Indagine Radon nelle abitazioni della Regione Puglia
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Indagine Radon nelle abitazioni della Regione Puglia O. LATTARULO (*), V. MARTUCCI(**), L. VITUCCI(**) (*) Direttore Scientifico ARPA - Puglia (**) Direzione Scientifica ARPA - Puglia RIASSUNTO Il presente lavoro è stato eseguito dal CRR di Bari (Centro di Riferimento Regionale per il controllo della radioattività ambientale) dell’ARPA – Puglia nell’ambito dell’Indagine Nazionale promossa dall’APAT e dall’ISS, per determinare la concentrazione media nazionale e regionale del gas radon nelle abitazioni. Le misure della concentrazione di radon 222 sono state effettuate su un campione statistico, rappresentativo sia a livello regionale che come parte del campione statistico nazionale, di 310 abitazioni appartenenti a 9 (nove) Comuni. Il campione statistico rappresentativo di tutti i Comuni della Regione Puglia è costituito da Bari, Rutigliano (BA), Foggia, Troia (FG), Sant’Agata di Puglia (FG), Taranto, Lecce, Castrì di Lecce (LE) e Latiano (BR). La concentrazione di radon 222 è stata misurata mediante rivelatori passivi a tracce del tipo LR115 e CR39, posizionati all’interno delle abitazioni in due semestri successivi (autunno – inverno e primavera – estate). Sulla base dei dati sperimentali raccolti è stata valutata la variabilità della concentrazione di radon 222 nei due periodi dell’anno e la dipendenza dalla configurazione architettonica dell’edificio ed dalla sua localizzazione, dall’anno di costruzione degli edifici, dai materiali di costruzione utilizzati ed dalla presenza di finestre nel locale dosimetro.
INTRODUZIONE La radioattività naturale negli ambienti chiusi, come abitazioni, uffici, scuole, altri edifici pubblici, ecc., rappresenta la maggiore fonte di esposizione dell’uomo alle radiazioni ionizzanti. Il radon e i suoi prodotti di decadimento contribuiscono a questa esposizione per oltre il 50%. Il radon è un elemento chimico radioattivo gassoso appartenente alla famiglia dei 199 cosiddetti gas nobili o inerti con numero atomico 86; esso ha 26 isotopi che vanno da Rn a 226 Rn; in particolare, la maggiore importanza per la dose di radioattività naturale è da attribuirsi al radon 222, nell’ambito dei componenti della famiglia dell’uranio 238, sia per le sue modalità di decadimento sia, soprattutto, per le sue caratteristiche chimiche poichè può diffondere dal mezzo in cui è stato prodotto nell’atmosfera ed essere respirato dall’uomo. Il radon 222, una volta formatosi, raggiunge l’interfaccia materia-aria e, in quantità inferiore, l’interfaccia liquido-aria, liberandosi in seguito nell’atmosfera. Affinché si verifichi un rilascio efficiente di radon negli spazi d’aria presenti nel suolo, l’atomo di radon si deve formare nei primi 20-70 mm della superficie del minerale. Una volta formatosi, il radon si comporta diversamente a seconda che si trovi all’esterno o all’interno degli edifici. All’esterno, essendo un gas, si disperde rapidamente per cui le sue concentrazioni sono basse; all’interno degli edifici, invece, a causa del ridotto ricambio di aria, esso tende a concentrarsi. Le più importanti sorgenti di radon all’interno degli edifici sono rappresentate dal suolo, dai materiali da costruzione e dall’arredo; un contributo minore è dato dalle acque per uso domestico quando provengono da pozzi profondi situati in aree ad elevato contenuto di radioattività e dalla combustione dei gas per la produzione di energia negli edifici. Il gas contenente radon proveniente dal suolo penetra negli edifici attraverso le fondamenta, le fessure dei muri e gli scarichi degli impianti. Sulla base di successivi studi più dettagliati, è stato visto che il meccanismo fondamentale che trasporta il gas dal suolo all’interno delle abitazioni è la differenza di pressione tra l’ambiente interno e quello esterno. Infatti il flusso determinato dalla differenza di pressione (movimento da un’area ad alta ad una a bassa pressione), viene aumentato in inverno dal cosiddetto “effetto camino”, determinato dalla continua risalita di aria calda (5)(8). 2
