DIO EDUCA IL SUO POPOLO - Parrocchie.it
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Informatore di S. Maria delle Grazie al Naviglio e di S. Cristoforo in Milano Anno 22 N. 8 del 23 febbraio 2020 DIO EDUCA IL SUO POPOLO La parabola del padre misericor- capisce di aver sbagliato, trova la casa dioso (Lc 15,11-32) è la più grande pa- vuota perché il papà è lì con lui ed è rabola con a tema l’educazione. La si come lui. Lui che cercava il perdono può leggere in tanti modi, ma stavolta non lo trova perché la casa è vuota, per- vogliamo prendere a modello questo ché il papà non c’è più come papà, ha padre, che è Dio stesso, per parlare rinunciato ad esserlo. E il figlio si di- dell’educazione. Entriamo nei senti- spera: “Non so più da chi farmi perdo- menti di questo papà. Che cosa deve nare, a casa non c’è più chi mi aspetta”. aver provato sentendosi dire: “Me ne La funzione del padre, invece, è quella vado, questa famiglia è una gabbia, me- di rimanere tale. La speranza che la vita glio andare a vivere con i porci!”. Sor- dei figli, anche quella più contorta, si presa: quel padre lo lascia andare. risolva nel bene è che l’adulto, il papà e Noi cosa avremmo fatto? Di soli- la mamma, stiamo al loro posto, riman- to le reazioni sono due. La più istintiva, gano in casa, vivano il loro ruolo di ci arrabbieremmo: “Come ti permetti, educatori. Altrimenti se la casa è vuota, guai a te, tu non esci da questa casa!”. È se si rinuncia alle proprie responsabilità la soluzione autoritaria, con il risultato educative, al figlio è negata la speranza, che il figlio lo abbiamo già perso. Si è negato il perdono. Il compimento può stare per forza sotto lo stesso tetto dell’educazione è il perdono. La cosa di ma lontani l’uno dall’altro: il figlio è cui tutti abbiamo bisogno per vivere è il perduto lo stesso. perdono, è sapere che c’è un posto dove Oppure, quella più di moda oggi, possiamo tornare, essere di nuovo ac- il padre che fa l’amico del figlio e dice: colti. Ma come puoi accogliere se non “Vengo anch’io con te, così ti tengo sei in casa quando il figlio ritorna? Da d’occhio e poi ti capisco, ho avuto an- chi si fa perdonare se tu papà o mamma ch’io la tua età!”. È il padre che rinun- sei diventato come lui? Se amiamo i cia al suo ruolo di padre per assumere figli dobbiamo stare al nostro posto, quello di amico. Con quale risultato? anche con il rischio che se ne vadano. Che il povero figliol prodigo, il giorno Come il padre della parabola. in cui decide di tornare a casa, perché Don Marcello
Anno Pastorale 2019 - 2020 Catechesi biblica Dal Vangelo secondo Luca 15,11-32 Ultima dopo l’Epifania 11 Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiun- se in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio Volto di Cristo con Maria di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei della Pietà di Michelangelo (1475- suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziar- 1564), Milano, Castello Sforzesco si con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e da- vanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, am- mazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratel- lo è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e sal- vo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». 31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fra- tello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». Spiegazione della parabola V. 11 È una storia presa dalla vita: un padre con due figli, dove il protagonista è il padre. Le due vicende del figlio minore e del figlio maggiore si scontrano con l’origi- nalità della sua paternità. Non solo, ma è una parabola “apologetica”, raccontata per giustificare il comportamento misericordioso di Gesù verso i peccatori.
