LA SOLIDITÀ PATRIMONIALE NELLO SCENARIO DI VIGILANZA BANCARIA UNICA
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LA SOLIDITÀ PATRIMONIALE NELLO SCENARIO DI VIGILANZA BANCARIA UNICA Il protrarsi della crisi e l’attivazione della vigilanza europea rinnovano le sfide per l’industria bancaria: requisiti patrimoniali sempre più stringenti, deterioramento della qualità del credito e crollo della redditività. Gli esiti dell’assessment BCE obbligano le banche a rinnovare una roadmap caratterizzata da una diffusa azione sul livello di patrimonializzazione, un ripensamento del modello tradizionale e un rinnovamento di metriche e strumenti a supporto del ciclo di vita del credito e del reporting direzionale. 1. CONTESTO DI RIFERIMENTO I bilanci al 2012 e le attività del primo semestre 2013 avevano fornito un quadro caratterizzato dal perdurare della crisi, dal forte aumento del costo del rischio, dalla persistente contrazione della redditività e dalla connessa necessità di rafforzare la solidità patrimoniale (si veda il n. 190 di AziendaBanca, pubblicato a marzo 2014, a pagina 50). Nello stesso periodo la BCE si preparava all’avvio della valutazione approfondita “Comprehensive Assessment” in vista dell’applicazione del Meccanismo di Vigilanza Unica (MVU) che si è svolto a cavallo del 2013 con la pubblicazione dei risultati il 26 ottobre scorso. Il Comprehensive Assessment è stato articolato in due fasi: ‒ un esame della qualità degli attivi (Asset quality review, AQR) che ha fornito una valutazione puntuale nel tempo dell’accuratezza del valore contabile degli attivi delle banche al 31 dicembre 2013; ‒ una fase di stress test, secondo strumento condotto in collaborazione con l’European Banking Authority (EBA) che aveva lo scopo di analizzare in un’ottica prospettica e sulla base dei dati di bilancio corretti dagli esiti dell’AQR, la tenuta della solvibilità delle banche attraverso due scenari, uno di base e uno avverso, che a partire dai dati delle chiusura 2013. Reply www.reply.eu
2 RISK MANAGEMENT In tale contesto, l’obiettivo dell’articolo è quello di fornire l’aggiornamento annuale dell’Osservatorio Avantage Reply sulla solidità del sistema bancario a partire dai bilanci 2013 estendendo l’osservazione agli esiti dell’Assessment. 2. ANDAMENTO DETERIORATI E COSTO DEL RISCHIO Il 2013 è stato caratterizzato dal perdurare della crisi del sistema economico e in Q4 dall’azione di pulizia dei bilanci in vista del Comprehensive Assessment. In tale scenario, i bilanci 2013, in linea con il trend dell’ultimo triennio, sono stati caratterizzati da un aumento dello stock di NPL lordi (+11,2% a/a) generato da un aumento delle sofferenze (+66 punti base) e degli incagli (+91 punti base) e da una contrazione degli stati di Past Due e Ristrutturato (Fig. 1). A fronte di un lieve aumento del coverage medio degli NPL, l’aumento dei volumi ha generato una significativa crescita del costo del rischio – calcolatO come rapporto fra le rettifiche su crediti e i crediti verso clientela - (Fig. 2), che è aumentato sul campione delle 15 banche sotto assessment, di oltre 60 punti base a fine 2013 (a/a). Tale contesto ha rappresentato lo starting point delle banche italiane all’AQR effettuato dall’EBA a partire dal mese di marzo 2014, che lo stesso Regolatore nazionale aveva contribuito ad addivenire mediante le apposite ispezioni di vigilanza svolte presso i principali gruppi bancari italiani a fine 2013.