Studi recenti hanno evidenziato a livello mondiale concentrazioni medie di radon indoor di 40 Bq/m3 , mentre all’aria aperta si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai concentrazioni pericolose (6)(10). In questo lavoro vengono presentati i risultati ottenuti nella Regione Puglia, attraverso l’esame di un campione di 310 abitazioni. Inoltre, vengono valutate le variazioni di concentrazione del radon indoor nelle abitazioni in rapporto al periodo dell’anno primavera – estate ed autunno – inverno, alla configurazione architettonica dell’edificio ed alla sua localizzazione, all’anno di costruzione degli edifici, ai materiali di costruzione utilizzati ed alla presenza di finestre nel locale dosimetro. METODI Al fine di ottenere la rappresentatività anche a livello regionale, la scelta del campione nell’indagine nazionale è stata effettuata con il metodo del “campionamento stratificato a due stadi ”, nel seguente modo: 1° Stadio – Selezione dei Comuni: Su 8091 complessivi comuni italiani ne sono stati selezionati 200; tra questi 50 sono entrati di diritto nel campione in quanto presentavano un numero di abitanti superiore alle 100.000 unità. I restanti 150 sono stati selezionati per regione secondo la proporzione di campionamento 1/53 ottenuta dividendo il numero totale di comuni italiani con abitanti inferiore ai 100.000, cioè 8041, per 150. Per la Puglia, oltre ai 4 capoluoghi di provincia con popolazione superiore alle 100.000 unità (Bari, Taranto, Lecce e Foggia), in accordo con il risultato ottenuto dal rapporto 253 (numero di comuni pugliesi con abitanti inferiore ai 100.000) su 53, sono stati selezionati in modo casuale altri 5 comuni (Sant’Agata di Puglia (Fg), Castrì di Lecce, Latiano (Br), Rutigliano (Ba), Troia (Fg)). 2° Stadio – Selezione delle famiglie: su un totale di circa 1.253.781 famiglie residenti in Puglia sono state selezionate 310 famiglie da monitorare all’interno dei comuni prescelti con una probabilità pari a 1/ 4000, costante ad ogni stadio, secondo la metodologia dell’indagine nazionale (1). In questa indagine regionale, la valutazione della concentrazione del radon nelle abitazioni è stata effettuata riferendo ad un arco di tempo prolungato (due periodi consecutivi di sei mesi, Primavera-Estate e Autunno-Inverno). Le difficoltà determinate dalle variazioni della concentrazione del gas radioattivo in relazione alla temperatura, all’umidità, alla pressione, 3
alla ventilazione dei locali e soprattutto al tempo, sono state superate con l’impiego dei dosimetri specifici più utili per le indagini su larga scala detti “monitori integratori passivi a tracce nucleari”, che hanno consentito di misurare il valore della concentrazione media in opportuni intervalli di tempo. Tali dosimetri, costituiti da film e lastre di polimeri CR39 e LR115 sono sensibili unicamente alle radiazioni alfa e sfruttano il danno ai legami chimici (traccia latente) causato dalle particelle alfa che colpiscono il particolare materiale; in seguito, le tracce alfa prodotte possono essere evidenziate sottoponendo i rilevatori ad un trattamento chimico e/o elettrochimico, che, amplificando le tracce, le rendono misurabili con diverse tecniche ottiche o opto-elettroniche. Il dispositivo messo a disposizione per l’indagine è costituito da