Anno Pastorale 2019 - 2020 Catechesi biblica Come si comporta il padre con il figlio minore? V. 12 Il figlio minore reclama la parte che gli spetta, vale a dire un terzo dei beni, secondo il prescritto di Dt 21,17. Reclama il diritto di proprietà e anche la possibilità di disporne. VV. 13-15 Dopo che ebbe convertito tutto in denaro, emigrò certamente fuori dalla Palestina, là dove si possono allevare i porci, animali considerati impuri. In breve tempo scivola verso l’abbruttimento. Le cause? Lo stile di vita da scialacquatore e la carestia. Il risultato? Mettersi a servizio di un cittadino e pascolare i porci. Un lavoro questo spregevole per gli Ebrei in quanto la Legge qualifica i suini animali impuri, impedendo sia la consumazione delle loro carni sia il contatto con loro. V. 16 Perché egli non prende per sé le carrube dei porci? Visto che nessuno gli dava da mangiare, era talmente affamato che sarebbe stato disposto anche a mangiare le carrube date ai porci che, però, erano immangiabili. L’alternativa era di rubare il cibo per sopravvivere. È probabile che abbia fatto così. V. 17 Ritornato in sé è un’espressione dibattuta tra gli esegeti. Per alcuni significa si pentì e vedono il segno della conversione. Per altri, invece, l’espressione significa unicamente guardarsi dentro, prendere coscienza di qualcosa, senza alcun riferimen- to alla conversione. Constata la situazione drammatica in cui si è messo, è il bisogno di mangiare che gli fa prendere la decisione di ritornare dal padre, non il pentimento. VV. 18-19 Anche l’ammissione della colpa (Mi alzerò, andrò da mio padre e gli di- rò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio) è semplicemente funzionale alla richiesta successiva (Trattami come uno dei tuoi salariati). Non gli importa la figliolanza col padre, gli importa di fare il bracciante pur di avere il pane quotidiano. Nel ragionamento del figlio, il padre è ridotto al ruolo di datore di lavoro. Insomma, benché il minore continui a considera- re quell’uomo come suo padre, trasforma la relazione con lui in relazione di sudditan- za, desiderando che il padre adotti nei suoi confronti il ruolo del padrone. VV. 20-24 La sorpresa del racconto sta tutta nella inattesa reazione del padre. Il bacio è il segno del perdono. Il padre non lo lascia parlare; lo tratta non come un salariato ma come un ospite d’onore, con quattro disposizioni a suo favore. L’abito di festa viene per primo; in Oriente esso significa un’alta distinzione. Quando un re vuole onorare un dignitario meritevole, gli fa dono di una veste preziosa. In al- tre parole, il figlio è trattato come un invitato di riguardo. L’anello va concepito come un sigillo; donarlo a qualcuno significa conferire a questi i pieni poteri. I calzari erano considerati un lusso e li portavano solo gli uomini liberi: il figlio non avrebbe più dovuto camminare a piedi nudi come uno schiavo. Quanto alla carne, era molto raro mangiarne. Il vitello ingrassato veniva conservato unicamente per le occasioni speciali. Tutte questi disposizioni sono la manifestazione visibile del perdono. Il prodigo ritro- va la sua dignità di figlio.
