DIO EDUCA IL SUO POPOLO - Parrocchie.it

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Informatore di
                          S. Maria delle Grazie
                                al Naviglio e
                        di S. Cristoforo in Milano
Anno 22 N. 8                                                del 23 febbraio 2020

     DIO EDUCA IL SUO POPOLO
       La parabola del padre misericor-      capisce di aver sbagliato, trova la casa
dioso (Lc 15,11-32) è la più grande pa-      vuota perché il papà è lì con lui ed è
rabola con a tema l’educazione. La si        come lui. Lui che cercava il perdono
può leggere in tanti modi, ma stavolta       non lo trova perché la casa è vuota, per-
vogliamo prendere a modello questo           ché il papà non c’è più come papà, ha
padre, che è Dio stesso, per parlare         rinunciato ad esserlo. E il figlio si di-
dell’educazione. Entriamo nei senti-         spera: “Non so più da chi farmi perdo-
menti di questo papà. Che cosa deve          nare, a casa non c’è più chi mi aspetta”.
aver provato sentendosi dire: “Me ne         La funzione del padre, invece, è quella
vado, questa famiglia è una gabbia, me-      di rimanere tale. La speranza che la vita
glio andare a vivere con i porci!”. Sor-     dei figli, anche quella più contorta, si
presa: quel padre lo lascia andare.          risolva nel bene è che l’adulto, il papà e
       Noi cosa avremmo fatto? Di soli-      la mamma, stiamo al loro posto, riman-
to le reazioni sono due. La più istintiva,   gano in casa, vivano il loro ruolo di
ci arrabbieremmo: “Come ti permetti,         educatori. Altrimenti se la casa è vuota,
guai a te, tu non esci da questa casa!”. È   se si rinuncia alle proprie responsabilità
la soluzione autoritaria, con il risultato   educative, al figlio è negata la speranza,
che il figlio lo abbiamo già perso. Si       è negato il perdono. Il compimento
può stare per forza sotto lo stesso tetto    dell’educazione è il perdono. La cosa di
ma lontani l’uno dall’altro: il figlio è     cui tutti abbiamo bisogno per vivere è il
perduto lo stesso.                           perdono, è sapere che c’è un posto dove
       Oppure, quella più di moda oggi,      possiamo tornare, essere di nuovo ac-
il padre che fa l’amico del figlio e dice:   colti. Ma come puoi accogliere se non
“Vengo anch’io con te, così ti tengo         sei in casa quando il figlio ritorna? Da
d’occhio e poi ti capisco, ho avuto an-      chi si fa perdonare se tu papà o mamma
ch’io la tua età!”. È il padre che rinun-    sei diventato come lui? Se amiamo i
cia al suo ruolo di padre per assumere       figli dobbiamo stare al nostro posto,
quello di amico. Con quale risultato?        anche con il rischio che se ne vadano.
Che il povero figliol prodigo, il giorno     Come il padre della parabola.
in cui decide di tornare a casa, perché                                  Don Marcello
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                         Catechesi biblica

     Dal Vangelo secondo Luca 15,11-32
                                 Ultima dopo l’Epifania
11
  Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due
figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre,
dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli
divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il
figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un
paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in
modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiun-
se in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a
trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio         Volto di Cristo con Maria
di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei della Pietà di Michelangelo (1475-
suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziar- 1564), Milano, Castello Sforzesco
si con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in
sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di
fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e da-
vanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi
salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide,
ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse:
«Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, am-
mazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato
in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.25Il figlio maggiore si
trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò
uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratel-
lo è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e sal-
vo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli
rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo
comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora
che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per
lui hai ammazzato il vitello grasso». 31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me
e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fra-
tello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

             Spiegazione della parabola
V. 11 È una storia presa dalla vita: un padre con due figli, dove il protagonista è il
padre. Le due vicende del figlio minore e del figlio maggiore si scontrano con l’origi-
nalità della sua paternità. Non solo, ma è una parabola “apologetica”, raccontata per
giustificare il comportamento misericordioso di Gesù verso i peccatori.
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                    Catechesi biblica

