23 Eurolavoro - Le imprese e il lavoro nell'Ovest Milano: scelte, strategie e comportamenti - Afol Ovest Milano
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I quaderni di Eurolavoro 23 Le imprese e il lavoro nell’Ovest Milano: scelte, strategie e comportamenti Osservatorio Socio Economico Ottobre 2017
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Indice 1 PREMESSA ................................................................................................................................ 5 2 QUANTE SONO E CHI SONO STATE LE REALTÀ CHE HANNO INTERAGITO CON IL MERCATO DEL LAVORO LOCALE? .................................................................. 9 2.1 IL PROFILO DELLE IMPRESE CHE HANNO RECLUTATO DEL PERSONALE .................................... 9 2.2 LE INTERAZIONI CON IL MERCATO DEL LAVORO ................................................................... 16 3 LE STRATEGIE, LE SCELTE ED IL RAPPORTO CON IL PERSONALE ASSUNTO .. .................................................................................................................................................... 25 3.1 I CARATTERI SOCIO DEMOGRAFICI DEI LAVORATORI ENTRATI A FAR PARTE DEGLI ORGANICI AZIENDALI ............................................................................................................................ 25 3.2 COME SONO STATI UTILIZZATI I VARI ISTITUTI CONTRATTUALI? ........................................... 35 3.3 COME SI È ORIENTATA LA DOMANDA DI PROFESSIONALITÀ DELLE IMPRESE? ....................... 41 3.4 IL RAPPORTO CON LE PERSONE ............................................................................................. 50 3.5 LE OCCASIONI PERDUTE: IL PROBLEMA DEL SOTTO UTILIZZO DEI LAUREATI ......................... 58 4 CONCLUSIONI ....................................................................................................................... 67 5 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI........................................................................................ 71 Questo rapporto è stato redatto da Andrea Oldrini, responsabile dell’Osservatorio Socio Economico, con la supervisione di Maurizio Betelli, direttore di Eurolavoro. 3
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1 PREMESSA La maggior parte dei dati e degli studi riguardanti la condizione del mercato del lavoro dell’Ovest Milano è stata tradizionalmente concentrata principalmente sulla condizione delle persone e sul loro vissuto lavorativo, piuttosto che sugli sviluppi congiunturali ricostruiti, in aggregato, alla luce dei volumi degli avviamenti e delle cessazioni, nonché del saldo tra queste due grandezze. Accanto a tali chiavi di lettura, che forniscono pur sempre una serie di indicazioni estremamente importanti, è, tuttavia, opportuno affiancare anche altre visuali, che permettano di affinare l’analisi degli andamenti occupazionali dell’area osservandoli dal lato della domanda. Tale approccio, proposto in maniera organica per la prima volta con questo Quaderno di ricerca, intende porre al centro dell’attenzione un argomento finora poco esplorato su scala locale, che attiene l’esame dei comportamenti e delle strategie delle imprese e del modo con cui esse si sono interfacciate con l’offerta di manodopera, ovvero con i lavoratori e con le persone in cerca di un posto di lavoro. Le aziende, all’interno del sistema economico, con le loro performances e le loro scelte costituiscono, infatti, il vero motore dell’occupazione, dal momento che buona parte degli eventi che le vedono protagoniste generano immancabilmente delle ricadute che determinano una variazione, in positivo o in negativo, del numero degli occupati e dei disoccupati presenti in una data area. Al riguardo, si pensi a come la crescita, la capacità di sviluppo e la competitività del tessuto produttivo rappresentino la condizione imprescindibile per la creazione di nuove opportunità e come ciò contribuisca anche al mantenimento dei livelli occupazionali esistenti, assicurando ricchezza e benessere. Di contro, la cessazione dell’attività aziendale (soprattutto nel caso delle realtà di grosse dimensioni o del manifestarsi di una crisi diffusa) o anche, semplicemente, il suo trasferimento altrove innescano una serie di tensioni sul mercato del lavoro, deprimendone le dinamiche e gli andamenti. Solitamente, a seguito di ciò, si presentano diverse criticità che pongono in primo piano questioni quali la riduzione delle ore lavorate, la contrazione del numero degli addetti, l’innalzamento dei tassi di disoccupazione, fino a problematiche più specifiche legate alla marginalizzazione di talune fasce di forza lavoro, piuttosto che alla cronicizzazione della loro condizione di esclusione e di disagio. Anche senza dilungarsi ulteriormente in questa elencazione, appare chiara l’esigenza e l’importanza di disporre un quadro il più possibile dettagliato, sulla cui scorta poter presidiare anche questo versante, al fine di indirizzare le policy locali e realizzare degli interventi che consentano di affrontare le varie problematiche in maniera efficace, efficiente e con economicità. 5
Sulla scorta di questa consapevolezza, il Quaderno offre una disamina che esordisce dai dati sulle comunicazioni obbligatorie rilasciate ai Centri per l’Impiego, per, poi, ricostruire e studiare a fondo gli accadimenti che hanno visto protagoniste le realtà dell’Alto Milanese e del Magentino – Abbiatense che, durante il periodo compreso tra il 1/1/2013 ed il 31/12/2016, hanno attivato un rapporto di lavoro o un tirocinio. Rispetto all’universo dei datori di lavoro, viste le finalità di questa ricerca, ossia quella di delineare un primo quadro di fondo di quelle che sono state le strategie ed il comportamento delle imprese nel corso dell’ultimo quadriennio, si è optato di escludere dal campo di osservazione le società di somministrazione e le famiglie. Questi soggetti, pur alimentando anch’essi la domanda di lavoro nell’area, presentano numerose specificità per le quali si è ritenuto più opportuno rimandare ad un’altra sede l’approfondimento1. Nel suo insieme, il materiale informativo così raccolto ha permesso di osservare 11.920 imprese e 13.089 unità locali che, nel periodo esaminato, in maniera più o meno continuativa, si sono rivelate occupazionalmente attive, avendo interagito con il mercato del lavoro ed avendo generato, in aggregato, un volume di 132.640 avviamenti (127.101 rapporti lavorativi e 5.539 tirocini extracurricolari). Oltre a quantificare il numero delle comunicazioni