Per conoscerci Anno Pastorale 2018/19 - Vita della parrocchia di Santo Spirito in Ferrara - Parrocchia Santo ...
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Per conoscerci Anno Pastorale 2018/19 Vita della parrocchia di Santo Spirito in Ferrara 1
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2018-2019: Con mitezza e pazienza, un anno di operosità! Ave Maria! Pace e Bene! Cari parrocchiani e fedeli, giunga innanzitutto a ciascuno l’augurio per un Natale che sia vera- mente di Gesù, pieno di esultanza, con il festeggiato al centro e con la speranza di ritrovarci ancora più numerosi a quelle liturgie natalizie, che ci fanno vivere e rivivere nel mistero l’evento di Dio che è venuto ad abitare corporalmente nella nostra storia e nelle nostre vite. In que- sto senso vi invito caldamente a visitare il presepe artistico di Santo Spirito che, sempre al suo posto consueto, rappresenta per tutti una sosta di pace nella contemplazione della bellezza di quanto accaduto nella riprodotta Betlemme. Anche lo spettacolo dei bimbi del catechismo che si tiene alle 15.30 di domenica 23 dicembre può essere un bel momento per immergersi nella giusta atmosfera del Natale. Come ormai d’uso da tanti anni nell’approssimarsi del gran giorno di festa arriva nelle vostre case questo libretto - per conoscerci - in cui alcuni protagonisti raccontano le esperienze e le speranze di una par- rocchia che avanza nel suo cammino. Un anno di consolidamento e di espansione A questi contributi si antepone a modo di introduzione un mia premes- sa, in quanto responsabile della comunità. Qui intendo segnalare al- cuni tra i punti dell’anno trascorso che mi sembrano significativi, sot- 3
tolineare alcune realtà da rafforzare e indicare alcuni necessità su cui lavorare. Il fondamento di tutta la attività è la nostra vita liturgica, con le cele- brazioni ben curate e vissute in un clima di raccoglimento che favori- sce l’incontro con Dio. A questo proposito desidero ringraziare i miei confratelli Frati Francescani dell’Immacolata (P. Paolo, P. Felice, Fra Paolo, Fra Eliseo e Fra David). Senza la loro presenza orante e fat- tiva tante attività non sarebbero possibili, come pure sono grato alle molte persone che sostengono l’adorazione eucaristica quotidiana e mensile, nelle ore stabilite, contribuendo a rendere la nostra chiesa uno speciale luogo di preghiera e la nostra parrocchia una comunità spiccatamente eucaristica. E chi viene da fuori se ne accorge. Un frutto bello di questa preghiera è stato nell’anno 2017-18 lo sviluppo notevole della pastorale matrimoniale e famigliare che, accanto al cammino sempre ricco e di- namico del gruppo famiglie, ha visto sorgere il percorso Tobia e Sara per gli sposi giovani (con 6-7 coppie par- tecipanti) e la ripresa del per- corso per i fidanzati in prepa- razione al matrimonio che ha visto ben 12 coppie giungere al sacramento. Il tutto è stato possibile grazie all’accompa- gnamento di un team di co- niugi esperti in sinergia con il parroco. Delle 12 coppie che si sono preparate 6 si sono sposate qui in parrocchia, il che è una bella notizia dopo l’“annus hor- ribilis” da questo punto di vista avutosi nel 2017. Le statistiche sono un dato limitato - è chiaro - eppure nella loro ogget- tività possono offrire qualche spunto di riflessione. Al dato dei 6 matri- moni, così, può essere aggiunto quello degli 11 battesimi, come pure quello dei 14 bimbi hanno fatto la prima Confessione, quello dei 21 bimbi che hanno ricevuto la prima Comunione e quello dei 12 ragazzi che hanno ricevuto la Confermazione. Per una parrocchia dentro le mura sono realtà importanti, che dicono non solo la tenuta, ma un reale recupero rispetto all’andamento degli ultimi anni post-sisma. 4
Nel nuovo anno pastorale è da registrare pure un certo aumento di iscritti al percorso dell’iniziazione cristiana dovuto anche al buon lavoro del Centro Estivo Men alive, a cui oltre al personale della cooperati- va SI, prendono parte ormai un bel numero di ragazzi volontari della parrocchia, per un modo di stare insieme durante l’estate, che rap- presenta ormai per molte famiglie un punto di riferimento di valore per l’educazione e il gioco nelle vacanze dei bambini. Una nota. In tutte le aree di azione sin qui menzionate i partecipanti non provengono solo dal territorio geografico della parrocchia, ma an- che da altre aree di Ferrara e dintorni. Già noto ai parroci del vicariato urbano, questo fenomeno in atto da tempo non desta più meraviglia, mentre manifesta una tendenza al muoversi della gente che potrebbe favorire, in certo qual modo, anche la nuova proposta dell’Arcidiocesi che ha già organizzato alcune aree in Unità Pastorali (Borgo Vado e quella gravitante attorno a San Martino) per promuovere la partecipa- zione dei fedeli in una prospettiva di comunione e meglio valorizzare le risorse di chierici e laici riorganizzati su un territorio più ampio. In relazione a ciò, per le altre parrocchie per ora non interessate dalla ristrutturazione, l’invito è quello di rinnovare e sviluppare l’opera del consiglio pastorale parrocchiale, cosa che anche noi a Santo Spirito abbiamo intenzione di fare in questo anno pastorale. Fatiche, belle realtà, problemi, intenzione di preghiera L’impegno nella carità è stato vissuto da alcuni fedeli con grande im- pegno in relazione soprattutto al servizio del Banco Alimentare e del Centro di Ascolto Santo Spirito (si vedano i relativi articoli a seguire 5
nel libretto) e di questo siamo molto grati, ma è da riconoscere che la comunità dovrebbe fare di più e di meglio nei confronti delle non poche persone anziane e malate che abitano nel quartiere senza poter uscire di casa. Al riguardo lodevole è comunque la dedizione dei ministri stra- ordinari dell’Eucaristia, eppure ci sarebbe bisogno di altre presenze in aiuto per poter fare di più. Un momento felice per la comunità, anche rispetto al suo territorio, è stata quest’anno in modo particolare la festa di sant’Antonio nei suoi vari momenti: l’affidamento dei bimbi al Santo, la Messa solenne ani- mata dal coro della città di Amatrice, la pesco di beneficienza con l’ap- prezzato lavoro delle volontarie, la grande processione molto parteci- pata con il passaggio da Corso Porta Mare e da Corso Giovecca, e alla sera la cena all’aperto con musica e canti insieme a questi amici colpiti ancor più di noi dal terremoto, con la partecipazione del Rione Santo Spirito e del Gruppo Ferrara 3 degli Scout Agesci, i quali sono stati da tutti festeggiati rispettivamente per i 50 e i 20 anni d’esistenza. Grande vivacità ha dimostrato nel corso dell’anno la parrocchia per le sue proposte culturali, anche in sinergia con il Centro Culturale san Massimiliano Kolbe, con ospiti di valore del panorama nazionale inter- pellati su tematiche di fede o in relazione alla vita in famiglia e a figure di santi recenti che hanno incarnato eroicamente la fede nella vita di oggi. Una vera risorsa di spiritualità, di prossimità e di amicizia sono diventa- ti i pellegrinaggi parrocchiali nelle varie formule più brevi e più lunghe. Come si può leggere all’interno sono stati visitati molti santuari e per- lustrate varie aree geografiche, con tutto ciò che di interessante che 6