Anno Pastorale 2019 - 2020 Catechesi biblica Come si comporta il padre con il figlio maggiore? VV. 25-30 Il maggiore protesta col padre. I motivi? Il primo: il maggiore ha lavorato per tanti anni, mentre il minore è ricomparso da qualche momento dopo prolungata assenza. Il secondo: il maggiore ha servito con devozione il padre, senza trasgredire nemmeno un comando, il minore invece ha sperperato i beni di famiglia e ha recato tanto dolore al padre. Il terzo: il maggiore frequenta amici coi quali avrebbe voluto organizzare una festicciola, il minore invece le prostitute. Il quarto: al maggiore ba- stava un capretto per fare festa, per il minore viene ucciso il vitello ingrassato. Il quinto: il padre non ha mai dato un dono al maggiore, invece al minore ha offerto una festa. Il lettore in questo modo tende a riconoscere la fondatezza della ragioni portate dal figlio maggiore. Da questi fatti risulta che sul banco egli imputati non è il figlio mi- nore ma il padre e il suo comportamento. Il discorso del maggiore non sembra fare una grinza, ma in verità ha mostrato la sua interiorità, quanto ha in animo. Il maggiore rimprovera al padre di sovvertire il prin- cipio della giustizia retributiva, secondo cui il giusto deve essere premiato e il malva- gio punito. Una simile accusa mostra che il maggiore ha vissuto il rapporto col padre secondo tale principio del dare–avere, della prestazione-ricompensa e si scandalizza che il padre manifesti una logica diversa che ha il nome della gratuità. In conclusione, il maggiore pur avendo un’esistenza diversa da quella del minore in realtà gli assomiglia: entrambi non si comportano da figli ma da dipendenti; conside- rano il padre come un padrone col quale avere una relazione non filiale ma servile. VV. 31-32 Della risposta del padre occorre sottolineare un solo verbo “bisognava” (in greco deì). È lo stesso verbo che Luca usa per indicare la necessità della passione di Gesù: “Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiu- tato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22); “Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusa- lemme” (Lc 13,33). Se l’itinerario di Gesù, passando per la necessità della croce, non ha altra spiegazione che il suo amore fedele fino alla fine, così pure è l’appassionato amore del padre della parabola. Il figlio maggiore è invitato dal padre a riscoprire la fraternità. Il racconto ha un finale aperto, tanto è vero che non si dice come sia andata a finire la storia. Tale apertura ha la forza di porre l’accento su quanto ha detto il padre alla con- clusione della narrazione e quindi invitare il lettore (noi) a prendere posizione. Il parroco
Anno Pastorale 2019 - 2020 Fatti di Vangelo L’anello “Presto… mettetegli l’anello al dito” (Lc 15,22) Uno studente andò dal suo professore con un problema. “Mi sento una nullità, non ho la forza di reagire. Dicono che non sono buono a nulla, che non faccio niente bene, che sono un idiota. Come posso migliorare? Che cosa posso fare perché mi stimino di più?”. Il professore senza guardarlo rispose: “Mi spiace, ragaz- zo, ma ora non posso aiutarti. Devo prima risolvere un problema mio. Poi, forse…”. E facendo una pausa ag- giunse: “Se mi aiuti, posso risolvere il mio problema più rapidamente e poi forse posso aiutarti a risolvere il tuo”. “Certo, professore!” balbettò il giovane, ma ancora una volta si sentì mortificato. Il professore si tolse l’anello dal mignolo e lo diede al ragazzo. “Monta a cavallo e va al mercato. Devi vendere questo anello perché devo pagare un debito. Occorre ricavarne il più possibile. Ma non accettare meno di una moneta d’oro. Va’ e torna con la moneta al più presto!”. Il giovane prese l’anello e partì. Appena giunto al mercato cominciò ad offrire l’anello ai mercanti. Essi guardavano con qualche interesse, finché il giovane non diceva quanto chiedeva per l’anello. Quando il giovane menzionava la moneta d’oro, al- cuni ridevano, altri se ne andavano senza nemmeno guardarlo, solo un vecchietto fu abbastanza gentile da spiegare che una moneta d’oro era troppo per quell’anello. Dopo aver offerto il gioiello a tutti quelli che passavano per il mercato, abbattuto dal fallimento, salì a cavallo e tornò. Rimpiangeva di non avere una moneta d’oro per poter comprare egli stesso l’anello, liberando così dalle preoccupazioni il suo professore e poter così ricevere i suoi consigli. Entrò in casa e disse: “Professore, mi spiace tanto, ma non è possibile ot- tenere quello che mi ha chiesto. Forse potrei ottenere due o tre monete d’argento, ma non si dovrebbe ingannare nessuno sul valore dell’anello”. “È importante quello che mi dici, giovanotto” rispose sorridendo. “Dobbiamo prima sapere il valore esatto dell’anello. Riprendi il cavallo e vai dal gioielliere. Chiedigli a quanto si può vendere l’anello: ma non im- porta quanto lo valuterà, non venderlo. Riportalo qui”. Il giovane andò dal gioielliere e gli chiese di valutare l’anello. Il gioielliere esaminò l’anello con una lente, lo pesò e disse: “Dì al tuo professore che se vuole venderlo subito non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro”. “Cinquantotto monete d’oro!?” esclamò il giovane. “Sì”, rispose il gioiel- liere, “in un altro momento potrei arrivare ad offrire anche settanta mo- nete, ma se ha urgenza di vendere…”.
