PARTIRE DALLA SCUOLA Gender mainstreaming e Pari Opportunità - gruppo diade
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
gruppo diade PARTIRE DALLA SCUOLA Gender mainstreaming e Pari Opportunità QUADERNI DELLE PARI OPPORTUNITÀ n. 8 - 2014
Editing Danila Baldo Centro stampa Comune di Lodi gennaio 2014 In copertina: cartolina realizzata dal CLAM (Comitato Libero Arte & Musica) – Lodi, nell’ambito del progetto LIBERA-MENTE, Comune di Lodi, 2012 2
“È tempo di compiere una rivoluzione nei costumi femminili, tempo di restituire alla donne la loro dignità perduta e di renderle partecipi della specie umana, in modo che riformando se stesse riformino il mondo”. Mary Wollstonecraft, Manifesto femminista, 1792 “Per parlare di educazione e valorizzazione dei generi, tema che richiederebbe una panoramica sui cambiamenti simbolici e sociali avvenuti negli ultimi trent'anni grazie all'affermarsi del pensiero della differenza sulla scena pubblica e, in particolare, all'interno della riflessione pedagogica, mi collego direttamente ai risultati che Liliana Ricci ha raccolto dalle esperienze laboratoriali condotte in biblioteca e a scuola. Da un lato è emersa un'evidente lacuna, un grande vuoto di conoscenza per tutto ciò che concerne la produzione culturale da parte delle donne sia all'interno del sapere scolastico che di quello più strettamente quotidiano: mancano presenze femminili significative. Dall'altro ha posto l'accento sulle differenti modalità relazionali tenute dalle ragazze e dai ragazzi durante i suoi interventi in classe (difficoltà di presa di parola da parte delle ragazze, tendenza dei ragazzi ad impadronirsi costantemente della scena pubblica monopolizzando l'attenzione, ecc.). A tutte e tutti noi sarà infatti capitato di vedere le ragazze rifugiarsi nel silenzio, nella marginalità, adottando la "strategia dell'intimità" (per usare le parole di Anna Maria Piussi, una delle fondatrici della pedagogia della differenza), ossia l'investimento di tutte le energie nelle relazioni amicali e affettive con poche compagne o l'insegnante piuttosto che sulle attività collettive.” Chiara Stanzani, Educare “ascoltando” la differenza, 2006 “Da molti anni ormai anche nel nostro territorio lodigiano si sviluppano in via sperimentale nelle scuole tematiche volte alla valorizzazione della differenza di genere, con progetti nelle classi e corsi di formazione per docenti volti a superare le discriminazioni stereotipate ancora presenti nei libri di testo, con un linguaggio e una comunicazione sessista che esclude o penalizza le donne. Alcune di queste esperienze didattiche sono qui presentate” Danila Baldo, gruppo diade, 2014 3
INDICE Presentazione Simonetta Pozzoli Assessora Istruzione – Comune di Lodi pag. 7 Erika Bressani Assessora Pari Opportunità – Comune di Lodi “ 8 Introduzione Corrado Sancilio Dirigente ITE “Agostino Bassi”, Lodi “ 9 Laura Fiorini Dirigente Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi “ 10 Interventi Venera Tomarchio gruppo diade, Lodi “ 12 STEREOTIPI DI GENERE NEI LIBRI DI TESTO Danila Baldo Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi “ 27 LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DEL LINGUAGGIO Carla Torri Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi “ 31 LA RAPPRESENTANZA DI GENERE NEGLI ORGANISMI STUDENTESCHI Esperienze didattiche Daniela Fusari ITE “Agostino Bassi”, Lodi “ 35 IO SONO MIA: UN PERCORSO DI CONOSCENZA PER UNA PRESA DI COSCIENZA Elvira Risino, Daniela Verdi IPS “Luigi Einaudi” Lodi “ 40 STEREOTIPI DI GENERE Giordana Pavesi IC “Francesco Cazzulani” Lodi “ 45 Marco Zaninelli Centro culturale “Il dado” LA TOPONOMASTICA FEMMINILE E LE FORMELLE AL CAZZULANI Lorenza Badini SMS “Gen. Griffini”, Casalpusterlengo “ 49 INCREMENTARE LA PRESENZA FEMMINILE NELLE LAUREE SCIENTIFICHE, UNA VIAGGIO CHE PARTE DA LONTANO 5
Presentazione Simonetta Pozzoli, Vicesindaca e Assessora Istruzione e Cultura – Comune di Lodi Le considerazioni e i dati riportati all’interno di numerosi seminari e convegni, attuati nel nostro territorio, mi sostengono nella convinzione che le pari opportunità sono prima di tutto una questione culturale e simbolica, come ben ci ricorda Danila Baldo nel suo intervento sul linguaggio e su cui è necessario riflettere in primo luogo con le nuove generazioni. E la scuola, per la sua naturale funzione di trasmissione e revisione del sapere, può e deve in questo proposito rivestire un ruolo fondamentale. La presenza ancora scarsa delle giovani donne negli organi deputati alla rappresentanza studentesca del territorio, come si rileva dalla ricerca qui riportata, anticipa ciò che ogni giorno osserviamo nella sfera pubblica, nella politica e nel lavoro. Seppure sia innegabile il percorso di affermazione del potenziale offerto dalle donne, rispetto ad alcuni decenni fa, esso va ancora incoraggiato e sostenuto socialmente e culturalmente. E’ necessario offrire maggiore consapevolezza alle giovani donne e ai giovani uomini che la conquista dei diritti non è un dato di fatto, ma un percorso fatto di lotte e impegno e che tali diritti vanno ogni giorno presidiati, offrire nuovi modelli che sostengano le giovani in percorsi non precostituiti e legati agli stereotipi e che la storia è frutto dell’impegno e delle azioni di uomini ma anche di tante donne cui deve andare il nostro riconoscimento. Un ringraziamento particolare e tutto il mio sostegno rivolgo dunque a chi ogni giorno s’impegna in questa direzione. 7