ciò può comportare, anche se i frutti più belli di queste iniziative sono per il singolo la consolazione e il fervore dello spirito che si riporta al ritorno, e comunitariamente una maggiore conoscenza e vicinanza tra i partecipanti, i quali nelle varie proposte di pellegrinaggio sono arrivati forse ad un centinaio. Da tempo ormai la nostra parrocchia è rinomata per la qualità artistica del suo coro polifonico diretto da Francesco Pinamonti: al servizio per le solennità alla comunità esso unisce un’intensa attività concertistica anche fuori da Ferrara. Nel 2018 l’indole musicale della parrocchia ha trovato una nuova conferma, come sarà raccontato più avanti, con il prendere forma e consistenza di un altro coro che raccoglie una parte del gruppo dei giovani universitari (diretto da Angelica Luna) e con i chiari progressi del coro dei ragazzi della Compagnia dello Spirito Santo, che canta ogni domenica alla Messa delle 10 sempre guidato da Francesco Pinamonti. 3 cori “con i fiocchi”, che ricchezza per la nostra chiesa! Il gruppo del post-cresima (Compagnia dello Spirito Santo) ha vissuto un altro anno scoppiettante di iniziative: su tutte i due campi estivi, quello delle medie in Val di Non e quello delle superiori in provincia di Nuoro, ma anche le proposte a cadenza settimanale sono state di notevole valore grazie alle qualità dello staff degli educatori e grazie alla generosità dei ragazzi e delle ragazze che corrispondono. Molto rilevante dal punto di vista formativo è poi la proposta del gruppo stu- dio che, in una dinamica di pura gratuità, in un giorno della settimana (martedì per le medie, giovedì per le superiori) affianca ai ragazzi nel “fare i compiti” dei parrocchiani competenti, i quali li aiutano non sem- plicemente a svolgere bene le esercitazioni, ma anche a formarsi un giudizio cattolico sulle realtà della vita e del mondo a cui apre la scuola. Dal punto di vista amministrativo, nonostante la parziale inagibilità del- la chiesa, la parrocchia gode di un bilancio economico annuale sereno e senza sofferenze. I problemi vengono invece dalla situazione con il Demanio per il sa- grato davanti alla chiesa, la quale al momento in cui scrivo rimane in sostanziale stallo. Problematica sarà pure la gestione degli ambienti e delle risorse quando inizieranno i lavori del grande cantiere in chiesa a Santo Spirito; attualmente la Curia Arcivescovile sta scrivendo la gara d’appalto e dopo l’approvazione partiranno i lavori. Se tutto dovesse andar bene ciò potrebbe avvenire la prossima estate, ma in questo ambito è ben difficile poter fare delle previsioni precise. Quel che però si può cominciare a dire è che il 2019 potrebbe essere l’anno dell’inizio dei grandi lavori. 7
Un’intenzione di preghiera. Come mol- ti sanno fra Luis M. Marson (filippino) della nostra comunità di frati, a Ferra- ra dal 2013 fino allo scorso giugno, ha scoperto nel marzo di quest’anno un grave tumore all’addome. Oggi, no- nostante le molte terapie, per lui, che si trova per facilità logistiche al nostro convento di Trieste, la situazione è in stato avanzato. Preghiamo insieme il Signore per la salute di fra Luigi per intercessione di san Leopoldo Mandic da poco nominato patrono dei malati oncologici. 27 sono i fedeli parrocchiani di cui abbiamo celebrato il funerale nel 2018, tra di essi alcuni molto cari per la loro frequentazione assidua della vita parrocchiale; trovate l’elenco in fondo al libretto. Non dimen- tichiamoli: per suffragare le loro anime e per sentirli vicini ancora nella Comunione dei Santi in Cristo, in attesa di poterci reincontrare in Cielo. Ricordo a tutti l’importanza di chiamare il sacerdote per l’assistenza spirituale quando la persona è ancora viva, perché i sacramenti, con l’indulgenza plenaria e il viatico, rappresentano davvero un aiuto enor- me per la salvezza eterna nel passaggio da questo mondo all’eternità. Quando la persona è morta, per i sacramenti è troppo tardi. Presto o tardi, del resto, tutti ci troveremo in questa condizione e a quel punto, come ci hanno ricordato le meditazioni dell’Avvento, la nostra anima si troverà sola davanti a Cristo, giudice giusto e misericordioso. Una chiamata alla santità che si rinnova Nel momento solenne della fine sperimenteremo ancora di più la realtà delle parole lasciate in fondo ad un suo libro dallo scrittore francese Leon Bloy: «non c’è che una tristezza sulla terra … quella di non esse- re santi». A prima vista, questa, può sembrare l’affermazione iperbolica e intransigente di un neo-convertito, ma se è vero che le distrazioni dei luccichii del mondo possono offuscare la percezione delle realtà eterne su questa terra, occorre anche riconoscere che una volta giunti al game over del giudizio, con la sua alternativa senza fine tra rovina e beatitudine sulla base di quanto operato e ormai fissato, tutto ciò risul- terà di un’evidenza solare, anzi divina. I Santi sono gli uomini e le donne più vivi, e anche quelli che risultano più umani, proprio in forza del lavorio di quella grazia divina che risana 8
