"I mobili a sorpresa parlanti e paroliberi": il contributo di Francesco Cangiullo alla definizione dell'arredo futurista

Pagina creata da Ginevra Gargiulo
 
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                                 “I mobili a sorpresa parlanti e paroliberi”:
                                      il contributo di Francesco Cangiullo
                                       alla definizione dell’arredo futurista
                                                                                   GIUSEPPE ALBANESE*

                                 “C
                                                arissimo Cangiullo, […] era un articolo e non un
                                                manifesto sul mobilio. Un articolo come tanti altri
                                                che non parte dalla direzione del Movimento Fu-
                                 turista. […] Tutto ciò che prepari in fatto di mobili avrà glo-
                                 ria!1”: così, dalla zona di guerra in cui si trovava nel 1917, Ma-
                                 rinetti provvedeva a discolparsi e a rassicurare un Cangiullo
                                 deluso per la pubblicazione, sull’“Italia Futurista”, dell’artico-
                                 lo di Arnaldo Ginna intitolato Il Primo Mobilio Italiano Futuri-
                                 sta2, che aveva anticipato in tal modo la pubblicazione del Ma-
                                 nifesto Il mobilio futurista. I mobili a sorpresa parlanti e paro-
                                                                   liberi. Infatti, lo scritto dell’ar-
                                                                   tista napoletano era stato ela-
                                                                   borato almeno un anno prima,
                                                                   ma egli non era ancora riusci-
                                                                   to a darlo alle stampe al mo-
                                                                   mento dello scambio epistolare
                                                                   con il fondatore del Movimen-
                                                                   to. Non sappiamo esattamente
                                                                   quali fossero le cause della ri-
                                                                   tardata pubblicazione del Ma-
    Francesco Cangiullo                                            nifesto di Cangiullo: molto
                Manifesto                                          probabilmente fu determinan-
     Il mobilio futurista.
      I mobili a sorpresa                                          te proprio il fatto che Marinet-
   parlanti e paroliberi                                           ti si trovasse sul fronte di guer-
 “Roma Futurista” n. 71,                                           ra. Ad ogni modo, lo scritto
        22 febbraio 1920
                                                                   verrà diffuso solo tre anni do-

                                    * Professore a contratto presso la Facoltà di Architettura della SUN.

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                                      I MOBILI A SORPRESA PARLANTI E PAROLIBERI

           po, nel 1920, sul nume-                                                 Fortunato Depero
                                                                                   Sedia asimmetrica
           ro 71 di “Roma Futuri-
                                                                                   1926-27
           sta” del 22 febbraio
           1920.
               Per una migliore
           comprensione dello stato
           d’animo del futurista
           napoletano di fronte al-
           l’incomprensione di cui
           si era sentito vittima, an-
           drà messa nella giusta
           luce la sua attività nel
           campo del mobilio futu-
           rista, apparentemente
           secondaria rispetto a
           quella di poeta. Come egli stesso afferma recisamente nel Ma-
           nifesto, solo a lui toccava “il diritto, il dovere, il mandato ata-
           vico di creare il MOBILIO FUTURISTA”, dal momento che
           aveva preso dimestichezza nell’arte della realizzazione del mo-
           bile fin dall’infanzia, presso la fucina paterna. Ricordiamo in-
           fatti che il padre, Gennaro, era titolare della “Fabbrica di mo-
           bili artistici”, vera e propria scuola d’intaglio del legno in cui
           venivano prodotti i mobili, tra stile barocco e Liberty, che arre-
           davano gran parte delle abitazioni nobiliari napoletane3. Inol-
           tre, come ancora una volta viene sottolineato nel Manifesto, era
           “anche nipote di don Ciccio Cangiullo, intagliatore di France-
           sco II di Borbone e autore di quei sfarzosissimi mobili che ba-
           roccheggiano impereggiano e borboneggiano ancora nei Reali
           Palazzi di Caserta e di Napoli”.
               L’analisi e il raffronto dei due testi sopra citati possono rive-
           larsi utili a verificare il contributo che essi hanno dato alla dif-
           fusione della poetica futurista nell’ambito dell’arredamento. Il
           testo di Ginna4 pone l’accento sul ruolo della macchina che,
           “diventata il prolungamento evidentemente necessario dei ner-
           vi dell’operaio”, consente nuove soluzioni tecniche finalizzate
           alla realizzazione di forme elaborate a partire “dalle idee fon-
           damentali futuriste: bisogno di ultra-modernismo originale, di
           igiene, di eleganza, di emozione sintetica”. Inoltre, l’artista ra-

