GRUPPO DI LETTURA Incontro dell'11 febbraio 2019 - Il barone rampante di Italo Calvino
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GRUPPO DI LETTURA Incontro dell’11 febbraio 2019 Il barone rampante di Italo Calvino INCIPIT “Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi. Eravamo nella sala da parnzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre inquadravano i folti rami del grande elce del parco. Era mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione sedeva a tavola a quell’ora, nonostante fosse già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare a metà del pomeriggio. Tirava vento dal mare, ricordo, e si muovevano le foglie. Cosimo disse: - Ho detto che non voglio e non voglio! – e respinse il piatto di lumache. Mai s’era vista disubbidienza più grave. […] L’AUTORE ITALO CALVINO (Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923 - Siena, 1985) Nasce a Cuba da genitori italiani. Il padre, Mario, è un agronomo originario di Sanremo che a Cuba dirige una Stazione Agronomica sperimentale, mentre la madre, Eva Mameli, originaria di Sassari, è una botanica e naturalista, già docente presso l’Università di Pavia. Nel 1925 i coniugi Calvino decidono di ritornare in Italia e la famiglia si trasferisce a Sanremo dove il padre di Italo assume la direzione della Stazione sperimentale di floricoltura, coadiuvato dalla madre. A Sanremo vive serenamente gli anni della fanciullezza e frequenta il liceo-ginnasio. Mentre lo scoppio della guerra sconvolge la vita di provincia, si iscrive alla facoltà di Agraria all'Università di Torino dove è docente il padre, coltivando quelli che sempre più marcatamente appaiono come i suoi veri interessi: la letteratura, il cinema, il teatro. Nel 1943 si trasferisce alla facoltà di Agraria e Forestale di Firenze e dopo l'8 settembre, per sfuggire alla leva della Repubblica di Salò, trascorre diversi mesi nascosto, prima di aderire, insieme al fratello Floriano, alla Resistenza. L'esperienza partigiana sarà alla base del suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno e della raccolta di racconti Ultimo viene il corvo. Dopo la Liberazione aderisce al Partito Comunista Italiano, dal quale uscirà dopo i fatti d’Ungheria. Si iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, dove si laurea nel 1947 con una tesi su Joseph Conrad, e inizia quella collaborazione con Einaudi che a vario titolo lo legherà alla casa editrice fino al 1983. Si lega a personaggi del calibro di Pavese, Vittorini, Natalia Ginzburg, Norberto Bobbio. Collabora a numerosi giornali e riviste e compie diversi viaggi. Per 13 anni (dal 1967 al 1980) risiede a Parigi. Nel 1980 ritorna a Roma con la famiglia. Dopo una vita piena di soddisfazioni culturali e sociali, il 6 settembre 1985 viene colto da un ictus nella sua villa toscana dov’era in vacanza e muore il 19 settembre 1985. IL ROMANZO : Il barone rampante E' il secondo romanzo in ordine di pubblicazione de I nostri antenati, trilogia fantastico-allegorica sull'uomo contemporaneo. Seconda metà del Settecento a Ombrosa, paese immaginario della Liguria. Il dodicenne Cosimo Piovasco di Rondò sale su un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all'altra e decide che non scenderà più. Trascorrerà l'intera vita sugli alberi, una vita tutt'altro che monotona e non certo da eremita. Incontrerà diversi personaggi della cultura e della politica, vivrà una tormentata storia d'amore con la volubile Viola, sempre mantenendo tra sé e i suoi simili una minima ma invalicabile distanza. Cosimo morirà vecchio, senza mai discendere a terra..
