Fisiologia dell'allattamento guida alla presentazione - ospfe

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Fisiologia dell’allattamento
                                       guida alla presentazione

I numeri indicano le diapositive

1. Obiettivi del corso
2. Commentare nella foto lo sguardo madre-figlio. È un elemento che spesso sorprende nella pratica
   clinica, quanto sia più facile che si attivi questo tipo di contatto visivo nella posizione semireclinata
3. Schema di una ghiandola mammaria. Da commentare:
        a. la ghiandola è composta da un numero elevato di alveoli (dove viene prodotto il latte) che
             è praticamente lo stesso in ogni donna. La forma e dimensione del seno non dipende dalla
             grandezza della ghiandola che produce il latte ma dal tessuto connettivo che lo sostiene e
             dal grasso. Tradotto in pratica vuol dire che ogni forma e dimensione di seno produce il
             latte. Similmente anche i capezzoli, che possono essere di forma e dimensioni diverse,
             servono semplicemente per orientare il bambino, con il loro colore più scuro. Non ci sono
             capezzoli difficili, troppo piatti o troppo estroflessi o troppo introflessi. Tutti vanno bene.
             E come si vedrà con la parte pratica, ancora meglio in posizione semireclinata. Se un
             capezzolo è veramente rientrante può essere utile utilizzare la siringa a stantuffo per farlo
             venire un po’ fuori prima dell’attacco. Tradotto in pratica vuol dire che tutto questo
             utilizzo dei paracapezzoli che vediamo non ha alcun senso e ostacola il buon attacco
        b. gli alveoli sono circondati da muscoli che si contraggono per azione dell’ossitocina e
             spremono il latte fuori dagli alveoli e lungo i dotti
        c. le ghiandole del Montgomery sono molto importanti (sono quella specie di brufoletti
             sull’areola che diventano più evidenti durante la gravidanza): secernono un liquido che
             pulisce e nutre la pelle del capezzolo e che conferisce un profumo particolare che guida il
             bambino al seno. Tradotto in pratica: non bisogna lavare né sterilizzare il capezzolo e il
             seno. Una doccia al giorno, come sempre, è sufficiente. Rimuovere quanto prodotto dalle
             ghiandole di Montgomery danneggia il seno ed elimina il profumo-guida.
4. Una novità è rappresentata dalla scoperta delle cellule di Merkel (lettura Mobbs Acta Ped 2016).
   Ricercatori australiani hanno identificato nel cavo orale del lattante queste cellule tattili che fanno
   una sorta di imprinting: il lattante si attacca al seno e le cellule di Merkel fotografano la forma,
   dimensione, struttura, consistenza di quel seno, che si imprime nel cervello, nella parte della
   memoria profonda, e facilita poi successivi riconoscimenti e successivi attacchi. Tradotto in
   pratica: ogni cosa venga messo sul seno o in bocca al lattante nei primi giorni di vita può interferire
   con questo imprinting e creare problemi. Paracapezzoli, ciucci e tettarelle non hanno motivo di
   essere offerti. Ostacolerebbero il processo di riconoscimento rendendo più difficile successivi
   tentativi di attacco.
5. Non si può passare dall'anatomia alla fisiologia senza ricordare alcune delle caratteristiche uniche
   e inimitabili del latte materno. Innanzitutto il fatto che non si tratti solo di un liquido nutritivo, ma
   di un tessuto vivo, che contiene cellule (comprese cellule staminali), anticorpi, ormoni, fattori che