le ferite della nostra umanità e ci eleva a vivere pienamente secondo i nostri esemplari voluti dall’eternità, che sono il vero Adamo Cristo e la vera Eva Maria. Molto spesso i cristiani pensano che la santità riguardi solo alcune anime elette tra i preti, i frati e le suore e, quindi, non han- no l’audacia, e nemmeno il desiderio, di puntare in alto. Questo è un errore, come già spiegava nel 1600 san Francesco di Sales, parlando del darsi a Dio (devozione) rispondendo al suo amore: la santità è per tutti in ogni stato di vita. Il Magistero della Chiesa nell’ultimo concilio ecumenico ha insegnato ciò con grande chiarezza e solennità: “Muniti di salutari mezzi di una tale abbondanza e d’una tale grandezza, tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità, la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste” (LG 11). A partire da quell’inestimabile dono di santità che è il Battesimo, infatti, il Signore chiama tutti i suoi figli ad essere santi “ognuno per la sua via”: c’è la santità di un frate chiamato a vivere con gioia ogni giorno la sua donazione totale a Dio, quella di una coniugata che si prende cura con attenzione del bene spirituale e materiale della sua famiglia, quel- la di un nonno che trasmette ai suoi nipoti quanto ha imparato in una vita di fede, quella di una giovane che cresce in età sapienza e grazia, quella della persona che lavora e porta a casa lo stipendio per vivere, quella della persona malata che offre le sue sofferenze per la salvezza dei fratelli. Tutti siamo chiamati, vigili nel combattimento contro le ten- denze disordinate che ci inclinano al peccato, a corrispondere con la nostra libertà all’azione dello Spirito Santo, a quell’azione della grazia divina in noi, che attraverso le nostre “piccole scelte” quotidiane, rea- lizza il grande disegno di Dio su di noi, la missione che Egli ci ha dato. Prima di parlare di una santità da canonizzazione, in effetti, c’è da dare rilievo ad una “santità della porta accanto” che permette a noi uomini e donne di oggi di essere una presenza di Dio in questo mondo. Di que- sta santità la Chiesa ha tanto bisogno in questo momento, anche per i cattivi esempi che noi figli della Chiesa abbiamo dato negli ultimi tempi. Tale chiamata è stata rinnovata ultimamente con forza dal Santo Padre Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exultate (GE). In essa, dopo aver spiegato la santità come stile di vita controcorren- te nel solco delle beatitudini evangeliche, con la verifica della grande regola di comportamento (Mt 25), è interessante notare come egli si diffonda a tratteggiare “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”. È stato confortante per me leggere che la prima di queste caratteristi- che è l’atteggiamento di “sopportazione, pazienza e mitezza” (GE 112- 121), precisamente la disposizione spirituale su cui abbiamo lavorato 9
nel percorso della nostra comunità negli ultimi due anni (cf. le riflessioni dedicate negli scorsi libretti per conoscerci del 2016 e del 2017). La se- conda nota di questa santità è poi “la gioia con il senso dell’umorismo” (Il Signore ama chi dona con gioia), mentre la quarta e la quinta sono che questa santità è da vivere “in comunità” (la chiesa è un popolo) e “in preghiera costante” (senza di Me, non potete fare nulla). Nel concetto di operosità che intendo per questo nuovo anno sottoline- are, tuttavia, la caratteristica che vorrei in qualche modo approfondire, è la terza: ossia quella sorta di endiadi “audacia e fervore” con cui il Papa esprime un atteggiamento di coraggio e di parresia che, “sigillo dello Spirito Santo”, è “felice sicurezza che ci porta a gloriarci del Van- gelo che annunciamo” (GE 132). A questo proposito egli fa così riflettere: “Ci mette in moto l’esempio di tanti sacerdoti, religiose, religiosi e laici che si dedicano ad annunciare e servire con grande fedeltà, molte volte rischiando la vita e certamen- te a prezzo della loro comodità. La loro testimonianza ci ricorda che la Chiesa non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo di comunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché la loro vita ci chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante” (GE 138). L’anno pastorale appena iniziato, al riguardo, ci ha permesso di scopri- re un probabile futuro santo, che ha molto per stimolarci in questo senso: Giovanni Grosoli Pironi. L’operosità di un servo di Dio no- stro parrocchiano La spinta ad approfondire la figura di Grosoli (1859-1937) è venuta dall’Ar- civescovo Mons. Gian Carlo Perego, il quale ne parla nella sua nuova let- tera pastorale Esercizi di comunione, esercizi di corresponsabilità, dove lo indica come esperienza da cui pren- dere ispirazione per l’azione pastora- le di oggi. In una stimolante serata recente- mente a lui dedicata al nostro cine- ma, grazie allo studio ben fatto di un gruppo di parrocchiani gravitanti at- torno all’asse di via Renata di Fran- cia, abbiamo potuto mettere a fuoco 10
questa bella figura di laico, che è vissuto per quasi 40 anni (dal 1890 al 1929) nel palazzo di via Monte- bello nn. 31-33, facendone il quar- tier generale di una esistenza che è stata davvero una mirabile avven- tura di vita cristiana. Nato a Carpi nel 1859, Giovan- ni Grosoli è ferrarese d’adozione, perché segue undicenne il trasfe- rimento nella città estense dei genitori: Giuseppe Grosoli, fervente cattolico dopo un percorso di vita partito nell’ebraismo, e Livia Pironi, donna di rare virtù cristiane originaria di Bondeno. La famiglia è molto benestante ed egli ne è l’unico erede. Lungi dal ri- piegarsi avidamente su quanto ricevuto dagli avi, egli, giovane cristiano di purezza cristallina e pieno di energie, cresce nell’associazionismo cattolico (Conferenze di san Vincenzo) e svolge un’opera caritativa considerevole, dapprima capillare nel territorio della parrocchia presso i malati, i poveri e le famiglie bisognose, per poi allargarsi alla città e ai bisogni di quanti vi arrivavano in condizioni precarie (per esempio gli orfani e i ragazzi spazzacamini a cui da sostegno e istruzione). In un’epoca in cui massoneria e socialismo avevano il predominio so- ciale, egli con i suoi amici (in particolare con l’altro nostro parrocchiano Ermanno Tibertelli) testimonia con grande parresia la fede: attraverso prese di posizione manifeste contro le bestemmie e il lavoro domeni- cale, come pure nelle processioni pubbliche e curando i segni di devo- zione nelle strade. Grosoli si sforza soprattutto di dare ai giovani cattolici spazi e modi per vivere apertamente la loro identità e, per questo, impegna quote ingen- ti del suo patrimonio per acquistare l’enorme immobile di via Savona- rola 27, dove egli ristruttura l’edificio facendone una “casa del popolo per i cattolici”, capace di ospitare fino a 300 operai ogni domenica, i quali possono partecipare alla Messa, ricevere istruzione e godere di un felice ambiente ricreativo e finanche di un cinema. Al fine di curare la formazione del popolo, a casa sua in Montebello 31-33 Grosoli ospita notevoli figure ecclesiastiche e laiche del cattoli- cesimo a lui contemporanee (tra gli altri, il Cardinal Maffi e Giuseppe Toniolo), da lui invitate per esercizi spirituali o per lezioni culturali, per- ché fedele alle indicazioni della Chiesa la gente si orienti con consape- volezza anche rispetto alle questioni sociali del momento. In pochi anni la fama della sua intelligente operosità si estende a livello prima regionale e poi nazionale, meritandogli la stima di molti Vesco- 11
