Il Testimone - Dott. Maurizio Pagnini
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PREMESSA L'idea che siamo dei semplici corpi mortali usa e getta, scintille infinitesimali senza scopo in questo immenso universo, è un’ipotesi poco plausibile, ma comunque condivisa da molti. Se siamo convinti di essere solo un ammasso di cellule messe insieme dal caso e destinate a perire, siamo costretti a difendere questa unica e irripetibile vita con ogni mezzo, ad ogni costo, sempre all’erta per la paura di perderla troppo presto, e comunque sempre con l’angoscia, data dalla consapevolezza, che prima o poi verrà sicuramente perduta. Altri pensano che questo corpo sia un semplice abito che riveste qualcosa di più importante, qualcosa che non può essere distrutto, ucciso… che non può morire! Essi non hanno bisogno di difendere niente perché non hanno paura della morte del loro “vestito”. Messe così, sono due convinzioni intellettuali che hanno lo stesso valore conoscitivo di opinioni da talk-show, ma a pensarci bene la questione è un po’ più interessante, in quanto i due pensieri inducono comportamenti completamente differenti: - Chi ha paura della morte ne diventa schiavo! - Chi non ha paura di morire è libero e non ricattabile! Detto questo, se siete già nella seconda ipotesi, allora sarà facile seguire quanto di seguito esposto, altrimenti sarà un pò più ostico e occorrerà molta apertura mentale. “La luce entrerà in noi solo nella misura in cui lasciamo la finestra aperta” Tutto ciò niente a che vedere con la spiritualità a buon mercato dove la beatitudine idiotica viene confusa con il risveglio della coscienza, col feticismo dell’anima che trova uno pseudo-appagamento negli incensi profumati, nella ricerca di informazioni sulle vite passate, nelle camminate sui carboni ardenti, nell’esoterismo degenerato dei viaggi astrali o dei contatti con le anime dell’aldilà. Anzi, queste circostanze sono una trappola, perché ci convincono di essere sulla via giusta ma in realtà sono l’occasione per smettere di cercare. Lo scopo di quanto sotto riportato è quello di fornire una visione della vita maturata attraverso esperienze personali e letture, perché possa servire da stimolo e riflessione al lettore. Dunque, a te la scelta: - Rimanere nella prima ipotesi, e allora chiudi tranquillamente qui. - Approfondire e scoprire altre idee per confrontarle con le tue. Allora prosegui la lettura, ma se decidi così, ti chiedo la cortesia di arrivare fino all’ultima pagina. “Il buio non esiste di per sé, ma è solo mancanza di luce; esso, però (il buio) è ciò che ci consente di sapere che c’é la luce per un processo di percezione, per contrasto”. 3
INDICE MOTIVAZIONE 5 RIFLESSIONE SULLA POSSIBILE VITA DOPO LA MORTE 6 PERCHÈ SOFFRIAMO 8 L’ALCHIMIA 8 NOI E L’UNIVERSO 10 LEGGE DELLO SPECCHIO 11 PERSONALITÁ E ANIMA 13 MENTE E CUORE 14 L’ANIMA VIVE, LA PERSONALITÀ SOPRAVVIVE 14 L’IMMORTALITA’ 15 IDENTIFICARSI CON L’ANIMA 15 COME IMMERGERSI NELL’ANIMA 16 EMOZIONI SUPERIORI 17 RISOLVIAMO QUALCHE DUBBIO 17 LAVORARE SULLE EMOZIONI NEGATIVE 18 EMOZIONI DEL CUORE 20 IMMAGINAZIONE NEGATIVA 20 CREAZIONE DI UN “TESTIMONE” 23 ACCENDERE IL “FUOCO” 24 LA VERA FOLLIA 25 I SENSI DELL’ANIMA 25 SMETTERE DI PENSARE COME ANIMALI 26 COME AGISCE IL “TESTIMONE” 26 QUESTA NON E’ REPRESSIONE 28 IL GIUDIZIO 28 TRASMUTAZIONE 29 IL “TESTIMONE” COME UNO SCIENZIATO 31 AVERE FEDE 33 LA CERTEZZA 33 LA VIA DELL’ ”ESTASI ESTETICA” 34 L’APERTURA DEL CUORE 35 IL “PIANO DIVINO” 36 LA COPPIA 37 LA COMUNITÀ 39 LA TRADIZIONE 39 LA RESURREZIONE DELLA CARNE 41 4
MOTIVAZIONE Qualunque cosa chiediamo stiamo chiedendo solamente “come posso essere felice?”. Che sia lavoro, amore, casa o l’auto, la domanda è sempre la stessa: come posso ottenere la felicità? Ogni cultura ha una sua formula ma come esseri umani ogni occasione di dolore ci scuote emotivamente. Possiamo cercare di riempire il nostro cuore d’amore, meditare, cercare di convincerci che ogni sofferenza è illusoria, ma difronte alla perdita di qualcuno o qualcosa il dolore è maledettamente reale. Ci sentiamo inermi difronte alle piccole grandi sofferenze che inevitabilmente si presentano lungo il cammino. Questo elaborato è uno strumento per lavorare direttamente sul dolore, sul disagio e sull'insoddisfazione, al fine di dargli una motivazione. Per intraprendere questo viaggio, occorre solo una buona dose di volontà e la disponibilità a lasciare la mente aperta. “L'opera dello scrittore è permettere al lettore di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”. (Marcel Proust) CONSIGLIO - Non credere a quello che leggi. Credere non serve. L’atteggiamento più utile è quello del ricercatore serio, dello scienziato. Egli non dice “ci credo” o “non ci credo”, ma prende in esame un’ipotesi e poi la verifica attraverso la sperimentazione! 5
RIFLESSIONE SULLA POSSIBILE VITA DOPO LA MORTE Non è importante sapere come stanno davvero le cose, ma lo è l’interpretazione che ciascuno di noi da alla propria esistenza a partire da ciò che gli sembra evidente. Il pensiero di appartenere ad una totalità più ampia, la consapevolezza di essere parte del cosmo, ci da un senso di protezione e di serenità. Aprire la vita ad una dimensione infinita, proprio nel momento di maggiore debolezza, serve a dare un senso alla vita vissuta. Le connessioni che si aprono in queste occasioni sono le più ampie possibili, poiché permettono di collegare il finito con l’infinito. Mentre si viaggia nel regno dei pensieri, in conversazioni profonde e letture particolari, ci immergiamo in un gioco onirico alla ricerca del Sé. La loro forza è tale da imprimerci un sentimento di connessione totale, intenso, senza tempo. L'intensità dell'energia di cui facciamo esperienza in questi casi nutre la convinzione che l'essenza e l'autenticità della vita si trovino oltre l'Io e il tempo che lo caratterizza, e alla fine della vita risulta evidente che sono proprio le energie a differenziare il corpo vivente da quello morto. Non sono energie segrete inconcepibili, le conosciamo bene e possiamo misurarle: calore, elettricità, energia cinetica. Queste forme fisiche dell'energia sono subordinate alla legge della conservazione: “le energie possono trasformarsi in forme differenti, ma non possono mai essere annichilite”. In altre parole l’energia non