Istituto A. Lorenzetti di Sovicille, Chiusdino, Monticiano - A.S. 2020-2021 Esame di Stato di Scuola Secondaria di I Grado Tesina di Lorenzo ...
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Istituto A. Lorenzetti di Sovicille, Chiusdino, Monticiano A.S. 2020-2021 Esame di Stato di Scuola Secondaria di I° Grado Tesina di Lorenzo Chesi Classe 3 sez F Il trekking: organizzazione, analisi storica, artistica e naturalistica
Fin da quando ero piccolo, mi è sempre piaciuto stare all’aria aperta, camminare nei boschi e stare a contatto con la natura. Nel corso di questi anni, ho avuto modo di fare molti percorsi nella Montagnola Senese, uno dei comprensori più interessanti della Toscana, anche se non molto conosciuto. Geograficamente, la Montagnola, si estende per 150 kmq a ovest di Siena e il suo territorio è racchiuso fra i comuni di: Casole d’Elsa, Monteriggioni, Sovicille e Siena. I rilievi sono di altezza modesta e si aggirano tra i 500-600 metri. La vetta più alta è quella del Monte Maggio (671 m). La nostra Montagnola è caratterizzata da fitti boschi, dove la presenza dell’uomo, in passato, ha lasciato le sue tracce con castelli medievali, eremi e Pievi romaniche, che ci raccontano la storia del territorio.
FLORA E FAUNA La Montagnola Senese, sebbene sia stata fin dall’epoca etrusca, densamente popolata, ha mantenuto un buon grado di naturalità della sua vegetazione. Gran parte della sua superficie è coperta dai boschi di querce caducifoglie, come la roverella, il cerro, la rovere e querce da sughero. Durante il mio trekking sul sentiero 114, ho notato una presenza maggiore del leccio, dovuto al fatto che in epoca passata, è stato favorito il suo sviluppo, per la qualità del legname e per i frutti utilizzati per nutrire gli animali. Stessa cosa per il castagno, presente in alcune zone limitrofe al percorso, i cui frutti sono stati importanti per la popolazione, soprattutto nel periodo della guerra. Il tipo di vegetazione è caratterizzato da arbusti tipici della macchia mediterranea come: l’Erica selvatica e Erica scoparia (quest’ultima ancora utilizzata per fare oggetti di uso quotidiano, come le scope), il Corbezzolo, in latino “Arbutus unedo”, che nel nostro dialetto viene chiamato “Albatrello”, i cui frutti commestibili, venivano un tempo utilizzati per preparare marmellate.
Altri arbusti presenti sono: il Ginepro (anche questo usato ancora oggi, per aromatizzare le carni di selvaggina), il Rosmarino, il Pungitopo e il Lillatro, in latino “Phillyrea latifolia”, anche quest’ultimo utilizzato come foraggio per gli animali. Il sottobosco è ricco di muschi e in primavera di fiori selvatici come il Ciclamino, la Primula selvatica e la Pervinca. In autunno i boschi sopra Rosia, sono ricchi di funghi, soprattutto porcini e leccini. Durante il trekking, non ho avuto occasione di incontrare animali selvatici, ma attraverso le loro tracce, posso dedurre la presenza di cinghiali e caprioli. Dai rumori del bosco ho potuto udire il cinguettio di uccellini, come: il Picchio, il Merlo, la Cinciallegra e la Ghiandaia. Sicuramente, anche se non li ho visti, il sottobosco è abitato da molti rettili (lucertole, ramarri e serpenti) e alcuni come la vipera, sono velenosi.
ANALISI GEOLOGICA DEL TERRITORIO La Montagnola Senese ha una natura geologica molto complessa. Circa un milione di anni fa, prima che le enormi forze del sottosuolo iniziassero a sollevare le Alpi e gli Appennini come le vediamo adesso, già spuntava dalla superficie delle acque quella catena collinare che sulle carte geografiche viene individuata come La Montagnola. Infatti essa è costituita da un nucleo di formazioni metamorfiche di età mesozoica (oltre 65 milioni di anni fa), formazioni mesozoiche marine e coltre di sedimenti fluviali di età più recente. Le rocce più antiche della Montagnola rappresentano un insieme di formazioni sedimentarie a composizione calcarea con affioramenti di scisti (natura argillosa). Il gruppo delle formazioni carbonatico-silicio- argillose comprende le dolomie grigie, i calcari cristallini (marmi bianchi), calcari ceroidi (marmi gialli) e infine il classico calcare cavernoso. Quest’ultimo si è formato per precipitazione di sali carbonatici in acque poco profonde, durante episodi di chiusura dell’Oceano Tetide. Via via che il bacino diveniva più piccolo le acque più calde evaporavano, lasciando precipitare i sali.