Erika Bressani, Assessora Pari Opportunità – Comune di Lodi Con piacere ho accolto l’invito a proseguire l’iniziativa editoriale dei Quaderni delle Pari Opportunità del Comune di Lodi, con la sua ottava pubblicazione. Essa riporta interventi e progetti didattici, che hanno il pregio di ripercorrere la storia e le esperienze realizzate su tale tematica nelle scuole del nostro territorio. Il mio ringraziamento particolare va al Gruppo Diade, composto da docenti di ogni ordine e grado scolastico, che già dai primi anni novanta ha avviato studi, riflessioni e progetti sugli stereotipi di genere, avanzando proposte didattiche e di revisione dei testi scolastici in questa ottica. Questo seme ha negli anni prodotto altre esperienze e progetti che hanno visto impegnato direttamente anche il Comune di Lodi e previsto il coinvolgimento diretto di ragazzi e ragazze con lavori di riflessione sugli stereotipi legati al femminile e maschile e ad altre diversità, sulla toponomastica femminile, sul percorso di emancipazione delle donne o sul contributo delle donne nella scienza. La pubblicazione che testimonia la continuità di un percorso, offre il resoconto di queste attività nella speranza che possano divenire buone prassi, spunti da cui partire ogni giorno nelle nostre scuole e impegnarsi con le nuove generazioni alla creazione di una nuova cultura, offrire dignità, rispetto e favorire il superamento di ogni discriminazione. 8
Introduzione Corrado Sancilio Dirigente ITE “Agostino Bassi”, Lodi In un periodo di crisi come quello attuale in cui si accentuano in maniera sempre più preoccupante le diseguaglianze sociali, in cui si impongono certi comportamenti che finiscono per influenzare direttamente la stessa qualità della vita, in cui i diversi modelli di identità maschile e femminile appaiono sempre più negativamente condizionati dai conflitti connessi, si rende necessario intraprendere, fin dai primi anni di scolarizzazione, concrete azioni positive che portino a costruire e promuovere processi di costruzione dell’identità maschile e femminile. Occorre partire dalla scuola per aiutare gli allievi, sin da piccoli, attraverso percorsi di crescita facilitati, a raggiungere un grado di reale consapevolezza della propria identità personale e sociale. Una identità da rispettare e valorizzare in base agli apporti che ciascuno può dare mediante spontanee aggregazioni indipendentemente dall'umore sociale contingente, espressione di una cultura che spesso ne delimita, anche in modo conflittuale, il campo d'azione. Un lavoro siffatto richiede la consapevole condivisione di un preciso progetto educativo con specifiche metodologie di intervento che vadano oltre le personologiche caratteristiche che una cultura condivisa vuole differenti tra maschi e femmine laddove, per certi versi, possono, invece, rivelarsi antitetiche. Un percorso che porti a rivedere una sorta di neutralità del sapere, ancora presente nei processi formativi e che ha come conseguenza quella di veicolare nel sociale una cultura di estraneità fino ad alimentare il pensiero della differenza sessuale simile a una gabbia corredata di un maldestro divisorio. Dobbiamo cominciare a pensarla diversamente. Dobbiamo cominciare ad uscire dalla logica dell’omologazione che ha voluto e vuole la donna espressione della trasmissione di un sapere promosso al maschile. Occorre aiutare ragazzi e ragazze a riscoprire un linguaggio diverso, messaggio di pluralità e di specificità, che attraversi la cultura della gestualità del corpo per arrivare alla cultura della potenzialità della parola mediante un processo di 9
acquisizione della propria identità. Una simile impostazione aiuta a restituire senso e valore al significato della cultura delle pari opportunità. Laura Fiorini Dirigente Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi Nell'esercizio delle mie funzioni da Dirigente quotidianamente firmo documenti, comunicazioni, verbali ... Fino a poco tempo fa ho sempre apposto la mia sigla in calce su “Il Dirigente scolastico” pur avendo la consapevolezza di non appartenente al genere maschile. Anzi, qualche volta ho pensato alla versione femminile della definizione del mio ruolo, “La Dirigente scolastica”, ma ho creduto che sottolinearlo con quelle “a” finali fosse superfluo: tanto si capisce dal nome che sono una donna! Del resto mi ha sempre fatto uno strano effetto sentire, per esempio in televisione, i termini “Ministra”, “Assessora” quale segnale di voler essere sopra le righe… rimanere nell’anonimo maschile mi sembrava preferibile. Sono poi approdata al Maffeo Vegio e, grazie alla Commissione Pari opportunità, ho capito che scrivere “La Dirigente scolastica” ha un grande significato che deve essere valorizzato: sono diventata orgogliosa delle “a”. Perché il Dirigente deve essere una professione tipicamente maschile? E quindi, perché pensare che il Dirigente maschio debba avere più possibilità di successo di una Dirigente femmina? Tra le prime iniziative intraprese ho fatto modificare i timbri della scuola anche se gli stessi erano da poco stati rifatti, con la dicitura "La Dirigente scolastica” e, ci tengo a sottolinearlo, oggi non considero la mia scelta come una “pignoleria” femminile, un inutile esercizio di stile. E’ un’affermazione del mio essere femminile, è sentirmi alla pari se non meglio di tanti colleghi maschi. Ho così abbracciato la necessità di diffondere la sensibilità verso l’affermazione di un ruolo – quello femminile – così spesso calpestato, denigrato. 10
Nel diario di Istituto ho inserito il documento della Commissione Pari Opportunità “Comunicazione orientata al genere”: “(…)L’intento è quello di produrre un significativo cambiamento culturale, che vada nella direzione di valorizzare la differenza di genere nella società, superando la neutralità del linguaggio (che vede erroneamente un maschile prevalente e inclusivo, con la conseguenza della cancellazione nel linguaggio comune del femminile, anche laddove previsto dai vocabolari) e ponendo attenzione a una comunicazione che non usi stereotipi pregiudizievoli o immagini offensive nei confronti di entrambi i generi sessuati (vedi pubblicità sessiste o presentazione di ruoli maschili/femminili stereotipati, soprattutto nella scelta dei libri di testo). (…)” La commissione ha letto il documento oltre che nel Collegio dei Docenti, anche nel Consiglio di Istituto, al personale di segreteria nell’ottica di rendere attente e consapevoli tutte le componenti scolastiche. Auspico dunque che tutti i documenti destinatati a colleghe o comunque all’esterno dell’Istituto possano stimolare la stessa riflessione affinché si abbia la coscienza del mutato modo di vedere la professionalità slegata dal genere. 11
