Documento Unico di Programmazione 2017- 2018 2019 - COMUNE di CINIGIANO

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COMUNE di CINIGIANO

Documento Unico di Programmazione
        2017- 2018 - 2019
INTRODUZIONE

     Negli ultimi venti anni il settore delle amministrazioni pubbliche è stato attraversato da
importanti riforme istituzionali ed economiche:
   • il Trattato di Maastricht, firmato il 7.2.1992, con cui l’Italia si è impegnata a mantenere il
       proprio bilancio pubblico in una condizione di sostanziale pareggio ed a raggiungere e
       consolidare il proprio livello di debito pubblico entro un valore tale da garantire la
       sostenibilità del sistema finanziario europeo e la stabilità della moneta unica;
   • la legge delega 15.03.1997, n. 59, con cui si è avviato il processo di decentramento
       amministrativo attraverso il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed agli enti locali;
   • la legge costituzionale 18.10.2001, n. 3, con cui sono state apportate modifiche al Titolo V
       della parte seconda della Costituzione, operando una “costituzionalizzazione” di quel
       “decentramento amministrativo a Costituzione invariata” introdotto proprio dalla legge n.
       59/97 (nonché dalla l. 127/97) ed è stato introdotto nel nostro ordinamento il principio di
       sussidiarietà, principio di derivazione comunitaria che ha trovato affermazione, a sua volta,
       grazie al Trattato di Maastricht;
   • la legge delega 05.05.2009, n. 42, con cui sono stati definiti i principi e i criteri direttivi per
       l'attuazione del federalismo fiscale. Questa legge ha avviato un percorso di ridefinizione
       dell'assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato, le Regioni e gli enti locali, volto a
       completare il processo di valorizzazione del sistema delle autonomie territoriali ed a
       razionalizzare il sistema finanziario pubblico, in cui il federalismo fiscale è considerato un
       fattore di responsabilizzazione delle Amministrazioni.

Tutte queste riforme “non sono state tuttavia accompagnate da una corrispondente modifica dei
processi decisionali, né supportate da un adeguamento dei sistemi contabili tali da consentire di
programmare le politiche e l’evoluzione della finanza pubblica in un sistema che consentisse di
realizzare una forte coerenza interna ed un organico quadro di insieme.”1

         In questo periodo la gestione della finanza pubblica si è caratterizzata per una grande
complessità in quanto svolta in un contesto caratterizzato principalmente da:
      • uno scarso coinvolgimento delle amministrazioni decentrate nella fase di programmazione
           economica e finanziaria;
      • dalla mancanza di una diretta evidenza del raccordo tra gli obiettivi di bilancio assunti a
           livello europeo e quelli assegnati ai livelli di governo territoriali;
      • dalla coesistenza di diversi sistemi di bilancio tra livelli di governo, e all’interno degli stessi,
           con la conseguente enorme difficoltà di rendere effettivamente disponibili i dati di bilancio
           delle amministrazioni locali e regionali e la loro correlazione con le risultanze del bilancio
           dello Stato.
         Da qui la necessità di sottoporre ad una profonda revisione i cardini del sistema di governo
della finanza pubblica al fine di:
      • realizzare, per tutte le amministrazioni pubbliche italiane, un sistema contabile omogeneo;
      • assicurare il coordinamento e costruire un più immediato collegamento tra le politiche, la
           finalizzazione degli stanziamenti in bilancio e gli obiettivi perseguiti dai diversi livelli di
           governo;
      • rispettare i vincoli di bilancio assunti in ambito europeo;
      • rendere possibili comparazioni tra amministrazioni appartenenti al medesimo livello di
           governo e tra livelli di governo diversi;
      • sottoporre tutte le amministrazioni alle medesime regole contabili e a sistemi di controllo
           simili.
       In particolare, “il governo unitario e condiviso ed coordinamento della finanza pubblica,
affinché possa risultare efficace, necessita di una base informativa omogenea nel processo di
definizione delle grandezze di bilancio e delle loro modalità di rappresentazione…” 2. In tal modo si
1
           Ministero dell’Economia e delle Finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato: La riforma della contabilità e della finanza
pubblica – novità, riflessioni e prospettive. Quaderno di approfondimento 2010, pag. 3.
2
    MEF, cit., pag. 16

                                                                           1
consente la disponibilità di informazioni contabili tra loro raccordabili in maniera trasparente e
tempestiva, un effettivo e completo monitoraggio dei conti pubblici ed una partecipazione
responsabile delle autonomie locali al processo di programmazione economica e finanziaria
nazionale. Ed è proprio da qui che muove la L. 196/2009, “Legge di contabilità e finanza pubblica”,
la quale eleva il coordinamento della finanza pubblica e l’armonizzazione dei bilanci pubblici a
principi fondamentali e li individua quali strumenti per il perseguimento degli “obiettivi di finanza
pubblica definiti in ambito nazionale in coerenza con le procedure e i criteri stabiliti dall’Unione
europea” cui debbono concorrere le amministrazioni pubbliche.

       Nelle intenzioni del legislatore l’armonizzazione costituisce il cardine irrinunciabile della
riforma della riforma della contabilità pubblica e della riforma federale prevista dalla legge n.
42/2009, e “deve garantire la leggibilità e la trasparenza delle informazioni contenute nel bilancio
pubblico e consentire il superamento della frammentazione degli schemi e dei principi adottati dai
vari soggetti istituzionali che ne compongono l’aggregato di riferimento della finanza pubblica”.3
       Ciò al fine di connsentire il controllo dei conti pubblici nazionali, verificare la rispondenza dei
conti pubblici alle condizioni dell’art. 104 del Trattato istitutivo dell’UE e favorire l’attuazione del
federalismo fiscale.
       Bisogna comunque tener conto che se da un lato le disposizioni della L. 196/2009 costituiscono,
per il complesso delle amministrazioni pubbliche, i principi fondamentali della finanza pubblica, ai
sensi dell’art. 117 della Costituzione, e sono finalizzate alla tutela dell’unità economica della
Repubblica, dall’altro, tuttavia, escludono dall’ambito di applicazione della legislazione delegata le
regioni e gli enti locali.
       La disciplina dell’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di tali
amministrazioni è stata infatti dettata, in attuazione della L. 42/2009, da un apposito decreto
legislativo ispirato comunque a principi analoghi a quelli della L. 196/2009: il D.lgs. 23.06.2011, n.
118, successivamente integrato e corretto dal D.lgs. 10.08.2014, n. 126.
       Nel processo di armonizzazione contabile fondamentale importanza viene assegnata alla
programmazione espressamente individuata tra i principi contabili applicati dall’art. 3 del D.lgs.
118/2011 ed a cui è dedicato l’intero allegato n.4/1 al citato decreto.
       Al di là della definizione data dalla predetta normativa, in termini generali la programmazione
consiste in un processo ad andamento “circolare” nel quale si definisce con chiarezza cosa si vuole
realizzare (in termini di risultati attesi), come ci si propone di farlo (con quali soluzioni finanziarie,
organizzative e gestionali) e quando (prospettazione di un arco temporale breve, medio o lungo). Esso
procede per aggiustamenti progressivi dove, a scadenze precise, si rilevano e si esaminano
accuratamente i risultati realmente conseguiti per poi confermare e/o correggere le decisioni prese
apportando le opportune modifiche nei documenti di programmazione che diventano così strumenti di
guida vera e di responsabilizzazione dei comportamenti dell’amministrazione.
       I documenti della programmazione individuati dal D.lgs. 118/2011 sono il documento unico di
programmazione (D.U.P.) ed il piano esecutivo di gestione (P.E.G.) Se la funzione di quest’ultimo
non viene sostanzialmente modificata, rimanendo quindi lo strumento di raccordo tra organo
esecutivo e responsabili dei servizi e tra obiettivi di gestione, dotazioni di risorse e connesse
responsabilità gestionali, il D.U.P. rappresenta la principale innovazione introdotta nel sistema di
programmazione degli enti locali.
       Il principio contabile di cui all’allegato n. 4/1 al D.lgs. 118/11 definisce il D.U.P. come lo
strumento che:
    a) permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare
         in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative”;
    b) costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio,
         il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione.