La Montagnola Senese è, fin dal medioevo, un importante centro di estrazione del famoso Marmo Giallo di Siena, utilizzato anche per la decorazione di importanti monumenti, come il Duomo di Siena. A nord della Fattoria delle Reniere si trovano le rocce scistose, anche queste di origine sedimentaria, ma composte da un materiale prevalentemente argilloso. L’argilla depositata in acque ancora profonde è poi stata compattata da grandi pressioni trasformandosi in Scisti, rocce con strati evidenti che si separano per piani paralleli, come le pagine di un libro. Il Calcare Cavernoso, presente su tutta la Montagnola, è di colore grigio, con una superficie spugnosa, ricca di piccole cavità. Le cavità sono dovute dalla presenza di sali più solubili del calcare, che sono stati sciolti dall’acqua. In alcune zone vicino al Monte Maggio, questa sua natura calcarea, ha favorito la formazione di processi carsici, con la formazione di grotte, con una profondità che si aggira tra i 50-60 metri.
ANALISI CARTOGRAFICA DEL PERCORSO Prima di iniziare il percorso, SAPETE COME SI LEGGE UNA CARTINA GEOGRAFICA? Per analizzare una cartina, in questo caso di tipo topografico, della Montagnola, ci basiamo fondamentalmente delle curve di livello. Ma cosa sono? Le curve di livello sono linee snodate di forma curva, che nella cartina di tipo topografico, uniscono punti con la stessa altitudine e la stessa distanza verticale dal piano di riferimento, ovvero quota zero. Queste curve servono a farci capire a colpo d’occhio dove si trova una struttura o un lago o un fiume, attraverso il passaggio di queste linee sulla carta. Sulla mappa queste linee possono avere diversi intervalli tra l’una e l’altra e questi possono dipendere dalla scala della cartina e talvolta dal paesaggio che viene rappresentato. Ad esempio, nella cartina sottostante, con una scala di 1:10000, si possono notare che le curve di livello non sono tutte ad intervalli regolari, ma ci sono anche altezze con numeri decimali! Ovviamente dove il paesaggio è più ripido, le curve saranno più ravvicinate, mentre là dove il paesaggio è più piatto, le curve saranno più distanti fra loro. In corrispondenza di fiumi e ruscelli, sulla carta, formeranno un motivo a V. La punta della V punta sempre a monte. Sicuramente l’uso della bussola o quella del GPS, possono risultare utili per fare trekking. Prima di iniziare è consigliato, con l’utilizzo di questi strumenti, di orientare la carta. Tutte le carte sono più o meno orientate a Nord, ma per riuscire a conoscere precisamente la nostra direzione, è importante appoggiarsi una bussola magnetica, orientando il lato superiore della mappa in direzione dell’ago. A questo punto saremo certi di muoversi nella strada giusta.
IL CAI DI SIENA Uno dei miei sentieri preferiti è il 114, che ho avuto occasione di percorrere poco tempo fa insieme al mio compagno di classe Guido. Questo percorso inizia da Rosia, precisamente dalla Pieve Romanica di San Giovanni Battista e si conclude nel borgo di Tonni. Segnaletica Il Sentiero 114 è gestito dal CAI (Club Alpino Italiano) di Siena. usata dal Prima non conoscevo le attività di questa associazione e per questo è stata CAI. molto interessante l’intervista che ho fatto ad un suo membro, Giacomo Gambini, che mi ha illustrato le loro attività. Il CAI di Siena nasce nel 1970, da un gruppo di ragazzi, amanti della montagna, che decisero di trasformare la propria passione, in attività per la gestione e la manutenzione dei sentieri nella provincia di Siena. Infatti il CAI si occupa di oltre 100 km di sentieri e per mantenerli hanno organizzato gruppi di persone che puliscono e sistemano i percorsi. Inoltre si occupano della mappatura e della segnaletica, fondamentale per gli escursionisti e gli amanti del trekking per non perdersi! Per far sì che la segnaletica sia presente sui percorsi, il CAI utilizza cartelli in legno, all’inizio e nei punti in cui si incrociano i sentieri e segnali bianchi e rossi sui tronchi e sulle rocce. Negli ultimi anni il taglio del bosco sta rappresentando un problema per mantenere la segnaletica, oltre ai problemi legati all’inquinamento e alle discariche abusive. Per questo, esiste la TAM (Tutela Ambiente Montano) che si occupa della battaglia contro l’abbandono dei rifiuti.
