro della città che fu fondata nel 1385 da Nicolò II d’Este a protezione dagli
attacchi esterni, ma soprattutto dalla popolazione locale che aveva manifestato il suo
malcontento per le restrizioni del governo della città. Poiché la posa della prima
pietra fu fatta il 29 settembre viene detto anche di San Michele,in onore del santo
di quel giorno. Venne incaricato del progetto l’Architetto di Corte Bartolino da
Novara. La nuova costruzione venne applicata alla vecchia Torre dei Leoni, inglobata
nell’edificio, munito così di ben 4 torri angolari unite fra di loro da cortine murarie.
Per diversi decenni fu solo una potente macchina militare, a partire dal 1450, venne
progressivamente trasformato in dimora in dimora signorile e spazio per la corte.
I lavori di adattamento definitivo risalgono al 1477 sotto Eleonora d’Aragona, moglie
di Ercole I. Parallelamente, perse
importanza l’antico palazzo di
corte (l’attuale municipio) che
assunse funzione di abitazione
quasi esclusivamente riservata
alle principesse estensi. Si pensò
allora di creare un collegamento
che permettesse il passaggio tra
le due strutture, un corridoio
coperto che tuttora unisce i due
edifici.
Dopo l’incendio del 1554, che si
sviluppò nella Torre Marchesana ma che si estese anche a quella del Leone e a quella
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 7

di Santa Caterina, il Duca diede a Girolamo da Capri l’incarico di provvedere al
restauro. L’architetto sostituì le merlature con le balconate marmoree e aggiunse un
piano in più alle torri. Nello stesso periodo creò al di sopra del rivellino orientale, il
giardino pensile delle Duchesse.
Interessanti sono i cosiddetti Camerini di Alfonso d'Este,fatti edificare nel 1505
                                                          dal duca come appartamento
                                                          personale e adibiti fin da
                                                          subito a pinacoteca, poiché
                                                          Alfonso chiamò a decorarne le
                                                          pareti con le loro opere artisti
                                                          come Bellini, Tiziano,
                                                          Raffaello, Dosso Dossi,
                                                          Antonio Lombardo, dando un
                                                          impulso fondamentale alla
                                                          formazione di una collezione
                                                          che si rivelerà una delle più
                                                          ricche e singolari del
Rinascimento. L'iniziativa fu da subito apprezzata,tanto che il Vasari nella sua
famosa raccolta di biografie, nella vite di Girolamo da Carpi e di Tiziano, fece
riferimento alle pitture che Alfonso I d'Este aveva raccolto nel proprio studio.

Nel 1860 Ferrara venne annessa al Regno d'Italia.
Il castello, divenuto proprietà dello Stato, fu acquistato per 70.000 lire nel 1874
dall'amministrazione provinciale di Ferrara che prese ad impiegarne gli spazi come
sede dei propri uffici e della prefettura.
Negli anni l'efficienza strutturale del monumento è stata salvaguardata grazie ai
continui lavori di manutenzione, ai quali si sono affiancate, in vari momenti,
specifiche opere di restauro. Molti interventi furono fatti nel periodo tra il 1910 ed
il 1930, alcuni molto discutibili, come quelli tesi a creare una piena accessibilità del
cortile del castello alle autovetture. Durante la seconda guerra mondiale il rivellino
nord fu demolito dai bombardamenti, per poi essere fedelmente ricostruito dal
Genio Civile nel 1946.
Nel 1999, per iniziativa del Presidente della Provincia di Ferrara Pier Giorgio
Dall'Acqua, si diede vita al progetto “Il Castello per la Città”. Grazie alla
collaborazione tra Prefettura e Provincia di Ferrara, si iniziò a pensare ad un nuovo
utilizzo delle stanze sino a quel momento sede governativa.
La fase preparatoria dei lavori partì dal restauro del palazzo di Giulio d'Este, che
divenne in seguito la nuova sede della prefettura, e nel 2002, a trasferimento
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 8

ultimato, si iniziò il restauro del castello ed il contemporaneo utilizzo per nuove
iniziative.
Da ricordare due iniziative che ebbero un grande successo:
      La mostra Il Trionfo di Bacco inaugurata nel 2002 dal Presidente della
       Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
      L'esposizione Gli Este a Ferrara inaugurata il 14 marzo 2004 dal presidente
       della Commissione europea Romano Prodi.
Nel 2006, con l'apertura dei Camerini d'alabastro di Alfonso D'Este si concluse il
restauro del Castello Estense, che restituì ai ferraresi ambienti presenti nel più
importante monumento cittadino che da sempre erano inaccessibili al pubblico.
Nel 2006 si inaugurò il nuovo allestimento museale predisposto da Gae Aulenti e,
sempre nello stesso anno, in seguito ad un accordo tra il Museo dell' Ermitage di San
Pietroburgo e la Provincia di Ferrara, nacque il progetto Ermitage Italia che, sino al
2013, ebbe la propria sede di rappresentanza nel castello, prima di essere
trasferita a Venezia.
Il 20 maggio 2012 una forte scossa di terremoto – 5.9 gradi Richter - (seguita da
una seconda scossa il 29 maggio)
ha provocato notevoli danni a
molte parti della struttura, in
particolare alla Torretta Leoni,
che ha subito un piccolo crollo.
I lavori di messa in sicurezza
sono iniziati in tempi rapidi, ma il
complesso degli interventi di
restauro esterno sono proseguiti
sino all'inizio dell'estate 2015.