      Tale documento è funzionale al perseguimento di tre obiettivi:
     1.       definire la programmazione strategica dell’ente sull’orizzonte temporale del mandato
amministrativo, contemperando tra loro gli indirizzi strategici dell’amministrazione, i vincoli di
finanza pubblica e la situazione economico-finanziaria dell’ente e del gruppo pubblico locale;

3
    MEF, cit., pag. 6

                                                    2
2.        tradurre gli indirizzi strategici di mandato nella programmazione operativa
sull’orizzonte temporale triennale coperto dal bilancio di previsione finanziario;
      3.        riunire in un unico documento una pluralità di documenti di programmazione settoriale
a valenza triennale, già previsti dalla normativa. Esso infatti assorbe sia la relazione previsionale e
programmatica che il piano generale di sviluppo e comprende altresì la programmazione in materia di
lavori pubblici, personale e patrimonio.

      Nell’attuale sistema di programmazione dunque, “a monte” del D.U.P. figurano solo le linee
programmatiche di mandato presentate dal Sindaco al Consiglio comunale ai sensi dell’art. 46, c. del
D.lgs. 267/2000. Inoltre, diversamente dalla vecchia relazione previsionale e programmatica, il
D.U.P. non è un allegato al bilancio di previsione ma costituisce un presupposto indispensabile per la
sua predisposizione, approvazione e gestione (così come anche per il P.E.G.).
        A conferma della volontà che il processo di programmazione sia integrale ed integrato e per
contenere il rischio che le decisioni degli organi politici siano sganciate dagli indirizzi definiti nel
D.U.P., il paragrafo 8.3 del principio applicato della programmazione stabilisce che il regolamento di
contabilità disciplini i casi di inammissibilità ed improcedibilità per le deliberazioni di consiglio e di
giunta che non sono coerenti con le previsioni ed i contenuti programmatici di tale documento.
        Va infine osservato che se da un lato la predisposizione di un documento programmatico della
portata del D.U.P. può rivelarsi indubbiamente complessa, gli enti non sono tuttavia obbligati a
predisporlo secondo uno schema definito dal legislatore: il principio applicato n. 4/1 fornisce infatti le
indicazioni di base per la redazione del D.U.P. prevedendosi altresì una versione semplificata per gli
enti con popolazione fino a 5.000 abitanti.
        In particolare, il documento viene articolato in due sezioni: la Sezione Strategica (SeS) e la
Sezione Operativa (SeO). Tale articolazione mira a rendere la struttura del D.U.P. di più agevole
predisposizione, fruizione e lettura, restando comunque ferma la necessità di garantire continuità
sistemica, logica, valoriale e finanziaria fra i contenuti delle due sezioni.

SEZIONE STRATEGICA
     La sezione strategica può essere vista come un’evoluzione del piano generale di sviluppo in
quanto sviluppa ed organizza sistematicamente le linee programmatiche di mandato presentate dal
Sindaco al Consiglio comunale. Essa ha pertanto un orizzonte temporale pari a quello del mandato
amministrativo e contiene:
   • le principali scelte che caratterizzano il programma dell’Amministrazione da realizzare nel
       corso del mandato;
   • l’individuazione delle politiche di mandato funzionali al raggiungimento delle finalità
       istituzionali dell’Ente ed al governo delle proprie funzioni fondamentali;
   • gli indirizzi generali di programmazione;
   • gli obiettivi strategici da perseguire entro la fine del mandato;
   • gli strumenti di rendicontazione dell’operato dell’Amministrazione durante il mandato e che
       costituiranno la base informativa per la relazione di fine mandato.

La sua valenza strategica presuppone che tale sezione venga costruita in coerenza con un quadro
strategico costituito da:
    • normativa di riferimento;
    • linee di indirizzo della programmazione regionale;
    • obbligo di concorso al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito
        nazionale ed europeo.
      Il principio applicato di cui all’allegato 4/1, richiede che gli obiettivi strategici vengano
individuati a seguito di un processo di analisi di contesto riguardante le condizioni esterne ed interne
all’Ente.
      Tra le condizioni esterne da considerare, e rispetto alle quali vanno definiti i relativi indirizzi
generali, sono indicate:
    • Gli obiettivi individuati dal Governo per il periodo considerato anche alla luce degli indirizzi e
        delle scelte contenute nei documenti di programmazione comunitari e nazionali;

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• La valutazione corrente e prospettica della situazione socio-economica del territorio di
        riferimento e della domanda di servizi pubblici locali anche in considerazione dei risultati e
        delle prospettive future di sviluppo socio-economico;
   • I parametri economici essenziali utilizzati per identificare, a legislazione vigente, l'evoluzione
        dei flussi finanziari ed economici dell'ente e dei propri enti strumentali.
   •
Tra le condizioni interne da considerare sono indicate:
   • organizzazione e modalità di gestione dei servizi pubblici locali tenuto conto dei fabbisogni e
        dei costi standard;
   • risorse, impieghi e sostenibilità economico finanziaria attuale e prospettica (tributi e tariffe;
        fabbisogno investimenti e opere pubbliche; spesa corrente; gestione del patrimonio;
        indebitamento e sostenibilità; risorse straordinarie; equilibri di bilancio etc.).

Particolare importanza assumono a riguardo gli indirizzi generali di mandato che l’Amministrazione è
chiamata a formulare.
    • Disponibilità e gestione delle risorse umane con riferimento alla struttura organizzativa
        dell'ente in tutte le sue articolazioni e alla sua evoluzione nel tempo anche in termini di spesa
    • Coerenza e compatibilità presente e futura con le disposizioni del patto di stabilità interno e
        con i vincoli di finanza pubblica.

SEZIONE OPERATIVA
      La sezione operativa si rifà in modo costante ai contenuti della Relazione previsionale e
programmatica, con particolare riferimento alla sezione 3 (programmi e progetti) della modulistica
prevista del Dpr 326/98. Essa ha per oggetto la programmazione operativa pluriennale e annuale
dell’ente, copre il periodo del bilancio di previsione e si pone in continuità e complementarietà
organica con la sezione strategica quanto a struttura e contenuti.
      Il citato principio contabile di cui all’allegato n. 4/1 principio assegna alla sezione operativa i
seguenti scopi:
    • definire, con riferimento all’ente e al gruppo amministrazione pubblica, gli obiettivi dei
        programmi all’interno delle singole missioni. Con specifico riferimento all’ente devono essere
        indicati anche i fabbisogni di spesa e le relative modalità di finanziamento;
    • orientare e guidare le successive deliberazioni del Consiglio e della Giunta;
    • costituire il presupposto dell’attività di controllo strategico e dei risultati conseguiti dall’ente,
        con particolare riferimento allo stato di attuazione dei programmi nell’ambito delle missioni e
        alla relazione al rendiconto di gestione.