                                                                         XVII
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                               GIUSEPPE ALBANESE

      Fortunato Depero                                                  vennate evidenzia come,
               Sedia da
                                                                        grazie all’avvento delle
    “Progetto d’interno”
               1921-22                                                  nuove tecnologie applica-
                                                                        te alla costruzione dei
                                                                        mobili futuristi che egli
                                                                        aveva realizzato5, sia riu-
                                                                        scito ad ottenere una no-
                                                                        tevole purificazione, sia
                                                                        stilistica che “igienica”,
                                                                        eliminando “le scabrosità
                                                                        delle rugosità dei ghirigo-
                                                                        ri d’intaglio nelle cui in-
                                                                        senature innumerevoli si
                                                                        annidava la polvere di
                                                                        intere generazioni”.
                                                                            Se è il mito della mac-
                               china a fungere da filo conduttore nel testo di Ginna, il contri-
                               buto del poeta parolibero napoletano, invece, consiste nella ri-
                               presa di suggestioni teoriche dal celebre Manifesto Ricostruzio-
                               ne Futurista dell’Universo, scritto nel 1915, a quattro mani, da
                               Giacomo Balla e Fortunato Depero. Così, Cangiullo, quasi vo-
                               lendo dare corpo al programma di reinvenzione integrale dell’u-
                               niverso in chiave fantastica e gioiosa da questi ultimi propu-
                               gnato6, propone, in uno stile altrettanto brillante e vivace, alcu-
                               ni esempi di arredi visti come oggetti in grado di far accedere il
                               fruitore a una moderna dimensione figurativa della magia e del-
                               la favola, un ‘altro mondo’ che inducesse e stimolasse in lui una
                               intensa emotività immaginativa. Partendo dalla propria crea-
                               zione dell’ALFABETO A SORPRESA7, Cangiullo descrive una
                               serie di mobili PAROLIBERI, ovvero mobili “parlanti, allegri e
                               che non romperanno le scatole”, oltre ad essere “pratici, como-
                               di, utili, eleganti, iridescenti, economici e soprattutto IGIENI-
                               CI”. Avendo come bersaglio polemico la produzione contempo-
                               ranea di arredi dallo stile ormai retrogrado e polveroso, definiti
                               “tristi, funebri, glaciali, cafoneschi e sempre chiusi in un muti-
                               smo da sarcofago”, afferma quindi la necessità di un MOBILE
                               PARLANTE, costruito “con intrecci, scontri e corpo-a-corpo di
                               lettere di svariati caratteri”. A esemplificazione di questa prima

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                                      I MOBILI A SORPRESA PARLANTI E PAROLIBERI

           categoria, un mobile che parli e utilizzi la lingua della moder-
           nità, viene quindi descritta “ZANG!”, “un’originalissima sedia
           interventista tricolore […] costruita con le lettere legnificate del
           celebre poema parolibero di Martinetti”8. In seguito, dopo aver
           sollecitato il lettore a porsi l’inquietante domanda: “avete mai
           osservato come sono immobili i vostri mobili?”, auspica che i mo-
           bili possano muoversi, elaborando una seconda categoria di ar-
           redo, quella del MOBILE A SORPRESA, il cui modello è la “SE-
           DIA A SBALZI o SEDIA
           NEVRASTENICA, una se-
           dia fatta a scatti e a sbal-
           zi, che manderà all’aria
           chiunque fa per sedersi”.
               Purtroppo, non è pos-
           sibile risalire ai disegni
           degli arredi descritti nei
           due testi teorici messi a
           confronto, dal momento
           che, allo stato attuale del-
           le ricerche, non ne rimane
           traccia alcuna. Al di là
                                                                                  Fortunato Depero
           delle dichiarazioni degli                                              Poltrona
           autori dei due scritti, la                                             1930-32
           testimonianza di Mari-
           netti9 rappresenta l’unica
           conferma esterna che
           quantomeno Cangiullo
           avesse realmente dise-
           gnato i suoi mobili, per
           cui si potrebbe ipotizzare
           che tali disegni siano an-
           dati distrutti nel crollo
           della sua abitazione bom-
           bardata durante la secon-
           da guerra mondiale!
               I due contributi ana-                                              Enrico Prampolini
           lizzati, sebbene si mostri-                                            Lampada a parete
           no alquanto eterogenei                                                 1918

