I taccuini del museum grand tour

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I taccuini del museum grand tour
I taccuini del museum grand tour

    Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli
    Romani e Prenestini nel medioevo.
    Uno sguardo tra storia, archeologia e storia dell’arte.
3   di Cristiano Mengarelli
I taccuini del museum grand tour
Formazione e crescita
     del sistema insediativo
dei Castelli Romani e Prenestini
           nel medioevo

          Uno sguardo tra storia,
       archeologia e storia dell’arte

            di Cristiano Mengarelli
I taccuini del museum grand tour
Collana:
I Taccuini del Museum Grand Tour,
volume III
Testi: Cristiano Mengarelli

In Copertina:

Edizioni Articolo Nove
di Articolo Nove Arte in Cammino srls
Palazzo Barberini
Via Barberini, 24
Palestrina - Roma
www.articolonove.com

ISBN: 9788894837155

Copyright 2019
Finito di stampare dicembre 2019
I taccuini del museum grand tour
I taccuini del museum grand tour
Museumgrandtour - Sistema Museale Territoriale Castelli Romani e Prenestini
XI Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini: Ente Capofila e gestore

Istituzioni Museali aderenti al Sistema:
Museo Civico di Villa Ferrajoli, Museo della Seconda Legione Partica - Albano Laziale, Museo Diocesano di Albano; Museo Civico
“Roger Lambrechts”- Artena; Museo Diffuso Castel San Pietro Romano; Museo Archeologico del Territorio Toleriense - Colleferro;
Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini - Frascati; Acquedotti Romani e Castello di
Passerano - Gallicano nel Lazio; Centro Internazionale d’Arte Contemporanea - Genazzano; Museo Nazionale dell’Abbazia di
Grottaferrata; Museo Civico di Lanuvio; Complesso Archeologico del Barco Borghese, Museo della Città, Museo Diffuso del Vino -
Monte Porzio Catone; Parco Archeologico del Tuscolo; Museo Archeologico delle Navi - Nemi; Museo Civico d’Arte - Olevano Romano;
Museo Archeologico Nazionale - Palestrina; Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra; Museo Geopaleontologico “Ardito Desio” -
Rocca di Cave, Museo Geofisico - Rocca di Papa, Polo Culturale “Monsignor Francesco Giacci” - Rocca Priora, Museo di Palazzo Doria
Pamphilj - Valmontone, Museo del Giocattolo - Zagarolo.

MiBACT Polo Museale del Lazio
Diocesi di Albano Laziale
Diocesi Suburbicaria di Palestrina
Fondazione per la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna

Comitato Scientifico:
Paola Arena Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Luca Attenni Museo Civico, Lanuvio; Valeria Beolchini EEHAR - CSIC -
Parco Archeologico di Tuscolo, Comunità Montana; Serena Borghesani Museo del Giocattolo, Zagarolo; Giovanna Cappelli Museo
Tuscolano - Scuderia Aldobrandini, Frascati; Maurizio Chirri Museo Geopaleontologico “Ardito Desio”, Rocca di Cave; Maria Teresa
Ciprari Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, Palestrina; Giuliana D’Addezio Museo Geofisico, Rocca di Papa; Monica Di
Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Roberta Iacono Museo Diffuso
di Castel San Pietro Romano; Roberto Libera Museo Diocesano, Albano Laziale; Angelo Luttazzi Museo Archeologico del territorio
Toleriense, Colleferro; Massimiliano Valenti Musei Civici, Albano Laziale - Museo Civico “Roger Lambrechts”, Artena;

Coordinamento del Comitato Scientifico
Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone;

Coordinamento Tecnico Amministrativo
Patrizia Di Fazio Responsabile del Progetto, Comunità Montana
Francesca Galli Segreteria tecnico organizzativa, Comunità Montana
I taccuini del museum grand tour
Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini interessa un’area geografica molto ampia e
diversificata, con la presenza di 27 servizi culturali tra musei e siti archeologici che fanno del Museumgrandtour
una delle più estese reti museali della Regione Lazio.
Si tratta di un territorio che esprime una propria identità fortemente radicata nella ricchezza diffusa di un
patrimonio culturale unico nel suo genere, caratterizzato da un paesaggio straordinario che ancora oggi offre
scorci di incontaminata bellezza. Con le loro collezioni di manufatti di estremo interesse allestite in edifici storici
prestigiosi, i musei raccontano la storia di un territorio attraverso un arco cronologico che prende avvio dalle
ere geologiche e percorre le tappe dell’evoluzione dell’uomo, in un affascinante viaggio attraverso il tempo. Le
diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica e scientifica) propongono al
visitatore un ampio ventaglio di offerte culturali e di servizi, con attività didattiche multidisciplinari, percorsi
guidati e strumenti tecnologici in grado di soddisfare un pubblico dalle molteplici esigenze.
La Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, ente capofila e gestore del Sistema Museale, fa
della sua lunga esperienza di lavoro in rete un proprio punto di forza poiché il network, ad oggi, rappresenta –
ed i risultati lo dimostrano - la modalità più efficace di promuovere il patrimonio culturale di un territorio.
E’per questo che saluto con grande piacere ed orgoglio la nuova iniziativa editoriale I taccuini del Museum Grand
Tour che, in questa prima fase, raccoglie e documenta le numerose iniziative realizzate dai Musei del Sistema
nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura.

