La Rosa di Gorizia, radicchio chic; la deliziosa rusticità del ladríc cul poc; la preziosità del radríc di mont; la delicatezza del radiceto ...
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La Rosa di Gorizia & Radicchi FRIULI VENEZIA GIULIA VIA DEI SAPORI La Rosa di Gorizia, radicchio chic; la deliziosa rusticità del ladríc cul poc; la preziosità del radríc di mont; la delicatezza del radiceto triestino; il temperamento della ladrichesse. Tra storia e curiosità nel racconto di intriganti ricette create da venti grandi chef. WALTER FILIPUTTI
MONOGRAFIE GOLOSE Cosa sapere, dove trovare, come gustare e cucinare 8 Questo volume a cura di Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori è stato stampato presso Publicad nel mese di dicembre 2018 © 2018 Copyright by Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori Seconda edizione aggiornata AD: F&G Studio Text: Walter Filiputti PH: Stefano Scatà
La Rosa di Gorizia & Radicchi I Magnifici venti Ai Fiori Al Gallo Al Grop Al Paradiso Al Ponte All’Androna Campiello Carnia Costantini Da Nando Da Toni Ilija La Primula La Subida La Taverna La Torre Lokanda Devetak Mondschein Sale e Pepe Vitello d’Oro FRIULI VENEZIA GIULIA VIA DEI SAPORI Editore
La Rosa di Gorizia & Radicchi a cura di Walter Filiputti MONOGRAFIE GOLOSE Cosa sapere, dove trovare, come gustare e cucinare
Introduzione pag. 8 La Rosa di Gorizia pag. 12 “Radiceto” pag. 40 la Nizza austriaca dagli orti di Trieste Radicchio da stilisti pag. 22 “Ladrichesse o Tàle-màte” pag. 44 dove e come si produce un sapore antico L’Associazione pag. 26 “Ladríc cul poc” pag. 56 Rosa di Gorizia radicchio rustico di campagna index I segreti dei cuochi pag. 28 Le ricette pag. 62 consigli e curiosità in cucina I Magnifici venti pag. 102 I piaceri dei sapori pag. 30 Vignaioli e Distillatori pag. 106 divagazioni in cucina Gli Artigiani del Gusto pag. 110 “Radríc di mont” Radicchio di montagna pag. 36 Collana / Monografie Golose pag. 114 Ristoranti Le ricette ispirate alla Rosa di Gorizia Ai Fiori “Rosa di Gorizia e Triglia” pag. 62 La Primula “Rosa rossa di Gorizia con sformatine di fegato d’oca” pag. 86 Al Gallo “Trucioli di seppia, rosa di Gorizia, zenzero La Subida “Girini d’inverno (briciole di pasta buttata condita e scaglie di Montasio stravecchio” pag. 64 con salsiccia e Rosa di Gorizia)” pag. 88 Al Grop “Carpaccio bianco su letto rubino” pag. 66 La Taverna “Lasagnetta gratinata con la Rosa di Gorizia” pag. 90 Al Paradiso “Tartare della Rosa di Gorizia con mela verde e caviale” pag. 68 La Torre “Rosa di Gorizia avvolta in lardo croccante con mazzancolle Al Ponte “Insalata tiepida della Rosa di Gorizia e sfilacci di cavallo” pag. 70 e briciole di pane alle acciughe” pag. 92 All’Androna “Zuppa di branzino e Rosa di Gorizia” pag. 72 Lokanda Devetak “La Rosa di Gorizia e il coniglio all’alloro Campiello “Spezzatino di coda di rospo con la Rosa di Gorizia” pag. 74 con speck croccante” pag. 94 Carnia “Tagliolini al pesto con la Rosa di Gorizia” pag. 76 Mondschein “Rosa di Gorizia con guanciale croccante Plodar Kelder Costantini “La Capa in Rosa” pag. 78 e balsamico” pag. 96 Da Nando “Timballo della Rosa di Gorizia e salsa di cachi” pag. 80 Sale e Pepe “Aringhe con la Rosa di Gorizia” pag. 98 Da Toni “Insalata di cappone e Rosa di Gorizia” pag. 82 Vitello d’Oro “Rosa di Gorizia con la pancetta di Cormòns e gamberoni” pag. 100 Ilija “Inverno nel Tarvisiano. Rosa di Gorizia, ricotta fermentata e zasaka” pag. 84
Potremmo chiamarlo fascino antico... il fascino Il progetto di dar vita ad una collana che raccon- tasse i nostri prodotti agricoli piú semplici, ma nllo stesso tempo ricchi di quel fascino antico che li rende indelebili nella nostra storia, si concretiz- za alle fine del 2005. Il Consorzio si era formato, grazie alla volontà di venti ristoranti sparsi in Friuli Venezia Giulia, nel settembre del 2000, partendo da un disegno coraggioso e visionario che li impegnava a supe- rare le barriere della rivalità e in cui il bene persona- le - incrementare il proprio lavoro - doveva entrare in sin- tonia con quello generale del territorio. In breve: investire del proprio anche per promuovere la nostra regione, nella convinzione che esso sia un prezioso patrimonio comune. Missione compiuta, visto che a questo ambizioso programma hanno successivamente aderito altre quarantaquattro aziende tra vignaioli e artigiani del gusto. 9
Potremmo chiamarlo fascino antico... È convinzione Le riflessioni che ci hanno portato biodiversità. Certo: fin qui gli abitanti del Friuli Venezia che sia nostro a creare la collana - denominata Giulia nulla avevano fatto per tanta grazia. Molto, invece, dovere proseguire “Monografie golose. Cosa sapere, dove si è lavorato nei secoli, fino a lucidare quel regalo e tra- su questa strada, per lasciare trovare, come gustare e cucinare” sformarlo in un gioiello di prima grandezza. È convinzio- alle future sono state diverse. ne che sia nostro dovere proseguire su questa strada, per generazioni piú La prima delle quali era - e continua lasciare alle future generazioni piú di quanto abbiamo di quanto abbiamo ricevuto. ad essere - quella di ridare ai prodot- ricevuto. ti tradizionali una nuova, moderna Retorica? Macché: realtà sorretta dal credere che ciò sia nobiltà, attraverso un’attenta rilettu- un dovere sia sociale sia rispettoso dei luoghi che ci cir- ra e una valorizzazione per dimostra- condano. Non solo custodi, ma pure persone animati dal re quanto siano attuali. desiderio d’innovare, che non significa stravolgere. La seconda s’ispira alla posizione Innovare sta per rendere attuali storie e prodotti che sem- geografica del Friuli Venezia Giulia. bravano inabissarsi nel passato e destinati a scomparire. Un vero e proprio regalo da parte di Per cui le Monografie golose assolvono Madre natura, che ha saputo concen- trare, in uno spazio ristretto che ci all’impegno di far conoscere, valorizzandolo, porta dal Mare Adriatico alle monta- questo patrimonio, nella certezza gne innevate, una infinità di variabili che piú prodotti di qualità proponiamo tali da dar vita ad una ricchissima al consumatore e maggiore sarà l’appeal della nostra regione. 10 11
