La Voce del Leone Ferrara - Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi Anno XIV n 5 Febbraio 2020
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La Voce del Leone I.I.S. “Roncalli” Anno XIV n°5 Febbraio 2020 Ferrara Cultura ed Arte alla Corte degli Estensi
La Voce del Leone contatti: Facebook.com/giornalinoLaVocedelLeone Anno XIV n°5 Febbraio 2020 Blog: La-voce-del-leone 1.webnode.it IN QUESTO NUMERO: 6-8 Il Castello di San 9-11 La Basilica di San Michele Giorgio Ferrara Editoriale 16-17 20-21 Il Palazzo Schifanoia Le Mura di Lord Byron 18-19 22 Il Lido degli Scacchi Il Monastero di 23-24 Il palazzo Municipale Sant'Antonio in Polesine Una meta culturale imperdibile Le nostre rubriche: 25-26 Arte senza Pipponi a cura di Pietro Vezzaro 27-28 Le Grandi Biografie a cura di Domenico Vaia 29-30 Scacco al Re a cura di Domenico Vaia 31 L'ultima pagina a cura della Redazione
Pag.2 Editoriale Nel 1995 Ferrara è stata proclamata dall' UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità con la motivazione di cui riportiamo solo alcune parti: “Ferrara fu la prima città rinascimentale ad essere sviluppata secondo un complesso piano urbanistico che dava la precedenza ad una disposizione armoniosa della prospettive urbane piuttosto che alla bellezza dei singoli edifici. La città raggiunse i vertici dell'architettura e del prestigio rinascimentale con il dominio della famiglia d'Este..[ che decise ] di intervenire radicalmente sull’assetto della città, mutandone struttura e aspetto e inventando il concetto di “piano regolatore”. In questo modo [si dette] vita ad una serie di progetti urbanistici mai realizzati prima, il più importante dei quali fu l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti, alla fine del 15° secolo, basato sul concetto di prospettiva, che consiste nel bilanciare i principi umanistici legati alla forma e al volume in architettura con lo spazio aperto, i bisogni della città e le tradizioni locali...La storia della città rinascimentale di Ferrara è strettamente legata alla famiglia degli Estensi, che ne fece una capitale conosciuta a livello internazionale e la rese per due secoli alla pari con città come Firenze e Venezia o con le grandi corti di Francia e Spagna.” Ferrara “prima città rinascimentale”,insomma “città ideale”, che i duchi d' Este vollero come modello urbanistico e architettonico, ma anche culturale. Infatti la corte estense fu una delle più vivaci,intellettualmente e culturalmente parlando, dell'Italia quattrocentesca e lo fu da quando Niccolò III d'Este,nel 1402, fece riaprire l'Università, concessa qualche anno prima dal papa Bonifacio IX al suo predecessore, e portò a Ferrara docenti prestigiosi provenienti dall'Università di Bologna. Fin qui la Storia,ma la leggenda vuole che la dinastia ferrarese avesse avuto antenati illustri,addirittura mitici come l'eroe troiano Antenore,fondatore di Padova, come sostiene l'umanista Mario Equicola nella sua opera “Genealogia”(1515); ma è più realistico ritenere che le origini degli Este fossero germaniche. Comunque la Storia dice che nel 1240 Azzo VII conquistò Ferrara e dette inizio alla dinastia ducale. Come dice l'UNESCO, lo sviluppo rinascimentale della città è strettamente collegato ai duchi d'Este e fondamentali per questo furono Leonello e Borso I,nel XV secolo,e poi Alfonso I che nel secolo successivo fu il mecenate di grandi artisti tra i quali Tiziano e Ludovico Ariosto. E ancora Alfonso II,presso cui dimorò e scrisse il grande Torquato Tasso. Purtroppo con Alfonso II,che non ebbe figli,si concluse la fortuna di Ferrara poiché nel 1598 con la Convenzione di Faenza il primato passò al nipote Cesare d'Este e la sede della corte ducale fu spostata a Modena. Di questo e di molto altro si parla nel numero che state per aprire e per questo vi auguro una BUONA LETTURA. Patrizia Davini
Pag.3 Ferrara in sei imperdibili mosse Ferrara è una delle più belle città dell’Emilia Romagna, la più grande fra le città italiane a misura d’uomo e la più piccola fra le grandi capitali del Rinascimento italiano. Reinventata fra Quattrocento e Cinquecento dai duchi d’Este, ricca di monumenti storici e musei, la vecchia Ferrara è oggi divisa fra la zona rinascimentale e il centro storico medievale. 1. Il CASTELLO ESTENSE è il monumento più rappresentativo della città di Ferrara, la prima pietra di questa fortezza fu posata il 29 settembre del 1385 dal Marchese Nicolò II d’Este. C’era una ragione puramente pratica per cui si decise a costruire quest’opera imponente: poco tempo prima il Marchese era stato costretto a dare in pasto alla folla in rivolta, il suo consigliere e responsabile delle tasse. Il buon Tommaso da Tortona fece una brutta fine, e il nobile non voleva seguirlo a breve in quella sventura: da qui la scelta di una fortezza dove rifugiarsi. Nel corso dei secoli il Castello Estense ha svolto diversi ruoli: è stato sede delle milizie estensi con scuderie, armerie, magazzini, officine e tutto quello che serviva al piccolo esercito che vi alloggiava, per poi trasformarsi progressivamente in residenza nobiliare dove si svolgeva la vita della corte Estense. Sempre assediati dalle città vicine e dalle rivolte interne, gli Este alloggiarono sempre nella parte alta del palazzo, lasciando ai piani bassi la funzione difensiva del castello. 2. Il DUOMO dedicato a San Giorgio è il più importante luogo religioso di Ferrara. Si trova in Piazza delle Erbe di fronte al Palazzo Comunale e poco distante dal Castello Estense. Colpisce subito lo sguardo la facciata in marmo bianco con il bellissimo portico. in basso il portico è sorretto da due colonne raffiguranti un vecchio e un giovane seduti su due leoni. Al centro del portale è raffigurato San Giorgio che uccide il drago al di sotto del quale ci sono scene della vita di Cristo. La parte superiore del protiro è un esempio unico in Italia: è formata da una loggia al di sopra della quale si sviluppa, su tre registri, il tema del
Pag. 4 Giudizio Universale. L’interno della Cattedrale a tre navate, è stato interamente rifatto in stile barocco dopo il devastante incendio del XVII secolo. 3. Il PALAZZO DEI DIAMANTI fu l’opera centrale della cosiddetta “Addizione Erculea”, cioè l’allargamento della città voluto da Ercole d’Este. 8500 blocchi di marmo bianco striati di rosa formano la sua struttura esterna, una composizione magnifica, progettata nel 1493 da Biagio Rossetti per creare insolite prospettive ed effetti di luce. All’interno il Palazzo presenta un bel cortile rinascimentale con chiostro e pozzo. Il palazzo ospita importanti mostre temporanee organizzate dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, mentre al primo piano l’edificio ospita la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che conserva una collezione di opere di eccezionale valore. 4. VIA DELLE VOLTE è una strada di due chilometri che attraversa Ferrara, Un tempo, prima che il corso del Po venisse deviato, questa bella via medievale svolgeva una funzione commerciale. Qui si trovavano le case dei commercianti che trafficavano con il resto d’Italia attraverso il fiume. Le volte, i passaggi ad arco ancora oggi visibili, permettevano di arrivare rapidamente ai magazzini sul fiume senza dover percorrere tutta la strada e senza essere attaccati da qualche ladro, oggi sono in gran parte chiusi o trasformati in abitazioni. Ma non è stato sempre così: per secoli è stata anche “luogo di malaffare” come scrive Riccardo Bacchelli nel “Mulino del Po”, ritrovo di ladruncoli e anche qualche assassino.