DESCRIZIONE PERCORSO CAI 114 Percorriamo la strada asfaltata in direzione del Castello di Rosia e proseguiamo verso la parte più alta e panoramica del paese, chiamata le Capannacce. Salendo la collina verso l’acquedotto di Rosia, attraversiamo un uliveto percorrendo una strada ciottolosa, delineata da un muretto a secco. Continuiamo sempre sulla stessa strada in salita, in mezzo al bosco, fino a raggiungere il Crocino, così chiamato per il suo incrocio di viottoli, dove noi svoltiamo a sinistra sul sentiero CAI 114, ben segnalato. Continuiamo in discesa, nel bosco, facendo attenzione, perché il terreno è ciottoloso e molto disconnesso. Dopo aver attraversato il guado di un fosso in secca, il percorso prosegue con una strada in salita lastricata con muri a secco ai lati e arriva davanti all’incrocio per andare alla Fattoria delle Reniere. Svoltiamo sulla destra in direzione di Pretale e alla fine della strada sterrata, arriviamo al borgo di Tonni.
QUALI SONO I BENEFICI DEL TREKKING? Il trekking all’aperto è un’attività motoria che porta molti benefici, sia fisici che mentali e, soprattutto nell’era Covid, si è rilevato un grande alleato per migliorare la vita di molte persone. Camminare all’aria aperta, ha permesso a molti di recuperare il proprio equilibrio emotivo ed a rimettersi in forma dopo questo periodo difficile, trascorso in casa, lontano dagli affetti e a volte anche dal lavoro. Adesso vediamo quali sono i reali benefici del trekking! 1. Dona serenità e benessere emotivo Il trekking è un’ottima valvola di sfogo, per allentare lo stress e le varie complicazioni della vita quotidiana. Durante questa attività fisica viene stimolata la produzione di endorfine, che potrebbe generare una piacevole e rilassante sensazione di benessere. 2. Migliora il rendimento cerebrale Secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti, il trekking migliora la propria capacità creativa del 50%. Aiuta il cervello a rilassarsi e dare una sensazione di sollievo, ma non solo! Con il passare degli anni il nostro cervello inizia a deteriorarsi, invece praticando questa attività motoria, si riduce il deterioramento e aumentano le nostre funzioni cognitive.
3. Tonifica i muscoli Come in tutte le attività motorie, praticate sia all’aperto che al chiuso, i muscoli hanno un ruolo fondamentale. Con questa attività vengono tonificati e per quindi praticando questo sport la muscolatura diventa più efficiente. Ecco quali sono i muscoli sollecitati durante il trekking: • I quadricipiti, sono i muscoli anteriori della coscia e ci aiutano mantenere l’equilibrio durante le camminate • I polpacci, muscoli della parte inferiore della gamba, sono molto importanti, perché ci permettono di fare vari cambi di intensità e di sforzo fisico, a seconda del tipo e della pendenza del terreno. • I glutei, un gruppo di muscoli utili per sostenere il nostro busto, in qualsiasi attività fisica. Nel trekking ci aiutano soprattutto a sostenere un peso, come il carico del nostro zaino.
• I muscoli dell’anca, che si dividono in adduttori e flessori, sono fondamentali durante le escursioni, perché essi ci aiutano a sostenere la parte bassa della schiena e i glutei, a ridurre le tensioni e gli urti. Sono considerati anche un ammortizzatore naturale, comodi per affrontare percorsi con un terreno disconnesso! • Infine gli addominali, che si trovano nella parte frontale e bassa del torace, ci forniscono un ulteriore supporto per sostenere il tronco. Sono fondamentali, perché ci aiutano a tenere una postura eretta, il carico sulla nostra schiena e le varie sollecitazioni a cui il nostro corpo è sottoposto durante un escursione. 4. Aiuta la circolazione del sangue nel nostro corpo E bene sì! Il trekking ci aiuta a mantenere il regolare flusso di sangue nel corpo e ci protegge da vari problemi cardiovascolari. Se questa attività fosse ripetuta quotidianamente e moderatamente, porterebbe enormi benefici sia al cuore che a tutti gli organi! 5. Aumenta la respirazione Come tutti sappiamo l’unica cosa a cui non possiamo assolutamente rinunciare quando facciamo un trekking, è l’ossigeno! Così l’attività motoria aiuta i nostri polmoni ad espandersi, ad immagazzinare più aria possibile e ad ossigenare il nostro corpo.
