Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero

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Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Il coronavirus arriva                                   in
Africa: si tratta di                                    un
paziente straniero
Primo caso di coronavirus – Covid-19 – in Africa. La conferma
è arrivata dal ministro della Salute egiziano – come riporta
Arab News – specificando che si tratta di un paziente
straniero – di cui non sono stati forniti altri dettagli –
ricoverato in isolamento in ospedale. Il ministro, in una
nota, ha spiegato di aver immediatamente informato
l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di aver preso
tutte le misure necessarie per prevenire la diffusione del
virus.

Nell’ultimo bollettino dell’Oms, con i dati sull’epidemia
aggiornati alla serata del 13 febbraio, non risultavano casi
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
confermati di Covid-19 nel Continente africano.

L’arrivo del nuovo coronavirus in Africa, con il primo caso
confermato dal ministero della Sanità egiziano, “non è una
buona notizia. Non tanto perché è il primo caso, ma perché
significa che il virus si è spostato in un continente debole
dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità
diagnostica e della capacità di risposta”, ha detto
all’AdnKronos Salute Walter Ricciardi, professore ordinario di
Igiene e Medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma,
rappresentante      dell’Italia     nell’Executive      Board
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Capacità di gestione di un’emergenza simile, quella
dell’Africa, che “l’Organizzazione mondiale della sanità negli
ultimi giorni ha cercato di rafforzare. Quando Tedros (il
direttore generale Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ndr)
parlava di ‘terrorismo’ – precisa l’esperto – si riferiva
proprio a questo”, ossia al pericolo che la diffusione del
nuovo coronavirus potrebbe rappresentare in nazioni dal
sistema sanitario fragile. “Dobbiamo solo sperare” nella
capacità dei servizi sanitari di reagire, “e l’Egitto non è
certamente un Paese fragile”, osserva Ricciardi.

Ma quanto è grande il rischio che questo primo caso, relativo
a un paziente straniero di cui non si hanno ulteriori notizie,
possa dare origine a focolai locali di infezione? Per l’ex
presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) è troppo
presto per fare previsioni: “Per prima cosa dobbiamo capire
bene la storia di questa persona – precisa – Da dove viene,
che cosa ha fatto, come è arrivato in Egitto, che contatti ha
avuto”.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Secondo Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie
infettive dell’Istituto superiore di sanità, “se verrà
confermato che il primo caso registrato in Africa”, in Egitto,
“riguarda un paziente asintomatico, ciò rappresenta un buon
segnale, perché significa che questo paese ha un buon sistema
di sorveglianza”. Inoltre “un paziente senza sintomi dovrebbe
avere un ridotto potenziale di trasmissione rispetto ad uno
con sintomi”, ha detto all’Adnkronos Salute, ricordando come,
purtroppo, l’arrivo di Covid-19 nel Continente africano fosse
“qualcosa sempre tenuta finora, visti i rapporti che esistono
tra Africa e Cina, ma – rassicura – questo non significa che
comporti un’epidemia”.

Rezza, ricordando i timori espressi più volte dal Direttore
generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms),
Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha esortato a rafforzare i
meccanismi di protezione nel Continente, premette che “al
momento ci sono ancora poche informazioni sull’origine del
contagio e sui contatti avuti dalla persona colpita, quindi è
impossibile sbilanciarsi. Però – osserva – l’Egitto non è come
alcuni paesi del Centrafrica, molto più impreparati, anche se
lo Stato nordafricano ha città molto popolose”.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Governo sull’orlo di una
crisi di nervi: prosegue la
partita tra Renzi e Conte
Giuseppe Conte nega di lavorare a un suo “governo ter”. Matteo
Renzi smentisce di voler essere lui a rompere. Ma tra i due
prosegue una partita che rischia di far saltare l’esecutivo.

