Istituto A. Lorenzetti di Sovicille, Chiusdino, Monticiano - A.S. 2020-2021 Esame di Stato di Scuola Secondaria di I Grado Tesina di Lorenzo ...

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Istituto A. Lorenzetti di Sovicille, Chiusdino, Monticiano

                           A.S. 2020-2021

         Esame di Stato di Scuola Secondaria di I° Grado

                      Tesina di Lorenzo Chesi
                          Classe 3 sez F

Il trekking: organizzazione, analisi storica, artistica e naturalistica
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IL TREKKING
organizzazione, analisi storica,
   artistica e naturalistica

         Lorenzo Chesi 3F
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Fin da quando ero piccolo, mi è sempre piaciuto stare all’aria aperta,
camminare nei boschi e stare a contatto con la natura.

Nel corso di questi anni, ho avuto modo di fare molti percorsi nella
Montagnola Senese, uno dei comprensori più interessanti della
Toscana, anche se non molto conosciuto.

Geograficamente, la Montagnola, si estende per 150 kmq a ovest di
Siena e il suo territorio è racchiuso fra i comuni di: Casole d’Elsa,
Monteriggioni, Sovicille e Siena. I rilievi sono di altezza modesta e si
aggirano tra i 500-600 metri. La vetta più alta è quella del Monte
Maggio (671 m).

La nostra Montagnola è caratterizzata da fitti boschi, dove la
presenza dell’uomo, in passato, ha lasciato le sue tracce con castelli
medievali, eremi e Pievi romaniche, che ci raccontano la storia del
territorio.
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FLORA E FAUNA
                La Montagnola Senese, sebbene sia stata fin dall’epoca
                etrusca, densamente popolata, ha mantenuto un buon
                grado di naturalità della sua vegetazione. Gran parte della
                sua superficie è coperta dai boschi di querce caducifoglie,
                come la roverella, il cerro, la rovere e querce da sughero.

                Durante il mio trekking sul sentiero 114, ho notato una
                presenza maggiore del leccio, dovuto al fatto che in epoca
                passata, è stato favorito il suo sviluppo, per la qualità del
                legname e per i frutti utilizzati per nutrire gli animali. Stessa
                cosa per il castagno, presente in alcune zone limitrofe al
                percorso, i cui frutti sono stati importanti per la
                popolazione, soprattutto nel periodo della guerra.

                Il tipo di vegetazione è caratterizzato da arbusti tipici
                della macchia mediterranea come: l’Erica selvatica e
                Erica scoparia (quest’ultima ancora utilizzata per fare
                oggetti di uso quotidiano, come le scope), il Corbezzolo, in
                latino “Arbutus unedo”, che nel nostro dialetto viene
                chiamato “Albatrello”, i cui frutti commestibili, venivano un
                tempo utilizzati per preparare marmellate.
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Altri arbusti presenti sono: il Ginepro (anche questo
usato ancora oggi, per aromatizzare le carni di
selvaggina), il Rosmarino, il Pungitopo e il Lillatro, in
latino “Phillyrea latifolia”, anche quest’ultimo utilizzato
come foraggio per gli animali.

Il sottobosco è ricco di muschi e in primavera di fiori
selvatici come il Ciclamino, la Primula selvatica e la
Pervinca.

In autunno i boschi sopra Rosia, sono ricchi di funghi,
soprattutto porcini e leccini.

Durante il trekking, non ho avuto occasione di incontrare
animali selvatici, ma attraverso le loro tracce, posso
dedurre la presenza di cinghiali e caprioli. Dai rumori
del bosco ho potuto udire il cinguettio di uccellini, come:
il Picchio, il Merlo, la Cinciallegra e la Ghiandaia.
Sicuramente, anche se non li ho visti, il sottobosco è
abitato da molti rettili (lucertole, ramarri e serpenti) e
alcuni come la vipera, sono velenosi.
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ANALISI GEOLOGICA DEL TERRITORIO

              La Montagnola Senese ha una natura geologica molto complessa. Circa
              un milione di anni fa, prima che le enormi forze del sottosuolo iniziassero a
              sollevare le Alpi e gli Appennini come le vediamo adesso, già spuntava
              dalla superficie delle acque quella catena collinare che sulle carte
              geografiche viene individuata come La Montagnola.

              Infatti essa è costituita da un nucleo di formazioni metamorfiche di età
              mesozoica (oltre 65 milioni di anni fa), formazioni mesozoiche marine e
              coltre di sedimenti fluviali di età più recente.

              Le rocce più antiche della Montagnola rappresentano un insieme di
              formazioni sedimentarie a composizione calcarea con affioramenti di
              scisti (natura argillosa). Il gruppo delle formazioni carbonatico-silicio-
              argillose comprende le dolomie grigie, i calcari cristallini (marmi bianchi),
              calcari ceroidi (marmi gialli) e infine il classico calcare cavernoso.

