IL CASTELLO UNA LUNGA PENNA NERA - SEZIONE ALPINI GORIZIA - Ana Gorizia
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SEZIONE ALPINI 96° Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2 - DCB/Gorizia Periodico trimestrale Lug.|Ago.|Set. 2019 - Anno XXXVI - N.3 GORIZIA ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE 1923-2019 SOTTO IL CASTELLO UNA LUNGA PENNA NERA C’è anche un libro per il centenario dell’As- Azioni belliche in patria e all’estero (Gran- lo delle Penne Nere è un vero “popolo”), or- sociazione nazionale alpini, costituita a Mi- de Guerra: Ortigara, Monte Grappa; secondo goglio d’Italia. lano l’8 luglio 1919. Un libro che va peraltro conflitto mondiale: Ponte di Perati, fronte Si incontrano personaggi leggendari, mag- ben oltre l’anniversario dell’A.N.A., cioè una del Don, sono alcuni esempi); operazioni di giori e minori, come per esempio il genera- vera e propria storia del corpo delle Penne pace (l’Asilo Sorriso a Rossosch, la scuola le Battisti, comandante della Cuneense sul Nere. D’altro canto, qui, cioè fra questi mili- multietnica di Zenica in Bosnia-Erzegovi- fronte russo: “… il 23 [gennaio 1943, tari, non ci sono ex: tutti, sempre e da sempre na, altri esempi) scorrono in queste pagine ndr] una Cicogna tedesca atterra davanti alpini anche se non indossano più l’unifor- con riferimenti precisi, circostanziati, e so- alla colonna della Cuneense in marcia me, lo spirito l’hanno mantenuto. prattutto con la consapevolezza dimostrata verso Garbuzovo. Ne scende un ufficiale Autore di Una lunga penna nera, sottoti- dall’autore nella conoscenza-comprensione superiore e comunica a Battisti che l’aereo tolo Storia di eroismo e fratellanza (Piem- di un mondo e di un popolo (sì, perché quel- è a sua disposizione, ma il generale rifiu- me, pagine 335, euro 17,50) è un giornalista di lungo corso, che, fra storia e letteratura aveva già dato esiti di alto spessore: Alfio Ca- ruso. Sugli alpini in guerra aveva già pubbli- cato Tutti i vivi all’assalto (Nikolajewka – Campagna di Russia), e poi Italiani dovete morire sull’eccidio di Cefalonia, Caporetto, L’onore d’Italia. El Alamein: così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù, eccetera. Fra storia e letteratura, si è detto. Sì, perché i libri di Caruso poggiano su di una solida base documentaria e l’andamento della prosa è di una scioltezza straordinaria, con toni appropriati a seconda delle situazioni; una narrazione coinvolgente, attraverso la quale anche il lettore poco esperto di penne nere, muli e alte cime (in questo caso) può conoscere una storia epica, fatta di sacrifici, valore, umiltà, generosità, fratellanza. È dal 1872, anno di costituzione del corpo degli Alpini, che questi soldati col caratteristico cappello con la penna fanno parlare di sé: in guerra e in pace, avendo punti di riferimento che non cambiano col mutar dei tempi, delle situazioni, delle mode: Patria, famiglia, senso del dovere, perché i doveri vengono prima dei diritti, fede religiosa e calda umanità.
2 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 ta: vuole condividere la sorte dei propri ta a Milano. Deve convincere gli agenti possono comprendere e i diretti interes- uomini. Al suo posto fa caricare due statunitensi dell’Oss (Office of Strategie sati dimenticare. La sua ansia finisce feriti gravi…”. Finirà prigioniero nei gu- Services), la mamma della Cia, a con- nell’ufficetto del CLNAI, dinanzi al re- lag sovietici, come altri valorosi, eroici, al- segnare il generale Graziani al CLNAI gistro delle fucilazioni: Giovanni è stato pini: l’ufficiale medico Enrico Reginato, il (Comitato di Liberazione Nazionale giustiziato il 26 aprile”. tenente Franco Magnani, padre Giovanni Alta Italia). Ma Tognato ha anche un’al- Da questo episodio, sia consentito a chi Brevi (fra gli altri). tra missione, assai personale: provare a scrive compiere un balzo di quasi mez- Non mancano, riferendosi ai cappellani, salvare l’amico Giovanni Ballico, ex zo secolo… in avanti. Mosca, settembre altre figure, fra le quali giganteggia don della Julia, capitano dell’esercito di di- 1993, ultime ore del viaggio-pellegrinag- Carlo Gnocchi, e sia consentito a questo sperati che dopo l’8 settembre si è schie- gio, come ci piacque chiamare la spedi- punto citare altri alpini di profonda fede rato con Mussolini. Quel giorno, Togna- zione di pace dell’A.N.A. a Rossosch-Niko- elevati alla gloria degli altari: don Secon- to e Ballico si erano abbracciati e divisi lajewka per l’inaugurazione dell’Asilo do Pollo, fratel Luigi Bordino, Teresio Oli- davanti alla caserma di Feltre. L’affetto Sorriso, voluto, progettato, costruito dalle velli. Pagina dopo pagina, dunque, eventi tra i due si era cementato nell’inverno Penne Nere in congedo e donato a quella e uomini spiccano in tutta la loro inte- del ’43 sulla steppa ghiacciata dell’U- popolazione, per onorare la memoria dei rezza, forza, coraggio. Dal 1872, in tutte nione Sovietica. A Nikolajewka, quan- Caduti in terra di Russia. le campagne di guerra, ci sono gli alpini, do avevano spezzato l’ultimo insacca- Si era nella grande sala di un albergo e generosi e valorosi, sempre. mento dell’Armata Rossa, Ballico era il presidente Leonardo Caprioli stava con- Ed eccoci al dopo 8 settembre 1943, con risultato tra i più determinati, come cludendo il suo ultimo discorso d’occa- la spaccatura dell’Italia e degli italiani: al dimostravano le due medaglie d’argen- sione in un clima di profonde emozioni, Regno del Sud (cosiddetto), gli alpini del to attribuitegli. Tognato aveva, invece, quando chiamò accanto a sé i Reduci di “Piemonte” nella battaglia di Monte Mar- guadagnato una condanna a morte quella lontana campagna di guerra, quin- rone; dall’altra parte, quelli della divisione dal regime fascista per la sua attività in di, fra la sorpresa generale, ripeté l’invito Monte Rosa. Veneto con le bande dei patrioti di ispi- a uno della Monte Rosa, che nessuno fino Ed è a questo proposito che Caruso illumi- razione cattolica. a quel momento aveva notato. L’ex repub- na una scena malnota, se non sconosciuta “Nel ’44 era stato Enrico Mattei, il fu- blichino ricevette l’abbraccio dei veci; e ai più, quella che vede protagonista Mario turo dominus dell’Eni, ad avvisarlo che fu un abbraccio di fraternità scarpona: di Tognato, padovano classe 1921, autore del doveva rifugiarsi in Svizzera. Con i ca- riconciliazione all’insegna di quel cappel- non dimenticato La Julia muore sul po- pelli tinti di biondo, Tognato aveva fatto lo con la lunga penna nera. Fra gli inter- sto, che dopo l’8 settembre 1943, partecipa tappa a Milano. Nell’attesa del treno, minabili applausi che sottolinearono quel alla resistenza come comandante della era andato a pranzo in una trattoria gesto, più occhi si inumidirono, più grop- brigata Pierobon. Arrestato nel 1944, rie- accanto alla stazione. Gli avevano ap- pi assalirono la gola… sce a fuggire dal carcere riparando in Sviz- pena portato la pasta quando due mani E se il Poeta aveva cantato a suo tempo zera, dove collaborerà col servizio segreto gli si erano appoggiate sulle spalle. To- “Italia gente da le molte vite”, lì si poté Usa, per rientrare in patria a guerra finita. gnato aveva lentamente voltato la testa: riecheggiare: “Alpini da le molte vite”… In seguito farà l’avvocato a Este, poi sarà era Ballico. Allora lo aveva abbracciato, Truppe alpine: 147 anni di storia. A.N.A.: dirigente di spicco dell’Eni. prima di sussurrargli: ‘Mario, ciascuno 100 anni di storia. Ma sono rimasti sem- Ma ecco l’episodio di cui scrive Caruso. per la sua strada’. Ma quel 28 aprile pre gli stessi: allora, ieri, oggi. Leggendo “Il 28 aprile 1945 Mario Tognato, ex Mario tenta di incrociare nuovamen- il libro di Alfio Caruso, lo si può ben com- tenente della 265^ compagnia del Val te la strada del fratello di sangue, con prendere. Cismon, lascia la Svizzera e si precipi- cui ha diviso ciò che gli estranei non Giovanni Lugaresi
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 3 8 LUGLIO 1919 – 2019 CENTENARIO A.N.A. Come ebbi a dire anni addietro l’Alpinità è la qualità che definisce percorsa da bande di facinorosi che chiedono il ritiro di tutte le l’Alpino, in armi o in congedo che sia. bandiere esposte. Onore, Amor di Patria, senso del Dovere e spirito di Sacrificio, tutte Persino negli edifici pubblici non era più esposta la bandiera. qualità che le Penne Nere d’ogni tempo hanno provato sulla propria Ma GLI ALPINI, dicono “NO”, sottolineando che avrebbero difeso la pelle, dapprima instillate – magari da rudi sergenti di ferro o capo- bandiera con tutti i mezzi ed a tutti i costi. E difatti i teppisti batte- rali fetenti - durante il servizio militare e tenute vive dopo la Naja. rono in ritirata e la SOLA bandiera rimasta esposta in quel giorno Sicuramente i primi a “provare” cosa sia l’Alpinità sono stati i in Milano fu quella della neonata Associazione Nazionale Alpini. nostri Veci che hanno avuto il battesimo del sangue ad Adua nel L’anno seguente, Nel settembre del 1920 viene organizzata la pri- 1896, per non parlare poi degli immani sacrifici sopportati stoi- ma adunata nazionale sull’Ortigara, sul quel monte insangui- camente durante la Grande Guerra. nato simbolo del sacrificio estremo degli Alpini dove venne eret- Monte Nero, Pal Piccolo e Pal Grande, Tofane, Adamello, Col di ta a perenne memoria una colonna mozza con inciso il motto Lana, Ortigara, tutte tappe sanguinosissime e dolorosissime in cui “per non dimenticare” , un motto che era e resterà per sem- le qualità di cui sopra cementarono per sempre l’unione tra gli pre nei cuori di ogni Alpino. Alpini, fratelli e guerrieri, uomini ed eroi. Nel 1919, quasi contemporaneamente alla fondazione dell’Asso- Una volta finita la guerra questi soldati, arrivati a casa. invece di ciazione, tre ufficiali dell’8º reggimento alpini, reduci di guerra, vedersi riconosciuta oltre alla meritatissima pace anche la dovuta mentre in libera uscita passeggiavano per Udine, ebbero l’idea riconoscenza, si ritrovarono in una realtà ben diversa, con scioperi, di pubblicare un settimanale, in formato ridotto, per esaltare le lotte di piazza, derisione, disprezzo, ostilità, negazione di quei valori glorie del reggimento, con i suoi battaglioni, il “Tolmezzo”, il per i quali avevano combattuto, una situazione che farà scaturire in “Cividale”, il “Gemona”, e dei battaglioni “Valle” e Monte” che molti di loro la decisione di non mollare e di restare uniti. avevano fatto parte dell’8º. I tre ufficiali erano Italo Balbo, Aldo I sentimenti di fratellanza nati e rafforzati nei lunghi mesi vissuti Lomasti ed Enrico Villa e il settimanale era “L’ALPINO”. fianco a fianco nella particolarità unica della guerra in mon- Da quel momento l’Associazione Nazionale Alpini ha attraversato tagna, la consapevolezza di poter sempre e comunque contare appunto un secolo, ha visto grandi tragedie come la II Guerra in ogni situazione sul commilitone, contribuirono a rafforzare i Mondiale o le varie catastrofi naturali, come il Vajont o il terre- vincoli d’unione, e fu quasi naturale che un tale spirito di corpo moto in Friuli - evento questo che segnò la nascita della Protezio- trovasse il suo naturale sbocco nella nascita di un’Associazione. ne Civile e segnatamente la P.C. ANA – ma ha sempre mantenuto Fu così che un gruppo di Reduci, l’8 luglio 1919 costituì l’Associa- ferma la barra sui principi e sui valori voluti dai padri fondatori zione Nazionale Alpini, presso la Birreria Spatenbräu il cui pro- e lo spirito di fratellanza e di unità d’intenti, in ogni frangente. prietario era Angelo Colombo – uno dei soci fondatori – e venne Con la sospensione della Leva è da qualche anno che, inevitabil- scelto il primo presidente, che fu Daniele Crespi. mente, le fila delle Penne Nere in congedo stiano a poco a poco La ferrea determinazione della neonata associazione, che ben ri- assottigliandosi e, purtroppo, in molti casi anche il sentimento specchiava la tenacia mantenuta dagli Alpini durante la guerra, dell’Alpinità sembra latitare in molti di coloro che un tempo ave- si nota da subito; nella giornata del 4 Novembre 1919 Milano è vano giurato sul Tricolore.