Il giorno dopo lo strappo dei renziani in Consiglio dei
ministri, nessuno apre formalmente la crisi. “Porte aperte a
Iv”, dice il premier, che ai renziani chiede un chiarimento. E
Italia viva annuncia che la prossima settimana voterà la
fiducia al governo sul decreto Milleproroghe alla Camera. Ma
Renzi non depone le armi sulla prescrizione, mantiene la
minaccia di una mozione di sfiducia al ministro Bonafede, e
porta avanti la sua guerriglia in Senato. E’ quello il campo
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
di battaglia. Il Pd dice che l’unica alternativa a questa
maggioranza è il voto. Ma a Palazzo Madama è pronta a muoversi
una pattuglia di senatori in soccorso del governo, magari
proprio per un “Conte ter”.

La prima prova sarà il decreto sulle intercettazioni, in Aula
martedì e sul quale il governo dovrebbe mettere la fiducia.
“Se la voteremo? Dipende…”, rispondono fonti renziane. Il
presidente del Consiglio riunisce i ministri membri del
Comitato per gli affari europei, poi vola a Gioia Tauro per
presentare il piano per il Sud e in serata presiede il tavolo
di governo per la riforma fiscale (presente Iv). Il messaggio
è chiaro: “Ho un programma da realizzare e ho chiesto la
fiducia per quello. Se mi fido di Renzi? Non do spazio a
personalismi. Ma Renzi che dice del Sud, niente?”, dice il
premier in Calabria tra gli applausi della platea. Gli fa
sponda il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che sottolinea
i “risultati concreti” che si ottengono quando si spegne
propaganda e polemiche. Ma i contatti con Iv risultano al
lumicino e il premier viene descritto irritato con Renzi,
determinato a sterilizzarne le sortite. Il suo obiettivo,
secondo i renziani, è “cacciarli” dalla maggioranza e dar vita
a un suo governo “ter”. Di più.

“Se vuole Conte ci cacci, siamo alleati non sudditi”, torna ad
attaccare Renzi, che nei prossimi giorni sarà all’estero. Il
suo obiettivo sarebbe quello di sostituire Conte con un altro
premier e magari una maggioranza “con un pezzo di M5s, quasi
tutto il Pd e una parte di centrodestra”. I nomi? Si citano
Gualtieri o Mario Draghi, Pier Carlo Padoan, Marta Cartabia,
Paola Severino. Il Pd fa sapere che non sosterrà un’operazione
del genere.

Critico è l’appuntamento di martedì al Senato, dove in Aula è
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
atteso il decreto intercettazioni. Il governo potrebbe mettere
la fiducia per “sventare” un emendamento Fi sulla prescrizione
che Iv voterebbe con l’opposizione. Con la fiducia Renzi
dovrebbe votare a favore o al più uscire dall’Aula. Ma i suoi
non sciolgono la riserva.

Lavoratori a nero con reddito
di cittadinanza: 7 persone
denunciate per truffa
CATANIA – I Carabinieri del comando Tutela lavoro-Nil di
Catania hanno scoperto 11 lavoratori impiegati in ‘nero’ in
una casa di riposo per anziani, sette dei quali percepivano il
reddito di cittadinanza.

Le indagini, coordinate dalla Procura etnea, con attività di
osservazione e pedinamento, hanno consentito di documentare
che i sette lavoravano di notte per ridurre la possibilità di
essere scoperti.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Non ricevevano le retribuzioni previste dal contratto, non
erano formati ed informati in materia di sicurezza sui luoghi
di lavoro né venivano sottoposti a visite mediche per
l’idoneità.

Sono stati denunciati per truffa. I carabinieri gli hanno
sequestrato le carte magnetiche Postamat e hanno comunicato la
loro situazione all’Inps per la decadenza dal beneficio e il
recupero di 32.000 euro.

Il datore di lavoro, che aveva installato un impianto di
videosorveglianza senza autorizzazioni, è stato sanzionato per
93.000 euro e dovrà versare contributi assicurativi e
previdenziali per 20.000 euro.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Claudio     Simonetti,     il
“complice” di Dario Argento a
“Ci vediamo a via Veneto”
Sabato 15 febbraio alle 18 Claudio Simonetti sarà ospite della
trasmissione in diretta dall’Harry’s Bar “Ci vediamo a via
Veneto” condotta dalla giornalista Chiara Rai per
un’intervista da non perdere.