La Rosa di Gorizia, radicchio chic. Radicchio di Gorizia & Radicchi FRIULI VENEZIA GIULIA VIA DEI SAPORI La prima monografia della collana - giustificarne lo sforzo per garantirci continuità. Di qui il stampata nel marzo 2006 - fu dedica- nostro impegno non solo a consumarli, questi prodotti, Il radicchio chic di Gorizia; la deliziosa ta alla Rosa di Gorizia. Da tempo ma pure a farli conoscere. Allargando lo sguardo, possia- rusticità del lidrìc cul poc; la preziosità del radic di mont; la delicatezza del radiceto triestino; il temperamento della ladrichesse. Tra storia e curiosità nel racconto di intri esaurita, ora vede la sua riedizione mo osservare come gli artigiani del gusto svolgano anche ganti ricette create da ventitré grandi chef. WALTER FILIPUTTI aggiornata (portando così a otto i il ruolo di custodi della natura. Molti di noi sanno quanto volumetti editati) grazie all’impegno sia bello andare a camminare per i prati della montagna di ERSA e alla spinta costante degli o tra i boschi tenuti puliti, come è magnifico poter osser- appartenenti al Consorzio per valo- vare le geometrie dei vigneti collinari che ne disegnano il rizzare il territorio e i suoi prodotti. paesaggio. Abbiamo mai pensato chi dobbiamo ringrazia- re per tutto ciò? Tutti coloro che quei territori gestiscono La Rosa di Gorizia è quello piú chic e conservano con la saggezza del buon padre di famiglia. della nostra storia agricola, non solo Ora indossiamo un nuovo paio di occhiali che ci permetta per la sua bellezza, ma anche per la di prolungare l’angolo di osservazione dal quale possiamo sua ineguagliabile bontà. Rappre- intuire come la Rosa di Gorizia possa ambire a svolgere senta la sintesi del nostro teorema un ruolo di comunicatore del suo territorio. Se lo ha fatto che spiega come la cucina di territo- il vino, perché non potrebbe farlo una fascinosa foglia di rio, per ambire ad essere tale, debba radicchio? Se lo ha fatto Treviso col Radicchio “di” Treviso, da una parte basarsi su prodotti col- perché non può farlo Gorizia con la Rosa ”di” Gorizia? tivati in loco e dall’altra fare in modo Perché questo magnifico ortaggio non può essere posto al che il reddito degli agricoltori possa centro di un innovativo progetto turistico? Sì, ci allar- 12 13
La Rosa di Gorizia, radicchio chic. ghiamo ancora per domandarci: perché l’azione che hanno C’erano cinquanta tavoli rotondi da dieci persone, ognuno posto in essere coloro che animano l’Associazione dei pro- dei quali aveva, come centrotavola, la Rosa e il Canarino duttori della Rosa di Gorizia, non può essere considerata di Gorizia, creando un colpo d’occhio fantastico. un punto di partenza e non fine a se stessa? Non basta. Ideammo un menu di 4 portate (con alcuni Ma certo: attorno ad una foglia variopinta della nostra piatti anche con la Rosa) che prevedeva un modello di ser- Rosa può nascere un turismo enogastronomico che muove vizio di grande suggestione, messo a punto anche grazie a anche settori collaterali: gli eventi, l’editoria, il cicloturi- Giuseppe Pucciarelli, che era responsabile del settore smo, il turismo culturale dell’intera area, senza dimenti- turismo dell’assessorato stesso. Il tema: far assaggiare a care ristoranti, trattorie, agriturismi di qualità, hotel. tutti gli ospiti i piatti preparati dai nostri venti chef. Potremmo continuare dicendo che tutto ciò porterebbe Come? ricchezza nel Goriziano, senza per questo intaccarne la Allestimmo la cucina a vista su di un palcoscenico con 5 bellezza, bensì amplificandone lo splendore. postazioni di cottura autonome. Pertanto ogni portata era composta da 5 piatti diversi. Alla fine di ognuna entrava- Tutto ciò lo dicevamo nel 2006 e non solo. no in gioco altri 5 chef, mentre i precedenti restavano ad Molto ci prodigammo affinché questo radicchio diventas- aiutare i colleghi. Con una sincronia degna di una orche- se una delle punte di diamante della nostra produzione stra sinfonica, su ogni tavolo arrivarono 2 piatti di ogni agricola, fino a portarlo in un memorabile gala dinner alla chef, portati da 5 camerieri. Per cui ad ogni tavolo arriva- BIT di Milano - tenutosi il 15 febbraio 2004 - in onore dei vano 10 piatti di 5 ricette tra loro diverse. Fu in tal modo buyers e della stampa e fatto in collaborazione con l’as- che - anche per il nostro invito a prendere dal piatto del sessorato al Turismo di allora, retto da Enrico Bertossi. vicino, il che creò una simpatica complicità - tutti poterono 14 15
La Rosa di Gorizia, radicchio chic. assaggiare i piatti dei nostri venti ristoranti. Segnalammo la Rosa a Davide Rampello, che poi venne a Chicca finale: portammo agli ospiti dei sacchetti affinché Gorizia a filmarne la preparazione finale per mandarla in potessero prendersi il radicchio e così accadde. onda, nel 2016, nella sua rubrica su Striscia la Notizia, in cui va alla ricerca dei migliori artigiani del gusto italiani. Se questa fu la serata magica in onore del radicchio più Per finire, confesso un mio vezzo. Da tanti anni, ogni qual- chic del mondo, furono numerose le iniziative che negli volta vado per lavoro a Milano soprattutto, ma anche a anni dedicammo alla Rosa di Gorizia. Monaco di Baviera e in altre città, porto con me la Rosa di Importante fu, ad esempio, segnalare La Rosa, attraverso Gorizia con la quale, assieme al vino, faccio le mie pub- i nostri cuochi, ai loro colleghi in tutt’Italia. bliche relazioni. Ben prima dell’edizione della Monografia golosa che ora Se non è amore questo, cos’è? stiamo rieditando - e che venne stampata in 10.000 copie che vennero date in omaggio ai clienti dei nostri ristoranti Sí: “La Rosa” ambasciatrice - assieme alla cuci- nonché inviate agli chef e alla stampa nazionale - la Rosa na, al vino e alla cultura - di Gorizia e del Friuli entrò nel nostro primo libro - Friuli Via dei Sapori - editato con Gribaudo nel 2003 e che fu tradotto in ben sei lingue, Venezia Giulia. con una diffusione degna di un romanzo di successo. È questo ciò che noi di Friuli Venezia Giulia Via Il 15 febbraio 2006 portammo la Rosa di Gorizia a Vienna, dei Sapori auspichiamo. al ristorante Ambassador, per una cena aperta alla stam- pa e ai clienti vip. 16 17
la storia Poche regioni italiane hanno un patrimonio cosí vasto nella pro- duzione di vegetali della tradizio- ne che sono collegati al radicchio. Radicchio Si va dallo “sciccoso” La Rosa di Gori- Rosso zia e del suo parente stretto, il Cana- di Gorizia rino, sempre di Gorizia, al rarissimo o Rosa radríc di mont; dal radiceto triestino di Gorizia al campagnolo e rustico ladríc cul poc. e Canarino Una fortunata famiglia di stupendi radicchi che esprimono personalità di gusto tra loro molto diverse e che sono il risul- tato dei molteplici microclimi, terreni e tradi- zioni del Friuli Venezia Giulia. La Rosa e il Canarino sono entrambi ecotipi di Cicoria intybus della sottospecie sativa, sele- zionati nel corso degli anni - e in alcuni casi per piú di un secolo - dai contadini del Goriziano dove erano e sono tradizionalmente coltivati. 18 19