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SEZIONE STRATEGICA
IL QUADRO DELLE SITUAZIONI ESTERNE
IL QUADRO MACROECONOMICO

CONTINUA LA RIPRESA DELL’ECONOMIA ITALIANA
        La ripresa dell’economia Italiana è ormai in atto da quasi tre anni. Sulla base dei dati rivisti di
contabilità nazionale, il PIL reale ha registrato un incremento pari allo 0,1 per cento già nel 2014,
mentre le stime precedenti segnavano una contrazione pari a -0,4 per cento1. Nel corso del 2015,
l’economia Italiana ha segnato una crescita dello 0,7 per cento2 e per il 2016 si prevede che il PIL
reale si attesti allo 0,8 per cento. Questa ripresa seppur lenta va valutata positivamente, visto che
giunge dopo una profonda recessione senza precedenti ed è stata condizionata da diversi sviluppi
sfavorevoli di natura esterna, quali la sensibile riduzione degli scambi con la Russia, il rallentamento
dei mercati emergenti, gli attacchi terroristici in Europa e, più recentemente, il voto sull’uscita della
Gran Bretagna dall’Unione Europea.
        Ciò nonostante, il tasso di crescita dell’economia Italiana è ancora inferiore a quello che
sarebbe necessario per ritornare sul sentiero di crescita pre-crisi entro il 2025.
        Sia il Governo, sia Consensus hanno rivisto al ribasso le proiezioni del tasso di crescita
economica per il biennio 2016-2017, in conseguenza dei segnali di decelerazione manifestatasi a
partire dal secondo trimestre dell’anno.
        Nel Programma di Stabilità di aprile, il tasso di crescita stimato di PIL reale si attestava all’1,2
percento per il 2016 e all’1,4 per cento per il 2017, mentre il valore mediano delle stime di Consensus
si collocava rispettivamente all’1,1 e all’1,2 per cento3. A settembre, il Governo ha rivisto al ribasso
la previsione di crescita del PIL reale allo 0,8 per cento per il 2016 e all’1,0 per cento per il 2017 nel
quadro macroeconomico programmatico (la crescita tendenziale per tale anno scende allo 0,6 per
cento). Il valore mediano delle stime di Consensus si attestava a Settembre sullo 0,8 per cento sia per
il 2016, sia per il 20175. Tuttavia è importante fare presente che non erano state ancora reste note le
misure per la crescita e lo sviluppo economico e sociale che sottendevano il quadro programmatico
elaborato dal governo.

EFFETTI    INIZIALI LIMITATI DELLA   BREXIT   PER L’AREA DELL’EURO, MA I RISCHI DI MEDIO- TERMINE
SONO SIGNIFICATIVI
        Nel primo trimestre 2016, la variazione del PIL sul trimestre precedente è stata dello 0,3 per
cento (1,4 per cento in termini annualizzati) per poi scendere quasi a zero nel secondo trimestre. Con
riferimento alla seconda parte del 2016, si ritiene che la crescita dell’economia Italiana dovrebbe
collocarsi in media attorno allo 0,2 per cento per trimestre (a un tasso annualizzato dello 0,9 per
cento), il che porterebbe a una media annua, basata su dati trimestrali, di 0,8 punti percentuali.
        Dal lato dell’offerta, il rallentamento della crescita sembra dovuto in larga misura a un minor
dinamismo della produzione industriale, mentre l’attività nel settore dei servizi ha continuato a
crescere moderatamente. Dal lato della domanda, le esportazioni sono ripartite dopo un primo
trimestre in rallentamento, ma la domanda interna si è indebolita, con una minore dinamica sia dei
consumi, sia degli investimenti.
        A metà anno, sono emersi nuovi rischi in seguito alla 'Brexit', agli eventi politici in Turchia e
alla nuova ondata di terrorismo in Europa. La fiducia delle imprese è cresciuta nel terzo trimestre, in
particolare l’aumento di settembre è seguito a un calo moderato dei due mesi precedenti. Gli
indicatori disponibili suggeriscono che il PIL reale in Italia sarebbe cresciuto di almeno 0,2 punti
percentuali nel terzo trimestre, grazie ad un rimbalzo della produzione industriale e al protrarsi di una
crescita moderata nel settore dei servizi.
        L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea potrebbe influenzare l'economia italiana
attraverso quattro canali principali:
        il contagio finanziario in combinazione ad altri fattori destabilizzanti, come ad esempio le
            preoccupazioni del mercato circa il sistema bancario europeo;
           l'incertezza sulla durata e sulle modalità di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea
            e l'effetto frenante di questa incertezza sulle attività di business e investimento;
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   una sterlina nettamente più debole rispetto all’euro e un potenziale rallentamento della
           domanda interna della Gran Bretagna sulle esportazioni europee e italiane;
          una più bassa crescita dei consumi in Italia dovuta a una più bassa produzione di reddito, a
           effetti negativi sulla ricchezza e al peggioramento delle aspettative.
         Nelle previsioni post - Brexit per l'Italia si è ipotizzato che il contagio finanziario sarà
limitato, con un tasso di cambio della sterlina che comunque rimarrà debole almeno fino a fine 2017 e
con le importazioni del Regno Unito dall'Unione Europea che diminuiranno nella seconda metà del
2016 e nel 2017.
         È necessaria cautela nel valutare le prospettive a medio termine della Brexit. Infatti, mentre il
governo del Regno Unito ha annunciato che intende far scattare l'articolo 50 del Trattato europeo
entro la fine del mese di marzo 2017, non è ancora chiaro che tipo di accordo sarà cercato e quale sarà
il risultato finale dei negoziati con i partner dell'UE. L'incertezza sugli effetti della Brexit può quindi
pesare sull’attività economica in Europa e sulle decisioni di investimento anche nel 2017.
         Ad ogni modo, i rischi e le opportunità derivanti dalla Brexit rafforzano l’obiettivo di rendere
l'Italia una meta più attraente per gli investimenti, obiettivo che ha un posto di rilievo nel Programma
Nazionale di Riforma di quest'anno e che sta alla base della recente Nota di Aggiornamento del
Documento di Economia e Finanza.