                                                                          XIX
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                               GIUSEPPE ALBANESE

                              per impostazione teorica e finalità programmatiche, come ab-
                              biamo visto, vanno comunque ricondotti all’interno di una più
                              articolata produzione di scritti e manifesti riguardanti l‘arreda-
                              mento futurista, dal cui esame complessivo si riscontra in effetti
                                                                       una certa difficoltà nel-
                                                                       l’individuare una precisa
                                                                       definizione dello stile fu-
                                                                       turista; il che è spiegabile
                                                                       con ogni probabilità col
                                                                       fatto che gli autori stessi,
                                                                       di volta in volta, si limita-
                                                                       no a elencare le tematiche
                                                                       dominanti della poetica
     Enrico Prampolini
      Sedia presentata
                                                                       del movimento. Per citare
     nella “Casa d’arte                                                solo le principali: la sinte-
              italiana”                                                si “Arte-Vita”, la bellezza
                   1919
                                                                       della velocità, l’imitazio-
                              ne della macchina, la compenetrazione e simultaneità di tempo
                              e spazio. Queste tematiche, quindi, tutte orientate a rappresen-
                              tare al meglio la vita moderna, se assunte nel loro insieme, van-
                              no a costituire “una sorta di cornice di riferimento (filosofica,
                              comportamentale, ma non propriamente formale) in cui trova-
                              no spazio soluzioni stilistiche diverse e spesso contradditto-
                              rie”10. Tutt’al più vengono suggeriti alcuni principi da seguire
                              nella creazione dei nuovi oggetti, quali l’adozione di linee di-
                              namiche, un particolare uso della decorazione, il riferimento
                              costante all’universo meccanico: tutto, al fine di ottenere forme
                              astratte e originali. Si tratta, quindi, di una serie di indicazioni
                              sovrastrutturali che non intendono incidere sulle scelte stretta-
                              mente formali, lasciando, in tal modo, ampio margine di libertà
                              a seconda del “temperamento lirico” di ogni singolo artista.
                                  L’eterogeneità di queste tematiche ha perciò, come diretta
                              conseguenza, una sostanziale diversità degli esiti formali, nelle
                              realizzazioni dei vari Balla, Depero, Prampolini, Tato, Pannag-
                              gi e di quanti altri futuristi si siano cimentati nel campo del-
                              l’arredamento e dell’oggetto d’arredo. Va anche detto che, gra-
                              zie a un esame più approfondito11, da tale panorama sfaccet-
                              tato e composito è stato possibile astrarre una ormai consolida-

                               XX
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                                      I MOBILI A SORPRESA PARLANTI E PAROLIBERI