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regolano l'immunità e il suo sviluppo, nonché la crescita del bambino. Contiene inoltre un
   microbioma, di cui vedremo più tardi l'importanza. La sua composizione è in parte ancora
   sconosciuta; probabilmente vi si possono isolare oltre 400 composti, tutti legati fra loro
   funzionalmente. Composti che non hanno lo stesso effetto quando prodotti industrialmente e
   inseriti in una formula. Nutrizionalmente, il latte materno ha tutto ciò che serve alla crescita e allo
   sviluppo del bambino, nelle giuste proporzioni (e con un'alta biodisponibilità che le rende
   facilmente assorbibili dall'intestino del lattante). Proporzioni che possono anche cambiare, per
   esempio a seconda dell'età gestazionale del neonato. Ma anche con la crescita del bambino e con
   le sue esigenze specifiche. Per esempio in caso di infezioni arricchendosi di anticorpi, o
   semplicemente diventando più acquoso quando il clima è caldo e il bambino ha sete. Il colostro ha
   un’importanza particolare: poche gocce racchiudono un complesso di nutrienti e anticorpi che
   forniscono la giusta partenza al neonato. Nessuna formula può né potrà mai adattarsi in questo
   modo; nessuna formula può né potrà mai sostituire il colostro, o modificarsi nel corso della
   poppata. Tradotto in pratica: ogni routine ospedaliera che impedisca o renda difficoltoso l’attacco
   e l’assunzione del colostro (che non tornerà più passati i primi giorni di vita) sono da evitare.
6. Per chi ha già fatto il corso di 20 ore chiedere: che cosa notate di differente in questa diapositiva?
   La posizione della madre, non eretta ma semireclinata. La prolattina è uno dei due fantastici
   ormoni che regola l’allattamento (come l’ossitocina dipendono dall’asse ipofisi-ipotalamo). È
   l’ormone che fa PRODURRE il latte. Viene stimolato dalla suzione del bambino. Entra in circolo
   DOPO la poppata per permettere la formazione del latte per la poppata successiva. È secreta
   maggiormente di notte e sopprime l’ovulazione. Il neonato calibra la quantità e la qualità del latte
   di cui ha bisogno mediante la suzione, che non deve quindi essere regolata da nessuno, se non dal
   neonato stesso rispetto ai propri bisogni, che variano nel tempo. L’uso estensivo del tiralatte,
   strumento sicuramente utile in alcuni casi, non permette questa calibrazione e la può anzi
   sconvolgere. Tradotto in pratica: bisogna avvisare le madri (e i genitori in generale), meglio se
   prima del parto, che il bambino si attacca più spesso di notte proprio perché così riesce a preparare
   una bella dose di latte per il giorno seguente. Quindi è normale. Ed è per questo motivo, inoltre,
   che l’allattamento notturno è una delle condizioni necessarie perché l’allattamento funzioni come
   contraccezione (nei primi 6 mesi di vita del lattante, se questo non assume altri cibi oltre al latte,
   se poppa di giorno e di notte a richiesta e se la madre non ha avuto il ritorno delle mestruazioni).
   Bisogna inoltre spiegare alle madri il senso dell’allattamento a richiesta, come mezzo per
   permettere la calibrazione della produzione di latte
7. Ma la prolattina ha anche altre funzioni, leggere la diapositiva (lettura Grattan su Journal of
   Neuroendocrinology 2008). Attraverso la regolazione dei comportamenti materni, mediata dalla
   sua azione sui neuroni sensibili all'ossitocina, sull'appetito e l'alimentazione, sulla secrezione del
   cortisolo, e sopprimendo l'ovulazione, la prolattina gioca un ruolo fondamentale come regolatore
   neuroendocrino durante gravidanza e allattamento, e stimola la madre a prendersi cura del figlio
   e ad alimentarlo
8. L’ossitocina è l’altro ormone cruciale per l’allattamento. Come per la prolattina, la suzione del
   bambino fa partire gli stimoli che arrivano all’ipofisi che produce l’ossitocina. Agisce, a differenza
   della prolattina, PRIMA e DURANTE la poppata. È per questo che a volte capita alle donne di avere
   fuoriuscita di latte già solo se pensa al bambino, o se sente il suo pianto. A differenza della