Suspiria, Pheanomena, Non ho sonno, Profondo Rosso questi
alcuni dei titoli delle colonne sonore scritte da Claudio
Simonetti per i film di Dario Argento. Ma anche Tenebrae,
Phenomena, Dawn of The Dead, Zombi, Demons per un percorso
discografico, quello dei Goblin, iniziato nel lontano 1973,
che li ha visti salire alla ribalta con la musica di Profondo
Rosso che ha stabilito, con il singolo 45 giri, l’ancora
ineguagliato record di permanenza consecutiva al primo posto
della Hit Parade Nazionale. Una formazione, quella dei Goblin
che ha segnato un percorso indelebile per il rock progressive
italiano e che ancora oggi, dopo 45 anni, vede Claudio
Simonetti con suoi Goblin, band in versione rinnovata, girare
il mondo nelle tante tournée dove registrano sempre il tutto
esaurito.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Nemi allo sbando, Insieme per
Nemi: “I negozi chiudono… e
loro litigano”
NEMI (RM) – Critico il manifesto di “Insieme per Nemi” contro
l’amministrazione guidata da Alberto Bertucci. Nello scritto
si elencano una serie di problematiche che interessano
ilpiccolo paese delle fragole che sembra vivere un clima di
tensione politica. Ecco il manifesto di Insieme per Nemi

“L’Amministrazione Comunale è allo sbando insieme a tutti i
suoi servizi. Infatti l’ufficio dell’assistente sociale e
quello dell’anagrafe non funzionano, neppure a singhiozzo.
Il coronavirus arriva in Africa: si tratta di un paziente straniero
Il Segretario Comunale, attualmente irreperibile, sarà a mezzo
servizio con altri Comuni del circondario con le conseguenze
negative facilmente immaginabili. E poi, che cosa accadrà
quando l’attuale responsabile dell’Ufficio Tributi andrà in
congedo?

Ultima perla: il Sindaco ha licenziato in tronco la
responsabile dell’ufficio tecnico. Qualcuno pensa che forse ha
atteso troppo tempo. Comunque, però, lo ha fatto senza stile e
senza alcuna programmazione. Tutti aspettano con trepidazione
e preoccupazione il nominativo del professionista che verrà
prescelto in sostituzione. In ogni caso la questione ha fatto
scoppiare il putiferio tra gli amministratori favorevoli alla
defenestrazione e quelli contrari che hanno trovato una
ulteriore ragione al loro scomposto accapigliarsi. Zuffe
quotidiane e contese di un pollaio in lotta per il
becchime.

I Consiglieri Comunali di maggioranza vengono contesi dai due
prodi “cavalli di razza” anche con le mollichelle delle
sportule, vanto e limite di tutti questi protagonisti. Invece
di lavorare per risolvere i gravi problemi del paese litigano
su tutto. E intanto Nemi sprofonda nel dimenticatoio, scivola
nel baratro del declino: i negozi chiudono……e loro litigano.

Un ultimo esempio: vi rendete conto che in sette anni non sono
riusciti a realizzare l’Isola Ecologica per portare la
raccolta differenziata in tutto il territorio comunale? E
pensare che hanno persino comprato inutilmente un terreno con
i soldi dei contribuenti.

Ma queste sono soltanto alcune delle innumerevoli riflessioni
che balzano agli occhi ripensando alle promesse elettorali
delle consigliature Bertucci-Libanori.

Promesse, annunci roboanti e poi il nulla.
Una sintesi: CHIACCHIERE E DISTINTIVO”.

Insieme per Nemi
Catania,   sequestrato                                   un
arsenale in un terreno                                   al
lido Le Capannine
Un arsenale nascosto in due serbatoi per l’acqua custoditi a
due metri sottoterra è stato sequestrato da militari del
nucleo Pef della guardia di finanza di Catania in un terreno
adiacente al lido Le Capannine, sul lungomare Plaia. Sono
stati trovati sei fucili (semiautomatici, a pompa, doppiette a
canne mozze), 24 pistole di diversi modelli, una
mitragliatrice, un Kalashnikov, 3.000 cartucce di vario
calibro, comprese munizioni da guerra e alcune simili a quelle
in uso a forze di polizia.