muore. Che succede all’essere umano quando muore, dove va l’energia che ha generato nella sua vita? Secondo la legge di conservazione, l’energia della sua vita c’è ancora e ogni suo “quanto” può essere precisamente localizzato. Non esiste alcuna morte effettiva. Ogni atomo o molecola, prima o poi, andrà a costruire associazioni atomiche o molecolari diverse. Nulla viene annichilito. Il corpo smette di esistere in questa forma e tutte le sue parti subiscono una metamorfosi. Tutte le culture considerano l’essere umano distinto in due parti: una mortale, il corpo fisico, e una immortale, l’anima. L’anima, in quanto energia, funziona alla stessa maniera delle altre, non deperisce. La specificità dell’essere umano non è il corpo fisico, bensì l’anima che non si deteriora. La vera vita è nell’anima che si perpetua anche dopo la morte fisica. Possiamo immaginare che l’energia dell’essere umano torni nel mare dell’energia cosmica e che vada a riempire nuova forme di vita in altri esseri umani, in altre entità o cose. Si può parlare di rinascita o di ritorno alla vita? Forse! Si può pensare ad una reincarnazione a partire dallo stesso campo energetico? Dunque, l’energia si fa nuovamente carne e torna ad essere corpo. Ci sono numerose testimonianze di persone che ricordano di una vita passata o sono convinte di “essere stati”. Un nuovo “Io” rinasce e ricomincia la meraviglia. Gli atomi, certo, non si sorprendono, ma possono farlo solo quelle combinazioni atomiche che arrivano a dire “Io”. 6
Io stesso mi sorprendo dei fenomeni e delle connessioni della vita, adesso che l’ho trascorsa quasi completamente; e so che prima o poi un’altra combinazione atomica sarà pronta a pronunciare ancora la parola “io” senza essere io a farlo perché so di averlo già fatto. Ma perché tutto questo? Qual’è il senso di questo continuo divenire? Se l’energia dell’anima è l’essenza dell’essere, che fine ha la sua esistenza? La fisica ci insegna che tutto ha un suo ruolo, tutto ha un suo scopo ben preciso, niente è dato al caso. Qualcosa che non finisce mai deve avere un ruolo cruciale nel Tutto, qualcosa di più grande di quanto possiamo immaginare, con uno scopo ultimo che giustifichi il suo vagare per tutta l’eternità. Il senso della vita umana potrebbe essere la sperimentazione di tutte le possibilità dell’essere uomini. Siccome ne possiamo provare una per volta, il tempo non è mai abbastanza. Forse la vita umana è solamente un sogno della natura, un’invenzione assurda, per esplorare nuove possibilità e contribuire a plasmare la concretezza. Questa ipotesi è magnificamente assurda! Il senso della vita umana potrebbe consistere nella partecipazione individuale al pieno svolgimento delle possibilità della vita, anche quando si tratta di elementi minimi, insignificanti. Allora io sono una delle possibilità che arricchiscono la vita, questo è il senso della mia esistenza, fin dall'inizio e fino alla fine. È così per tutti. Ogni nostra esperienza assume il suo significato nella prospettiva del tutto. L'intera evoluzione trae profitto dallo svolgimento rapido delle possibilità delle innumerevoli esistenze singole. Se consideriamo così le cose, la morte come passaggio ad una vita diversa, potrebbe apparirci addirittura bella e degna di approvazione. Forse, di fatto non è altro che il passaggio dal sonno alla veglia, confidando nel fatto che con la morte non finisce la vita vera, ma solo quella in questa forma specifica di “sogno ontologico" prima di cominciare la vera esistenza. E così, proprio come una dormita può farci bene, anche il sonno ontologico potrà curare tutte le ferite della “vita vera”. Non so se le cose stanno proprio così. Di fatto, il presupposto di una nuova vita dopo la morte mi salva dallo stress esistenziale legato alla necessità di dover fare necessariamente tutto ora e, soprattutto, rende di poco conto tanti miei errori, ma soprattutto da un senso alla vita. La vita che mi è stata data adesso è mia, mi appartiene, ne posso fare quello che voglio, posso decidere se viverla in bianco e nero o colorarla e, comunque, nell’uno e nell’altro caso alla fine, la dovrò restituire. La restituirò in bianco e nero se l’ho vissuta così o a colori se l’ho colorata e sono sicuro che lì ci sarà il giudizio della vita che mi è stata prestata. È una consapevolezza che ho sempre avuto, che è nata con me e che si è 7
consolidata osservando il Creato con la sua natura. Tutto è perfetto così com’è; è straordinariamente evidente che fa parte di un progetto che non lascia niente al caso e che soggiace ad un disegno troppo grande per essere facilmente compreso da una mente così minuta come la nostra. Anche nelle cose che più ci fanno soffrire, se osservate da un altro punto di vista, vi possiamo trovare uno scopo evolutivo, un motivo di crescita, di elevazione. Ci turba la scena di un leone che azzanna una gazzella, facciamo il tifo per la gazzella sperando che possa fuggire, ma se spostiamo l’osservazione e lo portiamo dalla parte dell’evoluzione ci accorgiamo che quel sacrificio consente la selezione che rende la specie della gazzella più forte poiché il leone uccide l’esemplare più debole. Cosa c’è di più perfetto e sofisticato di un frattale? Niente! La natura ne è maestra, eppure, se la natura tende all’entropia (disordine), come e perché si è creato l’ordine. Se il caso crea il disordine, dal caso non piò essersi generato l’ordine. Tutto questo ha un senso e soprattutto da un senso alla nostra vita. PREMESSA PERCHÈ SOFFRIAMO Perché la nostra vita è piena di problemi, ansie, delusioni, rabbie e paure? Perché dobbiamo passare attraverso queste tribolazioni? Se consideriamo l’origine dei nostri disagi causati da eventi al di fuori di noi, allora non possiamo aver alcuna speranza di alleviarli! Fino a quando il nostro equilibrio interiore resta vincolato al posto di lavoro sicuro, l’esito dell’esame, la fedeltà del compagno/a, all’onestà delle persone o alla salute fisica, non abbiamo alcuna speranza di vivere felici e vivremo nella paura e nella speranza che niente di brutto ci accada, e allora è normale arrabbiarsi o deprimersi. Se, invece, consideriamo le cause come dipendenti da noi, allora possiamo acquisire la capacità di affrontarle. Nel suo libro “OFFICINA ALKEMICA”, Salvatore Brizzi, ci offre un mezzo per condurci a conquiste interiori. Lui afferma che “per l’evoluzione interiore non è necessario acquistare un biglietto per Bombay o mettersi al servizio di un guru, lo possiamo fare attingendo direttamente alla nostra cultura spirituale e alla nostra tradizione occidentale”. L’ALCHIMIA Nel Vangelo è scritto: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà : eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a Voi!” (Lc 17,21) Perché Brizzi ci parla di Alchimia? “Alchimia” intesa, non come ricerca della trasformazione del piombo in oro, 8