Interventi Venera Tomarchio gruppo diade, Lodi Stereotipi di genere nei libri di testo Il gruppo diade è costituito da insegnanti di scuole di diverso ordine e grado e ha iniziato a riunirsi a Lodi, presso la sede dell’Istituto “Maffeo Vegio” nel 1993, per agire e indagare nell’ambito della differenza di genere, sul tema dei percorsi dell’identità sessuata. Il gruppo ha formalizzato le esperienze didattiche attuate nella pubblicazione, Pensare, dire, fare nella differenza. Percorsi didattici attraverso la differenza di genere (1998), che comprende una scelta dei percorsi e progetti utili per un costruttivo confronto e per una efficace formazione sul tema della pedagogia della differenza di genere. Successive attività del gruppo: • Differenza di genere e scuola: dalla ricerca teorica ai percorsi didattici, corso di aggiornamento patrocinato dalla Provincia di Lodi e realizzato presso la SMS "Don Milani" di Lodi • corso di aggiornamento: Valorizzazione della funzione docente nella differenza di genere, Cir. Did. di Codogno • partecipazione progetto POLITE • organizzazione, in collaborazione con Asses. ai servizi culturali del Comune di Lodi e Archivio Storico, del corso di aggiornamento Novecento: il secolo delle donne, tenutosi presso l'aula magna del Liceo Verri in Lodi • pubblicazione del quaderno n. 1 delle Pari Opportunità del Comune di Lodi, con le sintesi degli incontri sul Novecento: secolo delle donne • partecipazione al corso per formatori Culture e cultura di genere, tenutosi presso l'IRRSAE Lombardia • pubblicazione del quaderno n. 4 delle Pari Opportunità del Comune di Lodi, Lo sguardo sessuato, strumento di indagine sugli stili educativi realizzato durante il corso “Differenza di genere e scuola: dalla ricerca teorica ai percorsi didattici”, con la 12
documentazione dei corsi di formazione tenuti dal gruppo negli ultimi anni Parlante o parlata ? La donna tra filosofia, linguaggio e prassi pedagogica Convegno sull’aspetto filosofico e culturale del linguaggio sessuato. IL PROGETTO POLITE – PARI OPPORTUNITÀ NEI LIBRI DI TESTO Il progetto, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, con l’Associazione Italiana Editori, si colloca all’interno del IV Programma d’azione comunitaria (1996-2000) a medio termine per le pari opportunità fra le donne e gli uomini in tutti i settori e le azioni dell’Unione e degli Stati membri, compresa quindi l’azione educativa nelle scuole • Il Governo italiano, con la direttiva del Presidente dei Ministri del 27 marzo 1997, in attuazione agli impegni assunti nella Quarta Conferenza mondiale delle donne di Pechino, pone tra gli obiettivi prioritari volti a promuovere le pari opportunità tra uomini e donne, la formazione a una cultura della differenza di genere e, tra le azioni specifiche, l’aggiornamento dei materiali didattici • L’obiettivo Formazione a una cultura della differenza di genere intende recepire, all’interno delle proposte di riforma della scuola, dell’università e della didattica, i saperi delle donne per promuovere l’approfondimento culturale e l’educazione al rispetto della differenza di genere • Le azioni sono rivolte al settore educativo e, in particolare ai libri di testo, riconosciuti come elemento di particolare interesse nella politica delle pari opportunità nell’educazione • Le pari opportunità non sono recepite quindi come problema da risolvere, ma come azioni o progetti che danno valore e visibilità alle culture e alle competenze dei due generi La produzione, l’adozione e l’uso dei libri di testo devono armonizzarsi ai principi cui si ispirano per non apparire come una limitazione della libertà culturale e didattica di editori, docenti e discenti. 13
PARTNER EUROPEI 9 Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità 9 Ministero della Pubblica Istruzione 9 AIE, Associazione Italiana Editori 9 Cisem, Centro Innovazione Sperimentazione Educativa Milano 9 Poliedra, progetti integrati 9 Commissão para Igualidade e para os direitos das mulheres del Portogallo 9 Emakunde- Istituto vasco de la mujer 9 Federación de Gremios de Editores de España IL LIBRO DI TESTO IN ITALIA • È destinato a soggetti in età scolare (6- 19 anni) che ne fanno uso sotto la guida di docenti • L’attenzione all’identità di genere deve tener conto del contesto normativo- educativo- cognitivo • Non è l’unico strumento didattico in uso nelle classi • Piena libertà valutativa della funzionalità delle/i docenti che lo adottano • L’impegno allo sviluppo, culturale e critico, dell’identità di genere IL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE DEGLI EDITORI AIE L’editore è impegnato ad operare per una sempre più puntuale qualificazione dei libri che propone per l’adozione, anche nel senso di una specifica attenzione allo sviluppo dell’identità di genere e della cultura delle pari opportunità, in quanto aspetti decisivi dell’educazione dei soggetti in formazione, di entrambi i sessi. L’editore, nel rispetto dell’impostazione culturale e scientifica di ciascuna opera, ha cura di verificare l’idoneità a soddisfare, anche sotto il profilo dell’identità di genere e dello sviluppo di una cultura delle pari opportunità, le esigenze di coloro a cui è rivolta, tenendo conto dell’età, delle diverse sensibilità, nonché 14
delle specifiche caratteristiche degli argomenti di studio a cui la trattazione fa riferimento. L’editore è impegnato ad operare per una sempre più puntuale qualificazione dei libri che propone per l’adozione, anche nel senso di una specifica attenzione allo sviluppo dell’identità di genere e della cultura delle pari opportunità, in quanto aspetti decisivi dell’educazione dei soggetti in formazione, di entrambi i sessi. L’editore, nel rispetto dell’impostazione culturale e scientifica di ciascuna opera, ha cura di verificare l’idoneità a soddisfare, anche sotto il profilo dell’identità di genere e dello sviluppo di una cultura delle pari opportunità, le esigenze di coloro a cui è rivolta, tenendo conto dell’età, delle diverse sensibilità, nonché delle specifiche caratteristiche degli argomenti di studio a cui la trattazione fa riferimento. LE AZIONI Nel primo anno il progetto ha elaborato una ricerca sugli interventi effettuati nei Paesi europei in merito alle pari opportunità e ai libri di testo, nonché il Codice di autoregolamentazione delle case editrici, autori ed autrici Nel secondo anno sono stati progettati e prodotti: 9 vademecum per autrici ed autori con saggi ed esemplificazioni, disciplinari e/o trasversali, per l’elaborazione di un testo che tiene conto delle culture di genere 9 corso di aggiornamento per docenti 9 video didattico 9 concorso di idee per gli/le studenti 9 ricerca validazione con soggetti del mondo dell’istruzione 9 approfondimento sulle buone prassi nei Paesi europei 9 sito internet www.aie.it/polite Nel terzo anno è stato prodotto un nuovo vademecum per autrici ed autori che propone contributi per le discipline che non erano comprese nel testo precedente, approfondimenti per discipline già comprese e la raccolta delle sperimentazioni in atto nelle scuole, associazioni o istituzioni legate al mondo della formazione 15