Possiamo dire che il trekking, in sé è un’ottima attività fisica, perché ci aiuta a risolvere problemi mentali e a mantenerci in forma. Oggi come afferma l’OMS, vivere una vita sedentaria è uno dei principali fattori di rischio per la salute ed è il responsabile del 10% delle morti europee. Per questo, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, raccomanda agli adulti di svolgere almeno 150 minuti di attività fisica settimanale, mentre i bambini e i giovani devono svolgere almeno 60 minuti di attività motoria quotidianamente. Il trekking è semplice come bere un bicchiere d’acqua, non ha costi eccessivi e basta la costanza e la volontà di camminare 30 minuti al giorno, per avere immediati benefici.
COMMENT JE M’HABILLE POUR FAIRE DU TREKKING Quand je fais du trekking, en plus d'avoir l'équipement nécessaire pour ne pas se perdre, il faut avoir des vêtements pratiques. Tout d'abord, je porte des bottes, qui sont indispensables pour se promener dans les bois. Ils sont nécessaires dans toutes les situations, aussi bien pour se grimper que pour se protéger des morsures d'animaux. L’anorak Le sac à dos. Ensuite, je m’habiller par couches avec : une T-shirt léger en coton, une sweat-shirt en laine, un pantalon en coton, long ou court selon la saison, et un chapeau en tissu pour me protéger du soleil ou en laine pour le froid. Si le temps est mauvais, j’ai besoin d’un anorak ou un blouson imperméable pour me protéger de la pluie. La dernière chose, mais aussi la plus importante, est le sac à dos, où je mets tous les objets dont je peux avoir besoin: Le baton de trekking Le pantalon - le smartphone pour faire des photos et téléphoner. court - une mappe de l’itinéraire et le GPS. - une boussole. - une grande gourde d’eau en métal . - la nourriture. - le nécessaire pour les premiers secours. Les bottes qui en étè - un sac en plastique pour ramasser les ordures dans le bois. sont plus legéres. Enfin je prends mes bâtons de trekking et je suis prêt à partir!
PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI ROSIA La Pieve di San Giovanni Battista si trova nel borgo medievale di Rosia e risale al XII sec. Infatti questo edificio venne nominato per la prima volta, in un documento risalente al 1334, con il quale il vescovo Ranieri di Siena, le donò alcuni beni prendendola sotto la sua tutela, dietro pagamento di ventiquattro denari. La Pieve è in stile romanico e questo lo si capisce dalla sua pianta rettangolare divisa in tre navate, dal tetto realizzato a capanna in legno e dall’aspetto semplice e sobrio, tipico del periodo. In età romanica la chiesa, oltre ad essere un luogo per la preghiera, era anche il simbolo di comunità. Infatti prima ci si riuniva in chiesa per le tutele pubbliche. Nel XIV sec, dopo la costruzione della fonte battesimale, ci furono grandi restauri e probabilmente in questo periodo fu ribaltato l’accesso della chiesa, per far sì che l’entrata fosse sulla Via Francigena. Infatti il borgo di Rosia, grazie alla sua posizione strategica sulla via del commercio verso la Maremma, si era notevolmente sviluppato rispetto l’antico borgo, che era sorto sotto il castello.
Guardando la facciata ci si rende subito conto di come fosse il suo aspetto originario: le tre monofore piombate dovevano illuminare l’abside e il portone con il suo architrave, aggiunto successivamente, è in chiara posizione asimmetrica rispetto a loro. Quello che era l’ingresso originale, oggi è interrato fino a metà della sua altezza. Molte incertezze rimangono, perché se dividiamo la facciata in due parti, possiamo notare che una è più larga e una più stretta. Probabilmente uno scavo archeologico ai piedi della chiesa, ci svelerebbe questo segreto come la presenza o meno dell’abside. Dall’osservazione della cortina muraria si vede che la porta è stata realizzata in rottura, ma la cortina appare uniforme e non si vedono chiaramente tracce di un abside, che invece sembrano apparire nella fotografia. Una particolarità di questa chiesa è sicuramente il campanile, che è staccato dal resto della struttura, come in molte chiese del Nord Italia. Costruito in stile romanico, con influenze lombarde, è considerato uno dei campanili più belli nella provincia di Siena. La torre è caratterizzata da tre livelli di monofore, bifore e trifore, che la rendono snella e leggera. Originariamente non aveva né i merli né la copertura, che furono aggiunti nel XIX sec.