              Quest’ultimo si è formato per precipitazione di sali carbonatici in acque
              poco profonde, durante episodi di chiusura dell’Oceano Tetide. Via via che
              il bacino diveniva più piccolo le acque più calde evaporavano, lasciando
              precipitare i sali.
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La Montagnola Senese è, fin dal medioevo, un importante
centro di estrazione del famoso Marmo Giallo di Siena,
utilizzato anche per la decorazione di importanti monumenti, come
il Duomo di Siena.

A nord della Fattoria delle Reniere si trovano le rocce scistose,
anche queste di origine sedimentaria, ma composte da un
materiale prevalentemente argilloso.

L’argilla depositata in acque ancora profonde è poi stata
compattata da grandi pressioni trasformandosi in Scisti, rocce
con strati evidenti che si separano per piani paralleli, come le
pagine di un libro.

Il Calcare Cavernoso, presente su tutta la Montagnola, è di
colore grigio, con una superficie spugnosa, ricca di piccole cavità.
Le cavità sono dovute dalla presenza di sali più solubili del
calcare, che sono stati sciolti dall’acqua. In alcune zone vicino al
Monte Maggio, questa sua natura calcarea, ha favorito la
formazione di processi carsici, con la formazione di grotte, con
una profondità che si aggira tra i 50-60 metri.
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ANALISI CARTOGRAFICA DEL PERCORSO
              Prima di iniziare il percorso,
              SAPETE COME SI LEGGE UNA CARTINA GEOGRAFICA?

              Per analizzare una cartina, in questo caso di tipo topografico, della Montagnola, ci
              basiamo fondamentalmente delle curve di livello.
              Ma cosa sono?
              Le curve di livello sono linee snodate di forma curva, che nella cartina di tipo
              topografico, uniscono punti con la stessa altitudine e la stessa distanza verticale dal
              piano di riferimento, ovvero quota zero.
              Queste curve servono a farci capire a colpo d’occhio dove si trova una struttura o un
              lago o un fiume, attraverso il passaggio di queste linee sulla carta.
                   Sulla mappa queste linee possono avere diversi intervalli tra l’una e l’altra e questi possono
                   dipendere dalla scala della cartina e talvolta dal paesaggio che viene rappresentato. Ad
                   esempio, nella cartina sottostante, con una scala di 1:10000, si possono notare che le curve di
                   livello non sono tutte ad intervalli regolari, ma ci sono anche altezze con numeri decimali!
                   Ovviamente dove il paesaggio è più ripido, le curve saranno più ravvicinate, mentre là dove il
                   paesaggio è più piatto, le curve saranno più distanti fra loro. In corrispondenza di fiumi e
                   ruscelli, sulla carta, formeranno un motivo a V. La punta della V punta sempre a monte.
                   Sicuramente l’uso della bussola o quella del GPS, possono risultare utili per fare trekking.
                   Prima di iniziare è consigliato, con l’utilizzo di questi strumenti, di orientare la carta. Tutte le
                   carte sono più o meno orientate a Nord, ma per riuscire a conoscere precisamente la nostra
                   direzione, è importante appoggiarsi una bussola magnetica, orientando il lato superiore della
                   mappa in direzione dell’ago. A questo punto saremo certi di muoversi nella strada giusta.
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IL CAI DI SIENA
Uno dei miei sentieri preferiti è il 114, che ho avuto occasione di percorrere
poco tempo fa insieme al mio compagno di classe Guido.
Questo percorso inizia da Rosia, precisamente dalla Pieve Romanica di
San Giovanni Battista e si conclude nel borgo di Tonni.

                                                                                    Segnaletica
Il Sentiero 114 è gestito dal CAI (Club Alpino Italiano) di Siena.
                                                                                    usata dal
Prima non conoscevo le attività di questa associazione e per questo è stata         CAI.
molto interessante l’intervista che ho fatto ad un suo membro, Giacomo
Gambini, che mi ha illustrato le loro attività.
Il CAI di Siena nasce nel 1970, da un gruppo di ragazzi, amanti della
montagna, che decisero di trasformare la propria passione, in attività per la
gestione e la manutenzione dei sentieri nella provincia di Siena.
Infatti il CAI si occupa di oltre 100 km di sentieri e per mantenerli hanno
organizzato gruppi di persone che puliscono e sistemano i percorsi.
Inoltre si occupano della mappatura e della segnaletica, fondamentale per
gli escursionisti e gli amanti del trekking per non perdersi!
Per far sì che la segnaletica sia presente sui percorsi, il CAI utilizza cartelli
in legno, all’inizio e nei punti in cui si incrociano i sentieri e segnali
bianchi e rossi sui tronchi e sulle rocce.
Negli ultimi anni il taglio del bosco sta rappresentando un problema per
mantenere la segnaletica, oltre ai problemi legati all’inquinamento e alle
discariche abusive.
Per questo, esiste la TAM (Tutela Ambiente Montano) che si occupa della
battaglia contro l’abbandono dei rifiuti.
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DESCRIZIONE PERCORSO CAI 114