vi e anche del Papa Leone XIII, il quale lo fa membro della famiglia pontificia (con anche il titolo di conte) e nel 1902 gli affida la presiden- za dell’Opera dei Congressi, espressione importante del movimento cattolico dell’epoca. Le sue notevoli capacità di coordinamento e di mediazione non risultano però sufficienti a garantire l’equilibrio e l’unità di una formazione in cui coesistevano più anime contrapposte e, così, l’Opera viene sciolta d’autorità nel 1904 da san Pio X, il quale però ha amato profondamente Grosoli stimandolo santo al punto da dire che “avrebbe volentieri scambiato l’anima con la sua”. Un’esperienza mirabile tra contemplazione e azione Con una mitezza e una pazienza davvero eroiche, fondate su un’umiltà profonda e consolidate su una obbedienza a tutta prova, il nostro par- rocchiano, da una parte accetta l’umiliazione della sfiducia, e, dall’al- tra, si tuffa in una serie di altre attività sempre volte alla promozione della vita dei cattolici in seno ad una società che era governata da forze anticristiane e anticlericali. Egli mette in campo via via un’azione socio-economico-politica dav- vero imponente: come pioniere nel campo della comunicazione so- ciale riunisce sotto la sua direzione un trust di testate giornalistiche di tutta la penisola con inviati in tutti gli stati europei, riunendole attorno all’Avvenire d’Italia, di cui è un fondatore; in campo finanziario si ispira all’innovativo metodo delle casse rurali per dare credito ai poveri e per- ciò finiscono nelle mani degli strozzini, e impegna i suoi capitali in un istituto di credito con questa finalità prima a Bologna e poi a Ferrara; in campo politico è uno degli 11 fondatori del Partito Popolare con don Sturzo, da cui però si distacca con il gruppo di cattolici che sostengono inizialmente il governo Mussolini, pur contrastandolo nel manifestarsi della sua indole violenta e dittatoriale. Quest’ultimo snodo della vicen- da di Grosoli è certamente controverso, ma non può non essere conte- stualizzato. Né, d’altra parte si può negare che anche grazie all’opera audace e prudente del senatore del Regno Giovanni Grosoli, nel 1929 si arriva al bene della conciliazione tra Stato e Chiesa, che chiude la stagione dolorosa contrassegnata dal Non expedit, seguito all’invasio- ne del Piemonte dei territori dello Stato Pontificio. In tutto ciò, egli porta avanti la scelta del celibato, essendosi consacra- to a Dio con voto di castità a 23 anni, dopo un accurato discernimento circa lo stato di vita cui il Signore lo chiamava. Secondo un proprio regolamento di vita egli, “in preghiera costante”, continua sempre la sua robusta vita liturgica e di pietà (Messa, Meditazione, Adorazione eucaristica e corona del Rosario quotidiane) vivendo la fede da “con- templativo in azione” e portando la sua devozione intensa nel fervore 12
di virtù delle opere. È questo che gli permette di far fronte eroicamente ad alcuni controversi tracolli, a livello sia relazionale (quando la Santa Sede sfiducia la linea dei giornali del suo Trust alla vigilia del rinnovo degli abbonamenti), sia finanziario (crac del suo istituto di credito), che lo porteranno infine, dopo tante battaglie, tra realizzazioni e fallimenti - dopo aver pagato con gli ultimi resti del suo patrimonio tutti i creditori - a partire da Ferrara totalmente povero, per trascorrere gli ultimi 8 anni della sua vita “attendendo all’anima sua” presso un orfanotrofio gestito da suore nel santo luogo di Assisi, patria del nostro Serafico Padre Poverello, del cui Ordine Giovanni Grosoli fu peraltro terziario. Nella Gaudete et exultate il Papa parla di una “attività che santifica” in cui ci consegna alla missione per Cristo “corpo e anima per dare il me- glio di sé in questo impegno” (cf. GE 25): ebbene nella vita di Giovanni Grosoli tutto questo emerge con grandissima evidenza. L’intera sua esistenza, anche nelle sconfitte da lui accettate con grande dolore, ma sempre con una santa pazienza, rappresenta realmente un’esperienza cristiana esemplare e mirabile, in sinergia di contemplazione e azione, di operosità “fervorosa ed audace” per Cristo e la Chiesa nella vita so- ciale e nel mondo del lavoro. Un tratto che ci fa sentire ancora più vicino la figura di questo grande protagonista del cattolicesimo nazionale degli inizi del secolo scorso è, infine, anche la sua spiccata marianità: egli fa venire dai Redentoristi di Roma l’im- magine del- la Madonna del Perpetuo Soccorso, poi venerata alla Chiesa di Bor- go Punta, eri- ge la cappelli- na che ancora oggi si trova a piazzale san Giovanni - per- ché chi entra e chi esce dalla città per quella via possa salu- tare ogni volta la Vergine Ma- ria - nella Bon- 13
deno di sua madre costruisce l’altare mariano con marmi pregiati e vi porta la cosiddetta Madonna di Rimini, ma soprattutto aumenta il decoro dell’altare della Madonna di Pompei che i suoi genitori avevano edificato nel tempio di Santo Spirito. Proprio a questo altare da quando siamo rientrati in chiesa più di due anni or sono, la nostra comunità sta felicemente celebrando ogni domenica la santa Eucaristia, non so se mi spiego? Ecco perché sentiamo così vicino questo Servo di Dio. In un biglietto del 1929 che abbiamo consultato in autografo egli scrive al grande amico Francesco Scutellari: “io verrò col pensiero e col cuore a S. Spirito, dove ritorno tanto spesso e mi par sempre di vedere l’alta- re della B. V. M. di Pompei a noi sì cara”. A Giovanni Grosoli è anche dedicata la costruzione che ospita le aule del catechismo della nostra parrocchia. Il processo di beatificazione aperto dal Vescovo di Assisi molti decenni fa, in presenza di materiale e di testimonianze nuove, potrebbe essere riaperto qui in diocesi di Ferrara-Comacchio, secondo quanto ha affer- mato nella serata al cinema il Vescovo Gian Carlo. Anche per le even- tuali grazie ricevute è possibile segnalarsi alla Cancelleria della Curia. Operosità, ma non senza vita interiore: san Giuseppe La vita santa di Giuseppe Grosoli, nella sua prossimità a noi, rappre- senta per la nostra comunità uno stimolo potente, a fare di più nell’im- pegno della nostra vita cristiana, perché possa risultare più incisiva sul piano della testimonianza missionaria e nella realtà sociale a noi circostante. Essa, in questo, è certamente un antidoto alla tendenza allo spiritualismo e all’intimismo di una pseudo-devozione finalizzata al benessere personale e sganciata dalla realtà, che è riguardata come un problema anche nel cattolicesimo del nostro tempo. La figura del Servo di Dio, in effetti, mi ha permesso di precisare meglio i contorni del ricco concetto di operosità che vorrei lasciare come con- tributo alla riflessione per il cammino in questo nuovo anno. Esso porta con sé diverse sfaccettature di significato che richiamo ora in rapida sintesi: l’operosità dello Spirito Santo in noi è un agire che scaturisce dalla profondità della preghiera, nell’unione amorosa con il Signore e con la Vergine Immacolata, si alimenta costantemente con la forza so- prannaturale dei sacramenti, mentre si dimostra audace e fervorosa nelle intraprese, capace di mitezza e pazienza, vissuta come missione con gioia. Pensando all’apostolato del servo di Dio Giovanni sviluppato in campi così vasti (dalla cultura al sociale, dalla finanza all’economia e alla po- litica), tuttavia, qualcuno potrebbe rimanere un po’ perplesso e anche sgomento, nella convinzione di non essere in grado di seguire nem- 14