Sequestrato anche materiale d’armamento vario, come cinturoni,
fondine, caricatori di munizioni e kit per la pulizia delle
armi, che avevano tutte il numero di matricola abraso. Sul
ritrovamento la Procura distrettuale di Catania ha aperto
un’inchiesta, al momento contro ignoti. Indagini sono in corso
per identificare chi avesse l’uso del terreno in era nascosto
l’arsenale, visto che i proprietari hanno dichiarato di non
averne da anni la gestione di fatto, tanto da aver avviato dei
contenziosi in sede civile.
Grottaferrata,        quella
riunione    criminale    tra
Diabolik e Casamonica in un
noto ristorante della città
dei Castelli
I Finanzieri del comando provinciale di Roma e i loro uomini
sotto copertura hanno intercettato, in presa diretta,
Salvatore CASAMONICA e “DIABOLIK” (Fabrizio Piscitelli) mentre
concordavano la pax mafiosa tra il clan SPADA e il sodalizio
lidense facendo capo a ESPOSITO.
Per siglare e mantenere l’accordo, i due “garanti” (“…io e te
ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!…”) avevano
però bisogno del supporto di un professionista quale trait
d’union con libertà di movimento, credibile agli occhi degli
altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di
Tribunale e agli istituti carcerari.
Il 13 dicembre 2017, il legale giungeva in un ristorante a
Grottaferrata (RM) dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la
riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti
(“…Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo
tavolino… l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma
mia… in mezzo a tutti questi scatenati…”).
Ma – come riporta il G.I.P. di Roma nell’ordinanza – “…la
presenza dell’avvocato… non era affatto casuale”, tant’è che
CASAMONICA e “DIABOLIK” iniziavano a parlare della necessità
di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni
egemoni nel territorio di Ostia solo
quando il professionista giungeva al ristorante.
D’altronde, la pace da imporre sul litorale si inseriva in un
momento storico particolarmente complesso per il clan SPADA,
dovuto allo stato di detenzione dei propri vertici Ottavio
SPADA detto “Marco” e Roberto SPADA (per il fermo conseguente
all’aggressione del giornalista della RAI Daniele
PIERVINCENZI), alle limitazioni cui era soggetto il capo
indiscusso della consorteria, Carmine SPADA detto “Romoletto”
(sottoposto all’obbligo di
dimora e vittima di due tentati omicidi nel novembre del 2016)
e al fatto che i capi e numerosi sodali del clan FASCIANI,
federati agli SPADA, erano detenuti da anni.
In virtù del momento di difficoltà del          clan   SPADA,
l’organizzazione riconducibile al “BARBONCINO” aveva
intenzione di “riprendersi” Ostia con atti di forza e di alto
impatto sulla cittadinanza
Roma,    pax   mafiosa    per
scongiurare la guerra con gli
Spada e Barboncino: arrestato
Salvatore Casamonica e un
avvocato