4 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Certo, la società è cambiata, la vita è sempre più frenetica e gli Purtroppo nessuno è capace di prevedere il futuro, e quindi l’u- impegni familiari sempre più pressanti ma il pericolo di vedere nica cosa da fare è quello che mi dicevano i miei veci a Naja… disperso l’enorme patrimonio storico, culturale e soprattutto mo- “Picchia el pass, vüla bass e fè il pess!” rale è tangibile, e reale. Roberto Buffolini 63a FIACCOLA ALPINA DELLA FRATERNITÀ Timau – Oslavia – Redipuglia Gli Alpini usano dire e ripetere, da tempo immemore, una frase, una frase così importante da essere stata scolpita nel marmo sull’Ortigara, la montagna simbolo dell’eroismo, del sacrificio e dello stesso essere Alpini. “Per non dimenticare” PROGRAMMA ORARIO: Venerdì, 1 novembre 2019 Arrivo Partenza Arrivo Partenza TIMAU TEMPIO 7.55 Alzabandiera FELETTO UM. 11.40 11.45 Cimitero Militare Britannico 8.00 S.Messa UDINE 12.00 12.05 Tempio Ossario TIMAU 9.00 9.05 Monumento Portatrici Carniche Accensione Fiamma per Valli Natisone e Monumento PALUZZA 9.15 9.25 Monumento ai Caduti - Faro Bernadia Caserma Plozner-Mentil Accensione Fiamma per CARGNACCO 12.15 14.10 Tempio Dispersi in Russia Ravascletto, Val Degano, 14.00 Omaggio Tomba Caduto Ignoto Val Pesarina, Val Pontaiba Accensione Fiamma per Cimiteri di Pozzuolo e Terenzano SUTRIO 9.30 9.35 Parco delle Rimembranze PALMANOVA 14.30 14.50 Monumento ai Caduti - PIANO D’ARTA 9.40 9.50 Monumento ai Caduti Cimitero Austro-Ungarico ZUGLIO 9.55 10.00 Monumento ai Caduti CERVIGNANO 15.00 15.10 Monumento all’Alpino Accensione Fiamma per Canale d’Incarojo AQUILEIA 15.20 15.30 Tombe dei Militi Ignoti Accensione Fiamma per Prosecco, TOLMEZZO 10.10 10.30 Monumento all’Alpino - Trieste S.Giusto e Risiera S.Sabba, P.zza V. Veneto Foiba di Basovizza Accensione Fiamma per Val Tagliamento GRADO 15.45 16.00 Cimitero - Lapide Caduti Marina AMARO 10.45 10.50 Monumento ai Caduti FOSSALON 16.10 16.25 Monumento ai Caduti Accensione Fiamma per Pontebba, Moggio Udinese, MONFALCONE 16.45 16.50 Monumento ai Caduti Illegio, Resiutta, Cavazzo Carnico GORIZIA 17.10 17.15 Aereoporto - Lapide Caduti Aeronautica GEMONA 11.05 11.15 Cimitero - Lapide Caduti 17.20 17.30 Parco della Rimembranza Austro-Ungarici Accensione Fiamma per Muris 18.00 Ossario di Oslavia di Ragogna Lunedì, 4 novembre 2019 Arrivo Partenza Arrivo Partenza GORIZIA 8.00 Ossario di Oslavia MEDEA 9.20 9.30 Ara PACIS MUNDI LUCINICO 8.10 8.15 Monumento ai Caduti ROMANS 9.45 9.55 Monumento ai Caduti MOSSA 8.25 8.30 Monumento ai Caduti GRADISCA 10.05 10.10 Monumento ai Caduti CAPRIVA d.F. 8.40 8.45 Monumento ai Caduti PETEANO 10.20 10.25 Monumento ai Carabinieri Caduti CORMONS 8.50 8.55 Cimitero - Tomba cap. ZANI M.O.V.M. FOGLIANO 10.35 10.40 Cimitero Austro-Ungarico CORMONS 9.05 9.10 Monumento ai Caduti REDIPUGLIA 10.45 Sacrario dei Centomila Nota: A discrezione delle Autorità Militari gli orari del 4 novembre potranno subire variazioni.
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 5 Storia della Preghiera dell’Alpino Gli Alpini, come si sa, hanno diversi che in una lettera scritta a sua madre il nelle truppe e nei reparti alpini, usavasi simboli, che da sempre li hanno accom- 4 luglio 1935 da Malga Pader in Val Ve- anticamente ed ancora si usa in particola- pagnati nel loro lungo, glorioso e – pur- nosta, aveva unito alla stessa “una copia ri circostanze recitare a fine Messa, la pre- troppo – sanguinoso percorso lungo più della mia preghiera per te, Sandra e il ghiera dell’Alpino. Chi sia l’autore di tale di 140 anni. curato di San Michele”. preghiera non mi è stato possibile sapere Il primo è senz’altro il Cappello Alpino, La preghiera (che si riporta di seguito) era con sicurezza”. da sempre presente con la sua svettante scritta di suo pugno su uno sgualcito fo- Don Pietro Solero allegava alla lettera il te- penna nera in ogni teatro operativo, dalle glio di carta a quadretti. sto scritto dal Maggiore Sora da cui erano Dolomiti al Don a Bala Murghab. già stati tolti i riferimenti al re ed al duce. Subito dopo, credo, si possa al secondo po- Lo scopo della lettera era però un altro, dato sto la “Preghiera dell’Alpino”. “PREGHIERA DELL’ALPINO che il cappellano chiedeva due cose: che Ogni soldato, in ogni epoca, ha sempre DELL’EDOLO” “Vostra Eccellenza Reverendissima ritoc- pregato e affidato il proprio destino all’en- casse e rimodernasse tale preghiera con un tità superiore di turno, perché quando “Fra pascoli e pinete sulla nuda roccia, riferimento particolare alla Madonna degli intorno a se esplode l’inferno è naturale sui ghiacciai perenni della grande cer- Alpini, e ci concedesse nello stesso tempo la prepararsi all’inevitabile. chia delle Alpi, che la bontà Divina ci facoltà di recitarla in speciali circostanze Questo concetto si è rilevato ancor più ha dato per culla e cresta e baluardo si- dopo la S. Messa, in sostituzione della Pre- valido in montagna, dove oltre al nemico curo delle nostre contrade; nella torrida ghiera del Soldato”. Solo dieci giorni dopo, ed ai pericoli della battaglia si deve stare estate come nel gelido inverno, l’anima il Vicario Generale Mons. Giuseppe Trossi attenti anche alla montagna stessa, bella nostra, purificata dal dovere pericolo- con Prot. N. 8534 del 21 ottobre 1949 co- ma senza pietà, pronta a farti pagare an- samente compiuto, è rivolta a Te, o Si- municò ai Comandanti di tutti i Reparti Al- che il più piccolo errore. gnore, che proteggi le nostre madri, le pini e al cappellano di Torino il nuovo testo Ecco che, al pari delle altre armi dell’Eser- nostre spose, i nostri figli lontani e aiuti della preghiera con aggiunto il riferimento cito, anche gli Alpini hanno composto la ad essere degni delle glorie dei nostri richiesto alla Madonna degli Alpini. “loro” preghiera. Avi. Salvaci, o Signore, dalla furia della Ma forse pochi sanno com’è nata questa tormenta, dall’impeto della valanga e offerta di fede, come si è sviluppata e come fa che il nostro piede passi sicuro sulle “LA PREGHIERA è divenuta con il passare degli anni quella creste vertiginose, sulle diritte pareti, sui DELL’ALPINO” prece che tutti noi Alpini abbiamo recitato crepacci insidiosi. Fa che le nostre armi almeno una volta nella vita, per un nostro siano infallibili contro chiunque osi of- “Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, Fratello “andato avanti” e per i Caduti in fendere la nostra Patria, i nostri diritti, su ogni balza delle Alpi ove la prov- genere. la nostra gloriosa bandiera. Proteg- videnza ci ha posto a baluardo fedele Di seguito viene quindi sinteticamente gi, Signore, l’amato Sovrano, il nostro delle nostre contrade, noi, purificati descritta la genesi e il successivo sviluppo Duce, concedi sempre alle nostre armi dal dovere pericolosamente compiuto, della nostra preghiera, sperando che tale il giusto premio della Vittoria”. eleviamo