                                                                 Andrea Verdiani
La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
Pag. 9

                            La Basilica di San Giorgio

La Cattedrale di Ferrara, costruita a partire dal XII sec., porta i segni di tutte le
epoche storiche attraversate dalla città. Commissionata in età comunale da
Guglielmo II degli Adelardi (1120-1185), la cattedrale è una splendida sintesi di stili
                                                                     diversi.
                                                                      La grandiosa
                                                                      facciata, dalla
                                                                      particolarissima
                                                                      struttura a tre
                                                                      cuspidi, fu
                                                                      iniziata in stile
                                                                      romanico, ancora
                                                                      prevalente nella
                                                                      parte inferiore:
                                                                      da notare il San
                                                                      Giorgio e le scene
del Nuovo Testamento sopra la
porta centrale, opera dello
scultore Nicholaus (1135).
La parte superiore, di qualche
decennio più tarda, è in stile
gotico e presenta, oltre alle
numerose arcatelle e ai finestroni
strombati, un magnifico Giudizio
Universale scolpito da ignoto,
sopra la loggia centrale.
Sotto queste sculture si trova un’elegante loggia gotica contenente una statua,
anticamente dorata, della Vergine e il Bambino, opera della prima metà del
Quattrocento attribuita a Michele da Firenze.
Nella parte bassa della facciata, a sinistra, una lapide ricorda il passaggio di Ferrara
dal potere estense a quello del papa Clemente VIII. A destra, entro una nicchia, è
posta invece la statua del marchese Alberto d’Este, fondatore dell’Università (1391).
La fiancata posta lungo la piazza Trento e Trieste è decorata da due logge con
colonnette scolpite. In basso corre la Loggia dei Merciai, occupata da negozi fin dai
tempi del Medioevo. Al centro della fiancata si notano le strutture superstiti
dell’antica Porta dei Mesi, distrutta nel XVIII secolo, le cui sculture sono in
Pag. 10

Parte conservate nel Museo della Cattedrale. L’imponente campanile rinascimentale,in
marmo bianco erosa, è opera incompiuta attribuita a Leon Battista Alberti.

                                       INTERNO
L'interno fu interamente rifatto in varie epoche. Oggi si presenta in stile classico,
con una complessa decorazione pittorica e scultorea.
Qui di seguito abbiamo inserito una cartina dell’interno con la relativa legenda.
                                                A. All’ingresso San Pietro e San Paolo,
                                                affreschi staccati da una chiesa
                                                sconsacrata, opera di Benvenuto Tisi da
                                                Garofalo (1481-1559), maestro della
                                                scuola ferrarese. Al di sopra le
                                                monumentali statue dei patroni di
                                                Ferrara, San Giorgio e San Maurelio
                                                Vescovo del 1746.
                                                B. Cappella della Madonna delle Grazie
                                                con un’immagine della Vergine
                                                conservata all’interno di un sontuoso
                                                altare in marmi policromi di Agapito
                                                Poggi e Andrea Ferreri (XVIII secolo).
                                                C. La Vergine in gloria con le Sante
                                                Barbara e Caterina, tela di Sebastiano
                                                Filippi detto il Bastianino (1532-1602
                                                ca).
                                                D. I Santi Lorenzo e Francesco, con
                                                ritratto del donatore, di Ippolito
Scarsella, detto lo Scarsellino (1550-1620).
E. Il martirio di San Lorenzo, di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1591-
1666).
F. Sopra la statua giacente dell’arcivescovo Ruggero Bovelli si trova un prezioso
gruppo di statue bronzee del Quattrocento; Crocifissione con la Vergine e San
Giovanni di Niccolò Baroncelli; ai lati i Santi Giorgio e Maurelio di Domenico di Paris.
G. Tomba di papa Urbano III. Il Pontefice morì inaspettatamente a Ferrara nel 1187,
mentre sostava in città durante un viaggio.
H. Coro (primi decenni del XVI secolo): opera dei Canozi da Lendinara, ebanisti
operanti in tutta l’Italia settentrionale.
Pag.11

                                                  I. Le pareti dell’abside sono
                                                  coperte da una sontuosa
                                                  decorazione di stucco dorato
                                                  eseguita nel 1583-84 da Agostino
                                                  Rossi e Vincenzo Bagnoli.
                                                   J. Nel catino absidale: Giudizio
                                                   Universale, di Sebastiano Filippi
                                                   (Bastianino). L’impianto
                                                   dell’affresco (terminato nel
                                                   1580) è di chiara ispirazione
                                                   michelangiolesca.
                                                   K. L’Incoronazione della Vergine
                                                   e Santi, tela di F. Francia (1450
                                                   ca. - 1517).
                                                   L. Sposalizio della Vergine, di
                                                   Niccolò Roselli (XVI secolo).
                                                   M. Madonna liberatrice, eseguita
                                                   dal Garofalo nel 1532 quale ex-
                                                   voto per la liberazione dalla
peste iniziata nel 1528.
N. Madonna in trono con il Bambino e i Santi Silvestro, Maurelio, Girolamo e
Giovanni, firmata e datata (1524) dal Garofalo
O. Cappella del Battistero: il fonte battesimale fu ricavato da un unico blocco di
marmo nel Duecento, su modelli bizantini. È circondato da un’elaborata costruzione
neogotica della seconda metà dell’Ottocento.
Purtroppo dal 4 marzo 2019 la cattedrale è chiusa al pubblico per lavori di
ristrutturazione, fino a data da destinarsi.

                                                         Ilaria Ciappi
                                                          Margherita Corti
Pag.12

                           Il Palazzo dei Diamanti

Il Palazzo dei Diamanti fu abitato in maniera discontinua da componenti della Casa
d'Este fino alla devoluzione di Ferrara alla Santa Sede avvenuta nel 1598. Così
denominato grazie alla particolarissima forma degli oltre 8.500 blocchi di marmo che
                                                                compongono il suo
                                                                bugnato, il Palazzo dei
                                                                Diamanti è uno degli
                                                                edifici rinascimentali
                                                                più celebri al Mondo e
                                                                fu progettato da Biagio
                                                                Rossetti nel 1493 per
                                                                conto del duca
                                                                Sigismondo I d'Este. A
                                                                conferma di questo ,nel
                                                                1994, sono stati
                                                                ritrovati documenti che
                                                                attestano che i lavori di
                                                                costruzione del palazzo,
                                                                progettato da Biagio
Rossetti, erano già iniziati e che nel 1496 la facciata dell'edificio risultava già
decorata "a Marmore e diamanti".Nel 1503 il
completamento dell'edificio è affidato a Cristoforo da
Milano e Girolamo da Pasino, mentre le sculture della
facciata vengono commissionate a Gabriele Frisoni, nel
1559 il palazzo passa in eredità al cardinale Luigi d'Este,
secondogenito del duca Ercole II, che fa realizzare lo
scalone d'onore e la copertura dell'ampio salone al primo
piano. Nel 1586, Cesare d'Este, cugino del duca Alfonso
II d'Este e di sua moglie Virginia de' Medici figlia
di Cosimo I e Camilla Martelli,eredita il palazzo, dove fa
eseguire un ciclo di decorazioni parzialmente conservate;
tali interventi interessano fra l'altro il salone al piano
nobile e le sale "Benvenuto Tisi" al piano terreno,
attualmente inserite nel percorso di visita della
Pinacoteca e delle mostre temporanee, nel 1598 gli Este si trasferiscono a Modena,
dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato pontificio, rimanendo tuttavia proprietari
dell'edificio. Nel 1642 il palazzo fu ceduto, da Francesco I d'Este, nipote e
successore di Cesare d'Este, al marchese Guido I Villa.
Pag.13