Pag. 5 5. PALAZZO SCHIFANOIA, il nome di questo palazzo non è stato scelto a caso, Alberto V d’Este lo fece costruire nel 1835 come luogo di ozio in cui schivar la noia ma fu Borso I d’Este a dare al palazzo il tocco che oggi lo rende famoso. Investito del titolo duca di Ferrara da papa Paolo II, decise di festeggiare il suo potere con un salone ducale decorato con un eccezionale ciclo di affreschi. Nasce così il Salone dei Mesi, il più grande ciclo rinascimentale di affreschi pagani in cui, più o meno allegoricamente, si celebra il buon governo del duca attraverso la mitologia e l’astrologia. Il salone è lungo 24 metri, largo 11 e alto 7,5 e il ciclo dei mesi dell’anno inizia sulla parete sud. 6. Secondo l’UNESCO il CORSO ERCOLE D’ESTE è una delle più belle vie del mondo. Fino al 1492 Ferrara era una città con un impianto medievale, fatto di stradine piccole e tortuose, chiusa nel perimetro del Po e del Canale della Giovecca. Nel 1492 Ercole d’Este decide di ingrandirla con una straordinaria opera urbanistica affidata all’architetto Biagio Rossetti. Nasce così l'”Addizione Erculea” il raddoppio della città ispirato da principi razionali, che rese Ferrara la prima città moderna europea. Il cuore dell’Addizione era Corso Ercole d’Este, che parte alle spalle del Castello Estense. Interamente pedonalizzato e quasi privo di esercizi commerciali, mantiene intatta la struttura rinascimentale con palazzi dalle belle facciate, portoni e finestre decorate. Il corso finisce in una bella zona verde a ridosso delle antiche mura cittadine. Chiara Giacomini
Pag. 6 Il Castello di San Michele Il castello Estense, forse il simbolo più noto di Ferrara, è un’imponente fortezza al centro della città che fu fondata nel 1385 da Nicolò II d’Este a protezione dagli attacchi esterni, ma soprattutto dalla popolazione locale che aveva manifestato il suo malcontento per le restrizioni del governo della città. Poiché la posa della prima pietra fu fatta il 29 settembre viene detto anche di San Michele,in onore del santo di quel giorno. Venne incaricato del progetto l’Architetto di Corte Bartolino da Novara. La nuova costruzione venne applicata alla vecchia Torre dei Leoni, inglobata nell’edificio, munito così di ben 4 torri angolari unite fra di loro da cortine murarie. Per diversi decenni fu solo una potente macchina militare, a partire dal 1450, venne progressivamente trasformato in dimora in dimora signorile e spazio per la corte. I lavori di adattamento definitivo risalgono al 1477 sotto Eleonora d’Aragona, moglie di Ercole I. Parallelamente, perse importanza l’antico palazzo di corte (l’attuale municipio) che assunse funzione di abitazione quasi esclusivamente riservata alle principesse estensi. Si pensò allora di creare un collegamento che permettesse il passaggio tra le due strutture, un corridoio coperto che tuttora unisce i due edifici. Dopo l’incendio del 1554, che si sviluppò nella Torre Marchesana ma che si estese anche a quella del Leone e a quella
Pag. 7 di Santa Caterina, il Duca diede a Girolamo da Capri l’incarico di provvedere al restauro. L’architetto sostituì le merlature con le balconate marmoree e aggiunse un piano in più alle torri. Nello stesso periodo creò al di sopra del rivellino orientale, il giardino pensile delle Duchesse. Interessanti sono i cosiddetti Camerini di Alfonso d'Este,fatti edificare nel 1505 dal duca come appartamento personale e adibiti fin da subito a pinacoteca, poiché Alfonso chiamò a decorarne le pareti con le loro opere artisti come Bellini, Tiziano, Raffaello, Dosso Dossi, Antonio Lombardo, dando un impulso fondamentale alla formazione di una collezione che si rivelerà una delle più ricche e singolari del Rinascimento. L'iniziativa fu da subito apprezzata,tanto che il Vasari nella sua famosa raccolta di biografie, nella vite di Girolamo da Carpi e di Tiziano, fece riferimento alle pitture che Alfonso I d'Este aveva raccolto nel proprio studio. Nel 1860 Ferrara venne annessa al Regno d'Italia. Il castello, divenuto proprietà dello Stato, fu acquistato per 70.000 lire nel 1874 dall'amministrazione provinciale di Ferrara che prese ad impiegarne gli spazi come sede dei propri uffici e della prefettura. Negli anni l'efficienza strutturale del monumento è stata salvaguardata grazie ai continui lavori di manutenzione, ai quali si sono affiancate, in vari momenti, specifiche opere di restauro. Molti interventi furono fatti nel periodo tra il 1910 ed il 1930, alcuni molto discutibili, come quelli tesi a creare una piena accessibilità del cortile del castello alle autovetture. Durante la seconda guerra mondiale il rivellino nord fu demolito dai bombardamenti, per poi essere fedelmente ricostruito dal Genio Civile nel 1946. Nel 1999, per iniziativa del Presidente della Provincia di Ferrara Pier Giorgio Dall'Acqua, si diede vita al progetto “Il Castello per la Città”. Grazie alla collaborazione tra Prefettura e Provincia di Ferrara, si iniziò a pensare ad un nuovo utilizzo delle stanze sino a quel momento sede governativa. La fase preparatoria dei lavori partì dal restauro del palazzo di Giulio d'Este, che divenne in seguito la nuova sede della prefettura, e nel 2002, a trasferimento
Pag. 8 ultimato, si iniziò il restauro del castello ed il contemporaneo utilizzo per nuove iniziative. Da ricordare due iniziative che ebbero un grande successo: La mostra Il Trionfo di Bacco inaugurata nel 2002 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. L'esposizione Gli Este a Ferrara inaugurata il 14 marzo 2004 dal presidente della Commissione europea Romano Prodi. Nel 2006, con l'apertura dei Camerini d'alabastro di Alfonso D'Este si concluse il restauro del Castello Estense, che restituì ai ferraresi ambienti presenti nel più importante monumento cittadino che da sempre erano inaccessibili al pubblico. Nel 2006 si inaugurò il nuovo allestimento museale predisposto da Gae Aulenti e, sempre nello stesso anno, in seguito ad un accordo tra il Museo dell' Ermitage di San Pietroburgo e la Provincia di Ferrara, nacque il progetto Ermitage Italia che, sino al 2013, ebbe la propria sede di rappresentanza nel castello, prima di essere trasferita a Venezia. Il 20 maggio 2012 una forte scossa di terremoto – 5.9 gradi Richter - (seguita da una seconda scossa il 29 maggio) ha provocato notevoli danni a molte parti della struttura, in particolare alla Torretta Leoni, che ha subito un piccolo crollo. I lavori di messa in sicurezza sono iniziati in tempi rapidi, ma il complesso degli interventi di restauro esterno sono proseguiti sino all'inizio dell'estate 2015. Andrea Verdiani
