VERSO UNA POLITICA NUOVA: L'IMPORTANZA DI ESSERE "GIOVANI"
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VERSO UNA POLITICA NUOVA: L'IMPORTANZA DI ESSERE "GIOVANI" 1. Il punto della situazione È ormai diventato un luogo comune del pensiero contemporaneo l'idea che i giovani di questa nostra società siano del tutto estranei alla dimensione della politica, disinteressati al dibattito sui "valori", inclini solo a coltivare il ristretto territorio dei propri bisogni individuali e contingenti. Tutt'al più, si dice, essi sono pronti ad "aggregarsi" fra loro, a vivere la sfera del "collettivo", solo quando si tratta di tifare per una squadra di calcio, di riempire le sale di discoteche o birrerie, in una parola, di condividere la dimensione "ludica" e "deresponsabilizzata". È questo il quadro, davvero poco entusiasmante, che della nostra condizione viene offerto da coloro che "pensano bene"! Ma le cose stanno proprio così? O meglio, di contro a questa realtà così rappresentata, si può dire che esiste un mondo di persone adulte e responsabilizzate che continuano a vivere la politica con quella tensione ideale e valoriale che pur le appartiene? Direi proprio di no! Nelle mie pur recenti frequentazioni del c.d. "mondo della politica" - cioè degli "adulti" - ho dovuto purtroppo prendere atto di una sempre più crescente latitanza di questa tensione ideale e valoriale: ho constatato che gli adulti - politici e non politici - oggi vivono la politica per lo più come "luogo di scambio" di reciproche "utilità", come una sorta di accordo "transattivo" il cui unico scopo è quello di accrescere il "benessere" - materiale, s'intende - delle proprie rispettive sfere individuali. Altro che politica come "valori", o politica come "sentimenti" - l'antica "agorà" dei Greci! Coloro che "fanno politica" - o che ad essa dicono di interessarsi - ci insegnano continuamente, tutti i giorni, con i loro comportamenti concreti, che non serve a nulla avere ideali, che la Cultura - dinanzi a cui pur ci si scappella - è un mondo a se stante rispetto a quello della politica, che altro è la dimensione delle "idee", altro è quella dei "fatti". In pratica accade questo: si parla tanto di "idee", si discute tanto di "valori", ma poi, all'atto pratico, si realizzano - e questo nella migliore delle ipotesi - solo "fatti": i quali, così spogliati della loro componente ideale, di per sé non dicono nulla, perdono ogni valenza educativa, in pratica non "passano" da coloro che li implementano a coloro che ne dovrebbero fruire. Ecco che allora la politica si riduce ad un mero "fare unilaterale",
con una minoranza "operosa" ed una maggioranza "silenziosa", dove non c'è "condivisione", non c'è "coappartenenza", e le stesse Istituzioni, alla fine - create coi "fatti" - si logorano per mancato utilizzo e mancata valorizzazione. 2. Le ragioni della crisi Ma perché tutto ciò? La ragione - credo - è proprio insita nella situazione appena descritta. Nel momento in cui si accresce la voragine che separa il "pensare" - cioè i "valori" - dal "fare" - cioè le "istituzioni" -, quando cioè la dicotomia "Pensiero-Azione" viene resa sempre più accentuata e drammatica, ecco che coloro - e sono la maggioranza - che non posseggono gli "strumenti del fare" (le Istituzioni) si sentono per ciò stesso tagliati fuori dal dibattito politico, destinatari inerti di una decisione che può venire solo "dall'alto". Non c'è più tensione, non più coinvolgimento, muore - o meglio, non può mai nascere - il "sentimento della politica". E questo non può che riguardare soprattutto il mondo giovanile: i giovani, non potendo partecipare, neppure indirettamente - a differenza degli adulti che lavorano - al mondo delle Istituzioni (salvo che per quelle poche Istituzioni primarie come la famiglia e la scuola), non vedono in che cosa possa consistere la loro partecipazione alla politica. Se la politica si riduce al "fare", ad una sequenza di "contratti", e i valori, gli ideali - pur predicati - restano inoperanti, non partecipano di fatto alle decisioni