I nuovi proprietari modificarono il portale d'ingresso facendo eseguire le
                                       modanature e le due candelabre laterali.

                                       Si dice che secondo la nuova pianta della città
                                       voluta da Ercole I d'Este il palazzo sia stato
                                       posizionato in un punto particolare, come ad
                                       indicare una stella di grande luminosità in
                                       terra. Il tutto è rapportato alla presenza del
                                       diamante con il quale si voleva ricopiare la
                                       mappa celeste in
                                       terra.

                                      A proposito della
                                      costruzione di
                                      questo edificio
                                      esiste una
                                      leggenda
secondo la quale una delle pietre del bugnato
contenga un diamante, nascosto da Ercole I D’Este,
appartenente alla sua propria corona. Solamente lui il
capomastro erano a conoscenza della posizione in cui la
gemma si trovava, ma questa consapevolezza non
faceva sentire al sicuro il duca e nemmeno il
capomastro, visto che quest'ultimo era l’unico
depositario di questo grande segreto. Ed infatti accadde che il poveretto,del quale
Ercole non si fidava troppo,un giorno si vide tagliare la lingua e accecare gli occhi,
per fare in modo che nessuno venisse a conoscenza del grande segreto.

Nel 1832 il palazzo fu acquistato dal Comune di Ferrara al fine di ospitarvi la
Pinacoteca e l'Ateneo Civico.

Durante i bombardamenti del 1944 che colpirono la città l'edificio fu danneggiato e
andarono perdute parte delle opere conservate nei depositi. Dopo il terremoto del
2012, il palazzo è in corso di restauro, pur rimanendo accessibile sia la Pinacoteca
che gli ambienti utilizzati per le mostre temporanee.

                                                           Domenico Vaia
Pag.14

                                 Palazzo Municipale

La costruzione del Palazzo Municipale, o antico Palazzo Ducale, iniziò nel 1245 e venne
                                                          poi progressivamente
                                                          ingrandito,fino a raggiungere
                                                          le attuali dimensioni alla fine
                                                          del Quattrocento.
                                                          Fu residenza degli Estensi
                                                          ( una delle famiglie regnanti
                                                          europee più longeve) fino al
                                                          XVI secolo. La parte di
                                                          facciata che si trova di
                                                          fronte al Duomo è in stile
                                                          medievale degli anni 1925-
                                                          1928. In quell'occasione si
                                                          costruì anche la Torre della
                                                          Vittoria.
                                                          Originale e innovativo è il
Volto del Cavallo, il grande arco che porta alla Piazzetta Municipale: è fiancheggiato
dai due monumenti di Nicolò III d'Este a cavallo e del Duca Borso in faldistorio.
Sono originali anche la colonna e l'arco, attribuito a
Leon Battista Alberti, che li sorreggono, mentre le
statue sono copie che hanno sostituito gli originali
distrutti durante l'occupazione napoleonica.
Il lato destro presenta ancora le finestre marmoree
dell'appartamento estense.
La Piazza, opera quattrocentesca di Pietro Benvenuto
degli Ordini, è dominata dal bellissimo Scalone
d'Onore dello stesso architetto.
All'interno si possono visitare:
La Sala dell'Arengo, decorata dagli affreschi di
Achille Funi tra il 1934 e il 1938, raffiguranti il mito
di Ferrara.
Stanza Dorata, caratterizzata da un soffitto con
rose dorate del XV secolo. L'ambiente non è visitabile perché attualmente è in corso
di restauro.
Sala delle Lapidi, così chiamata per le lapidi presenti dedicate ai caduti per la patria.
Sala di Giunta (o Sala Tonda), caratterizzata dal soffitto decorato nel XIX secolo e
da alcune tele ottocentesche poste sulle pareti.
Pag.15

Sala degli Arazzi (o Sala dei Matrimoni), in cui risaltano due arazzi fiamminghi: il
Pergolato con giardino (1620-1630) realizzato da Jan Raes e Giuditta e Oloferne
(1600-1635).
Salone del Plebiscito, che prende nome dal referendum avvenuto nel 1860 per
                                                   decidere l'annessione dell'Emilia al
                                                   Regno d'Italia.
                                                   Il Camerino delle Duchesse, un
                                                   piccolo ambiente concepito forse
                                                   per Eleonora e Lucrezia d'Este,
                                                   splendidamente decorato nella
                                                   seconda metà del '500.
                                                   Sul lato nord dell'edificio vi è la
                                                   cosiddetta via coperta, un
                                                   camminamento protetto e su cinque
                                                   arcate che collega il palazzo con il
                                                   Castello Estense.