Pag. 9 La Basilica di San Giorgio La Cattedrale di Ferrara, costruita a partire dal XII sec., porta i segni di tutte le epoche storiche attraversate dalla città. Commissionata in età comunale da Guglielmo II degli Adelardi (1120-1185), la cattedrale è una splendida sintesi di stili diversi. La grandiosa facciata, dalla particolarissima struttura a tre cuspidi, fu iniziata in stile romanico, ancora prevalente nella parte inferiore: da notare il San Giorgio e le scene del Nuovo Testamento sopra la porta centrale, opera dello scultore Nicholaus (1135). La parte superiore, di qualche decennio più tarda, è in stile gotico e presenta, oltre alle numerose arcatelle e ai finestroni strombati, un magnifico Giudizio Universale scolpito da ignoto, sopra la loggia centrale. Sotto queste sculture si trova un’elegante loggia gotica contenente una statua, anticamente dorata, della Vergine e il Bambino, opera della prima metà del Quattrocento attribuita a Michele da Firenze. Nella parte bassa della facciata, a sinistra, una lapide ricorda il passaggio di Ferrara dal potere estense a quello del papa Clemente VIII. A destra, entro una nicchia, è posta invece la statua del marchese Alberto d’Este, fondatore dell’Università (1391). La fiancata posta lungo la piazza Trento e Trieste è decorata da due logge con colonnette scolpite. In basso corre la Loggia dei Merciai, occupata da negozi fin dai tempi del Medioevo. Al centro della fiancata si notano le strutture superstiti dell’antica Porta dei Mesi, distrutta nel XVIII secolo, le cui sculture sono in
Pag. 10 Parte conservate nel Museo della Cattedrale. L’imponente campanile rinascimentale,in marmo bianco erosa, è opera incompiuta attribuita a Leon Battista Alberti. INTERNO L'interno fu interamente rifatto in varie epoche. Oggi si presenta in stile classico, con una complessa decorazione pittorica e scultorea. Qui di seguito abbiamo inserito una cartina dell’interno con la relativa legenda. A. All’ingresso San Pietro e San Paolo, affreschi staccati da una chiesa sconsacrata, opera di Benvenuto Tisi da Garofalo (1481-1559), maestro della scuola ferrarese. Al di sopra le monumentali statue dei patroni di Ferrara, San Giorgio e San Maurelio Vescovo del 1746. B. Cappella della Madonna delle Grazie con un’immagine della Vergine conservata all’interno di un sontuoso altare in marmi policromi di Agapito Poggi e Andrea Ferreri (XVIII secolo). C. La Vergine in gloria con le Sante Barbara e Caterina, tela di Sebastiano Filippi detto il Bastianino (1532-1602 ca). D. I Santi Lorenzo e Francesco, con ritratto del donatore, di Ippolito Scarsella, detto lo Scarsellino (1550-1620). E. Il martirio di San Lorenzo, di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1591- 1666). F. Sopra la statua giacente dell’arcivescovo Ruggero Bovelli si trova un prezioso gruppo di statue bronzee del Quattrocento; Crocifissione con la Vergine e San Giovanni di Niccolò Baroncelli; ai lati i Santi Giorgio e Maurelio di Domenico di Paris. G. Tomba di papa Urbano III. Il Pontefice morì inaspettatamente a Ferrara nel 1187, mentre sostava in città durante un viaggio. H. Coro (primi decenni del XVI secolo): opera dei Canozi da Lendinara, ebanisti operanti in tutta l’Italia settentrionale.
Pag.11 I. Le pareti dell’abside sono coperte da una sontuosa decorazione di stucco dorato eseguita nel 1583-84 da Agostino Rossi e Vincenzo Bagnoli. J. Nel catino absidale: Giudizio Universale, di Sebastiano Filippi (Bastianino). L’impianto dell’affresco (terminato nel 1580) è di chiara ispirazione michelangiolesca. K. L’Incoronazione della Vergine e Santi, tela di F. Francia (1450 ca. - 1517). L. Sposalizio della Vergine, di Niccolò Roselli (XVI secolo). M. Madonna liberatrice, eseguita dal Garofalo nel 1532 quale ex- voto per la liberazione dalla peste iniziata nel 1528. N. Madonna in trono con il Bambino e i Santi Silvestro, Maurelio, Girolamo e Giovanni, firmata e datata (1524) dal Garofalo O. Cappella del Battistero: il fonte battesimale fu ricavato da un unico blocco di marmo nel Duecento, su modelli bizantini. È circondato da un’elaborata costruzione neogotica della seconda metà dell’Ottocento. Purtroppo dal 4 marzo 2019 la cattedrale è chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione, fino a data da destinarsi. Ilaria Ciappi Margherita Corti
Pag.12 Il Palazzo dei Diamanti Il Palazzo dei Diamanti fu abitato in maniera discontinua da componenti della Casa d'Este fino alla devoluzione di Ferrara alla Santa Sede avvenuta nel 1598. Così denominato grazie alla particolarissima forma degli oltre 8.500 blocchi di marmo che compongono il suo bugnato, il Palazzo dei Diamanti è uno degli edifici rinascimentali più celebri al Mondo e fu progettato da Biagio Rossetti nel 1493 per conto del duca Sigismondo I d'Este. A conferma di questo ,nel 1994, sono stati ritrovati documenti che attestano che i lavori di costruzione del palazzo, progettato da Biagio Rossetti, erano già iniziati e che nel 1496 la facciata dell'edificio risultava già decorata "a Marmore e diamanti".Nel 1503 il completamento dell'edificio è affidato a Cristoforo da Milano e Girolamo da Pasino, mentre le sculture della facciata vengono commissionate a Gabriele Frisoni, nel 1559 il palazzo passa in eredità al cardinale Luigi d'Este, secondogenito del duca Ercole II, che fa realizzare lo scalone d'onore e la copertura dell'ampio salone al primo piano. Nel 1586, Cesare d'Este, cugino del duca Alfonso II d'Este e di sua moglie Virginia de' Medici figlia di Cosimo I e Camilla Martelli,eredita il palazzo, dove fa eseguire un ciclo di decorazioni parzialmente conservate; tali interventi interessano fra l'altro il salone al piano nobile e le sale "Benvenuto Tisi" al piano terreno, attualmente inserite nel percorso di visita della Pinacoteca e delle mostre temporanee, nel 1598 gli Este si trasferiscono a Modena, dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato pontificio, rimanendo tuttavia proprietari dell'edificio. Nel 1642 il palazzo fu ceduto, da Francesco I d'Este, nipote e successore di Cesare d'Este, al marchese Guido I Villa.