CRESCITA PIÙ MODERATA DEL COMMERCIO GLOBALE CON IL PREZZO DEL PETROLIO SU BASSI LIVELLI
       La previsione presentata in questo Documento riflette anche il rallentamento nei mercati
emergenti e le revisioni al ribasso della crescita del commercio mondiale secondo le più importanti
organizzazioni internazionali. Nell’ultimo World Economic Outlook, il Fondo Monetario
Internazionale ha rivisto verso il basso la sua proiezione di crescita del commercio mondiale per il
2016 dal 2,7 al 2,3 per cento, e quella per il 2017 dal 3,9 al 3,8 per cento. Le ipotesi utilizzate in
questo Documento sono, invece, più prudenti: infatti, la crescita del commercio mondiale è prevista al
2,1 per cento nel 2016 e al 2,6 per cento nel 2017. Per quanto riguarda i prezzi del petrolio, la
previsione si basa su un prezzo del Brent pari a 46,6 dollari al barile nel 2016 e 52,5 nel 2017. Il tasso
di cambio dell'euro rispetto al dollaro è fissato a 1,12 di quest'anno ed a 1,13 nel 2017 . Nel
complesso, rispetto al Programma di Stabilità di aprile 2016, le variazioni delle variabili esogene
hanno un impatto stimato sulla crescita del PIL reale in Italia pari a -0,12 punti percentuali nel 2016 e
-0,42 punti nel 2017. L'impatto netto sui due anni successivi è positivo: 0,13 punti nel 2018 e 0,23 nel
2019. Nello scenario programmatico, il PIL reale in Italia per il 2017 è previsto in crescita dell’1,0
per cento, ovvero 0,4 punti percentuali al di sopra della previsione nello scenario a politiche invariate.
L'economia è quindi prevista espandersi ad un tasso dell’1,2 per cento sia per il 2018 che per il 2019.
La nuova proiezione per il 2018 è di 0,3 punti percentuali al di sotto di quella presente nel
Programma di Stabilità; la previsione del 2019 è invece inferiore di 0,2 punti.

GUADAGNI SIGNIFICATIVI DI OCCUPAZIONE NEL 2016, L’AUMENTO DEI POSTI DI LAVORO È DESTINATO A
PROSEGUIRE
        Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare quest’anno, nonostante il venir meno di buona
parte degli incentivi fiscali sui nuovi contratti a tempo indeterminato. Secondo l’indagine sulle Forze
di lavoro, nel secondo trimestre di quest’anno l’occupazione corretta per gli effetti stagionali è
aumentata dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente (l’incremento più elevato dall’inizio
della ripresa) e dell’1,7 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno prima. Il tasso medio di
crescita nei primi sei mesi del 2016 rispetto al medesimo periodo del 2015 è stato dell’1,4 per cento.
Il dato dell’occupazione corretto per gli effetti stagionali, pari a 22,8 milioni, è risultato di 607 mila
unità più elevato che nel quarto trimestre del 2013.
        L’ultima indagine mensile indica che a luglio ed agosto l’occupazione è rimasta
sostanzialmente invariata rispetto al secondo trimestre, ma comunque più elevata dello 0,9 per cento
rispetto all’anno prima. Assumendo che il terzo trimestre rimanga all’incirca invariato rispetto al
secondo, e che l’occupazione aumenti moderatamente nel quarto, l’anno si chiuderebbe con un
incremento dell’1,2 per cento dell’occupazione, più alto dell’aumento dello 0,8 per cento registrato
nel 2015.
        Secondo la contabilità nazionale, l’occupazione è aumentata dello 0,6 per cento nel 2015. La
previsione ufficiale è di una crescita dell’1,2 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel 2017 e

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2018 e dello 0,7 per cento nel 2019. La produttività (PIL reale per unità di lavoro) diminuirebbe dello
0,1 per cento quest’anno per poi aumentare dello 0,3 per cento nel 2017 e dello 0,4 per cento sia nel
2018, sia nel 2019.
        Il tasso di disoccupazione medio è stato pari all’11,9 per cento nel 2015 ed è atteso ridursi
all’11,5 per cento quest’anno, per poi diminuire gradualmente fino al 9,9 per cento nel 2019. Il dato
di agosto corretto per gli effetti stagionali è stato pari all’11,4 per cento, in calo rispetto al picco del
12,9 per cento di ottobre 2014.

INFLAZIONE VICINA ALLO ZERO QUEST’ANNO, ATTESA UNA CRESCITA MODERATA NEL 2017
        Il tasso di inflazione medio armonizzato dell’Italia è proiettato per quest’anno allo 0,1 per
cento, dopo un risultato dello 0,2 per cento nel 2014 e dello 0,1 per cento nel 2015. Per il 2017 si
stima un tasso di inflazione medio dello 0,9 per cento.
        Il deflatore del PIL ha mostrato un’evoluzione più favorevole, con un tasso di crescita medio
dello 0,9 per cento nel 2014 e dello 0,6 per cento nel 2015. Per il 2016 è proiettato un incremento
dell’1,0 per cento (l’aumento medio nei primi sei mesi del 2016 è stato pari all’1,4 per cento). Nel
quadro programmatico, il deflatore aumenterebbe dell’1,0 per cento nel 2017, dell’1,9 per cento nel
2018 e dell’1,8 per cento nel 2019. Il tasso di crescita più elevato negli ultimi due anni della
previsione è spiegato non solo dall’evoluzione del prezzo del petrolio e dalla riduzione dell’output
gap, ma anche dalle ipotesi di politica fiscale.

IL DEFICIT DI BILANCIO INIZIA A DIMINUIRE, NONOSTANTE PREVISIONI DEL PIL INFERIORI ALLE ATTESE
E SPESE STRAORDINARIE
         Quest’anno il deficit delle amministrazioni pubbliche è previsto in diminuzione al 2,4 per
cento del PIL, dal 2,6 per cento del 2015. Il rapporto deficit/PIL risulterebbe essere più alto solo di
0,1 punti percentuali rispetto alla stima del 2,3 per cento indicata nel Programma di Stabilità 2016,
nonostante un ridimensionamento delle stime di crescita pari a 0,4 punti percentuali. Infatti,
l’andamento del gettito fiscale risulta in linea, se non migliore, rispetto alle previsioni originali, grazie
alla solida crescita della domanda interna e all'efficacia dei nuovi metodi di ritenuta IVA che sono
stati introdotti lo scorso anno. La spesa primaria è in linea con la stima di aprile e a fine anno la spesa
per interessi dovrebbe risultare leggermente inferiore rispetto a quanto atteso.
   Nella recente Nota di Aggiornamento al DEF 2016, l'obiettivo di disavanzo per il 2017 è stato
alzato dall’1,8 per cento del PIL al 2,0 per cento del PIL. Il governo, tuttavia, ha chiesto al
Parlamento di autorizzare un ulteriore aumento del disavanzo fino ad un massimo di 0,4 punti
percentuali di PIL, al fine di affrontare le spese straordinarie legate all'immigrazione, il recente
terremoto in Italia centrale e un piano di investimenti antisismico per gli edifici e le infrastrutture che
non può più essere rimandato considerata la frequenza con cui si verificano terremoti distruttivi6. Il
12 ottobre il Parlamento ha autorizzato l’ulteriore spazio fiscale pari a 0,4 punti di PIL.
         In proposito, il governo ha deciso di utilizzare tre quarti del margine aggiuntivo autorizzato
dal Parlamento, in modo da mantenere il deficit nominale su un sentiero di riduzione e avere un saldo
strutturale sostanzialmente invariato, considerando le poste straordinarie sopra indicate.