Anno Pastorale 2019 - 2020 Fatti di Vangelo Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare quello che gli era successo. “Siediti”, disse il professore. E, dopo aver ascoltato tutto il racconto, par- lò con calma. “Tu sei come questo anello, un gioiello prezioso e unico. Può essere valutato solo da un esperto. Pensavi forse che qualunque per- sona fosse in grado di scoprire il suo vero valore?”. Così dicendo, si rimise l’anello al dito. Dai racconti di Bruno Ferrero Siamo tutti come quell’anello. Siamo preziosi e unici, ma girovaghiamo per tutti i mercati della vita pretendendo che persone inesperte ci valutino. Solo Dio, che ci ha creati, conosce il nostro vero valore. Valiamo perché siamo suoi figli, sempre e comunque, anche se dovessimo perdere la strada, come raccon- ta la parabola del padre misericordioso. Il prevosto 29 FEBBRAIO 2020 Ore 15.30 ritrovo in ORATORIO. Ore 16.00 SFILATA intorno al NAVIGLIO A SEGUIRE GIOCHI PER TUTTI INSIEME, SFILATA DI MASCHERE E PREMIAZIONE DELLE PIÙ ORIGINALI (SIA BAMBINI CHE ADULTI) Merenda conclusiva Portare le stelle filanti! (NO schiuma e coriandoli!)
Anno Pastorale 2019 - 2020 La parola del Papa Udienza generale del 19 febbraio 2020 Dalla catechesi sulle Beatitudini: Beati i miti. «Beati i miti perché avranno in eredità la terra» (Mt 5,5). Il termi- ne “mite” qui utilizzato vuol dire letteralmente dolce, mansueto, gentile, privo di violenza. La mitezza si manifesta nei momenti di conflitto, si vede da come si reagisce ad una situazione ostile. Chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo, ma come reagisce “sotto pressione”, se viene attaccato, offeso, aggre- dito? In un passaggio, San Paolo richiama «la dolcezza e la mansuetudine di Cristo» (2 Cor 10,1). E San Pietro a sua volta ricorda l’atteggiamento di Gesù nella Passio- ne: non rispondeva e non minacciava, perché «si affidava a colui che giudica con giustizia» (1 Pt 2,23). E la mitezza di Gesù si vede fortemente nella sua Passione. Nella Scrittura la parola “mite” indica anche colui che non ha proprietà terriere; e dunque ci colpisce il fatto che la terza beatitudine dica proprio che i miti “avranno in eredità la terra”. In realtà, questa beatitudine cita il Salmo 37. Anche lì si mettono in relazione la mitezza e il possesso della terra. Queste due cose, a pensarci bene, sembrano in- compatibili. Infatti il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto: si com- batte spesso per un territorio, per ottenere l’egemonia su una certa zona. Nelle guerre il più forte prevale e conquista altre terre. Ma guardiamo bene il verbo usato per indicare il possesso dei miti: essi non con- quistano la terra; non dice “beati i miti perché conquisteranno la terra”. La “ereditano”. Beati i miti perché “erediteranno” la terra. Nelle Scritture il verbo “ereditare” ha un senso ancor più grande. Il Popolo di Dio chiama “eredità” pro- prio la terra di Israele che è la Terra della Promessa. Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di qualcosa di molto più grande di un semplice territorio. C’è una “terra” - permet- tete il gioco di parole - che è il Cielo, cioè la terra verso cui noi camminiamo: i nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo. Allora il mite è colui che “eredita” il più sublime dei territori. Non è un codardo, un “fiacco” che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi. Tutt’altro! È una persona che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere. Il mite non è un accomodante ma è il discepolo di Cristo che ha imparato a difende- re ben altra terra. Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, difen- de i suoi doni, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza. Perché le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fidu- ciose e persone con speranza.