La Rosa di Gorizia e il Canarino... la storia Una fortunata famiglia di stupendi radicchi che esprimono personalità di gusto tra loro molto diverse e che sono il risultato dei molteplici microclimi, terreni e tradizioni del Friuli Venezia Giulia. La Rosa ha colore rosso intenso e definisce gli orti di Gorizia - e di Monfalcone - quelli a racconto variegature che virano al rosa e al più alta redditività e tra i prodotti dell’orto cita “la cico- rosso granato. Il Canarino sfumature ria rossastra che in autunno viene trapiantata nelle stal- di colore giallo canarino con varie- le dove è esposta al calore degli animali e dello strame gature e pennellate verso il rosa e il ed è molto apprezzata nei mercati”. È il radicchio di rosso. Tonalità che dipendono dalla Gorizia che poi - grazie alle continue selezioni fatte di speciale ricercata selezione applica- anno in anno dai singoli produttori - si sarebbe identifi- ta dalle famiglie agricole che li pro- cato nei due eco- tipi Rosa e Cana- ducono. L’aspetto della rosa che la rino di Gorizia. È È un prodotto un prodotto di pianta assume al momento della raffinate cultu- di raffinata cultura ra e sensibilità raccolta è considerato carattere tipi- contadine che na- e sensibilità sce all’interno di co per la Rosa e carattere ottimale ogni famiglia, che contadina rivaleggia con le per il Canarino. Il barone Carl von altre allo scopo di produrre il radicchio piú buono e piú Czoernig nei suoi tre volumi Gorizia bello. Ancora oggi questa forte competizione è vivace e la Nizza Austriaca. Il territorio di ancor oggi ogni famiglia fa a gara per averlo piú affasci- Gorizia e di Gradisca, stampati a nante, avvalendosi di uno “stilista” personale che custodi- Vienna nel 1873 e dedicati “alla città sce segretamente le formule della sua cromatica bellezza. di Gorizia ed ai suoi gentili abitanti”, Primattore lo era già ai tempi dell’Impero asburgico. 20 21
La Rosa di Gorizia e il Canarino... il percorso È DOVE E COME SI PRODUCE un radicchio prettamen- te invernale. Infatti per cominciare Si produceva negli orti goriziani di S. Andrea e di San Rocco. Oggi la sua coltura - oltre che nei a consumarlo bisogna attendere la prima pochi terreni rimasti degli antichi orti (divorati brinata. Fortemente soggetto, quindi, all’anda- dall’espansione della città) - si è ampliata in ter- mento stagionale, arriva sul mercato - in genere - reni e microclimi similari, sempre all’interno del alla fine di novembre e lo si trova sino a febbraio ed comune di Gorizia. Preferisce terreni a medio in qualche annata - se fredda - anche fino a metà marzo. impasto, ghiaiosi, ferrettizzati e soggetti, nel I produttori mi raccontano delle diverse sementi che periodo estivo, a periodi di siccità. D’inverno, ai mescolano tra loro, conservando gelosamente il segreto. La primi freddi, si stringe attorno al cuore, ma non ricerca delle nuances è simile all’attenzione che pone uno soffre: è in quel momento che comincia il suo stilista quando sceglie i suoi colori. Questi artigiani del percorso alla conquista del palcoscenico verso gusto un po’ artisti si “sorprendono della mia sorpresa” nel una recita impeccabile; per la sua bellezza fa cogliere la loro orgogliosa soddisfazione nel “disegnare” le ogni sorta di sacrificio, come restare al buio per foglie del loro radicchio. “Nessuno di noi, confessano, dà molti giorni per le sue sementi ad altri produttori, perché queste sono “D’inverno, ai primi freddi, diventare ancor piú il nostro vero patrimonio”. La vita di questa verdu- si stringe attorno al cuore, ma appariscente. ra chic comincia ogni anno con la semina - con non soffre: è in quel momento la luna calante - consociata al frumento: intelligente e raffinata scelta che che comincia il suo percorso alla conquista evita di usare diserbanti in del palcoscenico verso una recita impeccabile” 22 23
... e mi racconta delle sue diverse sementi La Rosa di Gorizia e il Canarino... il percorso che mescola tra loro con l’attenzione di uno stilista quando sceglie i suoi colori... quanto il radicchio non permette alle erbacce di svilup- no per una quindicina di giorni, si coprono con paglia e parsi. Dopo il taglio del frumento stesso, il radicchio si annaffiano molto spesso (questo processo veniva fatto riparte con la sua crescita in beata solitudine. Verso nelle stalle, come ci racconta il barone Von Czoernig, e la ottobre le foglie sono ormai molto grandi e cominciano a copertura del radicchio avveniva con la paglia mista a cambiare leggermente colore: la Rosa ha un verde più sterco). Poi i mazzi vengono aperti e le piantine sono intenso con ampie tonalità melanzana, mentre il pulite finché non resta che il cuore: alla fine, la perdita Canarino è, in tale periodo, verde pastello con le coste di peso della pianta raccolta - senza quello della radice rosso brillante. S’intravede appena il cuoricino che si sta - sarà calato del 70%. formando, protetto dalle foglie esterne che si chiudono su di lui. Ma deve arrivare la brina - verso i primi di Capito perché dicevo che è un prodotto chic ? novembre e anche più tardi - per iniziare la raccolta che avviene in maniera scalare in funzione del mercato e del- l’andamento stagionale. Con le prime gelate le foglie grandi si bruciano; quindi le piantine vengono tolte dalla terra e legate a mazzi per le radici. E qui comincia la sua maturazione, durante la quale il gusto si comple- ta e i colori si fanno vivaci: i mazzi vengono portati al riparo, con una temperatura tra i 10 e i 15°C, dove resta- 24 25
Nel 2010 nasce l’Associazione Rosa di Gorizia L’Associazione Questi i benemeriti soci fondatori. Carlo Brumat presidente. Consiglieri: Francesco Brumat, Roberto Borsi, Tarcisio Drosghig, Kostanca Hvalic, Alfredo Iosini, Pietro Sossou e Valentina Brumat. Per preservarne il nome e la tipologia, il 29 marzo 2010 otto produttori fondano l’Associazione Rosa di Gorizia con lo scopo di promuovere, favorire e tutelare in Italia e all'estero il nome e la produ- zione tradizionale del Radicchio Rosso di Gorizia o "Rosa di Gorizia" e del "Canarino". Attualmen- te è composta dai produttori e dai sostenitori dei prodotti menzionati. Potrà dare la sua collabora- zione ad altri Enti per lo sviluppo d'iniziative che rispettino il suo scopo, mantenendo sempre la piú com- Zona pleta indipendenza. L'associazione è aperta all'adesione di produzione della Rosa di nuovi associati del capoluogo isontino che ne condivi- di Gorizia dano gli intenti. Il presidente dell’Associazione, Carlo Brumat, conferma “che il principio che guida la selezione delle sementi è volto sia al costante miglioramento qualitativo sia all’a- spetto estetico, quindi alla bellezza del radicchio stesso. È così che si è arrivati - nel giugno 2010 - e dopo parec- chi anni di selezione, ad iscriverlo nell'elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali del Friuli Venezia Giulia, chiamandolo Rosa di Gorizia. Da allora, questo è il nome che gli appartiene”. 26 27
