I taccuini del museum grand tour
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I taccuini del museum grand tour Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo. Uno sguardo tra storia, archeologia e storia dell’arte. 3 di Cristiano Mengarelli
Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo Uno sguardo tra storia, archeologia e storia dell’arte di Cristiano Mengarelli
Collana: I Taccuini del Museum Grand Tour, volume III Testi: Cristiano Mengarelli In Copertina: Edizioni Articolo Nove di Articolo Nove Arte in Cammino srls Palazzo Barberini Via Barberini, 24 Palestrina - Roma www.articolonove.com ISBN: 9788894837155 Copyright 2019 Finito di stampare dicembre 2019
Museumgrandtour - Sistema Museale Territoriale Castelli Romani e Prenestini XI Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini: Ente Capofila e gestore Istituzioni Museali aderenti al Sistema: Museo Civico di Villa Ferrajoli, Museo della Seconda Legione Partica - Albano Laziale, Museo Diocesano di Albano; Museo Civico “Roger Lambrechts”- Artena; Museo Diffuso Castel San Pietro Romano; Museo Archeologico del Territorio Toleriense - Colleferro; Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini - Frascati; Acquedotti Romani e Castello di Passerano - Gallicano nel Lazio; Centro Internazionale d’Arte Contemporanea - Genazzano; Museo Nazionale dell’Abbazia di Grottaferrata; Museo Civico di Lanuvio; Complesso Archeologico del Barco Borghese, Museo della Città, Museo Diffuso del Vino - Monte Porzio Catone; Parco Archeologico del Tuscolo; Museo Archeologico delle Navi - Nemi; Museo Civico d’Arte - Olevano Romano; Museo Archeologico Nazionale - Palestrina; Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra; Museo Geopaleontologico “Ardito Desio” - Rocca di Cave, Museo Geofisico - Rocca di Papa, Polo Culturale “Monsignor Francesco Giacci” - Rocca Priora, Museo di Palazzo Doria Pamphilj - Valmontone, Museo del Giocattolo - Zagarolo. MiBACT Polo Museale del Lazio Diocesi di Albano Laziale Diocesi Suburbicaria di Palestrina Fondazione per la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna Comitato Scientifico: Paola Arena Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Luca Attenni Museo Civico, Lanuvio; Valeria Beolchini EEHAR - CSIC - Parco Archeologico di Tuscolo, Comunità Montana; Serena Borghesani Museo del Giocattolo, Zagarolo; Giovanna Cappelli Museo Tuscolano - Scuderia Aldobrandini, Frascati; Maurizio Chirri Museo Geopaleontologico “Ardito Desio”, Rocca di Cave; Maria Teresa Ciprari Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, Palestrina; Giuliana D’Addezio Museo Geofisico, Rocca di Papa; Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Roberta Iacono Museo Diffuso di Castel San Pietro Romano; Roberto Libera Museo Diocesano, Albano Laziale; Angelo Luttazzi Museo Archeologico del territorio Toleriense, Colleferro; Massimiliano Valenti Musei Civici, Albano Laziale - Museo Civico “Roger Lambrechts”, Artena; Coordinamento del Comitato Scientifico Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Coordinamento Tecnico Amministrativo Patrizia Di Fazio Responsabile del Progetto, Comunità Montana Francesca Galli Segreteria tecnico organizzativa, Comunità Montana
Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini interessa un’area geografica molto ampia e diversificata, con la presenza di 27 servizi culturali tra musei e siti archeologici che fanno del Museumgrandtour una delle più estese reti museali della Regione Lazio. Si tratta di un territorio che esprime una propria identità fortemente radicata nella ricchezza diffusa di un patrimonio culturale unico nel suo genere, caratterizzato da un paesaggio straordinario che ancora oggi offre scorci di incontaminata bellezza. Con le loro collezioni di manufatti di estremo interesse allestite in edifici storici prestigiosi, i musei raccontano la storia di un territorio attraverso un arco cronologico che prende avvio dalle ere geologiche e percorre le tappe dell’evoluzione dell’uomo, in un affascinante viaggio attraverso il tempo. Le diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica e scientifica) propongono al visitatore un ampio ventaglio di offerte culturali e di servizi, con attività didattiche multidisciplinari, percorsi guidati e strumenti tecnologici in grado di soddisfare un pubblico dalle molteplici esigenze. La Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, ente capofila e gestore del Sistema Museale, fa della sua lunga esperienza di lavoro in rete un proprio punto di forza poiché il network, ad oggi, rappresenta – ed i risultati lo dimostrano - la modalità più efficace di promuovere il patrimonio culturale di un territorio. E’per questo che saluto con grande piacere ed orgoglio la nuova iniziativa editoriale I taccuini del Museum Grand Tour che, in questa prima fase, raccoglie e documenta le numerose iniziative realizzate dai Musei del Sistema nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura. Dott. Danilo Sordi Il Commissario XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini
“Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura” è un progetto diffuso che ha visto protagoniste ben 14 sedi museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini e che è stato realizzato nel corso dell’anno 2019 grazie ad un finanziamento della Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 26 - Avviso pubblico “La Cultura fa Sistema”. Da una riflessione collegiale su quale fosse un tema rilevante e comune denominatore del Sistema Museale “Museumgrandtour”, il paesaggio è emerso come il trait d’union capace di esprimere in maniera trasversale un territorio ampio ed eterogeneo, su cui insistono numerosi musei differenti per tipologia, allestimenti e contenuti. Quindi il paesaggio si è posto sin da subito come un tema la cui interpretazione poteva essere mediata dallo sguardo dell’uomo, sia esso letterato, artista, architetto, scienziato, collezionista. Nelle varie sedi che hanno ospitato il progetto, la tematica del paesaggio è stata declinata secondo desinenze e modalità di comunicazione di volta in volta adattate a contesti e strumenti eterogenei. La nuova collana I taccuini del Museum Grand Tour si apre dunque con una serie di piccoli cataloghi che raccolgono e documentano le molteplici iniziative realizzate sul territorio. I musei scientifici di Rocca di Cave e di Rocca di Papa, attraverso plastici 3D, hanno raccontato la lunga storia geologica ed evolutiva dell’area dei Castelli Romani e Monti Prenestini: dalle scogliere coralline e i dinosauri del Cretacico Superiore, al Vulcano Laziale, attivo negli ultimi 700 mila anni, alle glaciazioni e alle modifiche