non ricerca della ricchezza materiale, o all’elisir di lunga vita, ma come mezzo di trasmutazione della nostra carne in Spirito, la “Pietra Filosofale” che genera un appagamento eterno e incondizionato, uno stato di felicità non più legato alla situazione materiale. La ricerca del benessere muove tutte le nostre azioni e fintanto che pensiamo che tale benessere dipende dalle condizioni esterne, esso ci sfuggirà all’infinito. Cosa ci dà più tranquillità: Avere un grosso conto in banca o sapere di possederlo? Sembra la stessa cosa ma non lo è. L’obiettivo è quello di riprodurre la stessa tranquillità di colui che sa di possedere un abbondante conto in banca senza possederlo. Impossibile? No! Nel momento in cui riusciamo a riprodurre in noi quella stessa tranquillità interiore - la certezza incrollabile che avremo sempre il denaro che ci serve - non è più necessario che ci affanniamo ad accumularlo sul conto in banca. Questo è un ribaltamento del comune modo di considerare la realtà! Per giungere a tale traguardo non è necessario sottoporsi a lavaggio del cervello, a corsi di autostima o autoipnosi che mirano a farci accettare come bello ciò che in verità, nel profondo di noi stessi, continuiamo a ritenete brutto. DUBBIO - Forse posso anche riuscire a sentirmi ricco, ma di fatto non ho i soldi! DOMANDA - Come faccio a far vivere una vita decorosa alla mia famiglia? TEST - Quale di queste due affermazioni è quella esatta? • Sono ricco perché ho tanti soldi! • Ho tanti soldi perciò sono ricco! Pensare come la prima affermazione sia una sodomia logica perché se dovessimo perderli soffriremmo. Nella seconda no. Nel Vangelo è scritto: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola ne ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché la dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”. (Mt 6,9-21) C’è sempre qualcosa che ci separa dalla gioia di vivere. Raggiunto un obiettivo ve ne è sempre un altro da raggiungere e deleghiamo la nostra gioia agli eventi esterni. Ne è la dimostrazione il fatto che la maggior parte delle persone che 9
possiedono tanti soldi, continuano sentirsi povere e a vivere un costante senso di insoddisfazione. Noi possiamo essere felici qui-e-ora senza alcuna motivazione esteriore. Se ci sentiamo ricchi interiormente, questa nostra ricchezza si rifletterà nella situazione esterna. Chi si sente ricco assume un atteggiamento di ricchezza e il denaro non costituirà un problema; non occuperà più i suoi pensieri. La ricchezza è ciò che siamo, ciò che abbiamo in questo preciso istante. E’ la vita vissuta istante per istante, in ogni momento della giornata. Chi vive nel prima e nel dopo, in realtà, non vive mai. E’ come “trangugiare” un un’ottimo vino o una pietanza sublime senza gustarseli: sono sprecati, è come dare “perle ai porci”. Ogni istante della nostra vita ci viene offerto e, a prescindere che lo riteniamo bello o brutto, non lo dobbiamo sprecare gettandolo come un regalo poco apprezzato. Benedici quello che hai e quello che sei ora, ti è stato dato perché te ne possa servire per raggiungere il tuo scopo. Scoprine l’utilità e utilizzalo perché è molto prezioso! Nel Vangelo è scritto: “Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. (Mt 13,45-46) L’amore, la ricchezza, la potenza e la sicurezza sono qualità che possono essere sviluppate attraverso un percorso, evitando così di continuare a elemosinare da persone e circostanze esterne a noi. Una volta trovate dentro di noi non abbiamo più bisogno di tutto il resto. NOI E L’UNIVERSO L’Universo risponde ai nostri cambiamenti e ciò che ci accade è indissolubilmente legato ai nostri stati d’animo. Noi creiamo la nostra realtà! È una legge della fisica quantistica. Che la coscienza possa agire sulla materia è dimostrato dalla scienza ufficiale, ne è un esempio l’esperimento con i cristalli d'acqua condotti dal dottor Masaru Emoto; l’acqua crea tante varietà di cristalli secondo l’ambiente in cui si trova, secondo le vibrazioni musicali, le parole e i pensieri che gli vengono trasmessi. Noi siamo per il 70% composti da acqua, e se il pensiero determina la forma dei cristalli dell’acqua, ecco spiegato come i nostri stati d’animo determinano la nostra forma. La sola idea, anche quando non viene espressa verbalmente, agisce sulla materia circostante. Ognuno dei differenti esseri della natura crea un mondo diverso a seconda dello strumento sensoriale che utilizza per guardare. Il cervello umano, così come quello di qualunque altra specie, si limita a interpretare delle onde/particelle creando le forme tridimensionali e i colori che abbiamo sotto gli occhi tutti giorni. Attraverso il nostro apparato psicofisico - che è diverso da ogni altro essere - creiamo una bolla di realtà nella quale trascorreremo tutta la vita dormendo 10
placidamente all'interno di essa. Perciò se il mondo esterno è una nostra proiezione, allora trasformando noi stessi deve essere possibile modificare l'ambiente che ci circonda. “la vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo” (Jim Morrison) Se l'universo è una nostra creazione, allora possiamo utilizzare la nostra realtà esteriore per imparare a conoscere meglio noi stessi. La “legge dello specchio” afferma che ogni qualvolta noi crediamo di vedere qualcosa all'esterno, stiamo osservando una caratteristica che in realtà si trova dentro di noi. Tutto quello che nel mondo ci piace e ammiriamo, sta rispecchiando aspetti di noi che abbiamo già integrato e che quindi ci procurano belle sensazioni. Al contrario, tutto ciò che nel mondo ci dà fastidio e non sopportiamo, sta riflettendo quei lati della nostra personalità che ancora non vogliamo accettare e rifiutiamo. In verità non esiste niente di brutto nel mondo e niente di brutto in noi. Tutto è perfetto così com'è… anche se non siamo ancora in grado di vederlo; semplicemente, esistono aspetti di noi che accettiamo, e per questo li percepiamo come belli, mentre altri che rifiutiamo ci appaiono brutti. LEGGE DELLO SPECCHIO Nel Vangelo è scritto: “Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle 11
tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. (Mt 25:14-30) Dobbiamo capire cosa esattamente ci procura fastidio. Chiediamoci in quali circostanze noi ci siamo comportati in modo analogo. Trasmutare l’emozione negativa in emozione positiva significa accettarla riconoscendone la perfezione oltre l'apparenza. Saper riconoscere in noi stessi le cause della nostra sofferenza, ci consente di osservarle al fine di coglierle nella loro perfezione e trasformarle. I fatti provocano in noi delle reazioni perché risuonano con qualcosa che ci appartiene. “Vediamo solo ciò che conosciamo” Se ci tocca la presunzione, l’ipocrisia, l'aggressività, la ricchezza altrui, cerchiamo di capire quando noi siamo presuntuosi, ipocriti, aggressivi e attaccati ai soldi. Questi fastidi che si trovano all'interno di noi attirano, per risonanza, situazioni e persone che le fanno emergere e ci permettono di osservarle al di fuori di noi. È l’effetto diapason che entra in risonanza quando qualcosa vibra alla sua lunghezza d’onda. Risuoniamo negativamente (con disagio) con quelle persone o fatti che fanno emergere aspetti di noi che non vorremmo vedere; ci causano irritazione perché cerchiamo di soffocarle. Risuoniamo positivamente (con piacere) con quelle persone o fatti che fanno emergere aspetti di noi che abbiamo già accettato. Tutto ciò che ci causa fastidio è ciò su cui dobbiamo lavorare. È il piombo che ci è stato dato perché noi lo possiamo trasmutare in oro, sono i talenti che ci sono stati dati per permetterci di guadagnarne altri “e prendere parte alla gioia del padrone”. Nessuno di noi è un ladro ma quasi tutti proviamo fastidio alla vista di un furto, in quanto rispecchia il nostro attaccamento alle cose materiali. Siamo entrambi convinti che la felicità possa dipendere dal possedere qualcosa, e se fossimo nella situazione del ladro, ci comporteremo nello stesso modo. Se non fossimo attaccati alle cose, non ci arrabbieremmo se ci venissero portate via. Niente è nostro! Casa, auto, genitori, figli, coniuge, amici, parenti, soldi, salute…, ci sono stati prestati per accompagnarci nel breve cammino terreno, ma non ci appartengono e li dobbiamo restituire quando ce ne andremo, come i servi della parabola al ritorno del padrone. Perché ci potrebbero dar fastidio le prostitute? Non perché lo siamo anche noi, ma perché ci rispecchiano il nostro quotidiano prostituirci in cambio di soddisfazioni materiali. Se non ci prostituissimo sul lavoro, con gli amici, con il partner … non giudicheremmo nello stesso modo le prostitute. Ogni fastidio e soggettivo e non oggettivo, perché ciò che è oggettivamente negativo per una persona può essere positivo per un’altra (giornate piovose, pianto 12
di un bambino, guerra…). Se siamo gelosi del nostro partner, quanto sarà utile cercarne uno nuovo che non ci faccia ingelosire? Se il demone della gelosia è dentro di noi, inevitabilmente ce lo porteremo dietro dovunque andremo e con chiunque saremo! Ciò non implica che quando ci capita di essere testimoni di un sopruso o di una violenza, non possiamo reagire, ma una cosa è intervenire esprimendo rabbia e giudizio; un'altra e farlo con fermezza e coltivando l'amore nel cuore! Ecco che allora è più facile amare i nostri nemici, sapendo che ogni nemico lo abbiamo richiamato noi affinché ci mostri un aspetto della nostra personalità che non ci piace e sul quale abbiamo bisogno di lavorare. Ecco perché abbandonare il senso di possesso rende felici. Possiamo amare le persone senza pensare che siano di nostra proprietà. L’attenzione deve essere attratta, non da ciò che accade, ma dal perché accade e coglierne l’insegnamento indispensabile per la crescita dell’anima. PERSONALITÁ E ANIMA L’uomo è un'essenza spirituale, un'anima, che occupa per un certo periodo di tempo una macchina biologica (personalità). Tutte le religioni della storia così come tutte le filosofie parlano della presenza di questi due aspetti dell'uomo: lo spirituale e il materiale. L’uomo è un ente invisibile, non materiale e non soggetto alla morte, che occupa un corpo materiale, fenomenico e mortale. L’opinione comune occidentale, però non tiene minimamente conto dell’anima e viviamo credendo di essere sacchi di carne vuoti. L’ANIMA NON È UN’IPOTESI, E IL REGNO DEI CIELI NON È ALTRO CHE QUESTO STESSO MONDO VISTO DAL PUNTO DI VISTA DELL’ANIMA. La macchina biologica, la personalità, è uno strumento che noi, come anime, utilizziamo quando arriviamo sulla terra, per poter interagire con quest'ambiente fisico. Quando giungiamo sul pianeta abbiamo bisogno di un involucro, così come un sommozzatore di una muta subacquea. L'anima si costruisce allora una macchina biologica utilizzando il cibo fisico, emotivo e mentale che viene fornito nel luogo dove nasce. A partire dal nostro nome, partito politico o religione, fino al codice genetico contenuto nelle cellule, niente di ciò che abbiamo è nostro e lo abbiamo scelto noi, era già pronto quando siamo arrivati. Nel DNA è scritto come deve essere costruito, a livello fisico e psichico, l'involucro del quale siamo ospiti, ma non dice chi siamo! Non di meno, però possiamo fare di questo involucro ciò che ci pare. È uno strumento prezioso, insostituibile perché ci permette di compiere questa 13