l’animo a te, o Signore, che descrizione possa essere utile e arricchire proteggi le nostre mamme, le nostre la nostra mente e, perché no, anche la no- La preghiera, scritta dal Maggiore Sora, spose, i nostri figli e i fratelli lontani, e stra anima. allora comandante del battaglione Edolo, ci aiuti ad essere degni delle glorie dei piacque e fu subito adottata da altri repar- nostri avi. Dio Onnipotente, che gover- ti alpini, subendo nel tempo alcune tra- ni tutti gli elementi, salva noi, armati STORIA DELLA sformazioni nel testo, giustificate dai nuo- come siamo di fede e di amore. “PREGHIERA DELL’ALPINO” vi eventi storici. Infatti, l’11 ottobre 1949, il Cappellano Militare del 4° Reggimento Nel 1967, a seguito di una ricerca ef- Alpini di stanza a Torino, Don Pietro So- fettuata dallo scrittore Luciano Viazzi lero, dopo un incontro con l’Ordinario nell’archivio di famiglia del colonnello Militare, Mons. Carlo Alberto Ferrero di Gennaro Sora, il leggendario alpino che Cavallerleone, in occasione del Trofeo partecipò alla spedizione al Polo Nord al della Montagna tenutosi ad Aosta, così seguito del generale Nobile, è risultato scriveva: “Come Sua Eccellenza ben sa,
6 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici “… al termine della S. Messa, nei giorni giovani Alpini alle armi, sicuramente di- della tormenta, dall’impeto della valan- di domenica e di precetto e invece della versi, per esperienza e modo di sentire, dai ga; fa che il nostro piede posi sicuro sulle “Preghiera del Soldato”, quando le truppe commilitoni che avevano partecipato alle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre alpine si trovavano adunate per istruzioni sanguinose guerre mondiali. Nel nuovo i crepacci insidiosi; rendi forti le nostre o esercitazioni di montagna”. Questa pre- testo approvato da Mons. Schierano, ve- armi contro chiunque minacci la no- ghiera è la stessa che si recita ancor oggi niva sostituita la frase: “… rendi forte le stra Patria, la nostra Bandiera, la nostra nell’Associazione Nazionale Alpini. Nei nostre armi contro chiunque minacci la millenaria civiltà cristiana. E tu, Madre reparti alpini, invece, il testo utilizzato è nostra Patria, la nostra Bandiera, la no- di dio, candida più della neve, Tu che quello modificato su proposta in un primo stra millenaria civiltà cristiana”, con la hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza tempo, nel 1972 di Mons. Pietro Parisio, dicitura: “rendici forte a difesa della nostra e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, cappellano militare capo del Servizio As- Patria, e della nostra Bandiera”; nella con- Tu che conosci e raccogli ogni anelito e sistenza Spirituale del 4° Corpo d’Armata vinzione che la nuova formula fosse più ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed Alpino, con l’approvazione del suo gene- rispondente agli scopi istituzionali. Mons. in armi, tu benedici e sorridi ai nostri rale comandante Franco Andreis. Mario Pedrazzini, capo del Servizio di As- battaglioni ed ai nostri gruppi. Così sia.” Mons. Parisio chiese ed ottenne dall’Arci- sistenza Spirituale del 4° Corpo d’Armata, La circolare emanata precisava che que- vescovo Ordinario Militare, Mons. Schie- subentrato all’incarico a Mons. Parisio, sta nuova preghiera, autorizzata dall’Or- rano, di introdurvi alcune modifiche per commentando la nuova formulazione dinariato Militare, dovesse essere recitata corrispondere alla nuova sensibilità dei sotto il profilo filosofico, si esprimeva in maniera positiva. Il testo veniva definiti- vamente approvato il 15 dicembre 1985. A metà anni 90 il presidente nazionale Leo- nardo Caprioli chiede e ottiene dal CDN che la preghiera sia recitata, nella forma ori- ginale del 1949 quando le cerimonie sono celebrate in presenza di soli iscritti all’ANA e nel testo modificato nel 1985 in presenza di reparti alpini alle armi che non possono evidentemente contravvenire a ordini. Nel settembre del 2007 l’Arcivescovo Or- dinario Militare, Mons. Vincenzo Pelvi, ha reinserito, nel testo della preghiera mo- dificata nel 1985 (quella, per intenderci, recitata dagli alpini in servizio) il riferi- mento alla “nostra millenaria civiltà cri- stiana”. Per gli alpini in servizio, dunque, il “Rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera” diventa “Rendi- ci forti a difesa della nostra Patria, della nostra Bandiera, della nostra millenaria civiltà cristiana”. Al di là delle modifiche, resta la sostanza della “nostra” preghiera che rispecchia nei suoi contenuti lo Spirito del Corpo de- gli Alpini e il suo attaccamento ai valori della nostra terra e delle sue tradizioni, elementi questi che l’Ordinariato Militare dell’epoca ben conosceva quando curò la revisione ed il completamento del testo. Fu infatti, proprio Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone che il 9 ottobre 1949 bene- disse la prima pietra dell’erigendo Tempio di Cargnacco, divenendo testimone diretto dell’immenso contributo di sangue dato dagli Alpini nella Campagna di Russia, ma anche della straordinaria dignità delle nostre genti condensata così efficacemente nella parte finale dedicata all’invocazione alla Madonna.
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 7 LA SECONDA REDENZIONE DI GORIZIA 16 settembre 1947-2019 Tanti anni sono passati dalle indimentica- bili giornate del 14 e 16 settembre 1947. Il trattato di pace, imposto dalle Potenze vincitrici la II Guerra Mondiale, con evi- dente intento punitivo aveva colpito l’Italia, soprattutto sul Confine Orientale, dove ave- va mutilato gran parte della Venezia Giulia per darla agli slavo-comunisti di Tito. Gorizia, anche grazie all’azione decisa e te- nace della sua popolazione che mai si ras- segnò a perdere la propria identità e per due anni lottò per questo in ogni modo, si salvò e venne restituita alla sovranità dell’Italia. Certo, il sacrificio fu doloroso anche per la “Perla dell’Isonzo”, come Gorizia era chiamata in passato; 3/5 del comune, la Stazione della Transalpina ed i borghi di San Pietro e Vertoiba restarono in Yugosla- via ma la città restò interamente in Italia. Dopo estenuanti trattative burocratiche e di protocollo finalmente si arriva al 14 settembre. La città intera viene pavesata di Tricolori e la gente non sta nella pelle. Alle 13.10 la colonna del 114° Reggimento di fanteria della Divisione “MANTOVA”, co- mandato dal Colonello Gualano, M.A.V.M., apparve da via Aquileia. E fu un trionfo. Un’esplosione di gioia incontenibile. I camion sommersi di cittadini felici e commossi che salivano su tutti i mezzi per stringere le mani dei nostri soldati che ci riportavano la patria finalmente ricon- quistata. Ma il grande giorno lungamente atteso arrivò il 16 Settembre. Dal palaz- zo della Prefettura, dinanzi il quale era schierato un contingente di Truppe Alleate e dell’Esercito Italiano, vengono ammai- nate le bandiere inglese e americana.