e la loro collocazione temporale, i dati elaborati hanno permesso di desumere una serie di ulteriori dettagli di particolare interesse. Innanzi tutto, è stato possibile ricavare una serie di informazioni circa i due soggetti coinvolti, l’impresa, da un lato, ed il lavoratore dall’altro. Della prima è stato considerato il settore economico di appartenenza e l’ubicazione, oltre ad altre variabili minori. Per quanto riguarda, invece, le persone, è stato possibile dedurre alcuni caratteri socio demografici, quali il genere, l’età al momento dell’assunzione, il comune di domicilio e, pur con alcune cautele, il titolo di studio. In secondo luogo, si è proceduto a qualificare e ad approfondire le caratteristiche del rapporto che si è instaurato, esaminando, in particolare, la specifica tipologia contrattuale utilizzata, la mansione di impiego ed il periodo in cui si è verificato tale evento, ricostruendone altresì la successione temporale in ottica longitudinale. Il punto di vista adottato, come già si diceva, focalizza l’attenzione sui comportamenti delle imprese e, dunque, si propone di operare una segmentazione in base al modo in cui sono stati combinati i diversi istituti contrattuali per i nuovi inserimenti in organico, piuttosto che in considerazione delle modalità che hanno orientato la domanda dei vari profili. 1 Coerentemente, si sono esclusi, dunque, i contratti i lavoro somministrato (indipendentemente dal soggetto utilizzatore) e quelli di lavoro domestico. 6
Da ultimo, sono state affrontate due ulteriori questioni. L’una ha inteso analizzare la propensione o meno a creare una serie di relazioni durature con i neo-assunti, l’altra è stata, invece, finalizzata a far emergere eventuali criticità connesse al sotto utilizzo della forza lavoro più qualificata (overeducation) o, comunque, al suo impiego non ottimale in relazione alle sue potenzialità. 7
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2 QUANTE SONO E CHI SONO STATE LE REALTÀ CHE HANNO INTERAGITO CON IL MERCATO DEL LAVORO LOCALE? 2.1 Il profilo delle imprese che hanno reclutato del personale Durante il quadriennio 2013-2016, nel territorio dell’Ovest Milano, 13.089 unità locali di imprese2 si sono interfacciate con il mercato del lavoro. Da tale interrelazione sono scaturite 132.640 comunicazioni obbligatorie ai Centri per l’Impiego (le cosiddette COB), corrispondenti, nella maggior parte dei casi (127.101 comunicazioni, vale a dire il 95,8% del totale), alla stipula di un nuovo contratto di lavoro, a fronte di una serie di situazioni decisamente meno frequenti, ma, ad ogni modo, numericamente significative, nelle quali si è assistito, invece, all’attivazione di un tirocinio (5.539 comunicazioni, ossia il 4,2% del totale). Area Unità Comunicazioni locali Avviamenti Tirocini Totale al lavoro Alto Milanese 7.561 71.943 3.190 75.133 Magentino-Abbiatense 5.528 55.158 2.349 57.507 Totale 13.089 127.101 5.539 132.640 Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per localizzazione geografica. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Questi soggetti, in capo ai quali è stata, dunque, rilevata un’attività anche in senso occupazionale, oltre che sotto un profilo meramente economico, sono localizzati principalmente nell’area geografica che gravita sull’Alto Milanese (7.561 unità locali), mentre la loro presenza nel Magentino – Abbiatense risulta meno consistente (5.528 unità locali). Ciò riflette, da un lato, i differenziali che tradizionalmente contraddistinguono le due zone per quanto attiene la fisionomia dei rispettivi tessuti produttivi, l’uno caratterizzato da livelli di densità imprenditoriale3 e da indici occupazionali4 sistematicamente più elevati rispetto all’altro. Basti solo ricordare, al riguardo, che 2 Come è già stato precisato nelle pagine addietro, è bene ribadire che con questo Quaderno si è scelto di focalizzare l’attenzione sulle aziende. Occorre, tuttavia, ricordare che vi sono, anche altri due segmenti che concorrono ad alimentare la domanda di lavoro: le società di somministrazione e le famiglie. 3 Ci si riferisce, in particolare, al numero di unità locali per 1.000 abitanti. 4 Si tratta del numero di addetti per 1.000 abitanti. 9
l’Alto Milanese conta 74,3 unità locali e 270,0 addetti ogni 1.000 abitanti, contro le 69,4 unità locali ed i 241,5 addetti del Magentino – Abbiatense5. D’altro canto, dettagliando l’analisi fino al livello comunale, emerge con chiarezza come vi sia una correlazione positiva alquanto marcata tra le dimensioni comunali6 ed il numero dei soggetti in capo ai quali si sono registrate delle comunicazioni obbligatorie. In altri termini, questa grandezza va di pari passo, crescendo, con l’aumentare della popolazione residente e si lega in maniera altrettanto stretta al ruolo assunto, all’interno del territorio, dai centri maggiori, nei quali si trovano alcune funzioni di rilievo sovracomunale. Essi, dunque, avrebbero una più spiccata vocazione economica ed offrirebbero anche maggiori opportunità di lavoro esercitando, entro certi limiti, una sorta di potere gravitazionale rispetto alla manodopera disponibile in loco e nelle zone limitrofe. Cod. Comune Unità locali Cod. Comune Unità locali % su % su Valori Valori Ovest Ovest assoluti assoluti Milano Milano 015118 Legnano 2.158 16,5% 015151 Motta Visconti 89 0,7% 015002 Abbiategrasso 841 6,4% 015165 Ozzero 60 0,5% 015130 Magenta 820 6,3% 015061 Cassinetta di Lugagnano 58 0,4% 015168 Parabiago 706 5,4% 015150 Morimondo 51 0,4% 015012 Bareggio 480 3,7% 015042 Calvignasco 49 0,4% 015154 Nerviano 466 3,6% 015022 Besate 38 0,3% 015181 Rescaldina 422 3,2% 015246 Zelo Surrigone 36 0,3% 015072 Cerro Maggiore 416 3,2% 015035 Bubbiano 32 0,2% 015085 Corbetta 412 3,1% 015112 Gudo Visconti 31 0,2% 015062 Castano Primo 408 3,1% 015155 Nosate 16 0,1% Totale (primi 10 comuni) 7.129 54,5% Totale (ultimi 10 comuni) 460 3,5% Realtà occupazionalmente (unità locali) attive per comune. Area: Ovest Milano (confronto tra i primi 10 comuni e gli ultimi 10 comuni). Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Da questo punto di vista, Legnano, che è il nucleo più rilevante con oltre 60 mila abitanti (60.262 residenti7), da sola, conta 2.158 imprese occupazionalmente attive, detenendo una quota pari al 16,5% del totale. Se, oltre ad essa, si considerano anche Abbiategrasso (32.565 abitanti), Magenta (23.845 abitanti) e Parabiago (27.747 abitanti), si nota come in quattro comuni è polarizzato più di un terzo (34,6%) delle realtà al cui attivo si sono registrati degli avviamenti ed una quota non meno 5 I dati sulla consistenza delle unità locali e dei rispettivi addetti sono aggiornati al 2014. 6 Da questo punto di vista, è importante ricordare come l’Alto Milanese sia composto da comuni relativamente più grandi e più densamente abitati rispetto al Magentino – Abbiatense, dove, invece, sono più numerosi i nuclei di piccole dimensioni e dove, generalmente, si osserva una più diffusa distribuzione della popolazione sul territorio. 7 Dati al 31/12/2016. 10