effettive della politica, NON SI CAPISCE QUALE POSSA ESSERE IL CONTRIBUTO DEI GIOVANI ALLA STESSA! Da questa "incomprensione" nasce, come conseguenza inevitabile, il "disinteresse" per la politica. Ma c'è di più. Se coloro che fanno politica, e in genere gli adulti che pur indirettamente vi partecipano, informano la loro vita al compimento di mere azioni materiali, in una routine vuota di ideali quanto sterile di sentimenti, non solo non sono in grado di incentivare nei giovani quel bellissimo sentimento che è la politica, ma neppure lavorano per creare la premessa di fondo perché un tal valore rinasca: AIUTARE I GIOVANI STESSI A CREDERE IN SÉ, NELLE PROPRIE CAPACITÀ, NEL PROPRIO TALENTO. Quando manca la vera comunicazione (di valori, s'intende), quando non c'è un vero dialogo, e resta solo una vuota successione di fatti, vengono a mancare anche i c.d. "punti di
riferimento", svaniscono all'orizzonte gli "educatori" e i "Maestri", non ci sono più "mentori" a cui ispirarsi. E allora non solo ci si estranea dalla politica, ma non si impara neppure a credere "in se stessi". Non si "coltiva" la parte più profonda del proprio "io" - la nostra individualità - giacché nessuno, fuori di noi, ci aiuta a "coltivare" la parte più profonda del nostro "essere relazionale", del nostro "noi" - le nostre radici comuni: I VALORI. 3. Il ruolo degli educatori Nella mia pur ancora breve esistenza ho avuto una grande fortuna: ho trovato dei Maestri, degli educatori, degli importanti punti di riferimento nel mio percorso di crescita e acquisizione di consapevolezza della parte più profonda di me. Queste figure mi sono giunte - quasi portate da un curioso destino - dalle parti più diverse. Innanzi tutto mia madre. Ho avuto ed ho una madre che non si è limitata ad allevarmi, a sfamarmi, ma mi ha da subito - fin dalla più tenera età - reso partecipe di quel mondo fitto di tensioni ideali e di stimoli culturali di cui ella stessa si è di continuo abbeverata. Ho partecipato alla preparazione dei suoi esami universitari e al conseguimento della sua laurea, alle cene tenute in casa con professori universitari e intellettuali di vario genere, sono sempre stato coinvolto da lei nelle letture di libri e articoli di giornale ritenuti interessanti, ho condiviso con lei certe sue scelte spirituali, ho quasi sempre iniziato le mie giornate sorseggiando insieme a lei una buona tazza di caffè e ascoltando i suoi consigli e i suoi progetti. Più avanti negli anni, durante la carriera universitaria, mi sono imbattuto in un Professore che si è preoccupato non tanto di insegnarmi la materia impartita, di accrescere la mia "erudizione", quanto di stimolare in me la curiosità verso tutto ciò che appartiene all'uomo, di coltivare l'eclettismo che è in ognuno di noi e nella vita stessa. Mi ha detto: "apri la tua mente", acciocché tu possa, comprendendo meglio la realtà e vivendone ogni aspetto, comprendere di più te stesso. Poi, di recente - appena un fanno fa -, ho conosciuto una anziana signora - di ben tre generazioni più grande di me - che ha mostrato un grande interesse nei miei confronti e mi ha da
subito coinvolto nel "racconto della sua vita". Una vita meravigliosa, vissuta a contatto con i più grandi nomi della cultura del nostro Paese, e ricca di stimoli e suggestioni vari. Ciò che mi ha colpito di lei è il suo amore sconfinato per i giovani - e in fondo, a ben vedere, il suo amore per la vita. E mentre mi ha, durante un'intensa amicizia vissuta con lei per circa un anno, raccontato della sua vita e coinvolto nei suoi ideali, ancora giovani e freschi, mi ha anche detto: "Giuseppe, hai un grande talento e una grande energia: sono sicura che nella tua vita farai grandi cose!" Tale è stata la fiducia che lei ha riposto in me, che ho capito che era giunta l'ora di dar vita ad una grande impresa, di iniziare una grande avventura. È così che è nata questa nostra Associazione! Da ultimo, poi, mi è capitato di conoscere un personaggio politico davvero "originale" e "geniale". Sindaco di un paese della collina