Pag.13 I nuovi proprietari modificarono il portale d'ingresso facendo eseguire le modanature e le due candelabre laterali. Si dice che secondo la nuova pianta della città voluta da Ercole I d'Este il palazzo sia stato posizionato in un punto particolare, come ad indicare una stella di grande luminosità in terra. Il tutto è rapportato alla presenza del diamante con il quale si voleva ricopiare la mappa celeste in terra. A proposito della costruzione di questo edificio esiste una leggenda secondo la quale una delle pietre del bugnato contenga un diamante, nascosto da Ercole I D’Este, appartenente alla sua propria corona. Solamente lui il capomastro erano a conoscenza della posizione in cui la gemma si trovava, ma questa consapevolezza non faceva sentire al sicuro il duca e nemmeno il capomastro, visto che quest'ultimo era l’unico depositario di questo grande segreto. Ed infatti accadde che il poveretto,del quale Ercole non si fidava troppo,un giorno si vide tagliare la lingua e accecare gli occhi, per fare in modo che nessuno venisse a conoscenza del grande segreto. Nel 1832 il palazzo fu acquistato dal Comune di Ferrara al fine di ospitarvi la Pinacoteca e l'Ateneo Civico. Durante i bombardamenti del 1944 che colpirono la città l'edificio fu danneggiato e andarono perdute parte delle opere conservate nei depositi. Dopo il terremoto del 2012, il palazzo è in corso di restauro, pur rimanendo accessibile sia la Pinacoteca che gli ambienti utilizzati per le mostre temporanee. Domenico Vaia
Pag.14 Palazzo Municipale La costruzione del Palazzo Municipale, o antico Palazzo Ducale, iniziò nel 1245 e venne poi progressivamente ingrandito,fino a raggiungere le attuali dimensioni alla fine del Quattrocento. Fu residenza degli Estensi ( una delle famiglie regnanti europee più longeve) fino al XVI secolo. La parte di facciata che si trova di fronte al Duomo è in stile medievale degli anni 1925- 1928. In quell'occasione si costruì anche la Torre della Vittoria. Originale e innovativo è il Volto del Cavallo, il grande arco che porta alla Piazzetta Municipale: è fiancheggiato dai due monumenti di Nicolò III d'Este a cavallo e del Duca Borso in faldistorio. Sono originali anche la colonna e l'arco, attribuito a Leon Battista Alberti, che li sorreggono, mentre le statue sono copie che hanno sostituito gli originali distrutti durante l'occupazione napoleonica. Il lato destro presenta ancora le finestre marmoree dell'appartamento estense. La Piazza, opera quattrocentesca di Pietro Benvenuto degli Ordini, è dominata dal bellissimo Scalone d'Onore dello stesso architetto. All'interno si possono visitare: La Sala dell'Arengo, decorata dagli affreschi di Achille Funi tra il 1934 e il 1938, raffiguranti il mito di Ferrara. Stanza Dorata, caratterizzata da un soffitto con rose dorate del XV secolo. L'ambiente non è visitabile perché attualmente è in corso di restauro. Sala delle Lapidi, così chiamata per le lapidi presenti dedicate ai caduti per la patria. Sala di Giunta (o Sala Tonda), caratterizzata dal soffitto decorato nel XIX secolo e da alcune tele ottocentesche poste sulle pareti.
Pag.15 Sala degli Arazzi (o Sala dei Matrimoni), in cui risaltano due arazzi fiamminghi: il Pergolato con giardino (1620-1630) realizzato da Jan Raes e Giuditta e Oloferne (1600-1635). Salone del Plebiscito, che prende nome dal referendum avvenuto nel 1860 per decidere l'annessione dell'Emilia al Regno d'Italia. Il Camerino delle Duchesse, un piccolo ambiente concepito forse per Eleonora e Lucrezia d'Este, splendidamente decorato nella seconda metà del '500. Sul lato nord dell'edificio vi è la cosiddetta via coperta, un camminamento protetto e su cinque arcate che collega il palazzo con il Castello Estense. Ilaria Ciappi Margherita Corti
Pag.16 Il Palazzo Schifanoia Il Palazzo Schifanoia è una delle Delizie volute dai duchi d'Este ed una delle poche rimaste delle 53 che erano state costruite in città e nelle campagne ferraresi allo scopo di creare luoghi di svago e di piacere tipici di una corte itinerante. Come si può capire dal nome questo palazzo era destinato al riposo ed allo svago. Costruito nel 1385 per volontà di Alberto V d'Este, fu poi ampliato da Borso I d'Este,il quale ,insignito nel 1452 del titolo di duca dall'imperatore Federico III, ricevette da questi i feudi imperiali di Reggio Emilia e di Modena. Borso commissionò allora la realizzazione degli affreschi del palazzo realizzati dalla scuola ferrarese di cui facevano parte i pittori Baldassare d'Este,Ercole de' Roberti e Francesco del Cossa. Le opere pittoriche avevano lo scopo di celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In seguito, ci fu un ulteriore ampliamento del palazzo voluta da Ercole I. La facciata è stata abbellita nel 1470 di un bel portale marmoreo opera di Ambrogio di Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio su disegno di Pietro di Benvenuto degli Ordini. Molto interessante,al di sopra della porta ad arco è lo stemma degli Estensi,l'Unicorno. All'interno si possono ammirare gli affreschi voluti da Borso I d'Este e tra questi pregevoli sono quelli del Salone dei Mesi ,realizzato su progetto di Pellegrino Prisciani, astrologo e bibliotecario di corte.