LA LEGGE DI BILANCIO 2017 SI CONCENTRA SU INVESTIMENTI, COESIONE SOCIALE E SVILUPPO
         In considerazione del mutato scenario macroeconomico, la previsione di indebitamento per il
2017 a legislazione vigente è stata rivista all’1,6 per cento del PIL, rispetto all’1,4 per cento del PIL
previsto nel programma di stabilità dello scorso aprile.
         Lo scenario programmatico, incorpora un aumento del deficit di 0,9 punti percentuali di PIL
ascrivibile alla disattivazione delle clausole recanti l’aumento dell’IVA previsto a decorrere dal
gennaio 2017 dalle precedenti leggi di stabilità.
         Inoltre, il governo intende attuare politiche per lo sviluppo socio-economico e la crescita;
aumentare gli investimenti pubblici; rinnovare (con un approccio più selettivo) gli incentivi per gli
investimenti privati (“super-ammortamento”), per le imprese innovative (“Industria 4.0”) e per la
ricerca e sviluppo; sostenere il finanziamento delle PMI (attraverso garanzie statali e agevolazioni
fiscali); prevedere misure a favore delle famiglie; aumentare le prestazioni previdenziali per i
pensionati a basso reddito; stanziare risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego (un
congelamento dei salari è in vigore dal 2010).

                                                      7
Al netto della spesa straordinaria per i terremoti, la prevenzione e la migrazione di cui sopra,
l'aumento complessivo della spesa è pari allo 0,6 per cento del PIL nel 2017. Se a questo si aggiunge
l'abrogazione dell’aumento dell'IVA, il deficit arriverebbe al 3,1 per cento del PIL.       L'obiettivo di
disavanzo del 2,3 per cento sarà raggiunto tramite interventi pari nel complesso allo 0,7 per cento del
PIL, basati su tagli di spesa e incrementi di gettito realizzati attraverso il miglioramento della
compliance fiscale, escludendo aumenti di imposte e anzi proseguendo nella loro riduzione. I
risparmi di spesa deriveranno da un nuovo ciclo di Spending Review e dalla riduzione di vari
stanziamenti di bilancio. L’aumento di gettito sarà conseguito attraverso l’efficientamento dei
meccanismi di riscossione dell'IVA secondo le direttrici già attuate con successo nel 2016, il
riallineamento del tasso di riferimento dell’ACE (la detassazione degli utili reinvestiti) ai tassi di
mercato, l’estensione della “voluntary disclosure” e le aste per le frequenze.
Lo stimolo fiscale aggiuntivo fornito dai programmi di spesa straordinaria per l'immigrazione e gli
interventi post terremoto in termini di ricostruzione e prevenzione non sono stati esplicitamente
inclusi nella previsione di crescita del PIL reale per il 2017, che rimane invariato rispetto alla Nota di
Aggiornamento al Programma di Stabilità 2016, anche se l'obiettivo di disavanzo è aumentato dal 2,0
al 2,3 per cento del PIL. Il governo ha deciso di adottare una valutazione molto prudente circa
l'impatto delle misure aggiuntive sulla crescita del PIL.
        La maggior parte degli effetti sulla crescita deriva da misure di sostegno agli investimenti
pubblici e privati già inclusi nella Nota di Aggiornamento.

LA LEGGE DI BILANCIO PER GLI ANNI 2018-2019
        Per quanto riguarda il periodo 2018-2019, il quadro programmatico riporta una consistente
riduzione del deficit (previsto all’1,2 per cento del PIL nel 2018 e allo 0,2 per cento nel 2019). Il
saldo strutturale programmatico dovrebbe migliorare, attestandosi al -0,7 per cento del PIL nel 2018 e
al -0,2 per cento nel 2019, determinando il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine per l’Italia
(l’equilibrio di bilancio in termini strutturali).

IL PIANO DI PRIVATIZZAZIONI
        La previsione dei ricavi da privatizzazioni per il 2016 è stata rivista al ribasso, passando dallo
0,5 per cento allo 0,1 per cento del PIL. Il governo ha attuato la prevista cessione del 46,6 per cento di
ENAV, l'operatore del traffico aereo, e ulteriori entrate verranno apportate dalla vendita di immobili.
Le altre operazioni programmate sono state rinviate a causa della volatilità dei mercati. Il governo
resta fermamente impegnato a continuare il processo di privatizzazione. Le previsioni di entrate da
privatizzazioni per il 2017, 2018 e 2019 rimangono invariate.

LE PROSPETTIVE PER IL RAPPORTO DEBITO-PIL
        I dati di contabilità nazionale diffusi dall'Istat il 23 settembre hanno rivisto al rialzo i livelli
del PIL nominale nel 2014 e 2015, mentre la Banca d’Italia ha rivisto lievemente al rialzo il livello
del debito nei due anni. Nel complesso, queste revisioni hanno determinato una riduzione del rapporto
debito/PIL per il 2015 dal 132,7 per cento al 132,3 per cento. Tuttavia, la previsione per il 2016 è
stata aumentata rispetto al Programma di Stabilità, dal 132,4 per cento al 132,8 per cento. Tale
variazione è dovuta sia all’evoluzione più modesta attesa per il PIL nominale, che passa dal 2,2 per
cento all’1,8 per cento, sia alla riduzione significativa degli introiti previsti dalle privatizzazioni per
l’anno in corso.
        Il rapporto debito/PIL è previsto in riduzione nel triennio 2017-2019, per raggiungere il 126,7
per cento nell'ultimo anno di previsione dello scenario programmatico. Il governo è fermamente
impegnato a realizzare una maggiore riduzione del debito nel medio/lungo termine, non solo
attraverso avanzi primari più consistenti, ma anche attraverso una politica di bilancio volta ad
aumentare la crescita nominale del PIL. Nel quadro programmatico, la crescita nominale del PIL sarà
più alta del costo di finanziamento del debito implicito nel 2018, accelerando notevolmente la
diminuzione del rapporto debito/PIL nei prossimi anni.

VALIDAZIONE DELLE PREVISIONE DA PARTE DELL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO
      Nel pieno rispetto delle normative europee, le previsioni macroeconomiche di questo
Documento Programmatico di bilancio sono state presentate per la convalida presso l'Ufficio bilancio

                                                     8
parlamentare (UPB). L’UPB ha già approvato le previsioni macroeconomiche programmatiche del
governo per il 2016 e il 2017.
EVENTI ECCEZIONALI
        Sul bilancio programmatico gravano spese di natura eccezionale in misura pari a circa 0,4 per
cento del PIL per il prossimo anno, in relazione ai seguenti fenomeni:
        il protrarsi dell’emergenza relativa ai migranti (0,2 per cento del PIL) e la necessità di
           impostare una politica di ampio respiro nella gestione dell’immigrazione, che includa
           investimenti nei paesi chiave di transito e di origine dei flussi (0,02 per cento del PIL);
         il sisma del 24 agosto 2016 e la necessità di garantire -al di là degli interventi per affrontare
             i danni immediati che sono già scontati tra le misure una tantum8 - la salvaguardia del
             territorio nazionale, in primis prevedendo misure di contrasto al dissesto idrogeologico e
             mettendo in sicurezza le scuole (circa 0,2 per cento del PIL.