una busta di polietilene termosaldata, all’interno della quale sono posizionati due rilevatori a tracce, utilizzati, l’uno, come misuratore, l’altro, come campione di riferimento. Il polietilene permette il passaggio del radon all’interno del dispositivo, impedendo in tal modo l’ingresso dei prodotti di decadimento del radon; in poco tempo la concentrazione del radon all’interno del dispositivo si equipara a quella presente all’esterno. Inoltre il polietilene presenta una bassa permeabilità al vapore acqueo. All’interno del dispositivo, il radon ed i suoi discendenti emettono particelle alfa che lasciano delle tracce sui rilevatori, la cui densità è proporzionale alla concentrazione di radon. La densità di tracce nucleari riscontrabili per ogni cm2 di rilevatore può essere espressa in termini di concentrazione di radon (misurata in Bq/m3 ) con l’ausilio di un fattore di calibrazione adeguato. La costante di calibrazione stabilita per i dosimetri con CR39 è pari ad una traccia per cm2 per mese di esposizione = 0,41 Bq/m3 e quella stabilita per i dosimetri LR115 è uguale a 0,40 Bq/m3 . I rilevatori a tracce nucleari consentono di misurare il valore della concentrazione media di radon per lunghi periodi (6 mesi-1 anno). Per il confronto statistico delle concentrazioni medie di radon tra i semestri rispetto alle variabili considerate quali comuni, materiale ed anno di costruzione, posizione del piano di rilevazione, numero di finestre nel locale di rilevazione, è stato utilizzato il test non parametrico di Wilcoxon per dati appaiati, fissando un livello di significatività pari al 5%. Per l’analisi stratificata per semestre è stato utilizzato l’analisi della varianza ad una via di Kruskall-Wallis sempre fissando un livello di significatività pari al 5% e per l’analisi statistica è stato utilizzato il software statistico SPSS. 4
RISULTATI Nella tabella 1 sono riportate le concentrazioni medie di radon dei comuni pugliesi considerati, riferite alla stagione primavera-estate (I Semestre) e autunno-inverno (II Semestre), oltre che la deviazione standard e la mediana. Le variazioni di concentrazioni medie di radon sono risultate statisticamente significative nel confronto tra i due semestri per tutti i comuni (p0.05). Nella figura 1 e nella figura 2 è possibile osservare le variazioni di concentrazioni riferite ai due semestri, per ogni comune pugliese considerato. Nel II Semestre (Autunno-Inverno) si evidenzia un considerevole aumento delle concentrazioni di radon indoor in particolar modo nei comuni di Lecce e Castrì di Lecce, dove si raggiungono rispettivamente concentrazioni medie pari a 167 Bq/m3 e 128 Bq/m3 . Nella tabella 2 sono state confrontate le concentrazioni medie di radon in rapporto all’anno di costruzione degli edifici monitorati; anche in questo caso è possibile osservare una maggiore concentrazione media nel secondo semestre rispetto al primo per tutti gli edifici (p
chiusi varia a seconda della ventilazione del locale. Tuttavia, come si nota nella tabella 5 e nella figura 6, mentre è conservata la differenza tra il secondo e il primo semestre nell’ambito della stessa tipologia, non si osserva una variazione statisticamente significativa rispetto al numero di finestre del locale (p>0.05). La tabella 6 riporta la concentrazione media di radon rilevata nelle abitazioni della Regione Puglia insieme a quelle rilevate nelle altre regioni italiane nell’indagine nazionale (1). DISCUSSIONE In base ai dati riportati in questo studio emerge l’esistenza di una correlazione tra i risultati ottenuti e due importanti fattori: tipologia edilizia e caratteristiche geologiche del sottosuolo. Il primo aspetto impone di considerare la circostanza