Documento Unico di Programmazione 2017- 2018 2019 - COMUNE di CINIGIANO
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COMUNE di CINIGIANO Documento Unico di Programmazione 2017- 2018 - 2019
INTRODUZIONE Negli ultimi venti anni il settore delle amministrazioni pubbliche è stato attraversato da importanti riforme istituzionali ed economiche: • il Trattato di Maastricht, firmato il 7.2.1992, con cui l’Italia si è impegnata a mantenere il proprio bilancio pubblico in una condizione di sostanziale pareggio ed a raggiungere e consolidare il proprio livello di debito pubblico entro un valore tale da garantire la sostenibilità del sistema finanziario europeo e la stabilità della moneta unica; • la legge delega 15.03.1997, n. 59, con cui si è avviato il processo di decentramento amministrativo attraverso il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed agli enti locali; • la legge costituzionale 18.10.2001, n. 3, con cui sono state apportate modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione, operando una “costituzionalizzazione” di quel “decentramento amministrativo a Costituzione invariata” introdotto proprio dalla legge n. 59/97 (nonché dalla l. 127/97) ed è stato introdotto nel nostro ordinamento il principio di sussidiarietà, principio di derivazione comunitaria che ha trovato affermazione, a sua volta, grazie al Trattato di Maastricht; • la legge delega 05.05.2009, n. 42, con cui sono stati definiti i principi e i criteri direttivi per l'attuazione del federalismo fiscale. Questa legge ha avviato un percorso di ridefinizione dell'assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato, le Regioni e gli enti locali, volto a completare il processo di valorizzazione del sistema delle autonomie territoriali ed a razionalizzare il sistema finanziario pubblico, in cui il federalismo fiscale è considerato un fattore di responsabilizzazione delle Amministrazioni. Tutte queste riforme “non sono state tuttavia accompagnate da una corrispondente modifica dei processi decisionali, né supportate da un adeguamento dei sistemi contabili tali da consentire di programmare le politiche e l’evoluzione della finanza pubblica in un sistema che consentisse di realizzare una forte coerenza interna ed un organico quadro di insieme.”1 In questo periodo la gestione della finanza pubblica si è caratterizzata per una grande complessità in quanto svolta in un contesto caratterizzato principalmente da: • uno scarso coinvolgimento delle amministrazioni decentrate nella fase di programmazione economica e finanziaria; • dalla mancanza di una diretta evidenza del raccordo tra gli obiettivi di bilancio assunti a livello europeo e quelli assegnati ai livelli di governo territoriali; • dalla coesistenza di diversi sistemi di bilancio tra livelli di governo, e all’interno degli stessi, con la conseguente enorme difficoltà di rendere effettivamente disponibili i dati di bilancio delle amministrazioni locali e regionali e la loro correlazione con le risultanze del bilancio dello Stato. Da qui la necessità di sottoporre ad una profonda revisione i cardini del sistema di governo della finanza pubblica al fine di: • realizzare, per tutte le amministrazioni pubbliche italiane, un sistema contabile omogeneo; • assicurare il coordinamento e costruire un più immediato collegamento tra le politiche, la finalizzazione degli stanziamenti in bilancio e gli obiettivi perseguiti dai diversi livelli di governo; • rispettare i vincoli di bilancio assunti in ambito europeo; • rendere possibili comparazioni tra amministrazioni appartenenti al medesimo livello di governo e tra livelli di governo diversi; • sottoporre tutte le amministrazioni alle medesime regole contabili e a sistemi di controllo simili. In particolare, “il governo unitario e condiviso ed coordinamento della finanza pubblica, affinché possa risultare efficace, necessita di una base informativa omogenea nel processo di definizione delle grandezze di bilancio e delle loro modalità di rappresentazione…” 2. In tal modo si 1 Ministero dell’Economia e delle Finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato: La riforma della contabilità e della finanza pubblica – novità, riflessioni e prospettive. Quaderno di approfondimento 2010, pag. 3. 2 MEF, cit., pag. 16 1
consente la disponibilità di informazioni contabili tra loro raccordabili in maniera trasparente e tempestiva, un effettivo e completo monitoraggio dei conti pubblici ed una partecipazione responsabile delle autonomie locali al processo di programmazione economica e finanziaria nazionale. Ed è proprio da qui che muove la L. 196/2009, “Legge di contabilità e finanza pubblica”, la quale eleva il coordinamento della finanza pubblica e l’armonizzazione dei bilanci pubblici a principi fondamentali e li individua quali strumenti per il perseguimento degli “obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale in coerenza con le procedure e i criteri stabiliti dall’Unione europea” cui debbono concorrere le amministrazioni pubbliche. Nelle intenzioni del legislatore l’armonizzazione costituisce il cardine irrinunciabile della riforma della riforma della contabilità pubblica e della riforma federale prevista dalla legge n. 42/2009, e “deve garantire la leggibilità e la trasparenza delle informazioni contenute nel bilancio pubblico e consentire il superamento della frammentazione degli schemi e dei principi adottati dai vari soggetti istituzionali che ne compongono l’aggregato di riferimento della finanza pubblica”.3 Ciò al fine di connsentire il controllo dei conti pubblici nazionali, verificare la rispondenza dei conti pubblici alle condizioni dell’art. 104 del Trattato istitutivo dell’UE e favorire l’attuazione del federalismo fiscale. Bisogna comunque tener conto che se da un lato le disposizioni della L. 196/2009 costituiscono, per il complesso delle amministrazioni pubbliche, i principi fondamentali della finanza pubblica, ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, e sono finalizzate alla tutela dell’unità economica della Repubblica, dall’altro, tuttavia, escludono dall’ambito di applicazione della legislazione delegata le regioni e gli enti locali. La disciplina dell’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio di tali amministrazioni è stata infatti dettata, in attuazione della L. 42/2009, da un apposito decreto legislativo ispirato comunque a principi analoghi a quelli della L. 196/2009: il D.lgs. 23.06.2011, n. 118, successivamente integrato e corretto dal D.lgs. 10.08.2014, n. 126. Nel processo di armonizzazione contabile fondamentale importanza viene assegnata alla programmazione espressamente individuata tra i principi contabili applicati dall’art. 3 del D.lgs. 118/2011 ed a cui è dedicato l’intero allegato n.4/1 al citato decreto. Al di là della definizione data dalla predetta