Percorriamo la strada asfaltata in direzione del
Castello di Rosia e proseguiamo verso la parte più
alta e panoramica del paese, chiamata le
Capannacce. Salendo la collina verso
l’acquedotto di Rosia, attraversiamo un uliveto
percorrendo una strada ciottolosa, delineata da un
muretto a secco.
Continuiamo sempre sulla stessa strada in salita,
in mezzo al bosco, fino a raggiungere il Crocino,
così chiamato per il suo incrocio di viottoli, dove
noi svoltiamo a sinistra sul sentiero CAI 114, ben
segnalato.
Continuiamo in discesa, nel bosco, facendo
attenzione, perché il terreno è ciottoloso e molto
disconnesso.
Dopo aver attraversato il guado di un fosso in
secca, il percorso prosegue con una strada in
salita lastricata con muri a secco ai lati e arriva
davanti all’incrocio per andare alla Fattoria delle
Reniere. Svoltiamo sulla destra in direzione di
Pretale e alla fine della strada sterrata, arriviamo
al borgo di Tonni.
QUALI SONO I BENEFICI DEL TREKKING?

           Il trekking all’aperto è un’attività motoria che porta molti benefici, sia fisici che mentali e,
           soprattutto nell’era Covid, si è rilevato un grande alleato per migliorare la vita di molte
           persone.

           Camminare all’aria aperta, ha permesso a molti di recuperare il proprio equilibrio
           emotivo ed a rimettersi in forma dopo questo periodo difficile, trascorso in casa, lontano
           dagli affetti e a volte anche dal lavoro.

           Adesso vediamo quali sono i reali benefici del trekking!

           1.    Dona serenità e benessere emotivo

                Il trekking è un’ottima valvola di sfogo, per allentare lo stress e le varie complicazioni
                della vita quotidiana. Durante questa attività fisica viene stimolata la produzione di
                endorfine, che potrebbe generare una piacevole e rilassante sensazione di benessere.

           2.    Migliora il rendimento cerebrale

                Secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti, il trekking migliora la propria capacità
                creativa del 50%. Aiuta il cervello a rilassarsi e dare una sensazione di sollievo, ma non
                solo! Con il passare degli anni il nostro cervello inizia a deteriorarsi, invece praticando
                questa attività motoria, si riduce il deterioramento e aumentano le nostre funzioni
                cognitive.
3.     Tonifica i muscoli

     Come in tutte le attività motorie, praticate sia all’aperto che al
     chiuso, i muscoli hanno un ruolo fondamentale.
     Con questa attività vengono tonificati e per quindi praticando
     questo sport la muscolatura diventa più efficiente.

     Ecco quali sono i muscoli sollecitati durante il trekking:

•    I quadricipiti, sono i muscoli anteriori della coscia e ci aiutano
     mantenere l’equilibrio durante le camminate

•    I polpacci, muscoli della parte inferiore della gamba, sono
     molto importanti, perché ci permettono di fare vari cambi di
     intensità e di sforzo fisico, a seconda del tipo e della pendenza
     del terreno.

•    I glutei, un gruppo di muscoli utili per sostenere il nostro busto,
     in qualsiasi attività fisica. Nel trekking ci aiutano soprattutto a
     sostenere un peso, come il carico del nostro zaino.
• I muscoli dell’anca, che si dividono in adduttori e flessori, sono fondamentali
  durante le escursioni, perché essi ci aiutano a sostenere la parte bassa della schiena
  e i glutei, a ridurre le tensioni e gli urti. Sono considerati anche un ammortizzatore
  naturale, comodi per affrontare percorsi con un terreno disconnesso!

• Infine gli addominali, che si trovano nella parte frontale e bassa del torace, ci
  forniscono un ulteriore supporto per sostenere il tronco. Sono fondamentali, perché ci
  aiutano a tenere una postura eretta, il carico sulla nostra schiena e le varie
  sollecitazioni a cui il nostro corpo è sottoposto durante un escursione.

4. Aiuta la circolazione del sangue nel nostro corpo

E bene sì! Il trekking ci aiuta a mantenere il regolare flusso di sangue nel corpo e ci
protegge da vari problemi cardiovascolari. Se questa attività fosse ripetuta
quotidianamente e moderatamente, porterebbe enormi benefici sia al cuore che a tutti gli
organi!