IL QUADRO DELLE SITUAZIONI INTERNE

CENNI DEMOGRAFICI
        Alla data del 31/12/2015 la popolazione residente nel comune di Cinigiano risultava essere
pari a 2.618 unità di cui 1.293 maschi e 1.325 femmine mentre nel quinquennio 2011-2015 la
popolazione complessiva è diminuita in valore assoluto di quasi 50 unità (in termini percentuali dell'
1,8% ) nonostante nel 2012 si sia registrato un dato in contro-tendenza con un picco di 2.672 abitanti.
La causa di tale diminuzione è attribuibile al movimento naturale della popolazione, ovvero il saldo
tra i nati ed i decessi avvenuti nel periodo considerato. Tale indicatore presenta sempre un saldo
negativo da un minimo di 13 unità ad un valore massimo di 3 unità; in termini percentuali, invece, il
tasso di natalità si è attestato su valori inferiori al 1,0% mentre quello di mortalità ha raggiunto anche
il 1,9 %.
  2.800
                                        Popolazione                                                    Il saldo negativo del
                                           2001 - 2015
  2.780                                                             2.778
                                                                          2.773
                                                                                                       movimento naturale è
                                                             2.767
  2.760                                                                                                stato         parzialmente
  2.740                                                                                                bilanciato da un saldo
  2.720
                                                                                                       migratorio positivo. Un
  2.700
                                                2.710
                                                      2.704                                            flusso,       quest'ultimo,
            2.688                                                                                      positivo    da    oltre un
  2.680
                                                                                                 2.672 decennio; non è una
                                                                                2.662 2.664
  2.660
                                                                                            2.651
                                                                                                       novità che il nostro
                        2.647
  2.640           2.640             2.640
                                          2.630
                                                                                                       territorio sia méta di
  2.620
                              2.624                         Popola zione                               immigrazione        ed    in
  2.600                                                                                                alcuni   anni si  registrano
        2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
                                                                                                       dati significativi come nel
2007 quando il saldo migratorio si è attestato a 102 unità. Considerato che il flusso è caratterizzato da
immigrazione da paesi extra-europei ne consegue la necessità di cambiare le politiche di gestione dei
servizi di base del Comune quali quelli sociali ed assistenziali nonché sostenere iniziative di
inclusione ed integrazione dei nuovi arrivati.

RISORSE UMANE, ORGANIZZAZIONE ED INDIRIZZI STRATEGICI

         La situazione del personale del Comune di Cinigiano ha risentito delle forti limitazioni e degli
stringenti vincoli imposti dalle norme di legge succedutesi dal 2006 ad oggi.
Il Comune infatti, al pari di tutti gli Enti Pubblici soggetti a Patto di Stabilità, ha potuto e può
tutt’oggi procedere ad operazioni che incidono sulla spesa di personale e sul numero dei dipendenti in
servizio (a tempo indeterminato e determinato), in compiuta osservanza delle seguenti disposizioni
normative:
a) art. 76, c. 4 del D.L. n. 112/2008, convertito in L. 133/2008 e s.m.i., ove è previsto il rispetto del
Patto di Stabilità;

                                                                9
b) art. 1, comma 557 della L. 296/2006, per il quale in ciascun anno di riferimento deve essere
garantita la riduzione delle spese di personale, dapprima rispetto all’anno precedente (fino all’anno
2013) e successivamente, ai sensi del comma 557-quater introdotto dal DL n. 90/2014 convertito in L.
n. 114/2014, con riferimento al valore medio del triennio precedente;
c) fino alla sua abrogazione, disposta con il DL n. 90/2014, l’art. 76, c. 7 del citato D.L. n. 112/2008:
- imponeva il contenimento delle spese di personale entro il valore del 50% delle spese correnti, ai
fini delle assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale;
- in ipotesi di rispetto del parametro precedente, consentiva agli Enti di procedere ad assunzioni di
personale a tempo indeterminato nel limite del 40% della spesa corrispondente alle cessazioni
dell'anno precedente, considerando cessazioni solo i casi di pensionamento, dimissioni o decesso dei
dipendenti e non anche trasferimenti per mobilità ex art. 30 del D.Lgs. n. 165/2001;
d) il DL n. 90/2014 ha innalzato la percentuale di cui alla precedente lett. c) al 60% per gli anni 2014
e 2015, all’80% per gli anni 2016 e 2017 e al 100% dal 2018;
e) l’art. 9 comma 28 del D.L. 78/2010, convertito in L. 122/2010 e s.m.i., nella sua originaria
formulazione prevedeva la possibilità per gli Enti Locali di avvalersi di personale a tempo
determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel
limite del 50 % della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009. Il più volte citato DL n.
90/2014 ha poi introdotto una nuova formulazione del comma 28, consentendo agli Enti in regola con
l'obbligo di riduzione delle spese di personale di cui al comma 557 dell’art. della L. n. 296/2006 di
superare tale limite ma comunque entro il valore massimo della spesa sostenuta a medesimo titolo nel
2009 (come poi confermato dalla Sez. Autonomie della Corte dei Conti con deliberazione n. 2/2015);
f) la Legge di Stabilità 2015 (L. n. 190/2014) ha previsto all’art. 1 commi dal 421 al 424, un processo
di riduzione della spesa di personale e del numero dei dipendenti delle Amministrazioni Provinciali,
con obbligo di collocamento in posizione soprannumeraria di una percentuale di quest’ultimi e loro
trasferimento presso le Regioni ed i Comuni, vietando fino al 31.12.2016 assunzioni di nuovo
personale a tempo indeterminato e con qualsiasi forma di reclutamento (concorso, mobilità
volontaria, assunzione tramite Centro per l’Impiego ecc).
Il complesso delle norme sopra indicate e le ridotte capacità finanziarie dell’Amministrazione (anche
a causa della forte contrazione dei trasferimenti statali) hanno comportato una costante riduzione del
personale in servizio di ruolo, senza poter far ricorso al turn-over e all’indispensabile ricambio
generazionale che avrebbe sicuramente potuto dare impulso all’occupazione giovanile e apportare
indubbi benefici in termini di incremento qualitativo dell’azione amministrativa del Comune.
Nel corso dell'esercizio 2017 raggiungono i requisiti per il collocamento a riposo due dipendenti
dell'area tecnica (esterna) per cui l'amministrazione si troverà a dover fare la scelta di coprire, entro
le quote consentite, direttamente i posti resisi vacanti oppure alla luce di collaborazioni con altri enti
di assumere personale da impiegare in altre aree.

                                                   10
Ai sensi dell’art. 109, 2° comma e dell’art. 50, 10° comma del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 – TUEL e del vigente Regolamento in materia di
Ordinamento Generale degli Uffici e dei Servizi le Posizioni Organizzative sono state conferite ai sotto elencati Funzionari/Istruttori

Area Amministrativa – Dott. Pasquale LORENTI
Area Contabile - Dott. Duccio MACHETTI
Area Tecinica - Urbanistica - Ambiente - Arch. Lara FAENZI
Area Tecnica – LLPP – Arch. Roberto BUCCI

      Area Amministrativa              Area Contabile              Area Tecnica – LLPP        Area Tecnica - Urbanistica

                       Funzionario                    Funzionario                   Istruttore              Istruttore
                      Amministrativo                   Contabile                     Tecnico                 Tecnico
                       Cat D Pos D                      D Pos D                    Cat D Pos D             Cat D Pos D

    Istruttore                  Istruttore                    Istruttore                 Funzionario             Istruttore
  Amministrativo               di Vigilanza                   Contabile                    Tecnico                Tecnico
   Cat C Pos C                 Cat C Pos C                   Cat C Pos C                 Cat D Pos D1           Cat C Pos C1