                     Come si comporta il padre con il figlio minore?
V. 12 Il figlio minore reclama la parte che gli spetta, vale a dire un terzo dei beni,
secondo il prescritto di Dt 21,17. Reclama il diritto di proprietà e anche la possibilità
di disporne.
VV. 13-15 Dopo che ebbe convertito tutto in denaro, emigrò certamente fuori dalla
Palestina, là dove si possono allevare i porci, animali considerati impuri. In breve
tempo scivola verso l’abbruttimento. Le cause? Lo stile di vita da scialacquatore e la
carestia. Il risultato? Mettersi a servizio di un cittadino e pascolare i porci. Un lavoro
questo spregevole per gli Ebrei in quanto la Legge qualifica i suini animali impuri,
impedendo sia la consumazione delle loro carni sia il contatto con loro.
V. 16 Perché egli non prende per sé le carrube dei porci? Visto che nessuno gli dava
da mangiare, era talmente affamato che sarebbe stato disposto anche a mangiare le
carrube date ai porci che, però, erano immangiabili. L’alternativa era di rubare il cibo
per sopravvivere. È probabile che abbia fatto così.
V. 17 Ritornato in sé è un’espressione dibattuta tra gli esegeti. Per alcuni significa si
pentì e vedono il segno della conversione. Per altri, invece, l’espressione significa
unicamente guardarsi dentro, prendere coscienza di qualcosa, senza alcun riferimen-
to alla conversione. Constata la situazione drammatica in cui si è messo, è il bisogno
di mangiare che gli fa prendere la decisione di ritornare dal padre, non il pentimento.
VV. 18-19 Anche l’ammissione della colpa (Mi alzerò, andrò da mio padre e gli di-
rò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio) è semplicemente funzionale alla richiesta successiva (Trattami
come uno dei tuoi salariati). Non gli importa la figliolanza col padre, gli importa di
fare il bracciante pur di avere il pane quotidiano. Nel ragionamento del figlio, il padre
è ridotto al ruolo di datore di lavoro. Insomma, benché il minore continui a considera-
re quell’uomo come suo padre, trasforma la relazione con lui in relazione di sudditan-
za, desiderando che il padre adotti nei suoi confronti il ruolo del padrone.
VV. 20-24 La sorpresa del racconto sta tutta nella inattesa reazione del padre. Il bacio
è il segno del perdono. Il padre non lo lascia parlare; lo tratta non come un salariato
ma come un ospite d’onore, con quattro disposizioni a suo favore.
L’abito di festa viene per primo; in Oriente esso significa un’alta distinzione. Quando
un re vuole onorare un dignitario meritevole, gli fa dono di una veste preziosa. In al-
tre parole, il figlio è trattato come un invitato di riguardo.
L’anello va concepito come un sigillo; donarlo a qualcuno significa conferire a questi
i pieni poteri.
I calzari erano considerati un lusso e li portavano solo gli uomini liberi: il figlio non
avrebbe più dovuto camminare a piedi nudi come uno schiavo.
Quanto alla carne, era molto raro mangiarne. Il vitello ingrassato veniva conservato
unicamente per le occasioni speciali.
Tutte questi disposizioni sono la manifestazione visibile del perdono. Il prodigo ritro-
va la sua dignità di figlio.
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                    Catechesi biblica