5. Aumenta la respirazione

Come tutti sappiamo l’unica cosa a cui non possiamo assolutamente rinunciare quando
facciamo un trekking, è l’ossigeno! Così l’attività motoria aiuta i nostri polmoni ad
espandersi, ad immagazzinare più aria possibile e ad ossigenare il nostro corpo.
Possiamo dire che il trekking, in sé è un’ottima attività
fisica, perché ci aiuta a risolvere problemi mentali e a
mantenerci in forma.

Oggi come afferma l’OMS, vivere una vita sedentaria
è uno dei principali fattori di rischio per la salute ed è il
responsabile del 10% delle morti europee.

Per questo, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità,
raccomanda agli adulti di svolgere almeno 150 minuti
di attività fisica settimanale, mentre i bambini e i
giovani devono svolgere almeno 60 minuti di attività
motoria quotidianamente.

Il trekking è semplice come bere un bicchiere d’acqua,
non ha costi eccessivi e basta la costanza e la volontà
di camminare 30 minuti al giorno, per avere immediati
benefici.
COMMENT JE M’HABILLE POUR FAIRE DU TREKKING
Quand je fais du trekking, en plus d'avoir l'équipement nécessaire pour
ne pas se perdre, il faut avoir des vêtements pratiques. Tout d'abord, je
porte des bottes, qui sont indispensables pour se promener dans les
bois.
Ils sont nécessaires dans toutes les situations, aussi bien pour se
grimper que pour se protéger des morsures d'animaux.                           L’anorak             Le sac à dos.
Ensuite, je m’habiller par couches avec : une T-shirt léger en coton,
une sweat-shirt en laine, un pantalon en coton, long ou court selon la
saison, et un chapeau en tissu pour me protéger du soleil ou en laine
pour le froid.
Si le temps est mauvais, j’ai besoin d’un anorak ou un blouson
imperméable pour me protéger de la pluie.
La dernière chose, mais aussi la plus importante, est le sac à dos, où
je mets tous les objets dont je peux avoir besoin:
                                                                     Le baton de
                                                                     trekking                       Le pantalon
- le smartphone pour faire des photos et téléphoner.                                                court
- une mappe de l’itinéraire et le GPS.
- une boussole.
- une grande gourde d’eau en métal .
- la nourriture.
- le nécessaire pour les premiers secours.                                                Les bottes qui en étè
- un sac en plastique pour ramasser les ordures dans le bois.                             sont plus legéres.
Enfin je prends mes bâtons de trekking et je suis prêt à partir!
PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI ROSIA

                    La Pieve di San Giovanni Battista si trova nel borgo medievale di
                    Rosia e risale al XII sec. Infatti questo edificio venne nominato per
                    la prima volta, in un documento risalente al 1334, con il quale il
                    vescovo Ranieri di Siena, le donò alcuni beni prendendola sotto la
                    sua tutela, dietro pagamento di ventiquattro denari.

                    La Pieve è in stile romanico e questo lo si capisce dalla sua
                    pianta rettangolare divisa in tre navate, dal tetto realizzato a
                    capanna in legno e dall’aspetto semplice e sobrio, tipico del
                    periodo.
                    In età romanica la chiesa, oltre ad essere un luogo per la
                    preghiera, era anche il simbolo di comunità. Infatti prima ci si
                    riuniva in chiesa per le tutele pubbliche.

                    Nel XIV sec, dopo la costruzione della fonte battesimale, ci furono
                    grandi restauri e probabilmente in questo periodo fu ribaltato
                    l’accesso della chiesa, per far sì che l’entrata fosse sulla Via
                    Francigena.

                    Infatti il borgo di Rosia, grazie alla sua posizione strategica sulla
                    via del commercio verso la Maremma, si era notevolmente
                    sviluppato rispetto l’antico borgo, che era sorto sotto il castello.
Guardando la facciata ci si rende subito conto di come fosse il suo
aspetto originario: le tre monofore piombate dovevano illuminare l’abside
e il portone con il suo architrave, aggiunto successivamente, è in chiara
posizione asimmetrica rispetto a loro.

Quello che era l’ingresso originale, oggi è interrato fino a metà della sua
altezza.
Molte incertezze rimangono, perché se dividiamo la facciata in due parti,
possiamo notare che una è più larga e una più stretta. Probabilmente uno
scavo archeologico ai piedi della chiesa, ci svelerebbe questo segreto
come la presenza o meno dell’abside.
Dall’osservazione della cortina muraria si vede che la porta è stata
realizzata in rottura, ma la cortina appare uniforme e non si vedono
chiaramente tracce di un abside, che invece sembrano apparire nella
fotografia.