IL GRUPPO DIADE E POLITE • Il gruppo diade partecipa al progetto a partire dalla fase due, in un incontro presso la sede dell’Associazione degli editori, a Milano nel 2000 • Presenta la propria storia e i lavori prodotti, raccolti nel libro Pensare, dire, fare nella differenza. • In quella sede i partners europei raccontano i propri lavori, l’approccio, le proprie ricerche. Un’affinità teorica e anche operativa è stata trovata con le colleghe spagnole. PUNTI FORTI E DEBOLI DI POLITE I punti forti sono sicuramente quelli espressi chiaramente nel codice di autoregolamentazione e insiti in tutto il progetto nelle sue ampie articolazioni. A mio parere ne va sottolineato uno ulteriore: nella presentazione dei progetti e delle azioni in atto nelle scuole di ogni ordine e grado, è emersa una realtà sconosciuta, sia numericamente che geograficamente. Non è di poco conto infatti sapere quali e quante scuole si occupano di differenza di genere e in che modo ed è stato interessante anche conoscere una ricchezza e una varietà di proposte inaspettate. Il punto debole è stata la conclusione stessa di Polite o una sua mancata evoluzione che poteva aprire scenari ancora più interessanti e, aggiungo io, di ricerca. Dico questo perché quello di cui c’è la necessità è la ripresa di sperimentazioni monitorate. TRA LINGUAGGIO E ICONOGRAFIA 9 Che cosa è successo in questi anni dopo Polite nelle scuole che vi hanno aderito? 9 Che cosa è cambiato nei libri di testo?Quante case editrici hanno aderito il Codice di autoregolamentazione? Come è stato tradotto concretamente il codice? 9 E infine, oggi, anno europeo delle ari opportunità, nelle scuole si parla e, in che modo, di differenza di genere? 16
I QUESTIONARI Per rispondere occorreva dotarsi di uno strumento che permettesse di ricavare informazioni. Ho quindi preparato e sottoposto al gruppo due questionari, uno per le scuole che avevano aderito a Polite e uno per l’AIE(Associazione Italiana degli Editori). I questionari dovevano essenzialmente aiutare a capire se nelle scuole i progetti erano continuati, in quali discipline, se solo in quelle originarie o anche in altre, e se quindi la partecipazione delle/i docenti era rimasta invariata o aveva subito modifiche nel tempo, e in quale misura. Rispetto agli editori: sapere quanti vi avevano aderito, se nel tempo le adesione avevano subito aumento o decremento, leggere la situazione attuale anche alla luce delle recenti modifiche dei libri di testo seguiti all’applicazione della legge 53, legge Moratti. QUESTIONARIO PER LE SCUOLE PER LA RILEVAZIONE DELLE ATTIVITÀ DOPO POLITE DENOMINAZIONE DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA: ………………………………………………………………………………………… INDIRIZZO: ……………………………………………………………………………………… N° DI TELEFONO: ………………………………………………………………………………………… FAX: ………………………………………………………………………………………… E-MAIL ………………………………………………………………………………………… INSEGNANTE REFERENTE: ………………………………………………………………………………………… N° CLASSI COINVOLTE: ………………………………………………………………………………………… N° INSEGNANTI COINVOLTE E DISCIPLINE: 17
………………………………………………………………………………………… 1. Secondo le aspettative enunciate, le attività presentate all’interno di Polite hanno prodotto risultati positivi per gli/le studenti? SÌ NO 2. Le/gli studenti hanno giudicato le attività: favorevolmente sfavorevolmente 3. I genitori hanno giudicato l’esperienza: favorevolmente sfavorevolmente 4. I progetti sono proseguiti anche dopo la conclusione di Polite? SÌ NO 5. Se no, perché? …………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… 6. Se sì, con le stesse insegnanti con altre insegnanti si sono aggiunte altre docenti altro……………………………………………………………… 7. Nei progetti è stato differenziato il linguaggio per il femminile e il maschile? SÌ NO 8. Se sì, quali sono state le discipline interessate al linguaggio sessuato? lingua italiana area scientifica area espressiva area umanistica altro…………………………………….. 9. Sono stati prodotti dei testi con il linguaggio sessuato? SÌ NO 10. Se sì, i testi sono usati nelle classi? SÌ NO 18
11. Se vi fosse proposto, partecipereste ad una sperimentazione sul linguaggio sessuato? SÌ NO 12. Siete disposte a rivisitare l’insegnamento della vostra disciplina con l’ottica del linguaggio sessuato? SÌ NO LE RISPOSTE 9 Le scuole che avevano partecipato al progetto Polite appartenevano a tutti gli ordini, dall’Infanzia alla secondaria di II grado. 9 Alcune sono state coordinate dall’IRRE (Liguria e Veneto), altre dalla Commissione Pari Opportunità (Comune di Bazzano- Bologna). 9 Erano rappresentative delle diverse realtà italiane: dal nord, al centro, al sud e alle isole. A DISTANZA DI SETTE ANNI LE PROBLEMATICHE EMERSE 9 Alcuni istituti intanto, a seguito di nuova organizzazione scolastica, fanno parte di dirigenze diverse 9 Alcune docenti hanno lasciato la scuola per anzianità di servizio, mentre qualcuna si è trasferita in un altro istituto 9 In alcune realtà sono cambiati anche i dirigenti NONOSTANTE QUESTO 9 Tutte le scuole sono state contattate, tranne una /il telefono squilla, ma non si ha risposta) 9 Vi è stata una buona attenzione all’iniziativa proposta dal gruppo diade e una altrettanto interessamento e contributo di tutto il personale scolastico (collaboratori, segreteria, docenti) HA RISPOSTO AL QUESTIONARIO IL 61,5% DELLE SCUOLE CONTATTATE 9 Per tutte, le aspettative enunciate e le attività presentate all’interno di Polite hanno prodotto risultati positivi tra le/gli studenti 19