Intercettato Casamonica e Diabolik

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Roma stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia
cautelare, emessa dal G.I.P. su richiesta della Direzione
Distrettuale Antimafia della capitale, nei confronti di
Salvatore CASAMONICA (esponente apicale dell’omonimo clan,
attualmente sottoposto al regime detentivo speciale di cui
all’articolo 41-bis, destinatario della misura della custodia
cautelare in carcere) e di un avvocato del Foro di Roma (agli
arresti domiciliari), entrambi indagati
per il reato di concorso esterno in associazione per
delinquere di stampo mafioso (articoli 110 e 416-bis del
codice penale).
I due, in concorso tra loro e con Fabrizio PISCITELLI alias
“DIABOLIK” – il noto capo ultrà ucciso il 7 agosto 2019 al
Parco degli Acquedotti – hanno contribuito concretamente al
perfezionamento di un accordo finalizzato a stabilire la pace
fra il clan mafioso SPADA e un altro gruppo criminale operante
a Ostia capeggiato da Marco ESPOSITO detto “BARBONCINO”,
contribuendo, in tal modo, a conservare la capacità operativa
degli stessi
SPADA. Le indagini, coordinate dalla D.D.A. e condotte dagli
specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-
Finanziaria di Roma, si sono sviluppate nel medesimo contesto
investigativo delle precedenti operazioni delle Fiamme Gialle
denominate “BRASILE LOW COST” e “GRANDE RACCORDO CRIMINALE”,
grazie alle quali sono stati arrestati per reati
di narcotraffico, oltre a Salvatore CASAMONICA, Dorian PETOKU,
Tomislav PAVLOVIC, Fabrizio FABIETTI ed altri 51 sodali.
Monitorando sul territorio l’evolversi di diverse trattative
criminali, i Finanzieri e i loro undercover hanno
intercettato, in presa diretta, Salvatore CASAMONICA e
“DIABOLIK”
mentre concordavano la pax mafiosa tra il clan SPADA e il
sodalizio lidense facendo capo a ESPOSITO.
Per siglare e mantenere l’accordo, i due “garanti” (“…io e te
ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!…”) avevano
però bisogno del supporto di un professionista quale trait
d’union con libertà di movimento, credibile agli occhi degli
altri criminali e con possibilità di accesso alle aule di
Tribunale e agli istituti carcerari.
Il 13 dicembre 2017, il legale giungeva in un ristorante a
Grottaferrata (RM) dove, di lì a poco, sarebbe iniziata la
riunione illecita, suscitando lo stupore di uno dei presenti
(“…Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo
tavolino… l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma
mia… in mezzo a tutti questi scatenati…”).
Ma – come riporta il G.I.P. di Roma nell’ordinanza – “…la
presenza dell’avvocato… non era affatto casuale”, tant’è che
CASAMONICA e “DIABOLIK” iniziavano a parlare della necessità
di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni
egemoni nel territorio di Ostia solo
quando il professionista giungeva al ristorante.
D’altronde, la pace da imporre sul litorale si inseriva in un
momento storico particolarmente complesso per il clan SPADA,
dovuto allo stato di detenzione dei propri vertici Ottavio
SPADA detto “Marco” e Roberto SPADA (per il fermo conseguente
all’aggressione del giornalista della RAI Daniele
PIERVINCENZI), alle limitazioni cui era soggetto il capo
indiscusso della consorteria, Carmine SPADA detto “Romoletto”
(sottoposto all’obbligo di
dimora e vittima di due tentati omicidi nel novembre del 2016)
e al fatto che i capi e numerosi sodali del clan FASCIANI,
federati agli SPADA, erano detenuti da anni.
In virtù del momento di difficoltà del          clan   SPADA,
l’organizzazione riconducibile al “BARBONCINO” aveva
intenzione di “riprendersi” Ostia con atti di forza e di alto
impatto sulla cittadinanza: in appena tre giorni venivano
infatti perpetrati tre distinti atti intimidatori nei
confronti di soggetti organici o contigui agli SPADA:
 il 23 novembre 2017 venivano gambizzati Alessandro BRUNO e
Alessio FERRERI (quest’ultimo fratello di Fabrizio, cognato
del detenuto Ottavio SPADA);
 due giorni dopo, il 25 novembre 2017, venivano esplosi colpi
di arma da fuoco contro la vetrina del bar “Music” a Piazza
Gasparri a Ostia, nella disponibilità di Roberto SPADA;
 lo stesso 25 novembre altri colpi d’arma da fuoco venivano
esplosi in via Forni verso la porta di casa di Silvano SPADA
(nipote del boss Carmine detto “Romoletto” e di Roberto SPADA,
nonché organico all’omonimo clan).
Come evidenzia il G.I.P., “una guerra non sarebbe convenuta a
nessuna delle due organizzazioni, tanto che PISCITELLI
Fabrizio e CASAMONICA Salvatore dichiaravano apertamente che
stavano fungendo da garanti di un accordo tra i due gruppi
contrapposti”.
I citati atti intimidatori avevano turbato Ottavio SPADA detto
Marco, tanto che CASAMONICA e PISCITELLI, per scongiurare
quella che il Giudice definisce “una vera e propria guerra di
mafia”, decidevano di dettare all’avvocato una lettera che
questi avrebbe dovuto consegnare, qualche giorno dopo, allo
stesso Ottavio, ristretto in carcere.
In effetti, da lì a poco, cessavano le ostilità sul litorale.
Nel mondo criminale romano questa vicenda aveva una tale eco
da diventare tema di
discussione per mesi: se ne trovano tracce anche tra le righe
dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’operazione
“MAVERIK”, che il legale leggeva con preoccupazione ad un suo
conoscente. In quelle pagine spiccavano ai suoi occhi alcune
frasi di Fabio DI FRANCESCO che, parlando di “Barboncino”,
raccontava come solo l’intervento pacificatore di PISCITELLI
avesse potuto mettere fine ad una faida destinata, altrimenti,
a mietere molte vittime: “Romoletto (Carmine SPADA)
gliel’hanno apparato Diabolik e Fabietti. Perché (Marco
ESPOSITO) se stava a cacà in mano”.