                                                                                         Dott. Danilo Sordi
                                   Il Commissario XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini
I taccuini del museum grand tour
“Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura” è un progetto diffuso che ha visto protagoniste ben 14 sedi
museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini e che è stato realizzato nel corso dell’anno
2019 grazie ad un finanziamento della Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 26 - Avviso pubblico “La Cultura fa
Sistema”.
Da una riflessione collegiale su quale fosse un tema rilevante e comune denominatore del Sistema Museale
“Museumgrandtour”, il paesaggio è emerso come il trait d’union capace di esprimere in maniera trasversale un
territorio ampio ed eterogeneo, su cui insistono numerosi musei differenti per tipologia, allestimenti e contenuti.
Quindi il paesaggio si è posto sin da subito come un tema la cui interpretazione poteva essere mediata dallo
sguardo dell’uomo, sia esso letterato, artista, architetto, scienziato, collezionista.
Nelle varie sedi che hanno ospitato il progetto, la tematica del paesaggio è stata declinata secondo desinenze
e modalità di comunicazione di volta in volta adattate a contesti e strumenti eterogenei. La nuova collana I
taccuini del Museum Grand Tour si apre dunque con una serie di piccoli cataloghi che raccolgono e documentano
le molteplici iniziative realizzate sul territorio.
I musei scientifici di Rocca di Cave e di Rocca di Papa, attraverso plastici 3D, hanno raccontato la lunga storia
geologica ed evolutiva dell’area dei Castelli Romani e Monti Prenestini: dalle scogliere coralline e i dinosauri
del Cretacico Superiore, al Vulcano Laziale, attivo negli ultimi 700 mila anni, alle glaciazioni e alle modifiche
della linea di costa, fino ad arrivare al paesaggio attuale. Nel Museo Civico di Albano Laziale, il racconto
dell’evoluzione antropologica - e non solo - del paesaggio è stato affidato alla fotografia attraverso due esposizioni
di ampio respiro; nella Torre Medievale di Lanuvio è stata invece ospitata una mostra multimediale dedicata ai
grandi viaggiatori di scoperta dell’800 (Middleton, Dodwell e l’erudita Marianna Dionigi) che avevano come
meta quei siti archeologici dell’Italia Centrale fuori dalle tradizionali direttrici di viaggio e che rappresentavano
per gli studiosi di allora oggetto di grande interesse. Il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” ha
affrontato il tema del paesaggio in chiave storico-urbanistica, dedicando due convegni di studio, corredati
da mostre documentarie, riguardanti uno le origini medioevali dell’abitato di Artena, l’altro i contesti urbani
laziali della media Repubblica a confronto con l’abitato del Piano della Civita di Artena. La mostra Formazione
e crescita del sistema urbano dei castelli romani e prenestini tra la tarda antichità ed il pieno medioevo, tenutasi presso
le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha posto interrogativi interessanti: in che modo la Storia, l’Archeologia
e l’Arte tracciano i segni per la ricostruzione del sistema insediativo. Il Museo di Palazzo Doria Pamphilj di
Valmontone ha proposto del paesaggio una lettura in chiave contemporanea ospitando Microcosmo. Visioni
I taccuini del museum grand tour
contemporanee di paesaggio dal mondo, una mostra internazionale con opere di oltre 40 artisti che hanno dialogato
con le allegorie secentesche dei quattro continenti affrescate nelle volte. La Ferrovia-Museo della Stazione di
Colonna ha prodotto Un itineracconto nella campagna romana, volume e progetto di ricerca presentati insieme
ad un laboratorio di stampa artigianale: Un paesaggio in carta e inchiostro, realizzato per l’occasione in tiratura
limitata.
A Colleferro due giornate di rievocazione storica con personaggi in costume hanno ridato vita alla famosa
Battaglia di Sacriporto, con paesaggi, documenti, materiali e immagini. Il Museo Diocesano di Albano Laziale
ha raccontato invece le Trasformazioni e le rappresentazioni del paesaggio urbano attraverso conferenze, pannelli
illustrativi ed un video con riprese aeree da drone, che restituiscono l’insieme della città di Albano da un
punto di vista decisamente suggestivo. Il Museo Civico d’Arte di Olevano Romano, incentrato sulla pittura di
paesaggio europea del Lazio, ha celebrato i suoi trent’anni di istituzione con una conferenza tenutasi presso
il Museo Casa di Goethe in Roma e dedicata alle molteplici testimonianze pittoriche del paesaggio olevanese
attraverso due secoli di storia dell’arte. La straordinaria cornice di uno dei borghi più belli d’Italia, Castel San
Pietro Romano, attraverso il proprio Museo Diffuso, ha ospitato una mostra immersiva che ha accompagnato il
visitatore attraverso le trasformazioni del paesaggio urbano dall’Antichità ai nostri giorni. Il Museo Diocesano
Prenestino di Arte Sacra, infine, ha illustrato Il paesaggio prenestino, il territorio diocesano, gli insediamenti e la
spiritualità con una mostra documentaria tesa ad evidenziare l’evoluzione dell’identità diocesana nel territorio
prenestino a partire dalla testimonianza del martire Agapito.

                                                                                     Dott.ssa Monica Di Gregorio
                                                                             Coordinatrice del Comitato Scientifico
                                                                                             “Museumgrandtour”
I taccuini del museum grand tour
I taccuini del museum grand tour
Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo. Uno sguardo
tra storia, archeologia e storia dell’arte

Idea progettuale: Cristiano Mengarelli

Organizzazione: Cristiano Mengarelli, Museo Tuscolano – Scuderie Aldobrandini, con la collaborazione del
                Comune di Rocca di Papa

Comune di Frascati:
Roberto Mastrosanti, Sindaco
Emanuela Bruni,
Assessore alla Cultura
Rita Fabi
Dirigente III Settore
Giovanna Cappelli
Direttrice Museo Tuscolano
Scuderie Aldobrandini
Resp. Servizio Cultura, Museo, Turismo
Emanuela Cicerchia
Roberta Bonamore
Ufficio Cultura

Si ringrazia:
Dott.ssa Simona Carosi - Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma,
                           la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale;
Sig.ra Rosita Millevolte - Comune di Rocca di Papa;
Dott.ssa Giovanna Falcone - Direttore Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata;
Sig. Francesco Caciotti - Rocca di Papa;
Dott. Adriano Ruggeri - Rocca Priora;

Eventi realizzati nell’ambito del progetto “Visioni di paesaggi, tra arte, scienza e letteratura” del
Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini, finanziato dalla Regione Lazio con
la L.R. 23 ottobre n. 26/2009 – Avviso pubblico finalizzato allo sviluppo dei sistemi di servizi culturali e la
compartecipazione di Museumgrandtour – Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini.
Il Comune di Frascati ha accolto favorevolmente la proposta della direttrice delle Scuderie Aldobrandini di
affidare allo studioso Cristiano Mengarelli l’approfondimento relativo alla formazione e crescita del sistema
insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo. L’iniziativa che ha avuto luogo presso il Museo
Tuscolano, nell’ambito della mostra sistemica diffusa Visioni di paesaggio, ha rappresentato, pur nella sua
dimensione espositiva limitata, una tappa importante per la valorizzazione del territorio di riferimento del
Museumgrandtour. La pubblicazione che ne è seguita è un segno tangibile dell’impegno da parte dei comuni
aderenti al Sistema di accrescere la conoscenza del paesaggio in tutte le sue declinazioni e la tematica affrontata
da Cristiano Mengarelli, con particolare riferimento all’epoca medievale, pur nella sua complessità, viene
spiegata con chiarezza ed ampia documentazione a corredo. E’ auspicabile dunque che nel corso del tempo si
prosegua su questa linea per ampliare la conoscenza dei nostri territori e per capire il presente sulla base di cosa
ci ha preservato il passato.

                                                                                       Dott. Roberto Mastrosanti
                                                                                               Sindaco di Frascati

                                                                                         Dott.ssa Emanuela Bruni
                                                                                           Assessore alla Cultura
Lo studio di Cristiano Mengarelli si inserisce a pieno titolo nell’ambito della programmazione culturale del
Sistema Museale Museum Grand Tour e del Comune di Frascati. Esso, accanto agli studi sistematici condotti
dalla Scuola Spagnola di Storia e Archeologia a Tuscolo, rappresenta un passaggio imprescindibile per meglio
comprendere le dinamiche che hanno interessato l’antropizzazione dei territori dei Colli Albani e Prenestini.
L’esposizione densa e fluida allo stesso tempo riesce quasi a creare agli occhi del lettore una sorta di time lapse.
Un excursus così sintetico ma chiaro su un territorio vasto come quello dei Colli Albani e Prenestini, non era mai
stato affrontato in precedenza o solo in parte, per aree più piccole e definite. Naturalmente la problematica è
vastissima, ma, a mio avviso, raramente si osserva una rappresentazione sinottica e lucida così come affrontata
da Mengarelli. Dalla complessità dell’argomento all’esposizione dirimente. E’ auspicabile pertanto che studi
di questo tipo proseguano attraverso il sostegno imprescindibile delle istituzioni e la collaborazione aperta del
Sistema agli apporti esterni in grado di fornire elaborati di livello e che vadano a ricostruire il tessuto complesso
del territorio di riferimento.