Dopo aver affrontato la lettura de Il sentiero dei nidi di ragno all'inizio della stagione scorsa, il Gruppo di Lettura ha cominciato il suo percorso del 2019 con un altro romanzo di Italo Calvino, Il barone rampante. Un'opera scritta 10 anni dopo, più matura e ben rappresentativa della famosa trilogia I nostri antenat”, nonché di quella dimensione allegorico-favolistica che caratterizza tanti scritti dell'autore. Un libro che, soprattutto nella prima parte, sembra ricordare alcuni grandi classici solitamente considerati per ragazzi, per i tanti personaggi, i casi paradossali, le avventure a metà strada tra l'umorismo poetico e il fantastico. Ma il gioco, l'avventura in sé si trasformano poi in qualcosa d'altro. Un libro ricchissimo, con tanti rimandi, tanti riferimenti anche a molti altri libri, poetico ma anche, a tratti, sarcastico e beffardo. Proprio per la coesistenza di tutti questi elementi, un libro solo apparentemente di facile lettura. La scelta di proporlo al Gruppo è nata proprio da questa sfida: provare a riscoprire nella sua complessità, a leggere con uno spirito diverso, un'opera che negli anni è stata ridotta e appiattita a lettura scolastica, a volte anche con tagli e adattamenti del testo apportati dall'autore stesso. Una sfida che, comprensibilmente, poteva non essere condivisa da tutto il Gruppo o che, comunque, poteva non interessare alcuni lettori. E così, forse anche per la concomitanza con altri eventi/appuntamenti e/o contingenze personali, la serata di discussione ha visto una partecipazione più ridotta rispetto alla media abituale. Il dibattito è stato comunque molto ricco e vivace, proprio per la ricchezza di spunti che il libro offre, per i vari approcci dei lettori, per le perplessità che ha suscitato in alcuni. Da rilevare che chi l'ha apprezzato maggiormente l'ha sostanzialmente classificato come libro complesso e non facile, mentre chi si è schierato meno entusiasticamente tra i perplessi ha sottolineato la facilità e la noia della lettura, soffermandosi più che altro sulla trama, sulla vicenda in sé, senza comunque disconoscere il valore stilistico e letterario dell'opera. Diversi approcci, diverse abitudini di lettura e, di conseguenza, diverse interpretazioni, sono il naturale e comprensibile riscontro da lettori eterogenei, che rendono sempre vivace il confronto. Alcuni giudizi dei lettori Perplessi “Il libro non mi ha convinto fino in fondo. Una storia semplice, di facile comprensione, con un finale triste, che lascia un po' d'amaro in bocca. Il protagonista si mantiene coerente con la propria scelta fino alla fine: resta sugli alberi, anche se questo gli costa”. “La prima parte è più facile: la scelta originale e le avventure di un ragazzo. In questo sembra proprio un libro per ragazzi. Poi però il libro cresce, aggiungendo elementi: la storia, la politica, la filosofia, l'erotismo. E qui, devo dire, mi è un po' sfuggito, non l'ho capito fino in fondo. Mi sono anche fatto domande sulla possibile interpretazione ecologica di questo romanzo: un mondo ideale e scomparso in cui gli alberi permettevano di viaggiare senza scendere a terra. Ma non ho trovato tutte le risposte. Spero che la discussione e le opinioni degli altri lettori mi possano aiutare”. “Un libro che va letto come una metafora, al di là delle avventure fantastiche e surreali che si raccontano. Un po' l'ho capito, ma ho trovato noiosa soprattutto la seconda parte”. “Ne ho letto alcune parti, non tutto. Ho avuto l'impressione che l'autore si identificasse molto in Cosimo. Non sono un lettore esperto, capace di cogliere allusioni, riferimenti, collegamenti: comunque, non tutto mi ha convinto. In compenso mi ha insegnato molto sulla botanica: mi riferisco all'elencazione dei vari alberi con le diverse caratteristiche, ben descritti, tanto che li vediamo e li sentiamo”. “Non ho riletto il libro, per cui ricordo bene l'inizio e la fine, ma mi sfuggono tanti episodi.
Ho sempre preferito gli altri due racconti della Trilogia e non saprei rispondere con chiarezza alla domanda se mi sia piaciuto veramente il libro. Prima come studente e poi come insegnante, ho sempre letto Calvino scolasticamente e forse per questo non l'ho mai amato molto, pur riconoscendone i meriti letterari”. Positivi “Un libro chiaro, stilisticamente perfetto, da apprezzare. La questione, il nocciolo del libro è: Perché Cosimo fa quella scelta di andare a vivere sugli alberi? Il litigio familiare, la faccenda delle lumache sono solo pretesti. E' una scelta di rottura, contro gli schemi e l'omologazione. E da questo punto di vista tutti siamo un po' con lui. E poi ci mette un'assoluta coerenza, che lo accompagnerà per tutta la vita. Cosimo è un personaggio eccentrico, un solitario tutt'altro che asociale. Si impegna per aiutare gli altri, ama... Ma può amare solo se rimane se stesso. Un libro che ti fa ragionare sui perché, sulle scelte delle persone. Molto bello il finale: Cosimo se ne va con la mongolfiera e così neanche da morto tornerà sulla terra. Ha vinto lui!”