                  Come si comporta il padre con il figlio maggiore?
VV. 25-30 Il maggiore protesta col padre. I motivi? Il primo: il maggiore ha lavorato
per tanti anni, mentre il minore è ricomparso da qualche momento dopo prolungata
assenza. Il secondo: il maggiore ha servito con devozione il padre, senza trasgredire
nemmeno un comando, il minore invece ha sperperato i beni di famiglia e ha recato
tanto dolore al padre. Il terzo: il maggiore frequenta amici coi quali avrebbe voluto
organizzare una festicciola, il minore invece le prostitute. Il quarto: al maggiore ba-
stava un capretto per fare festa, per il minore viene ucciso il vitello ingrassato. Il
quinto: il padre non ha mai dato un dono al maggiore, invece al minore ha offerto una
festa.
Il lettore in questo modo tende a riconoscere la fondatezza della ragioni portate dal
figlio maggiore. Da questi fatti risulta che sul banco egli imputati non è il figlio mi-
nore ma il padre e il suo comportamento.
Il discorso del maggiore non sembra fare una grinza, ma in verità ha mostrato la sua
interiorità, quanto ha in animo. Il maggiore rimprovera al padre di sovvertire il prin-
cipio della giustizia retributiva, secondo cui il giusto deve essere premiato e il malva-
gio punito. Una simile accusa mostra che il maggiore ha vissuto il rapporto col padre
secondo tale principio del dare–avere, della prestazione-ricompensa e si scandalizza
che il padre manifesti una logica diversa che ha il nome della gratuità.
In conclusione, il maggiore pur avendo un’esistenza diversa da quella del minore in
realtà gli assomiglia: entrambi non si comportano da figli ma da dipendenti; conside-
rano il padre come un padrone col quale avere una relazione non filiale ma servile.
VV. 31-32 Della risposta del padre occorre sottolineare un solo verbo
“bisognava” (in greco deì). È lo stesso verbo che Luca usa per indicare la necessità
della passione di Gesù: “Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiu-
tato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il
terzo giorno” (Lc 9,22); “Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io
prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusa-
lemme” (Lc 13,33). Se l’itinerario di Gesù, passando per la necessità della croce, non
ha altra spiegazione che il suo amore fedele fino alla fine, così pure è l’appassionato
amore del padre della parabola.
Il figlio maggiore è invitato dal padre a riscoprire la fraternità.
Il racconto ha un finale aperto, tanto è vero che non si dice come sia andata a finire la
storia. Tale apertura ha la forza di porre l’accento su quanto ha detto il padre alla con-
clusione della narrazione e quindi invitare il lettore (noi) a prendere posizione.
                                                                                Il parroco
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                   Fatti di Vangelo

                                L’anello
                  “Presto… mettetegli l’anello al dito” (Lc 15,22)

                   Uno studente andò dal suo professore con un problema.
                   “Mi sento una nullità, non ho la forza di reagire. Dicono
                   che non sono buono a nulla, che non faccio niente bene,
                   che sono un idiota. Come posso migliorare? Che cosa
                   posso fare perché mi stimino di più?”.
                   Il professore senza guardarlo rispose: “Mi spiace, ragaz-
                   zo, ma ora non posso aiutarti. Devo prima risolvere un
                   problema mio. Poi, forse…”. E facendo una pausa ag-
giunse: “Se mi aiuti, posso risolvere il mio problema più rapidamente e
poi forse posso aiutarti a risolvere il tuo”.
“Certo, professore!” balbettò il giovane, ma ancora una volta si sentì
mortificato.
Il professore si tolse l’anello dal mignolo e lo diede al ragazzo. “Monta a
cavallo e va al mercato. Devi vendere questo anello perché devo pagare
un debito. Occorre ricavarne il più possibile. Ma non accettare meno di
una moneta d’oro. Va’ e torna con la moneta al più presto!”.
Il giovane prese l’anello e partì.
Appena giunto al mercato cominciò ad offrire l’anello ai mercanti. Essi
guardavano con qualche interesse, finché il giovane non diceva quanto
chiedeva per l’anello. Quando il giovane menzionava la moneta d’oro, al-
cuni ridevano, altri se ne andavano senza nemmeno guardarlo, solo un
vecchietto fu abbastanza gentile da spiegare che una moneta d’oro era
troppo per quell’anello.
Dopo aver offerto il gioiello a tutti quelli che passavano per il mercato,
abbattuto dal fallimento, salì a cavallo e tornò. Rimpiangeva di non avere
una moneta d’oro per poter comprare egli stesso l’anello, liberando così
dalle preoccupazioni il suo professore e poter così ricevere i suoi consigli.
Entrò in casa e disse: “Professore, mi spiace tanto, ma non è possibile ot-
tenere quello che mi ha chiesto. Forse potrei ottenere due o tre monete
d’argento, ma non si dovrebbe ingannare nessuno sul valore dell’anello”.
“È importante quello che mi dici, giovanotto” rispose sorridendo.
“Dobbiamo prima sapere il valore esatto dell’anello. Riprendi il cavallo e
vai dal gioielliere. Chiedigli a quanto si può vendere l’anello: ma non im-
porta quanto lo valuterà, non venderlo. Riportalo qui”.
Il giovane andò dal gioielliere e gli chiese di valutare l’anello. Il gioielliere
esaminò l’anello con una lente, lo pesò e disse: “Dì al tuo professore che se
vuole venderlo subito non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro”.
“Cinquantotto monete d’oro!?” esclamò il giovane. “Sì”, rispose il gioiel-
liere, “in un altro momento potrei arrivare ad offrire anche settanta mo-
nete, ma se ha urgenza di vendere…”.
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                Fatti di Vangelo