La Rosa di Gorizia e il Canarino... in cucina COME SI CONSERVA IL CENTRO TAVOLA In frigorifero o luogo fresco. Se in cassetta basta Immaginate rose rosso bordeaux con striature rosa; boc- porlo in frigo e coprirlo con uno straccio umido. ciolo corposo e possente, come di una rosa che si sta Sta molto bene anche in cantina, sempre coperto. aprendo, quindi nel pieno della sua bellezza: cosí si pre- Dura una settimana. Per quantità piú piccole, sentano la Rosa di Gorizia e il Canarino - che giocano su van riposto in frigo nello spazio riservato alle toni gialli e bianchi con nuances rosa e rosse a seconda verdure. dell’artista che lo crea. La forma è sempre quella di una rosa. Un centro tavola con questi “fiori” è un tocco di raffi- natezza: sulla tovaglia bianca, appoggiati all’interno di un COME SI PREPARA piatto un po’ profondo, di vetro trasparente, creano un È un radicchio che arriva sul mercato già curato colpo di colore e di forma davvero unici e inaspettati: curiosità perfettamente dal produttore. Quindi non si scarta omaggio al buon gusto e alla semplicità, nonché alla natu- piú nulla. Il bocciolo si presenta con alla base parte ra e alla creatività dell’uomo. della radice, pulita. Che va assolutamente - assolu- La forma è sempre quella di una rosa. tamente! - mantenuta. Se il bocciolo è grande si taglia a croce - partendo dalla radice - dividendo Un centro tavola con questi pertanto tutto il radicchio in quattro parti. Se piú “fiori” è un tocco di sottile, in due parti. raffinatezza. 28 29
i piaceri dei sapori Radicchio di Gorizia e il Canarino... il gustocolore La Rosa ha un sapore intenso, appe- na amarognolo, croccante. Il colore è rosso carico, brillante, con variega- ture e sfumature che portano verso il rosa o il rosso granato a seconda dello stilista. Il Canarino invece è piú dolce al gusto, molto deli- cato ma croccante, una delizia masticarlo. Si pre- senta di colore giallo cana- rino o con variegature e nuances che portano verso il rosa o il rosso a secon- da dei dettami dell’atelier familiare. Per entrambi la forma estetica del cuore dev’essere quella di una rosa. 31
Radicchio di Gorizia e il Canarino... i sapori QUANDO SI MANGIA Il periodo di raccolta - come detto - va da novembre fino a marzo. Il suo * Un classico friulano: condito cu’ lis frizzis, le cicciole di maiale. I suoi toni di sapore molto equilibrati si prestano punto ottimale di maturazione si ha quando il poi - come il lettoregoloso avrà occasione di verificare con cuore, alla base, comincia a sbiancare. È in quel le venti ricette create dai nostri chef - a combinarsi sia con momento che il suo gustocolore raggiunge il le carni sia con il pesce e a giocare con tante, affascinanti punto di maggiori fusione e intensità. suggestioni di gusto. ... i sapori COME SI GUSTA “Il nonno teneva le radici e le con- * Come disporre tre cuoricini di radicchio con accanto un uovo di quaglia all’occhio, il tutto condito con un filo del diva - mi raccontò la signora Anna, la madre di grasso di cottura dello speck tagliato a listarelle che poi Francesco Brumat, mentre cucinava le verze e la metteremo sull’uovo stesso. polenta - e bisogna spiegarlo ai consumatori che dovrebbero tenerne una parte in quanto danno * Condire le foglie del Gorizia con fettine di pecorino, sedano e noci, con un tocco prezioso di tartufo (tra prodot- un gusto straordinario al radicchio stesso”. ti chic immaginabile uno strepitoso accordo). Il sapore è inconfondibile: di giusta intensità, non amaro, croccante e consistente, si presta a * Ancora: condire il radicchio con olio extravergine, aceto, sale, pepe nero assieme a pinoli tostati, noci tostate, uvet- molte ricette che poi il lettore troverà. ta, pane nero raffermo, Montasio stagionato, gocce di bal- * Oltre a quelle citate, lo si può saltare nel burro, samico. disteso sulle mele tagliate fini e sopra una spruz- “Il nonno teneva le radici e le condiva, zatina di kren (rafano). e bisogna spiegarlo ai consumatori * Oppure fatto a strudelcon burro, pane grattugiato che dovrebbero tenerne una parte in quanto danno e ricotta affumicata. un gusto straordinario al radicchio stesso”. 32 33
Radicchio di Gorizia... i sapori Avrai un pranzo semplice ma capace di emozionarti. COME LI PREFERISCO Il Canarino: nature, condito con aceto balsamico, aceto di vino ed olio extra- vergine friulano. Come variante, vi aggiungo fagioli caldi e condisco come sopra, accompa- gnato con pane bianco fatto in casa. Per la Rosa trito due uova so- ... i sapori de, cui aggiungo un pizzico di sale e una goccia di olio. La condisco, quindi, con balsamico e aceto, ma con un olio piú strutturato e poi verso le uova: mescolo tutto assieme e lo accompagno - fondamentale - con pane di farina di mais appena riscaldato nel forno a legna. Ancora una golosa tentazione: al radicchio aggiungo patate tiepide e per condire uso olio extravergine appena spremuto. Il suo deciso tono di carciofo e oliva bilancia il gusto tonico della Rosa di Gorizia che si combina poi perfet- tamente con il dolce delle patate. Avrai un pran- zo semplice, ma capace di emozionarti. 34 29
“radríc di mont” radicchio di montagna Radicchio di montagna Ormai rarissimo, deriva da una pianta ta; si fa croccante in bocca ed il sapore è appena di colore verde bruno che vive in alta amarognolo. In Carnia solitamente si mangia con montagna e della quale si utilizzano i i prosciutti o i salumi affumicati. Appena si scio- germogli filiformi dal gusto legger- glie la neve spunta nelle vallecole e nei valloni. Il mente amarognolo, cotti e posti nei migliore è quello rosso che si trova sui pendii vasetti di vetro. La sua rarità dipende dove scendono le valanghe - detti mortôrs - che certamente dal fatto rimescolano continuamente il terreno in superfi- Predilige i boschi che se ne trova poco, cie. I turioni escono da terra in tempi brevissimi, di abeti e ontani. ma anche dal fatto 3 giorni appena. Alla raccolta sono alti dai 5 ai 15 Esce solo qualche che la pianta è pro- cm e grossi come un dito e, grazie al gelo, sono centimetro da terra tetta e la sua raccolta tenerissimi e croccanti. La raccolta è limitata a 20 e la parte prelibata è permessa solo per giorni all’anno. è la radice: quantità limitate. Predilige i boschi di abeti e ontani. Esce solo è il piú saporito Il suo nome scientifi- qualche centimetro da terra e la parte prelibata è e croccante. co è Cicerbita alpina, la radice: è il piú saporito e croccante. Poi c’è la cui crescita comincia dopo il disge- un’altra varietà che si trova nei prati e ha una lo tra i 1.200 e 2.000 mslm. Una volta foglia verde e poca radice, ma ha un gusto amaro, preparato, ha colori che vanno dal a differenza di quello di mont che è “dolce” e verde chiaro al verde bosco fitto, meno saporito del rosso. Le foglie si possono anche con toni amaranto; il profumo è usare per fare le frittate e le paste ripiene di erbe, intenso e fresco di erba appena taglia- mentre il turione si conserva come quello rosso. 37