                                                                                    Dott.ssa Giovanna Cappelli
                                                             Direttrice Museo Tuscolano - Scuderie Aldobrandini
Introduzione                                          di collegamenti viari di formazione naturale
                                                                               che in epoca romana, fin dal IV-III sec. a.C.,
I territori dei Colli Albani e dei Monti Prenestini                            venne codificato in questi territori nei tracciati
costituiscono parte della fascia geografica                                    delle vie Prenestina, Labicana, Latina ed Appia.
sub appenninica laziale, caratterizzata da una                                 L’esistenza di una rete viaria così ben strutturata
morfologia che seppur complessa, è risultata                                   segnò il successo dell’espansione romana.
ottimale per la formazione degli insediamenti                                  Dalla piena età repubblicana (secc. III-II a.C.)
storici. I quali si inserirono in un articolato sistema                        la formazione dei nuovi paesaggi antropizzati

Fig. 1 | Carta topografica generale con i singoli contesti citati nel testo.

                                          Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                    15
attuata dalle élites aristocratiche romane segnò
     pesantemente il tessuto territoriale, trasformando
     le campagne attorno alle città in un susseguirsi
     continuo ed eterogeneo di proprietà fondiarie,
     incentrate soprattutto sull’insediamento a villa.
     La saturazione degli spazi territoriali arrivò ad
     un punto tale che fin dalla tarda età repubblicana
     i grandi possedimenti aristocratici finirono per
     inglobare al loro interno anche l’areale di quei
     villaggi di lunga tradizione pre-romana, citati da
     Plinio (Naturalis Historia III, 68-69) o da Dionigi
     di Alicarnasso (Antiquitates romanae 5, 61), che
     divennero talvolta dei fondi agricoli come nel
                                                                  Fig. 2 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375130 con l’area di
     caso di Labicum riferito da Strabone (V, 3, 2). Il           Monte Porzio.
     sistema insediativo incentrato sulle ville ebbe
     un forte ridimensionamento a partire dal III-IV              al XV miglio (Fiocchi Nicolai 2006) e S. Ilario ad
     secolo d.C.; seguito però da una parziale ripresa            bivium (Fiocchi Nicolai 1988-89).
     occupazionale delle singole unità nei secoli V-VII,          Gli areali e le singole strutture di alcune ville
     seppur caratterizzata da un utilizzo limitato degli          continuarono però ad essere sfruttati in epoca alto
     spazi con frequenti attestazioni ad uso produttivo.          medievale per evidenti motivi pratici: ad esempio
     In piena età imperiale si assiste anche alla crescita        come punto di riferimento topografico all’interno
     occupazionale dei villaggi attestati soprattutto in          della singola proprietà ma anche per la presenza
     rapporto ai principali punti di snodo viario. Si             degli impianti idrici, soprattutto le grandi cisterne,
     possono citare i casi del vicus presso ad Decimum al         ancora disponibili ovvero riattivabili con i dovuti
     X miglio della via Latina, o quelli di ad Quintanas          accorgimenti, come potrebbe essere il caso di
     ai piedi di Colonna e ad Bivium alla confluenza tra          Gallicano con il vicino contesto della villa delle
     le vie Latina e Labicana (De Francesco 2014). Gli            Colonnelle (Mari 2008, p. 47).
     ultimi due si originarono a partire dalla presenza           A Marino invece, le chiese di S. Giovanni e di
     di una precedente statio cioè un luogo di sosta              S. Lucia, entrambe probabilmente già esistenti
     lungo le grandi arterie viarie, dove stazionavano            in epoca alto medievale, vennero realizzate
     anche contingenti militari con funzioni di                   sfruttando cisterne di epoca romana.
     controllo (Corsi 2000, pp. 29-30; 40-41). Ad ognuno          Le antiche ville continuarono ad essere dei
     dei tre vici sopra citati corrispondeva un contiguo          catalizzatori di insediamenti ancora nel pieno
     complesso funerario ipogeo, cioè le catacombe                medioevo, come dimostrano i casi del monastero
     rispettivamente di ad Decimum, di S. Giacinto                di Grottaferrata agli inizi del secolo XI e quello

16             Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
più recente del castrum di Frascati (Valenti 2003,                              La formazione delle proprietà
pp. 238-255; 326-331).
                                                                       Nella fitta rete di proprietà che caratterizzava il
                                                                       territorio romano-laziale, emergevano quelle
                                                                       aristocratiche ma soprattutto quelle imperiali,
                                                                       come l’Albanum nell’area centro meridionale
                                                                       dei Colli Albani ed il Labicanum identificabile
                                                                       nell’area tra San Cesareo e Zagarolo. La gran
                                                                       parte di queste proprietà nell’area romano-laziale
                                                                       finirono per essere progressivamente incamerate
                                                                       nel vasto patrimonio della Chiesa di Roma fin
                                                                       dal IV secolo (Marazzi 1998; Wickham 2013, pp.
                                                                       80-85) sia per le ripetute donazioni, di cui quella
                                                                       costantiniana fu sicuramente la più evidente,
                                                                       sia grazie all’evolversi della situazione politico
                                                                       amministrativa nel periodo tra il VI ed VIII secolo.
                                                                       In questa fase la gerarchia ecclesiastica affiancò
                                                                       l’amministrazione imperiale bizantina nella
                                                                       gestione del territorio fino a controllarne di fatto
                                                                       alcune funzioni come quella che sovrintendeva
                                                                       all’aggiornamento del quadro catastale (Marazzi
                                                                       2012). Con il definitivo distacco dell’autorità
                                                                       imperiale bizantina da Roma nel secolo VIII si
                                                                       aprì il campo al decisivo controllo sulla città con
                                                                       la gestione diretta delle funzioni pubbliche e dei
Fig. 3 | Struttura absidata presente presso l’area del cimitero di     relativi spazi dove si svolgevano. In questa fase
Monte Porzio (da Mascherucci 1987, p. 160).
                                                                       la Chiesa di Roma, grazie all’operato dei vescovi
                                                                       locali, riuscì ad estendere tale forma di controllo
                                                                       diretto anche su quelle che un tempo erano state
                                                                       le città, che nel comparto settentrionale dell’area
                                                                       albana e nel labicano-prenestino si limitavano ai
                                                                       casi di Praeneste, Tusculum e più a nord Gabii.
                                                                       L’area urbana della prima, a differenza della
                                                                       seconda, ci ha restituito tracce evidenti di una
                                                                       continuità insediativa in epoca tardo antica ed