meno da lontano un esempio del genere. Non tutti, in effetti, siamo chiamati ad un’opera di siffatte proporzioni, mentre tutti siamo chiamati ad una santità che ci renda operosi nel nostro mondo per l’estensione del Regno dei Cieli nell’edificazione della Chiesa. In considerazione di ciò vorrei ora, da ultimo, mettere a fuoco al meglio che ne sarò capace la santità, silenziosa ma grande, dell’operaio san Giuseppe di Nazareth. Con il 2019 sono passati 20 anni dall’esortazione apostolica Redem- ptoris Custos di san Giovanni Paolo II, rilasciata nel centenario della lettera enciclica Quamquam pluries di Leone XIII. Questi testi sono i primi documenti magisteriali di un certo spessore dedicati tematica- mente alla figura di san Giuseppe e alla sua importanza nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa. Negli ultimi secoli, infatti, una preziosa consapevolezza al riguardo è maturata nella Chiesa, anche dal punto di vista teologico, e, pertanto, può essere così messa a con- tributo per l’azione pastorale, venendo a sostenere anche l’afflato af- fettuoso nei confronti di questo caro Santo, sempre presente nella vita di un popolo di Dio che ha imparato a conoscere la sua potenza di intercessione. Il fondamento di questa, in effetti, come del resto la ragione di tutte le grandezze di san Giuseppe, risiede nel fatto che la Provvidenza di Dio lo ha chiamato ad essere il vero sposo della Vergine Maria e il vero padre verginale (titolo più bello di padre putativo) di Gesù: Giuseppe accoglie Maria, la protegge, in alleanza verginale con Lei si mette to- talmente al servizio del piano divino dell’Incarnazione; Giuseppe rico- nosce e dà legalmente il suo nome al bambino, inserendolo nella mes- sianica discendenza davidica, lo nutre ed educa umanamente, mentre gli comunica anche l’arte della sua professione. A tanto incarico corri- sponde un’effusione proporzionata di grazie e doni divini che lo porti all’altezza di essere il Santo più vicino a Gesù e Maria. All’azione imponente su scala nazionale di un Giovanni Grosoli possia- mo in tal modo affiancare l’operare in ambito famigliare e professiona- le, nel villaggio di Nazareth, del falegname e carpentiere san Giusep- pe. Non che la sua vita sia stata un sorso d’acqua, non possiamo infatti dimenticare gli anni di vita in Egitto da profughi per la Santa Famiglia, in fuga dal re Erode che cercava la vita del bambino. Eppure le Scrit- ture lasciano intendere che, una volta rientrati a Nazareth, facendo eccezione per l’evento dello smarrimento di Gesù al tempio a 12 anni, la vita di Giuseppe si sia svolta in un modo ordinario, almeno apparen- temente: se può essere detta tale la vita di chi è chiamato a custodire la vita di Dio fatto uomo e di colei che è l’Immacolata Concezione. Di questa ordinaria straordinarietà e straordinaria ordinarietà della vita 15
di san Giuseppe di Nazareth è bello cogliere innanzitutto con san Pa- olo VI la caratteristica tutta giuseppina di “aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione re- dentrice che vi è congiunta” (19 marzo 1966). Rigurdo al tema dell’operosità, poi, specialmente in relazione al mondo del lavoro, la figura di san Giuseppe è di enorme ispirazione. Come ha voluto evidenziare san Giovanni Paolo II: “Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della redenzione” (RC 22). Gra- zie alla bottega di Giuseppe di Nazareth e del suo Divin Figlio tutta la attività del lavoro umano ne risulta assunta e redenta, nobilitata e santificata. Quando il 1° maggio 1955 il venerabile Pio XII istituiva la festa di san Giuseppe Lavoratore per proporlo come modello ad artigiani e operai, come a tutti gli imprenditori, egli fece notare che il falegname di Na- zareth è il santo nella cui vita è penetrato maggiormente lo spirito del Vangelo e, segnatamente, ebbe ad osservare che: di questo spirito di Gesù “nessun lavoratore fu mai tanto perfettamente e profondamente penetrato quanto il padre putativo di Gesù, che visse con lui nella più stretta intimità e comunanza di famiglia e di lavoro”. Un elemento della figura di san Giusepe che può esserci d’aiuto, in effetti, contro ogni tentazione di attivismo che ben presto rende vano e sterile il nostro operare, è ancora la considerazione che questo su- blime modello per i lavoratori non lo è meno per coloro che si dedica- no alla vita contemplativa. San Paolo VI parla in proposito per lui di “insondabile vita interiore” e san Giovanni Paolo II fa riflettere come san Giuseppe non poteva non agire “in un clima di profonda contem- plazione, a motivo del suo quotidiano contatto col mistero ‘nascosto nei secoli’ che ‘prese dimora’ sotto il tetto di casa sua” (RC 25). È interessante sempre a questo proposito ascoltare lo stesso Pontefice in un ragionamento più disteso. Egli osserva prima come: “l’apparente tensione tra la vita attiva e quella contemplativa trova in lui un ideale superamento, possibile a chi possiede la perfezione della carità” e poi spiega: “seguendo la nota distinzione tra l’amore della verità («caritas veritatis») e l’esigenza dell’amore («necessitas caritatis») (cfr. S. Tho- mae, «Summa Theologiae», II-II, q. 182, a. 1, ad 3), possiamo dire che Giuseppe ha sperimentato sia l’amore della verità, cioè il puro amore di contemplazione della verità divina che irradiava dall’umanità di Cristo, sia l’esigenza dell’amore, cioè l’amore altrettanto puro del servizio, ri- chiesto dalla tutela e dallo sviluppo di quella stessa umanità” (RC 27). Questa mirabile armonia la dobbiamo ritenere e ribadire, perché risulta di vitale importanza per una operosità rettamente intesa e praticata. 16