La lettura delle intercettazioni metteva in agitazione il
professionista, che affermava: “mo riarresteranno pure il mio
povero Diabolik!” e, consapevole del proprio ruolo in quelle
vicende, chiedeva “secondo te mi arrestano? Sicuramente mi
indagano”.
Quando, nel gennaio del 2019, il G.I.C.O. dava esecuzione
all’operazione “BRASILE LOW COST”, l’avvocato realizzava come
alla riunione del 13 dicembre 2017 ci fossero “le guardie”
(l’infiltrato delle Fiamme Gialle) tant’è che, forte della sua
esperienza forense e consapevole dell’illiceità delle proprie
condotte, così si sfogava con un suo collega: “… concorso
esterno…”.
Nel corso dell’indagine, emergeva anche che il legale – il 19
giugno 2018 – nel corso del colloquio telefonico con il
detenuto Carmine SPADA, “obbedendo” alla esplicita richiesta
di “Romoletto”, lasciava la cornetta in favore della sua
convivente Emanuela LEONE, consentendo al proprio assistito un
colloquio non autorizzato.
Qualche mese dopo, nel novembre del 2018, sfruttando una breve
evasione di un altro suo assistito, Alessio LORI – all’epoca
ristretto agli arresti domiciliari presso il Centro di
solidarietà “Don Guerrino Rota” di Spoleto (PG) – gli
consegnava un telefono cellulare, 2 SIM e denaro contante al
fine di permettergli, come lo stesso professionista dichiarava
in una conversazione intercettata dal G.I.C.O., di “fare
impicci”. E proprio con quel telefono, nei mesi successivi, il
LORI – sebbene in stato di arresto – riusciva a comunicare
indirettamente con il noto narcotrafficante Arben ZOGU,
detenuto in carcere a Viterbo.
Ancora, durante una cena in occasione del Natale 2018,
tenutasi a casa di un soggetto condannato definitivamente per
narcotraffico e ristretto agli arresti domiciliari (con
divieto di comunicare con persone diverse dai familiari), il
G.I.C.O. intercettava un dialogo nel corso del quale
l’avvocato – parlando a pregiudicati – teneva una specie di
“corso d’aggiornamento”, illustrando alcune tecniche utili ad
ostacolare le intercettazioni delle
Forze di Polizia e spiegando, in particolare, come evitare
l’inoculazione dei “virus” informatici nei loro cellulari.
L’esecuzione dell’odierno provvedimento cautelare testimonia
l’impegno profuso quotidianamente dalla Direzione Distrettuale
Antimafia e dalle Fiamme Gialle capitoline per la tutela della
legalità e il contrasto alla criminalità organizzata.
Roma, rifiuti interrati nel
parco di Centocelle: “Codici”
presenta esposto
Un esposto alla Procura. È l’iniziativa immediata adottata
dall’associazione Codici sulla scia del servizio trasmesso
questa mattina a Buongiorno Regione Lazio sulla situazione di
grave pericolo nel parco di Centocelle a Roma. Un’inchiesta su
quella che può essere ribattezzata la Terra dei Fuochi
capitolina.