                                                              Ilaria Ciappi
                                                           Margherita Corti
Pag.16

                            Il Palazzo Schifanoia

Il Palazzo Schifanoia è una delle Delizie volute dai duchi d'Este ed una delle poche
rimaste delle 53 che erano state costruite in città e nelle campagne ferraresi allo
scopo di creare luoghi di svago e di piacere tipici di una corte itinerante.
                                                           Come si può capire dal
                                                           nome questo palazzo era
                                                           destinato al riposo ed allo
                                                           svago.
                                                           Costruito nel 1385 per
                                                           volontà di Alberto V
                                                           d'Este, fu poi ampliato da
                                                           Borso I d'Este,il quale
                                                           ,insignito nel 1452 del
                                                           titolo di duca
                                                           dall'imperatore Federico
III, ricevette da questi i feudi imperiali di Reggio
Emilia e di Modena. Borso commissionò allora la
realizzazione degli affreschi del palazzo realizzati
dalla scuola ferrarese di cui facevano parte i pittori
Baldassare d'Este,Ercole de' Roberti e Francesco del
Cossa. Le opere pittoriche avevano lo scopo di
celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In
seguito, ci fu un ulteriore ampliamento del palazzo
voluta da Ercole I.
La facciata è stata abbellita nel 1470 di un bel portale
                                        marmoreo opera
                                        di Ambrogio di
                                        Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio su
                                        disegno di Pietro di Benvenuto degli Ordini.
                                        Molto interessante,al di sopra della porta ad
                                        arco è lo stemma degli Estensi,l'Unicorno.
                                       All'interno si possono ammirare gli affreschi
                                       voluti da Borso I d'Este e tra questi
                                       pregevoli sono quelli del Salone dei Mesi
                                       ,realizzato su progetto di Pellegrino Prisciani,
                                       astrologo e bibliotecario di corte.
Pag.17

Nella Sala degli Stucchi o delle Virtù sono pregevoli il soffitto a cassettoni e un
                                            fregio in stucco e legno realizzato dallo
                                            scultore Domenico di Paris e dipinto nel
                                            1467 da Buongiovanni da Geminiano.
                                          Il Palazzo Schifanoia appartiene al
                                          patrimonio artistico di Ferrara ed oggi
                                          ospita un museo.
                                           A seguito del terremoto dell'Emilia il
                                           palazzo ha subito danni e fino alla fine del
                                           2017 sono rimaste visitabili solo il Salone
                                           dei Mesi e la Sala degli Stucchi.
Mentre a inizio 2018 è iniziato un lungo lavoro di restauro che farà chiudere l'intero
palazzo per alcuni anni. Dal 12 marzo 2020 riaprirà Palazzo.
In seguito alla riapertura
saranno visitabili le tre stanze
principali: il Salone dei Mesi,
con una nuova illuminazione
progettata appositamente; la
Sala delle Virtù e la Sala delle
Imprese cioè gli appartamenti
di Borso I d’Este.
In queste ultime due sale verrà
allestito il percorso espositivo
Schifanoia e Francesco del
Cossa.
Inoltre ci sarà l’Oro degli
Estensi composto da opere dei Musei di Arte Antica più legati alla figura di Borso I
d'Este, nonché da una piccola ma altamente significativa selezione di opere legate
all’Officina Ferrarese.

                                                               Valentina Leo
                                                               Genni Nebiu
Pag.18

                    Il Monastero di Sant'Antonio in Polesine

Il Monastero di Sant’Antonio è detto in Polesine poiché si trova in un terreno
                                                rialzato e circondato dalle acque. In
                                                origine,infatti,l'area in cui è stato
                                                edificato si trovava nell' isola di
                                                Sant'Antonio entrata poi a far parte
                                                dell'addizione voluta da Borso I
                                                d'Este. Il duca volle la bonifica delle
                                                paludi presenti nel contado estense, al
                                                fine di rendere fertile un territorio di
                                                fatto ostile e poco salutare. Non è un
                                                caso che tra le sue insegne il duca
                                                amasse mostrare l'immagine
dell'unicorno che purifica l'acqua intingendovi il corno o l'insegna del para-duro, una
staccionata di legno che fu impiegata nelle bonifiche per modificare gli argini del Po
e delle sue arterie secondarie.
Il Monastero è un complesso monastico, di
fede cristiano-cattolica, retto da monache
dell’ordine di San Benedetto. Intorno
all'anno Mille era stato fondato dai monaci
agostiniani devoti a S. Antonio insediatisi
sull’isoletta che si era creata tra i terreni
paludosi. Il marchese di Ferrara Azzo VII
d'Este acquistò dai padri l’area e gli
edifici nel 1257. L’anno seguente sua figlia
Beatrice II d'Este e le sue compagne si
trasferirono nel complesso, bisognoso
tuttavia di lavori ed ampliamenti. I lavori
di costruzione del nuovo monastero
iniziarono l'anno seguente ed andarono avanti per un decennio. Beatrice,che per la
sua vita di devozione era considerata Beata,non riuscì a vedere la fine dei lavori e si
spense nel 1262,poco più che trentenne.
Da un punto di vista architettonico la chiesa di Sant'Antonio in Polesine,sia l'esterno
sia l'interno è in stile barocco. Pregevole è l'affresco sul soffitto fatto da
Francesco Ferrari.
Pag.19

                                                             All’interno ci sono tre
                                                             cappelle affrescate in
                                                             stile giottesco che
                                                             rappresentano: Storie
                                                             dell’infanzia di Gesù: La
                                                             vita della Vergine;
                                                             Storie della passione;
                                                             L'annunciazione ,opera di
                                                             Domenico Panetti.

 Prima di concludere voglio parlarvi del miracolo della Beata Beatrice d'Este.
“Si racconta che quando Beatrice morì il corpo venne minuziosamente lavato e
l’acqua non fu gettata ma conservata e distribuita
ai fedeli che disperati per il triste evento
reclamavano qualcosa della monaca prima della
sepoltura. Nessuno si sarebbe mai aspettato che,
proprio da quell’acqua, vennero operati numerosi
miracoli. L'evento si diffuse a macchia d'olio e
numerosissime furono le rinnovate visite e richieste
che "obbligarono" le monache a ripetere il lavaggio.
E così via fino al 1512 quando ciò che restava della
Santa si sgretolò definitivamente. Le ossa, o quel
che avanzava, vennero raccolte in un’urna deposta
dentro un’arca ricca di gemme e ori. Ma accadde un
altro fatto miracoloso. L’arca iniziò a produrre a
sua volta una condensa, raccolta minuziosamente.”
La cosa più sorprendente,però, è questa: ogni anno, fino ai giorni nostri, l’evento si
ripete per 5 mesi l’anno (da novembre a marzo), e viene donato il liquido prodigioso ai
fedeli. Il fatto è sorprendente perché il resto dell’ambiente è asciutto e non vi sono
crepe o scanalature. Vi si arriva a raccogliere dai 5 ai 7 litri! L’acqua non ghiaccia
nonostante vi siano temperature invernali sotto lo zero. Tra una goccia e l’altra
l’intera pietra è asciutta.
                                                      Khrysthyna Klyusyk
Pag.20