Anno Pastorale 2019 - 2020 Il santo dell’anno S. Francesca Cabrini tra I CARCERATI Sedicesima puntata di Luca Crippa Non sfuggì al suo intervento assistenziale nemmeno il gruppo più disgraziato degli italiani immigrati, i carcerati, a cui le suore si rivolgevano con amore e pazienza, dando piccoli doni, consi- gli, aiuti. Nelle carceri di Chicago i detenuti ascoltavano ogni settimana le conferenze di una suora catechista: “Era uno spettacolo commo- vente vedere cento e più uomini rotti a ogni vizio pendere come fanciulli dalla bocca di un’umile suora, apprendere ciò che forse avevano sempre ignorato, muovere obie- zioni, e interrogare per comprendere meglio e sapere di più. Questi po- veri carcerati”, narra suor Francesca Saverio De Maria, “per mostrare la loro riconoscenza e riflet- tendo che le suore erano obbligate nell’inverno a fare a piedi un lungo cammino sulla neve, fecero loro dono di un cavallo e di un carrozzella”. Anche i detenuti delle carceri di Sin Sing in occasione del giubileo d’argento dell’i- stituto inviarono a madre Cabrini un attestato di riconoscenza e di ringraziamento per l’opera delle suore. In alcuni casi, le cabriniane riuscirono anche a ottenere la revisio- ne di processi con esito favorevole ai condannati, penalizzati dalla ignoranza della lingua inglese che non permetteva loro di difendersi. L’assistenza dei condannati a morte faceva parte della loro missione e spesso riuscivano a riconciliarli con Dio pri- ma dell’esecuzione. Si trattasse di miniere o di carceri, madre Cabrini non ebbe paura di inviare le sue suore - armate solo della loro carità - in luoghi terribili dove poche donne avrebbero osato mettere piede. La veste religiosa non sempre costituiva una difesa, ma esse riuscivano a farsi accet- tare da questi disgraziati rivolgendosi loro in italiano, con dolcezza, e mostrando con semplicità e pazienza sincero interesse per le loro anime. Per molti di questi minatori e di questi carcerati, la voce delle suore e il loro sorriso costituivano il primo caldo contatto umano dopo mesi di umiliazioni e di fatiche, di isolamento e di disperazio- ne.