La Pieve di Rosia, al suo interno, possiede poche opere visibili, alcune, come la statua lignea del San Giovanni Battista, opera di Niccolò dei Cori, è conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena, altre, come gli affreschi medievali della storia della vita di Maria sono purtroppo andati persi. Sull’altare si trova “La Madonna in trono con San Sebastiano e San Antonio” di Guidoccio Cozzarelli, risalente al 1491. Quello che possiamo ammirare oggi, è solo una parte dell’opera originale, perché fu segata in più parti, per poterla inserire in un tabernacolo. Si pensa che la sua forma originale fosse un trittico, ovvero tre pannelli divisi da colonne, dove all’interno fosse rappresentata una sacra conversazione tra Maria e i Santi. Successivamente fu aggiunto il rosario fra le mani della Vergine e la scritta in oro “Regina Sanctissimi Rosarii”. Questa è una delle opere più belle del Cozzarelli, pittore senese della bottega di Matteo di Giovanni, fu molto apprezzato in Toscana e anche a Siena, dove dipinse numerose miniature, oltre ad una tavoletta della Biccherna visibile all’Archivio di Stato di Siena.
LA STORIA DELLA FATTORIA DELLE RENIERE La storia della Fattoria delle Reniere risale al XII sec, periodo in cui si presuppone sia stata costruita la torre. Il primo documento ufficiale in cui viene nominato «le Raniere» è una pergamena del 1256, conservata nell’Archivio di Stato di Siena, dove insieme agli abitanti di Tonni e Pretale, venne nominato un procuratore per prestare obbedienza alla città di Siena. La Torre delle Reniere, come quella di Pretale e di Montarrenti, nasce come baluardo di difesa sul confine fra Siena e Volterra. Erano abitate da militari che, con le famiglie, coltivavano anche le terre circostanti. Nell’800, la fattoria su ampliata e furono apportate anche delle modifiche strutturali alla torre. Torre originaria
Tetto fatto nel In questo punto si può notare la 800, a falde differenza dei due muri. Si può inclinate con notare che è stata aggiunta, a una copertura sinistra della torre, una nuova tipica dei coppi parte di edificio. ed embrici in laterizio Base a scarpa, secondo lo stile Le pietre medievale utilizzate sono calcaree- cavernose e Questo è un arco di marmi gialli mattoni, risalente all’800. della Montagnola. Finestrella in pietra Piccolo originale, che oggi è stemma in stata chiusa ceramica (tamponatura con del 1796. pietra).
L’edificio della torre delle Reniere era in origine a base quadrata, alta, snella e senza la copertura del tetto, come una classica torre di avvistamento. Per la costruzione sono stati impiegati i materiali reperiti nella zona, come le rocce calcaree-cavernose e il marmo giallo, un tempo estratto nelle cave vicino a Montarrenti. Nella facciata si possono individuare degli elementi originali, come una finestra con un architrave a forma di arco in pietra. Sulla parete, a destra dell’edifico, si raggiunge la porta di ingresso originale. Attraverso una scala in pietra a doppia rampa addossata ad un muretto in pietra, possiamo entrare dentro la torre, che oggi è una cantina. L’interno è con un soffitto a botte ricoperto da mattoni, lo spessore dei muri è quello originale di oltre 80 cm e si possono ancora notare i segni nel muro dove venivano inseriti i pali in legno per chiudere la porta. Quello che vediamo adesso è una torre di forma rettangolare. Infatti nell’800 è stato aggiunto un corpo a forma di «L», che ne ha alterato la forma originale.
Si distingue ancora perfettamente la torre originale, perché il materiale utilizzato è di diversa consistenza. Potrebbe trarre in inganno la base «a scarpa» di gusto medievale, aggiunta per armonizzare l’edificio. Gli stemmi sulla facciata sono repliche di quelli originali. L’unico degno di nota è quello in ceramica, che rappresenta una colomba sulle tre colline e si pensa che sia stato apposto in occasione della pace tra i Lorena e Napoleone (riporta la data 1796). La Fattoria delle Reniere è attualmente un’azienda vinicola, con una buona produzione di vino rosso. Nel periodo estivo hanno degli appartamenti che affittano ad una clientela prevalentemente straniera.