                                      Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                 17
alto medievale, quando, almeno dal IX secolo,                 Le concessioni sopra ricordate consistevano
     è attestata nel centro dell’antica città la sede              spesso, sia verso enti religiosi che verso i laici,
     episcopale. La diocesi di Praeneste faceva parte              in blocchi di beni territorialmente unitari; così
     delle sette diocesi suburbicarie, come anche                  facendo si preservava il patrimonio dal rischio di
     Albano, Velletri, e quella Tuscolana, la quale                un successivo smembramento o frazionamento.
     era inizialmente fissata a Labicum Quintanense,               Tale situazione però agevolò il concessionario
     poi passata ad una sede prossima a Tusculum                   laico nel provare a creare su questi territori ottenuti
     (Beolchini 2006, pp. 23-24; 87-88) fino ad arrivare           una solida base di potere. Infatti, le concessioni in
     a quella attuale di Frascati.
     Dunque, fin dall’origine l’enorme ricchezza
     fondiaria accumulata dalla Chiesa romana fu
     soprattutto utilizzata per sostenere le istituzioni
     religiose, cioè diocesi, monasteri e parrocchie
     rurali, che ottennero il possesso dei beni fondiari,
     ma non la proprietà che rimaneva comunque del
     Patrimonium Santae Romanae Ecclesiae. In età alto
     medioevale la Chiesa romana si trovò a non essere
     più soltanto il maggior possidente fondiario
     nell’area romano-laziale, ma vi dovette svolgere
     anche un ruolo di tipo amministrativo che permise
     di disporre anche di quei beni che formalmente
     non erano di stretta proprietà della Chiesa di
     Roma. Anche su questa premessa, a partire                     Fig. 4 | Carta con posizionamenti delle presenze riscontrate presso
     dal IX-X secolo il grande patrimonio fondiario                Monte Castellaccio, con legenda interna.
     ecclesiastico venne concesso con maggiore
     frequenza anche ai soggetti laici, come gli                   regime di enfiteusi non solo avevano una durata
     esponenti della potente congrega politica maturata            molto lunga ma vincolavano comunque chi li
     a Roma nel pieno X secolo, di cui facevano parte              riceveva ad investire in proprio sui possedimenti
     le famiglie di tradizione urbana e gli esponenti dei          ottenuti, potendo comunque disporre del singolo
     ceti abbienti formatisi nell’ambito regionale. Da             bene con un ampio margine d’azione (Lenzi 2000,
     questa consorteria scaturì, tra l’altro, la famiglia          pp. 48-58).
     de tuscolana, dalla quale poi si è originato il casato        Queste condizioni portarono al primo dominio
     dei Colonna: protagonisti principali del processo             territoriale dei ‘tuscolani’ con Gregorio I, che
     di formazione dell’assetto insediativo dei territori          ottenne Tusculum ed il suo territorio molto
     albano-prenestini.                                            probabilmente da una concessione in enfiteusi da

18              Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
parte della Chiesa di Roma (Wickham 2013, pp.                         Civitas papalis (Petrini 1795, pp. 426-428).
74-75). La strategia di scegliere un antico centro                    All’acquisizione del controllo delle antiche città di
urbano come base territoriale fu seguita anche dai                    tradizione romana come sede del potere signorile,
primi esponenti della futura famiglia Colonna,                        fece seguito il consolidamento dello stesso nel
indirizzati verso Praeneste. L’antica città, e tutto                  relativo ambito territoriale con la creazione di una
il suo territorio, che si estendeva verso sud fino                    rete di castella e castra.
alla via Labicana, vennero inizialmente concessi
da papa Giovanni XIII nel 970 in enfiteusi alla
senatrix Stefania (Toubert 1973, pp. 408, 1027-
1028). Successivamente questa concessione venne
rivendicata già agli inizi del XII secolo da Pietro
de Columpna, capostipite del casato omonimo,
probabilmente come diritto acquisito per eredità.
Però, quando Bonifacio VIII alla fine del XIII
secolo acuì lo scontro con i Colonna, si accanì nel
distruggere sia il castrum Columpna che Palestrina,
rivendicandone per entrambi la diretta proprietà
della Chiesa di Roma, e tentando anche una
ricostruzione ex novo di Praeneste con il titolo di

                                                                      Fig. 6 | Panoramica di Rocca di Papa.

Fig. 5 | Materiale ceramico rinvenuto presso Monte Castellaccio:
brocche in ‘vetrina sparsa’.

                                     Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                  19
Fig. 7 | Planimetria degli scavi nella località ‘Fortezza’ di Rocca di Papa, dove sono evidenziate le aree con murature pertinenti alle fasi precedenti il
     XIII secolo.

                    Il fenomeno castrense                                                 abitativi accentrati, alcuni dei quali già fortificati
                 nell’area albano-prenestina,                                             in questa prima fase, nei quali la popolazione si
                  alcuni esempi particolari                                               doveva raccogliere ed identificare sotto il controllo
                                                                                          e la difesa di una signoria, laica o religiosa che
     L’origine del fenomeno castrense rimanda ad un                                       fosse. Questo fenomeno crescerà ancora di più
     intreccio di diverse motivazioni da lungo tempo                                      a partire dal tardo XII secolo per trovare il suo
     dibattute (Toubert 1973, pp. 303-447). Fin dal X-XI                                  compimento nel XIII secolo, o pienamente solo
     secolo anche l’area albano-prenestina si ricoprì di                                  nella prima età moderna come sembra essere stato
     insediamenti volti a creare forzatamente dei nuclei                                  il caso di Monte Porzio.

20                 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
Monte Porzio, che si trovava all’interno della
                                                                        massa Porculis attestata già in epoca alto medievale
                                                                        (De Francesco 2004, p. 238). La condizione di
                                                                        villaggio apparentemente privo di una struttura
                                                                        di difesa, la ritroviamo ancora negli ultimi decenni
                                                                        del XVI secolo, quando l’erezione del primo
                                                                        impianto della chiesa di S. Gregorio portò alla
                                                                        rioccupazione stabile dell’area ed alla fondazione,
                                                                        o rifondazione, di un impianto castrense (Vodret
                                                                        Adamo 1990). Monte Porzio figura come castrum
                                                                        già dal privilegio di Onorio III per la basilica
                                                                        ostiense di S. Paolo del 1218 (Trifone 1908, p. 296)
                                                                        ma le sue fortune oscillarono notevolmente, dato
                                                                        che alla fine del secolo seguente era indicato come
Fig. 8 | Pilastrino in marmo pertinente ad una recinzione liturgica,
riutilizzato in una torre della ‘Fortezza’ di Rocca di Papa.            inhabitatum (Tomassetti 1979, pp. 469-470).
                                                                        E’ probabile che il territorio di Monte Porzio facesse
Qui, i recenti ritrovamenti effettuati presso la                        parte dei possedimenti della famiglia ‘tuscolana’
località di Castel Vecchio (Carboni 2014), in                           già nella prima parte del secolo XI, e quindi
prossimità dell’attuale cimitero comunale, hanno                        che l’aggregato di villaggio sia stato promosso
messo in luce un contesto di abitato inquadrabile,
sulla base del materiale ceramico, almeno tra
il IX/X ed il XII secolo. Questo villaggio si
formò nell’areale dell’antica villa romana che
occupava in origine il sito dell’attuale cittadina
(Valenti 2003, p. 206), attorno ad un edificio con
funzioni ecclesiastiche, visto in passato nella zona
sottostante il cimitero (Mascherucci 1987, p. 160).
Questo insediamento sparso si doveva estendere
anche alle pendici dell’attuale cittadina, almeno
fino all’area della chiesa di S. Antonino e la vicina
‘Casaccia’, cioè il grande sepolcro di epoca romana
che reca tracce evidente di un riuso a scopo
abitativo (Valenti 2003, pp. 202-205). Gli abitanti
del villaggio dovevano essere occupati nella                            Fig. 9 | Particolare delle murature in opera quadrata di tufo
lavorazione del fundus originario in cui ricadeva                       rinvenute nella ‘Fortezza’ di Rocca di Papa.