della linea di costa, fino ad arrivare al paesaggio attuale. Nel Museo Civico di Albano Laziale, il racconto dell’evoluzione antropologica - e non solo - del paesaggio è stato affidato alla fotografia attraverso due esposizioni di ampio respiro; nella Torre Medievale di Lanuvio è stata invece ospitata una mostra multimediale dedicata ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 (Middleton, Dodwell e l’erudita Marianna Dionigi) che avevano come meta quei siti archeologici dell’Italia Centrale fuori dalle tradizionali direttrici di viaggio e che rappresentavano per gli studiosi di allora oggetto di grande interesse. Il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” ha affrontato il tema del paesaggio in chiave storico-urbanistica, dedicando due convegni di studio, corredati da mostre documentarie, riguardanti uno le origini medioevali dell’abitato di Artena, l’altro i contesti urbani laziali della media Repubblica a confronto con l’abitato del Piano della Civita di Artena. La mostra Formazione e crescita del sistema urbano dei castelli romani e prenestini tra la tarda antichità ed il pieno medioevo, tenutasi presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha posto interrogativi interessanti: in che modo la Storia, l’Archeologia e l’Arte tracciano i segni per la ricostruzione del sistema insediativo. Il Museo di Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone ha proposto del paesaggio una lettura in chiave contemporanea ospitando Microcosmo. Visioni
contemporanee di paesaggio dal mondo, una mostra internazionale con opere di oltre 40 artisti che hanno dialogato con le allegorie secentesche dei quattro continenti affrescate nelle volte. La Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna ha prodotto Un itineracconto nella campagna romana, volume e progetto di ricerca presentati insieme ad un laboratorio di stampa artigianale: Un paesaggio in carta e inchiostro, realizzato per l’occasione in tiratura limitata. A Colleferro due giornate di rievocazione storica con personaggi in costume hanno ridato vita alla famosa Battaglia di Sacriporto, con paesaggi, documenti, materiali e immagini. Il Museo Diocesano di Albano Laziale ha raccontato invece le Trasformazioni e le rappresentazioni del paesaggio urbano attraverso conferenze, pannelli illustrativi ed un video con riprese aeree da drone, che restituiscono l’insieme della città di Albano da un punto di vista decisamente suggestivo. Il Museo Civico d’Arte di Olevano Romano, incentrato sulla pittura di paesaggio europea del Lazio, ha celebrato i suoi trent’anni di istituzione con una conferenza tenutasi presso il Museo Casa di Goethe in Roma e dedicata alle molteplici testimonianze pittoriche del paesaggio olevanese attraverso due secoli di storia dell’arte. La straordinaria cornice di uno dei borghi più belli d’Italia, Castel San Pietro Romano, attraverso il proprio Museo Diffuso, ha ospitato una mostra immersiva che ha accompagnato il visitatore attraverso le trasformazioni del paesaggio urbano dall’Antichità ai nostri giorni. Il Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, infine, ha illustrato Il paesaggio prenestino, il territorio diocesano, gli insediamenti e la spiritualità con una mostra documentaria tesa ad evidenziare l’evoluzione dell’identità diocesana nel territorio prenestino a partire dalla testimonianza del martire Agapito. Dott.ssa Monica Di Gregorio Coordinatrice del Comitato Scientifico “Museumgrandtour”
Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo. Uno sguardo tra storia, archeologia e storia dell’arte Idea progettuale: Cristiano Mengarelli Organizzazione: Cristiano Mengarelli, Museo Tuscolano – Scuderie Aldobrandini, con la collaborazione del Comune di Rocca di Papa Comune di Frascati: Roberto Mastrosanti, Sindaco Emanuela Bruni, Assessore alla Cultura Rita Fabi Dirigente III Settore Giovanna Cappelli Direttrice Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini Resp. Servizio Cultura, Museo, Turismo Emanuela Cicerchia Roberta Bonamore Ufficio Cultura Si ringrazia: Dott.ssa Simona Carosi - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale; Sig.ra Rosita Millevolte - Comune di Rocca di Papa; Dott.ssa Giovanna Falcone - Direttore Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata; Sig. Francesco Caciotti - Rocca di Papa; Dott. Adriano Ruggeri - Rocca Priora; Eventi realizzati nell’ambito del progetto “Visioni di paesaggi, tra arte, scienza e letteratura” del Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini, finanziato dalla Regione Lazio con la L.R. 23 ottobre n. 26/2009 – Avviso pubblico finalizzato allo sviluppo dei sistemi di servizi culturali e la compartecipazione di Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini.
Il Comune di Frascati ha accolto favorevolmente la proposta della direttrice delle Scuderie Aldobrandini di affidare allo studioso Cristiano Mengarelli l’approfondimento relativo alla formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo. L’iniziativa che ha avuto luogo presso il Museo Tuscolano, nell’ambito della mostra sistemica diffusa Visioni di paesaggio, ha rappresentato, pur nella sua dimensione espositiva limitata, una tappa importante per la valorizzazione del territorio di riferimento del Museumgrandtour. La pubblicazione che ne è seguita è un segno tangibile dell’impegno da parte dei comuni aderenti al Sistema di accrescere la conoscenza del paesaggio in tutte le sue declinazioni e la tematica affrontata da Cristiano Mengarelli, con particolare riferimento all’epoca medievale, pur nella sua complessità, viene spiegata con chiarezza ed ampia documentazione a corredo. E’ auspicabile dunque che nel corso del tempo si prosegua su questa linea per ampliare la conoscenza dei nostri territori e per capire il presente sulla base di cosa ci ha preservato il passato. Dott. Roberto Mastrosanti Sindaco di Frascati Dott.ssa Emanuela Bruni Assessore alla Cultura
Lo studio di Cristiano Mengarelli si inserisce a pieno titolo nell’ambito della programmazione culturale del Sistema Museale Museum Grand Tour e del Comune di Frascati. Esso, accanto agli studi sistematici condotti dalla Scuola Spagnola di Storia e Archeologia a Tuscolo, rappresenta un passaggio imprescindibile per meglio comprendere le dinamiche che hanno interessato l’antropizzazione dei territori dei Colli Albani e Prenestini. L’esposizione densa e fluida allo stesso tempo riesce quasi a creare agli occhi del lettore una sorta di time lapse. Un excursus così sintetico ma chiaro su un territorio vasto come quello dei Colli Albani e Prenestini, non era mai stato affrontato in precedenza o solo in parte, per aree più piccole e definite. Naturalmente la problematica è vastissima, ma, a mio avviso, raramente si osserva una rappresentazione sinottica e lucida così come affrontata da Mengarelli. Dalla complessità dell’argomento all’esposizione dirimente. E’ auspicabile pertanto che studi di questo tipo proseguano attraverso il sostegno imprescindibile delle istituzioni e la collaborazione aperta del Sistema agli apporti esterni in grado di fornire elaborati di livello e che vadano a ricostruire il tessuto complesso del territorio di riferimento. Dott.ssa Giovanna Cappelli Direttrice Museo Tuscolano - Scuderie Aldobrandini