Ormai rarissimo, deriva da una pianta di colore verde bruno che vive in alta montagna e della quale si utilizzano i germogli filiformi dal gusto leggermente amarognolo. Marisa Viti è una signora che abita a raffreddare. Dispone il radicchio, che comprime di tanto in tanto, su dei canovacci, che sostitui- Caneva, in Carnia, appena dopo Tolmezzo. sce quando serve. L’operazione va ripetuta per Energica, simpatica e coinvolgente, è certamen- un giorno e mezzo. L’asciugatura è un passaggio te la miglior interprete per la preparazione del chiave per l’armonia del radríc, perché è neces- radríc di mont. sario eliminare il gusto di aceto che, altrimenti, Ha quel tocco in piú che fa la differenza. Il suo toglierebbe armonia al prodotto. Poi Marisa lo radríc ha un raro equilibrio tra dolcezza e aci- mette in una terrina assieme all’olio, al pepe- dità, che lo rende piacevole anche per l’ottimo roncino (quantità secondo i propri gusti) e all’a- extravergine toscano che lei sceglie (è nata in glio (facoltativo); lascia riposare per 4 ore, aven- quella terra). do cura di mescolare di tanto in tanto. Alla fine La sua ricetta prevede, per 1 kg di radicchio, ½ invasa e pone i vasetti a sterilizzare in acqua litro di vino bianco secco; ½ litro di aceto bian- bollente avendo cura di non superare i 2-3 co; 15 g di sale e altrettanti di zucchero; olio minuti, onde evitare che si cuocia troppo. extravergine; aglio e peperoncino. Sempre per il medesimo motivo, mette poi i Dopo averlo pulito e lavato, lo asciuga molto vasetti, col coperchio all’ingiù, sotto un filo bene. Versa in una pentola l’aceto, il vino bian- d’acqua affinché si raffreddino. (Altro piccolo co, il sale e lo zucchero fino a portarlo a ebolli- capolavoro di Marisa è la marmellata di cornio- zione. Quindi immerge il radicchio, mescolando li, che raccoglie da stupendi alberi del suo orto.) fino a nuova ebollizione. Spegne la fiamma e mescola ancora per due minuti. Scola e lascia “Il suo radríc ha un raro equilibrio tra dolcezza e acidità” 38 39
radiceto triestino “radiceto” triestino Gregoric e suo marito Giorgo Debelis coltivano ortaggi nella loro campagna tenuta come un giar- dino. La maggior produzione è dedicata, per l’ap- punto, al radiceto e all’insalatina, e poi agli spi- naci, alla bieta, a rucola, basilico, cavoli, verze, porro e prezzemolo. “Le semenze del radiceto e della insalatina i xe partidi de qua, de Trieste”, precisa Giorgio, la cui famiglia ha orti dal 1920. I GLI ORTI DI TRIESTE Coloncovez è un quartiere di Trieste metodi di produzione e di raccolta sono sempre i verso est, che si sviluppa su dolci declivi che guardano il medesimi: concimazioni organiche e un’attenta mare. Siamo ben fuori del centro città, verso Muggia. Qui rotazione nelle semine e nel taglio. Da un metro quadra- ci sono ancora diversi orti, grazie proprio alla perfetta to di terreno seminato a radiceto se ne raccoglie un chilo esposizione dei terreni. Ed è in quest’area che si produ- e mezzo circa di primo taglio, che viene destinato quasi ce molto del radiceto triestin - radicchietto triestino. esclusivamente alla ristorazione di qualità. È una varietà originaria della città giuliana, assieme alla “Sulla stessa semina facciamo tre tagli al massimo. Lo insalatina. Entrambi fanno parte integrante della sua seminiamo quindi continuamente in maniera da averlo tradizione alimentare. Ancora oggi molti amici gourmet sempre disponibile. All’inizio lo si copre con i teli di pla- mostrano sorpresa quando gli si presenta un piatto di stica per evitare che gli uccelli mangino i semini e per radicchietto: nemmeno lo avevano mai immaginato così tenere umido il terreno. Dalla semina passano 2 settima- piccolo, dolce, fragrante, tenero. A Coloncovez Sonia ne prima di iniziare il primo taglio. Va annaffiato almeno 32 41
“radiceto” triestino “radiceto” triestino CURIOSA GOLOSITÀ COME SI CONSERVA due volte il giorno, abbondantemen- Il radiceto triestin si consuma da solo e anche, molto In frigorifero, ben asciutto, te. Il taglio viene fatto con la falce o spesso, mescolato con i fagioli; com’è consuetudine dopo in un sacchetto di carta la falcetta. Va tagliato un po’ alto un pasto di pesce, “per pulirse la boca”. La sua consi- dove viene in genere venduto. Non dura piú dalla terra per evitare di recidere, stenza è quasi aerea, tanto è fragile e delicato: come lo di tre giorni. con le foglioline, anche i gambetti condite va immediatamente mangiato. Il suo gusto è COME SI PREPARA che potrebbero dare un sapore trop- dolce (infatti viene definito anche zuccherina - essendo Arriva al mercato po amaro”. una cicoria - di Trieste) con una sfumatura di amarican- già in parte lavato. “L’altezza della fogliolina è di circa te. Il colore è verde chiaro. Mentre l’insalatina è verde Ma è consigliabile metterlo in ammollo 3-4 cm. L’insalatina invece concede 2 giallo e più croccante, dal sapore ancora piú delicato. in acqua per 15 minuti. tagli soltanto da quando raggiunge Vanno bene anche mescolati assieme con qualche foglia Si risciacqua almeno la sua altezza ottimale. I tempi della di rucola, che a Trieste si usa mangiare molto piccola, due volte. Quindi si scola molto bene. raccolta sono brevissimi: al massimo come il radicchio e quindi meno amara di quella che entro due giorni. Prima è troppo pic- generalmente si trova sugli altri mercati. Il tutto ovvia- colo, poi troppo grande e il suo gusto mente condito - radiceto e insalatina - con olio extra- non è piú quello gradito, si fa meno vergine di Trieste, gentile e delicato, e qualche goccia di dolce e diventa leggermente duro e la aceto balsamico, da dosare con estrema attenzione. I clientela triestina non lo vuole piú”. fagioli, quando aggiunti, debbono essere appena tiepidi perché, se caldi, ammosciano e cuociono le foglie. 42 43
ladrichesse o tàle-màte Ladrichesse o tàle-màte Mia mamma partiva in bicicletta con la della strada ad aspettarlo con il suo sacco accan- ricordi sua borsa appesa al manubrio e andava to. Quando era buio, a casa, mio padre chiede a nella vigna di famiglia a raccogliere Maddalena (mia sorella): “Ma dov’è andata la ladrichessis. Un giorno - era di pomerig- mamma?”. “Ma papà, se l’hai portata via con te!”. gio - si fece accompagnare in macchina “Dio mio - non disse proprio cosí, ma … quasi - tor- da mio padre (lei non aveva la patente) e nando da Pavia mi sono scordato di fermarmi nella ne approfittò per portare con sé un vigna”. E corse via, un po’ offeso con sè stesso (vi sacco. Mio padre, una volta nella vigna, lascio immaginare poi la sera, in osteria, quanto le disse: “Intanto che tu raccogli, io fac- venne preso in giro). Questo piacevole quanto cio un salto a Pavia di Udine (paese a dolce ricordo mi fa pensare a lis ladrichessis, che non piú di due chilometri). Mia madre fu la verdura preferita da mia mamma. Ho raccol- raccoglie e riempie il sacco. to le sue note su come le cucinava e le usava. La Mia mamma Mio padre non arriva. sua maniera di raccontarmi le ricette era diverten- partiva in bicicletta Raccoglie ancora, preme la te. Lo faceva a pezzetti: incominciava e poi saltava un pas- con la borsa appesa sua verdura selvatica e il saggio e andava avanti; poi indietro. Ha sempre fatto cosí. al manubrio e andava papà non si vede. Sta diven- Io la fermavo, ricapitolavo e alla fine riuscivo a completar- nella vigna di famiglia tando buio (i cellulari dove- la per bene. Lei era sarta e s’è trovata, con l’apertura del- a raccogliere vano ancora essere imma- l’osteria di famiglia, a cucinare. Non ha mai letto, né con- ladrichessis. ginati) e si sposta sul ciglio sultato, un libro di ricette. La sua era una cucina di puro 44 45