Una particolarità di questa chiesa è sicuramente il campanile, che è
staccato dal resto della struttura, come in molte chiese del Nord Italia.
Costruito in stile romanico, con influenze lombarde, è considerato uno dei
campanili più belli nella provincia di Siena. La torre è caratterizzata da tre
livelli di monofore, bifore e trifore, che la rendono snella e leggera.
Originariamente non aveva né i merli né la copertura, che furono aggiunti
nel XIX sec.
La Pieve di Rosia, al suo interno, possiede poche opere visibili,
alcune, come la statua lignea del San Giovanni Battista, opera
di Niccolò dei Cori, è conservata nella Pinacoteca Nazionale di
Siena, altre, come gli affreschi medievali della storia della vita di
Maria sono purtroppo andati persi.

Sull’altare si trova “La Madonna in trono con San Sebastiano e
San Antonio” di Guidoccio Cozzarelli, risalente al 1491.
Quello che possiamo ammirare oggi, è solo una parte dell’opera
originale, perché fu segata in più parti, per poterla inserire in un
tabernacolo.

Si pensa che la sua forma originale fosse un trittico, ovvero tre
pannelli divisi da colonne, dove all’interno fosse rappresentata una
sacra conversazione tra Maria e i Santi.
Successivamente fu aggiunto il rosario fra le mani della Vergine e
la scritta in oro “Regina Sanctissimi Rosarii”.

 Questa è una delle opere più belle del Cozzarelli, pittore senese
della bottega di Matteo di Giovanni, fu molto apprezzato in Toscana
e anche a Siena, dove dipinse numerose miniature, oltre ad una
tavoletta della Biccherna visibile all’Archivio di Stato di Siena.
LA STORIA DELLA FATTORIA DELLE RENIERE

La storia della Fattoria delle Reniere risale al XII sec,
periodo in cui si presuppone sia stata costruita la torre.
Il primo documento ufficiale in cui viene nominato «le
Raniere» è una pergamena del 1256, conservata
nell’Archivio di Stato di Siena, dove insieme agli abitanti
di Tonni e Pretale, venne nominato un procuratore per
prestare obbedienza alla città di Siena.

La Torre delle Reniere, come quella di Pretale e di
Montarrenti, nasce come baluardo di difesa sul confine
fra Siena e Volterra. Erano abitate da militari che, con le
famiglie, coltivavano anche le terre circostanti. Nell’800,
la fattoria su ampliata e furono apportate anche delle
modifiche strutturali alla torre.
                                                                       Torre originaria
Tetto fatto nel        In questo punto si può notare la
 800, a falde           differenza dei due muri. Si può
 inclinate con          notare che è stata aggiunta, a
 una copertura          sinistra della torre, una nuova
 tipica dei coppi       parte di edificio.
 ed embrici in
 laterizio
                             Base a scarpa,
                             secondo lo stile
Le pietre                    medievale
utilizzate sono
calcaree-
cavernose e                Questo è un arco di
marmi gialli               mattoni, risalente all’800.
della
Montagnola.

Finestrella in pietra   Piccolo
originale, che oggi è   stemma in
stata chiusa            ceramica
(tamponatura con        del 1796.
pietra).
L’edificio della torre delle Reniere era in origine a base quadrata, alta, snella e
senza la copertura del tetto, come una classica torre di avvistamento.

Per la costruzione sono stati impiegati i materiali reperiti nella zona, come le rocce
calcaree-cavernose e il marmo giallo, un tempo estratto nelle cave vicino a
Montarrenti.

Nella facciata si possono individuare degli elementi originali, come una finestra
con un architrave a forma di arco in pietra. Sulla parete, a destra dell’edifico, si
raggiunge la porta di ingresso originale.

Attraverso una scala in pietra a doppia rampa addossata ad un muretto in pietra,
possiamo entrare dentro la torre, che oggi è una cantina. L’interno è con un soffitto
a botte ricoperto da mattoni, lo spessore dei muri è quello originale di oltre 80 cm e
si possono ancora notare i segni nel muro dove venivano inseriti i pali in legno per
chiudere la porta.

Quello che vediamo adesso è una torre di forma rettangolare. Infatti nell’800 è stato
aggiunto un corpo a forma di «L», che ne ha alterato la forma originale.
Si distingue ancora perfettamente la torre originale,
perché il materiale utilizzato è di diversa
consistenza. Potrebbe trarre in inganno la base «a
scarpa» di gusto medievale, aggiunta per
armonizzare l’edificio.

Gli stemmi sulla facciata sono repliche di quelli
originali. L’unico degno di nota è quello in ceramica,
che rappresenta una colomba sulle tre colline e si
pensa che sia stato apposto in occasione della pace
tra i Lorena e Napoleone (riporta la data 1796).