                                       Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                          21
da questi, magari con la costruzione di edifici
     religiosi, come ad esempio la chiesa di S. Antonino.
     Questo edificio venne poi ceduto all’abbazia di
     Montecassino tra il 1058 ed il 1071 da Gregorio
     III de tuscolana nell’ottica del rafforzamento del
     legame con il potente cenobio laziale. La cessione
     venne ribadita nel 1078 da suo fratello (forse
     fratellastro?) Pietro de Columpna (Beolchini 2006,
     pp. 61, 81), per rimarcare l’acquisizione della               Fig. 10 | Materiali in maiolica arcaica rinvenuti presso la “Fortezza”
                                                                   di Rocca di Papa: 1) ciotola carenata, prima metà XIV secolo; 2)
     sua parte di eredità del patrimonio fondiario di              frammento di brocca a becco, XIV secolo).
     famiglia, che sarà la base per quello della famiglia
     Colonna.                                                      secolo XI era già definita come castrum. Colonna
     Infatti, dalla fine del secolo XI Pietro de Columpna          e Zagarolo figurano invece come castra solo dalla
     cominciò a concentrare i suoi interessi verso l’area          metà del secolo XIII (Petrini 1795, pp. 411-415),
     labicana e prenestina (Beolchini 2006, p. 87), come           segno evidente che nel frattempo si era attuato
     dimostra anche la rivendicazione della proprietà              il processo di formazione del centro fortificato,
     su Colonna e Zagarolo, che nella prima metà del               ovviamente sotto la spinta dei Colonna. E’ assai
     secolo XII erano considerati come oppida iuris illius         probabile che il territorio di Colonna sia passato
     (Lp II, p. 298) cioè di proprietà dello stesso Pietro.        inizialmente in possesso dei ‘tuscolani’ alla metà
     Nella permuta stipulata nel 1151 (Lc I, pp. 382-383)          del secolo XI, insieme allo spostamento della
     dai suoi figli Oddone e Carsidonio de Columpna,               sede della diocesi labicana verso Tusculum, forse
     questi cedono al pontefice Eugenio III la metà                in coincidenza con la reggenza dell’episcopato
     di Tusculum ed il Monte Porcili, ad esclusione di             labicano da parte di Giovanni, attestato nel 1044,
     ciò che rientrava nei territori (terris) di Colonna e         ed imparentato direttamente con papa Benedetto
     Zagarolo. Confermando quindi come quel ramo                   IX, cioè Teofilatto dei Conti di Tuscolo (Beolchini
     della famiglia ‘tuscolana’ fosse ormai indirizzato            2006, p. 77). Mentre Zagarolo venne acquisita
     verso altri territori. Colonna nel privilegio                 dai de Columpna già agli inizi del XII secolo come
     pontificio del 1081 per la basilica di S. Paolo è             parte dell’intero territorio di Praeneste rivendicato
     ancora detta castellum, sinonimo del termine di               da Pietro.
     tradizione classica oppidum (Isidoro, Etymologiae             Tra i contesti territoriali posseduti dai ‘tuscolani’
     XV, II, 13). Questo termine, nello stesso passaggio           si segnala il caso del castrum Algidi da identificarsi
     del Liber Pontificalis sopra citato, venne usato anche        con l’area di Monte Castellaccio (Mengarelli 2004),
     per Cave, malgrado quest’ultima alla metà del                 dove almeno nella prima metà del secolo XI la

22              Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
casata vi aveva fondato un castrum, che Gregorio               corpo globulare ed anse a nastro, ma anche le
III nel 1064 definiva meo castro, posto a controllo            brocche a beccuccio con rivestimento in vetrina
della via Latina al passo dell’Algido. Il sito di              sparsa e le anfore in ceramica fine depurata.
Monte Castellaccio, trovandosi al margine nord-                Questi materiali si inquadrano in un arco
orientale del cratere albano, costituiva l’ideale              cronologico che dal tardo X secolo arriva fino a
contraltare rispetto alla posizione preminente                 tutto il secolo XII-inizi XIII (Mengarelli 2004, pp.
di Tusculum sul versante opposto; la caduta del                181-182), e rivelano un significativo riscontro con
dominio tuscolano infatti si portò dietro anche                quanto rinvenuto nei contesti coevi a Tusculum
le sorti del castrum Algidi che dagli inizi del XIII           (Beolchini 2006, pp. 323-362), Monte Porzio
secolo perse la sua importanza come caposaldo                  (Carboni 2014) ed anche a Roma (Ricci 2010). Le
strategico. Il sito però mantenne nei secoli la                raccolte di superficie susseguitesi negli anni, non
sua posizione di confine, tanto che attualmente                hanno ancora restituito materiali databili dal tardo
costituisce l’estremo limite sud-ovest del Comune              XIII secolo in poi, rafforzando la convinzione
di Palestrina, nel punto dove convergono anche i               che l’area del castrum abbia subito un brusco
limiti comunali di Rocca Priora, Rocca di Papa ed              spopolamento a partire da questo periodo.
Artena.                                                        È probabile che quella di Monte Castellaccio-
Il castrum venne edificato sulla maggiore delle                Algidum possa essere annoverata tra le proprietà
due colline che componevano in origine l’intero                effettive dei ‘tuscolani’, dato anche che nel 1174
complesso. Tutta l’area ha rivelato una forte                  Rainone de Tuscolano cedeva a papa Alessandro III
continuità insediativa, a partire da un villaggio di           il castrum Algidi cum suo tenimento, cioè con tutto
epoca tardo arcaica, poi inglobato nella proprietà             il suo territorio fondiario, come pegno per un
fondiaria della villa romana documentata sulla
collina minore. In epoca post-antica si intravede
l’esistenza di un primo agglomerato abitato
distribuito lungo le pendici delle due cime,
indiziato anche dalla presenza di una pieve di
campagna, forse dedicata a S. Aurea, di cui rimane
però solo la testimonianza dalle lastre decorative
datate al IX secolo, in quanto anch’essa distrutta
dagli scassi di cava del secolo scorso.
I dati archeologici per il pieno medioevo, quindi
                                                               Fig. 11 | Materiali rinvenuti presso la ‘Fortezza’ di Rocca di Papa: 1)
in fase con il castrum, ci mostrano una presenza
                                                               piatto in maiolica arcaica, prima metà del XV secolo; 2) frammento
diffusa di ceramiche, come le olle da fuoco con                di brocca in maiolica, seconda metà del XV secolo.