Pag.17 Nella Sala degli Stucchi o delle Virtù sono pregevoli il soffitto a cassettoni e un fregio in stucco e legno realizzato dallo scultore Domenico di Paris e dipinto nel 1467 da Buongiovanni da Geminiano. Il Palazzo Schifanoia appartiene al patrimonio artistico di Ferrara ed oggi ospita un museo. A seguito del terremoto dell'Emilia il palazzo ha subito danni e fino alla fine del 2017 sono rimaste visitabili solo il Salone dei Mesi e la Sala degli Stucchi. Mentre a inizio 2018 è iniziato un lungo lavoro di restauro che farà chiudere l'intero palazzo per alcuni anni. Dal 12 marzo 2020 riaprirà Palazzo. In seguito alla riapertura saranno visitabili le tre stanze principali: il Salone dei Mesi, con una nuova illuminazione progettata appositamente; la Sala delle Virtù e la Sala delle Imprese cioè gli appartamenti di Borso I d’Este. In queste ultime due sale verrà allestito il percorso espositivo Schifanoia e Francesco del Cossa. Inoltre ci sarà l’Oro degli Estensi composto da opere dei Musei di Arte Antica più legati alla figura di Borso I d'Este, nonché da una piccola ma altamente significativa selezione di opere legate all’Officina Ferrarese. Valentina Leo Genni Nebiu
Pag.18 Il Monastero di Sant'Antonio in Polesine Il Monastero di Sant’Antonio è detto in Polesine poiché si trova in un terreno rialzato e circondato dalle acque. In origine,infatti,l'area in cui è stato edificato si trovava nell' isola di Sant'Antonio entrata poi a far parte dell'addizione voluta da Borso I d'Este. Il duca volle la bonifica delle paludi presenti nel contado estense, al fine di rendere fertile un territorio di fatto ostile e poco salutare. Non è un caso che tra le sue insegne il duca amasse mostrare l'immagine dell'unicorno che purifica l'acqua intingendovi il corno o l'insegna del para-duro, una staccionata di legno che fu impiegata nelle bonifiche per modificare gli argini del Po e delle sue arterie secondarie. Il Monastero è un complesso monastico, di fede cristiano-cattolica, retto da monache dell’ordine di San Benedetto. Intorno all'anno Mille era stato fondato dai monaci agostiniani devoti a S. Antonio insediatisi sull’isoletta che si era creata tra i terreni paludosi. Il marchese di Ferrara Azzo VII d'Este acquistò dai padri l’area e gli edifici nel 1257. L’anno seguente sua figlia Beatrice II d'Este e le sue compagne si trasferirono nel complesso, bisognoso tuttavia di lavori ed ampliamenti. I lavori di costruzione del nuovo monastero iniziarono l'anno seguente ed andarono avanti per un decennio. Beatrice,che per la sua vita di devozione era considerata Beata,non riuscì a vedere la fine dei lavori e si spense nel 1262,poco più che trentenne. Da un punto di vista architettonico la chiesa di Sant'Antonio in Polesine,sia l'esterno sia l'interno è in stile barocco. Pregevole è l'affresco sul soffitto fatto da Francesco Ferrari.
Pag.19 All’interno ci sono tre cappelle affrescate in stile giottesco che rappresentano: Storie dell’infanzia di Gesù: La vita della Vergine; Storie della passione; L'annunciazione ,opera di Domenico Panetti. Prima di concludere voglio parlarvi del miracolo della Beata Beatrice d'Este. “Si racconta che quando Beatrice morì il corpo venne minuziosamente lavato e l’acqua non fu gettata ma conservata e distribuita ai fedeli che disperati per il triste evento reclamavano qualcosa della monaca prima della sepoltura. Nessuno si sarebbe mai aspettato che, proprio da quell’acqua, vennero operati numerosi miracoli. L'evento si diffuse a macchia d'olio e numerosissime furono le rinnovate visite e richieste che "obbligarono" le monache a ripetere il lavaggio. E così via fino al 1512 quando ciò che restava della Santa si sgretolò definitivamente. Le ossa, o quel che avanzava, vennero raccolte in un’urna deposta dentro un’arca ricca di gemme e ori. Ma accadde un altro fatto miracoloso. L’arca iniziò a produrre a sua volta una condensa, raccolta minuziosamente.” La cosa più sorprendente,però, è questa: ogni anno, fino ai giorni nostri, l’evento si ripete per 5 mesi l’anno (da novembre a marzo), e viene donato il liquido prodigioso ai fedeli. Il fatto è sorprendente perché il resto dell’ambiente è asciutto e non vi sono crepe o scanalature. Vi si arriva a raccogliere dai 5 ai 7 litri! L’acqua non ghiaccia nonostante vi siano temperature invernali sotto lo zero. Tra una goccia e l’altra l’intera pietra è asciutta. Khrysthyna Klyusyk
Pag.20 Le Mura cantate da Byron «...O Ferrara, Quando più i duchi fra le mure tue Dimoreranno, decadrai e i tuoi Palazzi senza vita non saranno Che ruine sgretolate, e la ghirlanda Di un poeta sarà la tua corona Unica...» Con queste parole il poeta inglese George Gordon Byron parlava delle Mura che circondano Ferrara ed ora voglio raccontarvene la storia. Le mura di Ferrara sono una cinta fortificata che circondava originariamente in modo completo la città estense per una estensione complessiva di circa tredici chilometri mentre oggi questa è ridotta a circa nove chilometri. La loro costruzione è iniziata nel Medioevo e sono state rimaneggiate fra il XV e il XVI secolo. Le prime fortificazioni per la difesa di un traghetto fluviale a Ferrara furono costruite dai bizantini attorno al VI secolo, ed in seguito, si aggiunsero altre mura difensive nel X secolo, ad opera di Tedaldo di Canossa,duca di Mantova. Successivamente, quando fu costruita la nuova cattedrale più a nord rispetto alla preesistente basilica, le mura ebbero una prima impronta organica di difesa verso nord del nuovo centro cittadino, ed anche la loro estensione si ampliò. La porta più prestigiosa, nel tardo XV secolo, era la Porta degli Angeli, nella parte settentrionale delle mura, dalla quale accedevano alla città gli ospiti illustri, ma anche gli stessi duchi: fu ad esempio attraversando questa porta, nel 1598, che Cesare d'Este lasciò la città, restituita allo Stato Pontificio, per trasferire la capitale a Modena. La Porta degli Angeli, tuttavia, non è l'unica risalente quell'epoca: a Ferrara si poteva entrare da sud attraverso la Porta Paola e da est transitando sotto la Porta San Giovanni.