Anno Pastorale 2019 - 2020 Formazione
Anno Pastorale 2019 - 2020 Pellegrinaggio TERRA SANTA 1° - 8 maggio 2020 1° giorno - giovedì: Milano - Tel Aviv - Nazareth Ritrovo all’aeroporto di Milano Malpensa e partenza per Tel Aviv. All’arrivo proseguimento per la Galilea, attraverso la pianura di Sharon. Arrivo a Nazareth in serata: sistemazione in albergo, cena e pernottamento. 2° giorno - venerdì: Nazareth - escursione a Sefforis Pensione completa in albergo. Al mattino partenza per il Tabor, il monte della Trasfigurazione e salita in minibus. Prosegui- mento per la visita di Sefforis, capitale della Galilea ai tempi di Gesù: nel sito archeologico si trovano importanti reperti giudaici e cristiani. Nel pomeriggio visita di Nazareth: basilica dell’Annunciazione, chiesa di San Giuseppe, museo Francesca- no, Fontana della Vergine e la Sinagoga. 3° giorno - sabato: Lago di Galilea Mezza pensione in albergo. Giornata dedicata alla visita dei santuari attorno al Lago: il monte delle Beatitudini, poi a Tabga visita delle chiese del Primato e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Arrivo a Cafarnao per la visita degli scavi dell’anti- ca città con la sinagoga e la casa di Pietro. Traversata in battello del lago e sosta per il pranzo in un kibbutz. Rientro a Naza- reth facendo sosta a Cana di Galilea. 4° giorno - domenica: Nazareth - Qumran - Gerico - Betlemme Colazione. Partenza per la Valle del Giordano ed il deserto di Giuda. Arrivo a Qumran nelle cui grotte furono trovati antichi manoscritti della Bibbia. Visita e proseguimento per Gerico. Pranzo. Nel pomeriggio sosta presso il Mar Morto e prosegui- mento per Qasr El Yahud, dove la tradizione colloca il sito del battesimo di Gesù. Al termine partenza per Betlemme. Siste- mazione in albergo, cena e pernottamento. 5° giorno - lunedì: Gerusalemme Mezza pensione in albergo. Al mattino prima visita di Gerusalemme. Salita alla Spianata del Tempio e visita delle moschee di Omar e di El Aqsa (esterno). Al termine sosta al Muro del Pianto e visita del quartiere ebraico con il Cardo Maximo. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio rientro a Betlemme per la visita della Basilica della Natività e del Campo dei Pastori. 6° giorno - martedì: Gerusalemme Mezza pensione in albergo. Al mattino continuazione della visita di Gerusalemme dal monte degli Ulivi: Edicola dell’Ascen- sione, grotta del Padre Nostro, Dominus Flevit, basilica del Getzemani. Si termina con la visita alla tomba della Madonna e della grotta dell’arresto di Gesù nel Cedron. Nel pomeriggio proseguimento delle visite: chiesa di S. Anna, chiesa della Flagel- lazione, Via Dolorosa, basilica della Risurrezione con il Calvario e il S. Sepolcro. 7° giorno - mercoledì: Gerusalemme Mezza pensione in albergo. Al mattino si raggiunge il Monte Sion: visita della chiesa di San Pietro in Gallicantu, del Cenaco- lo e della chiesa della Dormizione di Maria. Visita del Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio si raggiunge Ein Karem per le visite ai santuari del Magnificat e di Giovanni Battista. 8° giorno - giovedì: Betlemme - Tel Aviv - Milano Colazione. Trasferimento in tempo utile all’aeroporto di Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per il rientro. Quota individuale di partecipazione: € 1.520,00 Supplemento camera singola: € 320,00 Sconto del 20% ai ragazzi sotto i 12 anni. La quota comprende: - Viaggio in aereo Milano/Tel Aviv/Milano con volo di linea. Tasse aeroportuali, di imbarco, di sicurezza ad oggi - Tour in pullman riservato come da programma - Sistemazione in alberghi di 1^ categoria a Nazareth e Betlemme in camere a due letti con servizi privati - Trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno alla colazione dell’ottavo giorno - Visite ed ingressi come da programma. Auricolari. Guida locale parlante italiano per tutto il tour - Copertura assicurativa annullamento, medico e bagaglio Axa Assistance La quota non comprende: il pullman - andata e ritorno - per l’aeroporto della Malpensa, Bevande, Mance, Extra di caratte- re personale, Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”. Documenti: è necessario il passaporto individuale. Il documento non deve essere in via di scadenza ma avere ancora alme- no sei mesi di validità rispetto alla data di rientro. Le iscrizioni si ricevono dal parroco, negli orari di ufficio, versando la caparra di € 100,00 entro la fine del mese. Si prega di affrettarsi perché i posti sono limitati!
