I PROBLEMI DEL DECENTRAMENTO

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I PROBLEMI DEL DECENTRAMENTO
Sintesi da e lettura suggerita: Pisauro G. (2001), “Intergovernmental Relations and
Fiscal Discipline: Between Commons and Soft Budget Constraints”, Rivista di Diritto
Finanziario e Scienza delle Finanze, LX, 511-544.

                 1. Il problema del COMMON POOL

             2. Il problema del MORAL HAZARD e del
                     SOFT BUDGET CONSTRAINT

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IL PROBLEMA DEL COMMON POOL:
          DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE

 è l’incentivo a spendere in eccesso quando una ampia
parte del finanziamento degli enti locali deriva dal governo
centrale (impiego di risorse centrali per finalità locali);

 la possibilità di ricorrere a fonti centrali riduce il costo
opportunità della spesa a livello locale rispetto al caso in
cui questa spesa debba essere finanziata a livello locale;

 questo incentivo è esacerbato dalla presenza di un
ampio squilibrio verticale (differenza tra entrate proprie
dell’ente locale e necessità di spesa);

 come rimediare? Il finanziamento della spesa locale
dovrebbe avvenire a valere solo su risorse tributarie locali;

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IL PROBLEMA DEL COMMON POOL:
          DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE

 Ma: le imposte che possiedono desiderabili caratteristiche
non sono molte (principi di assegnazione delle imposte);

 l’impiego di non-benefit taxes da parte degli enti locali è
seriamente limitato.

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IL PROBLEMA DEL COMMON POOL:
         DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE

 Tuttavia: si assuma un set di enti locali che siano
fiscalmente indipendenti (solo risorse proprie);

 in questo caso, il problema del common pool sarebbe
risolto. Nessun ente locale potrebbe far conto su risorse
centrali per il finanziamento delle proprie spese.

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LA SOLUZIONE AL COMMON POOL
          NON IMPEDISCE IL MORAL HAZARD

 Ma Keen (1998): la mera presenza di un governo
sovraordinato (il governo centrale) apre la possibilità che gli
enti locali possano essere oggetto di bail out;

 il governo centrale, quindi, riveste una funzione
assicurativa che può influenzare le decisioni di bilancio
dell’ente locale, se l’ipotesi di bail out dovesse essere
credibile;

 quindi, le relazioni tra livelli di governo sono esposte ad
un problema di moral hazard, di comportamento sleale da
parte degli enti locali.

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MORAL HAZARD E SOFT BUDGET CONSTRAINT

 La soluzione al common pool, quindi, non implica il rispetto
di una disciplina fiscale da parte degli enti locali;

 anche nel caso in cui gli enti locali siano autosufficienti dal
lato delle entrate, potrebbero avere accesso a risorse
nazionali se percepiscono un “soft budget constraint”;

 cioè “if there is an implicit guarantee that the central
government will come to a rescue a subnational government
that faces financial difficulties, there is always a chance that
the latter will behave in such a way to elicit that intervention”
(Pisauro, 2001; 520).

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MORAL HAZARD E SOFT BUDGET CONSTRAINT

 il SBC ha quindi lo stesso effetto del common pool. Per
l’ente locale, si riduce il costo percepito della spesa pubblica,
in ragione della possibilità di accesso a fonti nazionali;

 si pone quindi il problema se esista la possibilità di un
impegno credibile da parte del governo centrale a non dar
luogo a bail out in un contesto di federalismo fiscale (New
York nel 1975);

 in realtà, la possibilità di evitare qualsiasi forma di bail out
è piuttosto remota, soprattutto se gli enti locali sono grandi e
forniscono servizi rilevanti per la popolazione (esternalità
negative del fallimento). Allora come fare?

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MORAL HAZARD E SOFT BUDGET CONSTRAINT

 Pisauro (2001) suggerisce un sistema di controlli e incentivi
che tendano a rendere il vincolo di bilancio più rigido;

 dal lato delle spese: sarebbe necessario evitare il
coinvolgimento del governo centrale nelle decisioni allocative
dei governi locali. Questi ultimi possono percepire una
responsabilità centrale e quindi immaginare interventi a
ripiano di comportamenti opportunistici;

 dal lato delle spese: evitare che il governo centrale
interferisca in modo eccessivamente dettagliato sui modi di
produzione dei servizi e sulla composizione della spesa;

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MORAL HAZARD E SOFT BUDGET CONSTRAINT

 dal lato delle entrate: le risorse locali devono essere
sufficienti a coprire le necessità di spesa. Ma se non ci sono
abbastanza imposte locali, si pone il problema di come
erogare i trasferimenti;

 dal lato delle entrate: le entrate proprie degli enti locali
(tributi) devono essere sufficientemente manovrabili;

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RIMEDI?