. “Un libro che ogni volta che si rilegge si apprezza di più. E' molto poetico; solo per la descrizione dei paesaggi e dell'incantevole universo verde in cui si muove Cosimo varrebbe la pena (vedere 4. capitolo). Cosimo è la coerenza fatta persona, una figura emblematica. Sceglie di stare fuori dalla famiglia, dalla normale convivenza civile, ma non è un solitario, cosa che si può invece dire dell'ambiguo zio, il Cavalier Avvocato. A suo modo, Cosimo vive e partecipa pienamente ai suoi tempi, si mescola con gli altri. Il fratello Biagio (la voce narrante), invece, è un conformista. Uno più strambo dell'altro, comunque, nella famiglia di Cosimo, così ben descritta nel 1. capitolo. Pochi tratti e la psicologia dei vari personaggi è completa e perfetta. Alla fine sembra proprio che Cosimo sia il più normale”. “Il messaggio del libro: avere il coraggio di vivere diversamente dagli altri! Ma facendo questa scelta Cosimo, alla fine, ci rimette. Mi hanno colpito i quaderni delle doglianze, su cui ciascuno poteva sfogarsi e finalmente dire quello che non andava. Una sorta di Facebook dell'epoca, mi è venuto da pensare”. “Un libro, tutto sommato, molto autobiografico. Ho letto un po' di cose sulla famiglia dell'autore, sui luoghi dove ha vissuto. Una famiglia -non a caso- di botanici. E che dire del giardino esotico della villa di Viola? Un riferimento alla casa della famiglia Calvino… Ombrosa è, per ammissione dello stesso Calvino, la trasposizione fantastica di Sanremo e della Riviera ligure, come doveva essere un tempo, prima dei grandi disboscamenti e della forte antropizzazione. Sono d'accordo con chi ha già detto che si tratta di un libro molto poetico. Non mancano, tuttavia, tematiche forti: il conflitto padre-figlio, l'amore, l'amicizia, la fedeltà. Il tutto su un interessantissimo sottofondo storico (il Settecento, la Rivoluzione francese, il periodo napoleonico)”. “Per me è un libro culto. L'ho riletto più volte e ogni volta vi trovo cose diverse. Un libro molto letterario, con una prosa che coinvolge, tira dentro il lettore. Forse per una mia predisposizione/condivisione, leggendolo da giovanissima l'avevo visto come la storia di un bambino molto timido. Cosimo dimostra una grande forza nella sua coerenza. Lui che aveva condiviso gli impeti rivoluzionari, come molti, rimane poi deluso dalla deriva autoritaria napoleonica. Ma, per coerenza, mai si metterà apertamente contro l'esercito francese”.
“Un libro che mi è piaciuto. Ricco, interessante. La chiave di lettura storica aggiunge qualcosa in più, lega al meglio tutto l'insieme. E così nei personaggi della famiglia Piovasco di Rondò si può leggere un po' l'evoluzione della società europea: il padre rappresenta la vecchia Europa feudale, dei privilegi nobiliari; la sorella rappresenta l'Ancien Régime; Cosimo è il rivoluzionario; Biagio, il fratello, è il nuovo, che si apre al mondo borghese, con il commercio e l'imprenditoria. Molto interessante, originale, e nello stesso tempo documentata, quella parte in cui Calvino attraverso Cosimo ci parla delle Associazioni di Mestiere, per raccontarci la nascita della Massoneria”. “La demenza e la pazzia di Cosimo, continuamente evocate e apertamente dichiarate dalla stessa voce narrante dopo la fine dell'amore con Viola, io non le ho mai trovate veramente. A suo modo, Cosimo cerca sempre il bene comune, nel rispetto sostanziale delle regole”. “Molti i rimandi, più o meno espliciti, a libri come Robinson Crusoe, Il Barone di Munchhausen, Tarzan, I viaggi di Gulliver. Sono tutti grandi libri, grande letteratura, spesso e erroneamente sminuiti a letteratura per ragazzi”. “Un libro, a mio parere, complicato, tutt'altro che facile. Non è semplice cogliere le mille sfumature, i tanti velati riferimenti, le citazioni mascherate che vi mette l'autore a piene mani. Stare lontani, sugli alberi, dà un punto di vista diverso, in molti casi privilegiato. Per Cosimo restare a quella distanza è l'unico modo per vivere veramente insieme agli altri”. “Il sentiero dei nidi di ragno è una storia reale raccontata da un bambino: un libro che nell'ambito del Neorealismo prende la dimensione fantastica dal mondo infantile. Il barone rampante, invece, è una storia allegorico-fantastica, che affonda le sue origini nel reale, in particolare su un evento di quegli anni: l'invasione sovietica dell'Ungheria e il successivo Congresso del Pci (1956). Da quel momento Calvino uscirà dal Partito pur rimanendo organico alla Sinistra. Il Calvino disilluso prende le distanze come il suo personaggio Cosimo, che sembra dire: Io rimango con voi, ma mi prendo una certa distanza. Questa è una lente con cui si potrebbe leggere il libro”. “Il linguaggio, lo stile, l'originalità dell'invenzione di base e dell'immaginazione, che riempie il libro di trovate anche molto godibili e umoristiche, sono la vera forza dell’opera. Tutti questi aspetti prevalgono sul contenuto, sulla trama in sé”. “E' un libro pieno di libri. L'inglese Martin Mc Laughlin è andato a scoprire tutti questi riferimenti, anche quelli più occulti. Già l'incipit del Barone ha un parallelismo stretto con quello de La Certosa di Parma di Stendhal. In quanto al linguaggio, al tipo di scrittura di Calvino, come non sottolineare l'altezza stilistica del finale del XXI capitolo: Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così. Ovviamente Calvino si riferisce qui al significato biblico ed evangelico del verbo conoscere”.
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