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prolattina è un ormone molto “emotivo”. Risente infatti fortemente dello stato emotivo della
    mamma: se è contenta, serena, rilassata, non ha dolore, è fiduciosa in sé stessa, l’ossitocina si
    libera e circola senza problemi, facendo contrarre le cellule muscolari che circondano gli alveoli e
    favorendo l’eiezione del latte. Al contrario, qualunque interferenza negativa, dolore,
    preoccupazione, insicurezza, stanchezza, lavora inibendo la liberazione e l’attività dell’ossitocina.
    Tradotto in pratica: quando vedete una donna con il seno gonfio, evidentemente “pieno”, e
    provate a pompare il latte o a fare una spremitura manuale e non esce una goccia di latte anziché
    pensare “non c’è latte” provate a capire se la madre ha dolore, è stanca, sfiduciata, ecc. Altre azioni
    dell’ossitocina sono far contrarre l’utero; tradotto in pratica: si può spiegare alla madre che alle
    prime poppate dopo il parto potrebbe sentire dolore a livello dell’utero, e che questo è un bene
    perché previene perdite ematiche e favorisce il ritorno dell’utero alle dimensioni pregravidiche.
9. Ma l’ossitocina ha anche altre funzioni, leggere la diapositiva (lettura IsHak su Journal of Affective
    Disorders 2011, ma anche Tortorella su UPPA 2017). Sottolineare:
         a. regola la digestione: è per questo che se mangi insieme a uno antipatico non digerisci
             bene, mentre se sei in buona compagnia e felice digerisci tutto
         b. regola la temperatura: è per questo che la temperatura della parte alta del tronco della
             madre, in particolare la zona del seno, in particolare quella delle areole, ha una
             temperatura maggiore del resto del corpo (si è visto anche con la termografia, ho aggiunto
             un’immagine (diapo 8- se volete utilizzarla)
         c. regola la risposta al dolore: gli studi dimostrano che quando il bambino ciuccia e aumenta
             l’ossitocina (nel corpo della madre e del bambino) si riduce il cortisolo (ormone dello
             stress) e la percezione del dolore (sia nella madre che nel bambino) (lettura Mooney
             Neuroscience 2017). Tradotto in pratica: lasciare il bambino sul petto della madre dopo
             taglio cesareo riduce il dolore della sutura nella madre. Lasciare il bambino al seno durante
             procedure dolorose, come la vaccinazione o lo screening per le malattie metaboliche,
             riduce il dolore. Chiedere sempre chi lo attua (in ospedale, nei centri vaccinali).
         d. Infine sia ossitocina che prolattina interagiscono regolando la loro produzione e
             aumentando l’attitudine della madre a prendersi cura del bambino
10. Termografia del petto della madre che ha partorito dove si vede che la temperatura è maggiore
    proprio sul seno e intorno ai capezzoli rispetto al resto del tronco
11. Contatto pelle a pelle (indipendentemente dall’allattamento): ha una serie di funzioni positive
    descritte nella diapositiva. Vuol dire bambino nudo, solo con il pannolino, sul torace nudo della
    madre, con la madre NON DISTESA MA SEMIRECLINATA. Molti recettori per la secrezione e per
    l'azione dell'ossitocina si trovano sulla pelle; della madre, del bambino e, in misura un po' minore,
    anche del padre. Da qui l'importanza del contatto pelle a pelle, in sicurezza, subito dopo il parto,
    ma anche nelle ore, nei giorni e nelle settimane successive. Gli operatori non dovrebbero porre dei
    limiti a questo contatto e dovrebbero lasciare che siano madre e neonato ad autoregolarsi.
    Importante sottolineare che va proposta a tutte le donne, a maggior ragione a quelle che non
    allattano o che hanno partorito tramite taglio cesareo. In loro ancora di più è necessario questo
    effetto di esogestazione che deriva dal contatto. Dopo i 9 mesi in utero, dove il bambino era
    protetto e ogni suo bisogno soddisfatto all’istante, avere la possibilità di proseguire il contatto con
    il corpo della madre è importantissimo per stabilizzare i parametri vitali del bambino, per farlo