           ta, grande distinzione in due famiglie, per quanto, come sostie-
           ne Filiberto Menna12, mai totalmente isolabili l’una dall’altra:
           la prima, caratterizzata da una certa misura fantastica, alla
           quale appartengono quelle opere che vedono nell’inventivismo
           formale e nell’astrazione simbolica le loro fonti immaginative;
           e la seconda, segnata invece da una quota funzionalista di più
           diretta derivazione dalla poetica di Sant’Elia.
               In tal senso, anche i contributi di Cangiullo e Ginna provve-
           dono a confermare, nella loro apparente estraneità l’una ri-
           spetto all’altra, la fecondità di analisi che tale duplice catego-
           rizzazione possiede.
               La carenza di omogeneità negli esiti formali delle sperimenta-
           zioni futuriste nell’ambito dell’arredamento è, con ogni probabi-
           lità, da ricercare nella complessa vicenda del movimento stesso
           che, anzitutto, snodandosi nell’arco di un lungo periodo del No-
           vecento, i cui estremi sono stati convenzionalmente fissati dalla
           critica tra il 1909 e il 194413, verrà condizionato da importanti
           cambiamenti a livello socio-culturale, dovuti in gran parte alle
           sostanziali innovazioni tecnologiche che trasformeranno l’Italia
           da paese prettamente ru-
           rale in una realtà moderna
           e industriale. Inoltre, an-
           cora la lunga durata di
           questa storia, ha fatto sì
           che la produzione artistica
           del movimento potesse
           giovarsi del contributo di
           numerose personalità dal-
           le diverse formazioni cul-
           turali e artistiche, a loro
           volta, quindi, capaci di in-
           fluire sulle varie fasi della                                            Enrico Prampolini
                                                                                    Seggiolone
           ricerca futurista con “ac-                                               1918
           centi” eterogenei; per cui
           “anche se possibile a grosse linee, è poi in verità difficilmente de-
           finibile puntualmente uno “stile futurista”, sia in senso diacroni-
           co, nei tre decenni di attività, sia in senso sincronico, nelle diver-
           se e anche opposte opzioni immaginative”12.

                                                                           XXI
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                              GIUSEPPE ALBANESE

                                                                          A spiegare questa pe-
                                                                       culiare forma di ecletti-
                                                                       smo stilistico, però, oltre
                                                                       a quelle che si presentano
                                                                       come delle cause di ordi-
                                                                       ne esterno, concorrono
                                                                       certamente anche delle
                                                                       motivazioni concernenti
                                                                       la poetica stessa del Futu-
                                                                       rismo. Questa, infatti,
     Enrico Prampolini                                                 non aveva tra i suoi in-
      Sedia presentata                                                 tenti precipui la ricerca e
     nella “Casa d’arte
              italiana”
                                                                       la definizione di uno stile
                   1919                                                riconoscibile grazie ad
                                                                       una serie di tratti ricor-
                                                                       renti (forme, materiali,
                                                                       tecniche costruttive, ag-
                                                                       gettivazioni decorative)
                                                                       subito identificabili. In
                                                                       questione era semmai il
     Enrico Prampolini                                                 raggiungimento di un fi-
     Tavolo presentato
     nella “Casa d’arte
                                                                       ne che travalicava ampia-
              italiana”                                                mente la mera sfera este-
                   1919                                                tica, teso a stimolare
                                                                       emotivamente l’immagi-
                              nazione del fruitore, in virtù di una ridefinizione totale dell’o-
                              pera d’arte che inglobasse ogni aspetto del vissuto dell’indivi-
                              duo e del suo rapporto con l’universo intero. Tale vocazione al
                              Gesamtkunstwerk, così attenta alla definizione della relazione
                              multidirezionale tra l’individuo e il suo spazio, trovava la sua
                              applicazione in relazione ad una visione complessiva del pro-
                              getto architettonico o di arredamento, finendo così spesso per
                              trascurare l’effetto stilistico proiettato dal singolo oggetto.
                                 Ecco che gli arredi futuristi non si limitano certo alla ricer-
                              ca della semplice funzionalità dell’oggetto; anzi, l’artista cerca
                              di offrire una nuova visione ‘futurista’ dell’oggetto, attivando
                              costantemente, all’interno di un meccanismo di ‘azione e rea-
                              zione’, nuovi rapporti tra l’oggetto e il fruitore, al fine di sti-