9 Le studenti hanno giudicato le attività favorevolmente, così come per i genitori, tranne in un caso perché non c’è stato il loro coinvolgimento 9 I progetti sono proseguiti anche dopo Polite nella maggioranza delle scuole, tranne in due casi: in uno per mancanza di opportunità didattiche, così come scrive l’insegnante, e nel secondo, perché l’esperienza è stata limitata al progetto.e per lo più con le stesse insegnanti, in tre situazioni con nuove docenti 9 In tutte le proposte, all’infuori di una, è stato differenziato il linguaggio per indicare il genere 9 All’uso del linguaggio sessuato sono state interessate sia le docenti di lingua italiana, ma nella maggior parte dei casi anche le docenti di storia, di filosofia, ma anche della sola area scientifica, così come dell’area espressiva 9 Solo in tre casi sono stati prodotti testi in cui gli studenti hanno usato il linguaggio sessuato, gli stessi che hanno poi utilizzato i testi in classe 9 Tutte/i le/i docenti si sono detti interessati a partecipare ad una sperimentazione che voglia attuare l’uso del linguaggio sessuato e si dicono disponibili a proporre la propria disciplina utilizzando un linguaggio che tenga conto del genere QUESTIONARIO RIVOLTO AGLI EDITORI DI TESTI SCOLASTICI PER UNA RILEVAZIONE SULL’ATTUAZIONE DEL CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE POLITE Solo una casa editrice ha risposto al questionario: Paravia-Bruno Mondadori Editori • La sua casa editrice ha sottoposto all’attenzione delle autrici e degli autori dei suoi testi destinati alla scuola quanto previsto dal codice di autoregolamentazione Polite? Il codice prevedeva infatti, tra l’altro, la lettura dei due volumi di “Saperi e libertà” da parte di autrici e autori di testi. Ciò al fine di non condizionarne l’interpretazione creativa di programmi e indicazioni, limitandosi ad offrire spunti di riflessione nella direzione dell’identità di genere, maschile e femminile. x SÌ NO 20
• Esponga sinteticamente gli effetti di tale pratica, se la risposta è SI. Se la risposta è NO dica a quali altre strategie è ricorsa la sua casa editrice per provocare l’attenzione di autori e autrici alla identità di genere. • Maggiore attenzione all’insegnamento di tematiche relative alle questioni delle differenze di genere e delle pari opportunità – specie in alcune discipline – e uso sorvegliato di un lessico e di un linguaggio adeguati al superamento di stereotipi radicati. • Attualmente le case editrici adottano altre misure previste dal codice di autoregolamenta-zione? SÌ x NO IN PARTE • Se sì o in parte, è possibile conoscere quali? • Pensa che il quadro di riferimento normativo e culturale sia cambiato dopo l’approvazione del codice (1999) e dopo un tempo ragionevole perché i suoi effetti potessero manifestarsi nei testi ad esso ispirati (circa due anni ) e che sia perciò opportuno ripensare la questione dell’identità di genere in termini nuovi? SÌ x NO • Se il codice e/o il vademecum sono superati può indicare le parti da rivedere? Forse potrebbe risultare opportuna un’indicazione a confrontare la nostra esigenza di attenzione alla cultura delle pari opportunità e a quelle delle differenze di genere anche in riferimento ad altre esperienze culturali presenti nel nostro paese (in particolare quelle riferibili all’emigrazione da paesi a maggioranza musulmana) • Complessivamente che cosa è cambiato a suo giudizio nella domanda dei docenti e nei bisogni formativi degli studenti? E’ aumentata la sensibilità al problema che è entrato nella prassi quotidiana di insegnamento. In relazione ai contenuti culturali espressi dal Codice, la domanda originaria sembra soddisfatta quanto a sollecitazioni, attenzioni e dichiarazioni di intenti. Quanto all’efficacia formativa di queste iniziative, molto resta ancora da fare. 21
L’attenzione a queste tematiche va tenuta desta e sviluppata attraverso riflessioni e proposte che considerino più in profondità la questione delle differenze di genere in rapporto all’apprendimento e agli stili cognitivi, soprattutto nelle discipline scientifiche. I MATERIALI PRODOTTI DA POLITE Vademecum I • Prefazione di KATIA BELILLO • Introduzione di ETHEL SERRAVALLE • ANNA MARIA AJELLO, Le differenze di genere negli studi su apprendimento e sviluppo Le differenze di genere analizzate in alcuni contributi della psicologia sui temi dello sviluppo e dell’apprendimento per capire in modo più approfondito come bambini e bambine, ragazzi e ragazze, si rapportano con i diversi saperi. • ADRIANA CAVARERO, Il principio parità I principi del patriarcato e il principio di uguaglianza nella storia della filosofia così come vengono proposti nei manuali scolastici. • CECILIA ROBUSTELLI, Lingua e identità di genere Riflessioni sul rapporto tra la lingua e l’identità di genere: i cambiamenti linguistici volti a superare il sessismo linguistico come parte del processo più ampio di costruzioni dell’identità di genere. Vademecum II • Prefazione di ISABELLA PERETTI • Introduzione di ETHEL PORZIO SERRAVALLE • SANDRO BELLASSAI, Il maschile, l’invisibile parzialità. La parzialità maschile nella storia: i condizionamenti esercitati sul genere maschile dagli stereotipi che li riguardano, la sua onnipresenza nella storia. • TAMAR PITCH, Diritto e diritti Un interessante contributo sulla decostruzione del diritto da parte della critica femminista. • LIA MIGALE, Obiettivi didattici di un’economia non neutrale Spunti per l’insegnamento della disciplina economica in un’ottica attenta alle differenze di genere. • LIA MIGALE, Le donne e la scienza economica L’economia ha ignorato per lungo tempo gli aspetti di genere escludendo la presenza femminile dai suoi studi. Il saggio non intende solo soffermarsi su quanto e come le donne abbiano in realtà 22