2019. Un anno per san Giuseppe L’unità di vita del Santo di Nazareth, la sua personalità virile e tenera nell’ambito della Sacra Famiglia, come pure la sua santificazione del lavoro, nel lavoro e per mezzo del lavoro, sono solo alcuni dei temi che vorrei approfondire in questo nuovo anno che il Signore ci concede, insieme a quanti della nostra comunità avranno interesse ad ascoltare. Questo annuncio si rivolgerà innanzitutto agli uomini di tutte le età - qualche anno fa ho iniziato a sviluppare un discorso di spiritualità giuseppina con il gruppo degli uomini che ci aiutano per la manuten- zione della Chiesa e per altre varie necessità del convento - tuttavia quest’anno la proposta catechetica sarà un percorso per tutti: anche per le donne che devono non solo pregare per la conversione e santi- ficazione dei loro figli e mariti, ma anche provare a capirli e valorizzarli nel proprium di quella mascolinità che li contraddistingue [il che ovvia- mente suppone e richiede che anche i mariti e i figli facciano lo stesso con le loro mogli e figlie ; ) ]. Dal 2014 abbiamo iniziato l’usanza della processione del 19 marzo con la statua del Santo per implorare gli aiuti necessari alla riapertura del nostro tempio e, forse, qualcuno ancora ricorda con commozione la so- lenne processione del 19 marzo 2016 con cui a distanza di quasi 4 anni dal terremoto la nostra comunità guidata da san Giuseppe ebbe la pos- sibilità di rien- trare in una chiesa resa parzialmen- te agibile. Quest’anno spero che la processione possa essere un momento più partecipa- to e sentito, come confido di poter erige- re nel terreno dei cortili dell’oratorio un monumento che sia piccolo grande segno della nostra confidenza nel Patrono della Chiesa intera. Dopo aver sperimentato tante e tante volte il suo aiuto (fin in cose magari di non grandissimo conto come le faccende metereologiche che però permettono lo svolgimento di eventi importanti), infatti, ora davanti alle varie situazioni problematiche che ci stanno davanti - pen- so, per esempio, al grande cantiere che potrebbe iniziare quest’anno e 17
che inevitabilmente si ripercuoterà sulla vita della nostra comunità - non trovo di meglio che affidarci tutti a Colui che è il Custode della Chiesa universa- le come logica conse- guenza del suo esse- re stato il Custode dei due più grandi tesori di Dio: Gesù e Maria. Alla santità di san Giu- seppe, definita da Pio XI come “singolare e assolutamente incomparabile” (21 aprile 1926), al suo meraviglioso e provvido amore paterno che lo ha reso e lo rende “ombra rivelatrice del Padre Eterno”, affido la nostra operosità in questo anno, e anco- ra i gruppi, le famiglie, i bambini, i malati, gli anziani e tutti i membri della nostra comunità e anche quelli che vi si potranno avvicinare in quest’anno. Egli, infatti, è chiamato “il padre della grande carità”. A questo proposito mi piace riportare un curioso ragionamento sem- pre di Pio XI dove egli immagina san Giuseppe nel giorno del giudizio universale. Così Papa Ratti insegna: “Insieme a Maria, la particolarità di san Giuseppe sarà, in quell’ultimo giorno, di non dire nulla, di non rispondere, di non poter replicare, interrogando, alla constatazione su- prema del Giudice divino. Giacchè il Signore dirà la grande spiegazio- ne dell’eterno premio dei giusti, unico, tra questi, san Giuseppe non risponderà con espressione di meraviglia. È stato molto ben pensato e detto che, in mezzo a quel generale stupore, uno solo non resterà meravigliato: san Giuseppe, il quale si troverà nella verità vissuta ed esperimentata. San Giuseppe alle affermazioni del Figlio di Dio, al- lorchè il Signore gli ricorderà che aveva avuto fame e gli aveva dato da mangiare, aveva avuto sete e lo aveva dissetato, era spoglio e lo aveva rivestito, risponderà: ‘è vero, o Signore; è tutto vero’” (19 marzo 1936). San Giuseppe vede in noi le membra del corpo di suo Figlio, per questo invito a guardare a lui, in particolar modo, tutti coloro che si trovano in situazioni di precarietà per la famiglia, la casa e il lavoro. Egli infatti non a caso è chiamato “Padre della Divina Provvidenza”. Facen- do una confidenza a sostegno di quanto sto affermando, posso dirvi che proprio mentre ero intento a scrivere queste pagine d’introduzione a per conoscerci, ho ricevuto la telefonata di uno sconosciuto benefat- 18
tore che mi ha detto di voler fare offerta alla parrocchia di una somma di una consistenza che, senza essere enorme, non era mai accaduta finora da quando faccio il parroco. Poi è da vedersi, certo, se alle paro- le seguiranno i fatti! Resta comunque vera l’esperienza di tanti e tanti aiuti anche personalmente da me ricevuti per la mediazione paterna e potente nella Chiesa di san Giuseppe. Una delle più grandi promotri- ci del culto in onore di san Giuseppe è stata santa Teresa d’Avila, la riformatrice del Carmelo. A lei e alla sua esperienza di beneficata da san Giuseppe si richiamava spesso anche san Pio da Pietrelcina. Egli, dopo averci pazientemente e amorosamente accompagnato nell’anno 2018, ora, in una sorta di ideale staffetta per il nuovo anno, ci esorta come suoi figli spirituali: “Andate a Giuseppe con fiducia estrema, per- ché anch’io come s. Teresa d’Avila non mi ricordo di aver chiesto cosa alcuna a S. Giuseppe senza averla prontamente ottenuta”. Per questo in quarta di copertina del libretto trovate le cosiddette “7 efficacissime suppliche”, esse sono un semplice ma colladauto strumento per chie- dere grazie al nostro Santo di quest’anno … e di ogni anno! Concludo con uno sguardo alla copertina dove trovate un san Giusep- pe artigiano (lo si vedrà meglio nel banner davanti alla chiesa con gli strumenti del mestiere): nell’immagine egli è collegato da un cuore di luce al riflesso d’ombra che disegna il profilo della sua sposa e del suo bambino. È un’immagine delicata, questa, che esprime quell’operosità dello Spirito Santo piena d’affetto al Signore e alla Sua Ssma Madre, a cui siamo chiamati nella nostra vita quotidiana di missione e di san- tificazione, “ognuno per la sua via” (LG 11), in mezzo agli uomini e alle donne del nostro ambiente. Con un termine difficile della teologia e con una sorta di ardita analogia rispetto alla vita trinitaria, l’atteggiamento fondamentale descritto dall’immagine potrebbe essere chiamato una pericoresi di tre Cuori – quello di Gesù di Giuseppe e di Maria – che nell’amore girano intorno, mentre rimangono sempre uno nell’altro. Ciò rappresenta uno squarcio di luce sfolgorante per noi, un’elevazione in quel cielo sulla terra che è stata la vita intima della famiglia di Na- zareth, a cui anche noi nel Natale e nella vita di tutti i giorni, se lo vogliamo, ci possiamo accostare. Sono le parole vecchie di quasi un secolo del Santo Padre Benedetto XV ad incoraggiarci in questo, egli rapidamente infatti annota: “Per mezzo di Giuseppe siamo condotti di- rettamente a Maria e mediante Maria alla fonte di ogni santità, Gesù” (25 luglio 1920). San Giuseppe dunque è la via più breve alla santità, egli con Maria ci porta a “berla”, per così dire, alla sua stessa fonte che è il Sacro Cuore di Gesù. Così sia! P. Massimiliano M. D. 19