    Istruttore                  Istruttore                   Collaboratore                 Istruttore
  Amministrativo               di Vigilanza                    Contabile                 Amministrativo
   Cat C Pos C                 Cat C Pos C                    Cat B Pos B                 Cat C Pos C

     Istruttore                 Istruttore                                               Collaboratore
     Contabile                 di Vigilanza                                                Tecnico
    Cat A Pos C                Cat C Pos C                                                Cat B Pos B

                                                                                         Collaboratore
                                                                                         Cat B Pos B

                                                                                          Esecutore
                                                                                         Cat B Pos B1
E' opportuno ricordare che sono attive collaborazioni con enti della provincia per l'utilizzo di
personale e gestione dei servizi. Con il Comune di Civitella Paganico è gestito, tramite ufficio
comune, il servizio urbanistico, ambiente ed edilizia privata, nonché il SUAP.
Con il Comune di Civitella Paganico è prevista la convenzione per l'utilizzo del Responsabile
dell'Area Contabile mentre la copertura del posto di responsabile dell'Area Tecnica – LLPP sarà
assicurata tramite, previa autorizzazione con il Comune di Scansano, almeno sino al 30/06/2017
incarico ex art. 1, comma 557, della legge n. 311/2004.
Continuerà ad operare la Centrale Unica di Committenza costituita con i comuni di Roccastrada,
Civitella Paganico e Campagnatico.

ORGANIZZAZIONE E MODALITÀ DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI

SERVIZIO DI IGIENE URBANA E RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI
Per quanto attiene al servizio di gestione integrata rifiuti il Comune di Cinigiano appartiene
all’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Sud, come delimitato dall’art. 30 comma 1 lettera c della
LR. 69/2011(Istituzione dell’autorità Idrica e delle Autorità per i servizi della gestione integrata dei
rifiuti urbani), comprendente i territori delle province di Grosseto, Siena e Arezzo. Con determina n.
3 del 22.10.2012 di detta Autorità di Ambito è stata aggiudicata alla ditta Servizi ecologici integrati
Toscana Srl (Sei Toscana) la gestione del servizio di gestione rifiuti urbani ed assimilati. Il sistema di
raccolta integrata predisposto da SEI Toscana consente di affiancare alla raccolta dei rifiuti solidi
urbani indifferenziati tutte le tipologie di raccolta differenziata: organico, carta, plastica, vetro,
alluminio, tetrapak.

SERVIZIO IDRICO INTEGRATO AVENTE AD OGGETTO INTERO CICLO DELL'ACQUA
Per quanto attiene al servizi idrico integrato il Comune di Cinigiano è socio dell'Acquedotto del Fiora
s.p.a., società partecipata da 56 Comuni ricadenti all'interno della Conferenza Territoriale n.6
"Ombrone". L’Acquedotto del Fiora gestisce sia il servizio acquedotto (con le funzioni di mantenere
sotto controllo costante lo stato delle reti, monitorare le perdite, intervenire per la manutenzione
ordinaria e gestire le situazioni di emergenza) che il servizio Fognatura (con le funzioni di mantenere
in perfetta funzionalità gli impianti di depurazione, eseguendo i lavori di manutenzione programmata
ed intervenende nelle situazioni di criticità attraverso apposite squadre).

SERVIZIO DI REFEZIONE SCOLASTICA
Il servizio, dopo l'esperienza maturata con l’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana, è
assicurato tramite gestione in appalto. Il soggetto aggiudicatario è risultato comunque lo stesso che
aveva gestito il servizio sino allo scorso 30 giugno 2016. L'ente dall'inizio dell'as 2016/2017 il
servizio gestisce direttamente la riscossione della compartecipazione delle famiglie

SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO
Il servizio è gestito in appalto a seguito della gara esperita dall'Unione dei Comuni Montani
dell'Amiata Grossetana: infatti la stessa Unione ha iniziato il procedimento con l'obiettivo di gestire il
servizio di trasporto scolastico per i comuni appartenenti alla stessa quando ancora Cinigiano faceva
parte della medesima. Il comune di Cinigiano potrà beneficiare di una gara comprensoriale con
evidenti risparmi economici oltre al fatto di non aver avuto la necessità di gestire un procedimento
che è in ogni caso complesso. Il comune avrà rapporti diretti con l'aggiudicatario che fatturerà
direttamente allo stesso.

NIDO D'INFANZIA

                                                    12
E' assicurata anche per l'anno scolastico 2016/2017 la gestione del nido di Cinigiano: è stata esperita
una procedura ad evidenza pubblica per individuare il soggetto gestore ed il servizio è regolarmente
iniziato nel mese di settembre.

SERVIZI MANUTENZIONE DEL VERDE
Gestione diretta con esternalizzazione di alcune fasi del servizio.

SERVIZI CIMITERIALI
Gestione diretta con esternalizzazione di alcune fasi dello stesso servizio che richiedono una specifica
professionalità / specializzazione (esumazioni, ecc.).

SOCIETÀ PARTECIPATE ED INDIRIZZI STRATEGICI
      Il fenomeno delle società pubbliche locali si è espanso negli anni a tal punto da diventare un
competitor di tutto rilevo all’interno del sistema economico nazionale.
      A partire dagli anni ’90 il processo di ascesa è stato anche sostenuto dal legislatore il quale
evidentemente riponeva fiducia nell’adozione di moduli organizzativi di tipo privatistico, nonché di
logiche, principi e metodi economico-aziendali per una più efficiente ed efficace gestione dei servizi
pubblici locali in risposta ai bisogni dei cittadini.
      Quello che però è successo nella realtà non ha risposto alle aspettative:
     Il rapido ed ampio sviluppo del fenomeno, comunque complesso per dinamiche e
        caratteristiche peculiari, non è stato sempre accompagnato da un controllo adeguato o da una
        governante all’altezza;
     Non sempre il ricorso al modello societario è stato funzionale ad una sana razionalizzazione
        dei servizi pubblici locali bensì a mere logiche di moltiplicazione di centri di potere o di
        rappresentanza, oppure piegato per eludere vincoli di finanza pubblica (patto di stabilità e
        spesa di personale;
     Spesso ha fatto registrare un saldo negativo tra costi e benefici sociali incidendo quindi anche
        pesantemente sui conti degli enti pubblici.