rilevante (37,4%) di comunicazioni. Di contro, nei comuni più piccoli, la presenza delle realtà che hanno interagito con il mercato del lavoro è marcatamente meno rilevante, al punto che gli ultimi dieci comuni, ordinati sulla base del numero dei datori di lavoro con movimentazioni di manodopera8, spiegano appena il 3,5% della domanda. A livello settoriale, la maggior parte delle unità locali occupazionalmente attive appartiene al comparto manifatturiero, a riprova della forte vocazione industriale che ancora caratterizza il territorio dell’Ovest Milano. In tale ambito, infatti, figura più di un quinto dei soggetti che hanno effettuato almeno una comunicazione tra il 2013 ed il 2016, ossia 2.866 realtà su 13.089 (21,9%). Le costruzioni ne contano 1.691 (12,9%), mentre, all’interno del terziario, si distingue il commercio, con 2.447 soggetti (18,7%), seguito dai servizi di alloggio e ristorazione (1.338 unità locali), dalle attività a bassa qualifica ricomprese nella sezione N della classificazione ATECO9 (975 unità locali), dai servizi alla persona10 (784 unità locali), nonché da una serie di funzioni minori, quali le attività professionali, scientifiche e tecniche (564 unità locali), la logistica (482 unità locali), la sanità (437 unità locali), i servizi di informazione e comunicazione (333 unità locali), l’istruzione (244 unità locali), le attività artistiche, sportive e di intrattenimento (206 unità locali), quelle immobiliari (197 unità locali), nonché i servizi finanziari ed assicurativi (138 unità locali). L’agricoltura, infine, conta 201 unità locali occupazionalmente attive. In via generale, i diversi settori, al di là della numerosità dei soggetti che hanno avuto interazioni con il mercato del lavoro, hanno mostrato una differente capacità di alimentare la domanda. In parte, ciò si spiega alla luce del loro ruolo nell’economia locale e delle dinamiche che hanno caratterizzato le traiettorie evolutive di questi anni, ma, come si vedrà meglio oltre, in parte, esse sono il risultato anche di una serie di scelte e di strategie ben precise, nonché di vincoli di varia natura. 8 Motta Visconti, Ozzero, Cassinetta di Lugagnano, Morimondo, Calvignasco, Besate, Zelo Surrigone, Bubbiano, Gudo Visconti e Nosate. 9 La sezione N riguarda le attività di noleggio, quelle delle agenzie di viaggio, nonché i servizi di supporto alle imprese. Entrando nel merito delle 975 unità locali occupazionalmente attive rilevate in questo ambito si nota come la componente principale sia rappresentata dai servizi di pulizia di edifici (516 unità locali) e dai call centre (380 unità locali). Il loro contributo alla domanda di lavoro è quantificato, rispettivamente, da 6.164 e 8.309 comunicazioni. 10 Anche all’interno della sezione S (“altre attività di servizi”) si nota una polarizzazione che, in questo specifico caso coinvolge i servizi per la persona (lavanderie, parrucchieri, trattamenti estetici, ecc.). Ad essi si devono 654 unità locali e 4.721 comunicazioni, a fronte di un peso nettamente meno rilevante delle attività delle organizzazioni associative (101 unità locali e 604 comunicazioni) e delle riparazioni (29 unità locali e 146 comunicazioni). 11
Comunicazioni Unità locali S - Altre attività di servizi 4,1% 6,0% R - Att. artistiche, sport, intrattenimento 2,4% 1,6% Q - Sanità e assistenza sociale 4,5% 3,3% P - Istruzione 16,8% 1,9% O - PA e difesa; assic. sociale obbl. 1,3% 0,4% N - Noleggio, ag. viaggio, supporto imprese 11,6% 7,4% M - Attività prof.li, scientifiche e tecniche 3,1% 4,3% L - Attività immobiliari 0,3% 1,5% K - Attività finanziarie e assicurative 0,3% 1,1% J - Servizi di informazione e comunicazione 3,6% 2,5% I - Alloggio e ristorazione 7,2% 10,2% H - Trasporto e magazzinaggio 5,2% 3,7% G - Commercio 10,8% 18,7% F - Costruzioni 8,3% 12,9% C - Attività manifatturiere 18,3% 21,9% A - Agricoltura, silvicoltura e pesca 1,1% 1,5% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per settore economico (sezione ATECO). Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. In aggregato, l’industria manifatturiera, che, come si è visto, rappresenta l’ambito più rilevante per il numero dei datori di lavoro occupazionalmente attivi (21,9% del totale), costituisce anche il segmento che determina la quota maggiore della domanda, quantificata da 24.252 comunicazioni, ossia il 18,3% del totale. 22.253 comunicazioni, vale a dire il 16,8% del totale, sono imputabili al comparto dell’istruzione, il quale però, rappresenta solo l’1,9% delle unità locali. Anticipando alcuni dei risultati che verranno discussi più nel dettaglio oltre, questo fatto si spiega in ragione del forte ricorso alle forme contrattuali a termine, complice anche il particolare meccanismo che vincola le assunzioni stabili all’indizione di avvisi pubblici (si pensi, al riguardo, al Concorso Docenti 201611, emanato dopo un lungo periodo di vuoto sotto questo profilo). Ciò fa sì che, in assenza di tali procedure, l’unico modo per colmare una vacancy è quello di ricorrere ad istituti diversi dal tempo indeterminato, alimentando, in tal modo, in maniera anche piuttosto consistente il turnover che si registra all’interno dell’organico. Il mix contrattuale, seppure non in questi termini, determina una quota di particolare rilievo anche per i servizi a bassa qualifica, a cui si deve l’11,6% delle comunicazioni (il loro peso, in 11 Il Concorso Docenti 2016 prevedeva tre bandi, uno per i docenti della scuola dell’infanzia e della primaria, un secondo rivolto a quelli della scuola secondaria di primo grado ed, infine, un terzo per il sostegno. 12