normativa, in termini generali la programmazione consiste in un processo ad andamento “circolare” nel quale si definisce con chiarezza cosa si vuole realizzare (in termini di risultati attesi), come ci si propone di farlo (con quali soluzioni finanziarie, organizzative e gestionali) e quando (prospettazione di un arco temporale breve, medio o lungo). Esso procede per aggiustamenti progressivi dove, a scadenze precise, si rilevano e si esaminano accuratamente i risultati realmente conseguiti per poi confermare e/o correggere le decisioni prese apportando le opportune modifiche nei documenti di programmazione che diventano così strumenti di guida vera e di responsabilizzazione dei comportamenti dell’amministrazione. I documenti della programmazione individuati dal D.lgs. 118/2011 sono il documento unico di programmazione (D.U.P.) ed il piano esecutivo di gestione (P.E.G.) Se la funzione di quest’ultimo non viene sostanzialmente modificata, rimanendo quindi lo strumento di raccordo tra organo esecutivo e responsabili dei servizi e tra obiettivi di gestione, dotazioni di risorse e connesse responsabilità gestionali, il D.U.P. rappresenta la principale innovazione introdotta nel sistema di programmazione degli enti locali. Il principio contabile di cui all’allegato n. 4/1 al D.lgs. 118/11 definisce il D.U.P. come lo strumento che: a) permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative”; b) costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio, il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione. Tale documento è funzionale al perseguimento di tre obiettivi: 1. definire la programmazione strategica dell’ente sull’orizzonte temporale del mandato amministrativo, contemperando tra loro gli indirizzi strategici dell’amministrazione, i vincoli di finanza pubblica e la situazione economico-finanziaria dell’ente e del gruppo pubblico locale; 3 MEF, cit., pag. 6 2
2. tradurre gli indirizzi strategici di mandato nella programmazione operativa sull’orizzonte temporale triennale coperto dal bilancio di previsione finanziario; 3. riunire in un unico documento una pluralità di documenti di programmazione settoriale a valenza triennale, già previsti dalla normativa. Esso infatti assorbe sia la relazione previsionale e programmatica che il piano generale di sviluppo e comprende altresì la programmazione in materia di lavori pubblici, personale e patrimonio. Nell’attuale sistema di programmazione dunque, “a monte” del D.U.P. figurano solo le linee programmatiche di mandato presentate dal Sindaco al Consiglio comunale ai sensi dell’art. 46, c. del D.lgs. 267/2000. Inoltre, diversamente dalla vecchia relazione previsionale e programmatica, il D.U.P. non è un allegato al bilancio di previsione ma costituisce un presupposto indispensabile per la sua predisposizione, approvazione e gestione (così come anche per il P.E.G.). A conferma della volontà che il processo di programmazione sia integrale ed integrato e per contenere il rischio che le decisioni degli organi politici siano sganciate dagli indirizzi definiti nel D.U.P., il paragrafo 8.3 del principio applicato della programmazione stabilisce che il regolamento di contabilità disciplini i casi di inammissibilità ed improcedibilità per le deliberazioni di consiglio e di giunta che non sono coerenti con le previsioni ed i contenuti programmatici di tale documento. Va infine osservato che se da un lato la predisposizione di un documento programmatico della portata del D.U.P. può rivelarsi indubbiamente complessa, gli enti non sono tuttavia obbligati a predisporlo secondo uno schema definito dal legislatore: il principio applicato n. 4/1 fornisce infatti le indicazioni di base per la redazione del D.U.P. prevedendosi altresì una versione semplificata per gli enti con popolazione fino a 5.000 abitanti. In particolare, il documento viene articolato in due sezioni: la Sezione Strategica (SeS) e la Sezione Operativa (SeO). Tale articolazione mira a rendere la struttura del D.U.P. di più agevole predisposizione, fruizione e lettura, restando comunque ferma la necessità di garantire continuità sistemica, logica, valoriale e finanziaria fra i contenuti delle due sezioni. SEZIONE STRATEGICA La sezione strategica può essere vista come un’evoluzione del piano generale di sviluppo in quanto sviluppa ed organizza sistematicamente le linee programmatiche di mandato presentate dal Sindaco al Consiglio comunale. Essa ha pertanto un orizzonte temporale pari a quello del mandato amministrativo e contiene: • le principali scelte che caratterizzano il programma dell’Amministrazione da realizzare nel corso del mandato; • l’individuazione delle politiche di mandato funzionali al raggiungimento delle finalità istituzionali dell’Ente ed al governo delle proprie funzioni fondamentali; • gli indirizzi generali di programmazione; • gli obiettivi strategici da perseguire entro la fine del mandato; • gli strumenti di rendicontazione dell’operato dell’Amministrazione durante il mandato e che costituiranno la base informativa per la relazione di fine mandato. La sua valenza strategica presuppone che tale sezione venga costruita in coerenza con un quadro strategico costituito da: • normativa di riferimento; • linee di indirizzo della programmazione regionale; • obbligo di concorso al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale ed europeo. Il principio applicato di cui all’allegato 4/1, richiede che gli obiettivi strategici vengano individuati a seguito di un processo di analisi di contesto riguardante le condizioni esterne ed interne all’Ente. Tra le condizioni esterne da considerare, e rispetto alle quali vanno definiti i relativi indirizzi generali, sono indicate: • Gli obiettivi individuati dal Governo per il periodo considerato anche alla luce degli indirizzi e delle scelte contenute nei documenti di programmazione comunitari e nazionali; 3