Introduzione di collegamenti viari di formazione naturale che in epoca romana, fin dal IV-III sec. a.C., I territori dei Colli Albani e dei Monti Prenestini venne codificato in questi territori nei tracciati costituiscono parte della fascia geografica delle vie Prenestina, Labicana, Latina ed Appia. sub appenninica laziale, caratterizzata da una L’esistenza di una rete viaria così ben strutturata morfologia che seppur complessa, è risultata segnò il successo dell’espansione romana. ottimale per la formazione degli insediamenti Dalla piena età repubblicana (secc. III-II a.C.) storici. I quali si inserirono in un articolato sistema la formazione dei nuovi paesaggi antropizzati Fig. 1 | Carta topografica generale con i singoli contesti citati nel testo. Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 15
attuata dalle élites aristocratiche romane segnò pesantemente il tessuto territoriale, trasformando le campagne attorno alle città in un susseguirsi continuo ed eterogeneo di proprietà fondiarie, incentrate soprattutto sull’insediamento a villa. La saturazione degli spazi territoriali arrivò ad un punto tale che fin dalla tarda età repubblicana i grandi possedimenti aristocratici finirono per inglobare al loro interno anche l’areale di quei villaggi di lunga tradizione pre-romana, citati da Plinio (Naturalis Historia III, 68-69) o da Dionigi di Alicarnasso (Antiquitates romanae 5, 61), che divennero talvolta dei fondi agricoli come nel Fig. 2 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375130 con l’area di caso di Labicum riferito da Strabone (V, 3, 2). Il Monte Porzio. sistema insediativo incentrato sulle ville ebbe un forte ridimensionamento a partire dal III-IV al XV miglio (Fiocchi Nicolai 2006) e S. Ilario ad secolo d.C.; seguito però da una parziale ripresa bivium (Fiocchi Nicolai 1988-89). occupazionale delle singole unità nei secoli V-VII, Gli areali e le singole strutture di alcune ville seppur caratterizzata da un utilizzo limitato degli continuarono però ad essere sfruttati in epoca alto spazi con frequenti attestazioni ad uso produttivo. medievale per evidenti motivi pratici: ad esempio In piena età imperiale si assiste anche alla crescita come punto di riferimento topografico all’interno occupazionale dei villaggi attestati soprattutto in della singola proprietà ma anche per la presenza rapporto ai principali punti di snodo viario. Si degli impianti idrici, soprattutto le grandi cisterne, possono citare i casi del vicus presso ad Decimum al ancora disponibili ovvero riattivabili con i dovuti X miglio della via Latina, o quelli di ad Quintanas accorgimenti, come potrebbe essere il caso di ai piedi di Colonna e ad Bivium alla confluenza tra Gallicano con il vicino contesto della villa delle le vie Latina e Labicana (De Francesco 2014). Gli Colonnelle (Mari 2008, p. 47). ultimi due si originarono a partire dalla presenza A Marino invece, le chiese di S. Giovanni e di di una precedente statio cioè un luogo di sosta S. Lucia, entrambe probabilmente già esistenti lungo le grandi arterie viarie, dove stazionavano in epoca alto medievale, vennero realizzate anche contingenti militari con funzioni di sfruttando cisterne di epoca romana. controllo (Corsi 2000, pp. 29-30; 40-41). Ad ognuno Le antiche ville continuarono ad essere dei dei tre vici sopra citati corrispondeva un contiguo catalizzatori di insediamenti ancora nel pieno complesso funerario ipogeo, cioè le catacombe medioevo, come dimostrano i casi del monastero rispettivamente di ad Decimum, di S. Giacinto di Grottaferrata agli inizi del secolo XI e quello 16 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
più recente del castrum di Frascati (Valenti 2003, La formazione delle proprietà pp. 238-255; 326-331). Nella fitta rete di proprietà che caratterizzava il territorio romano-laziale, emergevano quelle aristocratiche ma soprattutto quelle imperiali, come l’Albanum nell’area centro meridionale dei Colli Albani ed il Labicanum identificabile nell’area tra San Cesareo e Zagarolo. La gran parte di queste proprietà nell’area romano-laziale finirono per essere progressivamente incamerate nel vasto patrimonio della Chiesa di Roma fin dal IV secolo (Marazzi 1998; Wickham 2013, pp. 80-85) sia per le ripetute donazioni, di cui quella costantiniana fu sicuramente la più evidente, sia grazie all’evolversi della situazione politico amministrativa nel periodo tra il VI ed VIII secolo. In questa fase la gerarchia ecclesiastica affiancò l’amministrazione imperiale bizantina nella gestione del territorio fino a controllarne di fatto alcune funzioni come quella che sovrintendeva all’aggiornamento del quadro catastale (Marazzi 2012). Con il definitivo distacco dell’autorità imperiale bizantina da Roma nel secolo VIII si aprì il campo al decisivo controllo sulla città con la gestione diretta delle funzioni pubbliche e dei Fig. 3 | Struttura absidata presente presso l’area del cimitero di relativi spazi dove si svolgevano. In questa fase Monte Porzio (da Mascherucci 1987, p. 160). la Chiesa di Roma, grazie all’operato dei vescovi locali, riuscì ad estendere tale forma di controllo diretto anche su quelle che un tempo erano state le città, che nel comparto settentrionale dell’area albana e nel labicano-prenestino si limitavano ai casi di Praeneste, Tusculum e più a nord Gabii. L’area urbana della prima, a differenza della seconda, ci ha restituito tracce evidenti di una continuità insediativa in epoca tardo antica ed Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 17