Il giovane corse emozionato a casa del professore per raccontare quello
che gli era successo.
“Siediti”, disse il professore. E, dopo aver ascoltato tutto il racconto, par-
lò con calma. “Tu sei come questo anello, un gioiello prezioso e unico.
Può essere valutato solo da un esperto. Pensavi forse che qualunque per-
sona fosse in grado di scoprire il suo vero valore?”.
Così dicendo, si rimise l’anello al dito.
                                                  Dai racconti di Bruno Ferrero

Siamo tutti come quell’anello. Siamo preziosi e unici, ma girovaghiamo per
tutti i mercati della vita pretendendo che persone inesperte ci valutino. Solo
Dio, che ci ha creati, conosce il nostro vero valore. Valiamo perché siamo suoi
figli, sempre e comunque, anche se dovessimo perdere la strada, come raccon-
ta la parabola del padre misericordioso.
                                                                      Il prevosto

          29 FEBBRAIO 2020
       Ore 15.30 ritrovo in ORATORIO.
   Ore 16.00 SFILATA intorno al NAVIGLIO
     A SEGUIRE GIOCHI PER TUTTI INSIEME,
  SFILATA DI MASCHERE E PREMIAZIONE DELLE
   PIÙ ORIGINALI (SIA BAMBINI CHE ADULTI)
            Merenda conclusiva
  Portare le stelle filanti!                 (NO schiuma e coriandoli!)
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                 La parola del Papa

     Udienza generale del 19 febbraio 2020
                   Dalla catechesi sulle Beatitudini: Beati i miti.

                  «Beati i miti perché avranno in eredità la terra» (Mt 5,5). Il termi-
                  ne “mite” qui utilizzato vuol dire letteralmente dolce, mansueto,
                  gentile, privo di violenza. La mitezza si manifesta nei momenti di
                  conflitto, si vede da come si reagisce ad una situazione ostile.
                  Chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo, ma
                  come reagisce “sotto pressione”, se viene attaccato, offeso, aggre-
                  dito?
 In un passaggio, San Paolo richiama «la dolcezza e la mansuetudine di Cristo» (2
 Cor 10,1). E San Pietro a sua volta ricorda l’atteggiamento di Gesù nella Passio-
 ne: non rispondeva e non minacciava, perché «si affidava a colui che giudica con
 giustizia» (1 Pt 2,23). E la mitezza di Gesù si vede fortemente nella sua Passione.
 Nella Scrittura la parola “mite” indica anche colui che non ha proprietà terriere; e
 dunque ci colpisce il fatto che la terza beatitudine dica proprio che i miti
 “avranno in eredità la terra”.
 In realtà, questa beatitudine cita il Salmo 37. Anche lì si mettono in relazione la
 mitezza e il possesso della terra. Queste due cose, a pensarci bene, sembrano in-
 compatibili. Infatti il possesso della terra è l’ambito tipico del conflitto: si com-
 batte spesso per un territorio, per ottenere l’egemonia su una certa zona. Nelle
 guerre il più forte prevale e conquista altre terre.
 Ma guardiamo bene il verbo usato per indicare il possesso dei miti: essi non con-
 quistano la terra; non dice “beati i miti perché conquisteranno la terra”. La
 “ereditano”. Beati i miti perché “erediteranno” la terra. Nelle Scritture il verbo
 “ereditare” ha un senso ancor più grande. Il Popolo di Dio chiama “eredità” pro-
 prio la terra di Israele che è la Terra della Promessa.
 Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di
 qualcosa di molto più grande di un semplice territorio. C’è una “terra” - permet-
 tete il gioco di parole - che è il Cielo, cioè la terra verso cui noi camminiamo: i
 nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo.
 Allora il mite è colui che “eredita” il più sublime dei territori. Non è un codardo,
 un “fiacco” che si trova una morale di ripiego per restare fuori dai problemi.
 Tutt’altro! È una persona che ha ricevuto un’eredità e non la vuole disperdere. Il
 mite non è un accomodante ma è il discepolo di Cristo che ha imparato a difende-
 re ben altra terra. Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, difen-
 de i suoi doni, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia,
 la speranza. Perché le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fidu-
 ciose e persone con speranza.
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Anno Pastorale 2019 - 2020                                    Il santo dell’anno