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sentire in un ambiente protetto, e per stimolare in maniera adeguata tutti i suoi sensi (in pelle a
    pelle il bambino attiva il tatto, l’odorato, il gusto-lecca la pelle della madre oltre che il latte, l’udito-
    sente il battito del cuore-, la vista-è alla giusta distanza dal volto materno per metterlo
    perfettamente a fuoco) (lettura Tortorella UPPA 2017). Infine è il posto giusto per contribuire a
    creare il corretto microbioma (diapositiva successiva).
12. Il microbioma è l’insieme di milioni di microbi “buoni” che si trovano sulla pelle, nelle mucose,
    nell’intestino, nella vagina. Sono parte del nostro corpo e ne regolano il funzionamento e la
    risposta all’attacco di germi “cattivi”. Il microbioma del neonato si inizia a formare già in utero,
    tramite i microbi presenti nel liquido amniotico, poi si arricchisce dei microbi materni -noti e a lui
    familiari- passando nel canale vaginale e vicino all’ano (anche i delfini nascono in posizione molto
    vicina all’ano, per essere colonizzati dai germi materni), e poi stando sulla pancia della madre e
    infine tramite il latte-che non è sterile ma ricco di microbi “buoni”. La condivisione degli stessi
    germi materni è positiva, sembra possa prevenire non solo infezioni ma anche malattie
    autoimmuni e allergie (lettura Pannaraj JAMA Ped 2017). Ovvio che qualsiasi intervento che
    interferisca con questo processo naturale (dal taglio cesareo all'eccesso di disinfezione di vagina,
    perineo e seno, dalla separazione tra madre e bambino all'inutile eccesso di pulizia e disinfezione
    di areola e capezzolo, fino ai ritardi nella prima poppata) impedisce il formarsi nel neonato di un
    microbioma familiare "buono" e favorisce l'intromissione di batteri ospedalieri "cattivi", sia
    ambientali che portati dagli operatori sanitari Tradotto in pratica: importante consigliare il
    contatto pelle a pelle e l’allattamento in tutti i bambini, sconsigliando la pulizia/sterilizzazione della
    pelle della madre (seno capezzoli). Basta la normale pulizia con acqua e sapone. Ancora più
    importante questo contatto nei bambini che non sono nati da parto vaginale e hanno perso la
    contaminazione con i germi materni intestinali e vaginali (per un approfondimento sul microbioma
    e un video-in inglese- vedere il sito in lingua italiana SaPeRiDoc alla pagina
    http://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1038)
13. Separazione zero: consegue da quanto detto che ogni separazione del neonato dalla madre priva
    il bambino di tanti fattori positivi (dal calore, alla contaminazione, all’accesso libero al seno, ecc) e
    rappresenta uno stress tossico per il neonato, con aumento di ormoni dannosi come il cortisolo,
    che attiva l’asse dello stress -ipofisi, ipotalamo, surrene- (lettura Bergman Curationis 2014). I
    bambini in stretto contatto con la madre si sintonizzano meglio con lei, la conoscenza reciproca è
    facilitata così come la genitorialità. Sappiamo che alcune caratteristiche del bambino sono
    ereditate, dipendono dai geni. Ma sappiamo oramai che ci sono dei geni che si attivano o vengono
    silenziati in base all’ambiente (epigenetica). Tradotto in pratica: ogni routine ospedaliera che
    implichi la separazione del lattante dal corpo della madre dovrebbe essere discussa ed eliminata a
    meno che non necessaria per condizioni patologiche (e anche in questi casi sappiamo che la
    kangaroo mother care dovrebbe essere attuata - per approfondire vedere il sito in italiano
    http://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1031). Il bagnetto dopo il
    parto non serve, raffredda il bambino, lo priva della vernice caseosa che protegge la sua pelle e gli
    permette il riconoscimento dell’odore della madre. Basta asciugare bene, vigorosamente, con un
    telino il corpo del bambino e metterlo su quello della madre. La visita del pediatra può essere fatta
    in camera, nel letto della madre. E la non separazione va consigliata anche a casa. Gli studi dicono
    che è nei primi due anni di vita del neonato che si sviluppano le connessioni cerebrali con massima

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attività: ogni occasione per favorire lo sviluppo e la tranquillità del bambino vanno colte. Tenere il
    bambino con sé il più a lungo possibile, come fanno molte mamme africane che portano i piccoli
    legati (in pratica: fascia, marsupio), tranquillizza il bambino, che piange di meno, ha più facile
    accesso al seno, e non c’è bisogno che si agiti per indicare che ha bisogno di attenzioni, perché ha
    tutto a portata di mano. È possibile che un bambino che piange di meno, portato sempre addosso,
    faccia stancare anche di meno la madre. Sappiamo che a volte gli episodi di violenza sui lattanti
    sono proprio scatenati dal pianto del bambino non più tollerato dalla madre.
14. Si vede infine in questa diapositiva che cosa succede a un neonato lasciato sulla pancia della madre
    nella prima (magica) ora dopo il parto, se non disturbato: si possono riconoscere 9 fasi (lettura
    Widström Acta Pediatrica 2011). Il neonato (non solo umano; i grandi primati si comportano allo
    stesso modo, vedere ultima diapositiva) nasce programmato per allattare. Uno studio svedese, poi
    confermato da altre ricerche, mostra come nella prima ora dopo la nascita il neonato segua un
    cammino, suddiviso in nove tappe, che lo porta ad attaccarsi per la prima a volta al seno, per poi
    addormentarsi, soddisfatto. Nel passare attraverso queste nove tappe il neonato, aiutato
    istintivamente dalla madre, usa in combinazione tutta una serie di riflessi neonatali primitivi

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