alto medievale, quando, almeno dal IX secolo, Le concessioni sopra ricordate consistevano è attestata nel centro dell’antica città la sede spesso, sia verso enti religiosi che verso i laici, episcopale. La diocesi di Praeneste faceva parte in blocchi di beni territorialmente unitari; così delle sette diocesi suburbicarie, come anche facendo si preservava il patrimonio dal rischio di Albano, Velletri, e quella Tuscolana, la quale un successivo smembramento o frazionamento. era inizialmente fissata a Labicum Quintanense, Tale situazione però agevolò il concessionario poi passata ad una sede prossima a Tusculum laico nel provare a creare su questi territori ottenuti (Beolchini 2006, pp. 23-24; 87-88) fino ad arrivare una solida base di potere. Infatti, le concessioni in a quella attuale di Frascati. Dunque, fin dall’origine l’enorme ricchezza fondiaria accumulata dalla Chiesa romana fu soprattutto utilizzata per sostenere le istituzioni religiose, cioè diocesi, monasteri e parrocchie rurali, che ottennero il possesso dei beni fondiari, ma non la proprietà che rimaneva comunque del Patrimonium Santae Romanae Ecclesiae. In età alto medioevale la Chiesa romana si trovò a non essere più soltanto il maggior possidente fondiario nell’area romano-laziale, ma vi dovette svolgere anche un ruolo di tipo amministrativo che permise di disporre anche di quei beni che formalmente non erano di stretta proprietà della Chiesa di Roma. Anche su questa premessa, a partire Fig. 4 | Carta con posizionamenti delle presenze riscontrate presso dal IX-X secolo il grande patrimonio fondiario Monte Castellaccio, con legenda interna. ecclesiastico venne concesso con maggiore frequenza anche ai soggetti laici, come gli regime di enfiteusi non solo avevano una durata esponenti della potente congrega politica maturata molto lunga ma vincolavano comunque chi li a Roma nel pieno X secolo, di cui facevano parte riceveva ad investire in proprio sui possedimenti le famiglie di tradizione urbana e gli esponenti dei ottenuti, potendo comunque disporre del singolo ceti abbienti formatisi nell’ambito regionale. Da bene con un ampio margine d’azione (Lenzi 2000, questa consorteria scaturì, tra l’altro, la famiglia pp. 48-58). de tuscolana, dalla quale poi si è originato il casato Queste condizioni portarono al primo dominio dei Colonna: protagonisti principali del processo territoriale dei ‘tuscolani’ con Gregorio I, che di formazione dell’assetto insediativo dei territori ottenne Tusculum ed il suo territorio molto albano-prenestini. probabilmente da una concessione in enfiteusi da 18 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
parte della Chiesa di Roma (Wickham 2013, pp. Civitas papalis (Petrini 1795, pp. 426-428). 74-75). La strategia di scegliere un antico centro All’acquisizione del controllo delle antiche città di urbano come base territoriale fu seguita anche dai tradizione romana come sede del potere signorile, primi esponenti della futura famiglia Colonna, fece seguito il consolidamento dello stesso nel indirizzati verso Praeneste. L’antica città, e tutto relativo ambito territoriale con la creazione di una il suo territorio, che si estendeva verso sud fino rete di castella e castra. alla via Labicana, vennero inizialmente concessi da papa Giovanni XIII nel 970 in enfiteusi alla senatrix Stefania (Toubert 1973, pp. 408, 1027- 1028). Successivamente questa concessione venne rivendicata già agli inizi del XII secolo da Pietro de Columpna, capostipite del casato omonimo, probabilmente come diritto acquisito per eredità. Però, quando Bonifacio VIII alla fine del XIII secolo acuì lo scontro con i Colonna, si accanì nel distruggere sia il castrum Columpna che Palestrina, rivendicandone per entrambi la diretta proprietà della Chiesa di Roma, e tentando anche una ricostruzione ex novo di Praeneste con il titolo di Fig. 6 | Panoramica di Rocca di Papa. Fig. 5 | Materiale ceramico rinvenuto presso Monte Castellaccio: brocche in ‘vetrina sparsa’. Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 19
Fig. 7 | Planimetria degli scavi nella località ‘Fortezza’ di Rocca di Papa, dove sono evidenziate le aree con murature pertinenti alle fasi precedenti il XIII secolo. Il fenomeno castrense abitativi accentrati, alcuni dei quali già fortificati nell’area albano-prenestina, in questa prima fase, nei quali la popolazione si alcuni esempi particolari doveva raccogliere ed identificare sotto il controllo e la difesa di una signoria, laica o religiosa che L’origine del fenomeno castrense rimanda ad un fosse. Questo fenomeno crescerà ancora di più intreccio di diverse motivazioni da lungo tempo a partire dal tardo XII secolo per trovare il suo dibattute (Toubert 1973, pp. 303-447). Fin dal X-XI compimento nel XIII secolo, o pienamente solo secolo anche l’area albano-prenestina si ricoprì di nella prima età moderna come sembra essere stato insediamenti volti a creare forzatamente dei nuclei il caso di Monte Porzio. 20 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
Monte Porzio, che si trovava all’interno della massa Porculis attestata già in epoca alto medievale (De Francesco 2004, p. 238). La condizione di villaggio apparentemente privo di una struttura di difesa, la ritroviamo ancora negli ultimi decenni del XVI secolo, quando l’erezione del primo impianto della chiesa di S. Gregorio portò alla rioccupazione stabile dell’area ed alla fondazione, o rifondazione, di un impianto castrense (Vodret Adamo 1990). Monte Porzio figura come castrum già dal privilegio di Onorio III per la basilica ostiense di S. Paolo del 1218 (Trifone 1908, p. 296) ma le sue fortune oscillarono notevolmente, dato che alla fine del secolo seguente era indicato come Fig. 8 | Pilastrino in marmo pertinente ad una recinzione liturgica, riutilizzato in una torre della ‘Fortezza’ di Rocca di Papa. inhabitatum (Tomassetti 1979, pp. 469-470). E’ probabile che il territorio di Monte Porzio facesse Qui, i recenti ritrovamenti effettuati presso la parte dei possedimenti della famiglia ‘tuscolana’ località di Castel Vecchio (Carboni 2014), in già nella prima parte del secolo XI, e quindi prossimità dell’attuale cimitero comunale, hanno che l’aggregato di villaggio sia stato promosso messo in luce un contesto di abitato inquadrabile, sulla base del materiale ceramico, almeno tra il IX/X ed il XII secolo. Questo villaggio si formò nell’areale dell’antica villa romana che occupava in origine il sito dell’attuale cittadina (Valenti 2003, p. 206), attorno ad un edificio con funzioni ecclesiastiche, visto in passato nella zona sottostante il cimitero (Mascherucci 1987, p. 160). Questo insediamento sparso si doveva estendere anche alle pendici dell’attuale cittadina, almeno fino all’area della chiesa di S. Antonino e la vicina ‘Casaccia’, cioè il grande sepolcro di epoca romana che reca tracce evidente di un riuso a scopo abitativo (Valenti 2003, pp. 202-205). Gli abitanti del villaggio dovevano essere occupati nella Fig. 9 | Particolare delle murature in opera quadrata di tufo lavorazione del fundus originario in cui ricadeva rinvenute nella ‘Fortezza’ di Rocca di Papa. Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 21