        S. Francesca Cabrini
                             tra I CARCERATI
                         Sedicesima puntata di Luca Crippa

Non sfuggì al suo intervento assistenziale nemmeno il gruppo più disgraziato degli
italiani immigrati, i carcerati, a cui le suore si rivolgevano con amore e pazienza,
dando piccoli doni, consi-                                     gli, aiuti.
Nelle carceri di Chicago i                                     detenuti ascoltavano ogni
settimana le conferenze di                                     una suora catechista: “Era
uno spettacolo commo-                                          vente vedere cento e più
uomini rotti a ogni vizio                                      pendere come fanciulli
dalla bocca di un’umile                                        suora, apprendere ciò che
forse avevano sempre                                           ignorato, muovere obie-
zioni, e interrogare per                                       comprendere meglio e
sapere di più. Questi po-                                      veri carcerati”, narra suor
Francesca Saverio De                                           Maria, “per mostrare la
loro riconoscenza e riflet-                                    tendo che le suore erano
obbligate nell’inverno a                                       fare a piedi un lungo
cammino sulla neve, fecero loro dono di un cavallo e di un carrozzella”.
Anche i detenuti delle carceri di Sin Sing in occasione del giubileo d’argento dell’i-
stituto inviarono a madre Cabrini un attestato di riconoscenza e di ringraziamento per
l’opera delle suore. In alcuni casi, le cabriniane riuscirono anche a ottenere la revisio-
ne di processi con esito favorevole ai condannati, penalizzati dalla ignoranza della
lingua inglese che non permetteva loro di difendersi. L’assistenza dei condannati a
morte faceva parte della loro missione e spesso riuscivano a riconciliarli con Dio pri-
ma dell’esecuzione.
Si trattasse di miniere o di carceri, madre Cabrini non ebbe paura di inviare le sue
suore - armate solo della loro carità - in luoghi terribili dove poche donne avrebbero
osato mettere piede.
La veste religiosa non sempre costituiva una difesa, ma esse riuscivano a farsi accet-
tare da questi disgraziati rivolgendosi loro in italiano, con dolcezza, e mostrando con
semplicità e pazienza sincero interesse per le loro anime. Per molti di questi minatori
e di questi carcerati, la voce delle suore e il loro sorriso costituivano il primo caldo
contatto umano dopo mesi di umiliazioni e di fatiche, di isolamento e di disperazio-
ne.
Anno Pastorale 2019 - 2020   Formazione
Anno Pastorale 2019 - 2020                                                                        Pellegrinaggio