                              Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                                    23
prestito oneroso (Lc I, pp. 405-406).                         si articolava attorno all’estrema sommità della
     Si può supporre che eventuali proprietà dirette di            collina, ed era composto da una cisterna realizzata
     quel casato debbano essere ricercate in prossimità            in opera mista, e da una serie di murature con
     di quelle località elencate dalle fonti come luogo            blocchi in opera quadrata di tufo, forse cavati
     di riparo per gli ultimi fuggiaschi che lasciarono            sul posto come dimostrerebbero i diversi tagli di
     Tusculum nel 1191 (Ilari 1965, pp. 13-17; Carocci,            cava riscontrati su tutta la collina. È importante
     Vendittelli 2004, p. 27). In questa lista, a parte i          sottolineare come alcune delle murature rinvenute
     grandi centri di Roma, Tivoli e Velletri, i contesti          per questa fase denotano una certa similitudine
     citati si trovano quasi tutti lungo la Valle Latina, e        con quelle documentate nei diversi contesti di età
     cioè Molara, Burgus (Ruggeri 2017), Rocca di Papa             medievale a Tusculum (Beolchini 2006).
     e Rocca Priora, con l’unica eccezione costituita da           E’ assai probabile che anche Rocca di Papa,
     San Cesareo. Quest’ultimo contesto è conosciuto               come il vicino Monte Cavo, fosse in possesso dei
     come castrum appartenente ad Oddone Colonna                   ‘tuscolani’ fin dal tardo X - inizi XI secolo, anche
     già nella primissima parte del secolo XIII (Lc I, p.          se lo fu sicuramente poi nel XII secolo (Tomassetti
     11), quale risultato dell’ avvenuta rioccupazione             1979, pp. 480-481). Dagli inizi del XIII secolo,
     in piena età medievale dell’area un tempo                     sotto la signoria degli Annibaldi, comincia la
     facente parte del grande patrimonio imperiale                 progressiva espansione costruttiva della Rocca
     del Labicanum, nonché già sede della statio di ad             che assunse poi tra il pieno XIV ed il XV secolo il
     Statuas (Corsi 2000, pp. 117-118).
     Nel caso di Rocca di Papa, le recenti ricerche
     archeologiche condotte nel sito della cd.
     ‘Fortezza’ (Mengarelli, Trigona, Nicosia 2017)
     hanno permesso di inquadrare meglio la storia
     medievale di questa cittadina.
     La prima occupazione in epoca post-antica
     dell’area di Rocca di Papa andrebbe riconosciuta
     nell’esistenza in epoca alto medievale di una
     pieve di campagna, ipotizzabile sulla base di un
     pilastrino in marmo con intreccio vimineo che
     faceva parte di una recinzione presbiteriale, poi
     reimpiegato nelle murature tardo medievali del
     Castello. Attorno a questa chiesa si dovette formare
     un primo nucleo abitativo che tra il X ed il XII
                                                                   Fig. 12 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375100 con l’area di
     secolo era protetto dalla Rocca installata nell’area          Gallicano: Linea continua = circuito delle mura di epoca medievale;
     della ‘Fortezza’. L’originario complesso fortificato          1) Porta S. Salvatore; 2) Chiesa di S. Andrea; 3) Palazzo baronale.

24              Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
suo massimo sviluppo planimetrico, solo in parte                dovette portare al progressivo ridimensionamento
recuperato dai recenti scavi archeologici.                      dell’abitato, già avvertito alla metà di quello stesso
Dagli interri di formazione dei progressivi                     secolo come dimostra la legenda grafica usata nel
ampliamenti provengono un gran numero di                        1547 da Eufrosino della Volpaia, e che rimase,
materiali, la cui qualità sembra confermare lo                  fino ad epoca recente, distribuito in modo sparso
sviluppo del contesto insediativo. I confronti che si           lungo le pendici della collina, come dimostrano
possono cogliere per questo vasellame, soprattutto              ad esempio le vedute ottocentesche realizzate da
maiolica arcaica e maiolica cinquecentesca,                     Massimo d’Azeglio.
rimandano direttamente ai contesti romani (Ricci
2010); dimostrando come in quel periodo Rocca
di Papa fosse inserita nel circuito dei traffici
commerciali incentrati su Roma, in modo più
evidente rispetto a quanto riscontrato nei contesti
coevi di Monte Porzio (Fogagnolo 2014), Monte
Compatri (Pettinelli 2016) e Palestrina (Fiore
Cavaliere 1991, p. 6).
Dal XIV secolo si formò dunque un vero e proprio
castello, chiuso da un poderoso recinto murario
scandito da torri semicircolari che lo isolarono
ancora di più dal resto dell’insediamento abitato.
Quest’ultimo continuò però a svilupparsi lungo le
pendici, ma non fu mai chiuso da recinti murari
e raggiunse nel tardo medioevo una densità                      Fig. 13 | Carta con la distribuzione dei possedimenti di Grottaferrata
                                                                (quadrato) e Montecassino (cerchio) nei Colli Albani.
abitativa notevole, come dimostrano i registri
per la tassa del sale della metà del secolo XIV
(Tomassetti 1897, p. 357). Nei quali Rocca di Papa
veniva tassata, come Marino, con quote molto alte,
pari a quelle della civitas di Palestrina. In questa
fase tardo medievale nell’abitato di Rocca di Papa
era attestata la chiesa parrocchiale di S. Maria,
conosciuta già dal XIII secolo in luogo dell’attuale
(Tomassetti 1979, pp. 482, 501).
Nel XVI secolo Rocca di Papa venne ripetutamente
attaccata dalle truppe pontificie ed il castello posto
sotto costante assedio. La conseguente instabilità

                               Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                                   25
I monaci, la Vergine e                                                I Colli Albani ed i Monti Prenestini videro infatti,
              la cristianizzazione del territorio                                          almeno dal X secolo, un pullulare di edifici
                                                                                           ecclesiastici e di fondi agricoli affidati ai monasteri
     Come ben noto, un fattore essenziale nella                                            per sfruttarne le potenzialità economiche. Ad
     formazione del medioevo laziale fu anche la                                           esempio, dai privilegi concessi dai pontefici
     diffusa presenza delle istituzioni monastiche, che                                    all’abbazia di Subiaco negli ultimi decenni del
     nell’ambito della geografia ecclesiastica, furono                                     X secolo (Rs, pp. 27-38), si registra la presenza
     chiamate fin da subito a concorrere anche alla                                        quantitativamente notevole di beni che il cenobio
     gestione dei territori di pertinenza.                                                 tiburtino possedeva sia ai Colli Albani che nel

     Fig. 14 | Carta topografica con distribuzione dei centri principali in cui è attestato un culto a S. Maria.

26                 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
territorio prenestino. Per inciso, il privilegio papale          al dominio dell’abbazia tramite la cessione di
ad un certo punto divenne lo strumento con cui si                edifici sulla cui costruzione la loro famiglia si
accertava l’esatto ammontare dei beni concessi ad                era evidentemente impegnata economicamente,
ogni singolo istituto, tenendone registrato l’intero             contribuendo a formare il primo nucleo di
patrimonio messo a disposizione.                                 abitazioni.
I termini usati in quei privilegi, cioè fundus, villa,           Malgrado il momentaneo passaggio di Gallicano
colonia e casale, distinguono le singole proprietà               in gestione all’abazia romana di S. Paolo a cavallo
fondiarie, che in ogni caso era abitate anche se in              tra fine XI ed i decenni iniziali del XII (Trifone
forme diverse (Lenzi 2004). A questi termini va                  1908, p. 282), le tracce di una fase costruttiva
aggiunto anche il vocabolo castellum, che nel pieno              delle mura è però ascrivibile solo al XIII secolo
medioevo identifica una partizione fondiaria                     (Esposito 1998, p. 293), in coincidenza con la prima
caratterizzata dall’avere al suo interno un sito                 attestazione del castrum. Il territorio di Gallicano
abitato posto in posizione territoriale preminente               nel corso del XII secolo passò nella disposizione
ma non necessariamente fortificato, come sarà poi                della famiglia de Columpna, insieme all’intero
il castrum.                                                      territorio di Palestrina, come abbiamo visto; i quali
Tra i beni posseduti da Subiaco appare indicativo il             ne fecero poi uno dei loro centri di potere. Come
caso di Gallicano, il cui territorio era fondamentale            dimostra, ad esempio, il testamento del 1290 in
in antico, e poi anche nel primo medioevo, per il                cui il cappellano papale Pietro Colonna dispose,
passaggio dei grandi acquedotti originati nell’alta              tra le altre cose, di stabilire la sua sepoltura nella
valle dell’Aniene (Mari 2008, pp. 63-67).                        chiesa di S. Andrea, la parrocchiale di Gallicano
Gallicano è attestato all’anno 1005 come castellum               (Petrini 1795, p. 415).
Gallicani (Rs, pp. 20-27), ma poco prima era                     Come abbiamo intravisto in precedenza, anche
conosciuto come un fundus omonimo. Poco                          Montecassino fu protagonista di una breve
dopo, nel 1010 vediamo che all’interno del                       seppur intensa stagione di gestione fondiaria sui
castellum si era già formata una prima gerarchia                 Colli Albani, avviata in coincidenza con l’epoca
sociale diversificata (Rs, pp. 239-241): i figli di un           gloriosa dell’abate Desiderio nella seconda metà
Benedetto conte cedono a Subiaco tre chiese, tra                 del secolo XI, in stretta e significativa contiguità
cui quelle di S. Maria, che è detta iusta castellum              topografica con i possedimenti della giovane
Gallicani cioè vicina al castellum, ed era ceduta con            abbazia di Grottaferrata (Mengarelli 2015).
la procura di fondarvi un monastero, e quella di S.              Non meno incisiva fu l’azione delle istituzioni
Michele che invece era interna al castellum. Questi              monastiche romane: come ad esempio quella del
personaggi furono protagonisti di un momento                     monastero dei Ss. Andrea e Gregorio al Celio,
essenziale nella formazione del centro abitato:                  che nell’area prenestina settentrionale portò alla
nella loro ‘offerta’ a Subiaco si coglie l’intenzione            formazione, almeno dal XIII secolo, dei castra
di consolidare la posizione acquisita affiancandosi              di S. Gregorio e di Casacorbule-Casape, anche