termini di unità locali, è pari al 7,4%). Per quanto riguarda le restanti attività, il commercio spiega il 10,8% della domanda (14.364 comunicazioni), le costruzioni l’8,3% (11.052 comunicazioni), i pubblici esercizi il 7,2% (9.514 comunicazioni), la logistica il 5,2% (6.922 comunicazioni), mentre le altre funzioni terziarie12 ricoprono un peso che va dal 2,4% delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento, al 4,5% della sanità e assistenza sociale. Se l’analisi più di dettaglio fa emergere un quadro del tutto analogo a proposito della distribuzione dei soli avviamenti su base settoriale, altrettanto non può dirsi per quanto riguarda i tirocini, per i quali si osservano delle forti differenze passando da un ambito all’altro. Il loro ricorso, infatti, si concentra essenzialmente nell’industria manifatturiera, che, da sola, ne assorbe il 31,1%, nel commercio (19,6%), nella pubblica amministrazione (12,0%) e nella sanità (8,2%), a fronte di un utilizzo più sporadico ed occasionale in tutti gli altri casi. Mantenendo sempre l’attenzione su una prospettiva settoriale, è, poi, interessante approfondire il quadro ora tracciato interrogandosi su come si configuri la presenza delle unità locali occupazionalmente attive, da un lato, nelle attività economiche che costituiscono la specializzazione produttiva e la vocazione dell’Ovest Milano13, e, dall’altro, negli ambiti a contenuto di 12 Si sono omesse quelle il cui ruolo è marginale. 13 Per individuare le vocazioni produttive dell’Ovest Milano si è proceduto a raffrontare le quote di addetti di ciascun settore (a livello di divisione ATECO) con i valori medi regionali attraverso i coefficienti di localizzazione (QL). In termini formali, questi indicatori sono così definiti: Add OMh Add totale QLh = h OM Add Lombardia Add totale Lombardia Dove: h Add OM : addetti nel settore (divisione ATECO) h rilevati nell’Ovest Milano al 31/12/2014; totale Add OM : addetti complessivi rilevati nell’Ovest Milano al 31/12/2014; h Add Lomabardia : addetti nel settore (divisione ATECO) h rilevati in Lombardia al 31/12/2014; totale Add Lomabardia : addetti complessivi rilevati in Lombardia al 31/12/2014. Le divisioni per le quali QL>1 corrispondono agli ambiti di specializzazione, ovvero quelli per i quali la quota di addetti rilevata nell’Ovest Milano è superiore alla media regionale. Viceversa nel caso contrario. I risultati così ottenuti sono stati, poi, ulteriormente specificati, in considerazione del ruolo dei vari ambiti per l’economia locale, distinguendo tra quelli di rilievo, il cui peso in termini di addetti fosse almeno pari all’1%, e quelli che, all’opposto, occupano una percentuale di forza lavoro inferiore a tale soglia. Alla luce di quest’analisi, le varie divisioni ATECO sono state riclassificate come segue: • Settori specializzati e di rilievo: divisioni 13; 14; 15; 20; 22; 24; 25; 26; 27; 29; 33; 43; 45; 47; 96; • Settori specializzati ma non di rilievo: divisioni 17; 18; 23; 36; 37; 38; 72; 75; 87; • Settori non specializzati ma di rilievo: divisioni 10; 41; 46; 49; 52; 56; 64; 68; 69; 71; 74; 78; 81; 82; 86; • Settori non specializzati nè di rilievo: divisioni 06; 07; 08; 09; 11; 16; 19; 21; 30; 31; 32; 35; 39; 42; 50; 51; 53; 55; 58; 59; 60; 61; 62; 63; 65; 66; 70; 73; 77; 79; 80; 85; 88; 90; 91; 92; 93; 95; 13
conoscenza14, nei quali è insito un maggiore potenziale di sviluppo e di creazione di valore aggiunto. La prima chiave di lettura, che focalizza il proprio punto di osservazione sulle attività economiche e sul loro ruolo per il territorio – in particolare in considerazione del fatto che, per queste, l’area gode di un vantaggio competitivo in termini di dotazione strutturale15 – restituisce un quadro contraddistinto dal fatto che solo una parte delle realtà che hanno effettuato delle comunicazioni rientra in questi ambiti, a fronte di una quota di tutto rilievo di soggetti riconducibili ad altre filiere. Gli uni, infatti, contano 5.706 unità locali (43,6%), a cui se ne aggiungono altre 328 (2,5%) se si considerano anche le attività più di nicchia, per le quali, pur ravvisandosi una certa sovrarappresentazione rispetto alla media regionale, la presenza sul territorio dell’Ovest Milano risulta decisamente ridimensionata dal punto di vista quantitativo. Di contro, 6.654 datori di lavoro operano in attività che non costituiscono una specifica vocazione produttiva dell’area. Di questi, 5.087 (38,9%) figurano in comparti di rilievo e 1.567 (12,0%) in una serie di attività minori. È interessante notare, al riguardo, come il ruolo dei settori che non costituiscono alcuna specializzazione venga ulteriormente enfatizzato considerando il numero delle comunicazioni, dal momento che la domanda imputabile a quelli di specializzazione ne ha determinate 41.874 (31,6%), a fronte delle 43.396 (32,7%) dei settori non specializzati ma di rilievo e delle 38.962 (29,4%) dei settori non specializzati né di rilievo. Per quanto quest’ultimo dato risulti fortemente influenzato dall’istruzione (la quale, da sola, conta 22.253 comunicazioni), anche al netto di essa lo sbilanciamento ravvisato persiste in maniera piuttosto visibile. Un ulteriore ordine di considerazioni, a proposito della fisionomia delle unità locali che hanno interagito con il mercato del lavoro, trae spunto dal contenuto di conoscenza che contraddistingue le singole attività economiche. Il quadro che se ne ricava pone all’attenzione una caratterizzazione • Altro: si tratta di una categoria residuale (divisioni 01; 02; 03; 05; 12; 84; 94; 97; 98; 99). 14 Nelle statistiche europee, l’approccio settoriale più frequentemente utilizzato suddivide le produzioni manifatturiere tra industrie ad alta (high technology manufacturing), medio-alta (medium-high technology manufacturing), medio- bassa (medium-low technology manufacturing) e bassa (low technology manufacturing) tecnologia in corrispondenza dei relativi livelli di ricerca e sviluppo. Per quanto riguarda i servizi, la suddivisione tra quelli ad elevata intensità di conoscenza (knowledge intensive services) e quelli a basso contenuto di conoscenza (less knowledge intensive services) avviene, invece, in considerazione della quota di personale laureato che in essi solitamente opera. Nei primi rientrano i servizi di mercato ad intensità di conoscenza (knowledge intensive market services), i servizi ad alta tecnologia (high technology knowledge intensive services), i servizi finanziari (knowledge intensive financial services) e gli altri servizi ad intensità di conoscenza (other knowledge intensive services). I secondi, invece, possono essere ulteriormente suddivisi nei servizi di mercato a bassa intensità di conoscenza (less knowledge intensive market services) e negli altri servizi a bassa intensità di conoscenza (other less knowledge intensive services). Per ulteriori dettagli si veda, ad esempio, Commissione Europea, Innovation Scoreboard 2016. The Innovation Union’s performance scoreboard for Research and Innovation, 2016. 15 Si badi bene di non confondere la sussistenza di un vantaggio competitivo per quanto riguarda la specializzazione o meno in taluni settori economici con le loro performances. Ne è riprova il declino dell’industria manifatturiera nell’area. Essa, pur rappresentando una vocazione produttiva dell’Ovest Milano e, quindi, un ambito in cui la dotazione strutturale è relativamente più importante rispetto alle medie provinciali e regionali, negli anni della crisi, ha vissuto una serie di pesanti contraccolpi che ha hanno ridimensionato considerevolmente la presenza. Nonostante ciò, tale specializzazione permane ancora anche oggi. 14