Ladrichesse o tàle-màte Ladrichesse o tàle-màte istinto. Uscivano dalla sua sensibilità e dalla Ma cosa sono “lis ladrichessis”? ricordi capacità di rileggere i piatti tradizionali allegge- rendoli e cosí anticipando quella che poi avremmo Molti in Friuli le confondono con le tàle, ossia il tarassa- chiamato la nuova cucina. Faceva piatti di grande co e che tale non è. Il Pirona - vocabolario della lingua eleganza, cesellati, dove tutto era ben equilibrato, friulana - definisce ladrichessis o radrichessis come con cotture fatte spostando le padelle da un radicchiella, detta anche tàle màte (ossia selvatica). Il angolo all’altro dello spolert (la cucina a legna): nome scientifico per il Pirona è Leontodon hastilis men- applicava, senza saperlo, quella che poi noi tre ora viene denominata Leontodon hispidus. ”Di prima- avremmo definito “cottura a bassa temperatura”. vera si mangia la pianta fresca come il tarassaco”. Tàle è Nel ’77 la Trattoria da Germano (mio padre) fu, nome generico che sta per radicchio, sia per la somi- per Gino Veronelli, il miglior ristorante d’Italia e glianza delle foglie sia per gli usi commestibili. il sommo Franco Colombani - presidente dei som- Tant’è che in Friuli sia le tàle sia le ladrichesse si defini- melier italiani dell’epoca e poi creatore di Linea scono radicchio selvatico. Infatti troviamo: radica màta; Italia in cucina - aveva nel suo menu Al Sole di radicela màta, lidrikése salvàdie; lidrikése màte. Ancora Maleo l’orzo e fagioli di Mimi (diminutivo di mia mamma, per la quale le ladrichesse si presenta meno Maria, nome della mamma). Nel 1990 scrissi, per rigogliosa e piú piccola del tarassaco, pur mantenendo la la Giorgio Mondadori, Ricevere tra i vigneti, al solo scopo di raccogliere queste sue intuizioni che altrimenti sarebbero andate perse. 46 47
Ladrichesse o tàle-màte Ladrichesse o tàle-màte La Tàle ovvero il Tarassaco ovvero sua forma circolare. Ha fiori gialli sí, li). È diffuso soprattutto in ambienti ruderali, lungo le il Taraxacum ma piú minuti e non uno singolo strade, in prati concimati. La radice, raccolta da maggio officinale come il tarassaco; i suoi fiori non a novembre, può essere consumata cotta, ha proprietà weber. diventano soffioni; inoltre, le sue diuretiche, depurative, coleretiche, stimolanti l’appetito, foglie si espandono sí in maniera circolare a rosetta come ipocolesterolemiche. La sua azione disintossicante ha la tàle, ma sono molto piú piccole e piú aderenti al terre- effetto benefico anche sulla pelle, rendendola fresca e no del tarassaco; inoltre, al gusto, è meno amara. luminosa. Le foglie giovani vengono mangiate in insala- ta (nella tradizione si condivano con il siero inacidito del IL TARASSACO Ha numerosi sinonimi: in italiano dente di latte e col lardo soffritto). Quando non sono piú tenere leone, pisciacane, piscialletto, soffione. In sloveno sono ottime lesse. Sono anche molto appetite come forag- modac (pronuncia modaz); in friulano: tàle, talàte, pis- gio dal bestiame bovino. secjan (riferimento alle proprietà depurative e diureti- Dai fiori - puliti e bolliti in un primo passaggio assieme che). Per l’etimo tàle si dovrà probabilmente confrontare a succo di limone - si ottiene anche uno sciroppo che si con l’italiano tallo, germoglio. È pianta erbacea alta fino presenta denso (quasi come il miele), di colore giallo a 40 cm, perenne, con foglie basali in rosetta, lanceolate chiaro. e seghettate, fiori color giallo vivo del diametro di 4 cm Venivano prodotti da maggio a ottobre per ottenere pro- circa che piú tardi si trasformano negli ancor piú carat- dotti idonei all’integrazione alimentare durante l’inver- teristici pappi lanuginosi color bianco-grigio (da cui il no. E sempre con i fiori - e le foglie - si coloravano le nome di soffione alla pianta, collegato ai giochi infanti- uova di Pasqua. 48 49
i piaceri dei sapori Ladrichesse o tàle-màte Era una verdura ideale in primavera per per 15, 20 minuti, aggiungendo all’acqua un cuc- depurare l’organismo dai cibi invernali, ricchi dei grassi chiaio di bicarbonato. Quindi ancora sciacquare delle carni di maiale (grassi che comunque venivano con attenzione. Sempre mia mamma consigliava ampiamente bruciati dall’immane fatica fisica che que- di curarle appena raccolte o acquistate, perché ste persone quotidianamente sopportavano). Era anche poi le foglie s’ammosciano e diventano più diffici- una maniera per “sbarcare il lunario”, ossia per reperire li da mondare. Quindi raccomandava anche di cuci- una base di cibo salutare a costo zero. narle subito per poi mantenerle come vedremo. Come si curano e si preparano. Come si preparano e si conservano. Sia lis ladrichessis sia il tarassaco si Dopo averle ben lavate e sciacquate, si fanno bol- raccolgono con un coltellino a punta, lire in acqua salata per almeno 1 ora. Quindi tagliando la piantina quasi a filo sgocciolate. Se sono eccessivamente amare, pas- terra per non avere troppa radice (è satele un momento in acqua corrente. Quindi amara, anche se importante per il suo vanno strizzate per formare palle (tipo quelle da effetto depurativo). Queste verdure tennis) che si conservano in frigo, dove durano debbono esser lavate molto bene: fino a 3-4 giorni. Se disponete di una buona almeno tre volte, per eliminare le quantità, le palline formate si possono tenere a parti piú consistenti della terra; poi è lungo in freezer, avvolte a una a una nella carta consigliabile lasciarle in ammollo di alluminio o nella pellicola. 50 51
Ladrichesse o tàle-màte Ladrichesse o tàle-màte La maniera Un altro modo Ancora una classica di prepararle - annotazione golosa. di consumarle è sempre una ricetta Lessare patate è condirle di mia mamma - e poi schiacciarle; con olio d’oliva è passarle in padella mescolarle extravergine, dopo averle cotte col tarassaco con aceto e scolate con aglio, uova sode tagliate di vino una noce di burro a spicchietti. Condire e uova sode. (od olio extra-vergine), con olio extravergine aggiungendoci e gocce di aceto un filo di latte di vino rosso. CURIOSITÀ GOLOSE e finirle come si fa Accompagnare con gli spinaci. con pane di farina Oppure: si prende di polenta. un guanciale di maiale e dopo averlo cotto lo si usa per condire la verdura; Nelle Valli del Natisone, invece, dopo averle o si possono usare lessate, si fa una salsa con farina bianca di polenta le tradizionali tostata in padella antiaderente e allungata con vino cicciole rese rosso corposo fino a consistenza di una polenta molto croccanti, frizzis fluida. La verdura si condisce con uova sode e pancetta in friulano. croccante, e vi si versa sopra la salsa di vino e polenta. 52 53