esperienza terrena. È il tempio della nostra anima e come tale va apprezzato e rispettato. MENTE E CUORE E’ chiaro che per conoscere il “mondo reale” non possiamo utilizzare i sensi del nostro involucro. La muta consente al sub di muoversi in un mondo ostile, ma, in sé, non è capace di conoscere nulla. Solo al sub che sta all'interno è dato di conoscere. La personalità percepisce l'universo per mezzo delle sensazioni fisiche, delle emozioni e, soprattutto della mente; l'anima invece conosce per mezzo del Cuore. Guardando attraverso la mente rimaniamo sempre invischiati nell'illusione, mentre osservando con gli occhi del Cuore, la nostra coscienza si spalanca alla realtà oltre le apparenze. Nel momento in cui il nostro centro di consapevolezza passa dalla mente al cuore, siamo in grado di accedere alla realtà per come veramente è, cambiando radicalmente la prospettiva di osservazione e allora vediamo come è fatto veramente il mondo: è perfetto perché è come deve essere. L’ANIMA VIVE, LA PERSONALITÀ SOPRAVVIVE La personalità umana è una perfetta macchina per la sopravvivenza. Essa si è sviluppata nel corso di milioni di anni con il compito di assicurare la propria continuità e quella della specie. Può svolgere questo compito alla perfezione, proprio in quanto sente di essere mortale ed è dunque costretta a lottare per non perire. La macchina biologica è strutturata secondo i due pilastri della sopravvivenza: attacco e difesa, cioè aggressività e paura. Il suo comportamento e quello di un animale che fugge o aggredisce. Lo ha fatto per milioni di anni e lo fa ancora adesso con i colleghi d'ufficio, i superiori, i sottoposti, il partner, i figli, i genitori, nelle sfide sportive, nei dibattiti politici … La sua caratteristica principale è l'egoismo. Chi deve sopravvivere pensa solo a sé o, al limite, alla sua famiglia o al branco di appartenenza. La vita è caratterizzata da sentimenti di odio e di sospetto verso chiunque, perché chiunque potrebbe rappresentare una minaccia per lui, la sua famiglia, il suo clan, la sua religione… L'apparato psicofisico, proprio perché concentrato su di sé, possiede un'apertura di coscienza limitata sia nello spazio che nel tempo. Questo, per esempio, è il motivo principale per cui inquiniamo il pianeta; perché non riusciamo a far rientrare le generazioni future fra le nostre preoccupazioni immediate. All’ominide, dalla coscienza ristretta, preoccupa solo il fatto che, sostenere adesso una spesa maggiore, può mettere in pericolo la sua sopravvivenza immediata. L'anima invece è immortale, quindi non teme di morire e non ha bisogno di lottare per la sopravvivenza e si può permettere di non inquinare e di non sprecare. La personalità è competitiva, l'anima e collaborativa. Una accumula, l'altra condivide. 14
Questa identificazione non è altro che lo spostamento del nostro centro di consapevolezza dalla personalità all’anima. Se fossimo interamente identificati con la nostra anima, non subiremmo più la pressione della lotta per la sopravvivenza poiché pervasi dalla consapevolezza di essere immortali. L’IMMORTALITA’ Nel Vangelo è scritto:“In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte” (GV 8,51) L’immortalità, non come avere una maggiore aspettativa di vita, ma piuttosto come anima eterna. Per giungere a ciò bisogna trasferire la coscienza dalla macchina biologica all’anima, la nostra vera essenza immortale. L’anima non vive in conflitto con l'ambiente e non deve lottare per la sopravvivenza, perciò vive costantemente nella gioia e nella pace interiore. È costantemente innamorata di tutte le persone intorno a lei e dell'esistenza in genere, ama il suo prossimo come se stessa. Ama i suoi nemici, perché dall’amare unicamente i suoi amici non riceverebbe alcun merito! L’anima immortale perdona, perché per lei nulla è sbagliato o fuori posto. Tutte le occasioni sono offerte per la sua crescita. Ma non è che diventiamo immortali solo sposando questo dogma. Il centro della questione e proprio nella differenza tra il credere di essere immortali e il sentire di esserlo. Sì siamo gelosi del nostro partner, se ci offendiamo per l’osservazione pungente di qualcuno, se siamo in conflitto con i figli o con i genitori, se ci sentiamo frustrati perché i soldi non bastano mai o irritati perché altri meno meritevoli di noi ottengono più successo, se ci percepiamo impotenti per come stanno andando le cose nel mondo… non siamo ancora immortali! Fino a quando la nostra coscienza resta prigioniera della macchina biologica, il sapere che da qualche parte dentro di noi c'è un anima immortale non c'è di alcuna utilità, perché nella vita quotidiana continueremo a sentirci mortali e a comportarci e soffrire come mortali. IDENTIFICARSI CON L’ANIMA Immaginiamo il solito sub chiuso nella sua muta. Ovviamente egli è certo di non essere la muta in quanto sa con indubitabile certezza di essere un individuo indipendente dalla muta che lo ricopre. Con la stessa certezza, sa che quando uscirà dall’acqua e se la toglierà, rimarrà vivo in quanto la muta è solo un involucro che utilizza temporaneamente per esplorare un certo ambiente. Se qualcuno gli dicesse che egli è la muta e che quando se la toglierà non esisterà più, lo prenderebbe per pazzo, non verrebbe mai sfiorato dal dubbio che l'altro possa avere ragione, perché lui sa di essere l'uomo che sta dentro la muta. Sa di essere una coscienza a se stante completamente slegata dal rivestimento esterno. Semplicemente lo sa perché lo sente fisicamente. 15
Ebbene lo scopo è proprio quello di sentirsi un'anima dentro un apparato psicofisico, con lo stesso identico grado di certezza con cui il sub si sente dentro la muta. Divenire immortali non significa riuscire a fermare la decadenza della nostra personalità, bensì identificarsi completamente con l’anima. Non possiamo rendere immortale ciò che è mortale, ma possiamo identificarci con qualcosa che è già immortale, l’anima, che utilizza per necessità una macchina biologica per spostarsi nell'ambiente terrestre. Nel momento in cui spostiamo il nostro centro di consapevolezza, la nostra coscienza nell’anima e ci identifichiamo con essa, dominiamo il nostro involucro, anziché esserne dominati. L’anima sa perfettamente, in ogni istante, che l'eventuale perdita del veicolo esterno non intaccherebbe minimamente la sua esistenza. Chi vive nell'anima ama incondizionatamente ventiquattro ore al giorno, cammina, guida, lavora, parla, scrive… da innamorato. Ogni sua azione ed ogni sua parola esprime il bello. Quale ridicola aberrazione sarebbe un immortale che si arrabbia quando qualcuno lo offende, che odia chi gli ha rubato dei soldi o che si dispera perché il partner lo ha abbandonato? Essere identificati con la propria anima, significa non essere più identificati con un corpo che crede di avere un’anima, ma sapere di essere un’anima che utilizza un corpo e poter andare a giro tra la gente sapendo di essere immortale. Ciò lo si evince dai fatti, dalle manifestazioni, dal modo di comportarsi di un