• La valutazione corrente e prospettica della situazione socio-economica del territorio di riferimento e della domanda di servizi pubblici locali anche in considerazione dei risultati e delle prospettive future di sviluppo socio-economico; • I parametri economici essenziali utilizzati per identificare, a legislazione vigente, l'evoluzione dei flussi finanziari ed economici dell'ente e dei propri enti strumentali. • Tra le condizioni interne da considerare sono indicate: • organizzazione e modalità di gestione dei servizi pubblici locali tenuto conto dei fabbisogni e dei costi standard; • risorse, impieghi e sostenibilità economico finanziaria attuale e prospettica (tributi e tariffe; fabbisogno investimenti e opere pubbliche; spesa corrente; gestione del patrimonio; indebitamento e sostenibilità; risorse straordinarie; equilibri di bilancio etc.). Particolare importanza assumono a riguardo gli indirizzi generali di mandato che l’Amministrazione è chiamata a formulare. • Disponibilità e gestione delle risorse umane con riferimento alla struttura organizzativa dell'ente in tutte le sue articolazioni e alla sua evoluzione nel tempo anche in termini di spesa • Coerenza e compatibilità presente e futura con le disposizioni del patto di stabilità interno e con i vincoli di finanza pubblica. SEZIONE OPERATIVA La sezione operativa si rifà in modo costante ai contenuti della Relazione previsionale e programmatica, con particolare riferimento alla sezione 3 (programmi e progetti) della modulistica prevista del Dpr 326/98. Essa ha per oggetto la programmazione operativa pluriennale e annuale dell’ente, copre il periodo del bilancio di previsione e si pone in continuità e complementarietà organica con la sezione strategica quanto a struttura e contenuti. Il citato principio contabile di cui all’allegato n. 4/1 principio assegna alla sezione operativa i seguenti scopi: • definire, con riferimento all’ente e al gruppo amministrazione pubblica, gli obiettivi dei programmi all’interno delle singole missioni. Con specifico riferimento all’ente devono essere indicati anche i fabbisogni di spesa e le relative modalità di finanziamento; • orientare e guidare le successive deliberazioni del Consiglio e della Giunta; • costituire il presupposto dell’attività di controllo strategico e dei risultati conseguiti dall’ente, con particolare riferimento allo stato di attuazione dei programmi nell’ambito delle missioni e alla relazione al rendiconto di gestione. 4
SEZIONE STRATEGICA IL QUADRO DELLE SITUAZIONI ESTERNE IL QUADRO MACROECONOMICO CONTINUA LA RIPRESA DELL’ECONOMIA ITALIANA La ripresa dell’economia Italiana è ormai in atto da quasi tre anni. Sulla base dei dati rivisti di contabilità nazionale, il PIL reale ha registrato un incremento pari allo 0,1 per cento già nel 2014, mentre le stime precedenti segnavano una contrazione pari a -0,4 per cento1. Nel corso del 2015, l’economia Italiana ha segnato una crescita dello 0,7 per cento2 e per il 2016 si prevede che il PIL reale si attesti allo 0,8 per cento. Questa ripresa seppur lenta va valutata positivamente, visto che giunge dopo una profonda recessione senza precedenti ed è stata condizionata da diversi sviluppi sfavorevoli di natura esterna, quali la sensibile riduzione degli scambi con la Russia, il rallentamento dei mercati emergenti, gli attacchi terroristici in Europa e, più recentemente, il voto sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ciò nonostante, il tasso di crescita dell’economia Italiana è ancora inferiore a quello che sarebbe necessario per ritornare sul sentiero di crescita pre-crisi entro il 2025. Sia il Governo, sia Consensus hanno rivisto al ribasso le proiezioni del tasso di crescita economica per il biennio 2016-2017, in conseguenza dei segnali di decelerazione manifestatasi a partire dal secondo trimestre dell’anno. Nel Programma di Stabilità di aprile, il tasso di crescita stimato di PIL reale si attestava all’1,2 percento per il 2016 e all’1,4 per cento per il 2017, mentre il valore mediano delle stime di Consensus si collocava rispettivamente all’1,1 e all’1,2 per cento3. A settembre, il Governo ha rivisto al ribasso la previsione di crescita del PIL reale allo 0,8 per cento per il 2016 e all’1,0 per cento per il 2017 nel quadro macroeconomico programmatico (la crescita tendenziale per tale anno scende allo 0,6 per cento). Il valore mediano delle stime di Consensus si attestava a Settembre sullo 0,8 per cento sia per il 2016, sia per il 20175. Tuttavia è importante fare presente che non erano state ancora reste note le misure per la crescita e lo sviluppo economico e sociale che sottendevano il quadro programmatico elaborato dal governo. EFFETTI INIZIALI LIMITATI DELLA BREXIT PER L’AREA DELL’EURO, MA I RISCHI DI MEDIO- TERMINE SONO SIGNIFICATIVI Nel primo trimestre 2016, la variazione del PIL sul trimestre precedente è stata dello 0,3 per cento (1,4 per cento in termini annualizzati) per poi scendere quasi a zero nel secondo trimestre. Con riferimento alla seconda parte del 2016, si ritiene che la crescita dell’economia Italiana dovrebbe collocarsi in media attorno allo 0,2 per cento per trimestre (a un tasso annualizzato dello 0,9 per cento), il che porterebbe a una media annua, basata su dati trimestrali, di 0,8 punti percentuali. Dal lato dell’offerta, il rallentamento della crescita sembra dovuto in larga misura a un minor dinamismo della produzione industriale, mentre l’attività nel settore dei servizi ha continuato a crescere moderatamente. Dal lato della domanda, le esportazioni sono ripartite dopo un primo trimestre in rallentamento, ma la domanda interna si è indebolita, con una minore dinamica sia dei consumi, sia degli investimenti. A metà anno, sono emersi nuovi rischi in seguito alla 'Brexit', agli eventi politici in Turchia e alla nuova ondata di terrorismo in Europa. La fiducia delle imprese è cresciuta nel terzo trimestre, in particolare l’aumento di settembre è seguito a un calo moderato dei due mesi precedenti. Gli indicatori disponibili suggeriscono che il PIL reale in Italia sarebbe cresciuto di almeno 0,2 punti percentuali nel terzo trimestre, grazie ad un rimbalzo della produzione industriale e al protrarsi di una crescita moderata nel settore dei servizi. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea potrebbe influenzare l'economia italiana attraverso quattro canali principali: il contagio finanziario in combinazione ad altri fattori destabilizzanti, come ad esempio le preoccupazioni del mercato circa il sistema bancario europeo; l'incertezza sulla durata e sulle modalità di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e l'effetto frenante di questa incertezza sulle attività di business e investimento; 5
una sterlina nettamente più debole rispetto all’euro e un potenziale rallentamento della domanda interna della Gran Bretagna sulle esportazioni europee e italiane; una più bassa crescita dei consumi in Italia dovuta a una più bassa produzione di reddito, a effetti negativi sulla ricchezza e al peggioramento delle aspettative. Nelle previsioni post - Brexit per l'Italia si è ipotizzato che il contagio finanziario sarà limitato, con un tasso di cambio della sterlina che comunque rimarrà debole almeno fino a fine 2017 e con le importazioni del Regno Unito dall'Unione Europea che diminuiranno nella seconda metà del 2016 e nel 2017. È necessaria cautela nel valutare le prospettive a medio termine della Brexit. Infatti, mentre il governo del Regno Unito ha annunciato che intende far scattare l'articolo 50 del Trattato europeo entro la fine del mese di marzo 2017, non è ancora chiaro che tipo di accordo sarà cercato e quale sarà il risultato finale dei negoziati con i partner dell'UE. L'incertezza sugli effetti della Brexit può quindi pesare sull’attività