Interagire con i mass media - Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, SISSA Trieste, 22 novembre 2010 - Scienze della prevenzione
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Interagire con i mass media Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, SISSA Trieste, 22 novembre 2010
I mass media moderni agiscono da agenda setting svolgendo una doppia funzione: 1) diffondere presso il pubblico le questioni ritenute più rilevanti dalle istituzioni governative (funzione top-down); 2) portare all’attenzione dei decisori politici le esigenze del pubblico o di specifici gruppi di interesse (funzione bottom-up).
Nei sistemi democratici, i mass media costituiscono un’arena privilegiata di discussione pubblica sui rapporti fra scienza e società, a cui partecipa un numero crescente di attori sociali e gruppi di interesse (stakeholder). Nelle controversie scientifiche si mira a stabilire quale sia la teoria più corretta. I mass media seguono il modello del dibattito politico, in cui è più importante dare voce a tutte le parti in causa.
La capacità dei mass media di influenzare l’opinione pubblica è controversa, e la tendenza prevalente è quella di rafforzare le opinioni preesistenti. La funzione di agenda setting dei media, mediante la reiterazione del messaggio, può essere usata per imporre un tema nel dibattito pubblico. I mass media possono suggerirci a cosa pensare, non come pensare. I mass media non sono il luogo più adatto per risolvere le controversie, perché sui media le diverse posizioni si tendono a polarizzarsi ulteriormente.
Non tutti fatti diventano notizie, non tutte le notizie diventano grandi storie. Una notizia è il racconto di un fatto, e come tale è sempre soggettiva. La selezione dei fatti e la loro narrazione sono l’essenza del giornalismo, a cui non si può chiedere l’oggettività bensì pluralità dei punti di vista.
Nelle logiche della comunicazione di massa, la rilevanza di un evento dipende dalla sua notiziabilità, a cui contribuiscono elementi di diversa natura: socioculturali: attualità, prossimità, aspettativa, violazione di norme condivise; narrativi: protagonisti o vittime identificabili, attribuzione di colpa, esistenza di un conflitto, inserimento in un filone preesistente, framing; tecnici: disponibilità di immagini.
I media selezionano le notizie con modalità che spesso hanno poco a fare con l’entità dei rischi, se questa viene espressa solo in termini di probabilità di accadimento e di gravità delle possibili conseguenze.
Il framing può essere definito come un processo di selezione ed enfasi (o esclusione), interpretazione, rappresentazione e organizzazione dei fatti all’interno di una storia o di una narrazione. Attraverso il ricorso al framing, il giornalista racconta la realtà dei fatti mettendone in evidenza alcuni aspetti che ne incoraggiano una particolare interpretazione causale o valutazione morale.
Giornalisti e scienziati
Corteggiare la stampa è come fare un picnic con una tigre: puoi mangiare bene, ma ricordati che la tigre mangia sempre per ultima. (Maureen Dowd) Interagire con i giornalisti non è facile perché lavorano con logiche differenti, ma costruire con loro un alleanza è fondamentale. Per riuscirci, la prima qualità è la disponibilità, anche immediata, a rilasciare un commento o un’intervista. I giornalisti cercano news e storie, più che fatti e teorie, considerano gli esperti fonti di informazione e non sono un megafono della scienza. I giornalisti scientifici rappresentano una nicchia (ormai costituita da free-lance esterni) che in genere viene esclusa quando la scienza assume rilevanza di cronaca, affidata ai giornalisti generalisti.
La scienza sui media
La scienza non è un caso speciale: il suo racconto sui media segue le stesse logiche della politica, dello sport o dell’economia. In Italia, le notizie di scienza e tecnologia occupano circa il 2% dello spazio sui quotidiani e il 4% del tempo nei telegiornali. Circa le metà della scienza sui media è biomedicina, seguita da ambiente, tecnologia ed etologia; pochissimo spazio alle scienze dure. Secondo un sondaggio del 2007, il 32% degli italiani dichiara di essere molto interessato alla scienza, stessa percentuale per lo sport (33%).
I mass media
Daily Telegraph, USA I mass media sono la principale fonte di informazione per i cittadini delle società democratiche, mentre hanno un ruolo più marginale nei processi di comunicazione pubblica e di formazione delle conoscenze. I media sono prodotti commerciali sottoposti a logiche di mercato: appartengono a un editore, rispondono ai gusti del pubblico e agli interessi degli inserzionisti che li finanziano con la pubblicità.
La stampa generalista La stampa generalista (quotidiani e periodici) raggiunge soprattutto un pubblico adulto. Ogni giorno in Italia si diffondono sei milioni di quotidiani, letti da circa 22 milioni di persone; la stampa è un’importante fonte di informazione scientifica, seconda solo alla televisione. La stampa opinion leader è considerata capace di rispecchiare l’opinione pubblica e orientare la classe dirigente del Paese.