contribuito ai processi produttivi nelle varie epoche, ma anche considerare il loro attuale apporto alla produzione di ricchezza. • MARIA INDELICATO, Insegnamento dell’economia e valore femminile Accorgimenti e strumenti per intervenire nell’insegnamento dell’economia per fare sì che ambedue i generi siano ugualmente rappresentati e valorizzati. • VALERIA POMPEJANO, Lingua francese e identità di genere Le rappresentazioni del femminile nella lingua francese: problematiche molto simili a quelle presenti nella nostra lingua e le soluzioni adottate. • VALERIA POMPEJANO, Lingua francese e scrittura femminile Caratteristiche della scrittura francese al femminile. MAURA PALAZZI, Riattraversare la storia contemporanea. Riflessione sull’introduzione di una prospettiva di genere nei testi di storia in particolare in quelli inerenti l’Ottocento e il Novecento. GIGLIOLA BOZZI TARIZZO E BARBARA MAPELLI, Generi e orientamento. Le differenze tra uomo e donna nell’orientamento dei ragazzi/ragazze sia dal punto di vista scolastico e professionale, sia da quello esistenziale. Documenti: Il codice di autoregolamentazione Polite Il documento accompagnatorio al codice Polite Il progetto Polite IL CONTRIBUTO DELL’ASSOCIAZIONE EUROPEA DU CÔTÉ DES FILLES L'Associazione europea “Du Côté des Filles” è nata in Francia, nel 1994, allo scopo di 9 elaborare un programma per eliminare il sessismo dal materiale educativo 9 promuovere rappresentazioni anti-sessiste nel campo dell’educazione 9 produrre e diffondere strumenti di sensibilizzazione diretti a case editrici, illustratrici e illustratori, genitori, organismi istituzionali. L’Associazione ha scelto come linea di ricerca gli albi illustrati destinati ai bambini da 0 a 9 anni. 23
Nel corso degli anni 1996 e 1997 l'Associazione ha realizzato una ricerca in tre Paesi (Francia, Italia e Spagna) al fine di indagare quanto e come i bambini percepiscono il valore simbolico delle immagini alle quali sono esposti e il loro grado di interiorizzazione dei ruoli sessuali. Inoltre intendeva verificare la consapevolezza da parte degli adulti (genitori ed educatori) dell’esistenza, negli albi, di immagini che trasmettono ruoli sessuali stereotipati. L’indagine è stata svolta su campioni di 50 bambini (25 maschi e 25 femmine) fra i 7 e i 10 anni) di ciascuno dei tre paesi,appartenenti alla cosiddetta “classe media”e su quattro gruppi di una decina di adulti, uomini e donne, fra i 35 e i 45 anni vicini al mondo dei bambini (genitori, educatori, bibliotecari). IL MATERIALE E GLI INTERROGATIVI POSTI L’associazione ha prodotto due ricerche: 9 Quali modelli per le bambine? Una ricerca sugli albi illustrati 9 Cosa vedono i bambini sugli albi illustrati? Risposte sugli stereotipi Nella prima sono riportati gli elementi indagati e i dati della ricerca; nella seconda vi sono i messaggi degli stereotipi e le risposte dei bambini. Si legge che gli albi mostravano una immagine maschile del mondo con una maggiore presenza di figure maschili sia nei ruoli principali che in quelli secondari, sia con personaggi umani che con animali o oggetti antropizzati La famiglia è il quadro privilegiato di molti albi e, molti di essi, la presentavano così come spesso la si poteva descrivere nella realtà: madre casalinga occupata nei lavori domestici e nella cena quando il marito/padre torna a casa la sera, stanco e affaticato e si sprofonda sulla poltrona davanti al televisore. Negli albi però cominciavano ad affacciarsi bambine intelligenti, buone studenti, vivaci e più intraprendenti dei maschi; un controstereotipo che anche nelle scuole era conosciuto e al quale si associavano i vecchi stereotipi attribuiti alle femmine di frivolezza, civetteria, invidia, gelosia… 24
Anche per i maschi cominciavano ad apparire bambini più sensibili e più gentili con le bambine. Gli albi presentavano una prevalenza di relazione genitori/bambino che genitori/bambina. Il bambino è più incoraggiato e ricompensato delle bambine verso la quale i genitori rivolgono più divieti e imposizioni. Più frequentemente le bambine aiutano la mamma, si occupano del fratellino e sono coinvolte in situazione amorose. Anche il loro abbigliamento è maggiormente arricchito di fronzoli. Si vuole continuare a mostrare questo modello di famiglia e questi stereotipi o è possibile mostrare modelli diversi? Questo stereotipo lo si vuole mettere in discussione o ratificare? LA SITUAZIONE ATTUALE Il lavoro condotto dall’associazione, così come afferma la presidente di Du Côté des Filles, Adela Turin, è stato lungo, impegnativo e costoso. Molte cose sono cambiate rispetto all’indagine pubblicata nel 1998, sia a livello di linguaggio che di immagini. Nella situazione attuale non vi sono i mezzi per condurne una analoga e mostrare le modificazioni avvenute nel tempo. LE PROPOSTE DEL GRUPPO DIADE La giornata che il gruppo diade ha organizzato sul tema della differenza di genere, in particolare sul linguaggio sessuato, non vuole essere un ennesimo tassello su un argomento che continua da molti anni a essere proposto e destinato a chiudersi nell’arco di un progetto o di un breve interesse. A distanza di oltre vent’anni dalle indicazioni espresse da Alma Sabatini sul libretto edito dal Ministero della Pubblica Istruzione, Il sessismo della lingua italiana, il gruppo 9 chiede al Dirigente dell’USP di Lodi, di inviare una lettera a tutte le scuole lodigiane in cui si sottolinea l’attenzione al linguaggio che tiene conto della esplicitazione del genere. 9 intende fare da collettore, tra le scuole del territorio, affinché il linguaggio sessuato possa diventare argomento di studio, di interesse e di confronto, dentro e fuori dalla scuola, nel mondo della comunicazione, e in quello delle istituzioni perché quanto 25
da tempo si sta elaborando, possa concretizzarsi in azioni che facciano divenire prassi comune l’uso non sessista della lingua. 9 sottoscrivere, insieme alle istituzioni, un Protocollo d’Intesa per l’uso non discriminante della lingua. I RINGRAZIAMENTI A quante, hanno contribuito all’indagine su dopo Polite. • prof. BARBARA MAPELLI, docente università di Milano Bicocca • prof. ETHEL SERRAVALLE, consulente dell’AIE, sottosegretaria nel governo Berlinguer, ha partecipato alla conferenza delle donne di Pechino • prof. CLAUDIA ALEMANI, CISEM, Milano • prof. ADELA TURIN, presidente dell’associazione Du Côté des Filles • prof. ELISA PAPPALARDO, ist.tec. “Grimaldi”- Cosenza • prof. SABINO, ist.”Pentas”- Matera • prof. ALBA GALLO, Magistrale “Villari”- NapoliI • prof. IDA FORNARIO, Regione Campania • prof. STELLA BERTUGLIA, ITIS “Volta”-Palermo • prof. GRAZIELLA ARAZZI, IRRE Liguria • prof. VALERIA ONGARO, IRRE Veneto • prof. LETIZIA LAMBERTINI, Comm. P.O. Comune di Bazzano (BO) • prof. ITALIA TINTO, 3° Circolo di Arzano- Napoli 26