dalle tinte ancor più marcate, secondo cui poco meno dei due terzi delle realtà che hanno assunto del personale durante il quadriennio esaminato opera in ambiti a basso valore aggiunto. Nello specifico, in essi si contano 8.420 soggetti, vale a dire il 64,3% del totale, contro un’incidenza delle filiere ad intensità innovativa pari al 20,6% ed un peso in termini di comunicazioni obbligatorie del 51,6% contro il 38,1% (il 21,3% se si depura il dato dalle comunicazioni imputabili al settore dell’istruzione). Particolarmente rilevante è il ruolo dei servizi di mercato a bassa intensità di conoscenza, a cui sono riconducibili 5.429 unità locali e 45.864 comunicazioni: si tratta del doppio delle unità locali occupazionalmente attive nel complesso dei settori knowledge intensive e di un volume di movimentazioni di forza lavoro di poco inferiore al totale di quelle rilevate sempre in tutte le attività a valore aggiunto (45.684 contro 50.573 comunicazioni)16. Comunicazioni Unità locali 10,3% Altro 15,1% Contenuto di conoscenza 51,6% Bassa intensità di conoscenza 64,3% 38,1% Alta intensità di conoscenza 20,6% 3,0% Altro 3,1% 29,4% Settori non specializzati nè di rilievo Ruolo del settore 12,0% 32,7% Settori non specializzati ma di rilievo 38,9% 3,4% Settori specializzati ma non di rilievo 2,5% 31,6% Settori specializzati e di rilievo 43,6% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per ruolo e contenuto di conoscenza del settore di appartenenza. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. 16 Depurando il dato dall’istruzione, il confronto enfatizza ulteriormente questo divario, registrando 5.429 unità locali occupazionalmente attive (servizi di mercato a bassa intensità di conoscenza) contro 2.446 e 45.864 comunicazioni contro 28.320. 15
2.2 Le interazioni con il mercato del lavoro Le realtà occupazionalmente attive nell’Ovest Milano vanno contestualizzate entro un tessuto produttivo composto, a fine 2016, da 31.557 imprese. Ciò, dunque, significa che, nel quadriennio oggetto di studio, due aziende su cinque (41,8%)17, pur con modalità, approcci e strategie talora anche molto differenti, si sono affacciate sul mercato del lavoro e hanno reclutato della manodopera. Unità locali Comunicazioni 70,0% 58,8% 60,0% 51,1% 47,8% 50,0% 36,2% 40,0% 30,6% 29,3% 30,0% 23,6% 20,5% 15,8% 15,4% 14,5% 14,4% 14,1% 20,0% 11,0% 11,0% 10,0% 3,0% 1,7% 1,3% 0,0% 1 solo 2 periodi 3 periodi 4 periodi 1 sola 2-9 10-49 50-99 100 e più periodo Periodi di attività Numero comunicazioni nel periodo Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per numero di periodi di attività occupazionale e per numero di comunicazioni effettuate. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Nella maggior parte dei casi, vale a dire per 6.254 unità locali (47,8%), tali interazioni si sono realizzate ed esaurite in un unico periodo, a fronte di una serie di altre situazioni in cui ciò è, invece, avvenuto in due o tre anni, oppure, con più continuità, durante tutto l’orizzonte temporale considerato (rispettivamente 3.084, 1.904 e 1.874 unità locali). Va notato, al riguardo, il diverso contributo di ciascuna di queste categorie, dal momento che, mentre i soggetti attivi in senso occupazionale in un solo anno rappresentano l’insieme più numeroso (47,8%) ma con meno 17 La base di riferimento è lo stock medio di imprese attive nel periodo 2013-2016. 16
comunicazioni (11,0%), quello costituito da coloro che hanno operato in tutti e quattro i periodi, all’opposto, spiega più della metà della domanda di lavoro (77.953 comunicazioni, ossia il 58,8% del totale), pur contando solo 1.847 unità locali (14,1%). Le realtà attive per 2 o 3 periodi hanno generato una quota tutto sommato simile di comunicazioni (rispettivamente il 14,4% ed il 15,8%), nonostante la diversa consistenza che, come si è visto, le contraddistingue, rappresentando, le une, il 23,6% dei soggetti e, le altre, il 14,5%. Al di là del dato aggregato, è, poi, interessante osservare come, nei singoli anni, il numero dei datori di lavoro occupazionalmente attivi, vari in maniera piuttosto evidente, segnando un picco durante il 2015 (6.990 unità locali occupazionalmente attive) e il proprio punto di minimo nel 2013 (6.020 unità locali occupazionalmente attive). Tale dinamica riflette la fase di progressivo recupero vissuta dal mercato del lavoro dell’Ovest Milano, nonché il processo di riaggiustamento che, nel 2016, riporta il sistema economico locale ad una condizione di normalità, dopo la chiusura della parentesi estemporanea che aveva caratterizzato l’anno precedente18. Ciò spiega, tra l’altro, le oscillazioni che si osservano per quanto attiene la quota del tessuto imprenditoriale che concretamente ha alimentato la domanda di lavoro, i cui valori sono compresi tra il 19,4% del 2013 ed il 22,2% del 2015. Indicatore Anni 2013 2014 2015 2016 Unità locali 6.020 6.145 6.990 6.367 Comunicazioni 30.496 33.279 36.623 32.242 di cui avviamenti 29.373 32.037 35.103 30.588 di cui tirocini 1.123 1.242 1.520 1.654 Comunicazioni per unità locale 5,1 5,4 5,2 5,1 Incidenza % unità locali su imprese attive 19,4% 19,7% 22,2% 20,2% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per periodo di attività occupazionale. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. 18 Per maggiori approfondimenti si veda: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano – Osservatorio Socio Economico, Il mercato del lavoro dell’Ovest Milano tra ripresa e ritorno alla normalità, Numeri in breve n. 10, giugno 2017. 17
