La Mappa Vinland Francesca Nicolai; matricola 30048956; e-mail

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La Mappa Vinland Francesca Nicolai; matricola 30048956; e-mail
Corso di Scienze Applicate ai Beni Culturali AA 2013-2014                                                             1
Docente Dr. Peana Massimiliano

                                                   La Mappa Vinland
                             Francesca Nicolai; matricola 30048956; e-mail: franik2011@live.it

                         RIASSUNTO
                         La mappa di Vinland (in inglese: Vinland Map) è una presunta carta geografica del XV
                         secolo copia di un originale del XIII secolo. Essa è disegnata con inchiostro su
                         pergamena e le sue dimensioni sono 28×40 cm. Essa rappresenta tutta l'ecumene nel
                         XV secolo: oltre ad includere Europa, Asia e Africa, rappresenta anche Islanda,
                         Groenlandia e più ad ovest, una terra denominata Vinilanda Insula ("isola di
                         Vinland"), con un'iscrizione che parla della sua scoperta da parte dei Vichinghi nell'XI
                         secolo. Nell'Atlantico sono inoltre disegnate alcune isole presenti in resoconti
                         leggendari come quello della navigazione di san Brandano. Lo scalpore suscitato dalla
                         sua scoperta deriva proprio dal fatto di raffigurare, nel mondo allora conosciuto, la
                         Vinilanda Insula: se autentica, la mappa di Vinland conterrebbe quindi la più antica
                         rappresentazione del Nuovo Mondo, confermando eventualmente la tesi della
                         frequentazione vichinga dell'America. L'autenticità della mappa è stata però messa in
                         dubbio sin dalla sua pubblicazione, nel 1965, e negli anni si sono susseguiti vari
                         esperti che hanno effettuato analisi sul documento. E sia le analisi chimiche che le
                         monografie scientifiche più recenti hanno indicato che si tratta di un falso.

                  INTRODUZIONE
                            na delle più famose “carte del mistero” è la Mappa di Vinland (Fig. 1), a quanto pare
                            trovata, nel 1957, rilegata insieme alle pagine di un manoscritto medievale intitolato
                            Hystoria Tartarorum (Storia dei Tartari). Passati tra le mani di diversi mercanti antiquari,
                  manoscritto e mappa furono infine acquistati da un benefattore e donati all’università
                  statunitense di Yale, che dopo un periodo di studio ed esami la pubblicò nel 1965. La mappa è
                  una carta del mondo (un mappa mundi, come erano chiamati i planisferi del Medioevo)
                  disegnata su un foglio di pergamena e risalente, apparentemente, al Quattrocento.
                      Raffigura l’Europa, l’Asia e la parte settentrionale dell’Africa, con le forme e il livello di
                  dettaglio tipico delle carte di quell’epoca. Ma ciò che la distingue da tutte le altre mappe simili si
                  trova nell’angolo in alto a sinistra: il profilo estremamente dettagliato della Groenlandia e, più a
                  ovest, una massa di terra, chiamata nella legenda Vinlanda, che si può facilmente identificare
                  come la parte occidentale del continente nordamericano.