                           Le Mura cantate da Byron

                                    «...O Ferrara,
                          Quando più i duchi fra le mure tue
                            Dimoreranno, decadrai e i tuoi
                           Palazzi senza vita non saranno
                          Che ruine sgretolate, e la ghirlanda
                            Di un poeta sarà la tua corona
                                       Unica...»

Con queste parole il poeta inglese George Gordon Byron parlava delle Mura che
circondano Ferrara ed ora voglio raccontarvene la storia.

Le mura di Ferrara sono una cinta fortificata che circondava originariamente in modo
completo la città estense per una estensione complessiva di
circa tredici chilometri mentre oggi questa è ridotta a circa
nove chilometri. La loro costruzione è iniziata
nel Medioevo e sono state rimaneggiate fra il XV e il XVI
secolo. Le prime fortificazioni per la difesa di un traghetto
fluviale a Ferrara furono costruite dai bizantini attorno al
VI secolo, ed in seguito, si aggiunsero altre mura difensive
nel X secolo, ad opera di Tedaldo di Canossa,duca di
Mantova. Successivamente, quando fu costruita la nuova
cattedrale più a nord rispetto alla preesistente basilica, le
mura ebbero una prima impronta organica di difesa verso
                                               nord del nuovo
                                               centro
                                               cittadino, ed anche la loro estensione si
                                               ampliò. La porta più prestigiosa, nel
                                               tardo XV secolo, era la Porta degli
                                               Angeli, nella parte settentrionale delle
                                               mura, dalla quale accedevano alla città
                                               gli ospiti illustri, ma anche gli stessi
                                               duchi: fu ad esempio attraversando
                                               questa porta, nel 1598, che Cesare
                                               d'Este lasciò la città, restituita allo
                                               Stato Pontificio, per trasferire la
capitale a Modena. La Porta degli Angeli, tuttavia, non è l'unica risalente quell'epoca:
a Ferrara si poteva entrare da sud attraverso la Porta Paola e da est transitando
sotto la Porta San Giovanni.
Pag.21

Lungo tutto il perimetro, le mura conservano i bastioni, alcuni dei quali non sono
perfettamente conservati, concepiti per la difesa da assedi condotti con armi da
fuoco e circondati da fossati ormai non più visibili, erano dotati di cannoniere e
mostrano, ancora oggi, la forma di uno sperone o di una picca. Sono presenti
principalmente nella parte meridionale delle mura.

La fortezza aveva una pianta a forma di stella pentagonale e fu costruita
nel 1608 da Paolo V in seguito alla devoluzione. Si trovava a sud-ovest della città ed
interrompeva la continuità delle mura storiche in quel tratto. La sua costruzione
portò alla perdita della splendida delizia estense di Belvedere. La fortezza venne in

parte distrutta durante la dominazione francese, nel 1805, e fu demolita
definitivamente dopo il 1860, con la caduta del regno pontificio, ad opera del governo
provvisorio di Ferrara.

La visita delle mura vi consentirà di ammirare: il Torrione di Barco; le Mura
Rossettiane; la Porta degli Angeli; il Torrione di San Giovanni Battista; il Baluardo e
il doccile di San Tommaso; il Baluardo della Montagna; i Bagni Ducali; la Porta
Romana; il Baluardo dell’Amore; il Baluardo di Sant’Antonio; le Mura di Borso I
d'Este; il Baluardo e Porta di San Pietro; il Baluardo di San Lorenzo; la Porta Paola;
i Baluardi di Santa Maria e di San Paolo; la Porta Catena e saliente.

Le mura di Ferrara sono esplicitamente ricordate quando si parla di mura e fortezze
tra i criteri di iscrizione della città ai siti patrimonio mondiale dell'umanità con
l'inserimento nel Patrimonio Mondiale UNESCO rispettivamente a Berlino nel 1995 e
a Marrakech nel 1999.

                                                           Domenico Vaia
Pag.22

                               Il Lido degli Scacchi

Il nome Lido degli Scacchi pare richiamare un ambiente che è stato scenario di
guerre e battaglie importanti o comunque un luogo che ha visto il dispiegarsi di azioni
strategiche. Infatti è ad una famosa battaglia navale che deve il suo nome.
Sul finire dell'anno 1509, la Serenissima volle punire le manie espansionistiche
estensi con un attacco fluviale, la battaglia di Polesella, al Ducato di Ferrara.
                                      In quel di Polesella, sulle rive del Po, si svolse il
                                      sanguinoso confronto, che vide una vittoria
                                      schiacciante della milizia ferrarese, con
                                      l'affondamento della maggior parte delle
                                      imbarcazioni veneziane, grazie al fuoco di
                                      cannoni, colubrine, spingarde e archibugi,
                                      prontamente appostati sull'argine. In seguito
                                      alla vittoria, un artigliere polesano, fedele al
                                      duca Alfonso I d'Este, di cognome Arveda, fu
                                      nominato Cavaliere "degli Scacchi",
                                      probabilmente in onore della sua efficace
                                      strategia adottata nel disporre le artiglierie e
                                      gli fu donato un terreno boschivo, l'antico Bosco
                                      Eliceo, compreso tra il Borgo della fontana
                                      (l'odierno San Giuseppe di Comacchio) e
                                      Magnavacca (Porto Garibaldi). Da questi sorse il
primo nucleo abitativo, il Borgo Scacchi, e tutt'attorno si sviluppò una vasta area
coltivata a vigneti, da cui si produce il Bosco Eliceo,un piacevole vino.
Il Lido degli Scacchi ha avuto il suo sviluppo urbanistico con il boom
economico degli anni sessanta, come del resto gli altri lidi ed oggi, è una località
balneare a misura di famiglia, tant'è che le strutture turistiche hanno messo al
centro dei loro servizi e delle loro offerte il turismo familiare permettendo a questo
piccolo centro affacciato sull'Adriatico di trasformarsi in un'oasi da sogno, ideale
per le vacanze di bambini e genitori. dove mangiare, con musiche per tutti i gusti,
sale giochi, rinomate gelaterie artigianali e occasioni per trascorrere serate.
Ogni anno, l’8 agosto, in piena stagione estiva, sfilate in costume e carri in maschera
celebrano la Festa di Compleanno di questo Lido.