Un’ulteriore dimensione di analisi che descrive le interazioni tra le imprese dell’area ed il mercato del lavoro considera il numero di comunicazioni rilevato in capo a ciascun soggetto, sempre con riferimento al quadriennio 2013-2016. Da questo punto di vista, si nota come, nella maggior parte dei casi, le realtà occupazionalmente attive, oltre ad avere avuto un’interazione con il lato dell’offerta limitata ad un periodo circoscritto, abbiano altresì generato una movimentazione di forza lavoro tendenzialmente contenuta. Ne è prova il fatto che 4.001 soggetti, vale a dire il 30,6% del totale, abbiano avuto al proprio attivo un’unica comunicazione, e in capo ad altri 6.866 soggetti (51,1%) si contino tra le 2 e le 9 comunicazioni. In buona sostanza, l’81,7% delle unità locali spiega meno di un quarto (23,5%) della domanda di lavoro rilevata tra il 2013 ed il 2016 (rispettivamente 4.001 comunicazioni e 27.226 comunicazioni per i soggetti appartenenti ai due insiemi ora menzionati) a fronte di un’incidenza minoritaria degli altri gruppi, i quali, tuttavia, hanno contribuito in maniera nettamente più consistente. Al riguardo, si contano 2.019 unità locali (15,4%) appartenenti alla classe 10-49 comunicazioni, 216 (1,7%) con 50-99 comunicazioni e 167 (1,3%) con 100 comunicazioni o più. Considerando il loro peso sulla base dei volumi degli avviamenti al lavoro e dei tirocini, tali categorie spiegano, nel complesso, 101.413 comunicazioni, rispettivamente 38.844 (29,3%) nel primo caso, 14.601 (11,0%) nel secondo e 47.968 (36,2%) nel terzo, mettendo, dunque, in luce una certa polarizzazione su un numero limitato di soggetti. L’incrocio di queste dimensioni di analisi – i periodi di attività in senso occupazionale, da un lato, e il numero di comunicazioni rilasciate, dall’altro – ed il loro esame congiunto consente, poi, di aggiungere una serie di ulteriori dettagli al quadro finora tracciato, nonché di mettere in relazione la tipologia e la natura delle interazioni con il mercato del lavoro con i caratteri distintivi dei principali segmenti19 di cui si compone la domanda di lavoro sul territorio. 19 Si sono considerati 6 gruppi: in tutto si tratta di 11.316 unità locali (ovvero l’86,5% del totale) in capo alle quali si contano 92.007 comunicazioni (vale a dire il 69,4% del totale). 18
Numero Unità locali Comunicazioni comunicaz. Periodi di attività Periodi di attività 1 solo 2 3 4 Totale 1 solo 2 3 4 Totale periodo periodi periodi periodi periodo periodi periodi periodi Valori assoluti 1 sola 4.001 0 0 0 4.001 4.001 0 0 0 4.001 2-9 2.080 2.716 1.353 537 6.686 6.545 9.760 7.244 3.677 27.226 10-49 157 329 501 1.032 2.019 2.798 5.742 8.941 21.363 38.844 50-99 12 27 33 144 216 787 1.849 2.146 9.819 14.601 100 e più 4 12 17 134 167 471 1.746 2.657 43.094 47.968 Totale 6.254 3.084 1.904 1.847 13.089 14.602 19.097 20.988 77.953 132.640 % sul totale 1 sola 30,6% 0,0% 0,0% 0,0% 30,6% 3,0% 0,0% 0,0% 0,0% 3,0% 2-9 15,9% 20,8% 10,3% 4,1% 51,1% 4,9% 7,4% 5,5% 2,8% 20,5% 10-49 1,2% 2,5% 3,8% 7,9% 15,4% 2,1% 4,3% 6,7% 16,1% 29,3% 50-99 0,1% 0,2% 0,3% 1,1% 1,7% 0,6% 1,4% 1,6% 7,4% 11,0% 100 e più 0,0% 0,1% 0,1% 1,0% 1,3% 0,4% 1,3% 2,0% 32,5% 36,2% Totale 47,8% 23,6% 14,5% 14,1% 100,0% 11,0% 14,4% 15,8% 58,8% 100,0% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per numero di periodi di attività occupazionale e numero di comunicazioni effettuate. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Sotto questo profilo, il primo insieme (gruppo A) è costituito dai 4.001 soggetti per i quali l’interazione con il mercato del lavoro locale si è sostanziata in un’unica comunicazione. Come già si è visto, si tratta del gruppo numericamente più rilevante, dal momento che in esso è ricompreso il 30,6% delle unità locali occupazionalmente attive, ma al quale è imputabile appena il 3,0% delle comunicazioni (4.001 comunicazioni), consistite in 3.785 assunzioni (94,6%) e 216 tirocini (5,4%). La sua fisionomia ruota attorno ai settori che più hanno offerto opportunità di lavoro, con una polarizzazione specialmente sul terziario legato al commercio, ove figura il 21,6% delle realtà ricomprese in questo gruppo (a fronte di una media del 18,7%), l’industria manifatturiera (17,9%), specialmente per quanto riguarda le lavorazioni a bassa o medio-bassa intensità di tecnologia, e le costruzioni (14,1%). Meno rilevante ma pur sempre significativo è anche il ruolo delle attività di alloggio e ristorazione (8,5%), nonché quello delle funzioni a basso valore aggiunto20 (7,3%) e dei servizi alla persona21 (6,5%). In via generale, da un punto di vista qualitativo, i soggetti del gruppo A operano in comparti che non sono caratterizzati da una particolare tensione nei confronti dell’innovazione, aspetto evidenziato da un peso delle attività knowledge intensive limitato al 19,2% 20 Si tratta di quelle ricomprese entro la sezione N della classificazione ATECO. 21 Si tratta della sezione S della classificazione ATECO. 19
dei casi, per quanto ciò non costituisca una peculiarità, bensì un elemento che si ritrova trasversalmente anche in tutti gli altri segmenti caratterizzati da un numero contenuto di comunicazioni obbligatorie. Parallelamente, si nota l’appartenenza sia ad ambiti di specializzazione (42,5%), sia ad attività non analogamente connotate in tal senso (42,2%) ed un ammontare relativamente consistente di realtà (10,6%) che operano in settori il cui peso è alquanto limitato all’interno del sistema territoriale dell’Ovest Milano e che non costituiscono alcuna particolare vocazione produttiva per l’area. Indicatore Segmento Gruppo A Gruppo B Gruppo C Gruppo D Gruppo E Gruppo F Unità locali 4.001 134 2.080 2.716 1.353 1.032 Comunicazioni 4.001 43.094 6.545 9.760 7.244 21.363 di cui avviamenti 94,6% 97,3% 97,1% 94,2% 94,2% 93,3% di cui tirocini 5,4% 2,7% 2,9% 5,8% 5,8% 6,7% Comunicazioni per unità locale 1,0 321,6 3,1 3,6 5,4 20,7 Numero periodi di attività 1 4 1 2 3 4 Numero comunicazioni (classe) 1 sola 100 e più 2-9 2-9 2-9 10-49 Caratteristiche dei principali segmenti in cui si articola la domanda di lavoro rappresentata dalle realtà occupazionalmente attive. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Agli antipodi rispetto alle realtà che si sono interfacciate in modo del tutto episodico con il mercato del lavoro vi è, invece, il gruppo B, costituito dai soggetti risultati attivi in tutti e 4 gli anni considerati, generando dei volumi di comunicazioni molto importanti (oltre 100, con una media di 321,6 ciascuno). Nel complesso si tratta di 134 unità locali, vale a dire l’1,0% del totale, in capo alle quali si contano 43.094 comunicazioni, ossia poco meno di un terzo (32,5%) di quelle osservate nel periodo 2013-2016 in tutto l’Ovest Milano22. Benchè nell’insieme rientrino i soggetti in capo ai quali si rilevano almeno 100 comunicazioni, la metà di essi ne ha al proprio attivo più di 200 e, in alcuni casi (6 situazioni), si supera la soglia delle 1000 comunicazioni, con punte di 2.010 e 2.876 comunicazioni. In via generale, la domanda espressa da questo segmento è composta essenzialmente dagli avviamenti al lavoro (41.941 comunicazioni) a fronte di un uso piuttosto limitato dei tirocini (1.153 comunicazioni), la cui incidenza è pari al 2,7%, ossia alla metà di quanto 22 Si ricorda che il dato esclude la somministrazione ed il lavoro domestico. 20