calabrese, egli ha iniziato a coinvolgermi nella realtà che sta realizzando, e mostra di nutrire nei miei confronti stima e considerazione. Credo che imparerò molto anche da lui! Orbene, intanto queste figure - tutte dotate di grande carisma e personalità - sono riuscite a rafforzare la "fiducia" che oggi ho in me stesso, in quanto esse non si sono limitate a parlare di sé, a raccontare solo se stesse, in un monologo autoreferenziale, ma mi hanno additato dei valori in cui credere, dei progetti da realizzare, delle méte da conseguire. Mi hanno aiutato a COLTIVARE LE MIE RADICI. Hanno fatto, cioè, CULTURA. 4. L'importanza di essere "giovani" Tuttavia, a poco servirebbero questi "punti di riferimento", se, dall'altra parte, non vi fosse la condizione necessaria per farne tesoro: ESSERE GIOVANI. Ma cosa vuol dire, in definitiva, "essere giovani"? Essere giovani non è certo solo una condizione "anagrafica"! Essere giovani vuol dire trovarsi nella situazione di dover ancora
"imparare" dalla vita. Vuol dire dover ancora "chiedere" alla vita. Si è giovani quando si ritiene che il mondo, la realtà, NON È SOLO CIÒ CHE È, MA ANCHE CIÒ CHE SI VORREBBE CHE FOSSE. Quando le nozioni impartite, le esperienze acquisite, non costituiscono ancora una zavorra che impedisce di crescere, di andare avanti. Quando gli errori del passato, le delusioni ricevute, vengono presto fatte oggetto di oblìo. PERCHÈ CIÒ CHE CONTA È IL FUTURO ANCORA DA SCRIVERE. Quando si è "giovani" la mente resta "aperta" sempre a nuove acquisizioni. Lo spirito è ancora capace di vedere una luce. Si ha voglia di mettere in discussione se stessi e la realtà che ci circonda. Di solito chi è giovane anagraficamente lo è anche nel senso appena illustrato. Normalmente dovrebbe essere così: quando ciò non accade c'è qualcosa che non va, una patologia che va curata. Neppure può ignorarsi che esistono delle persone - purtroppo non molte - che, pur essendo in età avanzata, continuano ad essere "giovani": l'anziana signora di cui prima parlavo, per me è stata un esempio paradigmatico di ciò. Tutte queste persone - giovani anagrafici o anche solo nello spirito - hanno una grande occasione: POSSONO CONTRIBUIRE A MIGLIORARE IL MONDO. In una parola: possono fare una POLITICA NUOVA. È la politica che supera l'odiosa dicotomia fra "pensiero" e "azione". La politica degli "ideali" che, al tempo stesso, producono "cambiamenti". Come dice il geniale Sindaco calabrese di cui prima parlavo, in fondo "i cambiamenti sono fatti con le idee". Al contrario, se mancano le idee, nuove e originali, se mancano i valori, se manca la CULTURA, non c'è possibilità di cambiamento, non c'è miglioramento, NON C'È VERA POLITICA. (C'è solo una vuota e meccanica successione di "contratti di
scambio": dove qualcuno sta bene e qualcun altro, inevitabilmente, sta male). 5. Sfidiamo il destino A trentadue anni ho avuto l'idea di fondare quest'Associazione. Non è un "Partito politico", almeno non nel senso tradizionale del termine. E neppure è un'associazione di divertimento, o un'agenzia di collocamento. È un MOVIMENTO DI PENSIERO, una "fucina di idee". Un tentativo - che spero produrrà effetti concreti - di dimostrare che c'è ancora spazio per "coltivare" il naturale "sentimento della politica". Che i giovani vogliono e possono essere gli artefici di un cambiamento, di una RINASCITA. Innanzi tutto dei VALORI, cioè della CULTURA. Ma poi, in ultima istanza, della POLITICA. Di una politica NUOVA: che sia chiara, semplice, essenziale. Una politica che sappia spingersi oltre l'attuale antitesi fra "destra" e "sinistra". Non per eliminarla, - ché essa è necessaria alla democrazia - ma per pervenire ad una SINTESI, ad una vera MEDIAZIONE. Abbiamo ereditato un mondo oscuro ed incerto. Ma siamo GIOVANI, nel senso prima chiarito. Non priviamoci della possibilità di cambiarlo. E osiamo invece sfidare il destino, il futuro! CON LO SLANCIO DELLA NOSTRA GIOVINEZZA. Roma, 13-04-2003 Il Presidente Giuseppe Pio Torcicollo
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