Pag.21 Lungo tutto il perimetro, le mura conservano i bastioni, alcuni dei quali non sono perfettamente conservati, concepiti per la difesa da assedi condotti con armi da fuoco e circondati da fossati ormai non più visibili, erano dotati di cannoniere e mostrano, ancora oggi, la forma di uno sperone o di una picca. Sono presenti principalmente nella parte meridionale delle mura. La fortezza aveva una pianta a forma di stella pentagonale e fu costruita nel 1608 da Paolo V in seguito alla devoluzione. Si trovava a sud-ovest della città ed interrompeva la continuità delle mura storiche in quel tratto. La sua costruzione portò alla perdita della splendida delizia estense di Belvedere. La fortezza venne in parte distrutta durante la dominazione francese, nel 1805, e fu demolita definitivamente dopo il 1860, con la caduta del regno pontificio, ad opera del governo provvisorio di Ferrara. La visita delle mura vi consentirà di ammirare: il Torrione di Barco; le Mura Rossettiane; la Porta degli Angeli; il Torrione di San Giovanni Battista; il Baluardo e il doccile di San Tommaso; il Baluardo della Montagna; i Bagni Ducali; la Porta Romana; il Baluardo dell’Amore; il Baluardo di Sant’Antonio; le Mura di Borso I d'Este; il Baluardo e Porta di San Pietro; il Baluardo di San Lorenzo; la Porta Paola; i Baluardi di Santa Maria e di San Paolo; la Porta Catena e saliente. Le mura di Ferrara sono esplicitamente ricordate quando si parla di mura e fortezze tra i criteri di iscrizione della città ai siti patrimonio mondiale dell'umanità con l'inserimento nel Patrimonio Mondiale UNESCO rispettivamente a Berlino nel 1995 e a Marrakech nel 1999. Domenico Vaia
Pag.22 Il Lido degli Scacchi Il nome Lido degli Scacchi pare richiamare un ambiente che è stato scenario di guerre e battaglie importanti o comunque un luogo che ha visto il dispiegarsi di azioni strategiche. Infatti è ad una famosa battaglia navale che deve il suo nome. Sul finire dell'anno 1509, la Serenissima volle punire le manie espansionistiche estensi con un attacco fluviale, la battaglia di Polesella, al Ducato di Ferrara. In quel di Polesella, sulle rive del Po, si svolse il sanguinoso confronto, che vide una vittoria schiacciante della milizia ferrarese, con l'affondamento della maggior parte delle imbarcazioni veneziane, grazie al fuoco di cannoni, colubrine, spingarde e archibugi, prontamente appostati sull'argine. In seguito alla vittoria, un artigliere polesano, fedele al duca Alfonso I d'Este, di cognome Arveda, fu nominato Cavaliere "degli Scacchi", probabilmente in onore della sua efficace strategia adottata nel disporre le artiglierie e gli fu donato un terreno boschivo, l'antico Bosco Eliceo, compreso tra il Borgo della fontana (l'odierno San Giuseppe di Comacchio) e Magnavacca (Porto Garibaldi). Da questi sorse il primo nucleo abitativo, il Borgo Scacchi, e tutt'attorno si sviluppò una vasta area coltivata a vigneti, da cui si produce il Bosco Eliceo,un piacevole vino. Il Lido degli Scacchi ha avuto il suo sviluppo urbanistico con il boom economico degli anni sessanta, come del resto gli altri lidi ed oggi, è una località balneare a misura di famiglia, tant'è che le strutture turistiche hanno messo al centro dei loro servizi e delle loro offerte il turismo familiare permettendo a questo piccolo centro affacciato sull'Adriatico di trasformarsi in un'oasi da sogno, ideale per le vacanze di bambini e genitori. dove mangiare, con musiche per tutti i gusti, sale giochi, rinomate gelaterie artigianali e occasioni per trascorrere serate. Ogni anno, l’8 agosto, in piena stagione estiva, sfilate in costume e carri in maschera celebrano la Festa di Compleanno di questo Lido. Domenico Vaia
Pag.23 Una meta culturale imperdibile Ferrara è meta di turismo letterario grazie a scrittori ed artisti come Giorgio Bassani e Ludovico Ariosto che vi hanno vissuto. Per questo è la città perfetta per un un tour a tema artistico-letterario, sulle tracce delle opere e delle personalità che maggiormente hanno contribuito alla sua fervente vita culturale. Tra i protagonisti indiscussi del turismo letterario c’è senza dubbio Ludovico Ariosto, che qui scrisse alcune delle sue opere più celebri. Pur essendo originario di Reggio Emilia, Ludovico,figlio di un funzionario di corte, si trasferì molto presto a Ferrara e vi frequentò la famosa Università. Qui il poeta pubblicò per la prima volta l”’Orlando furioso”, il poema cavalleresco in ottave ispirato a ”Orlando Innamorato” di Matteo Maria Boiardo. La casa ferrarese di Ariosto è una tappa importante per chi visita la città e sorge lungo la via dedicata allo scrittore, a pochi passi dal Palazzo dei Diamanti. Caratterizzata da una facciata con mattoni a vista, ospita un museo dedicato al poeta, eventi letterari e concerti. A Ferrara si trova anche la tomba di Ariosto, un monumento funebre in marmi policromi custodito presso il Palazzo Paradiso, sede della Biblioteca comunale Ariostea. Tra i grandi letterati che hanno avuto in Ferrara il loro natali voglio ricordare Giorgio Bassani. Il suo è un capitolo a parte della Ferrara d’autore, poiché egli qui trascorse gli anni della formazione e qui è sepolto.