LA VITA NELLE CAMPAGNE NEL ‘900 Uno spaccato della vita del secolo scorso, nella campagna senese, l’ho conosciuto grazie ai racconti della mia bisnonna. Arrivata in ottima salute all’età di 93 anni, è per me e per la mia famiglia una fonte inesauribile di informazioni, di tradizioni e di vita quotidiana del 900. Rita Corti nasce a San Lorenzo a Merse l’11 settembre 1928, da una famiglia povera dove il padre faceva il carbonaio e la madre, figlia di bottegai, si era calata da subito nel ruolo di massaia. Dopo aver trascorso la sua infanzia ad accudire i fratelli più piccoli, all’età di 12 anni fu mandata a Siena, a prestare servizio presso una ricca famiglia della città: i Nastasi, che a quel tempo, intorno al 1940, abitavano in Via della Sapienza. La famiglia Nastasi possedeva diverse fattorie e terreni nelle campagne intorno a Siena. Nonna Rita si ricorda ancora quando il Fattore veniva in città a portare ortaggi, frutta e carne ai padroni. Le fattorie, fin dal XVIII sec hanno svolto in Toscana un ruolo fondamentale per la gestione e coltivazione dei terreni agricoli. Erano strutture grandi dove ad una dimora principale abitata dal Fattore, facevano capo varie strutture comuni ai poderi circostanti come la cantina, il frantoio, le macchine agricole e lo strettoio usato per il vino.
Insieme alle funzioni amministrative, il Fattore si occupava della direzione tecnica delle attività produttive e per questo riceveva uno stipendio dal proprietario. Il rapporto che il Fattore aveva con i contadini che lavoravano la terra per conto del proprietario era di Mezzadria. Questo termine deriva dal latino e indica “colui che divide a metà”, e in effetti era la metà del raccolto quello che il Fattore chiedeva al contadino per avergli concesso la terra da lavorare. Il Fattore faceva gli interessi e le veci del padrone e gestiva personalmente il lavoro. Egli, detto anche “guardia” aveva anche il compito di tenere la contabilità della fattoria e riportare le spese e gli incassi della vendita dei raccolti. Ai contadini era richiesto di pagare la metà del raccolto, non pagavano l’affitto dei poderi, ma avevano l’impegno a mantenere funzionante tutta l’attività della fattoria. Nella casa del mezzadro vivevano i membri di tre o addirittura quattro generazioni: i nonni, i figli e i nipoti. Il capofamiglia si chiamava il Capoccia ed era, di solito, il membro più anziano e quello che prendeva le decisioni importanti. Tutta la famiglia partecipava al lavoro con compiti e mansioni diverse, ma tutti orientati ad ottenere la maggiore resa possibile della terra. Gli uomini erano impegnati nei campi e il ritmo del lavoro era regolato dalle stagioni, quindi in estate si iniziava all’alba e si finiva al tramonto.
Le donne erano le massaie di casa e si occupavano del bucato, degli animali da cortile e nel periodo estivo, aiutavano gli uomini nei lavori meno pesanti (la spigolatura del grano, la legatura delle pannocchie, raccolta e pigiatura dell’uva). La vita nel podere non era una vita facile, si lavorava tanto e la miseria soprattutto nel periodo durante la guerra si faceva sentire. Grazie all’avvento delle macchine agricole, la produzione dei cereali fu intensificata e la rotazione rese i terreni più produttivi. Purtroppo restava sempre l’incognita della stagione, quando secca, quando troppo rigida che metteva a rischio la resa dei raccolti. Per questo non si buttava via niente e si cercava di conservare il cibo (sotto sale), per i periodi di magra. Il pane era sempre presente sulla tavola e mia nonna si ricorda quanto fosse buono, quando veniva appena sfornato, ma anche quanto fosse duro dopo una settimana! Era la base di quelle che oggi chiamiamo “ricette povere” come la Ribollita, una zuppa di pane raffermo con le verdure di stagione e i fagioli bianchi, uno dei suoi piatti preferiti, che ancora ama cucinare per noi. La polenta era un altro piatto povero che non mancava mai nelle famiglie contadine e veniva mangiato dalla colazione (arrostita con lo zucchero) fino alla cena. Dai racconti della nonna mi sono immaginato come fosse la vita nei poderi della Montagnola, una vita fatta di sacrifici, di miseria, ma anche di momenti di allegria durante le feste nell’aia, in occasione delle festività religiose, ma anche nelle serate passate “a veglia nel canto del foco”.