che gli edifici realizzati in muratura portante ( tufo e pietra leccese) o con struttura mista ( cemento-laterizi e tufo) sono quelli nei quali sono state misurate le maggiori concentrazioni di radon a riprova dell’importanza che rivestono i materiali da costruzione e le tipologie edilizie nel determinare le concentrazioni di radon indoor. In tali edifici il radon accede, oltre che per esalazioni dalle pareti, filtrazione della rete idrica e del gas, anche attraverso fessure di interstizi non perfettamente compatti. Negli edifici moderni, costruiti con laterizi su fondazioni in cemento, l’esalazione di radon dal suolo e dalle pareti è minore, risultandone quindi la concentrazioni di radon indoor inferiori rispetto a quelle misurate negli edifici in muratura portante in tufo o mista. In ordine al secondo fattore, il sottosuolo, è necessario considerare che la Puglia consta di un substrato calcareo risalente all’età Cretacica che affiora nella penisola salentina, sul Gargano e sulle Murge. Esso risulta essere roccia di origine sedimentaria che ha subito un metamorfismo in seguito a variazioni di pressioni e temperatura causate dagli eventi tettonici di quel periodo. La pietra leccese, nella fattispecie, all’esame petrografico risulta essere una roccia calcarea il cui principale componente è il carbonato di calcio presente sotto forma di cemento calcitico di granuli calcarei costituiti dalla fossilizzazione di microrganismi di specie planctoniche e bentoniche. Il fenomeno del carsismo quindi influisce sensibilmente sul processo di esalazione del radon attraverso la formazione di una rete sotterranea di diffusione del radon che, trasportato dall’acqua e dai gas, percorre grandi distanze e viene liberato 6
all’esterno grazie alla presenza di numerose faglie e per tali ragioni anche rocce calcaree caratterizzate da un contenuto relativamente basso di uranio, possono liberare notevoli quantità di radon (3). Per quanto concerne le possibili tecniche di mitigazione della concentrazione di radon all’interno degli edifici, tutte si basano sulla riduzione dell’ingresso del gas dal suolo, causato dal fatto che l’edificio è in depressione rispetto all’esterno. Le più studiate sono la depressurizzazione del suolo sottostante l’edificio, la depressurizzazione del vespaio e la ventilazione dello stesso vespaio e tutte e tre le tecniche presentano pregi e difetti, in quanto il successo di ogni azione di rimedio dipende fortemente dalla struttura dell’edificio, dalla composizione del suolo e dalle sue caratteristiche, ad esempio la permeabilità. Allo stato attuale delle conoscenze, comunque, si pensa sia ancora difficile codificare le metodologie d’intervento. Si ritiene infatti che debba essere necessario acquisire molte esperienze operative per ottimizzare il processo decisionale sul miglior tipo di azione da adottare (9). In conclusione, i risultati di questo studio consentono di affermare ulteriormente che l’inquinamento da radon indoor costituisce un problema non irrilevante in quanto rappresenta una delle cause più importanti di tumore polmonare. Come affermato recentemente da alcuni autori sarebbe opportuna l’utilizzazione del principio precauzionale che implica la necessità di limitare, il più possibile, l'esposizione al radon indoor. Tale principio si basa sulla dibattuta ipotesi dell’assenza di soglia nella relazione dose-risposta tra esposizione al radon ed effetti oncogeni, relazione che è stata stabilita sia per l’esposizione professionale che per quella indoor (2). B IBLIOGRAFIA 1. BOCHICCHIO F, CAMPOS VENUTI G, NUCCETELLI C, e coll: Results of the representative italian national survey on radon indoors. Health Physics 1996; 70 n°5 :741-748 2. DE BROUWER C, LAGASSE R: The precautionaly principles applied to lung cancer risk caused by residential radon. Rev Epidemiol Santé Publique. 2002; Apr 50 2:147-157 3. GRASSI D: Il carsismo della Murgia (Puglia) e sua influenza sulla idrogeologia della regione. Geol Appl Idrogeol 1974; 9 :119-160 7