da questi, magari con la costruzione di edifici religiosi, come ad esempio la chiesa di S. Antonino. Questo edificio venne poi ceduto all’abbazia di Montecassino tra il 1058 ed il 1071 da Gregorio III de tuscolana nell’ottica del rafforzamento del legame con il potente cenobio laziale. La cessione venne ribadita nel 1078 da suo fratello (forse fratellastro?) Pietro de Columpna (Beolchini 2006, pp. 61, 81), per rimarcare l’acquisizione della Fig. 10 | Materiali in maiolica arcaica rinvenuti presso la “Fortezza” di Rocca di Papa: 1) ciotola carenata, prima metà XIV secolo; 2) sua parte di eredità del patrimonio fondiario di frammento di brocca a becco, XIV secolo). famiglia, che sarà la base per quello della famiglia Colonna. secolo XI era già definita come castrum. Colonna Infatti, dalla fine del secolo XI Pietro de Columpna e Zagarolo figurano invece come castra solo dalla cominciò a concentrare i suoi interessi verso l’area metà del secolo XIII (Petrini 1795, pp. 411-415), labicana e prenestina (Beolchini 2006, p. 87), come segno evidente che nel frattempo si era attuato dimostra anche la rivendicazione della proprietà il processo di formazione del centro fortificato, su Colonna e Zagarolo, che nella prima metà del ovviamente sotto la spinta dei Colonna. E’ assai secolo XII erano considerati come oppida iuris illius probabile che il territorio di Colonna sia passato (Lp II, p. 298) cioè di proprietà dello stesso Pietro. inizialmente in possesso dei ‘tuscolani’ alla metà Nella permuta stipulata nel 1151 (Lc I, pp. 382-383) del secolo XI, insieme allo spostamento della dai suoi figli Oddone e Carsidonio de Columpna, sede della diocesi labicana verso Tusculum, forse questi cedono al pontefice Eugenio III la metà in coincidenza con la reggenza dell’episcopato di Tusculum ed il Monte Porcili, ad esclusione di labicano da parte di Giovanni, attestato nel 1044, ciò che rientrava nei territori (terris) di Colonna e ed imparentato direttamente con papa Benedetto Zagarolo. Confermando quindi come quel ramo IX, cioè Teofilatto dei Conti di Tuscolo (Beolchini della famiglia ‘tuscolana’ fosse ormai indirizzato 2006, p. 77). Mentre Zagarolo venne acquisita verso altri territori. Colonna nel privilegio dai de Columpna già agli inizi del XII secolo come pontificio del 1081 per la basilica di S. Paolo è parte dell’intero territorio di Praeneste rivendicato ancora detta castellum, sinonimo del termine di da Pietro. tradizione classica oppidum (Isidoro, Etymologiae Tra i contesti territoriali posseduti dai ‘tuscolani’ XV, II, 13). Questo termine, nello stesso passaggio si segnala il caso del castrum Algidi da identificarsi del Liber Pontificalis sopra citato, venne usato anche con l’area di Monte Castellaccio (Mengarelli 2004), per Cave, malgrado quest’ultima alla metà del dove almeno nella prima metà del secolo XI la 22 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
casata vi aveva fondato un castrum, che Gregorio corpo globulare ed anse a nastro, ma anche le III nel 1064 definiva meo castro, posto a controllo brocche a beccuccio con rivestimento in vetrina della via Latina al passo dell’Algido. Il sito di sparsa e le anfore in ceramica fine depurata. Monte Castellaccio, trovandosi al margine nord- Questi materiali si inquadrano in un arco orientale del cratere albano, costituiva l’ideale cronologico che dal tardo X secolo arriva fino a contraltare rispetto alla posizione preminente tutto il secolo XII-inizi XIII (Mengarelli 2004, pp. di Tusculum sul versante opposto; la caduta del 181-182), e rivelano un significativo riscontro con dominio tuscolano infatti si portò dietro anche quanto rinvenuto nei contesti coevi a Tusculum le sorti del castrum Algidi che dagli inizi del XIII (Beolchini 2006, pp. 323-362), Monte Porzio secolo perse la sua importanza come caposaldo (Carboni 2014) ed anche a Roma (Ricci 2010). Le strategico. Il sito però mantenne nei secoli la raccolte di superficie susseguitesi negli anni, non sua posizione di confine, tanto che attualmente hanno ancora restituito materiali databili dal tardo costituisce l’estremo limite sud-ovest del Comune XIII secolo in poi, rafforzando la convinzione di Palestrina, nel punto dove convergono anche i che l’area del castrum abbia subito un brusco limiti comunali di Rocca Priora, Rocca di Papa ed spopolamento a partire da questo periodo. Artena. È probabile che quella di Monte Castellaccio- Il castrum venne edificato sulla maggiore delle Algidum possa essere annoverata tra le proprietà due colline che componevano in origine l’intero effettive dei ‘tuscolani’, dato anche che nel 1174 complesso. Tutta l’area ha rivelato una forte Rainone de Tuscolano cedeva a papa Alessandro III continuità insediativa, a partire da un villaggio di il castrum Algidi cum suo tenimento, cioè con tutto epoca tardo arcaica, poi inglobato nella proprietà il suo territorio fondiario, come pegno per un fondiaria della villa romana documentata sulla collina minore. In epoca post-antica si intravede l’esistenza di un primo agglomerato abitato distribuito lungo le pendici delle due cime, indiziato anche dalla presenza di una pieve di campagna, forse dedicata a S. Aurea, di cui rimane però solo la testimonianza dalle lastre decorative datate al IX secolo, in quanto anch’essa distrutta dagli scassi di cava del secolo scorso. I dati archeologici per il pieno medioevo, quindi Fig. 11 | Materiali rinvenuti presso la ‘Fortezza’ di Rocca di Papa: 1) in fase con il castrum, ci mostrano una presenza piatto in maiolica arcaica, prima metà del XV secolo; 2) frammento diffusa di ceramiche, come le olle da fuoco con di brocca in maiolica, seconda metà del XV secolo. Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 23