La Fattoria delle Reniere è attualmente un’azienda
vinicola, con una buona produzione di vino rosso.
Nel periodo estivo hanno degli appartamenti che
affittano ad una clientela prevalentemente straniera.
LA VITA NELLE CAMPAGNE NEL ‘900
Uno spaccato della vita del secolo scorso, nella campagna
senese, l’ho conosciuto grazie ai racconti della mia bisnonna.
Arrivata in ottima salute all’età di 93 anni, è per me e per la mia
famiglia una fonte inesauribile di informazioni, di tradizioni e di vita
quotidiana del 900. Rita Corti nasce a San Lorenzo a Merse l’11
settembre 1928, da una famiglia povera dove il padre faceva il
carbonaio e la madre, figlia di bottegai, si era calata da subito nel
ruolo di massaia. Dopo aver trascorso la sua infanzia ad accudire i
fratelli più piccoli, all’età di 12 anni fu mandata a Siena, a
prestare servizio presso una ricca famiglia della città: i Nastasi,
che a quel tempo, intorno al 1940, abitavano in Via della
Sapienza.

La famiglia Nastasi possedeva diverse fattorie e terreni nelle
campagne intorno a Siena. Nonna Rita si ricorda ancora quando
il Fattore veniva in città a portare ortaggi, frutta e carne ai padroni.
Le fattorie, fin dal XVIII sec hanno svolto in Toscana un ruolo
fondamentale per la gestione e coltivazione dei terreni agricoli.
Erano strutture grandi dove ad una dimora principale abitata dal
Fattore, facevano capo varie strutture comuni ai poderi circostanti
come la cantina, il frantoio, le macchine agricole e lo strettoio
usato per il vino.
Insieme alle funzioni amministrative, il Fattore si occupava della
direzione tecnica delle attività produttive e per questo riceveva
uno stipendio dal proprietario. Il rapporto che il Fattore aveva con i
contadini che lavoravano la terra per conto del proprietario era di
Mezzadria. Questo termine deriva dal latino e indica “colui che
divide a metà”, e in effetti era la metà del raccolto quello che il
Fattore chiedeva al contadino per avergli concesso la terra da
lavorare.
Il Fattore faceva gli interessi e le veci del padrone e gestiva
personalmente il lavoro.
Egli, detto anche “guardia” aveva anche il compito di tenere la
contabilità della fattoria e riportare le spese e gli incassi della
vendita dei raccolti. Ai contadini era richiesto di pagare la metà del
raccolto, non pagavano l’affitto dei poderi, ma avevano l’impegno a
mantenere funzionante tutta l’attività della fattoria.
Nella casa del mezzadro vivevano i membri di tre o addirittura quattro
generazioni: i nonni, i figli e i nipoti. Il capofamiglia si chiamava il
Capoccia ed era, di solito, il membro più anziano e quello che
prendeva le decisioni importanti. Tutta la famiglia partecipava al
lavoro con compiti e mansioni diverse, ma tutti orientati ad ottenere la
maggiore resa possibile della terra.
Gli uomini erano impegnati nei campi e il ritmo del lavoro era regolato
dalle stagioni, quindi in estate si iniziava all’alba e si finiva al
tramonto.
Le donne erano le massaie di casa e si occupavano del bucato, degli
animali da cortile e nel periodo estivo, aiutavano gli uomini nei lavori
meno pesanti (la spigolatura del grano, la legatura delle pannocchie,
raccolta e pigiatura dell’uva).

La vita nel podere non era una vita facile, si lavorava tanto e la
miseria soprattutto nel periodo durante la guerra si faceva sentire.
Grazie all’avvento delle macchine agricole, la produzione dei
cereali fu intensificata e la rotazione rese i terreni più produttivi.
Purtroppo restava sempre l’incognita della stagione, quando secca,
quando troppo rigida che metteva a rischio la resa dei raccolti. Per
questo non si buttava via niente e si cercava di conservare il cibo
(sotto sale), per i periodi di magra. Il pane era sempre presente sulla
tavola e mia nonna si ricorda quanto fosse buono, quando veniva
appena sfornato, ma anche quanto fosse duro dopo una settimana!
Era la base di quelle che oggi chiamiamo “ricette povere” come la
Ribollita, una zuppa di pane raffermo con le verdure di stagione e i
fagioli bianchi, uno dei suoi piatti preferiti, che ancora ama cucinare
per noi.

La polenta era un altro piatto povero che non mancava mai nelle
famiglie contadine e veniva mangiato dalla colazione (arrostita con lo
zucchero) fino alla cena.
Dai racconti della nonna mi sono immaginato come fosse la vita nei
poderi della Montagnola, una vita fatta di sacrifici, di miseria, ma
anche di momenti di allegria durante le feste nell’aia, in occasione
delle festività religiose, ma anche nelle serate passate “a veglia nel
canto del foco”.
Bastava una fisarmonica, un vecchio violino per intonare
qualche canto popolare e passare così delle ore spensierate. A
mia nonna piaceva tanto ballare ed ogni occasione per lei era
buona per improvvisare qualche passo!