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                                      I MOBILI A SORPRESA PARLANTI E PAROLIBERI

           molare quest’ultimo sia emotivamente che cognitivamente.
           L’arredo futurista, allora, si andrà a posizionare appunto nelle
           pieghe di quella distinzione, ribadita più volte da Argan13, che,
           se identifica nell’opera d’arte un’entità la cui esperienza esteti-
           ca si esaurisce nella pura contemplazione, di contro indica nel-
           la partecipazione del fruitore l’aspetto essenziale per una com-
           pleta definizione dell’oggetto d’uso.
               Negli arredi dei futuristi, inoltre, il nuovo carattere estetico,
           visto come un valore aggiunto all’oggetto d’uso, può essere ve-
           rificato in una innovativa concezione dell’arredo, che trasferì il
           suo significato culturale dall’ambito elitario all’ambito sociale
           della collettività. Nonostante le buone intenzioni, però, l’ogget-
           to d’uso futurista rimase quasi sempre un oggetto artigianale,
           un pezzo unico e non pensato per una produzione di serie at-
           traverso l’utilizzo della macchina, che fu destinata a rimanere
           unicamente un mito nella poetica marinettiana.
               È così che l’esperienza di Cangiullo, all’interno della speri-
           mentazione su un possibile modello di arredo futurista, diven-
           ta emblematica tanto dei limiti quanto delle innovazioni insite
           nella poetica più generale del Movimento applicata al mondo
           degli oggetti d’uso. Se, infatti, egli dimostra una certa miopia
           nell’assoluta     man-
           canza di considera-
           zione di una possibile
           produzione        indu-
           striale del mobile,
           d’altro canto esibisce
           una notevole capacità
           di prefigurare gli svi-
           luppi ulteriori del de-
           sign: non a caso egli
           teorizza e auspica
           una feconda intera-
           zione tra l’oggetto
           d’uso e ‘l’uomo futu-
           rista’14, in una visio-                                                 Giacomo Balla
           ne moderna del mo-                                                      “Testa-letto”
           bile, che raggiunge il                                                  1920 ca.

                                                                        XXIII
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                         GIUSEPPE ALBANESE

                         massimo della espressività estetico-funzionale allorchè riesce a
                         instaurare un rapporto ‘pedagogico’, mediato anche, negli svi-
                         luppi successivi, da un ‘linguaggio silenzioso’15, tra l’arredo e i
                         comportamenti assunti dal fruitore.

                              *1 Il testo integrale della lettera di Marinetti è pubblicato in Ernestina Pel-
                         legrini, a cura di, Epistolario Cangiullo-Marinetti, Quaderni della Fondazione
                         Primo Conti, vallecchi Editore, 1989, pag. 119. L’antecedente di Cangiullo,
                         invece, non è reperibile
                              2 “L’Italia Futurista”, a.I, n.12, Firenze, 15 dicembre 1916.
                              3 Paolo Ricci, Arte e artisti a Napoli 1800-1943, Napoli, 1981, p.145
                              4 pseudonimo di Arnaldo Ginanni Corradini, pittore e scrittore futurista.

                         Fu Giacomo Balla a inventare, secondo la dinamica futurista, da Ginanni lo
                         pseudonimo Ginna (ginnastica) e per il fratello Bruno lo pseudonimo Corra da
                         Corradini (correre).
                              5 Ginna scrive nel suo Manifesto: “Oggi devo accontentarmi col dirvi sopra una

                         serie di movissimi (sic!) ed originalissimi di mobili italiani. Non sono solamente dei
                         disegni, ma veramente ed accuratamente costruiti. Questo mi è costato un non lie-
                         ve sacrificio di denaro di tempo e di fatica avendo dovuto superare quella serie non
                         indifferente di ostacoli che sorgono nell’attuazione pratiche delle idee. Sono riusci-
                         to a dare esatta l’espressione della originalità della praticità e dell’eleganza che
                         volevo. Sono i primi mobili fabbricati in Italia che possono stare in confronto dal
                         lato precisione-tecnica a quelli esteri, e superarli moltissimo dal lato artistico”.
                              6 “Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale

                         per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Dare-
                         mo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’im-
                         percettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli
                         elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della no-
                         stra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto”.
                         Tratto da Giacomo Balla e Fortunato Depero, Ricostruzione futurista dell’Uni-
                         verso, 11 marzo 1915.
                              7 Per un’analisi dell’Alfabeto a sorpresa vedi Luciano Caruso, Francesco