La stampa scientifica specializzata I periodici specializzati si rivolgono a un pubblico già interessato. Focus vende 300.000 copie, Le scienze 30.000, Wired 20.000. Trattandosi di mensili, la disponibilità di belle immagini è essenziale. La competizione fra le notizie è meno pressante e l’accesso più facile.
Radio e televisione Tutti abbiamo in casa una radio e una televisione: attraverso questi mezzi è possibile raggiungere ogni segmento di pubblico. La radio si ascolta il mattino, la televisione si guarda la sera. La televisione vive di immagini, fa intrattenimento, è finanziata dalla pubblicità; per 8 milioni di italiani è l’unico mezzo di informazione, in Europa è la principale fonte di informazioni scientifiche. La radio è il regno della parola, costa pochissimo e può permettersi programmi culturali di approfondimento seguiti da un pubblico di nicchia; è ascoltata da almeno la metà degli italiani.
L’editoria scientifica Un libro di scienza può essere letto, nella migliore delle ipotesi, da qualche migliaio di persone (la tiratura media è di 800-1000 copie). Offre visibilità a medio-lungo termine, ma costituisce un enorme investimento di tempo (che deve includere anche la promozione). Permette elevati livelli di approfondimento e argomentazione.
Festival e musei della scienza I musei della scienza sono visitati quasi esclusivamente da scolaresche e famiglie con bambini, più diversificato il pubblico dei festival. Mostre e festival oggi comunicano attraverso exhibit interattivi, laboratori ed esperienze dirette, non più mediante collezioni ed esposizioni. Hanno costi molto elevati e richiedono sponsor pubblici e privati. Possono affascinare, talvolta coinvolgere, in misura minore informare o educare, difficilmente spiegare.
Internet e i media digitali Il web raggiunge tribù di utenti dagli interessi diversificati e molto specifici. In Italia il 43% delle famiglie ha una connessione a internet. Sul web si cercano soprattutto informazioni, e internet rappresenta la fonte principale di fruizione attiva di informazioni scientifiche. È in corso una discussione sulle possibilità aperte dal web 2.0, che permette di arrivare al pubblico senza la mediazione dei canali tradizionali di diffusione: faciliterà il dialogo tra scienza e società?
Gli esperti sui media
Dobbiamo sottolineare che nulla di simile sarebbe potuto accadere in una centrale elettronucleare occidentale dei tipi PWR o BWR attualmente in esercizio e in costruzione. […] Del resto, l’incidente del marzo 1979 a Three Mile Island, pur avendo dato luogo a una significativa fusione del nocciolo, non ha determinato, grazie al sistema di contenimento, rilasci di radioattività dannosi all’uomo e all’ambiente. Ritengo quindi che i criteri di sicurezza adottati nel nostro Paese siano adeguati e che pertanto ci consentano di proseguire con animo tranquillo nell’attuazione del Piano energetico nazionale.
Sui livelli di radioattività indotta dalla nube di Chernobyl in Italia e sulle cosiddette “soglie di rischio” fissate dalla legge italiana ormai è il caos più totale. Dando una pessima dimostrazione di quella che dovrebbe essere l'obiettività della scienza, esperti di varia provenienza (enti di ricerca statale, università, professionisti privati) si accapigliano e sbraitano, tirando fuori numeri diversi come in una lotteria.
Le passerelle radiofoniche o televisive di scienziati o tecnologi hanno dato alla collettività un penoso senso di insicurezza. La scienza ci è parsa solo esteriore affermazione di certezze (una scienza fondamentalista, si potrebbe dire), con baldi affermatori di certezze che si contrapponevano fino a darsi reciprocamente dell'imbecille o del lurido lobbista. (Giuseppe De Rita, “La terra ‘permessa’”, Corriere della Sera, 17 maggio 1986)
Craig Venter
Sopravvivere a un’intervista
Riassumete la vostra ricerca in due o tre semplici frasi. Mettetevi in gioco senza nascondervi dietro il camice bianco e cercate di spiegare la rilevanza del vostro lavoro per la vita delle persone. In radio cercate la spontaneità, in televisione siate pronti a lanciare un solo messaggio, nel modo più semplice e chiaro possibile. “Preferisco lavare i lebbrosi che essere intervistata dalla stampa.” (Madre Teresa di Calcutta)
L’ufficio stampa
Un buon ufficio stampa può aumentare la visibilità dell’ente di ricerca, offrire un’immagine pubblica coerente, tessere una rete di alleanze con i mass media, strutturare in modo efficace la comunicazione esterna. È utile se agisce da facilitatore (non da censore) nei rapporti fra stampa e giornalisti. Compito (ingrato) di un ufficio stampa è di rendere “sexy” i risultati di una ricerca, per competere con le circa cinquemila notizie che ogni giorno arrivano in redazione tramite agenzie e comunicati stampa. Oggi sui media sono presenti soprattutto le istituzioni che si sono dotate di un buon ufficio stampa capace di vendere la scienza.
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