                                                                                            Figura 1. La Mappa di
                                                                                            Vinland
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1 La Storia
    La controversa Vinland Map è una mappa in stile medievale del Vecchio Mondo che include
una grande isola nell'Atlantico occidentale, identificata come "Vineland Insula".
    E 'venuta alla luce nel 1950, legata insieme ad un documento sconosciuto risalente a circa il
1440, intitolato la Relazione Tartar. Se vera, la mappa potrebbe dimostrare che gli europei
occidentali erano a conoscenza di almeno una parte del Nord America circa 50 anni prima di
Colombo.
    Nel 1957, la mappa è stata messa in vendita da una biblioteca privata al British Museum, dove
è stato esaminata. Tuttavia, la rilegatura era recente, la provenienza non era documentata , il che
faceva sospettare che i due documenti non fossero originalmente uniti insieme e infatti il British
Museum la rifiutò. Inoltre la Relazione Tartara era sconosciuta e non vi era certezza della sua
autenticità; i dubbi su di essa vennero fugati solo nel 2004 quando ne venne scoperta un'altra
copia a Lucerna, in Svizzera.
    Poco dopo, un alunno di Yale, Laurence Witten, ha acquistò il volume per $ 3500, e lo mostrò
a Thomas E. Marston, curatore della letteratura medievale e rinascimentale nella Biblioteca
dell'Università di Yale. Marston è stato in un primo momento scettico come il personale del
British Museum. In seguito venne scoperto che alcuni fori praticati dalle tarme corrispondevano
a quelli presenti su un altro volume, una copia dello Speculum Historiae di Vincent de Beauvais,
un testo sicuramente medioevale. Ciò dimostrava che i due libri e la mappa erano stati un tempo
rilegati insieme.
    Un donatore anonimo comprò per circa $ 300.000 i due volumi e li donò alla Yale. Nel 1965, la
Yale University ha pubblicato, con molto clamore, un volume intitolato The Vinland Map and the
Tartar Relation nel quale si sosteneva l'autenticità della mappa e si ipotizzava che fosse stata
disegnata intorno al 1440, in occasione del Concilio di Basilea, e che le informazioni in essa
contenute derivassero da un viaggio nel Vinland compiuto nel XII secolo da Eric Gnupsson, primo
vescovo della Groenlandia, come affermano le iscrizioni sulla mappa stessa.
    Nel 1966, la Smithsonian Institution ha sponsorizzato una conferenza per dibattere sull’
autenticità della mappa. La maggior parte, se non tutti, dei sedici autori presentando documenti
in questa conferenza erano inclini a sostenere la sua 'autenticità [2].

1.1 L’iscrizione: verità o fantasia?
    La legenda in latino scritta vicino al disegno di Vinlanda (Fig. 2) riporta che questa terra fu
scoperta dal capitano ed esploratore islandese Leif Ericson secoli prima. La mappa di Vinland
sarebbe dunque una prova del fatto che alcuni europei, nella fattispecie i Vichinghi, avrebbero
scoperto l’America cinquecento anni prima di Cristoforo Colombo.

        Figura 2: Particolare della mappa con l'Islanda, la Groenlandia e, a ovest, la Vinlanda

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     L’esistenza e la supposta impresa di Leif Ericson non rappresentavano una novità per gli
studiosi. Il personaggio compare infatti in due saghe islandesi scritte intorno al 1200, dove si
racconta della fondazione da parte di Eric il Rosso, intorno all’anno Mille, del primo insediamento
vichingo in Groenlandia. Successivamente la nave comandata da suo figlio Leif venne spinta fuori
rotta da una tempesta e approdò in una terra allora sconosciuta, da egli chiamata Vinland (che
dovrebbe significare “terra del vino”, poiché vi crescevano viti selvatiche), dove fondò una
colonia [3].
     Nel 1960, quindi a pochi anni dalla “ricomparsa” della mappa di Vinland, l’esploratore e
archeologo norvegese Helge Ingstad scoprì, nella parte settentrionale dell’isola di Terranova in
Canada, i resti di un insediamento identificato dagli studiosi, con quasi totale certezza, con un
villaggio vichingo, forse proprio la colonia di Vinland fondata da Leif. Le saghe avevano dunque
un fondo di verità: i Vichinghi erano approdati nell’America settentrionale e vi avevano fondato
alcuni insediamenti. La loro colonizzazione fu però modesta e di breve durata, e dopo alcuni
secoli la memoria della loro impresa si perse, sopravvivendo solo in antiche saghe e polverose
cronache. Colombo non fu dunque l’effettivo “scopritore” dell’America, come comunemente
ancora si crede al di fuori della cerchia degli studiosi e degli appassionati di storia, ma il capitano
genovese ebbe comunque il merito di aver stabilito tra Europa e Nuovo Mondo un collegamento
duraturo, che portò alla nascita di rapporti costanti tra i due continenti.