Danila Baldo Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi La rivoluzione copernicana del linguaggio "Il linguaggio non è mai neutro" scrive la filosofa Luce Irigaray. E commenta Ida Travi “questo appare evidente, anche stando alla lettera. Faccio l’esempio più diffuso: quando si intende parlare di genere umano, filosoficamente inteso come categoria di esseri umani, generalmente si dice "l’uomo". "I pensatori ci avvertono subito che quest’"uomo", inteso filosoficamente, include anche la donna. Certo la include. È questo il punto. Perché questa inclusione, che in realtà è un’esclusione? Cosa rende ovvia questa dimenticanza, questo colossale lapsus? Che cosa ha impedito, nel tempo, l’adozione stabile di un termine che esprimesse l’intera categoria degli ‘esseri umani’ e ne accogliesse entrambi i generi? È innegabile, si prova e si riprova a girare i concetti, le frasi, ma il linguaggio opera sempre spostamenti, volge al maschile: non è stato facile diventarne consapevoli. È un capogiro, una improvvisa vertigine: siamo di fronte a un ritardo della coscienza, a una rimozione storica, a una forma d’esclusione così grande da costringere le donne ad alzare la mano per esprimersi con lo stesso linguaggio che le nega.” Io penso che non sia essenzialmente una questione di lingua, ma di testa, di mente: di mentalità. Il fatto che (solo per fare uno tra i tanti esempi) Samantha Cristoforetti, prima donna astronauta, sia chiamata “Il capitano” non centra nulla con la lingua (ormai lo Zingarelli ha declinato al femminile più di 800 professioni), ma col fatto che appunto finora non ci sono state donne al comando nell’esercito, nell’aviazione o in istituzioni simili, per cui la professione (o l’incarico o il titolo) esiste nell’uso comune solo al maschile e il femminile (la ministra, la sindaca, la prefetta, l’avvocata, la notaia… la capitana) o crea disagio o “fa ridere” come tutto ciò che è inusuale e crea imbarazzo… Susanna Camuso va benissimo che sia chiamata con orgoglio “segretaria della CGIL” nelle riviste femminili, che giustamente vogliono sottolineare il genere (e le persone più illuminate persino in campo maschile lo riconoscono), ma nei documenti ufficiali deve essere ”Il segretario 27
generale”, perché finora è sempre stato così e che senso ha cambiare? Qui non si sta giocando, qui ci si occupa di cose serie, il segretario generale di un sindacato, in un tempo di crisi come questo poi, ha un compito importantissimo e non deve interessare a nessuno che sia uomo o donna, basta che faccia bene ciò che deve fare! Che senso ha cambiare, quando segretaria fa venire in mente l’aiutante di un capo e non certo un capo in persona? Appunto, dal mio modesto punto di vista di insegnante, per esempio, il senso potrebbe proprio essere quello di orientare le nostre alunne a riconoscere la possibilità anche per loro, donne, di assumere una posizione di comando e non solo una posizione subordinata!! La filosofa Luisa Muraro dice: “Se nominiamo al maschile le donne che sono nei posti di comando, che messaggio diamo? Che il femminile è buono per sgobbare (contadina, operaia, commessa…) ma non per dirigere?”. Ecco, ora è venuto il momento (Se non ora quando? Ma questo “ora” deve ancora concretizzarsi completamente!) di effettuare la rivoluzione copernicana femminile del linguaggio. Niccolò Copernico effettuò una rivoluzione nell’astronomia (dal geocentrismo all’eliocentrismo), Immanuel Kant produsse la sua rivoluzione copernicana nella filosofia (dalla centralità dell’oggetto da conoscere alla centralità del soggetto conoscente), a noi (noi chi? Femministe, donne consapevoli, capitane coraggiose…) compiere la nostra rivoluzione copernicana del linguaggio: dobbiamo osare chiamarci al femminile anche laddove il fare ciò viene preso solo come una perdita di tempo o una questione di lana caprina!! Che cosa ci insegna la storia? Che il copernicanesimo ha impiegato ben due secoli per essere riconosciuto dalla Chiesa e dalle Università (passando attraverso il rogo di Giordano Bruno e l’abiura di Galileo), per cui è probabile che la nostra generazione non vedrà attuata questa rivoluzione, che noi possiamo solo incominciare (Luce Irigaray ha definito il ‘900, secolo delle donne, l’anno zero della rivoluzione femminile) e possiamo solo scegliere fra il rogo o l’abiura, scelta quest’ultima che la gran parte di noi fa (non certo solo Camusso, che anzi possiamo anche comprendere nella sua posizione), per quieto vivere, perché occorre anche pensare ad altro… io stessa, devo ammetterlo, ho spesso avallato verbali di commissione di Esami di Stato firmandomi come “il segretario” e accettando di definire “il presidente” una dirigente scolastica 28
presidente e di scrivere “i commissari” e “i candidati” anche se il 90% era di genere femminile! Certo avrei potuto rifiutarmi di farlo, imporre il femminile, far verbalizzare qualcun altro o altra… non ne ho avuto il coraggio. La soluzione? Essere in tante a volerlo, a esserne coscienti, a darci forza a vicenda, a sapere che un cambiamento di mentalità epocale come questo aiuterebbe senz’altro anche altre sfere, influenzate dal simbolico, molto più materiali e quotidiane, come quelle in cui la violenza contro le donne si manifesta in modo più cruento e pesante che non la sola cancellazione linguistica. Ora, poi, è intervenuta anche l’Accademia della Crusca a indicare che occorre superare la discriminazione linguistica nei confronti delle donne nel linguaggio, soprattutto delle pubbliche amministrazioni che devono dare l’esempio. E, tanto per citare un caso che deve fare strada, è dal maggio 2012 che i 5 mila dipendenti del comune di Firenze sono stati invitati a non trascurare più le donne nel linguaggio amministrativo, sia che si tratti di delibere, bandi di concorso o semplici lettere. E