prestito oneroso (Lc I, pp. 405-406). si articolava attorno all’estrema sommità della Si può supporre che eventuali proprietà dirette di collina, ed era composto da una cisterna realizzata quel casato debbano essere ricercate in prossimità in opera mista, e da una serie di murature con di quelle località elencate dalle fonti come luogo blocchi in opera quadrata di tufo, forse cavati di riparo per gli ultimi fuggiaschi che lasciarono sul posto come dimostrerebbero i diversi tagli di Tusculum nel 1191 (Ilari 1965, pp. 13-17; Carocci, cava riscontrati su tutta la collina. È importante Vendittelli 2004, p. 27). In questa lista, a parte i sottolineare come alcune delle murature rinvenute grandi centri di Roma, Tivoli e Velletri, i contesti per questa fase denotano una certa similitudine citati si trovano quasi tutti lungo la Valle Latina, e con quelle documentate nei diversi contesti di età cioè Molara, Burgus (Ruggeri 2017), Rocca di Papa medievale a Tusculum (Beolchini 2006). e Rocca Priora, con l’unica eccezione costituita da E’ assai probabile che anche Rocca di Papa, San Cesareo. Quest’ultimo contesto è conosciuto come il vicino Monte Cavo, fosse in possesso dei come castrum appartenente ad Oddone Colonna ‘tuscolani’ fin dal tardo X - inizi XI secolo, anche già nella primissima parte del secolo XIII (Lc I, p. se lo fu sicuramente poi nel XII secolo (Tomassetti 11), quale risultato dell’ avvenuta rioccupazione 1979, pp. 480-481). Dagli inizi del XIII secolo, in piena età medievale dell’area un tempo sotto la signoria degli Annibaldi, comincia la facente parte del grande patrimonio imperiale progressiva espansione costruttiva della Rocca del Labicanum, nonché già sede della statio di ad che assunse poi tra il pieno XIV ed il XV secolo il Statuas (Corsi 2000, pp. 117-118). Nel caso di Rocca di Papa, le recenti ricerche archeologiche condotte nel sito della cd. ‘Fortezza’ (Mengarelli, Trigona, Nicosia 2017) hanno permesso di inquadrare meglio la storia medievale di questa cittadina. La prima occupazione in epoca post-antica dell’area di Rocca di Papa andrebbe riconosciuta nell’esistenza in epoca alto medievale di una pieve di campagna, ipotizzabile sulla base di un pilastrino in marmo con intreccio vimineo che faceva parte di una recinzione presbiteriale, poi reimpiegato nelle murature tardo medievali del Castello. Attorno a questa chiesa si dovette formare un primo nucleo abitativo che tra il X ed il XII Fig. 12 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375100 con l’area di secolo era protetto dalla Rocca installata nell’area Gallicano: Linea continua = circuito delle mura di epoca medievale; della ‘Fortezza’. L’originario complesso fortificato 1) Porta S. Salvatore; 2) Chiesa di S. Andrea; 3) Palazzo baronale. 24 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
suo massimo sviluppo planimetrico, solo in parte dovette portare al progressivo ridimensionamento recuperato dai recenti scavi archeologici. dell’abitato, già avvertito alla metà di quello stesso Dagli interri di formazione dei progressivi secolo come dimostra la legenda grafica usata nel ampliamenti provengono un gran numero di 1547 da Eufrosino della Volpaia, e che rimase, materiali, la cui qualità sembra confermare lo fino ad epoca recente, distribuito in modo sparso sviluppo del contesto insediativo. I confronti che si lungo le pendici della collina, come dimostrano possono cogliere per questo vasellame, soprattutto ad esempio le vedute ottocentesche realizzate da maiolica arcaica e maiolica cinquecentesca, Massimo d’Azeglio. rimandano direttamente ai contesti romani (Ricci 2010); dimostrando come in quel periodo Rocca di Papa fosse inserita nel circuito dei traffici commerciali incentrati su Roma, in modo più evidente rispetto a quanto riscontrato nei contesti coevi di Monte Porzio (Fogagnolo 2014), Monte Compatri (Pettinelli 2016) e Palestrina (Fiore Cavaliere 1991, p. 6). Dal XIV secolo si formò dunque un vero e proprio castello, chiuso da un poderoso recinto murario scandito da torri semicircolari che lo isolarono ancora di più dal resto dell’insediamento abitato. Quest’ultimo continuò però a svilupparsi lungo le pendici, ma non fu mai chiuso da recinti murari e raggiunse nel tardo medioevo una densità Fig. 13 | Carta con la distribuzione dei possedimenti di Grottaferrata (quadrato) e Montecassino (cerchio) nei Colli Albani. abitativa notevole, come dimostrano i registri per la tassa del sale della metà del secolo XIV (Tomassetti 1897, p. 357). Nei quali Rocca di Papa veniva tassata, come Marino, con quote molto alte, pari a quelle della civitas di Palestrina. In questa fase tardo medievale nell’abitato di Rocca di Papa era attestata la chiesa parrocchiale di S. Maria, conosciuta già dal XIII secolo in luogo dell’attuale (Tomassetti 1979, pp. 482, 501). Nel XVI secolo Rocca di Papa venne ripetutamente attaccata dalle truppe pontificie ed il castello posto sotto costante assedio. La conseguente instabilità Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 25
I monaci, la Vergine e I Colli Albani ed i Monti Prenestini videro infatti, la cristianizzazione del territorio almeno dal X secolo, un pullulare di edifici ecclesiastici e di fondi agricoli affidati ai monasteri Come ben noto, un fattore essenziale nella per sfruttarne le potenzialità economiche. Ad formazione del medioevo laziale fu anche la esempio, dai privilegi concessi dai pontefici diffusa presenza delle istituzioni monastiche, che all’abbazia di Subiaco negli ultimi decenni del nell’ambito della geografia ecclesiastica, furono X secolo (Rs, pp. 27-38), si registra la presenza chiamate fin da subito a concorrere anche alla quantitativamente notevole di beni che il cenobio gestione dei territori di pertinenza. tiburtino possedeva sia ai Colli Albani che nel Fig. 14 | Carta topografica con distribuzione dei centri principali in cui è attestato un culto a S. Maria. 26 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
territorio prenestino. Per inciso, il privilegio papale al dominio dell’abbazia tramite la cessione di ad un certo punto divenne lo strumento con cui si edifici sulla cui costruzione la loro famiglia si accertava l’esatto ammontare dei beni concessi ad era evidentemente impegnata economicamente, ogni singolo istituto, tenendone registrato l’intero contribuendo a formare il primo nucleo di patrimonio messo a disposizione. abitazioni. I termini usati in quei privilegi, cioè fundus, villa, Malgrado il momentaneo passaggio di Gallicano colonia e casale, distinguono le singole proprietà in gestione all’abazia romana di S. Paolo a cavallo fondiarie, che in ogni caso era abitate anche se in tra fine XI ed i decenni iniziali del XII (Trifone forme diverse (Lenzi 2004). A questi termini va 1908, p. 282), le tracce di una fase costruttiva aggiunto anche il vocabolo castellum, che nel pieno delle mura è però ascrivibile solo al XIII secolo medioevo identifica una partizione fondiaria (Esposito 1998, p. 293), in coincidenza con la prima caratterizzata dall’avere al suo interno un sito attestazione del castrum. Il territorio di Gallicano abitato posto in posizione territoriale preminente nel corso del XII secolo passò nella disposizione ma non necessariamente fortificato, come sarà poi della famiglia de Columpna, insieme all’intero il castrum. territorio di Palestrina, come abbiamo visto; i quali Tra i beni posseduti da Subiaco appare indicativo il ne fecero poi uno dei loro centri di potere. Come caso di Gallicano, il cui territorio era fondamentale dimostra, ad esempio, il testamento del 1290 in in antico, e poi anche nel primo medioevo, per il cui il