si è potuto osservare per il gruppo A (5,4%). Il basso ricorso a questo istituto è una caratteristica abbastanza peculiare delle realtà del gruppo B, che, nella panoramica dei vari segmenti esaminati, si ritrova solo per i soggetti occupazionalmente attivi per 1 periodo ed appartenenti alla classe 2-9 comunicazioni. Negli altri casi si rilevano, invece, incidenze tra il 5,8% ed il 6,7%. Un altro elemento distintivo del gruppo B è rappresentato dalla singolare fisionomia produttiva, imperniata essenzialmente attorno a tre settori: l’istruzione, le attività manifatturiere ed i servizi a bassa qualifica ricompresi nella sezione N della classificazione ATECO. Di questi, il primo è, indubbiamente, quello più rilevante, dal momento che rappresenta il 41,0% delle unità locali (55 realtà) e, parimenti, spiega il 42,8% delle comunicazioni (18.430 comunicazioni). L’industria manifatturiera conta 14 realtà (10,4%) e altrettante ne annoverano i servizi della sezione N, con una differenza rilevante, però, per quanto attiene il rispettivo contributo alla domanda di lavoro, in un caso quantificato da 2.789 comunicazioni (6,5%), nell’altro da 6.833 (15,9%). A livello qualitativo, le realtà del segmento in esame appartengono solo in misura ridotta agli ambiti di specializzazione del territorio (20,1% delle unità locali occupazionalmente attive) e mostrano un certo legame con i settori knowledge intensive, che, però, va decisamente ridimensionandosi se si considera il dato al netto del comparto dell’istruzione (si scende da un’incidenza pari al 63,4% per quanto riguarda le unità locali ed al 66,1% in termini di comunicazioni ad una pari, rispettivamente, al 22,4% per le unità locali ed al 17,3% per le comunicazioni). Tra questi due estremi, descritti dai gruppi A e B, si pongono gli altri segmenti, connotati da una serie di interrelazioni con il mercato del lavoro locale abbastanza varie per la loro intensità e per quanto attiene il contributo apportato alla domanda di lavoro dell’Ovest Milano. Da questa prospettiva, i gruppi C, D ed E sono accomunati dal fatto di essere composti da realtà con al proprio attivo tra le 2 e le 9 comunicazioni (ripartite, rispettivamente, in 1, 2 e 3 periodi), mentre il gruppo F è formato dai soggetti che figurano all’interno della classe 10-49 comunicazioni e che si sono rivelati attivi in senso occupazionale durante tutto il quadriennio 2013-2016. Il gruppo C annovera 2.080 realtà (vale a dire il 15,9% del totale) a cui sono imputabili 6.545 comunicazioni (ossia il 4,9% della domanda), il gruppo D 2.716 realtà (20,8%) e 9.760 comunicazioni (7,4%), il gruppo E 1.353 realtà (10,3%) e 7.244 comunicazioni (5,5%), mentre il gruppo F include 1.032 realtà (7,9%) che hanno generato 21.363 comunicazioni (16,1%). 21
Settore Segmento Gruppo A Gruppo B Gruppo C Gruppo D Gruppo E Gruppo F A - Agricoltura, silvicoltura e pesca 1,4% 0,0% 0,7% 1,4% 1,9% 2,1% C - Attività manifatturiere 17,9% 10,4% 17,6% 22,6% 28,8% 31,5% F - Costruzioni 14,1% 6,0% 15,8% 13,1% 11,2% 9,3% G - Commercio 21,6% 4,5% 17,6% 19,9% 19,3% 17,7% H - Trasporto e magazzinaggio 3,2% 2,2% 4,2% 2,7% 3,6% 4,0% I - Alloggio e ristorazione 8,5% 3,7% 13,6% 9,8% 8,9% 10,7% J - Servizi di informazione e comunicazione 2,9% 3,0% 2,4% 3,1% 2,4% 1,6% K - Attività finanziarie e assicurative 1,7% 0,0% 0,7% 1,3% 0,6% 0,4% L - Attività immobiliari 2,9% 0,0% 1,2% 1,3% 0,7% 0,2% M - Attività prof.li, scientifiche e tecniche 5,8% 1,5% 3,7% 5,0% 3,3% 2,3% N - Noleggio, ag. viaggio, supporto imprese 7,3% 10,4% 9,4% 6,7% 5,4% 4,2% O - PA e difesa; assic. sociale obbl. 0,1% 3,7% 0,1% 0,3% 0,4% 1,7% P - Istruzione 0,6% 41,0% 1,2% 0,9% 1,3% 3,7% Q - Sanità e assistenza sociale 2,7% 6,7% 3,6% 2,7% 3,6% 4,4% R - Att. artistiche, sport, intrattenimento 1,5% 2,2% 1,7% 1,5% 1,1% 1,2% S - Altre attività di servizi 6,5% 3,0% 5,7% 6,7% 6,4% 4,2% TOTALE economia 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) per settore economico (sezione ATECO). Principali segmenti in cui si articola la domanda di lavoro. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. Settore Segmento Gruppo A Gruppo B Gruppo C Gruppo D Gruppo E Gruppo F A - Agricoltura, silvicoltura e pesca 1,4% 0,0% 0,6% 1,2% 1,8% 2,3% C - Attività manifatturiere 17,9% 6,5% 18,4% 23,5% 29,1% 29,9% F - Costruzioni 14,1% 3,3% 15,6% 13,6% 11,7% 9,1% G - Commercio 21,6% 4,6% 16,1% 19,3% 18,6% 16,7% H - Trasporto e magazzinaggio 3,2% 1,2% 4,7% 2,8% 3,7% 4,4% I - Alloggio e ristorazione 8,5% 1,7% 13,9% 10,1% 9,3% 10,7% J - Servizi di informazione e comunicazione 2,9% 7,0% 2,2% 3,0% 2,4% 2,1% K - Attività finanziarie e assicurative 1,7% 0,0% 0,6% 1,1% 0,5% 0,3% L - Attività immobiliari 2,9% 0,0% 1,0% 1,1% 0,5% 0,1% M - Attività prof.li, scientifiche e tecniche 5,8% 4,3% 3,3% 4,5% 3,0% 2,2% N - Noleggio, ag. viaggio, supporto imprese 7,3% 15,9% 9,4% 6,8% 5,6% 4,6% O - PA e difesa; assic. sociale obbl. 0,1% 1,8% 0,2% 0,4% 0,6% 2,1% P - Istruzione 0,6% 42,8% 1,9% 0,9% 1,3% 4,7% Q - Sanità e assistenza sociale 2,7% 2,9% 4,1% 2,7% 3,8% 5,3% R - Att. artistiche, sport, intrattenimento 1,5% 3,3% 2,2% 1,8% 1,2% 1,3% S - Altre attività di servizi 6,5% 3,9% 5,1% 6,4% 6,1% 3,3% TOTALE economia 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Comunicazioni rilasciate dalle realtà occupazionalmente attive per settore economico (sezione ATECO). Principali segmenti in cui si articola la domanda di lavoro. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. 22