Pag.24 A Ferrara Bassani ambientò il celebre romanzo “Il giardino dei Finzi-Contini”, poi confluito ne “Il Romanzo di Ferrara”. Una curiosità: il giardino del titolo non è, in realtà, visitabile trattandosi di un’invenzione letteraria. La casa natale di Bassani sorge lungo via Cisterna del Follo, ma non è possibile visitarla perché è un'abitazione privata. Tuttavia è interessante osservare nel giardino della casa la magnolia, alla quale il grande artista aveva dedicato una poesia e che ritorna spesso anche in altre sue opere,ad esempio nel romanzo “Dietro la porta” dal quale sono tratte queste parole: «In camera mia faceva molto caldo. Appena entrato chiusi la porta a chiave e andai a spalancare la finestra. Era una bella notte stellata, senza luna ma chiarissima. Giù nel giardino le forme degli alberi si stagliavano nette: qui la magnolia, più in là l’abete, e laggiù, nell’angolo opposto, dove terminavano i tre archi del portico d’ingresso, il tiglio. Fra aiuola e aiuola il bianco latteo della ghiaia, e nel mezzo dello spiazzo anche più chiaro che si apriva davanti alla scura cavità del portico, un punto nero, immobile: forse una pietra, o magari Filomena, la tartaruga centenaria di casa, di cui la mamma, a cena, aveva gioiosamente annunciato l’uscita dal letargo invernale.» Sofia Massimiani
Pag.25 Arte senza Pipponi Giorgio de Chirico Un maestro sul Po Ci sono, pochi artisti che riescono a dare alle loro opere una sensazione di pieno con pochi caratteri e figure. E tra quelli che vi riescono in modo eccelso vi sono il belga Renè Magritte, lo spagnolo Salvador Dalì e il nostro Giorgio De Chirico. Giorgio de Chirico ,allo scoppio della prima guerra mondiale, si era arruolato nell’esercito italiano insieme al fratello ed era stato inviato presso il 27° Reggimento di Fanteria di stanza nella città di Ferrara. Era iniziato così il rapporto di amore tra il celebre pittore e la città estense che lo segnò particolarmente dandogli nuovamente la spinta per continuare la sua arte nella direzione della Pittura Metafisica. Infatti qui, a Ferrara, aveva avuto origine una celebre scuola metafisica della quale facevano parte ,oltre a Giorgio de Chirico, pittori come: Carlo Carrà, Alberto Savinio e Giorgio Morandi. La Pittura Metafisica è una corrente che si fa padrona dell’utilizzo di colori vivaci ,a seconda dell’artista, e soprattutto della rappresentazione di una realtà surreale, limpida ed epica,tale per cui l'artista si possa affidare alla ricerca della modernità e del pensiero ,non tanto attraverso il mutamento della forma,bensì attraverso la comunicazione di contenuti particolari ,di tipo filosofico, come l'inconoscibilità e l'assurdità stessa delle cose reali. Un altro carattere della Pittura Metafisica è l'utilizzo della dimensione del sogno;infatti si va a creare un piano surreale dove lo strano prende la realtà e può svelarne il livello più intimo. Il nostro artista, li identifica nei miti greci. Non c'è da stupirsi, dato che Giorgio de Chirico aveva origini greche essendo nato e vissuto a Volo,una città della Tessaglia,ed avendo ricevuto parte della sua formazione ad Atene. Il legame con la città estense è la chiave di lettura di questo mio articolo e per questo non vi meraviglierete di quanto sto per dirvi. Ferrara ha sempre dato spazio al grande maestro ed infatti si può trovare a Palazzo
Pag.26 dei Diamanti la mostra d'arte dedicata a lui e ad altri esponenti della arte pittorica contemporanea, prendendo a prestito alcune opere da collezioni private. Tra i più famosi ci sono: René Magritte, Salvador Dalì, Giorgio Morandi e Carlo Carrà. “Ettore e Andromaca” e “Le muse inquietanti” sono due delle opere di de Chirico che caratterizzano questa esposizione ferrarese. Entrambi i dipinti sono collegati da un unico motivo:la rappresentazione del corpo umano nella sua parziale scomposizione in una nuova schematizzazione della forma. Si notano la differenza di lineamenti e di postura dei corpi in “Ettore e Andromaca”,dove l'eroe troiano è come fermato in una posa statuaria, quasi, “epica”; come se volesse imitare le caratteristiche delle statue della Età Classica e al pari di lui anche la sua sposa,Andromaca, con posa slanciata e “leggera” va verso il suo sposo. La tragica coppia è legata da un abbraccio invisibile che si avverte dalla posizione dei loro corpi in un abbraccio solidale. Poi vi sono “Le Muse inquietanti”, che fanno della loro deformità, una stranezza e della irregolare corporatura un modo di essere e catturano l'attenzione di chi guarda. Allora si può ipotizzare ,ma non definire, una sensazione di impotenza, dovuta al trovarsi di fronte a due esseri indefinibili ma in qualche modo “umani” e collocati in uno spazio “teatrale” occupato sul fondo dal Palazzo dei duchi d'Este. Vi consiglio di andare a visitare la mostra. Ovviamente non ora,a causa del Corona Virus, ma appena sarà possibile. È una bellissima occasione non solo per vedere alcune opere di de Chirico ma anche per immergersi nella visione della Pittura Metafisica e per conoscere altri artisti. Ad esempio Carlo Carrà che con la sua visione molto più lineare fa “ingoiare” la pillola con più facilità. Pietro Vezzaro
Pag.27 Le Grandi Biografie Giorgio Bassani Giorgio Bassani nacque a Bologna il 4 marzo del 1916 da una benestante famiglia ebraica originaria di Ferrara, figlio di Angelo Enrico Bassani, presidente della S.P.A.L. tra il 1921 e il 1924, e di Dora Minerbi e fratello di Paolo e Jenny, trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Ferrara. Nel 1926 fu ammesso al Regio Liceo Ginnasio "Ludovico Ariosto" dove frequentò i cinque anni del ginnasio e i tre del liceo e dove, nel 1934, conseguì la maturità. In anni giovanili mostrò un vivo interesse per la musica, ma presto rinunciò a questa passione per dedicarsi alla Letteratura. Un'altra passione che lo accompagnò tutta la vita fu il Tennis. Nel 1935 si iscrisse alla Facoltà di Lettere all'Università di Bologna, che frequentò da pendolare e dove si laureò nel 1939 con una tesi su Niccolò Tommaseo, discussa con Carlo Calcaterra. Nel 1937 prese parte ai Littoriali della Cultura a Napoli. Negli anni di studio fu amico di Attilio Bertolucci, cominciò ad ammirare la pittura di Giorgio Morandi e iniziò ad amare i saggi sull'arte di Roberto Longhi. In quegli anni conobbe pure, tra gli altri, Giuseppe Dessì, Claudio Varese, Carlo Ludovico Ragghianti e Augusto Frassineti. Nel 1940 uscì la sua prima opera “Una città di pianura” che pubblicò sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi. Insegnò Italiano e Storia agli studenti ebrei espulsi dalle scuole pubbliche nella scuola ebraica di via Vignatagliata, e divenne attivista politico clandestino. Come antifascista fu rinchiuso, nel 1943, per alcuni mesi, nella prigione cittadina di via Piangipane. Liberato, sposò Valeria Sinigallia, entrò in clandestinità e lasciò Ferrara, prima per Firenze e, subito dopo, per Roma, dove trascorse il resto della vita come scrittore e uomo pubblico. Nel 1945 pubblicò le poesie “Storie dei poveri amanti e altri versi”, mentre nel 1947 scrisse una seconda raccolta di versi “Te lucis ante”. Nel 1948 Marguerite Caetani, che fondò e curò la pubblicazione della rivista