PREGHIERA O Santissima Trinità, io Vi adoro e Vi ringrazio dei doni elargiti al Vostro servo buono e fedele Giovanni Grosoli Pironi e Vi prego di volerlo presto elevare agli onore degli Altari, concedendomi per sua intercessione, la grazia che tanto desidero. Così sia. (Domandare la grazia desiderata, aggiungendo tre Pater, Ave, Gloria) Preghiera al Sacro Cuore di Gesù Composta dal servo di Dio Giovanni Grosoli O Cuore benedetto e infiammato di Gesù, che ci amasti sempre dalla culla alla croce, e ci ami e ci amerai pur sempre in Paradiso, deh! perché io non T’amo o perché almeno non desidero di amarTi? O Cuore benedetto di Gesù, fammi entrare Tu nelle vie dolcissime della carità, le quali a chi Tu non le apri restano chiuse e inaccessibili. Oh! Se io Ti amassi, quanto mi sarebbe agevole l’amare in Te il mio prossimo. Oh! Se io Ti amassi, come presto comprenderei che il patire per Dio è allegrezza, l’umiliarsi per Dio è gloria, il perdonare per Dio è dolcezza, l’esser povero per Dio è ricchezza. Dammi dunque, o Sacratissimo Cuore del mio Gesù, sia pure una sola scintilla d’amore per Te: dammela: ed essa basterà alla mia vita terrena, e mi sarà pegno della vita celeste! Amen. 20
A Padre Pio Quante volte durante l’anno Ci ha ricordato l’amore per che sta per terminare siamo en- la celebrazione eucaristica e trati in chiesa sotto lo sguardo l’importanza di accostarsi fre- di s. Pio che, eletto dal parroco quentemente al sacramento protettore della nostra comu- della Penitenza incitando a rin- nità per il 2018, ha accompa- graziare e baciare dolcemente gnato lo svolgersi dell’attività la mano di Dio anche quando pastorale e ciascuno di noi! ti percuote mentre ti perdona E proprio a s. Giovanni Roton- perchè è sempre la mano di un do, dove il santo è vissuto per padre che ti vuol bene. Come tanti anni, alcuni di noi hanno il Curato d’Ars ci ha indicato la festeggiato l’anno nuovo por- dignità e la responsabilità del tando al frate cappuccino le in- ministero sacerdotale. tenzioni di tutti; durante l’anno Ci ha mostrato che l’obbedien- lo abbiamo conosciuto meglio za è crogiuolo di purificazione, poi nelle catechesi, nel ricordo sentiero di progressiva assimi- del transito, nelle preghiere e lazione a Cristo, rinvigorimento quindi anche nell’incontro con dell’autentica santità. E diceva: i rappresentanti del gruppo di preghiera fondato da un suo fi- glio spirituale vicino a Prato. Ma come ci ha parlato s. Pio in quest’anno? Cosa ci ha lascia- to che possa essere di aiuto al nostro percorso di fede? Per cosa vogliamo ringraziarlo? In questo frate abbiamo rico- nosciuto la figura di Gesù che sapeva essere molto duro, ma che era infinitamente buono e non negava il suo soccorso a chi ne aveva bisogno. In lui abbiamo visto un costan- te esercizio di fede, sorretto dalla speranza del Cielo. 21
“Opero solamente per ubbidi- ancora più il Cuore Immacolato re, avendomi fatto conoscere il a Fatima hanno raccomanda- buon Dio l’unica cosa a lui più to con insistenza la preghiera accetta e per me unico mezzo del Rosario, non significa forse di sperar salute e cantar vitto- che questa preghiera ha un va- ria”. lore eccezionale per noi e per i Ci ha insegnato la sua carità nostri tempi?”. che si riversava come balsa- Se guardiamo la storia della mo sulle debolezze e sofferen- Chiesa, la storia dei santi, ve- ze dei fratelli, unendo allo zelo diamo in san Pio una delle lam- per le anime l’attenzione per il pade accese che illuminano il dolore umano dei corpi nella mondo, e vediamo che esse “Casa Sollievo della sofferen- non solo illuminano questo za”. Con quest’opera egli ha tempo, ma saranno luce nella voluto mostrare che i “miraco- festa eterna dell’amore del Si- li ordinari” di Dio passano at- gnore. traverso la nostra carità e che Grazie, san Pio, per la luce che occorre rendersi disponibili alla hai portato anche a noi. Anche condivisione ed al servizio ge- se l’anno è finito noi ti voglia- neroso dei fratelli, avvalendosi mo ancora vicino e sappiamo di ogni risorsa della scienza di poterti trovare anche nella medica e della tecnica. Ci ha nuova bella statua che ti rap- ripetuto che la devozione alla presenta ora in Chiesa. La Ma- Madonna e il s. Rosario sono donna delle Grazie, che tu hai le armi per effondere il nostro tanto amato ci aiuti a far ger- cuore in quello di Dio e per re- mogliare i semi che hai sparso sistere alle tentazioni. Diceva: nella nostra comunità. “Se l’Immacolata a Lourdes e C. M. 22
DONACI SIGNORE SANTI SACERDOTI! “Donaci Signore santi sacerdoti za chi già ha consacrato total- e sante vocazioni”. Questa pre- mente al servizio di Dio la pro- ghiera scandisce il Rosario che pria intera vita nel sacramento il gruppo della maternità spiri- del ministero sacerdotale (o tuale per i sacerdoti recita in vestendo un abito religioso): chiesa ogni giovedì alle 18. Le uno stato di vita molto speciale madri spirituali dei sacerdoti, in cui per corrispondere al di- infatti, sull’esempio dell’amore segno di Dio, che esige come sovrabbondante di Maria San- prima occupazione quella della tissima, Madre della Chiesa, propria ed altrui santificazione, non si accontentano di pochi occorre tanta generosità nel- e mediocri figli-sacerdoti, ma la grazia, perseveranza nella piuttosto – per la Gloria di Dio, fede e raccomandazione nella il Trionfo del Cuore Immacolato carità. D’altra parte sappiamo e la Santificazione della Santa dalle cronache che, per quan- Chiesa nel piano di redenzione to concerne la condotta del – ne desiderano invece molti, clero, negli ultimi decenni non e sempre di più, e sempre più sono mancati gli scandali e le santi, virtuosi, generosi, integri controtestimonianze. Questo ci nella loro scelta, pieni di grazia sprona ad amare di più e a so- che li sostenga nel servizio e stenere di più i sacerdoti con la nell’offerta di sé. preghiera. In questo mondo e di questi Le intenzioni si rivolgono an- tempi dove le vocazioni sono che alla custodia materna di in calo, a fronte di una cultu- quei sacerdoti perseguitati per ra dell’edonismo e dell’imma- causa della fede e per l’istituto nenza che tende a soffocare dei Frati Francescani dell’Im- anche il più autentico fuoco macolata nostri padri e fratelli della chiamata, la preghiera nella parrocchia. offerta dal gruppo contribuisce Lo scorso anno abbiamo cono- ad alimentare, moltiplicare e sciuto e approfondito il bell’e- rinvigorire queste fiammelle. E sempio di offerta della beata a supportare nella perseveran- Delouil Martiny, monaca-ostia 23