2 Analisi: pareri contrastanti
    Secondo molti studiosi la mappa di Vinland sarebbe la prima prova storica a documentare una
esplorazione delle Americhe ad opera dei Vichinghi, prima della scoperta di Colombo.
    Ma nel 1974, l’esperto Walter McCrone del McCrone Research Institute di Chicago fece delle
analisi sull'inchiostro della mappa, mediante spettroscopia XRD e SEM, che rilevarono la presenza
di particelle di anatasio, una forma di ossido di titanio (TiO 2). L'anatasio è utilizzato nella pittura
con il nome di bianco di titanio, ma viene prodotto soltanto all’inizio degli anni 20. McCrone
concluse quindi che la mappa era opera di un falsario della prima metà del XX secolo, che
avrebbe usato l'anatasio per simulare l'ingiallimento dell'inchiostro dandogli l'apparenza di
antichità. Un altro dato contrario all'autenticità era la precisione del disegno della Groenlandia,
considerata anacronistica rispetto alla datazione presunta del XV secolo [1].
    Negli anni successivi altri studiosi sostennero l'autenticità della mappa, asserendo che
l'anatasio poteva essere un prodotto di degradazione naturale dell'inchiostro, e successive
analisi, in contrasto con i risultati pubblicati da McCrone, documentarono concentrazioni di
titanio molto basse, tali da poter essere considerate contaminazioni di altri inchiostri.
    Sulla base di un ampia e indagine non distruttiva dell'intera Vinland Map, nel 1987 Cahill,
esperto presso l'Università della California a Davis, riferì che erano stati in grado di trovare poco
titanio negli inchiostri di questo presunto documento 15 ° secolo.
    Nel rimettere in discussione l'autenticità del Vinland Map, Cahill scelse di utilizzare la PIXE
(emissione di raggi X indotta da protoni), una tecnica disponibile per la ricerca nei primi anni
1970. Dimostrò che il titanio è presente solo in tracce, inferiori rispetto alle stime di McCrone ma
molto in linea con i livelli trovati in numerosi altri inchiostri medievali testati.
    Nel febbraio 1995, una striscia di pergamena fu tagliata dal Vinland Map presso la Yale
University. Il campione venne tagliato in basso a destra, lontano dalla marcatura sulla mappa
inchiostro. In laboratorio, la pergamena fu sequenzialmente tagliata in diversi campioni piccoli e
questi sub campioni furono sottoposti a pulizia chimica, combustione ad anidride carbonica,
conversione a grafite, e analisi del contenuto di C14 [6]. Tutti i processi, dalla pulizia chimica per
la misurazione del radiocarbonio C14 e le analisi, sono stati completati su un singolo campione.
La figura 3 mostra i risultati delle misurazioni degli isotopi di carbonio sulla pergamena della
Mappa Vinland:
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         Figura 3. Misurazioni di C14 sulla singoli campioni della pergamena Vinland Map

    I risultati dimostrano che per un livello di confidenza del 95% il carbonio C14 del campione di
pergamena dal Vinland Map risulta compatibile con una datazione compresa tra il 1411 e il 1468
AD. Questo risultato è in ottimo accordo con la gamma di età del Vinland Mappa individuata da
altri esperti che hanno studiato il documento.
    È importante precisare le misurazioni qui descritte determinano solo l'età della pergamena
del Vinland Mappa e non quella della mappa stessa.
    Nel 2002 la pergamena fu analizzata da R. Clark e K. Brown mediante la tecnica Raman. Le
analisi vennero effettuate in più punti, utilizzando uno strumento Raman portatile con laser
rosso. Due colori erano presenti sulla pergamena: righe gialle e righe nere sovrapposte alle gialle,
ma in gran parte svanite. (Fig. 4)

             Figura 4. I punti della Mappa Vinland scansionati con la tecnica RAMAN

    Le analisi delle righe nere fornì esclusivamente lo spettro della figura 5, indice di un inchiostro
a base di carbone. L’analisi delle righe gialle mostrò un elevata fluorescenza di fondo, dovuta
probabilmente alla presenza di legami organici come gelatina, ma non impedì la determinazione
dell’anatasio, cioè lo stesso composto evidenziato nelle analisi degli anni 70.
    Va notato che l’anatasio fu identificato solo nelle righe gialle e non altrove sulla pergamena, a
riprova che la sua presenza è intenzionale e non dovuta a contaminazioni ambientali.
    Per quanto riguarda il libro The Tartar Relation, in esso le linee nere appaiono ugualmente
deboli e scolorite, con toni bruni, tuttavia non mostrano lo stesso spettro Raman registrato per
quelle nere della Mappa Vinland ; probabilmente vennero tracciate con un inchiostro a base di
gallotannato di ferro, un prodotto comune in epoca tardomedievale.
    Ciò sembrerebbe indicare che i due documenti non sono opera della stessa mano nello stesso
intervallo temporale.