economica in Europa e sulle decisioni di investimento anche nel 2017. Ad ogni modo, i rischi e le opportunità derivanti dalla Brexit rafforzano l’obiettivo di rendere l'Italia una meta più attraente per gli investimenti, obiettivo che ha un posto di rilievo nel Programma Nazionale di Riforma di quest'anno e che sta alla base della recente Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. CRESCITA PIÙ MODERATA DEL COMMERCIO GLOBALE CON IL PREZZO DEL PETROLIO SU BASSI LIVELLI La previsione presentata in questo Documento riflette anche il rallentamento nei mercati emergenti e le revisioni al ribasso della crescita del commercio mondiale secondo le più importanti organizzazioni internazionali. Nell’ultimo World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto verso il basso la sua proiezione di crescita del commercio mondiale per il 2016 dal 2,7 al 2,3 per cento, e quella per il 2017 dal 3,9 al 3,8 per cento. Le ipotesi utilizzate in questo Documento sono, invece, più prudenti: infatti, la crescita del commercio mondiale è prevista al 2,1 per cento nel 2016 e al 2,6 per cento nel 2017. Per quanto riguarda i prezzi del petrolio, la previsione si basa su un prezzo del Brent pari a 46,6 dollari al barile nel 2016 e 52,5 nel 2017. Il tasso di cambio dell'euro rispetto al dollaro è fissato a 1,12 di quest'anno ed a 1,13 nel 2017 . Nel complesso, rispetto al Programma di Stabilità di aprile 2016, le variazioni delle variabili esogene hanno un impatto stimato sulla crescita del PIL reale in Italia pari a -0,12 punti percentuali nel 2016 e -0,42 punti nel 2017. L'impatto netto sui due anni successivi è positivo: 0,13 punti nel 2018 e 0,23 nel 2019. Nello scenario programmatico, il PIL reale in Italia per il 2017 è previsto in crescita dell’1,0 per cento, ovvero 0,4 punti percentuali al di sopra della previsione nello scenario a politiche invariate. L'economia è quindi prevista espandersi ad un tasso dell’1,2 per cento sia per il 2018 che per il 2019. La nuova proiezione per il 2018 è di 0,3 punti percentuali al di sotto di quella presente nel Programma di Stabilità; la previsione del 2019 è invece inferiore di 0,2 punti. GUADAGNI SIGNIFICATIVI DI OCCUPAZIONE NEL 2016, L’AUMENTO DEI POSTI DI LAVORO È DESTINATO A PROSEGUIRE Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare quest’anno, nonostante il venir meno di buona parte degli incentivi fiscali sui nuovi contratti a tempo indeterminato. Secondo l’indagine sulle Forze di lavoro, nel secondo trimestre di quest’anno l’occupazione corretta per gli effetti stagionali è aumentata dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente (l’incremento più elevato dall’inizio della ripresa) e dell’1,7 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno prima. Il tasso medio di crescita nei primi sei mesi del 2016 rispetto al medesimo periodo del 2015 è stato dell’1,4 per cento. Il dato dell’occupazione corretto per gli effetti stagionali, pari a 22,8 milioni, è risultato di 607 mila unità più elevato che nel quarto trimestre del 2013. L’ultima indagine mensile indica che a luglio ed agosto l’occupazione è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al secondo trimestre, ma comunque più elevata dello 0,9 per cento rispetto all’anno prima. Assumendo che il terzo trimestre rimanga all’incirca invariato rispetto al secondo, e che l’occupazione aumenti moderatamente nel quarto, l’anno si chiuderebbe con un incremento dell’1,2 per cento dell’occupazione, più alto dell’aumento dello 0,8 per cento registrato nel 2015. Secondo la contabilità nazionale, l’occupazione è aumentata dello 0,6 per cento nel 2015. La previsione ufficiale è di una crescita dell’1,2 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel 2017 e 6
2018 e dello 0,7 per cento nel 2019. La produttività (PIL reale per unità di lavoro) diminuirebbe dello 0,1 per cento quest’anno per poi aumentare dello 0,3 per cento nel 2017 e dello 0,4 per cento sia nel 2018, sia nel 2019. Il tasso di disoccupazione medio è stato pari all’11,9 per cento nel 2015 ed è atteso ridursi all’11,5 per cento quest’anno, per poi diminuire gradualmente fino al 9,9 per cento nel 2019. Il dato di agosto corretto per gli effetti stagionali è stato pari all’11,4 per cento, in calo rispetto al picco del 12,9 per cento di ottobre 2014. INFLAZIONE VICINA ALLO ZERO QUEST’ANNO, ATTESA UNA CRESCITA MODERATA NEL 2017 Il tasso di inflazione medio armonizzato dell’Italia è proiettato per quest’anno allo 0,1 per cento, dopo un risultato dello 0,2 per cento nel 2014 e dello 0,1 per cento nel 2015. Per il 2017 si stima un tasso di inflazione medio dello 0,9 per cento. Il deflatore del PIL ha mostrato un’evoluzione più favorevole, con un tasso di crescita medio dello 0,9 per cento nel 2014 e dello 0,6 per cento nel 2015. Per il 2016 è proiettato un incremento dell’1,0 per cento (l’aumento medio nei primi sei mesi del 2016 è stato pari all’1,4 per cento). Nel quadro programmatico, il deflatore aumenterebbe dell’1,0 per cento nel 2017, dell’1,9 per cento nel 2018 e dell’1,8 per cento nel 2019. Il tasso di crescita più elevato negli ultimi due anni della previsione è spiegato non solo dall’evoluzione del prezzo del petrolio e dalla riduzione dell’output gap, ma anche dalle ipotesi di politica fiscale. IL DEFICIT DI BILANCIO INIZIA A DIMINUIRE, NONOSTANTE PREVISIONI DEL PIL INFERIORI ALLE ATTESE E SPESE STRAORDINARIE Quest’anno il deficit delle amministrazioni pubbliche è previsto in diminuzione al 2,4 per cento del PIL, dal 2,6 per cento del 2015. Il rapporto deficit/PIL risulterebbe essere più alto solo di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima del 2,3 per cento indicata nel Programma di Stabilità 2016, nonostante un ridimensionamento delle stime di crescita pari a 0,4 punti percentuali. Infatti, l’andamento del gettito fiscale risulta in linea, se non migliore, rispetto alle previsioni originali, grazie alla solida crescita della domanda interna e all'efficacia dei nuovi metodi di ritenuta IVA che sono stati introdotti lo scorso anno. La spesa primaria è in linea con la stima di aprile e a fine anno la spesa per interessi dovrebbe risultare leggermente inferiore rispetto a quanto atteso. Nella recente Nota di Aggiornamento al DEF 2016, l'obiettivo di disavanzo per il 2017 è stato alzato dall’1,8 per cento del PIL al 2,0 per cento del PIL. Il governo, tuttavia, ha chiesto al Parlamento di autorizzare un ulteriore aumento del disavanzo fino ad un massimo di 0,4 punti percentuali di PIL, al fine di affrontare le spese straordinarie legate all'immigrazione, il recente terremoto in Italia centrale e un piano di investimenti antisismico per gli edifici e le infrastrutture che non può più essere rimandato considerata la frequenza con cui si verificano terremoti distruttivi6. Il 12 ottobre il Parlamento ha autorizzato