                                Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                   27
territoriale, avvalendosi degli esponenti della
                                                                             cultura monastica italo-greca da cui provenivano
                                                                             Nilo ed i suoi discepoli. Ai quali si riconosceva
                                                                             la capacità di coniugare un monachesimo a
                                                                             forte vocazione anacoretica, quindi capace di
                                                                             ‘penetrare’ a fondo quei territori poco antropizzati
                                                                             come erano i Colli Albani nel pieno medioevo,
                                                                             con una disposizione, anche del singolo monaco,
                                                                             ad agire in rapporto diretto con la popolazione.
                                                                             Anche la comunità criptoferratense fu protagonista
                                                                             fin dai primi secoli di un processo di crescita degli
                                                                             insediamenti, con la creazione di nuovi centri di
                                                                             popolamento (Ruggeri 2005; Carocci, Vendittelli
                                                                             2004, pp. 60-66) ma anche con l’apporto alla
     Fig. 15 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375150 con l’area di
     Palestrina: Cerchio = aree con interventi costruttivi di epoca tardo    gestione del territorio assegnatogli in possesso
     antica; 1) Cattedrale; 2) Palazzo Colonna poi Barberini; 3) Sommità     fin dall’origine. Come fu per Subiaco con gli
     del Santuario della Fortuna Primigenia; 4) Chiesa di S. Stefano.
                                                                             acquedotti dell’Aniene, anche Grottaferrata
     quest’ultimo in origine conosciuto come fundus                          dovette svolgere un ruolo fondamentale nel
     dalla fine del secolo X (Bartola 2003, pp. 8-12).                       controllo delle diverse fonti idriche che si
     L’abbazia di S. Paolo dovette possedere diversi                         originavano nel territorio attorno al monastero, e
     contesti ai Colli Albani e nell’area prenestina                         già ampiamente sfruttate dall’ epoca romana.
     (Trifone 1908); mentre al monastero di S. Anastasio                     Come più volte osservato, il legame tra i
     alle Tre fontane, si deve la fondazione dei castra                      maggiorenti laici locali e le istituzioni monastiche
     di popolamento di Nemi e Genzano nel pieno XII                          (ma anche tra quelli e la gerarchia diocesana)
     secolo (Carocci, Vendittelli 2004, pp. 63-64).                          serviva ad entrambe le parti per consolidare
     L’incidenza della presenza monastica nella storia                       le rispettive posizioni, garantendo la stabilità
     di questi territori è ben chiara nelle vicende del                      che favoriva la possibilità di attuare maggiori
     monastero di S. Maria a Grottaferrata, fondato nel                      investimenti economici sui singoli contesti. Ma la
     1004 nell’area concessa formalmente da Gregorio                         presenza delle istituzioni monastiche ebbe anche il
     I de tuscolana alla comunità monastica guidata da                       compito di sostenere la formazione di uno spirito
     s. Nilo da Rossano. Il complesso monastico, la cui                      identitario comunitario, già insito nella società
     chiesa fin dall’origine era dedicata alla Vergine,                      monastica, nell’ambito delle prime esperienze di
     nasce nella contingenza storica in cui la famiglia                      aggregazione sociale organizzata nel pieno alto
     dei Conti di Tuscolo, da poco insediatasi nel suo                       medioevo.
     feudo, decise di ribadire la posizione di dominio                       La presenza monastica svolse ovviamente

28                 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
Fig. 16 | Planimetria di Marino: 1) Rocca Frangipane; 2) Santuario dell’Acquasanta; 3) Chiesa di S. Lucia; 4) Palazzo baronale Orsini-Colonna; 5) Chiesa
di S. Giovanni.

anche un ruolo fondamentale nel processo                                            riconoscere come comunità.
di cristianizzazione di questi territori, che in                                    In questa direzione, un ruolo chiave venne svolto
antico si sono caratterizzati da forme di culto                                     dalla grande diffusione del culto mariano che
fortemente radicate, come quello a Fortuna con il                                   troviamo già perfezionato con il fiorire delle
suo monumentale santuario prenestino e quello                                       apparizioni miracolose delle immagini della
verso Diana per la gran parte dell’area albana. La                                  Vergine, attestate praticamente in tutti i centri
persistenza di queste tradizioni cultuali antiche                                   dell’area albano-prenestina che tra il tardo
venne superata con un processo di crescita del                                      medioevo e la prima età moderna avevano
culto cristiano in chiave sincretica, presupposto                                   raggiunto un certo grado di sviluppo. Il processo
fondamentale per creare un nuovo elemento sacro                                     storico legato a questi avvenimenti cela l’ovvia
condiviso, sotto la cui protezione ci si poteva                                     considerazione che al loro apparire le immagini