                                                               Domenico Vaia
Pag.23

                        Una meta culturale imperdibile
Ferrara è meta di turismo letterario grazie a scrittori ed artisti come Giorgio
Bassani e Ludovico Ariosto che vi hanno vissuto. Per questo è la città perfetta per un
un tour a tema artistico-letterario, sulle tracce delle opere e delle personalità che
maggiormente hanno contribuito alla sua fervente vita culturale.
Tra i protagonisti indiscussi del turismo letterario c’è senza dubbio Ludovico Ariosto,
                                       che qui scrisse alcune delle sue opere più celebri.
                                       Pur essendo originario di Reggio Emilia,
                                       Ludovico,figlio di un funzionario di corte, si
                                       trasferì molto presto a Ferrara e vi frequentò la
                                       famosa Università.
                                       Qui il poeta pubblicò per la prima volta
                                       l”’Orlando furioso”, il poema cavalleresco in
                                       ottave ispirato a ”Orlando Innamorato” di
                                       Matteo Maria Boiardo.

La casa ferrarese di Ariosto è una
tappa importante per chi visita la
città e sorge lungo la via dedicata
allo scrittore, a pochi passi dal
Palazzo dei Diamanti. Caratterizzata
da una facciata con mattoni a vista,

                                   ospita un museo dedicato al poeta, eventi letterari e
                                   concerti. A Ferrara si trova anche la tomba di
                                   Ariosto, un monumento funebre in marmi policromi
                                   custodito presso il Palazzo Paradiso, sede della
                                   Biblioteca comunale Ariostea.
                                   Tra i grandi letterati che hanno avuto in Ferrara il
                                   loro natali voglio ricordare Giorgio Bassani.
                                   Il suo è un capitolo a parte della Ferrara d’autore,
                                   poiché egli qui trascorse gli anni della formazione e
                                   qui è sepolto.
Pag.24

A Ferrara Bassani ambientò il celebre romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini”, poi
confluito ne “Il Romanzo di Ferrara”. Una curiosità: il giardino del titolo non è, in
realtà, visitabile trattandosi di un’invenzione letteraria.

La casa natale di Bassani sorge lungo via Cisterna del Follo, ma non è possibile
                                                 visitarla perché è un'abitazione
                                                 privata. Tuttavia è interessante
                                                 osservare nel giardino della casa la
                                                 magnolia, alla quale il grande artista
                                                 aveva dedicato una poesia e che
                                                 ritorna spesso anche in altre sue
                                                 opere,ad esempio nel romanzo
                                                 “Dietro la porta” dal quale sono
                                                 tratte queste parole:
«In camera mia faceva molto caldo. Appena entrato chiusi la porta a chiave e
andai a spalancare la finestra. Era una bella notte stellata, senza luna ma
chiarissima. Giù nel giardino le forme degli alberi si stagliavano nette: qui la
magnolia, più in là l’abete, e laggiù, nell’angolo opposto, dove terminavano i tre
archi del portico d’ingresso, il tiglio. Fra aiuola e aiuola il bianco latteo della
ghiaia, e nel mezzo dello spiazzo anche più chiaro che si apriva davanti alla
scura cavità del portico, un punto nero, immobile: forse una pietra, o magari
Filomena, la tartaruga centenaria di casa, di cui la mamma, a cena, aveva
gioiosamente annunciato l’uscita dal letargo invernale.»
                                                              Sofia Massimiani
Pag.25

                               Arte senza Pipponi

                               Giorgio de Chirico
                                 Un maestro sul Po

Ci sono, pochi artisti che riescono a dare alle loro opere una sensazione di pieno con
pochi caratteri e figure. E tra quelli che vi riescono in modo eccelso vi sono il belga
Renè Magritte, lo spagnolo Salvador Dalì e il nostro Giorgio De Chirico.
Giorgio de Chirico ,allo scoppio della prima guerra mondiale, si era arruolato
nell’esercito italiano insieme al fratello ed era stato inviato presso il 27°
Reggimento di Fanteria di stanza nella città di Ferrara.
Era iniziato così il rapporto di amore tra il celebre pittore e la città estense che lo
segnò particolarmente dandogli nuovamente la spinta per continuare la sua arte
nella direzione della Pittura Metafisica.
Infatti qui, a Ferrara, aveva avuto origine una celebre scuola metafisica della quale
facevano parte ,oltre a Giorgio de Chirico, pittori come: Carlo Carrà, Alberto
Savinio e Giorgio Morandi.
La Pittura Metafisica è una corrente che si fa padrona dell’utilizzo di colori vivaci ,a
seconda dell’artista, e soprattutto della rappresentazione di una realtà surreale,
                                       limpida ed epica,tale per cui l'artista si possa
                                       affidare alla ricerca della modernità e del
                                       pensiero ,non tanto attraverso il mutamento
                                       della forma,bensì attraverso la comunicazione di
                                       contenuti particolari ,di tipo filosofico, come
                                       l'inconoscibilità e l'assurdità stessa delle cose
                                       reali. Un altro carattere della Pittura
                                       Metafisica è l'utilizzo della dimensione del
                                       sogno;infatti si va a creare un piano surreale
                                       dove lo strano prende la realtà e può svelarne il
                                       livello più intimo.
                                       Il nostro artista, li identifica nei miti greci.
                                       Non c'è da stupirsi, dato che Giorgio de Chirico
                                       aveva origini greche essendo nato e vissuto a
                                       Volo,una città della Tessaglia,ed avendo ricevuto
                                       parte della sua formazione ad Atene.