Attenzione, avverte Marisa: è importante togliere il filamento legnoso che è nel cuore della radice stessa. Altrimenti diventa immangiabile. Marisa Viti, che abbiamo incontrato te ed asciugarlo con la centrifuga per le verdure. Versa in una pentola l’aceto, il vino, il sale e lo per il suo perfetto radríc di mont, prepara zucchero e porta a ebollizione. Immerge il taras- anche il tarassaco sott’olio, sempre con le saco e gli fa riprendere il bollore. Lascia bollire sue consuete maestrie e sensibilità. per 2-3 minuti mescolando di tanto in tanto. Vale la pena leggere come procede. Prevede, per Quindi scola e lascia raffreddare. Dispone il 2 kg di tarassaco, un litro di vino bianco, un tarassaco su tovaglie doppie che andranno litro di aceto bianco, 2 cucchiai di sale, 1 cuc- arrotolate con una leggera pressione almeno un chiaio di zucchero, olio extravergine d’oliva, paio di volte e lo lascia nelle tovaglie per alme- aglio (per chi lo desidera) e peperoncino (la cui no 2 o 3 ore. Alla fine invasa e mette i vasetti a quantità è personale). sterilizzare in acqua bollente avendo cura di Raccoglie il tarassaco con un po’ di radice, che non superare i 2-3 minuti, onde evitare che si va pulita con il pelapatate dopo averne asporta- cuocia troppo. Sempre per il medesimo motivo, to la punta. Attenzione, avverte Marisa: è impor- sistema poi i vasetti, col coperchio all’ingiú, tante togliere il filamento legnoso che è nel sotto un filo d’acqua affinché si raffreddino. cuore della radice stessa. Altrimenti diventa All’assaggio è croccante, profumato, gustoso. immangiabile. La radice è abbastanza lunga. A Anche in questo caso va accompagnato con sala- cottura ultimata può arrivare anche a 8 cm. me, soppressa o San Daniele. Quindi lei immerge il tarassaco in acqua acidu- “All’assaggio è croccante, lata con del limone, per poi lavarlo accuratamen- profumato, gustoso” 54 55
Ladríc cul poc Altro gioiello delle verdure friulane è il ladríc cul poc (radicchio con la radice). Di straordinaria bontà, saporito, consistente, SAPORITO, croccante, un po’ amarotico, un po’ rustico, ma inarrivabile. CONSISTENTE, È una Composita coltivata nella pianura friulana, riconducibile prevalentemente CROCCANTE, alla Cicoria bionda o al Grumolo biondo. Si pre- senta, pronto per la vendita, come un abbozzo di cespo composto da 5-10 foglie verde chiaro con UN PO’ base biancastra, a volte mescolato con tipi a fogliame rosso e viene venduto con parte del fit- AMAROTICO. tone (poc). La pianta - che viene seminata in luglio - subisce UN PO’ entro settembre uno o piú tagli della chioma. La raccolta delle ricrescite avviene dopo che consi- RUSTICO, stenti abbassamenti di temperatura hanno con- tribuito a far diminuire drasticamente il gusto amaro del fogliame. Anche questo, pertanto, è un MA INARRIVABILE. radicchio invernale. 57
Ladríc cul poc Ladríc cul poc COME SI GUSTA Lo adoro mescolato con le uova sode con olio extravergi- COME SI CONSERVA COME SI PREPARA QUANDO E COME Dopo la raccolta Molto importante è SI MANGIA ne di buona struttura, come la nostrana bianchera e - sistemato in cassette saperlo curare. Nulla Da novembre e si trova gocce di aceto di vino rosso o, meglio ancora, balsamico, e conservato al buio e in di complicato, ci fino a marzo. A Percoto, zona fresca - può durare mancherebbe, ma va che io preferisco in quanto si esalta con il leggero tono il mio paese in Friuli, anche una settimana. posta attenzione a il 19 marzo cadeva amaro della verdura. Accompagnato con pane di farina mantenere parte della la sagra del paese di mais, croccante. radice. Innanzi tutto (che tuttora esiste) e si vanno eliminate le foglie Certo, si può mangiare in pura semplicità, ossia condito celebrava San Giuseppe. rovinate delle quali, Per la nostra osteria solo con sale, aceto di vino rosso e olio extravergine, a se sono troppo grandi, di famiglia erano giorni cui aggiungo una grattata di mela. si taglia la punta che di grande lavoro si mescola poi con Resta altresí molto tradizionale anche l’uso della pan- (aiutavano a mandar giú il restante radicchio. i debiti, diceva mio padre, cetta o dello speck croccanti, versati caldi sul radicchio, Quindi, della radice, contando gli incassi) assieme al grasso di cottura. Questo condimento è indi- scartare la parte piú e, per rendere l’offerta stopposa e dura: se ne cato, in particolare, quando - e sono molti a farlo - si piú efficace, facevamo mantiene circa 1 cm nel cortile diversi punti lasciano crescere le foglie che cosí s’induriscono e diven- che poi andrà tagliato di ristoro. E cosa si tano ancor piú saporite. Si usa così in Carnia, per esem- in due o quattro parti vendeva (vi parlo degli a seconda della sua pio, ma anche in molte campagne del Friuli. Infatti, anni Sessanta)? Salame grandezza. Radice fresco, uova sode con quando si versano il grasso bollente della cottura e le - il poc - che darà un il ladríc cul poc. cicciole, le foglie s’ammorbidiscono - noi diciamo che si sapore inconfondibile, E ovviamente tanto vino. oltre che una consistenza cucinano - mentre il sapore importante del radicchio si Buono. E quel ladríc era croccante irrinunciabile quasi sempre l’ultimo combina molto bene col tono della pancetta o dello speck. per i connaiseur della stagione. di questa verdura. 58 59
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Ai Fiori Trieste Rosa di Gorizia Piazza Attilio Hortis, 7 e Triglia tel. +39 040.300633 La cucina: solo pesce, che racconta la Procedimento. info@aifiori.com cucina triestina con uno sguardo Secondo piatto Lavare e asciugare le Rose di Gorizia. www.aifiori.com anche all’innovazione. Puntigliosa Ingredienti per 4 persone Tagliarle in quattro, metterle sottovuoto selezione di oli triestini e istriani, oltre che di artigiani del 4 triglie pulite, 8 noci con zucchero, aceto, evo e sale. Pre- gusto locali. Il cuoco è Nenad Jovic, serbo arrivato da gio- di capesante, 2 Rose riscaldare il forno con vapore a 90°. di Gorizia, 1 cavolfiore, vane a Trieste dove ha compiuto il percorso professionale. Cucinare 15-20’. Raffreddare in acqua e 50 g di topinambur, Il posto. Ristorante accogliente - una sala unica per 40 per- olio evo q.b., aceto ghiaccio. Tagliare e bollire il cavolfiore sone con tavoli apparecchiati con amore - che si affaccia sul di vino q.b., olio di semi con un pizzico di sale. Frullarlo fino alla giardino di Piazza Hortis dove, con la bella stagione, posso- per friggere, sale q.b., cremosità desiderata. Con una mandoli- no sedere altrettante