Anno Pastorale 2019 - 2020 Liturgia CALENDARIO LITURGICO DAL 23 AL 29 FEBBRAIO 2020 23 DOM. Osea 1, 9a;2,7a.b-10. 16-18. 21-22; Romani 8, 1-4; Luca 15, 11-32 ULTIMA S. Giuseppe 09.30 S. Messa DOPO S. Maria 10.30 S. Messa per la comunità L’EPIFA- S. Cristoforo 11.00 S. Messa NIA S. Maria 18.00 S. Messa A S. Cristoforo 18.30 S. Messa 24 LUN. Qoelet 1, 16 - 2,11; Marco 12, 13-17 S. Maria 08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli 25 MAR. Qoelet 3, 10 - 17; Marco 12, 18-27 S. Maria 08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli 26 MER. Qoelet 8, 5b - 14; Marco 12, 38-44 S. Maria 08.30 S. Messa: Giuseppa Ferraro 27 GIO. Qoelet 8, 16 - 9,1a; Marco 13, 9b-13 S. Maria 08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli S. Maria 21.00 Eremo in città 28 VEN. Qoelet 12, 1 - 8, 13 - 14; Marco 13, 28-31 S. Maria 08.30 S. Messa: Enrico ed Elvezia e Luigi Scaglia S. Maria 16.30 Ora del Vangelo 29 SAB. Esodo 30, 34 - 38; 2Corinzi 2, 14 - 16a; Luca 1, 5-17 S. Giuseppe 17.00 S. Messa vigiliare: fam. Tonina S. Maria 18.00 S. Messa vigiliare S. Cristoforo 18.00 S. Messa vigiliare
Ci sono ancora dei posti disponibili per il pellegrinaggio in Terra Santa organizzato dalla Parrocchia dall’1 all’8 maggio, le cui notizie si trovano sull’informatore. Si chiede di iscriversi entro fine mese. Venerdì, fra’ Roberto parlerà ai giovani alle ore 21 in chiesa parroc- chiale. Terminato il Carnevale, domenica prossima inizia la Quaresima, tem- po di forte cammino spirituale verso la Pasqua. Per questo imporremo le ceneri e la messa delle ore 10.30 sarà accompagnata dal canto della no- stra corale. PREGHIERA DEI FEDELI Donaci, Padre, la tua salvezza. R Donaci, Padre, la tua salvezza. Per la Chiesa che dispensa il perdono di Dio, preghiamo. R Per i genitori chiamati alla vocazione educativa, preghiamo. R Per i figli che ricambiano i genitori con amore gratuito, preghiamo. R Per il riposo eterno di tutti i defunti e in particolare di Maria Vittoria e Grazia, morte in questa settimana, preghiamo. R Parroco: Vicari parrocchiali: Residente: Don Marcello Barlassina Don Fabrizio Bazzoni Mons. Pino Pellegrini Tel./Fax 02.36.56.88.90 Cell. 348.79.37.675 Tel. 02.58.10.67.49 Cell. 340.59.07.825 fbazzoni79@gmail.com santamarianaviglio@fastwebnet.it Don Attilio Borghetti Segreteria parrocchiale: Riceve in via Corsico n° 10 residente a S. Cristoforo Santa Maria delle Grazie: Dal Lunedì al Sabato: Tel. 02.48.95.14.13 Cell. 340.59.07.825 dalle ore 9.00 alle ore 10.00 Oratorio S. G. Nepomuceno: Da Lunedì al Sabato: Dal Lunedì al Venerdì: Cell. 329.40.15.001 dalle ore 9.00 alle ore 10.00 dalle ore 18.30 alle ore 19.30 Apertura Segreteria San Cristoforo: Centro di Ascolto Caritas: Gio. e Ven. dalle 18 alle 19 Tel. 02.48.95.14.13 in Oratorio il 1° e il 3° lunedì Scuola Infanzia Parrocchiale: da Mar. a Sab. 15.30 - 18.30 del mese dalle 16.00 alle 18.00 Tel. 02.83.73.474 Ven. mattina: 348.28.56.344 www.parrocchie.it\milano\santamariadellegraziealnaviglio www.chiesasancristoforo.it
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