      A ciò si aggiunga che la Corte dei Conti sez. Autonomie, in una recente analisi della
performance economico finanziaria degli organismi partecipati ha evidenziato che nelle società a
totale partecipazione pubblica c’è la maggiore concentrazione delle perdite di esercizio nonchè la
maggiore incidenza media del costo del personale sul costo della produzione
      Il sistema complessivo si presenta inoltre molto stratificato e composito, articolato in realtà tra
loro molto diverse, sia per storia che per caratteristiche economiche, ed accompagnato da un quadro
normativo di riferimento molto variegato.
      Per questi motivi, a partire dall’ultimo decennio, spinto dalla difficile situazione dei conti
pubblici, ed in risposta alle sollecitazioni del legislatore comunitario che negli ultimi anni è venuto a
richiedere un limite all’impiego dello strumento societario da parte degli enti pubblici, il legislatore
nazionale ha introdotto una serie di norme volte a razionalizzare l’assetto delle partecipazioni in capo
a questi ultimi.
      Sinteticamente, gli interventi regolativi hanno riguardato i seguenti ambiti:
     nomina degli amministratori delle società partecipate (l. 296/2006; D.L. 95/2012, con v. con l.
        135/2012; l. 14/2013);
     ineleggibilità ed incompatibilità per politici e dirigenti nelle società partecipate (d.lgs.
        39/2013);
     personale (d.l. 112/2008, conv. con l. 133/2008; l. 147/2013);
     trasparenza, anticorruzione e comunicazioni ad amministrazioni centrali (l. 69/2009; l.
        296/2006; d.l. 83, 2012, conv. con l. 134/2012; l. 190/2012; d.lgs. 33/2013; d.l. 101/2013,
        conv. con l. 125/2013; d.l. 90/2014, conv. con l. 114/2014);
     responsabilità e controllo (l. 266/2005; d.lgs. 231/2001);
     qualità dei servizi e vincoli alle partecipazioni societarie (l. 244/2007);
     concorrenza (d.l. 223/2006, conv. con l. 248/2006);
     estensione della normativa sugli appalti ai servizi pubblici locali a rilevanza economica (d.lgs.
        163/2006; d.l. 138/2011, conv. con l. 148/2011; l. 190/2014);
                                                   13
     gestione risorse idriche (d.l. 133/2014, conv. con l. 164/2014);
        riduzione dei costi amministrativi e di gestione (l. 296/2006; l. 244/2007; d.l. 97/2008, conv.
         con l. 129/2008; d.l. 78/2009, conv. con l. 102/2009; d.l. 78/2010, conv. con l. 122/2010; l.
         190/2014).
       In particolare, nella legge di stabilità 2015 (l. 23.12.2014, n. 190), che ha recepito anche le
indicazioni contenute nel piano “Cottarelli” del 2014, si ritrova condensata la strategia perseguita in
questi anni a livello centrale, con un percorso in verità non sempre lineare, in materia di società
partecipate.
       Al comma 611 dell’art. 1 viene infatti testualmente stabilito che: “…al fine di assicurare il
coordinamento della finanza pubblica, il contenimento della spesa, il buon andamento dell'azione
amministrativa e la tutela della concorrenza e del mercato, le regioni, le province autonome di Trento
e di Bolzano, gli enti locali, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, le università
e gli istituti di istruzione universitaria pubblici e le autorità portuali, a decorrere dal 1° gennaio 2015,
avviano un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o
indirettamente possedute, in modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015,
anche tenendo conto dei seguenti criteri:
       a) eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al
perseguimento delle proprie finalità istituzionali, anche mediante messa in liquidazione o cessione;
       b) soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di
amministratori superiore a quello dei dipendenti;
       c) eliminazione delle partecipazioni detenute in società che svolgono attività analoghe o similari
a quelle svolte da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali, anche mediante operazioni di
fusione o di internalizzazione delle funzioni;
       d) aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica;
       e) contenimento dei costi di funzionamento, anche mediante riorganizzazione degli organi
amministrativi e di controllo e delle strutture aziendali, nonché attraverso la riduzione delle relative
remunerazioni.”
       Ed ancora, al comma 612 si stabilisce che “I presidenti delle regioni e delle province autonome
di Trento e di Bolzano, i presidenti delle province, i sindaci e gli altri organi di vertice delle
amministrazioni di cui al comma 611, in relazione ai rispettivi ambiti di competenza, definiscono e
approvano, entro il 31 marzo 2015, un piano operativo di razionalizzazione delle società e delle
partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, le modalità e i tempi di attuazione,
nonché l'esposizione in dettaglio dei risparmi da conseguire. Tale piano, corredato di un'apposita
relazione tecnica, è trasmesso alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti e
pubblicato nel sito internet istituzionale dell'amministrazione interessata. Entro il 31 marzo 2016, gli
organi di cui al primo periodo predispongono una relazione sui risultati conseguiti, che è trasmessa
alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti e pubblicata nel sito internet
istituzionale dell' amministrazione interessata. La pubblicazione del piano e della relazione costituisce
obbligo di pubblicità ai sensi del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.”
       Sistema delle partecipate comunali
         Il termine “partecipate”, viene qui usato in senso atecnico per indicare tutti quei soggetti
collegati alla finanza comunale indipendentemente dalla loro forma giuridica o dalla natura del
servizio svolto, e dunque:
     • enti che gestiscono servizi pubblici locali;
     • enti partecipati in forma di gestione associata per disposizioni di legge (ATO);
     • enti a natura associativa operanti nel campo del sociale.

Si riporta il quadro delle partecipate del Comune:

                                                     14
Pe rce ntuale de lla
                          Socie tà parte cipata
                                                                                   parte cipazione
                             INTESA SPA                                                 0,157%

               ACQUEDOTTO DEL FIORA SPA                                                 0,750%

                      GROSSETO FIERE SPA                                                0,010%

      M ATTATOI DI M AREM M A SRL in liquidazio ne                                      0,040%

                FAR M AREMM A s oc. cons . a r.l.                                       4,400%

               Edilizia Provinciale Gros s e tana Spa                                   1,020%

                    CO SECA Srl in liquidazione                                         1,038%

                               RAM A Spa                                                0,560%

MODALITÀ E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE DEI RISULTATI

La verifica della corrispondenza tra quanto programmato e quanto realizzato, così come gli eventuali
scostamenti rilevati, assolvono, attraverso un'adeguata rendicontazione, ad una duplice funzione: da
un lato una maggiore efficacia dell'azione attraverso la sua costante e tempestiva correzione; dall'altro
un controllo dei cittadini sul complessivo operato dell'amministrazione.
        In tale prospettiva la rendicontazione, su base annuale, avverrà mediante i seguenti documenti:
   ► il rendiconto di gestione. Attraverso i documenti di cui si compone (conto del bilancio, conto
economico e conto del patrimonio) consente al Consigllio comunale ed ai cittadini di:
    • valutare, per tutte le fonti di entrata e le finalità di spesa, i risultati finanziari ottenuti rispetto a
        quelli previsti;
    • conoscere ed analizzare il risultato economico della gestione;
    • conoscere tutti gli elementi attivi e passivi del patrimonio dell'Ente e le variazioni intervenute
        nella sua consistenza nel corso dell'esercizio;

   ► la delibera di assestamento del bilancio. In tale documento si riscontra lo stato di attuazione dei
programmi e, dunque, delle strategie contenute nel DUP;

    ► la relazione sulla performance. Tale documento consente una visione unitaria e facilmente
comprensibile della performance dell'Ente evidenziano i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi
gestionali assegnati e la connessa valutazione delle prestazioni del personale;

    ► la relazione di fine mandato. In tale documento sono illustrati l'attività normativa ed
amministrativa svolta durante il mandato, i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi programmatici, la
situazione economico-finanziaria dell'Ente, gli eventuali rilievi mossi da organismi esterni di
controllo.

         Data la loro importanza per le finalità sopra dichiarate, la redazione dei citati documenti sarà
oggetto di particolare attenzione.
         Tutti i documenti contenenti i risultati delle verificche saranno poi pubblicati sul sito
istituzionale dell’Ente al fine d fornire una informazione trasparente ai cittadini, agli utenti interni ed
esterni, ed a tutti i soggetti interessati.

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