I racconti di Nonna Rita sono più incentrati sull’attività del suo
babbo che era boscaiolo e carbonaio. Lavorava solo nel
periodo invernale fino agli inizi di maggio e in estate aiutava
nelle fattorie della zona. L’attività dei carbonai era molto
diffusa nei boschi della Montagnola. All’inizio veniva fatto il
taglio degli alberi, poi la legna più adatta veniva portata negli
“spiazzi”, dove veniva accatastata a regola d’arte, lasciando un
camino al centro. Nei giorni che veniva cotto il carbone, il babbo
di Rita restava al bosco senza tornare a casa e dormiva in un
capanno di fortuna. Si ricorda ancora mia nonna quanto erano
grandi le carbonaie, enormi cataste alte fino a tre metri,
ricoperte di scopi dalla cui cima usciva un fumo bianco. “Vedi
bellina quando è bianco vuol dì che un né ancora cotto,
bisogna che diventi celestino!”.
Il carbone veniva venduto e con i soldi, il
babbo di mia nonna, comprava i beni di prima
necessità, soprattutto farina, zucchero e strutto.
Il bosco rappresentava un’importante fonte
di sostentamento per la popolazione. In
autunno funghi e castagne erano sulle tavole
di tutte le famiglie.
Nonna Rita veniva mandata, fin da bambina, un
mese intero a lavorare in un marroneto. Veniva
pagata con le castagne che vendeva per
comprarsi le scarpe o i vestiti.

La vita che ha vissuto nonna Rita, fatta di
miseria, di privazioni e di poca istruzione (aveva
comunque fatto gli studi fino alla quinta
elementare), le ha donato una grande forza
interiore, entusiasmo per le piccole cose della
vita e tanta umiltà, che oggi è rara.
THE HADRIAN’S WALL
Since I was a child, I have been hiking with my parents both in
Italy and abroad. Some years ago we went to Devonshire in
England but we didn’t have time to see much of this country.
That is why I wish I could go back in the future and go trekking
on the Hadrian’s Wall.

The Hadrian’s Wall is a National Trail following the old
roman walls and it stretches coast to coast on the
northern part of England for 83 miles (about 135 km).

It is one of the main attraction of this country and it became a
Unesco World heritage site in 1987.

Most of people are choosing to visit this site for its roman
ruins, for its amazing landscape and for practicing sport. In fact
you can do the trail both on foot and by bike. The route is
clearly marked and you can choose to walk it from east either
to west as the walls were originally built or from west to east
for more favorable weather conditions. The Roman Emperor
Hadrian built this wall in the 2nd century AD and this path
represent today testimony of Roman History in Britain. There
are ruins of Roman walls and fort that is why it is like a step
back into the roman time and the ancient England.
One of the best-preserved site is the Housesteads Roman Fort
where the excavated remains show us the life of roman soldiers
with buildings, granaries, walls and blocks. It was a very important
Fort, because the romans stopped there the barbarian invasions.
Moreover, along the path, it is possible to visit museums, such as
the roman fort of Segendunum, archaeological sites like the
Roman Vindolanda and important towns such as Carlisle and
Newcastle.

I have seen pics of the Hadrian Walls and it is amazing. It is very
different from the place where I live and where I normally go
trekking.
The Montagnola is a hill chain with woods and rivers while the
Hadrian walls landscape is made of sweet rolling hills with no trees
and it looks like the Crete Senesi in Tuscany.
In Montagnola hill chain, you can go trekking all year round while
in Hadrian wall it is better to go between May and October
because of weather conditions. In fact the trail is fragile and can
become muddy in wet weather.
This is a simple checklist for hiking in Northern England:

- a waterproof jacket

- boots or trekking shoes

- comfortable walking trousers

- t-shirt and sweater

- a hat

- walking poles

- a backpack with full equipment for trekking (map,
GPS, torch, first aid kit, food, drinks etc.….)