Bastava una fisarmonica, un vecchio violino per intonare qualche canto popolare e passare così delle ore spensierate. A mia nonna piaceva tanto ballare ed ogni occasione per lei era buona per improvvisare qualche passo! I racconti di Nonna Rita sono più incentrati sull’attività del suo babbo che era boscaiolo e carbonaio. Lavorava solo nel periodo invernale fino agli inizi di maggio e in estate aiutava nelle fattorie della zona. L’attività dei carbonai era molto diffusa nei boschi della Montagnola. All’inizio veniva fatto il taglio degli alberi, poi la legna più adatta veniva portata negli “spiazzi”, dove veniva accatastata a regola d’arte, lasciando un camino al centro. Nei giorni che veniva cotto il carbone, il babbo di Rita restava al bosco senza tornare a casa e dormiva in un capanno di fortuna. Si ricorda ancora mia nonna quanto erano grandi le carbonaie, enormi cataste alte fino a tre metri, ricoperte di scopi dalla cui cima usciva un fumo bianco. “Vedi bellina quando è bianco vuol dì che un né ancora cotto, bisogna che diventi celestino!”.
Il carbone veniva venduto e con i soldi, il babbo di mia nonna, comprava i beni di prima necessità, soprattutto farina, zucchero e strutto. Il bosco rappresentava un’importante fonte di sostentamento per la popolazione. In autunno funghi e castagne erano sulle tavole di tutte le famiglie. Nonna Rita veniva mandata, fin da bambina, un mese intero a lavorare in un marroneto. Veniva pagata con le castagne che vendeva per comprarsi le scarpe o i vestiti. La vita che ha vissuto nonna Rita, fatta di miseria, di privazioni e di poca istruzione (aveva comunque fatto gli studi fino alla quinta elementare), le ha donato una grande forza interiore, entusiasmo per le piccole cose della vita e tanta umiltà, che oggi è rara.
THE HADRIAN’S WALL Since I was a child, I have been hiking with my parents both in Italy and abroad. Some years ago we went to Devonshire in England but we didn’t have time to see much of this country. That is why I wish I could go back in the future and go trekking on the Hadrian’s Wall. The Hadrian’s Wall is a National Trail following the old roman walls and it stretches coast to coast on the northern part of England for 83 miles (about 135 km). It is one of the main attraction of this country and it became a Unesco World heritage site in 1987. Most of people are choosing to visit this site for its roman ruins, for its amazing landscape and for practicing sport. In fact you can do the trail both on foot and by bike. The route is clearly marked and you can choose to walk it from east either to west as the walls were originally built or from west to east for more favorable weather conditions. The Roman Emperor Hadrian built this wall in the 2nd century AD and this path represent today testimony of Roman History in Britain. There are ruins of Roman walls and fort that is why it is like a step back into the roman time and the ancient England.
One of the best-preserved site is the Housesteads Roman Fort where the excavated remains show us the life of roman soldiers with buildings, granaries, walls and blocks. It was a very important Fort, because the romans stopped there the barbarian invasions. Moreover, along the path, it is possible to visit museums, such as the roman fort of Segendunum, archaeological sites like the Roman Vindolanda and important towns such as Carlisle and Newcastle. I have seen pics of the Hadrian Walls and it is amazing. It is very different from the place where I live and where I normally go trekking. The Montagnola is a hill chain with woods and rivers while the Hadrian walls landscape is made of sweet rolling hills with no trees and it looks like the Crete Senesi in Tuscany. In Montagnola hill chain, you can go trekking all year round while in Hadrian wall it is better to go between May and October because of weather conditions. In fact the trail is fragile and can become muddy in wet weather.
This is a simple checklist for hiking in Northern England: - a waterproof jacket - boots or trekking shoes - comfortable walking trousers - t-shirt and sweater - a hat - walking poles - a backpack with full equipment for trekking (map, GPS, torch, first aid kit, food, drinks etc.….) And the umbrella? When I go trekking, I never take an umbrella, because if it rains, I prefer wearing a k-way.