                         Cangiullo e il Futurismo a Napoli, Firenze, 1979 e Giovanni Lista, Cangiullo
                         tra parola, segno e immagine in Matteo D’Ambrosio (a cura di), Il Futurismo
                         a Napoli, Napoli, 1996.
                              8 Cangiullo si riferisce alla composizione parolibera di F.T. Martinetti, Zang

                         Tumb Tumb, 1914.
                              9 “Carissimo Cangiullo, ti mando la copia di Roma Futurista che contiene

                         il tuo meraviglioso originalissimo Manifesto del tuo mobilio futurista. Ho cre-
                         duto opportuno non tardare più, per timore che qualcuno ti plagiasse più o
                         meno esplicitamente, applicando ai mobili il tuo alfabeto a sorpresa. Non so
                         se tu credi opportuno dare in uno dei prossimi numeri dei disegni in bianco e
                         nerodei tuoi mobili, di cui ho qui i disegni colorati. Se sei di questo parere,
                         mandami subito i disegni a Milano….
                              Ti abbraccio fraternamente. Tuo F.T. Martinetti”, lettera pubblicata in Er-
                         nestina Pellegrini, a cura di, op.cit. p. 133.

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                                            I MOBILI A SORPRESA PARLANTI E PAROLIBERI

              10   Guido Giubbini, Il Futurismo tra avanguardia e stile, in Enrico Crispol-
           ti e Franco Sborgi (a cura di), Futurismo. I grandi temi 1909-1944, Mazzotta,
           Milano 1997, p. 67.
                11 Il tema è stato affrontato dettagliatamente in Giuseppe Albanese, L’ar-

           redamento futurista. Dal quadro all’oggetto d’uso attraverso il complesso pla-
           stico dinamico, tesi di Dottorato di Ricerca in Architettura degli Interni e alle-
           stimento svolta presso il Politecnico di Milano, a.a. 2002.
                12 Filiberto Menna, Il Futurismo e le arti applicate, in “Studi di storia del-

           l’arte in onore di Vittorio Viale” a cura e per iniziativa della “Association in-
           ternazionale des critiques d’art”, sezione italiana, Edizioni d’Arte Fratelli Poz-
           zo, Torino, 1967.
                13 Le due date corrispondono, la prima, all’anno di pubblicazione del Ma-

           nifesto “Il Futurismo” sulla “Gazzetta dell’Emilia” (5 febbraio 1909) e su “Le
           Figaro” (20 febbraio 1909); la seconda, all’anno della morte di Martinetti.
                14 Enrico Crispolti introduzione a Anna Maria Ruta, Arredi futuristi. Epi-

           sodi delle case d’arte futuriste italiane, Novecento, Palermo, 1985, p. 9.
                15 cfr. intervento di Giulio Carlo Argan in Augusto Morello, (a cura di), La

           memoria e il futuro, I Congresso Internazionale dell’Industrial Design, Trien-
           nale di Milano, 1954, Milano, 2001.
                16 “I MOBILI PARLANTI […] Vi scaglieranno un guizzo arguto, una bat-

           tuta indovinata, un motto di spirito; saranno brillanti e spiritosi se vi piace.
           […] Saranno eccitanti, se addetti alle camere d’amore; e vi soffieranno una
           parolina carina a tempo e a luogo, vi daranno il consiglio infallibile per la con-
           quista cui voi disperavate”.
                17 Per un’elaborazione teorica di questo concetto, cfr. Edward T. Hall, La

           dimensione nascosta, Milano, 1968 e Edward T. Hall, Il linguaggio silenzioso,
           Milano, 1969

               Gli arredi presentati sono tutti modelli ricostruiti da Giuseppe Albanese da
           disegni o foto originali. Sono stati presentati per la prima volta in occasione
           della mostra Il mobile futurista nell’ambito delle Giornate Internazionali del-
           l’Arredo ABITARE IL TEMPO a Verona (2002).

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