Per quanto, a livello aggregato, ciascun insieme abbia una fisionomia che ruota essenzialmente attorno ai medesimi comparti – l’industria manifatturiera, il commercio, le costruzioni, i servizi di alloggio e ristorazione, le funzioni a bassa qualifica ed i servizi alla persona –, è opportuno mettere a fuoco talune specificità. Al riguardo, i gruppi E ed F sono quelli più caratterizzati in senso manifatturiero, con un’incidenza di queste attività pari, rispettivamente, al 28,8% ed al 31,5% delle unità locali ed un contributo parimenti di tutto rilievo (29,1% e 29,9%) alla domanda di lavoro. In parte, ciò si ritrova anche con riferimento al gruppo D, dove l’industria rappresenta il 22,6% delle unità locali occupazionalmente attive ed il 23,5% delle comunicazioni, mentre appare un tratto dai contorni più sfumati all’interno del gruppo C, per il quale tali attività ricoprono un peso del tutto simile a quello del commercio (17,6% in entrambi i casi), pur confermandosi più importanti sotto il profilo occupazionale (1.202 comunicazioni contro 1.020). L’edilizia appare sovrarappresentata nei segmenti contraddistinti da un minor numero di comunicazioni e un’interrelazione con il mercato del lavoro più circoscritta nel tempo, avendo un’incidenza pari, in termini di unità locali, al 15,8% ed al 13,1% nei gruppi C e D, a fronte di quote pari all’11,2% ed al 9,3% per quanto riguarda i gruppi E ed F. Sul versante del terziario, il commercio costituisce trasversalmente il principale settore di riferimento per i soggetti che hanno interagito con il mercato del lavoro locale (con incidenze che vanno dal 17,6% per il gruppo C al 19,9% per il gruppo D), mentre le restanti funzioni rivestono un peso via via minore. Da rilevare, al proposito, la sovrarappresentazione dei servizi di alloggio e ristorazione e delle attività a bassa qualifica nel gruppo C (13,6% contro valori compresi tra l’8,9% ed il 10,7%, nel primo caso; 9,4% contro valori compresi tra il 4,2% ed il 6,7% nel secondo). A livello qualitativo, nei gruppi D, E ed F la domanda di lavoro viene alimentata in prevalenza dalle imprese che operano nell’ambito dei settori di specializzazione produttiva che rivestono anche una certa importanza all’interno del sistema economico locale, a fronte della più consistente quota ricoperta dagli ambiti non specializzati (ma pur sempre di rilievo) nel caso del gruppo C. Ricorrente è, invece, il ruolo relativamente contenuto delle attività ad intensità di conoscenza e di innovazione, per quanto i gruppi E ed F si distinguano per una sovrarappresentazione delle lavorazioni industriali a medio-alto contenuto tecnologico. 23
Settore Segmento Gruppo A Gruppo B Gruppo C Gruppo D Gruppo E Gruppo F Unità locali Settori specializzati e di rilievo 42,5% 20,1% 40,6% 45,4% 47,7% 48,6% Settori specializzati ma non di rilievo 1,8% 5,2% 2,0% 2,6% 2,7% 4,6% Settori non specializzati ma di rilievo 42,2% 18,7% 43,4% 37,7% 36,1% 30,5% Settori non specializzati nè di rilievo 10,6% 52,2% 12,0% 11,6% 10,3% 11,5% Altro 3,0% 3,7% 2,0% 2,8% 3,2% 4,7% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Alta intensità di conoscenza 19,2% 63,4% 17,0% 20,0% 20,9% 26,0% Bassa intensità di conoscenza 64,7% 29,1% 65,9% 64,8% 65,4% 61,7% Altro 16,1% 7,5% 17,1% 15,2% 13,7% 12,3% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Comunicazioni Settori specializzati e di rilievo 42,5% 14,4% 40,1% 45,6% 47,7% 45,5% Settori specializzati ma non di rilievo 1,8% 2,4% 2,2% 2,7% 2,9% 5,1% Settori non specializzati ma di rilievo 42,2% 21,3% 42,8% 37,2% 35,5% 30,3% Settori non specializzati nè di rilievo 10,6% 60,1% 13,0% 11,9% 10,7% 13,8% Altro 3,0% 1,8% 1,9% 2,5% 3,3% 5,3% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Alta intensità di conoscenza 19,2% 66,1% 18,1% 19,6% 21,3% 28,4% Bassa intensità di conoscenza 64,7% 29,7% 65,1% 64,8% 64,7% 59,3% Altro 16,1% 4,2% 16,8% 15,5% 14,0% 12,4% Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Realtà occupazionalmente attive (unità locali) e relative comunicazioni per ruolo e contenuto di conoscenza del settore di appartenenza. Principali segmenti in cui si articola la domanda di lavoro. Area: Ovest Milano. Periodo: anni 2013-2016. Fonte: OML - Città Metropolitana di Milano. Elaborazioni: Eurolavoro / AFOL Ovest Milano - Osservatorio Socio Economico. 24
3 LE STRATEGIE, LE SCELTE ED IL RAPPORTO CON IL PERSONALE ASSUNTO 3.1 I caratteri socio demografici dei lavoratori entrati a far parte degli organici aziendali Come noto, le risorse umane costituiscono una componente fondamentale e sempre più strategica per l’attività di un’impresa. Il loro contributo, infatti, non si esaurisce con il mero svolgimento della prestazione lavorativa, ma va ben oltre, sostanziandosi nell’apporto di know-how, competenze, conoscenze, nonché di tutta una serie di altri fattori intangibili che generano valore per i vari processi produttivi, piuttosto che per quanto attiene l’erogazione dei servizi. Ne consegue che, per poter leggere e comprendere a fondo il comportamento e le strategie delle realtà occupazionalmente attive tra il 2013 ed il 2016, è opportuno considerare, pur sempre incentrando il punto di osservazione sul lato della domanda, anche i caratteri socio demografici della manodopera, oltre alle altre variabili (inquadramento contrattuale, mansione svolta, ecc.) che tradizionalmente descrivono la relazione che si crea tra il datore di lavoro ed il lavoratore. Da questa prospettiva, per ciascun soggetto, accanto alla quantità ed ai volumi delle comunicazioni rilasciate nel lasso temporale esaminato, si è, quindi, provveduto a ricostruire anche il numero delle persone coinvolte (a cui tali pratiche si riferiscono), qualificando, inoltre, tale grandezza sulla base del genere, delle classi di età di appartenenza e del titolo di studio posseduto23. Sotto questo profilo, nel complesso, nelle 13.089 unità locali che hanno interagito con il mercato del lavoro dell’Ovest Milano è stato possibile rilevare il transito di 101.240 lavoratori. Onde evitare fraintendimenti, è bene precisare fin da subito che, in realtà, il numero delle persone che, in questi stessi anni, si sono affacciate sul mercato del lavoro locale e hanno iniziato un’occupazione è nettamente più basso (84.036 persone) e che la differenza che si osserva rispetto alla grandezza presentata (17.204 unità) si spiega alla luce di coloro che hanno cambiato posto di lavoro nel corso del tempo, operando, in momenti successivi, presso delle realtà distinte. La scelta di conteggiarli più volte (una per ogni datore di lavoro con cui si è instaurato il rapporto contrattuale) non è casuale, bensì risponde agli obiettivi di questo Quaderno di ricerca ed, in particolare, alla specifica esigenza di mettere a fuoco il modo in cui si è strutturato e si è evoluto, nel tempo, il legame tra ciascuna singola realtà ed il proprio organico24. Solo così facendo, infatti, è stato possibile analizzare, osservandoli dal punto di vista dell’impresa, fenomeni quali la gestione 23 Si consideri con estrema cautela quest’ultima variabile in ragione dei numerosi casi in cui i dati risultano incompleti. 24 In questa sede, il fulcro dell’analisi longitudinale è l’unità locale, non il lavoratore. 25
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