LINK FOTO Cerro (slide 4) : https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR_qERBFIPeIrcp625cgm8oL1WQKXZ7rlOK8OHIqJfdU9yADg1CvUn9Hza8iZWuSq7xbik&usqp=CAU Foto Merlo (slide 5) : https://animalivolanti.it/wp-content/uploads/Merlo-Comune-Turdus-merula-copertina.jpg Foto picchio (slide 5) : https://www.animalidacompagnia.it/wp-content/uploads/2018/07/perch%C3%A9-il-picchio-non-si-fa-male-696x463.jpg Foto calcare cavernoso (slide 7) : https://www.researchgate.net/profile/Stefano-Menichetti/publication/281632651/figure/fig19/AS:614135352004614@1523432686406/Figura-39-Calcare-cavernoso-Montagnola-senese-Triassico.png Foto bussola (slide 8 https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSb0qku36laofMLrERSdWziMzT6ZrMRy13dN5JyNSWRlHFmisZlc6hK6W7w8Z7-JQaiCsI&usqp=CAU simbolo CAI (slide 9) : https://lh3.googleusercontent.com/proxy/AVAMo-6mi73faPGhLLP8D5GN9Fr6drUPjjg-0E0tHZCngydY1fhLF6c13MViBFCuTymNYQLfx5JFjuxR2iUrnUZVn9JYn6xT0yhLgeklVeogh7DD_hS5Rb8_qw Muscoli (slide 12) : https://www.projectinvictus.it/wp-content/uploads/2018/10/Schermata-2018-10-25-alle-11.29.33.png Trekking Montagna (slide 12) : https://wfdvwpnressa01.blob.core.windows.net/trekking/2020/04/01/14/30/glutei.jpg Benefici trekking (slide 14) : https://www.corriere.it/methode_image/2017/07/13/Salute/Foto%20Salute%20-%20Trattate/GettyImages-598222532-kMjB-U433407048919730KD-593x443@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=201708151041 Pieve di San Giovanni Battista di Rosia (slide 17) : https://trafedeenatura.files.wordpress.com/2019/01/sovicille_san_giovanni_battista_a_rosia_03.jpg Dipinto Madonna in Trono di Guidoccio Cozzarelli (slide 18) : https:// upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d4/Guidoccio_Cozzarelli%2C_Madonna_in_trono_col_Bambino_e_i_santi_Sebastiano_e_Antonio_abate.jpg Cartina geoscopio regione toscana (slide 19 e slide 8) : http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/sentieristica.html Foto satellitare google earth (slide 19) : https://earth.google.com/web/@43.25221861,11.19742036,411.9577214a,320.86899357d,35y,-0h,0t,0r Mappa Inghilterra (slide 28) : https://cdn.britannica.com/95/19695-004-3FEBCE5D/Hadrians-Wall-UNESCO-World-Heritage-site-1987.jpg Foto Hadrian’s wall (slide 29) : https://www.history.com/.image/t_share/MTU3ODc4NjA0MDU5MzIyMDc5/istock_41785482_large-2.jpg Abbigliamento trekking (slide 30) : https://i.pinimg.com/originals/23/4a/28/234a2883fa11a3ca6ac73c790ff5f193.jpg Foto scarpe trekking (slide 30) : https://www.outside.co.uk/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/t/n/tnf-hedgehog-hike-ii-mid-gtx-q-silver-grey-porcelain-green-3-s18.jpg Bastoncini trekking (slide 30) : https://www.ultralightoutdoorgear.co.uk/images/products/1460550759-92929700.jpg
BIBLIOGRAFIA E FONTI FLORA E FAUNA (slide 4 e 5) – Libro : La Montagnola Senese, una guida naturalistica, di G. Manganelli e L. Favilli. WWF 2001 GEOLOGIA (slide 6 e 7) – Libro : La Montagnola Senese, una guida naturalistica, di G. Manganelli e L. Favilli. WWF 2001 ANALISI CARTOGRAFICA (slide 8) https://attrezzaturatrekking.it/come-leggere-una-carta-topografica / I BENEFICI DEL TREKKING (slide 11, 12 e 13) https://www.fondoassistenzaebenessere.it/benefici-del-trekking / https://www.trekking.it/salute-e-benessere/muscoli-escursioni-camminare / https://www.my-personaltrainer.it/sport/hiking-benefici-cervello.html PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI ROSIA (slide 16,17 e 18) - Libro : Rosia e Torri, chiese e territorio. F. Landi e R. Bologni ed. Cantagalli 2011 - Dossier : I poli del sistema religioso nell’età del romanico. Comitato Baldassarre Peruzzi VITA NELLE CAMPAGNE (slide 23, 24, 25, 26 e 27) - Libro : Il Museo del Bosco di Orgia, a cura di G. Molteni. - Libro : La mia terra, di Fiorenza Mannucci - Libro : Vita nelle campagne di Siena fra ‘800 e ‘900, di L. Cianferotti THE HADRIAN’S WALL (slide 28, 29 e 30) https://englandsnortheast.co.uk/hadrians-wall / https://www.english-heritage.org.uk/visit/places/hadrians-wall/hadrians-wall-history-and-stories/history / Un ringraziamento a: Giacomo Gambini, per avermi illustrato le attività del CAI, il proprietario della Fattoria delle Reniere, che ci ha raccontato la storia della torre e permesso di visitare la struttura. Infine alla mia cara bisnonna Rita Corti, per aver condiviso con me i suoi ricordi di vita di quando era bambina.
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