                                     Il legame con la città estense è la chiave di
                                     lettura di questo mio articolo e per questo non
vi meraviglierete di quanto sto per dirvi.
Ferrara ha sempre dato spazio al grande maestro ed infatti si può trovare a Palazzo
Pag.26

dei Diamanti la mostra d'arte dedicata a lui e ad altri esponenti della arte pittorica
contemporanea, prendendo a prestito alcune opere da collezioni private. Tra i più
famosi ci sono: René Magritte, Salvador Dalì, Giorgio Morandi e Carlo Carrà.

“Ettore e Andromaca” e “Le muse inquietanti” sono due delle opere di de Chirico
che caratterizzano questa esposizione ferrarese.
Entrambi i dipinti sono collegati da un unico motivo:la rappresentazione del corpo
umano nella sua parziale scomposizione in una nuova schematizzazione della forma.
Si notano la differenza di lineamenti e di postura dei corpi in “Ettore e
Andromaca”,dove l'eroe troiano è come fermato in una posa statuaria, quasi, “epica”;
come se volesse imitare le caratteristiche delle statue della Età Classica e al pari di
lui anche la sua sposa,Andromaca, con posa slanciata e “leggera” va verso il suo
sposo.
La tragica coppia è legata da un abbraccio invisibile che si avverte dalla posizione dei
loro corpi in un abbraccio solidale.
Poi vi sono “Le Muse inquietanti”, che fanno
della loro deformità, una stranezza e della
irregolare corporatura un modo di essere e
catturano l'attenzione di chi guarda. Allora
si può ipotizzare ,ma non definire, una
sensazione di impotenza, dovuta al trovarsi
di fronte a due esseri indefinibili ma in
qualche modo “umani” e collocati in uno
spazio “teatrale” occupato sul fondo dal
Palazzo dei duchi d'Este.

Vi consiglio di andare a visitare la mostra.
Ovviamente non ora,a causa del Corona
Virus, ma appena sarà possibile. È una
bellissima occasione non solo per vedere
alcune opere di de Chirico ma anche per
immergersi nella visione della Pittura
Metafisica e per conoscere altri artisti. Ad
esempio Carlo Carrà che con la sua visione
molto più lineare fa “ingoiare” la pillola con più facilità.

                                              Pietro Vezzaro
Pag.27

                                  Le Grandi Biografie

                                  Giorgio Bassani
 Giorgio Bassani nacque a Bologna il 4 marzo del 1916 da una benestante famiglia
 ebraica originaria di Ferrara, figlio di Angelo Enrico Bassani, presidente della
                                         S.P.A.L. tra il 1921 e il 1924, e di Dora Minerbi
                                         e fratello di Paolo e Jenny, trascorse l'infanzia
                                         e l'adolescenza a Ferrara. Nel 1926 fu
                                         ammesso al Regio Liceo Ginnasio "Ludovico
                                         Ariosto" dove frequentò i cinque anni del
                                         ginnasio e i tre del liceo e dove, nel 1934,
                                         conseguì la maturità. In anni giovanili mostrò un
                                         vivo interesse per la musica, ma presto rinunciò
                                         a questa passione per dedicarsi alla
                                         Letteratura. Un'altra passione che lo
 accompagnò tutta la vita fu il Tennis. Nel 1935 si iscrisse alla Facoltà di Lettere
 all'Università di Bologna, che frequentò da pendolare
 e dove si laureò nel 1939 con una tesi su Niccolò
 Tommaseo, discussa con Carlo Calcaterra. Nel 1937
 prese parte ai Littoriali della Cultura a Napoli. Negli
 anni di studio fu amico di Attilio Bertolucci, cominciò
 ad ammirare la pittura di Giorgio Morandi e iniziò ad
 amare i saggi sull'arte di Roberto Longhi. In quegli
 anni conobbe pure, tra gli altri, Giuseppe Dessì,
 Claudio Varese, Carlo Ludovico Ragghianti e Augusto
 Frassineti. Nel 1940 uscì la sua prima opera “Una città di pianura” che pubblicò sotto
                                                lo pseudonimo di Giacomo Marchi.
                                                Insegnò Italiano e Storia agli studenti
                                                ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella
                                                scuola ebraica di via Vignatagliata, e
                                                divenne attivista politico clandestino.
                                                Come antifascista fu rinchiuso, nel 1943,
                                                per alcuni mesi, nella prigione cittadina
                                                di via Piangipane. Liberato, sposò Valeria
                                                Sinigallia, entrò in clandestinità e lasciò
 Ferrara, prima per Firenze e, subito dopo, per Roma, dove trascorse il resto della
 vita come scrittore e uomo pubblico. Nel 1945 pubblicò le poesie “Storie dei poveri
 amanti e altri versi”, mentre nel 1947 scrisse una seconda raccolta di versi “Te lucis
 ante”. Nel 1948 Marguerite Caetani, che fondò e curò la pubblicazione della rivista
Pag.28

letteraria Botteghe Oscure, invitò Bassani a redigerla. Al 1953 risale “La
passeggiata prima di cena”, al 1955 “Gli ultimi anni di Clelia Trotti”.

Lo stesso anno diventò anche redattore della rivista Paragone, fondata nel 1950 da
Roberto Longhi e Anna Banti, nella cui redazione conobbe, tra gli altri, Pier Paolo
                         Pasolini. Lo scrittore,sempre molto attento alla salvaguardia
                         dei beni culturali e naturali, nel 1965 fondò Italia Nostra e
                         ne fu ininterrottamente il presidente fino al 1980.

                           Nel 1956 vinse il Premio Strega con la raccolta di racconti
                           “Cinque storie ferraresi”, l’anno successivo divenne docente
                           di Storia del Teatro presso l’Accademia nazionale di Arte
                           Drammatica “Silvio D’Amico” e nel 1958 pubblicò il romanzo
                           “Gli occhiali d’oro”, sul tema dell’omosessualità, da cui fu
                           tratto l'omonimo film diretto da Giuliano Montaldo nel
                           1987.