8 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Sale il Tricolore. La gente applaude. Il sogno è divenuto realtà. Gorizia è ritor- cordare sempre chi siamo e da dove venia- Migliaia di voci che scandiscono una sola nata all’Italia. mo, perché solo con il pensiero rivolto alla parola: Italia, Italia. A distanza di tanti anni questi ricordi van- Patria, ossia alla “terra dei padri”, possia- E poi si arrivò alla cerimonia conclusiva no sbiadendosi ma non devono mai essere mo andare avanti nel futuro cercando di in castello. Al suono di tutte le campane lasciati nell’oblio, perché la memoria è dare e fare il massimo affinchè la Patria della città, alle 12.55 sul pennone del ma- importante, sia per non commettere gli stessa sia migliore, e noi con essa. niero salì lentamente il Tricolore d’Italia. stessi errori del passato ma anche per ri- Roberto Buffolini A.N.A. QUALE FUTURO? Nella calde giornate d’estate, quando il ritmo inevitabilmente ral- I motivi lo sanno anche i sassi: età che avanza, soci che dimi- lenta e le attività della società – lavorative a parte – si concedono nuiscono, burocrazia sempre più asfissiante ed impegni a volte una pausa, credo sia inevitabile fermarsi a pensare, sul passato e pesanti ed a volte impropri che spesso logorano i “soliti noti” che sui progetti che naturalmente una persona ha ancora intenzione sono sempre in prima linea. di fare. Se poi si mette sul piatto anche qualche pregiudizio, qualche Questo credo valga per tutte le persone e per tutte le associazioni “screzio” che mina la coesione e - perché no? – anche a volte di ogni tipo e quindi penso che anche molti di noi Alpini ogni l’amicizia, ecco che la voglia di fare incomincia a vacillare, ecco tanto pensino a come poter usufruire del proprio essere parte di che anche i più motivati incominciano a pensare che, forse, non una grande famiglia per poter eventualmente dare un contributo, valga più tanto la pena darsi da fare come dannati. Certo, il fatto piccolo o grande non importa, basta che sia. di essere Alpini dovrebbe essere uno sprone fortissimo per agi- È innegabile, e lo stesso Presidente Verdoliva lo ha ribadito più re sempre e comunque, ma per la mia modesta esperienza e per volte, come la Sezione ANA di Gorizia sia le conoscenze che ho posso assicurare che in una fase neanche tanto leggera di questa “stanchezza”, questa bonaccia bonaccia, una bonaccia che è co- colpisce gruppi di sezioni ben più minciata dopo la meravigliosa numerose e forti della nostra. esperienza del Triveneto, a mio Il problema non è di poco con- avviso un piccolo grande capolavo- to, perché indietro non si torna, ro, dove Gorizia Alpina ha dimostrato l’età avanza ed i “dormienti” di cui di avere le palle e Gorizia città ha per tanto si è parlato credo resteranno a una volta apprezzato e ringraziato ab- dormire, per motivi tutti da rispettare, ma bracciando l’iniziativa con un entusia- fondamentalmente perché non hanno inte- smo raro in riva all’Isonzo. resse. Sic et simpliciter.
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 9 Chi scrive non è nessuno, ovvero, è uno dei 300.000 Alpini d’Ita- da questi organi viene proposto, e possibilmente portando avanti lia, ma non ha certo la pretesa di salvare né il mondo né tantome- iniziative serie e non “di facciata”. no l’ANA, Nazionale o locale che sia, e quindi chi legge può anche Ed i singoli Gruppi della Sezione devono capire - una volta per pensare – e non sarebbe la prima volta – che lo scrivente sia il tutte! - che non vivono in una sorta di mondo a parte e non sono solito “rompi…ni che parla a vanvera. “proprietà privata” del paesino d’appartenenza ma che fanno Ma, piaccia o no, questo rompi…ni, anche se disilluso e stanco, parte di un’Associazione di cui fanno parte volontariamente ma a 52 anni suonati ci tiene ancora in primis al Cappello Alpino e di cui devono seguire lo statuto (e questo a prescindere da chi sia a ciò che significa, in termini di Onore e Valore, ed in secundis a il Presidente!) e di cui devono rispettare le regole. quell’Associazione che lo visto entrare giovane Bocia nel 1988, Se queste semplici regole, che chi ha fatto il militare dovrebbe quando al comando della stessa c’erano personaggi davanti ai conoscere, visto che si tratta semplicemente di applicare il sen- quali nessuno, nessuno, avrebbe nemmeno tentato di osare ad so del dovere e dell’onore imparato a naja, non vogliono essere alzare la cresta, come tanti galletti invece e purtroppo hanno fatto comprese o non vogliono essere applicate, nessuno impedisce a troppo spesso in questi ultimi tempi. nessuno di prendere la decisione di andarsene. Con questo il sottoscritto vuole sottolineare che se la Sezione ANA Sì, forse sono parole dure, ma del resto il sottoscritto ha sempre di Gorizia vuole andare avanti seriamente deve decidere di essere detto in faccia ciò che pensa, a anche questa volta lo vuole fare: un’entità unica, e come tale agire, portando le migliori intenzio- a uno, dieci o mille poco importa: signori, o si cambia rotta e ci ni e le migliori energie nel dare il proprio contributo sul territo- si mette in testa di vogare tutti assieme o si ammainino le vele. rio, in sinergia con la Presidenza ed il CdS, ascoltando ciò che Roberto Buffolini GORIZIA: 8 AGOSTO 1916-2019 Non è facile trovare argomenti che possa- con l’incubo ricorrente dell’assalto alla ba- giate intorno ai sobborghi immersi nel verde no ancora rendere interessanti la I° Guerra ionetta, dai quali pochi si salvavano, tutti o tanto da venir definita la “Nizza Austriaca”, Mondiale e, per quanto ci riguarda, le tra- quasi falciati via dal fuoco nemico. si ritrovò di colpo in I° linea in una guerra giche ed assieme gloriose vicende che col- Non è nemmeno facile capire il tumulto devastante, dalle conseguenze pesantissime. pirono direttamente Gorizia a partire dal d’emozioni che gli avvenimenti succe- Aldilà comunque delle considerazioni sto- 24 maggio 1915 fino alla sua prima Re- dutisi in quegli anni investì gli abitanti rico-politiche o delle tattiche adottate in denzione dell’8 agosto 1916, per proseguire della “perla dell’Isonzo”, una perla sì una guerra che fu veramente crudele, un poi con Caporetto, il ritorno dell’Austria e, cara all’Imperatore Francesco Giuseppe incrocio tra modernità e Medioevo, dato alla fine, la conquista definitiva nel 1918. che – si dice – la sua perdita fu una del- che di ciò ne hanno parlato nei decenni Non è facile capire compiutamente cosa sia le concause della sua morte, avvenuta su centinaia di autori importanti e autorevoli potuto passare per la mente di milioni di una semplice brandina militare nel suo quello che in questo pezzo si possa estra- uomini e ragazzi che, partiti con la speran- Castello nel novembre del 1916. polare un valore comune a tutti coloro za neanche tanto velata di finire la guerra Dopo 500 anni di fedele sudditanza alla che vissero quei anni in queste terre, la entro l’estate, si ritrovarono a combattere Corona Imperiale questa cittadina sere- perseveranza, una perseveranza che venne un eterno inferno di assalti e contrassalti, namente adagiata sulle sponde del verde messa letteralmente “in campo” da tutti in un clima allucinante e a volte claustro- Isonzo, resa affascinante dal suo essere un gli attori principali di quella immane tra- fobico, sottoposti ad una vita miserrima, “piccolo mondo antico” elegante ed austero gedia che fu la Grande Guerra. costretti a vivere tra fango, pidocchi ed allo stesso tempo, una località famosa per il Da un lato le truppe Austro-Ungariche di escrementi (sì, la guerra non è elegante!), clima mite, le sue case eleganti e le passeg- stanza a Gorizia.