essere immortale, il quale di certo non prova emozioni inferiori in quanto vive nella pace interiore, è costantemente innamorato di tutta l'essenza e delle persone che lo circondano e soprattutto, come Gesù, non ha paura di morire. COME IMMERGERSI NELL’ANIMA Ma come possiamo realmente fare per immergersi nell’anima? Contattare l'anima significa far morire la nostra personalità, che vive immersa nelle emozioni negative, e costruirne una nuova capace di provare “emozioni superiori”. Le emozioni negative che vediamo attraverso la macchina biologica sono l'aggressività, la paura, la gelosa, la rabbia, il rancore, il senso di possesso … L'anima prova emozioni superiori, come la gioia, l'amore, la comprensione e la compassione… perché questi sono il naturale frutto del suo sentirsi “uno con l'intero Universo”. Il processo di trasmutazione delle emozioni negative in emozioni superiori riveste un ruolo centrale nel provocare lo spostamento del centro di consapevolezza dall’Io al Sé. 16
Per sviluppare le emozioni superiori si seguono due vie complementari e simultanee: 1. trasmutare le emozioni negative in emozioni superiori; 2. incrementare e fare sì che le cose belle, che già adesso siamo in grado di vedere intorno a noi, occupino sempre più spazio nella nostra vita. EMOZIONI SUPERIORI Per spiegare il concetto della trasformazione delle emozioni inferiori in emozioni superiori possiamo prendere a esempio l’antica opera dell’alchimista che ricercava la trasmutazione del piombo in oro, o del più moderno farmacista che trasforma il veleno in farmaco. Nella nostra “azienda farmaceutica” è la trasformazione della rabbia in beatitudine, della paura in serenità, gelosia in gioia, desiderio di vendetta e senso di colpa in perdono; malinconia, ansia, depressione e senso di frustrazione in euforia, lamentela e critica in benedizione, dispiacere e senso di inadeguatezza in piacere, senso di possesso e attaccamento alle cose in senso di condivisione … Il lavoro sulle emozioni negative si sviluppa secondo cinque fasi: 1. La fase preparatoria consiste nel convincere la mente che le emozioni negative non hanno alcuna giustificazione perché sono una reazione biochimica, che avviene nel nostro cervello come reazione ad un evento esterno. Ci comportiamo così perché la macchina biologica, programmata per sopravvivere, non può fare altrimenti. Occorre entrare in una disposizione d'animo più giusta per lavorare con le nostre emozioni negative. 2. Scopo della seconda fase e fare in modo che, al nascere dell'emozione negativa, almeno una parte della nostra coscienza non si identifichi completamente con essa, ma se ne distacchi, limitandosi a osservare ciò che sta accadendo (fase dell'osservatore o testimone che non è coinvolto nell’emozione). Il testimone rappresenta quella parte di noi che ha smesso di giustificare le emozioni negative, osserva in silenzio, senza modificare nulla, sapendo di stare assistendo ad un qualcosa che non lo coinvolge direttamente. 3. La terza fase è quella in cui il testimone inizia a opporre resistenza a tutti i pensieri negativi che inevitabilmente accompagnano e giustificano ogni nostra emozione grossolana, tentando di non manifestare all'esterno i piccoli fastidi quotidiani: lamentele, piccole arrabbiature… 4. La quarta fase consiste nel mandare amore alla nostra emozione negativa. Essa va accettata e amata per quella che è, in quanto rappresenta un’occasione per una parte di noi che necessita di essere integrata e trasformata, non rifiutata. 5. La quinta fase è quella della trasmutazione. La stessa situazione che attraverso i vecchi schemi di pensiero percepivamo come brutta e ci causava disagio emotivo, nella nuova visione del cuore viene rivelata per quello che è realmente, oltre l'illusione: bellezza allo stato puro, elemento utile per il nostro lavoro chimico e non va quindi ritenuta un difetto o una manifestazione sbagliata. Rappresenta la fondamentale sostanza da cui ricaviamo l’emozione superiore, la quale ci consente di entrare sempre più in contatto con la nostra anima. RISOLVIAMO QUALCHE DUBBIO 17
• “Chi ci garantisce che non stiamo solo sostituendo i vecchi schemi con i nuovi meccanismi, come accade nell'ipnosi, nella programmazione mentale o nel pensiero positivo, e che in tutto questo l'anima centri veramente qualcosa?” Psicoanalisi, pensiero positivo, ipnosi, programmazione in neurolinguistica e altre tecniche simili, si limitano ad agire nell'ambito della nostra macchina biologica, permettendoci di ottenere una personalità che ci piace di più e che c'è più utile nella vita sociale, magari solo perché ci consente di parlare con scioltezza in pubblico, di essere leader aziendali più efficaci e di fumare meno sigarette. Il risultato finale è quello di ottenere la creazione di una prigione un po' più confortevole per noi e per chi ci circonda ma non agiscono alla radice. • “Tutta la gioia e l'amore che si provano in questo nuovo stato non potrebbe essere frutto di un forte auto convincimento, che impedisce di vedere la vita con tutte le sue reali sofferenze? Non è forse un modo per fuggire dalla realtà, entrando in un delirio di beatitudine allucinatoria?” Fino a quando non abbiamo acquisito occhi per vedere, non possiamo vedere e siamo costretti ad arrabbiarci senza alcuna possibilità di scelta. Solo nel momento in cui ci identifichiamo con la nostra anima, possiamo renderci conto che stiamo guardando, per la prima volta, oltre ogni illusoria realtà. • "Come posso vedere la bellezza e la perfezione in un pedofilo o in un terrorista? Questo non significa forse chiudere gli occhi di fronte alla cruda realtà in cui viviamo?” Il nostro lavoro consiste nel darci la possibilità che, forse, il nostro punto di vista sul mondo possa venire falsato dai condizionamenti psicologici della macchina biologica. Non è facile cogliere nei grandi mali dell’umanità la perfezione e sarebbe un atteggiamento errato perché non lo sono di per sé, e vanno condannati e combattuti. Tutti i Santi e gli Illuminati del passato erano anche uomini d'azione; non sono certo rimasti a guardare di fronte alle nefandezze del mondo. La differenza risiede solo nella modalità di “combattere” il problema. Il problema lo possiamo affrontare secondo i criteri della macchina biologica o secondo i criteri dell’anima. Risolvere il problema con il cuore significa farlo con cognizione di causa, agendo direttamente, curando alla radice la difficoltà dell’esistenza. Ma qui siamo già in una parte del programma piuttosto avanzato, noi però, possiamo cominciare confrontandoci con i nostri piccoli problemi quotidiani. Se giudichiamo insopportabile un nostro collega d'ufficio, dobbiamo chiederci se stiamo effettivamente cogliendo la realtà, oppure se ci stiamo limitando a guardare il mondo attraverso i condizionamenti della personalità. Cosa cambia se consideriamo la situazione secondo la visione dell’anima? LAVORARE SULLE EMOZIONI NEGATIVE 18