e fondatrice delle Figlie del scun essere umano che voglia Sacro Cuore di Gesù. Alcune accogliere il Mistero Pasquale, di noi la scorsa estate hanno nascosto sotto il velo del pane, anche visitato il luogo della in ogni tempo e di ogni luogo. sua morte violenta per mano Un mistero d’amore, l’Eucari- di un anarchico, a La Serviane, stia, che diventa centro di ado- località in collina sopra Marsi- razione viva e devota, nella glia. Qui abbiamo incontrato nostra parrocchia ogni mattina, anche le monache che vivono ogni giovedì sera, e ogni mese il carisma della Beata Maria di (tra i giorni 12 e 13) per 24 ore Gesù. Da ottobre abbiamo ini- di interrotte preghiere del Ro- ziato ad approfondire (traendo sario per supplicare l’interces- spunto da un libro di Paolo Ris- sione della Madonna e fare so “La Messa è la mia vita”) il compagnia al suo divin figlio, senso profondo del sacerdozio pane vivo disceso dal Cielo, ministeriale, del divenire stru- sacramento d’amore. menti sceltissimi per portare Gesù, vivo, vero, presente, in Ilaria B. per corpo, anima, sangue e divi- Gruppo Maternità spirituale nità all’umanità redenta, a cia- per i sacerdoti 24
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Parte costitutiva e necessaria di apostoli l’urgenza era il desiderio ogni comunità cristiana, per sua di annunziare Gesù e di condur- propria natura, è la catechesi sa- re tutti i fratelli a Lui, per il loro cramentale, la trasmissione del stesso bene, per la loro salvez- nostro Credo ai più piccoli. Da za. Il Vangelo è originariamente sempre, diversi laici della nostra la comunicazione dell’evento che parrocchia, rispondendo a quel- ha cambiato la storia, il racconto la che è una chiamata e agendo del loro incontro con Cristo, e si sotto la guida dei nostri sacer- conclude con il mandato: “Gesù doti, partecipano all’annuncio e disse loro: - andate in tutto il alla testimonianza della Buona mondo e predicate il vangelo ad Novella. ogni creatura. Chi crederà e sarà È la Buona Novella che muove battezzato sarà salvo” (Mc.16, tutto, è la notizia che Gesù Cri- 15-16). Quindi la catechesi ine- sto, “il Figlio del Dio vivente” (Mt. vitabilmente unisce la trasmis- 16,16) si è incarnato, è morto e sione necessaria della dottrina ed risorto per riscattare tutti noi. e delle verità di fede, con l’espe- Ed accanto a questo è la con- rienza personale, che trasforma sapevolezza che in ciascuna e da senso ad ogni momento del- persona, grande o piccola, sono la nostra vita cristiana (annuncio presenti le domande fondamenti e testimonianza). dell’uomo. Anche per i primi gli Gli incontri di catechismo hanno 26
luogo la domenica mattina dopo la S. Messa delle ore 10:00. Il mo- mento fondamentale della Litur- gia domenicale, vissuta insieme ai bambini ed alle loro famiglie e piano piano spiegata e compresa loro, trova naturale prosecuzione nella catechesi. E’ ormai il secon- do anno che diamo la possibilità di iniziare il cammino già piccolis- simi, con il gruppo dei bimbi dai 3 ai 6 anni. Con modalità adatte alla loro età e con uno sguardo materno, si porta loro Gesù, nel modo più puro e semplice, per- ché puri e semplici sono i loro cuori, come insegna il Vangelo: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, per- ché a chi è come loro appartiene co P. Massimiliano, insieme ai il Regno di Dio. In verità vi dico: ragazzi delle scuole superiori, il Chi non accoglie il regno di Dio gruppo della Compagnia dello come un bambino, non entrerà Spirito Santo (con i quali diversi in esso» (Mc 10, 13-15). Come è di loro hanno vissuto anche la noto, il programma prevede che splendida condivisione del cam- in terza elementare i bambini si po scuola estivo in montagna), accostino al Sacramento della e questa esperienza ha gettato prima Confessione ed in quarta i semi di un’amicizia che potrà alla prima Comunione. germogliare se coltivata ed ali- Quest’anno, per la prima volta, mentata dalla Grazia Divina. la Cresima è stata amministra- Con tanto affetto e gratitudi- ta all’inizio della classe seconda ne salutiamo la nostra cara media e questo cambiamento Anna Maria, che si accommiata ha portato frutti positivi: il Sacra- dall’impegno nella catechesi sa- mento è stato vissuto con grande cramentale dopo 18 anni di ap- intensità, anche grazie alla mag- passionato servizio, dopo avere giore maturità e consapevolezza terminato poche settimane fa dei ragazzi. Nell’ultimo periodo, il cammino con i ragazzi della inoltre, essi hanno partecipato Cresima: grazie di tutto Annama- alla catechesi, tenuta dal Parro- ria, certi comunque di rivederci 27
per condividere nuovi tratti dello chiti dalla musica sacra. Anche stesso sentiero!! nella Settimana Santa sono de- Gli anni intermedi sono egual- dicati ai bambini alcuni momenti mente importanti e fanno parte di fondamentali, come la Via Crucis un cammino unico, in vista di una meditata per i piccoli e le funzioni crescita personale costante: ciò del Triduo Pasquale, in particola- che è bello comprendere è che il re il rito della lavanda dei piedi il catechismo non è da vivere solo Giovedì Santo durante la Messa limitatamente all’adempimento in Coena Domini, cui partecipa- dei Sacramenti, ma che questi no i bambini della prima Comu- ultimi devono essere interiorizza- nione. ti e compresi grazie al fatto che L’anno liturgico si rivela in modo i bambini vivano l’esperienza di sempre nuovo un tempo di cre- Cristo e della Chiesa come fon- scita per tutti noi, grazie all’a- damento costante e non occasio- zione dello Spirito Santo ed alla nale per la nostra vita. protezione di Maria Santissima. Ogni anno viene realizzata con Non possiamo che ringraziare i bambini e per le famiglie una tutti i nostri bambini e le famiglie rappresentazione per il S. Nata- che camminano con noi, e lodare le, momento bello ed importante il Signore per tutte le Grazie che per meditare sul mistero dell’in- dona alla nostra comunità. carnazione di Gesù, attraverso la Laura M. sua rappresentazione, la lettura Gruppo Catechisti di testi sacri e di riflessioni, arric- 28
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