10 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Soldati induriti da anni di campagne, uo- mini di etnie diverse che però facevano parte di uno degli eserciti all’epoca meglio addestrati d’Europa, persone che sentivano come un sacro dovere quello di difendere la “loro” città, cosa che fecero disperatamente e fino alla morte, con perseveranza appun- to, soffrendo le pene d’inferno ma inflig- gendo durissimi colpi al Regio Esercito. Tra i tanti reparti A.U. in linea a Gorizia da segnalare è senz’altro il k.k. Landwehrin- fanterieregiment n. 23 che, posto a difesa del Calvario, lottò strenuamente contro il Regio Esercito in una guerra distante ormai anni luce dalle battaglie “roman- tiche” che il mondo era stato abituato a conoscere fino ad allora, con le cariche di cavalleria o i duelli con le sciabole. Tra tutti questi figli d’Italia non si può Goriziani: uomini, donne, bambini, persone Un altro esempio di perseveranza nel voler non citare “l’Eroe di Gorizia”, ovvero il semplici, contadini o borghesi, comunque raggiungere e mantenere gli obbiettivi pre- Sottotenente Aurelio Baruzzi del 28 Rgt. esseri umani che restarono fermi a Gorizia fissati fu dato dal Feldmaresciallo Svetoza Fanteria “PAVIA”. durante la guerra, restarono nonostante Boroevi von Bojna, chiamato proprio per la Questo piccolo ufficiale romagnolo, dota- sapessero quanto sarebbe stata dura, esseri sua strenua resistenza e l’indomita fierezza to di un coraggio e di una forza di volontà umani che subirono bombardamenti, spa- nella difesa dei confini imperiali con il ti- ferrea, con l’aiuto di soli 4 soldati occupò venti e violenze, fino alla morte, restarono per tolo onorifico di “Leone dell’Isonzo”. il sottopasso ferroviario di Piedimonte- non lasciare quello che era loro, quello che Dall’altro lato troviamo i soldati del giova- Podgora, pietra angolare della difesa degli per loro era “casa”. Perseverarono nella loro ne regno d’Italia. Austriachi e poi, dopo aver guadato l’Ison- azione anche quando della città era rimasto Il Re Vittorio Emanuele III, tramite il Gen. zo, riuscì ad issare il primo Tricolore su ben poco, come raccontavano i vecchi di allo- Cadorna prima ed il Gen. Diaz dopo, mandò Gorizia sulla stazione meridionale. ra, tra cui mia nonna, che vide personalmen- all’assalto interi divisioni di fanteria com- Tra questi due giganti presenti su una sce- te i soldati pulire le baionette insanguinate poste da giovani e meno giovani, reggimen- na che, anche se brutto da dire, era “ovvio” durante una pausa dei combattimento. ti formati da una marea di persone perlopiù ci fossero, troviamo però anche un terzo Come si può evincere da questo breve sunto analfabete, convinti patrioti o costretti dalla protagonista che invece, sicuramente, non di un’epoca ormai lontana è che una delle leva, che si ritrovarono nell’inferno della avrebbe voluto esserci per nessun motivo qualità che meglio definiscono l’uomo in Grande Guerra, un incubo senza fine, co- e che, sicuramente, della perseveranza quanto essere senziente sia proprio la perse- stretti ad andare all’assalto consapevoli che ha fatto scudo, trincea, baluardo, ragion veranza, la qualità che permette di andare la loro vita era appesa a pochi millimetri d’essere. Il tutto senza essere nemmeno oltre tutto, oltre le avversità, oltre se stessi. di piombo, spesso morendo ancor prima di armato. Onore a tutti, indistintamente da chi fu- uscire completamente dalla trincea. Un terzo protagonista che rappresenta alla rono o da cosa fecero, onore comunque a Anche in questo caso venne a galla la perse- fine il motivo “ufficiale” per cui gli altri coloro che ebbero a dover vivere un orro- veranza, l’indomita volontà di andare avanti due si uccisero a decine di migliaia con re senza fine in un lembo di terra che, in sempre e comunque, pur con problemi logi- differenti motivazioni, uno per liberarlo ed pochi anni, da “Nizza Austriaca” divenne stici non indifferenti e direttive di comando uno per difenderlo. “Gorizia Maledetta”. spesso lacunose, per non dir di peggio. Parlo del popolo Goriziano. Roberto Buffolini
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 11 IL RICORDO DI PADRE ENZO POIANA Il 16 agosto di tre anni fa, mentre si trovava per un po’ di giorni in vacanza nella casa della comunità minoritica conventuale a Bibione, moriva improvvisamente padre Enzo Poiana, rettore del- la basilica del Santo, conosciuto, stimato, da molti amato per le sue doti intellettive, le qualità del carattere (in primis, la sincerità, l’onestà intellettuale), la profonda fede, e quell’umanità in forza della quale si dimostrava accogliente, comprensivo, disponibile con tutti - disponibile perché animato da una forte generosità. E quella imprevista e improvvisa scomparsa, se allora suscitò sba- lordimento e grande compianto, oggi viene ricordata all’insegna di una “eredità di affetti” presente in tanti che lo conobbero, lo frequentarono, anche al di fuori dell’ambiente ecclesiastico, a in- cominciare dagli alpini, corpo in cui aveva prestato servizio di leva - brigata Julia, maturando proprio in quell’esperienza (paro- le sue) la vocazione religiosa. Originario di Corona di Mariano del Friuli, la sua memoria è ri- masta fortemente presente, sia nelle Penne Nere goriziane, sia in che degli altri frati della comunità minoritica conventuale de- quelle padovane oggi capeggiate da Roberto Scarpa. Il primo atto, funti. per così dire, per la nuova sede della sezione Ana presieduta allora Il ricordo di padre Poiana avrà una sorta di anticipazione il da Gianni Todesco, infatti, lo si dovette a lui, con la benedizione e giorno di Ferragosto a Corona di Mariano del Friuli nella messa la celebrazione della messa. del mattino, con la partecipazione dei familiari e degli amici, in E proprio per l’anniversario della scomparsa ricorderanno padre primis gli alpini della sezione goriziana con il presidente Paolo Enzo, nella sua terra natale gli alpini goriziani, mentre una rap- Verdoliva. presentanza della sezione padovana sarà al Santo per la messa Il giorno 16, anniversario della morte, la liturgia al Santo sarà delle 18, celebrata in ricordo non soltanto di padre Enzo, ma an- celebrata da padre Giovanni Voltan, già ministro della Provincia
12 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Italiana di Sant’Antonio e attuale assisten- te del Ministro generale dell’Ordine per l’area mediterranea. Interverranno pure i fratelli di padre Poiana, a incominciare da frate Marco, e religiosi di vari conventi (Arcella, Camposampiero, Treviso) Non mancheranno testimonianze dirette, per così dire, cioè visite alla tomba del re- ligioso nello spazio riservato ai frati nel ci- mitero dell’Arcella, meta, del resto, duran- te tutto l’anno, di omaggi di singoli fedeli o di gruppi, in primis quello Euganeo dei devoti di Sant’Antonio” (Bastia, Rovolon, Saccolongo) animato da Mario Zaffari. Giovanni Lugaresi IL MONTE ORTIGARA Un nome che mette tristezza ed incute circa 26.000 a fronte di poco più di 8.000 da sempre è, assieme al senso del dovere, paura.Un nome che, assieme a Nikolajew- imperiali. uno dei valori fondanti il corpo degli Al- ka, forse più di tutti simboleggia l’essenza Un’ecatombe. pini. e la gloriosa storia delle Penne Nere. Il Monte fu da allora chiamato “calvario È doveroso soprattutto non dimenticare Tale battaglia si combatté fra il 10 e il 29 degli Alpini” e, nel settembre 1920, vi si il Giuramento fatto al Tricolore d’Italia, giugno 1917 nel tratto Monte Zebio - Or- tenne la prima, spontanea Adunata Na- perché è da quel Giuramento che discen- tigara e vide impiegati complessivamente zionale degli alpini, che vide circa 2.000 de il nostro essere Alpini, in armi quando 400.000 soldati per la conquista del setto- persone confluire sulla cima per deporvi eravamo baldi giovani con le stellette ed in re. Numerosissimi furono i morti soprat- una colonna mozza a memoria dei cadu- congedo ora che abbiamo i cappelli più o tutto sull’Ortigara. ti, recante la scritta “per non dimenti- meno bianchi. Gli italiani schierarono 22 battaglioni care”. Essere ottimi volontari di protezione civile, alpini, 4 reggimenti di fanteria (12 bat- A 101 anni dalla fine della Grande guer- esperti organizzatori di scalate ed infati- taglioni) e 1 reggimento bersaglieri (3 ra e a 100 anni esatti dalla fondazione cabili manutentori di rifugi, ferrate e siti battaglioni) nel tentativo della conquista dell’Associazione Nazionale Alpini, in una storici non sarebbe possibile se, nel pro- dell’Ortigara, occupata dalla prima linea società pingue, insensibile, spesso crudele fondo di noi stessi, non albergasse sempre austroungarica: gli imperiali riuscirono è ancor più doveroso “non dimenticare”. il senso d’appartenenza al più antico Cor- a bloccare ogni tentativo di penetrazione È doveroso non dimenticare i Caduti, po di Fanteria di Montagna del mondo, gli nemico, che costò ai reparti italiani enor- il loro Onore, il loro coraggio, il loro Alpini, un senso d’appartenenza acquisito mi perdite. esempio. durante la naja, durante le scalate, i poli- In totale infatti i caduti Italiani furono È doveroso non dimenticare la tenacia che goni, le corveè.