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L'uso della spettrometria microsonda Raman ha definitivamente individuato i materiali utilizzati
per la costruzione di due importanti documenti storici, la Vinland Map e la relazione tartaro.
Anche se gli inchiostri utilizzati per la Relazione tartaro sono del tutto appropriati per il periodo
della sua costruzione, uno di quelli utilizzati per disegnare la Vinland Map non lo è. La presenza di
una linea gialla contenente anatasio, strettamente associato con un inchiostro di carbonio
stabile, indica che la mappa è un falso moderno.

                                          Figura 5. Spettro Raman che mostra l’inchiostro nero al
                                          carbone.

                                            Figura 6. Spettro Raman dell’inchiostro giallo che
                                            evidenzia la presenza di anatasio.

    Nel 2002, la datazione al radiocarbonio del Vinland Map data la pergamena della mappa al
1434 AD.
    Recentemente, Olin ha pubblicato una spiegazione del motivo per cui la presenza di anatasio
non dimostrerebbe che la mappa è un falso. L'analisi di autentici inchiostri medievali
confermerebbe ciò. E’ possibile che l’inchiostro della mappa, confrontato con alcuni dati storici
che descrivono la produzione, sia medievale. Sarebbe opportuno esaminare il contenuto
dell'inchiostro con il Carbonio 14, ma la dimensione del campione, necessaria per una tale
misura, sarebbe troppo grande e l’analisi quindi è proibitiva.

CONCLUSIONI
Vera o falsa che sia, la mappa ha comunque aperto un dibattito che in cinquant’anni non ha
trovato ancora una conclusione. Nuovi dettagli sono venuti alla luce, ad opera di una giornalista
                     inglese, sulla possibile origine della mappa. Secondo "The Sunday Times", del 4
                     Agosto 2002, sarebbe stato un Gesuita austriaco a creare la mappa Vinland.
                     Padre Joseph Fischer (nella figura a lato), morto nel ’44 a 86 anni, secondo la
                     ricercatrice Kirsten Seaver sarebbe stato il reale artefice della mappa. Frutto di
                     una mistificazione perpetuata 70 anni fa, Padre Fischer si sarebbe servito di
                     una pagina strappata da un volume del 1440 per creare una delle più abili
                     mistificazioni della storia. Padre Fischer, sempre secondo la ricercatrice,
                     avrebbe "costruito" la mappa in preda ad una profonda depressione, dopo la
sfiducia di alcuni accademici suoi rivali, avvenuta nel 1934. Tante teorie, e tante prove, per un
documento che continua a richiamare intorno a se l’attenzione di studiosi e di ricercatori. Forse
non potremmo mai avere prove certe dell’autenticità della mappa o di una sua origine
mistificatoria, fatto sta che grazie a questa disputa è stato riaperto un annoso dibattito per molti
decenni tenuto sopito.
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    Qualcuno è mai arrivato in America prima di Colombo? È possibile ipotizzare che Colombo
avesse consultato, o ottenuto, delle mappe estremamente dettagliate e che queste fossero state
la base per la sua spedizione [4] ?
    Oggi esistono pochi dubbi sulla possibilità che prima di Colombo qualcuno possa essersi
avventurato nel Nuovo Mondo [5].

Riferimenti
[1]    Wikipedia: La Mappa Vinland
[2]    J. Huston McCulloch. The Vinland Map - Some "Finer Points" of the Debate. 2008
[3]    Davide Bianchi. Le carte del mistero. Parte I: la mappa di Vinland. 2013
[4]    La Cosmographie Introductio del 1507. Ovvero Un castello di Carte… Geografiche" - di
       Claudio Piani, Archeomisteri, Nov.-Dic. 2002
[5]    Enrico Baccarin. VINLAND, LA MAPPA DEI MISTERI. 2003 Archeomisteri
[6]    Donahue, D. J.; Olin, J. S.; Harbottle G. (2002). "Determination of the Radiocarbon Age of
       Parchment of the Vinland Map". Radiocarbon 44: 45–52

                                                                               Francesca Nicolai
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