cappellano papale Pietro Colonna dispose, passaggio dei grandi acquedotti originati nell’alta tra le altre cose, di stabilire la sua sepoltura nella valle dell’Aniene (Mari 2008, pp. 63-67). chiesa di S. Andrea, la parrocchiale di Gallicano Gallicano è attestato all’anno 1005 come castellum (Petrini 1795, p. 415). Gallicani (Rs, pp. 20-27), ma poco prima era Come abbiamo intravisto in precedenza, anche conosciuto come un fundus omonimo. Poco Montecassino fu protagonista di una breve dopo, nel 1010 vediamo che all’interno del seppur intensa stagione di gestione fondiaria sui castellum si era già formata una prima gerarchia Colli Albani, avviata in coincidenza con l’epoca sociale diversificata (Rs, pp. 239-241): i figli di un gloriosa dell’abate Desiderio nella seconda metà Benedetto conte cedono a Subiaco tre chiese, tra del secolo XI, in stretta e significativa contiguità cui quelle di S. Maria, che è detta iusta castellum topografica con i possedimenti della giovane Gallicani cioè vicina al castellum, ed era ceduta con abbazia di Grottaferrata (Mengarelli 2015). la procura di fondarvi un monastero, e quella di S. Non meno incisiva fu l’azione delle istituzioni Michele che invece era interna al castellum. Questi monastiche romane: come ad esempio quella del personaggi furono protagonisti di un momento monastero dei Ss. Andrea e Gregorio al Celio, essenziale nella formazione del centro abitato: che nell’area prenestina settentrionale portò alla nella loro ‘offerta’ a Subiaco si coglie l’intenzione formazione, almeno dal XIII secolo, dei castra di consolidare la posizione acquisita affiancandosi di S. Gregorio e di Casacorbule-Casape, anche Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 27
territoriale, avvalendosi degli esponenti della cultura monastica italo-greca da cui provenivano Nilo ed i suoi discepoli. Ai quali si riconosceva la capacità di coniugare un monachesimo a forte vocazione anacoretica, quindi capace di ‘penetrare’ a fondo quei territori poco antropizzati come erano i Colli Albani nel pieno medioevo, con una disposizione, anche del singolo monaco, ad agire in rapporto diretto con la popolazione. Anche la comunità criptoferratense fu protagonista fin dai primi secoli di un processo di crescita degli insediamenti, con la creazione di nuovi centri di popolamento (Ruggeri 2005; Carocci, Vendittelli 2004, pp. 60-66) ma anche con l’apporto alla Fig. 15 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375150 con l’area di Palestrina: Cerchio = aree con interventi costruttivi di epoca tardo gestione del territorio assegnatogli in possesso antica; 1) Cattedrale; 2) Palazzo Colonna poi Barberini; 3) Sommità fin dall’origine. Come fu per Subiaco con gli del Santuario della Fortuna Primigenia; 4) Chiesa di S. Stefano. acquedotti dell’Aniene, anche Grottaferrata quest’ultimo in origine conosciuto come fundus dovette svolgere un ruolo fondamentale nel dalla fine del secolo X (Bartola 2003, pp. 8-12). controllo delle diverse fonti idriche che si L’abbazia di S. Paolo dovette possedere diversi originavano nel territorio attorno al monastero, e contesti ai Colli Albani e nell’area prenestina già ampiamente sfruttate dall’ epoca romana. (Trifone 1908); mentre al monastero di S. Anastasio Come più volte osservato, il legame tra i alle Tre fontane, si deve la fondazione dei castra maggiorenti laici locali e le istituzioni monastiche di popolamento di Nemi e Genzano nel pieno XII (ma anche tra quelli e la gerarchia diocesana) secolo (Carocci, Vendittelli 2004, pp. 63-64). serviva ad entrambe le parti per consolidare L’incidenza della presenza monastica nella storia le rispettive posizioni, garantendo la stabilità di questi territori è ben chiara nelle vicende del che favoriva la possibilità di attuare maggiori monastero di S. Maria a Grottaferrata, fondato nel investimenti economici sui singoli contesti. Ma la 1004 nell’area concessa formalmente da Gregorio presenza delle istituzioni monastiche ebbe anche il I de tuscolana alla comunità monastica guidata da compito di sostenere la formazione di uno spirito s. Nilo da Rossano. Il complesso monastico, la cui identitario comunitario, già insito nella società chiesa fin dall’origine era dedicata alla Vergine, monastica, nell’ambito delle prime esperienze di nasce nella contingenza storica in cui la famiglia aggregazione sociale organizzata nel pieno alto dei Conti di Tuscolo, da poco insediatasi nel suo medioevo. feudo, decise di ribadire la posizione di dominio La presenza monastica svolse ovviamente 28 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
Fig. 16 | Planimetria di Marino: 1) Rocca Frangipane; 2) Santuario dell’Acquasanta; 3) Chiesa di S. Lucia; 4) Palazzo baronale Orsini-Colonna; 5) Chiesa di S. Giovanni. anche un ruolo fondamentale nel processo riconoscere come comunità. di cristianizzazione di questi territori, che in In questa direzione, un ruolo chiave venne svolto antico si sono caratterizzati da forme di culto dalla grande diffusione del culto mariano che fortemente radicate, come quello a Fortuna con il troviamo già perfezionato con il fiorire delle suo monumentale santuario prenestino e quello apparizioni miracolose delle immagini della verso Diana per la gran parte dell’area albana. La Vergine, attestate praticamente in tutti i centri persistenza di queste tradizioni cultuali antiche dell’area albano-prenestina che tra il tardo venne superata con un processo di crescita del medioevo e la prima età moderna avevano culto cristiano in chiave sincretica, presupposto raggiunto un certo grado di sviluppo. Il processo fondamentale per creare un nuovo elemento sacro storico legato a questi avvenimenti cela l’ovvia condiviso, sotto la cui protezione ci si poteva considerazione che al loro apparire le immagini Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 29