3 RISK MANAGEMENT Gli ispettori dei NCA team durante l’attività di AQR, hanno verificato, sulla base di oggettive evidenze (ad esempio giorni di scaduto, coverage ratio, %PD…) la corretta classificazione a performing o non delle stesse senza distinzione sugli status problematici. I risultati di tali analisi, illustrate per le banche italiane nella Tabella 1, mostrano come si sia passati da una percentuale media del 19,5% dei crediti NPL sul totale portafoglio a una del 21,5% (fonte: Disclosure 2014 Comprehensive Assessment Outcome, Banca Centrale Europea). Come si può vedere però sempre in Tabella 1, la situazione è molto eterogenea all’interno delle banche italiane e sembra rispecchiare l’esposizione al rischio di credito già emersa dai bilanci 2013, con istituti che sfiorano il 40% e altri più virtuosi che si attestano al 7%. Gli ispettori, una volta valutata la classificazione (NPE – PE), si sono espressi, per le posizioni classificate a NPE, sull’adeguatezza delle provision. Tale valutazione è stata seguita mediante due approcci: going concern e gone concern. Nel primo, ritenendo il debitore in grado di ripagare il credito mediante la propria attività, sono stati analizzati i flussi di cassa futuri attesi e sulla base del valore dell’azienda e delle seniority dei debiti sono state definite le provision. Nel secondo caso, invece, si è considerato come unica fonte di rientro l’escussione delle garanzie le quali sono state valutate secondo predefiniti haircut e in casi specifici fatte riperiziare. Le evidenze così ottenute sono state proiettate sul restante portafoglio NPE sia per le analitiche (projection) sia per le forfettarie (collective). I risultati per il portafoglio NPL mostrano una crescita di 5 punti percentuali sul coverage ratio medio richiesto. Pur non essendo un esercizio contabile, l’AQR ha evidenziato la necessità di rettificare il valore degli attivi bancari delle banche italiane per un ammontare di 11,8 miliardi di euro (48 miliardi sulle 130 banche complessive).
4 RISK MANAGEMENT L’analisi dei bilanci in Q2 2014 ha evidenziato il persistere di un gap di 5,8 miliardi complessivo in 9 istituti su 15 a testimonianza che l’effetto non era stato tutto riportato sui valori contabili degli attivi. La Tabella 2 conferma già sui dati di consuntivo 2013 una situazione di criticità su diverse banche che lasciava prevedere gli esiti dello stress test. 3. ALLA RICERCA DELLA REDDITIVITÀ La crisi economica reale, iniziata nel 2008 e tutt’ora in corso, sta continuando a far sentire i suoi effetti sulla capacità delle banche di generare valore. Non a caso il sistema bancario che nel 2004 rappresentava il 64% della capitalizzazione e distribuiva il 72% dei dividendi è passato nel 2011, in piena crisi, al 17% della capitalizzazione con una distribuzione dei dividendi del 10% che è rimasta tale anche nel 2014. Il calo delle redditività passa per una contrazione del margine di interesse, depresso da tassi BCE ai minimi storici e da un rilevante deleveraging solo in parte compensato dai proventi sullo stock di titoli di stato in portafoglio con alti rendimenti i cui effetti hanno d’altro canto appesantito gli ST.
5 RISK MANAGEMENT L’andamento delle commissioni ha rilevato significativi incrementi soprattutto nell’area del Wealth Management che, tuttavia, non sono stati in grado di spingere il risultato. La redditività continua a essere compromessa dalla preoccupante dinamica dei crediti deteriorati, come rappresentato in Figura 3 nel grafico che ricompone il MOL, l’andamento del Cost/Income (relativamente flat, a meno dell’ultimo periodo, +70 p.b.) e l’Incidenza del Rischio sulla Redditività (passato in un anno dall’ 81,96% al 140,59%). In questo scenario tutti i COO delle banche hanno continuato ad attivare azioni di contenimento dei costi per fare in modo che il risultato complessivo potesse tenere. I risultati delle prime trimestrali di Q3 2014 sembrano confermare una lieve inversione del trend con utili in aumento oltre le previsioni degli analisti spinti da un aumento delle commissioni, intermediazione in crescita e da un rallentamento dei crediti deteriorati e del connesso stock di provision. 4. IL CAPITALE PRIMARIO NELLO STRESS TEST Il Comprehensive Assessment ha evidenziato che il vero handicap delle banche italiane è stato ritrovarsi, dopo tre anni di crisi, con CET1 ratio ben al di sotto della soglia di tranquillità del 12% stimata per sopportare gli effetti del successivo Stress Test, in uno scenario in cui a fine 2012 l’EBA nelle sue raccomandazioni aveva chiesto un Core Tier 1 pari almeno al 9%. Per colmare il gap nel corso del 2013 e del primo semestre 2014 il sistema bancario ha avviato una significativa corsa alla ricapitalizzazzione che ha registrato incrementi per 8 miliardi (Tabella 3) al netto di operazioni su prestiti convertibili e altre azioni sul capitale. Su uno scenario ben più assestato si sono poi innestati scenari di stress definiti “improbabili” da Bankitalia che hanno richiesto alle banche italiane di misurare la tenuta di fronte a sfavorevoli condizioni macroeconomiche e scelte discutibili, quali il persistere della crisi ben oltre il 2015, taglio del PIL e riacutizzarsi delle tensioni sul debito sovrano su un sistema che detiene 427 miliardi di bond italiani. I risultati mostrano in sintesi un paese caratterizzato dal maggior numero di banche in difficoltà (9) sui dati a dicembre 2013, poi ridotte a 2 a valle degli aggiustamenti del primo semestre 2014, in un contesto in cui, d’altro canto, gli aiuti di stato sono stati