l’ulteriore spazio fiscale pari a 0,4 punti di PIL. In proposito, il governo ha deciso di utilizzare tre quarti del margine aggiuntivo autorizzato dal Parlamento, in modo da mantenere il deficit nominale su un sentiero di riduzione e avere un saldo strutturale sostanzialmente invariato, considerando le poste straordinarie sopra indicate. LA LEGGE DI BILANCIO 2017 SI CONCENTRA SU INVESTIMENTI, COESIONE SOCIALE E SVILUPPO In considerazione del mutato scenario macroeconomico, la previsione di indebitamento per il 2017 a legislazione vigente è stata rivista all’1,6 per cento del PIL, rispetto all’1,4 per cento del PIL previsto nel programma di stabilità dello scorso aprile. Lo scenario programmatico, incorpora un aumento del deficit di 0,9 punti percentuali di PIL ascrivibile alla disattivazione delle clausole recanti l’aumento dell’IVA previsto a decorrere dal gennaio 2017 dalle precedenti leggi di stabilità. Inoltre, il governo intende attuare politiche per lo sviluppo socio-economico e la crescita; aumentare gli investimenti pubblici; rinnovare (con un approccio più selettivo) gli incentivi per gli investimenti privati (“super-ammortamento”), per le imprese innovative (“Industria 4.0”) e per la ricerca e sviluppo; sostenere il finanziamento delle PMI (attraverso garanzie statali e agevolazioni fiscali); prevedere misure a favore delle famiglie; aumentare le prestazioni previdenziali per i pensionati a basso reddito; stanziare risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego (un congelamento dei salari è in vigore dal 2010). 7
Al netto della spesa straordinaria per i terremoti, la prevenzione e la migrazione di cui sopra, l'aumento complessivo della spesa è pari allo 0,6 per cento del PIL nel 2017. Se a questo si aggiunge l'abrogazione dell’aumento dell'IVA, il deficit arriverebbe al 3,1 per cento del PIL. L'obiettivo di disavanzo del 2,3 per cento sarà raggiunto tramite interventi pari nel complesso allo 0,7 per cento del PIL, basati su tagli di spesa e incrementi di gettito realizzati attraverso il miglioramento della compliance fiscale, escludendo aumenti di imposte e anzi proseguendo nella loro riduzione. I risparmi di spesa deriveranno da un nuovo ciclo di Spending Review e dalla riduzione di vari stanziamenti di bilancio. L’aumento di gettito sarà conseguito attraverso l’efficientamento dei meccanismi di riscossione dell'IVA secondo le direttrici già attuate con successo nel 2016, il riallineamento del tasso di riferimento dell’ACE (la detassazione degli utili reinvestiti) ai tassi di mercato, l’estensione della “voluntary disclosure” e le aste per le frequenze. Lo stimolo fiscale aggiuntivo fornito dai programmi di spesa straordinaria per l'immigrazione e gli interventi post terremoto in termini di ricostruzione e prevenzione non sono stati esplicitamente inclusi nella previsione di crescita del PIL reale per il 2017, che rimane invariato rispetto alla Nota di Aggiornamento al Programma di Stabilità 2016, anche se l'obiettivo di disavanzo è aumentato dal 2,0 al 2,3 per cento del PIL. Il governo ha deciso di adottare una valutazione molto prudente circa l'impatto delle misure aggiuntive sulla crescita del PIL. La maggior parte degli effetti sulla crescita deriva da misure di sostegno agli investimenti pubblici e privati già inclusi nella Nota di Aggiornamento. LA LEGGE DI BILANCIO PER GLI ANNI 2018-2019 Per quanto riguarda il periodo 2018-2019, il quadro programmatico riporta una consistente riduzione del deficit (previsto all’1,2 per cento del PIL nel 2018 e allo 0,2 per cento nel 2019). Il saldo strutturale programmatico dovrebbe migliorare, attestandosi al -0,7 per cento del PIL nel 2018 e al -0,2 per cento nel 2019, determinando il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine per l’Italia (l’equilibrio di bilancio in termini strutturali). IL PIANO DI PRIVATIZZAZIONI La previsione dei ricavi da privatizzazioni per il 2016 è stata rivista al ribasso, passando dallo 0,5 per cento allo 0,1 per cento del PIL. Il governo ha attuato la prevista cessione del 46,6 per cento di ENAV, l'operatore del traffico aereo, e ulteriori entrate verranno apportate dalla vendita di immobili. Le altre operazioni programmate sono state rinviate a causa della volatilità dei mercati. Il governo resta fermamente impegnato a continuare il processo di privatizzazione. Le previsioni di entrate da privatizzazioni per il 2017, 2018 e 2019 rimangono invariate. LE PROSPETTIVE PER IL RAPPORTO DEBITO-PIL I dati di contabilità nazionale diffusi dall'Istat il 23 settembre hanno rivisto al rialzo i livelli del PIL nominale nel 2014 e 2015, mentre la Banca d’Italia ha rivisto lievemente al rialzo il livello del debito nei due anni. Nel complesso, queste revisioni hanno determinato una riduzione del rapporto debito/PIL per il 2015 dal 132,7 per cento al 132,3 per cento. Tuttavia, la previsione per il 2016 è stata aumentata rispetto al Programma di Stabilità, dal 132,4 per cento al 132,8 per cento. Tale variazione è dovuta sia all’evoluzione più modesta attesa per il PIL nominale, che passa dal 2,2 per cento all’1,8 per cento, sia alla riduzione significativa degli introiti previsti dalle privatizzazioni per l’anno in corso. Il rapporto debito/PIL è previsto in riduzione nel triennio 2017-2019, per raggiungere il 126,7 per cento nell'ultimo anno di previsione dello scenario programmatico. Il governo è fermamente impegnato a realizzare una maggiore riduzione del debito nel medio/lungo termine, non solo attraverso avanzi primari più consistenti, ma anche attraverso una politica di bilancio volta ad aumentare la crescita nominale del PIL. Nel quadro programmatico, la crescita nominale del PIL sarà più alta del costo di finanziamento del debito implicito nel 2018, accelerando notevolmente la diminuzione del rapporto debito/PIL nei prossimi anni. VALIDAZIONE DELLE PREVISIONE DA PARTE DELL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO Nel pieno rispetto delle normative europee, le previsioni macroeconomiche di questo Documento Programmatico di bilancio sono state presentate per la convalida presso l'Ufficio bilancio 8