      TERRA SANTA
          1° - 8 maggio 2020
1° giorno - giovedì: Milano - Tel Aviv - Nazareth
Ritrovo all’aeroporto di Milano Malpensa e partenza per Tel
Aviv. All’arrivo proseguimento per la Galilea, attraverso la
pianura di Sharon. Arrivo a Nazareth in serata: sistemazione
in albergo, cena e pernottamento.
2° giorno - venerdì: Nazareth - escursione a Sefforis
Pensione completa in albergo. Al mattino partenza per il Tabor, il monte della Trasfigurazione e salita in minibus. Prosegui-
mento per la visita di Sefforis, capitale della Galilea ai tempi di Gesù: nel sito archeologico si trovano importanti reperti
giudaici e cristiani. Nel pomeriggio visita di Nazareth: basilica dell’Annunciazione, chiesa di San Giuseppe, museo Francesca-
no, Fontana della Vergine e la Sinagoga.
3° giorno - sabato: Lago di Galilea
Mezza pensione in albergo. Giornata dedicata alla visita dei santuari attorno al Lago: il monte delle Beatitudini, poi a Tabga
visita delle chiese del Primato e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Arrivo a Cafarnao per la visita degli scavi dell’anti-
ca città con la sinagoga e la casa di Pietro. Traversata in battello del lago e sosta per il pranzo in un kibbutz. Rientro a Naza-
reth facendo sosta a Cana di Galilea.
4° giorno - domenica: Nazareth - Qumran - Gerico - Betlemme
Colazione. Partenza per la Valle del Giordano ed il deserto di Giuda. Arrivo a Qumran nelle cui grotte furono trovati antichi
manoscritti della Bibbia. Visita e proseguimento per Gerico. Pranzo. Nel pomeriggio sosta presso il Mar Morto e prosegui-
mento per Qasr El Yahud, dove la tradizione colloca il sito del battesimo di Gesù. Al termine partenza per Betlemme. Siste-
mazione in albergo, cena e pernottamento.
5° giorno - lunedì: Gerusalemme
Mezza pensione in albergo. Al mattino prima visita di Gerusalemme. Salita alla Spianata del Tempio e visita delle moschee
di Omar e di El Aqsa (esterno). Al termine sosta al Muro del Pianto e visita del quartiere ebraico con il Cardo Maximo.
Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio rientro a Betlemme per la visita della Basilica della Natività e del Campo dei Pastori.
6° giorno - martedì: Gerusalemme
Mezza pensione in albergo. Al mattino continuazione della visita di Gerusalemme dal monte degli Ulivi: Edicola dell’Ascen-
sione, grotta del Padre Nostro, Dominus Flevit, basilica del Getzemani. Si termina con la visita alla tomba della Madonna e
della grotta dell’arresto di Gesù nel Cedron. Nel pomeriggio proseguimento delle visite: chiesa di S. Anna, chiesa della Flagel-
lazione, Via Dolorosa, basilica della Risurrezione con il Calvario e il S. Sepolcro.
7° giorno - mercoledì: Gerusalemme
Mezza pensione in albergo. Al mattino si raggiunge il Monte Sion: visita della chiesa di San Pietro in Gallicantu, del Cenaco-
lo e della chiesa della Dormizione di Maria. Visita del Memoriale dell’Olocausto Yad Vashem. Pranzo in ristorante. Nel
pomeriggio si raggiunge Ein Karem per le visite ai santuari del Magnificat e di Giovanni Battista.
8° giorno - giovedì: Betlemme - Tel Aviv - Milano
Colazione. Trasferimento in tempo utile all’aeroporto di Tel Aviv: operazioni d’imbarco e partenza per il rientro.
Quota individuale di partecipazione: € 1.520,00                   Supplemento camera singola: € 320,00
                                                                  Sconto del 20% ai ragazzi sotto i 12 anni.
La quota comprende:
- Viaggio in aereo Milano/Tel Aviv/Milano con volo di linea. Tasse aeroportuali, di imbarco, di sicurezza ad oggi
- Tour in pullman riservato come da programma
- Sistemazione in alberghi di 1^ categoria a Nazareth e Betlemme in camere a due letti con servizi privati
- Trattamento di pensione completa dalla cena del primo giorno alla colazione dell’ottavo giorno
- Visite ed ingressi come da programma. Auricolari. Guida locale parlante italiano per tutto il tour
- Copertura assicurativa annullamento, medico e bagaglio Axa Assistance
La quota non comprende: il pullman - andata e ritorno - per l’aeroporto della Malpensa, Bevande, Mance, Extra di caratte-
re personale, Tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”.
Documenti: è necessario il passaporto individuale. Il documento non deve essere in via di scadenza ma avere ancora alme-
no sei mesi di validità rispetto alla data di rientro.
 Le iscrizioni si ricevono dal parroco, negli orari di ufficio, versando la caparra di € 100,00 entro la fine del mese.
                                   Si prega di affrettarsi perché i posti sono limitati!
Anno Pastorale 2019 - 2020                                            Liturgia