And the umbrella?
When I go trekking, I never take an umbrella, because if it
rains, I prefer wearing a k-way.
LINK FOTO
Cerro (slide 4) :
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR_qERBFIPeIrcp625cgm8oL1WQKXZ7rlOK8OHIqJfdU9yADg1CvUn9Hza8iZWuSq7xbik&usqp=CAU
Foto Merlo (slide 5) :
https://animalivolanti.it/wp-content/uploads/Merlo-Comune-Turdus-merula-copertina.jpg
Foto picchio (slide 5) :
https://www.animalidacompagnia.it/wp-content/uploads/2018/07/perch%C3%A9-il-picchio-non-si-fa-male-696x463.jpg
Foto calcare cavernoso (slide 7) :
 https://www.researchgate.net/profile/Stefano-Menichetti/publication/281632651/figure/fig19/AS:614135352004614@1523432686406/Figura-39-Calcare-cavernoso-Montagnola-senese-Triassico.png
Foto bussola (slide 8
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSb0qku36laofMLrERSdWziMzT6ZrMRy13dN5JyNSWRlHFmisZlc6hK6W7w8Z7-JQaiCsI&usqp=CAU
simbolo CAI (slide 9) :
https://lh3.googleusercontent.com/proxy/AVAMo-6mi73faPGhLLP8D5GN9Fr6drUPjjg-0E0tHZCngydY1fhLF6c13MViBFCuTymNYQLfx5JFjuxR2iUrnUZVn9JYn6xT0yhLgeklVeogh7DD_hS5Rb8_qw
Muscoli (slide 12) :
https://www.projectinvictus.it/wp-content/uploads/2018/10/Schermata-2018-10-25-alle-11.29.33.png
Trekking Montagna (slide 12) :
 https://wfdvwpnressa01.blob.core.windows.net/trekking/2020/04/01/14/30/glutei.jpg
Benefici trekking (slide 14) :
 https://www.corriere.it/methode_image/2017/07/13/Salute/Foto%20Salute%20-%20Trattate/GettyImages-598222532-kMjB-U433407048919730KD-593x443@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=201708151041
Pieve di San Giovanni Battista di Rosia (slide 17) : https://trafedeenatura.files.wordpress.com/2019/01/sovicille_san_giovanni_battista_a_rosia_03.jpg
Dipinto Madonna in Trono di Guidoccio Cozzarelli (slide 18) : https://
upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d4/Guidoccio_Cozzarelli%2C_Madonna_in_trono_col_Bambino_e_i_santi_Sebastiano_e_Antonio_abate.jpg
Cartina geoscopio regione toscana (slide 19 e slide 8) :
http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/sentieristica.html
Foto satellitare google earth (slide 19) :
https://earth.google.com/web/@43.25221861,11.19742036,411.9577214a,320.86899357d,35y,-0h,0t,0r
Mappa Inghilterra (slide 28) :
https://cdn.britannica.com/95/19695-004-3FEBCE5D/Hadrians-Wall-UNESCO-World-Heritage-site-1987.jpg
Foto Hadrian’s wall (slide 29) :
https://www.history.com/.image/t_share/MTU3ODc4NjA0MDU5MzIyMDc5/istock_41785482_large-2.jpg
Abbigliamento trekking (slide 30) :
https://i.pinimg.com/originals/23/4a/28/234a2883fa11a3ca6ac73c790ff5f193.jpg
Foto scarpe trekking (slide 30) :
https://www.outside.co.uk/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/t/n/tnf-hedgehog-hike-ii-mid-gtx-q-silver-grey-porcelain-green-3-s18.jpg
Bastoncini trekking (slide 30) :
https://www.ultralightoutdoorgear.co.uk/images/products/1460550759-92929700.jpg
BIBLIOGRAFIA E FONTI

FLORA E FAUNA (slide 4 e 5) – Libro : La Montagnola Senese, una guida naturalistica, di G. Manganelli e L. Favilli.          WWF 2001

GEOLOGIA (slide 6 e 7) – Libro : La Montagnola Senese, una guida naturalistica, di G. Manganelli e L. Favilli.        WWF 2001

ANALISI CARTOGRAFICA (slide 8)
https://attrezzaturatrekking.it/come-leggere-una-carta-topografica /

I BENEFICI DEL TREKKING (slide 11, 12 e 13)
https://www.fondoassistenzaebenessere.it/benefici-del-trekking /
https://www.trekking.it/salute-e-benessere/muscoli-escursioni-camminare /
https://www.my-personaltrainer.it/sport/hiking-benefici-cervello.html

PIEVE DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI ROSIA (slide 16,17 e 18)
- Libro : Rosia e Torri, chiese e territorio. F. Landi e R. Bologni ed. Cantagalli 2011
- Dossier : I poli del sistema religioso nell’età del romanico. Comitato Baldassarre Peruzzi

VITA NELLE CAMPAGNE (slide 23, 24, 25, 26 e 27)
- Libro : Il Museo del Bosco di Orgia, a cura di G. Molteni.
- Libro : La mia terra, di Fiorenza Mannucci
- Libro : Vita nelle campagne di Siena fra ‘800 e ‘900, di L. Cianferotti

THE HADRIAN’S WALL (slide 28, 29 e 30)
https://englandsnortheast.co.uk/hadrians-wall /
https://www.english-heritage.org.uk/visit/places/hadrians-wall/hadrians-wall-history-and-stories/history /

Un ringraziamento a:
Giacomo Gambini, per avermi illustrato le attività del CAI, il proprietario della Fattoria delle Reniere, che ci ha raccontato la storia della torre e permesso di visitare la
struttura. Infine alla mia cara bisnonna Rita Corti, per aver condiviso con me i suoi ricordi di vita di quando era bambina.
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