                                       Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                                             29
avevano già un passato consolidato nello stesso               anche attraverso la sacralizzazione della viabilità
     contesto dove avveniva l’inventio miracolosa.                 minore e degli incroci viari con la collocazione di
     Sono quindi la prova dell’esistenza fin dal pieno             edicole sacre contenenti le icone o le riproduzioni
     medioevo di una diffusa topografia mariana, a                 delle stesse ad affresco. Un fenomeno ereditato
     conferma dell’affermazione del culto mariano in               direttamente dalla tradizione antica dei compita e
     tutta la cristianità occidentale già dal X-XI secolo          tramandato, senza una vera e reale soluzione di
     (Cracco 2004).                                                continuità, dalle più recenti e famose ‘Madonnelle’.
     Ad esempio, l’antico Santuario della Mentorella               Un esempio in questo senso si coglie dal piccolo
     era già stato riconvertito al culto mariano quando            santuario rupestre di origine antica, poi intitolato
     alla fine del X secolo passò sotto il controllo del           alla Madonna dell’Acquasanta, di Marino,
     monastero romano dei Ss. Andrea e Gregorio al                 collocato in prossimità di un punto d’accesso
     Celio (Bartola 2003, pp. 8-12), alla cui comunità si          al castrum. Al di sotto dell’affresco attualmente
     deve anche la costruzione della tradizione mito-              visibile, di fattura moderna, si sono riconosciute
     storica sulle origini del santuario stesso.                   due precedenti stesure: una riconducibile ai secoli
     A Palestrina, dal documento redatto dai Colonna               XIII-XIV ed un’altra ancora più antica databile ad
     per rivendicare i danni da questi subiti ad opera             epoca alto medievale (Antonelli 1989).
     di Bonifacio VIII (Petrini 1795, p. 430), si riscontra        Un caso ancora più probante è quello di Frascati:
     come nel XIII secolo la parte superiore dell’antico           su un lato del campanile della chiesa di S. Maria in
     santuario della Fortuna fosse già occupata dalla              Vivario (ora S. Rocco) costruito attorno al 1305, si
     residenza signorile, collocata in una posizione               trova un affresco di fattura moderna che raffigura
     strategica notevole, anche a controllo del castrum            la Vergine con il bambino, protetto da un edicola a
     di Castel San Pietro, la vera roccaforte di Palestrina.       timpano, strutturalmente simile a quelle attestate
     Al tempo stesso il documento di cui sopra ci                  a Roma nel XIV secolo. Siamo quindi nell’ambito
     riferisce che nella stessa area esisteva un edificio          dello stesso periodo in cui si datano sia l’icona
     di culto di forma circolare da lungo tempo votato             della Madonna del Gonfalone di Frascati (Leone
     alla Vergine, identificabile nella rioccupazione              2012, pp. 108-109) che quella della Chiesa
     fisica in chiave cristiana dell’antico tempietto che          dell’Assunta a Rocca di Papa. In tutti questi casi è
     coronava in alto l’emiciclo del complesso templare            piuttosto evidente come si tratti della rivisitazione
     recuperandone quindi tutta l’enorme valenza                   del tradizionale soggetto della Odigítria, alla cui
     simbolica legata alla sua posizione dominante                 diffusione contribuì notevolmente la presenza e
     rispetto al paesaggio circostante.                            l’operato della comunità di Grottaferrata, tutt’ora
     Questi esempi dunque, insieme all’agire di                    grandemente votata a tale Icona (Leone 2012, pp.
     istituzioni come Grottaferrata, contribuirono alla            74-75).
     definizione di una topografia mariana diffusa,                Il caso di Genazzano è indicativo, infine, di come
     concepita a protezione dei territori ed ottenuta              la creazione del nuovo santuario della Madonna

30              Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
del Buon Consiglio nella seconda metà del XV
secolo costituì un momento di crescita ulteriore
di una realtà insediativa già ben strutturata nei
decenni precedenti, grazie anche al contributo dei
monaci agostiniani in simbiosi con l’aristocrazia
locale. Tuttavia in questo caso l’edificio originario,
almeno alla metà del XIV secolo, era già dedicato
alla Vergine vocata al Buon Consiglio (Ronzani
2017) e si posizionava, come la chiesa attuale, nel
centro dell’insediamento medievale costituendo
sicuramente l’originaria parrocchia del castrum.

                                                                Fig. 17 | Cappella pensile presso il campanile di S. Maria in Vivario
                                                                (ora S. Rocco) a Frascati.

                                                                             Le testimonianze materiali

                                                                Le testimonianze materiali sull’origine degli
                                                                insediamenti nell’alto e pieno medioevo appaiono
                                                                ancora scarse, sia in merito alle strutture castrensi,
                                                                sia per gli edifici religiosi.
                                                                Di questi ultimi ne rimane talvolta solo la memoria
                                                                storica accompagnata dalla sopravvivenza di
                                                                una parte degli arredi scultorei, come abbiamo
                                                                visto per Rocca di Papa e Monte Castellaccio.
                                                                Tra questi rivestono un ruolo storicamente
                                                                significativo le lastre marmoree decorate con
                                                                nastri ad intreccio vimineo combinati in diverse
                                                                soluzioni geometriche e spesso arricchiti da
                                                                altre figurazioni floreali o zoomorfe, comunque
                                                                databili tra il pieno VIII ed il IX secolo. Nel
                                                                territorio albano-prenestino le testimonianze
                                                                abbondano, come nel caso della ricca sequenza di
                                                                attestazioni lungo il tracciato della via Latina, da

                               Uno sguardo tra Storia, archeologia e storia dell’ arte                                                  31
committenza, cioè la Chiesa di Roma, nell’ambito
                                                                             del processo di popolamento dei suoi territori abbia
                                                                             voluto creare nuovi poli ecclesiastici, o rivalutare
                                                                             quelli già esistenti, attraverso la concessione
                                                                             di una serie di donativi di natura economica e
                                                                             fondiaria. I quali erano accompagnati anche dagli
                                                                             arredi scultorei liturgici da collocare nelle chiese,
                                                                             per conferire ai singoli edifici una veste materiale
                                                                             fortemente identificativa. Questo unico ed esteso
                                                                             intervento ecclesiastico distribuito in più decenni,
                                                                             era teso comunque a consolidare la posizione
                                                                             della Chiesa romana nei suoi patrimonia nell’area
                                                                             romano-laziale. Nel nostro caso si trattava del
                                                                             patrimonium Appiae che andava dalla via Latina
                                                                             fino a tutta la piana costiera, e del patrimonium
                                                                             Labicanum che invece andava dalla via Latina
                                                                             verso nord fino a comprendere tutto il territorio
                                                                             prenestino (Marazzi 1998, pp. 126-131).
                                                                             Nel quadro sopra delineato spicca l’assenza di
                                                                             frammenti di questo tipo dal contesto di Frascati,
                                                                             dove invece si concentrano diverse testimonianze
     Fig. 18 | Stralcio della Carta Tecnica Regionale 375160 con l’area di
                                                                             storiche di donativi concessi dai pontefici del
     Genazzano: 1) Palazzo Colonna; 2) Chiesa di S. Nicola; 3) Chiesa di     secolo IX alle chiese di S. Sebastiano, S. Maria e
     S. Giovanni; 4) Madonna del Buon Consiglio; 5) Chiesa di S. Paolo;
     6) Chiesa di S. Croce.
                                                                             di S. Vincenzo, tutte posizionate in Frascata. In
                                                                             uno di questi casi citati, il toponimo Frascata è
     Grottaferrata passando per Rocca di Papa, Rocca                         indicato come loco (Lp II, p. 146), cioè una località
     Priora (Martorelli 1995), Monte Castellaccio                            generica, priva di una definizione giuridico -
     e fino al territorio di Montefortino-Artena. A                          fondiaria. La località è ancora citata come tale nel
     questi si aggiungono anche i frammenti attestati a                      documento del 1200 con cui il pontefice Innocenzo
     Passerano, Praeneste, S. Ilario ad bivium, ma anche                     III assegnava la chiesa di S. Maria in Frascata ai
     nei diversi contesti lungo il tracciato dell’Appia,                     canonici di S. Giovanni in Laterano (Ilari 1965,
     nel veliterno e nei Monti Lepini fino ai centri                         pp. 211-212). A questi ultimi si dovrebbe proprio
     storici del frusinate.                                                  ascrivere l’assetto attuale della chiesa di S. Maria,
     Questi arredi scultorei, ampiamente diffusi                             molto simile nell’insieme, ad esempio, alla basilica
     soprattutto a Roma, sono un indizio di come la                          romana di S. Giovanni a Porta Latina, retta negli

32                 Formazione e crescita del sistema insediativo dei Castelli Romani e Prenestini nel medioevo
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