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 13 In definitiva, noi Alpini non potremmo es- sere definiti tali se nei nostri cuori non al- bergasse l’Alpinità, quella più vera, quella più pura. E allora, anche se a volte sembra non val- ga la pena penare tanto per il Gruppo o la Sezione, se a volte sembra che comunque sembra si stia combattendo contro i muli- ni a vento, non dimentichiamoci che sia- mo Alpini, soldati fra i migliori al mondo, per i quali “nulla è impossibile”. Certo, finiremo anche noi, ma sta a noi finire combattendo, in piedi, per difendere i nostri Ideali. W gli Alpini d’Italia, W il Tricolore d’Italia, W l’Italia! Roberto Buffolini 36° RADUNO ANA AL RIFUGIO CONTRIN IN MARMOLADA 30 giugno 2019 Alla fine del periodo estivo di ogni anno sul numero del mensile scorso la forza della natura ha fatto, boschi interi di conifere abbat- L’Alpino leggo volentieri l’articolo legato alla manifestazione e tuti come fossero dei ramoscelli, un panorama desolante e al tempo cerimonia che annualmente si rinnova l’ultima domenica di giu- stesso impressionante per quanto, in una sola notte, sia riuscito a gno sul rifugio Contrin ai piedi della Marmolada in una cornice fare il ciclone “Vaia”. da favola. 100 anni fa il Contrin, sede di un comando austriaco Saliamo poi per Malga Ciapela fino al passo Fedaia con al nostro sulla linea del fronte, fu sottoposto a un preciso e distruttivo bom- fianco la Marmolada e poi giù per l’ultima discesa fino a Penia di bardamento ad opera degli alpini. Il capitano Andreoletti, proprio Canazei dove arriviamo alle 9 e parcheggiamo nello spazio messo colui che aveva suggerito al comando italiano la distruzione del a disposizione presso la partenza della funivia Alba Ciampac. Contrin, finito il conflitto e nelle vesti di Presidente dell’Ana prese Com’era previsto, di gente c’è ne tanta e il rischio di sbagliare l’impegno di accettare la donazione dell’immobile e di farne luo- sentiero per il Contrin è praticamente uguale a zero. Caricato nel- go simbolo di ricostruzione e riconciliazione. A memoria e ricordo, da diversi anni si rinnova questo raduno nazionale che mi ha particolar- mente affascinato. Quest’anno finalmente riesco a prendervi parte organizzando l’uscita in giornata. Vista la distanza di 250 km circa, partenza da Gorizia alle 5,20 con l’amico Fabrizio, auto- strada, Portogruaro, Conegliano, Vittorio Ve- neto, usciamo per Longarone e prendiamo la val Zoldana, è ancora mattina presto ma la giornata promette bene, sosta caffè a Forno di Zoldo e poi su verso il passo Staulanza, scen- diamo poi verso Selva di Cadore fino a Caprile. Lungo la strada vediamo ciò che nell’ottobre
14 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 lo zaino il gagliardetto del Gruppo di Gorizia partiamo verso il Gagliardetti posti su un lato dello schieramento e Vessilli sul lato rifugio senza neanche preoccuparci di dove prendere il sentiero in opposto, qui mi accorgo che anche alcune Sezioni del Friuli-Ve- quanto il fiume di alpini in marcia ci indica la strada. Si sale per nezia Giulia sono presenti sia con Vessilli che con Gagliardetti e circa un’ora e trenta su una strada sterrata, volendo non servi- con orgoglio preparo il mio in rappresentanza di Gorizia, “ci sia- rebbe portare nessun tipo di genere di conforto in quanto i diversi mo anche noi”. Vedo il presidente Sebastiano Favero con alcuni punti ristoro posizionati sul percorso sono ben forniti. La salita Consiglieri nazionali, i rappresentanti della Sezione di Trento e è piacevole anche perché ti trovi spesso a chiacchierare ora con autorità civili e militari. Seguono i saluti, discorsi e la Santa Mes- uno, ora con un altro, famiglie, gruppi, giovani e meno giovani sa in memoria ai Caduti intervallata da alcune cante. Alle 12.30 provenienti prevalentemente dal Trentino, Veneto e Lombardia ti termina la cerimonia, rancio alpino che nel nostro caso abbiamo fanno compagnia fino ad arrivare al rifugio posizionato in un preferito fare alla malga Contrin e poi nel pomeriggio discesa a anfiteatro ai piedi del gruppo della Marmolada. Lo scenario è da valle e partenza per il rientro a casa avvenuto in serata. favola. Guardo il Contrin, sulla sinistra Gran Vernel, la vallata Nel raccontare questa giornata ho voluto dare alcune indicazioni con uno scorcio del massiccio della Marmolada e sulla destra il su tempi e percorso di viaggio per facilitare chi in futuro volesse monte Ombretta. Salgo oltre il rifugio dove c’è la cappelletta e il ripetere questa mia esperienza al Contrin ricca di emozioni sia monumento dedicato ad Andreoletti. per il paesaggio in cui eravamo immersi che per il significato Sulla piana iniziano i preparativi per la cerimonia delle 11 che storico e commemorativo. si apre con l’alzabandiera in una cornice di pubblico notevole. Sandro Brotto
N. 3 | 2019 SOTTO IL CASTELLO 15 GRUPPO DI FOGLIANO REDIPUGLIA IN RICORDO DI ERNESTO ZORZI (già Artigliere Alpino del Gruppo di Fogliano Redipuglia) Ernesto se n’è andato! Alle 16 di oggi, 1° solo due delle leggendarie imprese costi- stauro ed un adattamento compiuti con luglio 2019, Ernesto ha lasciato tutti i Suoi tuite dalla conquista del Monte Cervino e altri amici Alpini, fu da Egli trasportata a dolori ed è ritornato al Padre, rubato al del Monte Bianco, entrambe in condizioni spalle (35 kg circa) e sistemata sulla cima mondo dal solito terribile male. meteorologiche estreme e di rischio, non del Jof Fuart. Altro aspetto esaltante di Er- Quando un personaggio come Ernesto ci volendo proprio sminuire tutte le altre, nesto è dato dalla Sua arte di pittore, con lascia, oltre lo sbigottimento per la notizia convinti che a renderGli onore queste tutte le innumerevoli realizzazioni, primo da tempo attesa ma purtroppo inelutta- sarebbero oltremodo sufficienti, ma va fra tutte il dipinto del Buon Pastore che si bile, ci assale un disagio, un desiderio di anche ricordato il trasporto della statua trova nella Cappella Vittori di Sagrado la protesta, di rifiuto per l’avvenimento che di una Madonnina ritrovata tra alcune cui