4. IARC - International Agency of Research on Cancer /WHO-World Health Organization: Evaluation of carcinogenic risks to humans: man-made fibres and radon. IARC Monograph 1988; 43 Lyon 5. NERO A: Earth, air, radon and home. Physics Today 1989; 42: 32-39 6. POLPONG P, BOVORNIKITTI S. Indoor radon. J Med Assoc Thai 1998;81(1):47-57 7. STRANDEN E, STRAND T. A dosimetric discussion based on measurements of radon daughters equilibrium and unattached fraction in different atmospheres. Radiation Protection Dosimetry 1986;16:313-318 8. TOMMASINO L. Radon, Enciclopedia of Analytical Science 1998; 4359- 4368 9. TORRI G, FEROCE C, GIANGRASSO M, e coll: Azioni di rimedio in edifici con elevate concentrazioni di radon ed applicazioni pratiche ad alcune abitazioni italiane. Atti Convegno Radon tra Natura ed Ambiente costruito, Venezia 24-26 Nov 1997 10. UNSCEAR - United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation. Sources and effects of ionizing radiation. New York: United Nations; E.94. IX.(2) 1993 8
Tabella 1 – Concentrazioni di Radon nei comuni pugliesi nei due semestri COMUNI N° OSSERV CONC MED DS MIN MAX MEDIANA p S. AGATA ISEM 21 48,81 27,546 14 122 46 NS II SEM 52,43 30,003 17 137 45 BARI I SEM 26 23,85 10,063 9 57 25,5 p
200 Concentrazione (Bq/mc) 100 0 S. Ba Ca Fo La Le Ru Ta Tr oia tia cc Ag gg ra ri tig str nto no e lia ia ata ìd no iL di ec Pu ce gli a Comune Figura 1 – Concentrazioni Radon nel I semestre (Primavera-Estate) 10
400 300 Concentrazione (Bq/mc) 200 100 0 S. Ba Ca Fo Lec La Le Ru Ta o Tr oia cc tia Ag gg ra ri tig str nto no e lia ia ìd ata n i di Pu ce gli a Comune Figura 2 – Concentrazione Radon nel II semestre (Autunno-Inverno) 11
Tabella 2 – Variazione della concentrazione media di radon in relazione all’anno di costruzione degli edifici ANNO DI COSTRUZ. SEM CONC MEDIA DS MIN MAX MEDIANA p
Figura 3 – Concentrazione media di radon per anno di costruzione 13
Tabella 3 – Variazione della concentrazione media di radon in relazione alla posizione del dosimetro rispetto al piano stradale PIANO SEMESTRI CONC MED DS MIN MAX MEDIANA p SOTTERRAN PRIMO 75 41,012 46 104 75 NS SECONDO 107 98,995 37 177 107 SOPRATER PRIMO 52,91 41,682 12 288 45 p
Figura 4 – Concentrazione media di radon per posizione del dosimetro rispetto al piano stradale 15
Tabella 4 – Variazione della concentrazione media di radon in relazione al materiale di costruzione MATERIALE SEM CONC MED DS MIN MAX MEDIANA p CEMENTO PRIMO 34,77 29,571 6 288 27,5 p
Figura 5 – Concentrazione media di radon per materiale di costruzione 17
Tabella 5 – Variazione della concentrazione media di radon in relazione al numero di finestre nel locale di rilevamento FINESTRE SEMESTRI CONC MED DS MIN MAX MEDIANA p UNA PRIMO 42,83 26,944 16 104 32 p UNA PRIMO 41,25 31,656 6 288 31 p0,05 NS test Kruskall-Wallis II SEM X2=0,0464 p>0,05 NS 18
Figura 6 – Concentrazione media di radon per presenza di finestre 19
Tabella 6 - Concentrazioni medie di radon nelle ventuno regioni italiane rilevate nell’indagine nazionale (3) REGIONI CONCENTRAZIONE MEDIA (Bq/mc) PIEMONTE 69 VALLE D'AOSTA 44 LOMBARDIA 111 ALTO ADIGE 70 TRENTINO 49 VENETO 58 FRIULI VENEZIA GIULIA 99 LIGURIA 38 EMILIA ROMAGNA 44 TOSCANA 48 UMBRIA 58 MARCHE 29 LAZIO 119 ABRUZZO 60 MOLISE 43 CAMPANIA 95 PUGLIA 51 BASILICATA 30 CALABRIA 25 SICILIA 35 SARDEGNA 64 ITALIA 75 20
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