Tutti i Santi e gli Illuminati affermano che il mondo è bello. Essi vivono in un costante stato di gioia, dovuto a un sentirsi innamorati della vita. Se noi viviamo nella sofferenza anziché nella gioia, ciò è dovuto alla cronica incapacità della nostra personalità di percepire la bellezza della realtà. I meccanismi limitati della macchina biologica, basata sull’istinto di sopravvivenza, ci impediscono di vedere la realtà e ci confinano in quello che Gesù chiamava “mondo della menzogna". Facciamo un esempio per chiarire questo punto fondamentale: - Qualcuno fa una affermazione negativa nei nostri confronti. La personalità interpreta l’evento secondo i suoi antichi schemi meccanici: “ Mi hanno insultato” (emozione negativa): ci arrabbiamo, quindi rispondiamo all’insulto … l’altra persona si esaspera ulteriormente… si arriva alle grida e alla rissa (spirale discendente). La macchina biologica sappiamo che è costruita per sopravvivere in un ambiente ostile, ragiona secondo i principi “mors tua, vita mea” e “occhio per occhio, dente per dente” che derivano dall’istinto di sopravvivenza. Questo ci costringe a percepire un mondo fatto di paura, sospetto, diffidenza, aggressione, lotta, competitività… - L’anima, attraverso il cuore, si esprime con l’amore, la tenerezza, la compassione, la collaborazione, il perdono, la genialità, la capacità di godere dell’arte e della bellezza. L’anima è consapevole, non deve preoccuparsi di lottare per la sopravvivenza in quanto è immortale. L’affermazione negativa nei nostri confronti assume una valenza completamente diversa, non è più un’aggressione in quanto nulla ci può minacciare, perciò non ha alcun significato, è un problema che riguarda solo colui che ha fatto l’affermazione, sarà lui che dovrà risolverselo. Nella misura in cui la nostra consapevolezza si trasferisce nell'anima, possiamo cominciare a guardare l'esistenza attraverso il cuore e smettiamo di vivere nella aberrazione in cui agisce la macchina biologica! Per raggiungere questo livello di consapevolezza è necessaria una quantità di energia molto alta, grande forza di volontà per mantenere il livello di “presenza”, il “testimone” capace di non lasciarsi sopraffare dall’emotività. Se disperdiamo la nostra energia in lamentele, arrabbiature, nervosismo, ci perdiamo in mille pensieri di giudizio verso gli altri per ore e ore, è come se versassimo acqua sul “fuoco” che alimenta la reazione chimica. La perdita di controllo delle emozioni grossolane ci scarica energeticamente e avvelena i nostri atomi, anziché favorire la trasmutazione. Non è possibile generare in noi la trasmutazione dei nostri atomi fino a quando non imponiamo la presenza di un “testimone” distaccato che cominci ad osservare coscientemente le emozioni grossolane e il dialogo interno della mente. Il Testimone, guardando con distacco ai vecchi schemi mentali e alle emozioni negative della personalità, fa si che immergiamo sempre più la nostra coscienza nell’anima e ci fa prendere le distanze da ciò che non siamo. Se soffriamo perché il nostro partner ci abbandona è perché scegliamo consapevolmente di soffrire mettendo in atto una reazione programmata dalla nostra macchina biologica che si è organizzata, durante milioni di anni di evoluzione della specie, per attaccarsi morbosamente a un partner riproduttivo. 19
Il Testimone ci da consapevolezza e libero arbitrio sulle nostre reazioni liberandoci dall’istinto della nostra meccanicità. E’ logico che la mente, legata al corpo, viva in competizione con il resto del mondo, perché teme di morire, e teme di morire perché in effetti morirà. La mente, legata all’anima, ha principi completamente differenti, vive in comunione con il resto del mondo e sa che tutti gli uomini sono uniti tra loro. La conquista di uno è la conquista di tutti, il fallimento di uno è il fallimento di tutti. La fisica quantistica ammette una correlazione fra le particelle subatomiche che agiscono indipendentemente dalla distanza fisica che le separa; come se fossero parti di una stessa unica entità, come se distanza e tempo non esistessero. Perciò le nostre azioni e i nostri pensieri influenzano il mondo intero, in quanto, come la fisica moderna ci insegna, spazio e tempo nella realtà non esistono. Ogni volta che siamo in guerra con qualcuno e proviamo odio, causiamo guerra nel mondo! Vogliamo la pace, ma lavoriamo in maniera sistematica contro di essa tutte le volte che durante il giorno critichiamo il comportamento di qualcuno… compreso chi fa la guerra! Guerra, sfruttamento e prevaricazione, che sono dentro di noi, causano gli stessi fenomeni a livello planetario. Da una parte ci battiamo contro l’inquinamento globale e dall'altra inquiniamo di emozioni grossolane e pensieri velenosi la nostra stessa atmosfera mentale. Fino a quando emetteremo anche una sola emozione negativa, saremo corresponsabili dell’odio fra ebrei e palestinesi, così come del terrorismo internazionale! EMOZIONI DEL CUORE Per riuscire in questo lavoro dobbiamo sforzarci di essere “presenti”; è necessario che una parte di noi diventi il “testimone” delle emozioni negative, senza mai permettere che esse si esprimano nell'inconsapevolezza più totale secondo schemi di pensiero istintivi e manifestazioni basse. Solo così possiamo portare la nostra coscienza a contatto con l'anima. Ogni volta che perdoniamo, ci commoviamo, troviamo amore disinteressato, sentiamo compassione, o andiamo in estasi davanti un'opera d'arte… stiamo esprimendo delle emozioni superiori. Senza un preciso lavoro su noi stessi, questi rimangono però eventi sporadici e fuori dal nostro controllo. L'obiettivo è quello di poter provare gioia a nostra discrezione, indipendentemente dagli accadimenti del mondo esterno, utilizzando le potenzialità dell'anima e del suo organo di espressione: il Cuore. IMMAGINAZIONE NEGATIVA L'immaginazione negativa comprende tutte le fantasticherie e gli snervanti dialoghi interni che avvengono durante il giorno nella nostra mente, e non sono da noi ne voluti ne controllati. 20