visione si raccomanda al pubblico d’o- non si può spiegare, difficile da ammet- macerie del ben noto terremoto che colpì gni età; ed essendo impossibile enumerare tere: Ernesto se n’è andato! Lui esempio a suo tempo il Friuli e che, dopo un re- tutte le Sue opere, tutte di pregio, ci sorge raro di dirittura morale, alpinista provetto, poeta, scrittore, scultore, pittore, corista, artista eclettico dalla bravura concreta, innovativa, di grande spiritualità; non si trovano parole adatte a sottolineare la Sua personalità se non la modestia con cui si manifestava: sarebbe impresa mol- to ardua descrivere in poche righe la Sua esistenza perché è talmente abbondante di fatti, di passioni, di arti ed “hobby” che solo un approfondito studio biografico po- trebbe onorare con completezza. Persino il servizio militare rappresentò una parentesi particolare della Sua vita; chiamato a compiere il proprio dovere nei confronti della Patria, dopo il C.A.R. di Sa- vigliano, nel Cuneese, fu assegnato come Artigliere Alpino alla Caserma Cantore di Tolmezzo dove, tra le tipiche angherie dei “veci” ebbe modo di dimostrare doti fisi- che e morali veramente eccezionali. Sembra incredibile ma è riuscito a fare il “presentat-arm” con la bocca da fuoco di un pezzo da 105/14 pesante, per chi non lo sapesse, 108 kg. Dalle Sue capacità fìsiche, più uniche che rare, emersero dunque anche le serietà e capacità nel servizio tanto che fu nomina- to prima Caporale, più tardi Caporal Mag- giore, poi Capopezzo ed infine, prima del congedo, si ebbe anche la proposta della nomina a Sergente, con la rafferma: ma il Suo innato spirito libero ebbe il soprav- vento sulla divisa e tornò a casa. Nella Sua vita, pur un po’ romanzata ed avventurosa, Egli ha trovato il modo di conciliare l’ampio spazio concesso alle molteplici attività sportive, privilegiate, con le passioni artistiche, sì da far risal- tare la bravura del Suo impegno in tutti i campi; ricorderemo, per parziale dovere, 1964. La forza di un giovane Ernesto artigliere con la bocca da fuoco del 105/14 108 kg!
16 SOTTO IL CASTELLO N. 3 | 2019 Ottobre 2018. Ernesto di 10 mesi fa, per l’ultima volta nella casetta di Fogliano per gli 80anni di Zuccato. spontaneo definire Ernesto un moderno nata appunto da poesie, aneddoti e tanto con la Sua vitalità ed il Suo entusiasmo “piccolo Leonardo”. altro; la Sua versatilità, l’irruenza artistica che non Gli hanno mai fatto difetto, riu- Che dire, poi, della Sua dote di scrittore travolgente come un torrente in piena, era scendo persino a costituire un piccolo, si- manifestata in una miriade di poesie in sempre accompagnata da un’insospetta- gnificativo, museo di cimeli storici relativi italiano, ma più ancora in friulano, e cul- bile tranquillità spirituale, una speciale al primo conflitto mondiale. minata con l’edizione di due volumi, di calma che metteva tutti gli astanti in uno Insomma, il lettore l’avrà certo compreso, Sua mano, editi nella modestia che esalta stato di ammirazione mista a venerazio- è un onore poter vantarsi d’aver goduto la Sua innata capacità linguistica. ne: insomma era grande, grande! della Sua amicizia. Nel volumetto della Sua autobiografia, av- Qualche tempo fa, poi, acquistata una ta- Le lacrime non bastano dunque a ricor- vincente più d’un romanzo, si legge tutta stiera, aveva cominciato persino a suonare darLo; l’impronta che Lui lascia di sé e la semplicità del Suo animo, la nobiltà con la modestia dell’autodidatta: insom- della Sua personalità è un solco profon- d’un essere semplice ma immenso, in un ma, la Sua irruenza creativa era impossi- do, quasi un fossato, tra la mediocrità e la susseguirsi di avvenimenti che travolgono bile da tenere a freno. grandezza. Ernesto, caro Ernesto! Tutti i l’attenzione del lettore, esaltandone sia lo Prima di ritornare al Suo paese natio, nostri cuori Ti augurano quella Pace che stile di linguaggio quanto il contenuto che Tarcento, in una fase della Sua vita, cioè hai saputo meritarTi con il fulgido esem- sembra scritto da un moderno Salgari. quando risiedeva ancora presso la tenuta pio della Tua traccia terrena nella quale Ti Nel secondo libro, oltre gli scritti poetici di Castelvecchio, partecipava attivamente ritroveremo sempre in friulano, si ammirano i Suoi capola- e con estrema dedizione alla vita del Grup- vori pittorici, scultorei, in una successione po Alpini di Fogliano Redipuglia dove ha Giorgio Zuccato infinita di disegni, quadri, sculture, alter- lasciato una visibile indimenticata traccia GRUPPO DI FOGLIANO REDIPUGLIA Una scolaresca di Celle Ligure in visita nelle nostre terre Il giorno 7 giugno abbiamo avuto ospite del nostro Gruppo “Gino sto con il museo, la città vecchia ed altre zone interessanti ed Piagno” di Fogliano una scolaresca proveniente da Celle Ligure amene. (Savona). Proprio a Trieste, la mattina di venerdì 7 giugno, è avvenuto l’in- Questi ragazzi erano gli alunni di una classe Terza secondaria contro con il Gruppo di Fogliano: una delegazione composta dal (ai nostri tempi si parlava di Terza Media), partiti assieme ad una Capogruppo, il suo fidato vice Enzo Zambon e l’affidabilissimo ventina di adulti, tra insegnanti ed Alpini del Gruppo di Celle Li- Fabio Pascolutti, guida della Pro Loco di Fogliano Redipuglia, è gure, il giorno 5 per approdare ad Aquileia. andata in città ad accoglierli per accompagnarli a visitare dap- Lì sono stati accolti dal locale Gruppo Alpini ed hanno visitato la prima le sorgenti del Timavo a San Giovanni di Duino e poi il Sa- zona archeologica con il porto fluviale, la Basilica, insomma una crario Militare di Redipuglia, percorrendo la “Strada del Vallone”. “full immersion” in epoca romanica. Sono stati bravi questi ragazzi, educati ed abbastanza interessati Il giovedì 6 sono ripartiti alla volta di Trieste ove, sempre a cura nel visitare posti che in ogni caso erano nuovi ai loro occhi, come della locale Sezione ANA, hanno visitato il Castello di San Giu- le sette bocche carsiche dalle quali emerge il Timavo, la zona del
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