Pag.28 letteraria Botteghe Oscure, invitò Bassani a redigerla. Al 1953 risale “La passeggiata prima di cena”, al 1955 “Gli ultimi anni di Clelia Trotti”. Lo stesso anno diventò anche redattore della rivista Paragone, fondata nel 1950 da Roberto Longhi e Anna Banti, nella cui redazione conobbe, tra gli altri, Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore,sempre molto attento alla salvaguardia dei beni culturali e naturali, nel 1965 fondò Italia Nostra e ne fu ininterrottamente il presidente fino al 1980. Nel 1956 vinse il Premio Strega con la raccolta di racconti “Cinque storie ferraresi”, l’anno successivo divenne docente di Storia del Teatro presso l’Accademia nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e nel 1958 pubblicò il romanzo “Gli occhiali d’oro”, sul tema dell’omosessualità, da cui fu tratto l'omonimo film diretto da Giuliano Montaldo nel 1987. Il suo capolavoro lo scrisse nel 1962, infatti “Il giardino dei Finzi-Contini” ,che divenne immediatamente un successo editoriale, rappresentò per lui l’occasione di parlare del suo mondo, la Ferrara ebraica. Bassani racconta sul filo della memoria la realtà della ricca borghesia ebraica a Ferrara durante il fascismo, partendo dalla sua esperienza personale e mediata dalla sua visione poetica, modificando nomi e luoghi ma mantenendo inalterato il clima che si viveva nella città estense in quel periodo, culminato con le leggi razziali. Vittorio De Sica ne farà un film dal quale però lo scrittore terrà sempre le distanze, tanto da chiedere e ottenere, infatti, che fosse tolto il suo nome dai titoli di coda del film. Morì a Roma il 13 aprile 2000 dopo un lungo periodo di malattia. È sepolto, per sua esplicita volontà testamentaria, a Ferrara, nel cimitero ebraico di via delle Vigne, a ridosso di quelle mura di cui egli stesso, come presidente di Italia Nostra, promosse il restauro. Domenico Vaia
Pag.29 Scacco al Re Movimenti e Valore dei Pezzi sulla Scacchiera La scacchiera si deve mettere in modo che la casella in basso a destra sia bianca e sotto ci deve essere scritto H o A. Sulla scacchiera ci sono 16 pezzi bianchi e 16 pezzi neri. Ci sono 8 pedoni bianchi e 8 pedoni neri, 2 cavalli bianchi e 2 cavalli neri, 2 alfieri bianchi e 2 alfieri neri, 1 regina bianca e 1 regina nera e 1 re bianco e 1 re nero. Tutti questi si muovono in modo diverso l’uno dall’altro. Il Pedone si trova davanti a tutti gli altri pezzi sulle caselle A B C D E F G H, 2 o 7, quando si trova nel punto iniziale; all’inizio della partita può muoversi di 1 o 2 caselle, ma in seguito e per tutto il resto della partita solo di 1 casella. Può mangiare solo i pezzi che stanno di fronte, a destra o sinistra. Il Pedone è l’unico pezzo che vale 1 punto, e che non può tornare indietro, salvo che non vada a promozione e diventi: Alfiere, Cavallo, Torre, Regina. (1 PUNTO) Il Cavallo si trova tra la torre e l’alfiere nelle posizioni B E G, 1 e 8. Il cavallo si muove di 3 caselle in avanti partendo dalla casella sottostante e all’arrivo va o a destra o a sinistra. Lo spostamento del cavallo può essere immaginato come una sorta di L. Se il cavallo è su una casella nera appena mosso si troverà, per forza, su una casella bianca o viceversa. (3 PUNTI) L’Alfiere si trova tra il Cavallo e la Regina o il Re nelle posizioni C E F, 1 e 8. L’alfiere si muove in senso orizzontale di quante caselle vuole (o almeno di quante ne ha a disposizione). Lo spostamento dell’alfiere può essere immaginato come una sorta di X. Se l’alfiere si trova sulla casella bianca rimarrà per tutta la partita sulla casella di quel colore e viceversa. (3 PUNTI)
Pag.30 La Torre si trova nell’angolo della scacchiera affianco al Cavallo nelle posizioni A E H, 1 e 8. La Torre si muove in senso o verticale o orizzontale. Lo spostamento della Torre può essere immaginato come una sorta di +. (5 PUNTI) La Regina è l’unico pezzo che può muoversi in tutte le direzioni e compie i movimenti dell’Alfiere (cioè in orizzontale) e della Torre (cioè in senso verticale). Ed è il pezzo più importante della scacchiera. La Regina all’inizio sta sempre accanto al re e sulla casella del suo stesso colore. (9 PUNTI) Il Re è l’unico pezzo che non viene mai catturato, in tutta la partita. Il Re deve essere sulla scacchiera a inizio partita si trova sempre accanto alla Regina sul colore opposto. Il Re può muovere in una delle case adiacenti (verticalmente e diagonalmente) a quella occupata. Il Re non può essere catturato ma solo minacciato. Se l’avversario minaccia il Re, che non si può muovere in alcun modo, la partita è finita con uno scacco matto e ha vinto l’avversario. Se il Re e la Torre (a destra o a sinistra) non sono stati toccati, e in mezzo a due pedoni non ci sono altri pedoni, si può applicare la mossa dell’arrocco. Questa mossa consiste nel muovere la Torre di 2 caselle a sinistra e il Re di 2 caselle a destra per l’arrocco corto (cioè a destra), mentre per l’arrocco lungo (cioè a sinistra) si muove il Re di 2 caselle a sinistra e la Torre di 3 caselle a destra. Molto importante che si muova prima il Re e dopo la Torre, sennò la mossa è irregolare. (non ha un valore definito perché se il re muore la partita è finita,quindi il suo valore è infinito) Domenico Vaia
Ferrara nell'occhio della macchina da presa “Viaggiare con la macchina da presa ed approdare a Ferrara è curioso; si ha la sensazione di lavorare a casa ed in mezzo al cinema, in quanto questa terra ha dato origine a tante persone straordinarie che operano in questo settore”. Giuliano Montaldo* *(regista del film “Gli Occhiali d'oro”) La Voce del Leone Redazione Ciappi I. ; Corti M.; De Luca J. Giacomini C.; Guadagno N. Klyusyk C.; Leo V. ; Massimiani S.; Nebiu G.;Vaia D. Caporedattore Collaborazioni esterne Pietro Vezzaro Fabrizio Giacomini;Andrea Verdiani Caporedattore Emerito Marco Nesi
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