parlamentare (UPB). L’UPB ha già approvato le previsioni macroeconomiche programmatiche del governo per il 2016 e il 2017. EVENTI ECCEZIONALI Sul bilancio programmatico gravano spese di natura eccezionale in misura pari a circa 0,4 per cento del PIL per il prossimo anno, in relazione ai seguenti fenomeni: il protrarsi dell’emergenza relativa ai migranti (0,2 per cento del PIL) e la necessità di impostare una politica di ampio respiro nella gestione dell’immigrazione, che includa investimenti nei paesi chiave di transito e di origine dei flussi (0,02 per cento del PIL); il sisma del 24 agosto 2016 e la necessità di garantire -al di là degli interventi per affrontare i danni immediati che sono già scontati tra le misure una tantum8 - la salvaguardia del territorio nazionale, in primis prevedendo misure di contrasto al dissesto idrogeologico e mettendo in sicurezza le scuole (circa 0,2 per cento del PIL. IL QUADRO DELLE SITUAZIONI INTERNE CENNI DEMOGRAFICI Alla data del 31/12/2015 la popolazione residente nel comune di Cinigiano risultava essere pari a 2.618 unità di cui 1.293 maschi e 1.325 femmine mentre nel quinquennio 2011-2015 la popolazione complessiva è diminuita in valore assoluto di quasi 50 unità (in termini percentuali dell' 1,8% ) nonostante nel 2012 si sia registrato un dato in contro-tendenza con un picco di 2.672 abitanti. La causa di tale diminuzione è attribuibile al movimento naturale della popolazione, ovvero il saldo tra i nati ed i decessi avvenuti nel periodo considerato. Tale indicatore presenta sempre un saldo negativo da un minimo di 13 unità ad un valore massimo di 3 unità; in termini percentuali, invece, il tasso di natalità si è attestato su valori inferiori al 1,0% mentre quello di mortalità ha raggiunto anche il 1,9 %. 2.800 Popolazione Il saldo negativo del 2001 - 2015 2.780 2.778 2.773 movimento naturale è 2.767 2.760 stato parzialmente 2.740 bilanciato da un saldo 2.720 migratorio positivo. Un 2.700 2.710 2.704 flusso, quest'ultimo, 2.688 positivo da oltre un 2.680 2.672 decennio; non è una 2.662 2.664 2.660 2.651 novità che il nostro 2.647 2.640 2.640 2.640 2.630 territorio sia méta di 2.620 2.624 Popola zione immigrazione ed in 2.600 alcuni anni si registrano 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 dati significativi come nel 2007 quando il saldo migratorio si è attestato a 102 unità. Considerato che il flusso è caratterizzato da immigrazione da paesi extra-europei ne consegue la necessità di cambiare le politiche di gestione dei servizi di base del Comune quali quelli sociali ed assistenziali nonché sostenere iniziative di inclusione ed integrazione dei nuovi arrivati. RISORSE UMANE, ORGANIZZAZIONE ED INDIRIZZI STRATEGICI La situazione del personale del Comune di Cinigiano ha risentito delle forti limitazioni e degli stringenti vincoli imposti dalle norme di legge succedutesi dal 2006 ad oggi. Il Comune infatti, al pari di tutti gli Enti Pubblici soggetti a Patto di Stabilità, ha potuto e può tutt’oggi procedere ad operazioni che incidono sulla spesa di personale e sul numero dei dipendenti in servizio (a tempo indeterminato e determinato), in compiuta osservanza delle seguenti disposizioni normative: a) art. 76, c. 4 del D.L. n. 112/2008, convertito in L. 133/2008 e s.m.i., ove è previsto il rispetto del Patto di Stabilità; 9
b) art. 1, comma 557 della L. 296/2006, per il quale in ciascun anno di riferimento deve essere garantita la riduzione delle spese di personale, dapprima rispetto all’anno precedente (fino all’anno 2013) e successivamente, ai sensi del comma 557-quater introdotto dal DL n. 90/2014 convertito in L. n. 114/2014, con riferimento al valore medio del triennio precedente; c) fino alla sua abrogazione, disposta con il DL n. 90/2014, l’art. 76, c. 7 del citato D.L. n. 112/2008: - imponeva il contenimento delle spese di personale entro il valore del 50% delle spese correnti, ai fini delle assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale; - in ipotesi di rispetto del parametro precedente, consentiva agli Enti di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite del 40% della spesa corrispondente alle cessazioni dell'anno precedente, considerando cessazioni solo i casi di pensionamento, dimissioni o decesso dei dipendenti e non anche trasferimenti per mobilità ex art. 30 del D.Lgs. n. 165/2001; d) il DL n. 90/2014 ha innalzato la percentuale di cui alla precedente lett. c) al 60% per gli anni 2014 e 2015, all’80% per gli anni 2016 e 2017 e al 100% dal 2018; e) l’art. 9 comma 28 del D.L. 78/2010, convertito in L. 122/2010 e s.m.i., nella sua originaria formulazione prevedeva la possibilità per gli Enti Locali di avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 % della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009. Il più volte citato DL n. 90/2014 ha poi introdotto una nuova formulazione del comma 28, consentendo agli Enti in regola con l'obbligo di riduzione delle spese di personale di cui al comma 557 dell’art. della L. n. 296/2006 di superare tale limite ma comunque entro il valore massimo della spesa sostenuta a medesimo titolo nel 2009 (come poi confermato dalla Sez. Autonomie della Corte dei Conti con deliberazione n. 2/2015); f) la Legge di Stabilità 2015 (L. n. 190/2014) ha previsto all’art. 1 commi dal 421 al 424, un processo di riduzione della spesa di personale e del numero dei dipendenti delle Amministrazioni Provinciali, con obbligo di collocamento in posizione soprannumeraria di una percentuale di quest’ultimi e loro trasferimento presso le Regioni ed i Comuni, vietando fino al 31.12.2016 assunzioni di nuovo personale a tempo indeterminato e con qualsiasi forma di reclutamento (concorso, mobilità volontaria, assunzione tramite Centro per l’Impiego ecc). Il complesso delle norme sopra indicate e le ridotte capacità finanziarie dell’Amministrazione (anche a causa della forte contrazione dei trasferimenti statali) hanno comportato una costante riduzione del personale in servizio di ruolo, senza poter far ricorso al turn-over e all’indispensabile ricambio generazionale che avrebbe sicuramente potuto dare impulso all’occupazione giovanile e apportare indubbi benefici in termini di incremento qualitativo dell’azione amministrativa del Comune. Nel corso dell'esercizio 2017 raggiungono i requisiti per il collocamento a riposo due dipendenti dell'area tecnica (esterna) per cui l'amministrazione si troverà a dover fare la scelta di coprire, entro le quote consentite, direttamente i posti resisi vacanti oppure alla luce di collaborazioni con altri enti di assumere personale da impiegare in altre aree. 10
Ai sensi dell’art. 109, 2° comma e dell’art. 50, 10° comma del D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 – TUEL e del vigente Regolamento in materia di Ordinamento Generale degli Uffici e dei Servizi le Posizioni Organizzative sono state conferite ai sotto elencati Funzionari/Istruttori Area Amministrativa – Dott. Pasquale LORENTI Area Contabile - Dott. Duccio MACHETTI Area Tecinica - Urbanistica - Ambiente - Arch. Lara FAENZI Area Tecnica – LLPP – Arch. Roberto BUCCI Area Amministrativa Area Contabile Area Tecnica – LLPP Area Tecnica - Urbanistica Funzionario Funzionario Istruttore Istruttore Amministrativo Contabile Tecnico Tecnico Cat D Pos D D Pos D Cat D Pos D Cat D Pos D Istruttore Istruttore Istruttore Funzionario Istruttore Amministrativo di Vigilanza Contabile Tecnico Tecnico Cat C Pos C Cat C Pos C Cat C Pos C Cat D Pos D1 Cat C Pos C1 Istruttore Istruttore Collaboratore Istruttore Amministrativo di Vigilanza Contabile Amministrativo Cat C Pos C Cat C Pos C Cat B Pos B Cat C Pos C Istruttore Istruttore Collaboratore Contabile di Vigilanza Tecnico Cat A Pos C Cat C Pos C Cat B Pos B Collaboratore Cat B Pos B Esecutore Cat B Pos B1