persone. Il mare delle Rive è a pochi un pizzico di zucchero, na, affettare il topinambur e lasciarlo in fiori eduli. minuti. ammollo per 30’, cambiando 2-3 volte La storia. Ai Fiori vanta un secolo di vita, mentre il nome l'acqua. Asciugarlo e friggerlo a 160°. Salarlo. Pulire e sfilet- risale al 1954. Maria Giovanna Saletù ed Alberto Saglio tare le triglie, lasciando la coda. Mondare le capesante e Ponci - che sono Ai Fiori dal 2013 e ne sono proprietari asciugarle. Oliare e salare la triglia, cuocerla in forno a 165° dal 2017 - si sono conosciuti a Sistiana, all’hotel Eden per 3-4 minuti. Oliare e salare le capesante e scottarle in una (Giovanna curava la reception), con annesso ristorante padella antiaderente già calda. Scaldare la crema di cavolfio- Vanilija, dove Alberto dirigeva la sala. Alberto è stato anche re e fare lo stesso con la Rosa, aggiungendo un filo d'olio. maitre all’Harry’s Grill del Grand Hotel Duchi d’Aosta. Composizione del piatto. Su di un piatto piano porre al La cantina. La maggior parte dei i vini Chiusura settimanale: centro un cucchiaio di purea di cavolfiore, poi sopra la Rosa sono del Friuli Venezia Giulia, con atten- lunedí e domenica e al suo fianco il filetto di triglia. Aggiungere le capesante e zione particolare al Carso e con apertu- a pranzo d’estate. il topinambur. Guarnire con fiori eduli di stagione. Negli altri periodi re alla Slovenia e Croazia. chiuso domenica e lunedí a pranzo. Il vino: Ribolla gialla Gradisc’ciutta di Robert Princic, la cui azienda familiare possiede 35 ettari di vigneti in Collio, comune di San Floriano. Il bicchiere: va servito nel calice Riedel Vinum Extreme Sauvignon. La temperatura di servizio: 6-8°C. 62 63
Al Gallo Pordenone Trucioli di seppia, Via San Marco, 10 Rosa di Gorizia, zenzero tel. +39 0434.521610 La cucina: di mare, creativa e regiona- e scaglie di Montasio Procedimento. info@ristorantealgallo.com le. Nella cucina di Andrea troviamo le stravecchio Tagliare le seppie a listarelle sottili. www.ristorantealgallo.com sue origini: il padre campano di Sbollentarle per pochi secondi e raf- Avellino e la mamma veneta, di Meolo. Lui sa distillare que- Antipasto freddarle all’istante con acqua e ghiac- ste culture per proporre una cucina marinara alla quale Ingredienti per 4 persone cio. Scolare e condire con olio extraver- 200 g di seppia, unisce i prodotti del suo territorio. Tutte le sue verdure pro- gine d’oliva, sale e pepe. Estrarre la 4 rose di Gorizia, vengono da coltivazioni bio di un artigiano del gusto locale. 20 g di zenzero candito, radice di zenzero fresco e con il succo Il posto. Posizione prestigiosa tra il Duomo - il cui campa- 1 radice di zenzero ottenuto emulsionarlo con olio e sale, nile (1347) è considerato tra i più belli d’Italia - e il fresco, 60 g di Montasio fino ad ottenere una salsa liscia e Municipio, iniziato nel Duecento e terminato nel 1395. Al stravecchio, olio evo, densa. sale e pepe q.b. piano superiore del locale lo studio che fu del “Pordenone”, Composizione del piatto. uno dei massimi pittori della città (1484-1539). Due le sale, Impiattare ponendo la Rosa, preceden- ben curate (50 posti). Il giardino (20 posti) si trova all’ombra temente pulita, al centro del piatto. dell’abside del Duomo. L’insegna originale col gallo si trova Condirla con la salsa di zenzero, sopra il camino. La sala è seguita da Diletta. disporre sopra i trucioli di seppia, lo La storia. Al Gallo nasce (1850) come stallo per i cavalli, zenzero caramellato e le scaglie di prima osteria per entrare in città dopo il ponte sul Noncello. Montasio stravecchio. Diletta Pitton, di Cormòns e Andrea Spina di Pordenone, che si sono incontrati a Grado, lo hanno rilevato nel 2009, facendolo diventare uno dei punti di Chiusura settimanale: riferimento della ristorazione cittadina. lunedí nel periodo La cantina. I vini, perlopiù del Friuli autunno-inverno; da giugno Venezia Giulia e bianchi, sono scelto con a metà settembre Il vino: bianco Plus Orsone che, come dice Joe Bastianich, è la nostra massima espressione di Friulano in purezza. Cantina a attenzione. Non mancano ottime etichet- la domenica Cividale del Friuli in località Gagliano, nella Doc Friuli Colli orientali, te di spumanti locali e non. 41 ha di vigneti tra Gagliano - dove sorge anche il ristorante Orsone - Buttrio e Premariacco. Il bicchiere: va servito nel calice Riedel Vinum Extreme Sauvignon. La temperatura di servizio: 6-8°C. 64 65
Al Grop Tavagnacco (UD) Carpaccio bianco Via Matteotti, 7 su letto rubino. tel. +39 0432.660240 La cucina: tradizionale friulana e del Procedimento. info@algrop.net territorio. Durante la stagione prima- Antipasto Grattugiare una radice di cren fresco, www.algrop.net verile numerosi i piatti a base dell’a- Ingredienti per 4 persone mescolarlo allo yogurt, aggiungervi sparago di Tavagnacco. Non solo asparagi, ovviamente, ma 300 g di lardo l’aceto di mele e salare quanto basta. una proposta gastronomica che è un vero e proprio bastio- stagionato, 1.300 g Mondare il radicchio lasciando i boc- di Rosa di Gorizia ne della tradizione friulana. cioli interi e una parte della radice, mondato e lavato, Il posto. Sorge tra la chiesa del paese e il magnifico parco 60 g di yogurt naturale quindi lavarlo accuratamente. di villa di Prampero. Locale dall’atmosfera calda e familia- intero, 20 g di cren Composizione del piatto. re con vetrate che proiettano lo sguardo sul verde. Sale ben (rafano), 1-2 cucchiaini Dividere i boccioli del radicchio di disposte. D’estate si mangia in terrazza con vista sul parco da caffè di aceto di mele, Gorizia, adagiarli sui piatti e condirli sale, croste di polenta. stesso. Circa 150 posti. con la salsa di yogurt. Tagliare il lardo La storia. I Del Fabbro sono alla quinta generazione di con- a fettine molto sottili e adagiarle sopra duzione della Trattoria Al Grop di Tavagnacco. Rilevano l’e- il radicchio. Contornare il piatto con le sercizio a metà dell’800, con Francesco. In successione si croste di polenta. avvicenderanno Giovanni, Attilio, Elio. Ora il testimone è passato alle sue figlie, Simona e Silvia. La cantina. Gli spazi a essa dedicati sono ideali, oltre che molto accoglienti. La scelta dei vini è molto ampia e spazia tra i produttori friulani e italiani. Non Chiusura settimanale: manca un angolo dedicato ai vini del mercoledí, giovedí a pranzo. mondo. Il vino: Collio bianco - vino bandiera dell’azienda di Edi Keber e suo figlio Kristian - che è una pietra miliare nell’evoluzione moderna del Collio. Fu la prima azienda, nel 1987, a produrre un solo vino - da Tocai (oggi Friulano), Malvasia e Ribolla gialla - identificandolo con il nome della Doc: Collio bianco, appunto. Il bicchiere: va servito nel calice Riedel Vinum Extreme Sauvignon. La temperatura di servizio: 6-8°C. 66 67
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