6 RISK MANAGEMENT limitati a soli 4 miliardi, fra i più bassi dell’Eurozona. 5. CONCLUSIONI I risultati del comprehensive assessment con le relative ripercussioni sui bilanci 2014 chiudono un periodo di esami e rendono disponibile un certificato di garanzia sulla trasparenza e veridicità della situazione reddituale e patrimoniale degli istituti di credito dell’Unione Europa. Dalla BCE è arrivata la conferma di un sistema bancario italiano caratterizzato da bassa redditività, da una dimensione troppo piccola in uno scenario europeo, dalla governance non sempre efficace e in generale da un basso livello di patrimonializzazione. Ora si apre uno scenario in cui le banche italiane dovranno dar seguito alle azioni descritte nei capital plan con priorità sull’iniezione di cash aggiuntivo e inevitabili azioni di aggregazione volte a incidere sulla dimensione degli istituti coinvolti. Un contributo forte potrà arrivare da una maggiore focalizzazione sul core business bancario con la conseguente cessione di attività non strategiche o considerate troppo rischiose quali società di credito al consumo, leasing, asset management, attività finanziarie e crediti non performing. Su questi ultimi, in particolare, si è aperto un nuovo mercato in cui le banche cedenti possono ridurre il rischio di credito e conseguentemente migliorare i ratio patrimoniali monetizzando il massimo dal portafoglio NPL, mentre nuovi attori, prevalentemente Fondi, scommettono sulla fine della crisi e su migliori capacità di recupero delle proprie macchine operative per generare valore di lungo periodo. Sul fronte dell’attività caratteristica, la vera sfida per il sistema bancario italiano sarà quella di invertire il trend del credit crunch con un ritorno agli impieghi e perseguire una maggiore efficienza che passa per l’attivazione di una rivoluzione digitale e un riassetto della rete territoriale. Tutto ciò dovrà tener conto del nuovo framework regolamentare sia di vigilanza (a partire dal 4 novembre) sia contabile, che richiederà il mantenimento di un elevato livello di investimenti sulla compliance.
7 RISK MANAGEMENT A riguardo le principali sfide future che le banche dovranno affrontare riguardano: ‒ La capacità degli istituti di supportare il confronto con le autorità di vigilanza alla luce dell’esperienza AQR e dello stress test e del nuovo SREP che impone una rivisitazione dei processi di pianificazione “forward looking e risk adjusted” e dell’ICAAP; ‒ L’applicazione di nuovi principi contabili che imporranno un più attento monitoraggio del credito non performing e in generale una più attenta analisi in sede di erogazione di determinati prodotti. Nel dettaglio, il concetto di PD multiperiodale, al fine del calcolo delle provision per le posizioni con primi segnali di deterioramento del merito creditizio, introdotto dall’IFRS 9, avrà una immediata ripercussione sugli spread richiesti ai prodotti a medio lungo termine. L’introduzione dei nuovi principi sul controllo (IFRS 10 11 e 12) invece porterà a limitare l’intervento sulla governance delle aziende debitrici in difficoltà al fine di evitarne il consolidamento incidendo sulle azioni di recupero; ‒ L’introduzione delle diverse direttive che entreranno in vigore nel 2015 richiederanno invece un ulteriore aggravio di lavoro in particolare nelle funzioni amministrative e di compliance. Tra queste ricordiamo la direttiva 59/2014 che imporra alle diverse banche la predisposizione di un recovery plan mediante l’individuazione di specifiche opzioni da implementarsi in particolari casi di crisi acuta; ‒ La piena applicazione dei principi della BCBS 239 che richiederà forti investimenti sulle infrastrutture applicative e tecnologiche a supporto di efficaci, oggettivi e certificabili sistemi di aggregazione e rappresentazione dei dati sul profilo di rischio e rendimento. Sergio Gianni Partner, Avantage Reply Sebastian Cortese Consultant Reply [MTA, STAR: REY] è specializzata nella progettazione e nell’implementazione di soluzioni basate sui nuovi canali di comunicazione e media digitali. Costituita da un modello a rete di aziende altamente specializzate, Reply affianca i principali gruppi industriali europei appartenenti ai settori Telco & Media, Industria e Servizi, Banche e Assicurazioni e Pubblica Amministrazione nella definizione e nello sviluppo di modelli di business abilitati dai nuovi paradigmi del Big Data, Cloud Computing, Digital Media e Internet degli Oggetti. I servizi di Reply includono: Consulenza, System Integration e Digital Services. Reply S.p.A. www.reply.eu
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