E' opportuno ricordare che sono attive collaborazioni con enti della provincia per l'utilizzo di personale e gestione dei servizi. Con il Comune di Civitella Paganico è gestito, tramite ufficio comune, il servizio urbanistico, ambiente ed edilizia privata, nonché il SUAP. Con il Comune di Civitella Paganico è prevista la convenzione per l'utilizzo del Responsabile dell'Area Contabile mentre la copertura del posto di responsabile dell'Area Tecnica – LLPP sarà assicurata tramite, previa autorizzazione con il Comune di Scansano, almeno sino al 30/06/2017 incarico ex art. 1, comma 557, della legge n. 311/2004. Continuerà ad operare la Centrale Unica di Committenza costituita con i comuni di Roccastrada, Civitella Paganico e Campagnatico. ORGANIZZAZIONE E MODALITÀ DI GESTIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI SERVIZIO DI IGIENE URBANA E RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI Per quanto attiene al servizio di gestione integrata rifiuti il Comune di Cinigiano appartiene all’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Sud, come delimitato dall’art. 30 comma 1 lettera c della LR. 69/2011(Istituzione dell’autorità Idrica e delle Autorità per i servizi della gestione integrata dei rifiuti urbani), comprendente i territori delle province di Grosseto, Siena e Arezzo. Con determina n. 3 del 22.10.2012 di detta Autorità di Ambito è stata aggiudicata alla ditta Servizi ecologici integrati Toscana Srl (Sei Toscana) la gestione del servizio di gestione rifiuti urbani ed assimilati. Il sistema di raccolta integrata predisposto da SEI Toscana consente di affiancare alla raccolta dei rifiuti solidi urbani indifferenziati tutte le tipologie di raccolta differenziata: organico, carta, plastica, vetro, alluminio, tetrapak. SERVIZIO IDRICO INTEGRATO AVENTE AD OGGETTO INTERO CICLO DELL'ACQUA Per quanto attiene al servizi idrico integrato il Comune di Cinigiano è socio dell'Acquedotto del Fiora s.p.a., società partecipata da 56 Comuni ricadenti all'interno della Conferenza Territoriale n.6 "Ombrone". L’Acquedotto del Fiora gestisce sia il servizio acquedotto (con le funzioni di mantenere sotto controllo costante lo stato delle reti, monitorare le perdite, intervenire per la manutenzione ordinaria e gestire le situazioni di emergenza) che il servizio Fognatura (con le funzioni di mantenere in perfetta funzionalità gli impianti di depurazione, eseguendo i lavori di manutenzione programmata ed intervenende nelle situazioni di criticità attraverso apposite squadre). SERVIZIO DI REFEZIONE SCOLASTICA Il servizio, dopo l'esperienza maturata con l’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana, è assicurato tramite gestione in appalto. Il soggetto aggiudicatario è risultato comunque lo stesso che aveva gestito il servizio sino allo scorso 30 giugno 2016. L'ente dall'inizio dell'as 2016/2017 il servizio gestisce direttamente la riscossione della compartecipazione delle famiglie SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO Il servizio è gestito in appalto a seguito della gara esperita dall'Unione dei Comuni Montani dell'Amiata Grossetana: infatti la stessa Unione ha iniziato il procedimento con l'obiettivo di gestire il servizio di trasporto scolastico per i comuni appartenenti alla stessa quando ancora Cinigiano faceva parte della medesima. Il comune di Cinigiano potrà beneficiare di una gara comprensoriale con evidenti risparmi economici oltre al fatto di non aver avuto la necessità di gestire un procedimento che è in ogni caso complesso. Il comune avrà rapporti diretti con l'aggiudicatario che fatturerà direttamente allo stesso. NIDO D'INFANZIA 12
E' assicurata anche per l'anno scolastico 2016/2017 la gestione del nido di Cinigiano: è stata esperita una procedura ad evidenza pubblica per individuare il soggetto gestore ed il servizio è regolarmente iniziato nel mese di settembre. SERVIZI MANUTENZIONE DEL VERDE Gestione diretta con esternalizzazione di alcune fasi del servizio. SERVIZI CIMITERIALI Gestione diretta con esternalizzazione di alcune fasi dello stesso servizio che richiedono una specifica professionalità / specializzazione (esumazioni, ecc.). SOCIETÀ PARTECIPATE ED INDIRIZZI STRATEGICI Il fenomeno delle società pubbliche locali si è espanso negli anni a tal punto da diventare un competitor di tutto rilevo all’interno del sistema economico nazionale. A partire dagli anni ’90 il processo di ascesa è stato anche sostenuto dal legislatore il quale evidentemente riponeva fiducia nell’adozione di moduli organizzativi di tipo privatistico, nonché di logiche, principi e metodi economico-aziendali per una più efficiente ed efficace gestione dei servizi pubblici locali in risposta ai bisogni dei cittadini. Quello che però è successo nella realtà non ha risposto alle aspettative: Il rapido ed ampio sviluppo del fenomeno, comunque complesso per dinamiche e caratteristiche peculiari, non è stato sempre accompagnato da un controllo adeguato o da una governante all’altezza; Non sempre il ricorso al modello societario è stato funzionale ad una sana razionalizzazione dei servizi pubblici locali bensì a mere logiche di moltiplicazione di centri di potere o di rappresentanza, oppure piegato per eludere vincoli di finanza pubblica (patto di stabilità e spesa di personale; Spesso ha fatto registrare un saldo negativo tra costi e benefici sociali incidendo quindi anche pesantemente sui conti degli enti pubblici. A ciò si aggiunga che la Corte dei Conti sez. Autonomie, in una recente analisi della performance economico finanziaria degli organismi partecipati ha evidenziato che nelle società a totale partecipazione pubblica c’è la maggiore concentrazione delle perdite di esercizio nonchè la maggiore incidenza media del costo del personale sul costo della produzione Il sistema complessivo si presenta inoltre molto stratificato e composito, articolato in realtà tra loro molto diverse, sia per storia che per caratteristiche economiche, ed accompagnato da un quadro normativo di riferimento molto variegato. Per questi motivi, a partire dall’ultimo decennio, spinto dalla difficile situazione dei conti pubblici, ed in risposta alle sollecitazioni del legislatore comunitario che negli ultimi anni è venuto a richiedere un limite all’impiego dello strumento societario da parte degli enti pubblici, il legislatore nazionale ha introdotto una serie di norme volte a razionalizzare l’assetto delle partecipazioni in capo a questi ultimi. Sinteticamente, gli interventi regolativi hanno riguardato i seguenti ambiti: nomina degli amministratori delle società partecipate (l. 296/2006; D.L. 95/2012, con v. con l. 135/2012; l. 14/2013); ineleggibilità ed incompatibilità per politici e dirigenti nelle società partecipate (d.lgs. 39/2013); personale (d.l. 112/2008, conv. con l. 133/2008; l. 147/2013); trasparenza, anticorruzione e comunicazioni ad amministrazioni centrali (l. 69/2009; l. 296/2006; d.l. 83, 2012, conv. con l. 134/2012; l. 190/2012; d.lgs. 33/2013; d.l. 101/2013, conv. con l. 125/2013; d.l. 90/2014, conv. con l. 114/2014); responsabilità e controllo (l. 266/2005; d.lgs. 231/2001); qualità dei servizi e vincoli alle partecipazioni societarie (l. 244/2007); concorrenza (d.l. 223/2006, conv. con l. 248/2006); estensione della normativa sugli appalti ai servizi pubblici locali a rilevanza economica (d.lgs. 163/2006; d.l. 138/2011, conv. con l. 148/2011; l. 190/2014); 13