 UN MODELLO DI WILDASIN (1997) SUGGERISCE CHE
UNA VIA PER RENDERE IL BAIL OUT MENO ATTRAENTE SIA
QUELLA DI EROGARE AGLI ENTI LOCALI UN TRASFERIMENTO
MATCHING AL DI SOPRA DEL LIVELLO EFFICIENTE;

 Questa tecnica spinge verso una espansione della spesa
pubblica al di sopra del livello ottimale, quindi verso un
equilibrio non efficiente;

 MA ANCHE IL BAIL OUT RAPPRESENTA UN EQUILIBRIO
NON EFFICIENTE;

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RIMEDI?

 TRA LE DUE SOLUZIONI, QUELLA CON TRASFERIMENTI
“ECCESSIVAMENTE GENEROSI” PUO’ ESSERE PREFERIBILE;

 LO SCOPO DI UN TRASFERIMENTO “ECCESSIVO” E’ QUELLO
DI RENDERE IL BAIL OUT MENO ATTRAENTE E QUINDI EVITARE
I COSTI CONNESSI A QUELLA PROCEDURA;

 Pisauro (2001, 528): “A bailout is precisely a backdoor to the
common pool of tax resources. If it is not possible to keep the
backdoor locked, the central government by allowing some
access to the front door (financing part of local expenditure
through grants) can better control the deployment of the pool
and avoid the more disruptive access through the back door”.

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RIMEDI?

 questo problema è particolarmente sentito nel caso di vincoli
centrali sulla spesa (ad esempio, i livelli essenziali per la
sanità in Italia);

 la presenza di vincoli centrali riduce la possibilità di
responsabilizzare gli amministratori locali. C’è quindi carenza di
autonomia nella gestione della spesa, per cui gli enti locali
possono percepire che la responsabilità sia da imputare al
governo centrale;

 in questo caso, si riapre la possibilità del bail out (casi in Italia
e Germania).

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ALTRI PROBLEMI DEL FEDERALISMO FISCALE

        Lettura consigliata: Tanzi (2000), On Fiscal Federalism:
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        Issues to Worry About

 molte funzioni svolte dai governi locali potrebbero essere
trasferite con successo al settore privato;

 paesi più decentrati possono aver bisogno di maggiore
regolazione (centrale e locale), soprattutto se la regolazione
locale costituisce l’unico mezzo di intervento in mancanza della
possibilità di applicare imposte;

 le istituzioni locali sono spesso meno sviluppate di quelle
centrali. Paesi più decentrati sono quindi potenzialmente più
soggetti alla corruzione;

 l’assegnazione delle competenze di spesa agli enti locali si
configura come un “contratto incompleto”, di cui non è
possibile prevedere tutti gli esiti. Questo genera frizioni tra livelli
di governo coinvolti nella fornitura del servizio.

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ALTRI PROBLEMI DEL FEDERALISMO FISCALE

       Lettura consigliata: Tanzi (2000), On Fiscal Federalism:
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       Issues to Worry About

 la dispersione del potere di tassazione e l’impiego delle stesse
imposte da parte di più livelli di governo rende più difficile
procedere a riforme fiscali;

 il decentramento rende più difficile il coordinamento della
politica macroeconomica. Diversi livelli di governo si possono
muovere in direzioni opposte;

 in assenza di dati precisi sull’attività degli enti locali, si può
ridurre la trasparenza dell’intero processo di bilancio;

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ALTRI PROBLEMI DEL FEDERALISMO FISCALE

       Lettura consigliata: Tanzi (2000), On Fiscal Federalism:
                                                    Federalism:
       Issues to Worry About

 il decentramento può generare costi addizionali in termini di
pubblico impiego e in ragione della minore possibilità di sfruttare
economie di scala;

 il decentramento può esacerbare le disparità regionali. È
anche di più difficile attuazione in presenza di ampi divari, dato
che la sua sostenibilità richiederebbe, in linea di principio,
consistenti trasferimenti perequativi.

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