quindi si scriverà architetta, avvocata, assessora, sindaca, e così via. Nessun dubbio, quindi. Se dire ministra o prefetta suona strano, il problema è nostro, non delle parole assolutamente perfette. Tutto questo e molto altro è nelle linee guida che sono state distribuite ai/alle dipendenti comunali e che sono il frutto di un’idea del Comitato pari opportunità del Comune con la collaborazione dell’Accademia della Crusca e la direzione scientifica di Cecilia Robustelli, docente universitaria di linguistica a Modena e profonda esperta del tema che ha materialmente elaborato il documento. Sia Cecilia Robustelli, sia Cristina Giachi assessora alle Pari Opportunità del comune di Firenze, hanno tenuto a sottolineare che non si tratta di vetero-femminismo ma di un’operazione senza rigidità che però vuole dare il via ad un cambiamento culturale. Una richiesta simile è stata fatta dal movimento SNOQ Se non ora quando al Comune di Lodi. Ecco alcuni principi da seguire: 1. la lingua italiana non ha il genere neutro. Ogni volta che si scrive i ragazzi per intendere ragazzi e ragazze si sta semplicemente usando il maschile. La lingua italiana contiene invece tutte le indicazioni per utilizzare il femminile anche se ancora non è in uso 29
2. non esistono parole “brutte” e se esistono non sono solo quelle di genere femminile, ci sono invece parole “nuove” con cui dobbiamo prendere confidenza come assessora, più che brutto semplicemente inusuale. Oppure: consigliera, ministra, architetta, avvocata, chirurga, commissaria, critica, deputata, prefetta, notaia, sindaca 3. se ci si riferisce a una donna è necessario usare sempre il genere femminile e non maschile (sia che sia specificata con nome e cognome sia che non lo sia) nel corpo del testo come nell’intestazione, nell’indirizzo, nelle formule d’esordio, nella firma e, dove presente, nell’oggetto; 4. il genere femminile deve essere evidente: es. i dipendenti non può essere usato da solo ma va fatto capire che ci si riferisce anche alle donne, dunque i dipendenti e le dipendenti. Oppure nel caso di lavoratori/trici, meglio usare le parole estese lavoratori/lavoratrici 5. si può aggirare il problema ricorrendo a parole che non hanno riferimenti al femminile o al maschile, ad esempio: il personale invece di lavoratori/lavoratrici 6. si può aggirare il problema anche attraverso l’uso della forma passiva: la domanda deve essere presentata invece di scrivere i dipendenti e le dipendenti devono presentare la domanda… 7. in testi informali si possono usare forme abbreviate. Bocciato ragazz* che invece appesantisce la lettura 8. in alcuni casi, come nei bandi di concorso, si può usare anche soltanto il maschile nel testo per non appesantirlo troppo se è necessario fare molti raddoppi maschile/femminile e poi aggiungere una nota di precisazione scrivendo: I termini maschili si riferiscono a persone di entrambi i sessi. Oppure: Le offerte di lavoro sono valide sia per uomini che per donne 30
Carla Torri Liceo “Maffeo Vegio”, Lodi La rappresentanza di genere negli organismi studenteschi Nel nostro territorio provinciale la popolazione studentesca delle scuole superiori ammonta a più di 9.200 unità e l’offerta formativa dei diversi istituti – 10 statali e 2 paritari – è varia e articolata, anche negli indirizzi. L’indagine condotta ha inteso coinvolgere le istituzioni scolastiche di secondo grado, prendendo in considerazione la rappresentanza studentesca all’interno della singola scuola (Consiglio di Classe e di Istituto) e della Consulta provinciale. A tutte è stato richiesto di fornire i dati riportati nelle tabelle 1 e 2, utili a “fotografare” la realtà della rappresentanza di genere; hanno risposto la totalità delle sole superiori statali. I dati ricevuti dall’istituzione scolastica “Pandini” sono stati mantenuti separati per plesso (n. 6 e 6b), in quanto i due diversi indirizzi di studio sono a netta predominanza di genere diverso e solo la loro presa in considerazione separata può riflettere la vera realtà della rappresentanza. Sul totale complessivo della popolazione studentesca, i maschi rappresentano il 52 e le femmine il 48 %. Più in dettaglio, sono a dominanza maschile 5 istituzioni scolastiche, di indirizzo principalmente tecnico: la n. 3 (86%), 9 (74%), 10 (69%), 8 (68%) e 6 (63%). Le studenti rappresentano invece la maggioranza in 6 scuole, di indirizzo principalmente liceale e professionale: la n. 4 (87%), 5 (81%), 6 bis (76%), 7 (59%), 1 (56%); solo la n. 2 (53%) è ad indirizzo tecnico. Esaminando la colonna “rappresentanti di classe” si nota che negli istituti in cui frequentano più maschi, le ragazze sono comunque rappresentate, in misura molto vicina alla percentuale della loro presenza a scuola (vedere n. 3: le iscritte sono il 14%, le rappresentanti di classe il 13%) e in un caso addirittura maggiore (n. 9: le iscritte sono il 26%, le rappresentanti di classe il 36%). Negli istituti in cui sono iscritte più femmine, la loro rappresentanza rimane prevalente ma con parecchie 31
differenziazioni, risultando notevolmente inferiore alla percentuale della loro presenza a scuola (n. 5), lievemente inferiore (n. 1 e 8 – Licei), uguale (n. 2 – Tecnico), lievemente superiore (n. 4) e notevolmente superiore (liceo artistico). Statistica di Studenti Rappresentanti classe genere totale M % F % totale M % F % a.s. 2012/13 Liceo scientifico “Gandini” con 1 1.025 453 44 572 56 88 42 48 46 52 sez. classica “Verri” – Lodi I.T.C.G. “Bassi” 2 1.384 645 47 739 53 122 57 47 65 53 – Lodi I.I.S. “Volta” – 3 1.485 1.27 86 214 14 127 111 87 16 13 Lodi 1 I.S.S. “Maffeo 4 1.064 134 13 930 87 94 11 12 83 88 Vegio” – Lodi I.P.S.C.T. 5 640 123 19 517 81 54 17 31 37 69 “Einaudi” – Lodi I.I.S. “Pandini” – 6 411 257 63 154 37 48 32 67 16 33 S. Angelo lod. Liceo Artistico 6 232 55 24 177 76 26 2 8 24 92 “Piazza” – Lodi b Liceo “Novello” – 7 654 269 41 385 59 60 26 43 34 57 Codogno I.I.S. “Cesaris” – 8 Casalpusterleng 1.185 809 68 376 32 106 76 72 30 28 o I.I.S. di 9 695 513 74 182 26 73 47 64 26 36 Codogno I.T.A.S. “Tosi” – 1 472 325 69 147 31 44 31 70 13 30 Codogno 0 Totali 9.247 4.85 52 4.393 48 842 452 54 390 46 4 32
Puoi anche leggere