avevano già un passato consolidato nello stesso anche attraverso la sacralizzazione della viabilità contesto dove avveniva l’inventio miracolosa. minore e degli incroci viari con la collocazione di Sono quindi la prova dell’esistenza fin dal pieno edicole sacre contenenti le icone o le riproduzioni medioevo di una diffusa topografia mariana, a delle stesse ad affresco. Un fenomeno ereditato conferma dell’affermazione del culto mariano in direttamente dalla tradizione antica dei compita e tutta la cristianità occidentale già dal X-XI secolo tramandato, senza una vera e reale soluzione di (Cracco 2004). continuità, dalle più recenti e famose ‘Madonnelle’. Ad esempio, l’antico Santuario della Mentorella Un esempio in questo senso si coglie dal piccolo era già stato riconvertito al culto mariano quando santuario rupestre di origine antica, poi intitolato alla fine del X secolo passò sotto il controllo del alla Madonna dell’Acquasanta, di Marino, monastero romano dei Ss. Andrea e Gregorio al collocato in prossimità di un punto d’accesso Celio (Bartola 2003, pp. 8-12), alla cui comunità si al castrum. Al di sotto dell’affresco attualmente deve anche la costruzione della tradizione mito- visibile, di fattura moderna, si sono riconosciute storica sulle origini del santuario stesso. due precedenti stesure: una riconducibile ai secoli A Palestrina, dal documento redatto dai Colonna XIII-XIV ed un’altra ancora più antica databile ad per rivendicare i danni da questi subiti ad opera epoca alto medievale (Antonelli 1989). di Bonifacio VIII (Petrini 1795, p. 430), si riscontra Un caso ancora più probante è quello di Frascati: come nel XIII secolo la parte superiore dell’antico su un lato del campanile della chiesa di S. Maria in santuario della Fortuna fosse già occupata dalla Vivario (ora S. Rocco) costruito attorno al 1305, si residenza signorile, collocata in una posizione trova un affresco di fattura moderna che raffigura strategica notevole, anche a controllo del castrum la Vergine con il bambino, protetto da un edicola a di Castel San Pietro, la vera roccaforte di Palestrina. timpano, strutturalmente simile a quelle attestate Al tempo stesso il documento di cui sopra ci a Roma nel XIV secolo. Siamo quindi nell’ambito riferisce che nella stessa area esisteva un edificio dello stesso periodo in cui si datano sia l’icona di culto di forma circolare da lungo tempo votato della Madonna del Gonfalone di Frascati (Leone alla Vergine, identificabile nella rioccupazione 2012, pp. 108-109) che quella della Chiesa fisica in chiave cristiana dell’antico tempietto che dell’Assunta a Rocca di Papa. In tutti questi casi è coronava in alto l’emiciclo del complesso templare piuttosto evidente come si tratti della rivisitazione recuperandone quindi tutta l’enorme valenza del tradizionale soggetto della Odigítria, alla cui simbolica legata alla sua posizione dominante diffusione contribuì notevolmente la presenza e rispetto al paesaggio circostante. l’operato della comunità di Grottaferrata, tutt’ora Questi esempi dunque, insieme all’agire di grandemente votata a tale Icona (Leone 2012, pp. istituzioni come Grottaferrata, contribuirono alla 74-75). definizione di una topografia mariana diffusa, Il caso di Genazzano è indicativo, infine, di come concepita a protezione dei territori ed ottenuta la creazione del nuovo santuario della Madonna 30 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
del Buon Consiglio nella seconda metà del XV secolo costituì un momento di crescita ulteriore di una realtà insediativa già ben strutturata nei decenni precedenti, grazie anche al contributo dei monaci agostiniani in simbiosi con l’aristocrazia locale. Tuttavia in questo caso l’edificio originario, almeno alla metà del XIV secolo, era già dedicato alla Vergine vocata al Buon Consiglio (Ronzani 2017) e si posizionava, come la chiesa attuale, nel centro dell’insediamento medievale costituendo sicuramente l’originaria parrocchia del castrum. Fig. 17 | Cappella pensile presso il campanile di S. Maria in Vivario (ora S. Rocco) a Frascati. Le testimonianze materiali Le testimonianze materiali sull’origine degli insediamenti nell’alto e pieno medioevo appaiono ancora scarse, sia in merito alle strutture castrensi, sia per gli edifici religiosi. Di questi ultimi ne rimane talvolta solo la memoria storica accompagnata dalla sopravvivenza di una parte degli arredi scultorei, come abbiamo visto per Rocca di Papa e Monte Castellaccio. Tra questi rivestono un ruolo storicamente significativo le lastre marmoree decorate con nastri ad intreccio vimineo combinati in diverse soluzioni geometriche e spesso arricchiti da altre figurazioni floreali o zoomorfe, comunque databili tra il pieno VIII ed il IX secolo. Nel territorio albano-prenestino le testimonianze abbondano, come nel caso della ricca sequenza di attestazioni lungo il tracciato della via Latina, da Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte 31
committenza, cioè la Chiesa di Roma, nell’ambito del processo di popolamento dei suoi territori abbia voluto creare nuovi poli ecclesiastici, o rivalutare quelli già esistenti, attraverso la concessione di una serie di donativi di natura economica e fondiaria. I quali erano accompagnati anche dagli arredi scultorei liturgici da collocare nelle chiese, per conferire ai singoli edifici una veste materiale fortemente identificativa. Questo unico ed esteso intervento ecclesiastico distribuito in più decenni, era teso comunque a consolidare la posizione della Chiesa romana nei suoi patrimonia nell’area romano-laziale. Nel nostro caso si trattava del patrimonium Appiae che andava dalla via Latina fino a tutta la piana costiera, e del patrimonium Labicanum che invece andava dalla via Latina verso nord fino a comprendere tutto il territorio prenestino (Marazzi 1998, pp. 126-131). Nel quadro sopra delineato spicca l’assenza di frammenti di questo tipo dal contesto di Frascati, dove invece si concentrano diverse testimonianze Fig. 18 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375160 con l’area di storiche di donativi concessi dai pontefici del Genazzano: 1) Palazzo Colonna; 2) Chiesa di S. Nicola; 3) Chiesa di secolo IX alle chiese di S. Sebastiano, S. Maria e S. Giovanni; 4) Madonna del Buon Consiglio; 5) Chiesa di S. Paolo; 6) Chiesa di S. Croce. di S. Vincenzo, tutte posizionate in Frascata. In uno di questi casi citati, il toponimo Frascata è Grottaferrata passando per Rocca di Papa, Rocca indicato come loco (Lp II, p. 146), cioè una località Priora (Martorelli 1995), Monte Castellaccio generica, priva di una definizione giuridico - e fino al territorio di Montefortino-Artena. A fondiaria. La località è ancora citata come tale nel questi si aggiungono anche i frammenti attestati a documento del 1200 con cui il pontefice Innocenzo Passerano, Praeneste, S. Ilario ad bivium, ma anche III assegnava la chiesa di S. Maria in Frascata ai nei diversi contesti lungo il tracciato dell’Appia, canonici di S. Giovanni in Laterano (Ilari 1965, nel veliterno e nei Monti Lepini fino ai centri pp. 211-212). A questi ultimi si dovrebbe proprio storici del frusinate. ascrivere l’assetto attuale della chiesa di S. Maria, Questi arredi scultorei, ampiamente diffusi molto simile nell’insieme, ad esempio, alla basilica soprattutto a Roma, sono un indizio di come la romana di S. Giovanni a Porta Latina, retta negli 32 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
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