gestione risorse idriche (d.l. 133/2014, conv. con l. 164/2014); riduzione dei costi amministrativi e di gestione (l. 296/2006; l. 244/2007; d.l. 97/2008, conv. con l. 129/2008; d.l. 78/2009, conv. con l. 102/2009; d.l. 78/2010, conv. con l. 122/2010; l. 190/2014). In particolare, nella legge di stabilità 2015 (l. 23.12.2014, n. 190), che ha recepito anche le indicazioni contenute nel piano “Cottarelli” del 2014, si ritrova condensata la strategia perseguita in questi anni a livello centrale, con un percorso in verità non sempre lineare, in materia di società partecipate. Al comma 611 dell’art. 1 viene infatti testualmente stabilito che: “…al fine di assicurare il coordinamento della finanza pubblica, il contenimento della spesa, il buon andamento dell'azione amministrativa e la tutela della concorrenza e del mercato, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti locali, le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, le università e gli istituti di istruzione universitaria pubblici e le autorità portuali, a decorrere dal 1° gennaio 2015, avviano un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015, anche tenendo conto dei seguenti criteri: a) eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali, anche mediante messa in liquidazione o cessione; b) soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti; c) eliminazione delle partecipazioni detenute in società che svolgono attività analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali, anche mediante operazioni di fusione o di internalizzazione delle funzioni; d) aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica; e) contenimento dei costi di funzionamento, anche mediante riorganizzazione degli organi amministrativi e di controllo e delle strutture aziendali, nonché attraverso la riduzione delle relative remunerazioni.” Ed ancora, al comma 612 si stabilisce che “I presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, i presidenti delle province, i sindaci e gli altri organi di vertice delle amministrazioni di cui al comma 611, in relazione ai rispettivi ambiti di competenza, definiscono e approvano, entro il 31 marzo 2015, un piano operativo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, le modalità e i tempi di attuazione, nonché l'esposizione in dettaglio dei risparmi da conseguire. Tale piano, corredato di un'apposita relazione tecnica, è trasmesso alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti e pubblicato nel sito internet istituzionale dell'amministrazione interessata. Entro il 31 marzo 2016, gli organi di cui al primo periodo predispongono una relazione sui risultati conseguiti, che è trasmessa alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti e pubblicata nel sito internet istituzionale dell' amministrazione interessata. La pubblicazione del piano e della relazione costituisce obbligo di pubblicità ai sensi del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.” Sistema delle partecipate comunali Il termine “partecipate”, viene qui usato in senso atecnico per indicare tutti quei soggetti collegati alla finanza comunale indipendentemente dalla loro forma giuridica o dalla natura del servizio svolto, e dunque: • enti che gestiscono servizi pubblici locali; • enti partecipati in forma di gestione associata per disposizioni di legge (ATO); • enti a natura associativa operanti nel campo del sociale. Si riporta il quadro delle partecipate del Comune: 14
Pe rce ntuale de lla Socie tà parte cipata parte cipazione INTESA SPA 0,157% ACQUEDOTTO DEL FIORA SPA 0,750% GROSSETO FIERE SPA 0,010% M ATTATOI DI M AREM M A SRL in liquidazio ne 0,040% FAR M AREMM A s oc. cons . a r.l. 4,400% Edilizia Provinciale Gros s e tana Spa 1,020% CO SECA Srl in liquidazione 1,038% RAM A Spa 0,560% MODALITÀ E STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE DEI RISULTATI La verifica della corrispondenza tra quanto programmato e quanto realizzato, così come gli eventuali scostamenti rilevati, assolvono, attraverso un'adeguata rendicontazione, ad una duplice funzione: da un lato una maggiore efficacia dell'azione attraverso la sua costante e tempestiva correzione; dall'altro un controllo dei cittadini sul complessivo operato dell'amministrazione. In tale prospettiva la rendicontazione, su base annuale, avverrà mediante i seguenti documenti: ► il rendiconto di gestione. Attraverso i documenti di cui si compone (conto del bilancio, conto economico e conto del patrimonio) consente al Consigllio comunale ed ai cittadini di: • valutare, per tutte le fonti di entrata e le finalità di spesa, i risultati finanziari ottenuti rispetto a quelli previsti; • conoscere ed analizzare il risultato economico della gestione; • conoscere tutti gli elementi attivi e passivi del patrimonio dell'Ente e le variazioni intervenute nella sua consistenza nel corso dell'esercizio; ► la delibera di assestamento del bilancio. In tale documento si riscontra lo stato di attuazione dei programmi e, dunque, delle strategie contenute nel DUP; ► la relazione sulla performance. Tale documento consente una visione unitaria e facilmente comprensibile della performance dell'Ente evidenziano i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi gestionali assegnati e la connessa valutazione delle prestazioni del personale; ► la relazione di fine mandato. In tale documento sono illustrati l'attività normativa ed amministrativa svolta durante il mandato, i risultati conseguiti rispetto agli obiettivi programmatici, la situazione economico-finanziaria dell'Ente, gli eventuali rilievi mossi da organismi esterni di controllo. Data la loro importanza per le finalità sopra dichiarate, la redazione dei citati documenti sarà oggetto di particolare attenzione. Tutti i documenti contenenti i risultati delle verificche saranno poi pubblicati sul sito istituzionale dell’Ente al fine d fornire una informazione trasparente ai cittadini, agli utenti interni ed esterni, ed a tutti i soggetti interessati. 15
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