Questo continuo lavorio interno ha due caratteristiche: 1. da esso traggono origine la maggior parte delle emozioni negative che proviamo durante la giornata; 2. esso è in grado di alimentarle un’emozione negativa anche a distanza di ore, giorni, mesi o addirittura anni dall'evento che l'ha causata. ESEMPI del 1° aspetto Alla vigilia di un esame o di un colloquio di lavoro cominciamo a costruire nella nostra mente situazioni immaginarie, che incrementano la tensione e la paura. Mentre il nostro partner o i nostri figli sono in vacanza con amici, immaginiamo senza freno situazioni di tradimento, oppure disgrazie, come incidenti o malattie. Anche l'ipocondria è un esempio di immaginazione negativa. Sono questi eventi negativi che si autoalimentano attraverso scenari di fantasia caratterizzati da due componenti: una mentale/immaginativa, l’altra emotiva. Tutte queste inutili rappresentazioni mentali fanno fremere la nostra personalità, come se stessimo effettivamente vivendo le situazioni immaginate. ESEMPI del 2° aspetto Dopo un incidente stradale e la conseguente lite con l'altro automobilista, andiamo a casa e trascorriamo ore a pensare a cosa gli avremmo detto o fatto, perpetuando così le stesse emozioni di rabbia e frustrazione. Ripensando al partner che ci ha lasciato, riproviamo per mesi la stessa nostalgia dei momenti belli passati insieme. Ripensando ad un sopruso subito anni fa, riproviamo la stessa angoscia, la stessa paura. La mente rivive e ricrea le stesse molecole di allora. La nostra personalità continua a vibrare di fastidio, rabbia e di rancore per tutto il tempo. L’immaginazione negativa può diventare una vera tortura, alla quale ci è difficile sottrarsi a causa della nostra completa identificazione con la mente fisica. Questo accadrà fintanto che noi crediamo di essere la mente, perché questa identificazione ci rende incapaci di gestire i pensieri dall'esterno e non dal punto di vista del testimone che osserva l'attività della mente e la gestisce dall’interno. Ed è pur vero che, il fatto che tutto avvenga nella nostra mente, non fa alcuna differenza, poiché quando la macchina biologica pensa, emette comunque le stesse basse vibrazioni dei suoi pensieri-escremento. A ben guardare, fanno parte dell'immaginazione negativa pure tutti quei dialoghi interni, quelle fantasie, quei sogni ad occhi aperti che non producono sofferenza, bensì piacere o gratificazione personale. Inizialmente i sogni ad occhi aperti non causano rabbia o paura, tuttavia danno origine a emozioni di gratificazione, euforia, senso di esaltazione personale, che appartengono sempre al mondo della macchina biologica e che, in quanto tali, sono anch'essi frutto di una visione alterata della realtà. Con il loro manifestarsi rendono tale visione sempre più allucinata, inoltre, prima o poi, richiameranno inevitabilmente una dose corrispondente di emozioni negative. Sì veda, come esempio, l'euforia dovuta alla fase iniziale di un rapporto di coppia, che si riflette 21
poi in gelosia, rabbia e disperazione conseguenti alla separazione. CONSIGLIO Quando cominciamo a osservare e contrastare l'immaginazione negativa, all'inizio conviene concentrare la nostra attenzione su quei pensieri direttamente collegati a emozioni pesanti (lamentela, rabbia, giudizio, paura, ansia…), perché più dannosi dal punto di vista dello spreco di energia e più facilmente distinguibili dalla miriade di oziosi pensieri quotidiani. CONCENTRAZIONE Quando veniamo intrappolati dalla nostra mente in un dialogo interno che ci causa rabbia, risentimento, senso di impotenza, paura… dobbiamo utilizzare tutta la forza di volontà di cui siamo capaci per uscire dalla trappola. Possiamo distaccarci da questi fenomeni elettrici in maniera risoluta, impegnando la mente in altre occupazioni: ascoltare musica, vedere un film, leggere, passeggiare, fare sport… dedicarci totalmente al servizio, all’umanità. Un altro fattore chiave che può aiutarci a uscire dalla selva dei pensieri è la concentrazione. Essa è la capacità di focalizzare la coscienza su un dato soggetto e di mantenervela a volontà. Se ci abituiamo a concentrare la mente con ferma volontà sopra un soggetto da noi prescelto e che ci interessa particolarmente, come conseguenza otterremo l'espulsione dei pensieri ossessionanti dal nostro campo mentale. Per esempio, possiamo mantenerci costantemente concentrati sull'obiettivo principale della nostra vita. CONCETTO DI OBIETTIVO Un essere umano è veramente tale in virtù del suo obiettivo. È l'obiettivo ad avere l'uomo, e non l'uomo ad avere l'obiettivo. Noi siamo unicamente gli strumenti fisici utilizzati dall'universo per raggiungere i suoi obiettivi. Possiamo decidere l'obiettivo della nostra vita oppure fissare l'obiettivo dell’anno, per i prossimi sei mesi o della giornata… e poi lavoriamo per ottenerlo. In questo modo alleniamo la capacità di concentrare tutto il nostro essere in un solo punto. Ogni volta che ci sentiamo preda di emozioni negative - immaginazione negativa - portiamo alla mente il nostro obiettivo e lavoriamo per quello. Deve essere il faro che da un senso alle nostre azioni e separa quelle utili da quelli inutili. Potremmo iniziare con obiettivi a breve termine come: non arrabbiarsi con quella persona, non provare rancore verso quell’altra, perdonare, aiutare i più deboli… Oppure possiamo scegliere di concentrarci su ogni singola attività della nostra esistenza, istante dopo istante. Mentre laviamo i piatti, guidiamo l'auto, facciamo la doccia o ci dedichiamo al giardinaggio, invece di lasciar vagare la nostra mente dietro a pensieri oziosi, teniamo la mente concentrata sulle azioni che stiamo compiendo, sforzandoci di rimanere in uno stato di presenza e attenzione nel corso delle diverse occupazioni. In questo modo non spenderemo mai energie per litigare con il vicino di casa o con il coniuge… VISUALIZZAZIONE 22
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