“Siamo rimasti sgomenti di fronte alle immagini inedite
trasmesse dalla TGR Lazio – dichiara il Segretario Nazionale
di Codici Ivano Giacomelli – un servizio che ripercorre quello
che è un autentico scandalo. Nel gennaio 2010 la giunta
Alemanno diede inizio allo sgombero del campo rom Casilino
900, tra i più grandi d’Europa, ma invece di una bonifica
accurata, i rifiuti sono stati interrati dalle ruspe in una
valle. A 3-4 metri di profondità, coperte da teli azzurri, ci
sono tonnellate di rifiuti pericolosi. Alla fine degli anni
’90 – prosegue l’avvocato Giacomelli – ci fu un altro
sgombero, quello del campo rom Casilino 700 e c’è il timore
che anche quel materiale si trovi ora nel sottosuolo. Al
riguardo c’è un episodio inquietante, che risale al gennaio
2017, quando da un canalone si levarono dei fumi tossici,
dovuti ai roghi innescati per reazione chimica dai rifiuti
stratificati sottoterra. La giunta Raggi rassicurò i cittadini
con un’ordinanza di bonifica da eseguire entro 30 giorni, ma
poi non successe nulla. Parliamo di un’area di 120 ettari –
sottolinea il Segretario Nazionale di Codici – una zona ad
alta densità demografica, sottoposta a vincoli archeologici e
paesaggistici. Siamo di fronte ad un’autentica bomba ecologica
nel secondo sito archeologico di Roma dopo quello dei Fori
Imperiali, dove sono presenti anche 20 autodemolitori
irregolari, con tutti i rischi che ne conseguono per
l’ambiente e la salute. Tutto questo non è tollerabile, è
indecente. Alla luce delle denunce dei cittadini e della
preziosa inchiesta della TGR Lazio – conclude l’avvocato
Giacomelli – abbiamo deciso di presentare un esposto in
Procura con cui chiediamo alla magistratura di intervenire per
fare chiarezza. Ne va della salute di migliaia di romani, che
hanno subito fin troppo”.
Roma, partite Iva in piazza a
marzo: “A rischio i nostri
risparmi”
L’appuntamento è per lunedì 30 marzo alle ore 11 in piazza del
Popolo a Roma con una grande manifestazione organizzata dalle
“PARTITE IVA”.
“Non danno la caccia ai capitali illegali – dicono gli
organizzatori – bensì ai nostri risparmi, vogliono farci
indebitare per controllarci. Del resto per combattere
l’evasione sarebbe bastato adottare il modello fiscale
anglosassone: la tassazione del risparmio. Permettendo a tutti
i cittadini di detrarre dall’imponibile i consumi personali e
dei familiari a carico, l’evasione scomparirebbe da se, Senza
dover ricorrere ad altre misure tributarie. Vi aspettiamo il
30 marzo, unitevi a noi”.
Prato,          minacciava,
perseguitava e seguiva una
sua ex: arrestato
A Prato, i militari del nucleo investigativo del Reparto
operativo del comando provinciale carabinieri di Prato in
sinergia operativa con gli agenti della polizia municipale di
Prato, rintracciavano in questo centro ed arrestavano in
esecuzione di Ordinanza di custodia cautelare in carcere
emessa il 23.01.2020 dal Giudice delle indagini preliminari
del tribunale di pistoia, per “atti Persecutori(stalking)”
Vannucchi Riccardo 54enne nato a Prato, senza fissa dimora,
celibe, disoccupato e con numerosi precedenti
per reati contro il patrimonio e la persona, poiché, come da
indagini
Scaturite dalla querela sporta il 26.10.2019 presso la
questura di
Pistoia da una signora sua coetanea originaria di Pistoia, nel
corso
del 2019, a Prato e Pistoia, con condotte reiterate,
minacciava e
molestava la donna, già a lui legata da relazione affettiva,
con
ripetuti sms, messaggi Whatsapp, pedinamenti ed appostamenti,
cagionandole un perdurante stato d’ansia e paura ed altresì
costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita. La
misura
restrittiva è stata motivata dal giudice in relazione ai
trascorsi
avuti con la legge dal soggetto sulla base dei quali viene
ritenuta
una persona in grado di porre in essere fatti gravi e della
stessa
natura di quelli da lui in precedenza attuati. L’arrestato,
espletate
le formalità di rito, è stato associato al carcere di Prato a
disposizione della autorità giudiziaria di Pistoia.
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