                            Il suo capolavoro lo scrisse nel 1962, infatti “Il giardino dei
                            Finzi-Contini” ,che divenne immediatamente un successo
editoriale, rappresentò per lui l’occasione di parlare del suo mondo, la Ferrara
ebraica. Bassani racconta sul filo della memoria la realtà della ricca borghesia
ebraica a Ferrara durante il fascismo,
partendo dalla sua esperienza personale e
mediata dalla sua visione poetica,
modificando nomi e luoghi ma mantenendo
inalterato il clima che si viveva nella città
estense in quel periodo, culminato con le
leggi razziali. Vittorio De Sica ne farà un
film dal quale però lo scrittore terrà
sempre le distanze, tanto da chiedere e
ottenere, infatti, che fosse tolto il suo
nome dai titoli di coda del film.

Morì a Roma il 13 aprile 2000 dopo un lungo periodo di malattia. È sepolto, per sua
esplicita volontà testamentaria, a Ferrara, nel cimitero ebraico di via delle Vigne, a
ridosso di quelle mura di cui egli stesso, come presidente di Italia Nostra, promosse
il restauro.
                                                         Domenico Vaia
Pag.29

                                     Scacco al Re
              Movimenti e Valore dei Pezzi sulla Scacchiera

 La scacchiera si deve mettere in modo che la casella in basso a destra sia bianca e
 sotto ci deve essere scritto H o A. Sulla scacchiera ci sono 16 pezzi bianchi e 16
 pezzi neri. Ci sono 8 pedoni bianchi e 8 pedoni neri, 2 cavalli bianchi e 2 cavalli neri,
 2 alfieri bianchi e 2 alfieri neri, 1 regina bianca e 1 regina nera e 1 re bianco e 1 re
 nero. Tutti questi si muovono in modo diverso l’uno dall’altro.

   Il Pedone si trova davanti a tutti gli altri pezzi sulle caselle A B C D E F G H, 2
   o 7, quando si trova nel punto iniziale; all’inizio della partita può muoversi di 1 o 2
   caselle, ma in seguito e per tutto il resto della partita solo di 1 casella. Può
   mangiare solo i pezzi che stanno di fronte, a destra o sinistra. Il Pedone è l’unico
   pezzo che vale 1 punto, e che non può tornare indietro, salvo che non vada a
   promozione e diventi: Alfiere, Cavallo, Torre, Regina. (1 PUNTO)
   Il Cavallo si trova tra la torre e l’alfiere nelle posizioni B E G, 1 e 8. Il cavallo si
   muove di 3 caselle in avanti partendo dalla casella sottostante e all’arrivo va o a
   destra o a sinistra. Lo spostamento del cavallo può essere immaginato come una
   sorta di L. Se il cavallo è su una casella nera appena mosso si troverà, per forza,
   su una casella bianca o viceversa. (3 PUNTI)
   L’Alfiere si trova tra il Cavallo e la Regina o il Re nelle posizioni C E F, 1 e 8.
   L’alfiere si muove in senso orizzontale di quante caselle vuole (o almeno di quante
   ne ha a disposizione). Lo spostamento dell’alfiere può essere immaginato come
   una sorta di X. Se l’alfiere si trova sulla casella bianca rimarrà per tutta la
   partita sulla casella di quel colore e viceversa. (3 PUNTI)
Pag.30

La Torre si trova nell’angolo della scacchiera affianco al Cavallo nelle posizioni
A E H, 1 e 8. La Torre si muove in senso o verticale o orizzontale. Lo
spostamento della Torre può essere immaginato come una sorta di +. (5 PUNTI)

La Regina è l’unico pezzo che può muoversi in tutte le direzioni e compie i
movimenti dell’Alfiere (cioè in orizzontale) e della Torre (cioè in senso verticale).
Ed è il pezzo più importante della scacchiera. La Regina all’inizio sta sempre
accanto al re e sulla casella del suo stesso colore. (9 PUNTI)
Il Re è l’unico pezzo che non viene mai catturato, in tutta la partita. Il Re deve
essere sulla scacchiera a inizio partita si trova sempre accanto alla Regina sul
colore opposto. Il Re può muovere in una delle case adiacenti (verticalmente e
diagonalmente) a quella occupata. Il Re non può essere catturato ma solo
minacciato. Se l’avversario minaccia il Re, che non si può muovere in alcun modo, la
partita è finita con uno scacco matto e ha vinto l’avversario. Se il Re e la Torre (a
destra o a sinistra) non sono stati toccati, e in mezzo a due pedoni non ci sono
altri pedoni, si può applicare la mossa dell’arrocco. Questa mossa consiste nel
muovere la Torre di 2 caselle a sinistra e il Re di 2 caselle a destra per l’arrocco
corto (cioè a destra), mentre per l’arrocco lungo (cioè a sinistra) si muove il Re di
2 caselle a sinistra e la Torre di 3 caselle a destra. Molto importante che si
muova prima il Re e dopo la Torre, sennò la mossa è irregolare. (non ha un valore
definito perché se il re muore la partita è finita,quindi il suo valore è infinito)

                                                            Domenico Vaia
Ferrara nell'occhio della macchina da presa

  “Viaggiare con la macchina da presa ed approdare a Ferrara è curioso; si ha la
sensazione di lavorare a casa ed in mezzo al cinema, in quanto questa terra ha dato
      origine a tante persone straordinarie che operano in questo settore”.
                                                     Giuliano Montaldo*
*(regista del film “Gli Occhiali d'oro”)

               La Voce del Leone
                    Redazione
         Ciappi I. ; Corti M.; De Luca J.
            Giacomini C.; Guadagno N.
              Klyusyk C.; Leo V. ;
         Massimiani S.; Nebiu G.;Vaia D.

               Caporedattore                     Collaborazioni esterne
               Pietro Vezzaro                Fabrizio Giacomini;Andrea Verdiani

                                   Caporedattore Emerito
                                        Marco Nesi
Puoi anche leggere