    CALENDARIO LITURGICO
                  DAL 23 AL 29 FEBBRAIO 2020
 23 DOM.  Osea 1, 9a;2,7a.b-10. 16-18. 21-22; Romani 8, 1-4; Luca 15, 11-32
ULTIMA S. Giuseppe          09.30   S. Messa
 DOPO      S. Maria         10.30   S. Messa per la comunità
L’EPIFA- S. Cristoforo      11.00   S. Messa
  NIA      S. Maria         18.00   S. Messa
   A     S. Cristoforo      18.30   S. Messa
24 LUN.                                   Qoelet 1, 16 - 2,11; Marco 12, 13-17

               S. Maria     08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli

25 MAR.                                     Qoelet 3, 10 - 17; Marco 12, 18-27

               S. Maria     08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli

26 MER.                                     Qoelet 8, 5b - 14; Marco 12, 38-44

               S. Maria     08.30 S. Messa: Giuseppa Ferraro

27 GIO.                                    Qoelet 8, 16 - 9,1a; Marco 13, 9b-13
               S. Maria     08.30 S. Messa: fam. Rebussini e Vigorelli
               S. Maria     21.00 Eremo in città
28 VEN.                               Qoelet 12, 1 - 8, 13 - 14; Marco 13, 28-31
               S. Maria     08.30 S. Messa: Enrico ed Elvezia e Luigi Scaglia
               S. Maria     16.30 Ora del Vangelo
29 SAB.                    Esodo 30, 34 - 38; 2Corinzi 2, 14 - 16a; Luca 1, 5-17
            S. Giuseppe 17.00 S. Messa vigiliare: fam. Tonina
              S. Maria 18.00 S. Messa vigiliare
            S. Cristoforo 18.00 S. Messa vigiliare
     Ci sono ancora dei posti disponibili per il pellegrinaggio in Terra
      Santa organizzato dalla Parrocchia dall’1 all’8 maggio, le cui notizie si
      trovano sull’informatore. Si chiede di iscriversi entro fine mese.
     Venerdì, fra’ Roberto parlerà ai giovani alle ore 21 in chiesa parroc-
      chiale.
     Terminato il Carnevale, domenica prossima inizia la Quaresima, tem-
      po di forte cammino spirituale verso la Pasqua. Per questo imporremo le
      ceneri e la messa delle ore 10.30 sarà accompagnata dal canto della no-
      stra corale.

             PREGHIERA DEI FEDELI
Donaci, Padre, la tua salvezza.
R Donaci, Padre, la tua salvezza.

       Per la Chiesa che dispensa il perdono di Dio, preghiamo. R

       Per i genitori chiamati alla vocazione educativa, preghiamo. R

       Per i figli che ricambiano i genitori con amore gratuito, preghiamo. R

     Per il riposo eterno di tutti i defunti e in particolare di Maria Vittoria e
Grazia, morte in questa settimana, preghiamo. R
Parroco:                         Vicari parrocchiali:            Residente:
Don Marcello Barlassina          Don Fabrizio Bazzoni            Mons. Pino Pellegrini
Tel./Fax 02.36.56.88.90          Cell. 348.79.37.675             Tel. 02.58.10.67.49
Cell. 340.59.07.825              fbazzoni79@gmail.com
santamarianaviglio@fastwebnet.it Don Attilio Borghetti           Segreteria parrocchiale:
Riceve in via Corsico n° 10      residente a S. Cristoforo         Santa Maria delle Grazie:
  Dal Lunedì al Sabato:          Tel. 02.48.95.14.13             Cell. 340.59.07.825
dalle ore 9.00 alle ore 10.00    Oratorio S. G. Nepomuceno:      Da Lunedì al Sabato:
  Dal Lunedì al Venerdì:         Cell. 329.40.15.001             dalle ore 9.00 alle ore 10.00
dalle ore 18.30 alle ore 19.30 Apertura Segreteria                       San Cristoforo:
Centro di Ascolto Caritas:       Gio. e Ven. dalle 18 alle 19    Tel. 02.48.95.14.13
in Oratorio il 1° e il 3° lunedì Scuola Infanzia Parrocchiale:   da Mar. a Sab. 15.30 - 18.30
del mese dalle 16.00 alle 18.00 Tel. 02.83.73.474                Ven. mattina: 348.28.56.344
www.parrocchie.it\milano\santamariadellegraziealnaviglio             www.chiesasancristoforo.it
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