FINO A PROVA CONTRARIA - Indiewatch
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
INDICE 1. Il progetto “fino a prova contraria”: lo sgombero della “Comunità della pace” come momento fondativo 5 2. Il modello di intervento follow the people e i numeri del progetto 9 3. La nostra metodologia e il nostro approccio nel modello follow the people 12 3.1 Una presa in carico olistica, la storia di Dawit 20 4. La migrazione femminile dalla Nigeria e il contributo del progetto “Fino a prova contraria” 24 4.1 Collaborazioni con antiviolenza e antitratta: decostruire strumenti e sistemi per aumentare l’impatto nella tutela dei diritti delle donne migranti 28 4.2 Le storie di Naomi e Queen: i paradossi della cosiddetta accoglienza e la vittimizzazione secondaria 30 5. La situazione in Bielorussia e il protagonismo della diaspora: il valore aggiunto di un confronto alla pari 40 6. Lo sguardo e le parole deglə altrə 44 6.1 Addettə ai lavori 48 6.2 Mediatorə linguistico-culturali 50 6.3 Oltre il concetto di “target”, gli scambi con le persone seguite dal progetto 52 7. Ringraziamenti 56 3
GLOSSARIO: Cas: centri di accoglienza straordinaria Cpr: centri di permanenza per il rimpatrio (centri di detenzione amministrativa) Sprar: sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati (sostituito poi dal Siproimi) Siproimi: sistema protezione rifugiati e minori non accompagnati (sostituito poi dal Sai) Sai: sistema di accoglienza e integrazione (sistema di micro-accoglienza diffusa in capo ai comuni) NOTA PER LETTRICI E LETTORI: Siamo fermamente convintə che le parole siano cariche di significato e vadano “prese sul serio”, perchè mentre argomentano, classificano, spiegano, non riproducono meramente, ma producono la realtà che viviamo. Consapevoli di questo e quindi della necessità di agire un sano conflitto contro il patriarcato e una cultura segnata dal dominio maschile, in questo testo facciamo un esperimento e proviamo ad iniziare dalla scrittura usando lo schwa, “ə” (una “e” rovesciata), nel tentativo di evitare l’eccesso di ridondanze in una lingua bella e quasi perfetta come la nostra, “doppiando” termini declinati genericamente al maschile (come nel titolo di questa nota). Viene utilizzato da decenni dai linguisti e si trova anche nell’alfabeto fonetico internazionale, il sistema internazionale che definisce la corretta pronuncia delle migliaia di lingue scritte che esistono. 4
1 IL PROGETTO “FINO A PROVA CONTRARIA”: LO SGOMBERO DELLA “COMUNITÀ DELLA PACE” COME MOMENTO FONDATIVO Il progetto “Fino a prova Il progetto “Fino a prova contraria” contraria” (realizzato con il con- affonda le radici nel tempo e nasce tributo dell’Unione buddhista da un atto di deliberato sgombero Italiana, fondo 8x1000 2019) ha da parte delle autorità competenti: avuto l’obiettivo di sperimenta- era l’11 maggio 2015 e la baracco- re un modello di intervento inno- poli di Ponte Mammolo venne bru- vativo e porre operatorə legali e talmente sgomberata e abbattuta, mediatorə culturali a supporto di pro- nonostante vi risiedessero molte fessionisti che assistono migranti, persone, non solo maschi adulti, per contrastare le discriminazioni ma anche donne e minori. Aveva- strutturali del sistema carcera- mo amici e amiche in quel campo rio e le altrettanto strutturali ca- informale, in quel rifugio che gli renze dei servizi dell’accoglien- abitanti chiamavano “Comunità za. Conclusa nel mese di maggio della pace”. Quello sgombero è 2020 una formazione specialistica divenuto “famoso” per altri ver- per mediatorə linguistico-cultu- si, perché ha determinato la na- ralə (alla quale hanno partecipato scita del movimento che ha ac- 30 persone disoccupate o preca- compagnato il “centro Baobab”. rie), l’équipe sostiene il percorso Lì i “migranti transitanti” che d’asilo (preparazione all’audizione risiedevano nella baraccopoli al presso la Commissione Territoriale momento dello sgombero venne- e ricorsi) e/o l’iter giudiziario dei ro di fatto concentrati e rifocillati, beneficiarə in cause penali, di con- incontrando un movimento solidale certo con i legali, per tentare di importante, che vive fortunata- garantire l’effettività del diritto di mente ancora oggi. Quanto accade difesa e d’asilo. a piazzale Spadolini, nei pressi della stazione Tiburtina (nella 5
tendopoli per migranti in transito che casi con un permesso di soggiorno rego- da quel momento ha preso vita gra- lare – nel parcheggio antistante la barac- zie all’azione dell’associazione Baobab copoli ci hanno permesso di affiancare Experience), e nei pochissimi centri a le persone sgomberate proprio anche bassissima soglia sorti da quel maggio in un procedimento penale a cui venne- sul territorio di Roma Capitale, è parte ro sottoposti immediatamente dopo la della stessa storia. distruzione delle loro abitazioni. La mo- tivazione di quella operazione di polizia Noi abbiamo fatto un’altra esperienza in giaceva – lo comprendevamo solo con quel caso, e le persone che da vent’anni l’avvento dei primi arresti – in una inda- abitavano la nostra città e il loro rifugio gine della Direzione Distrettuale Anti- dietro alla stazione della metro B, han- mafia di Roma e condotta dalla Guardia no rifiutato il ricovero del centro Bao- Costiera, partita da Palermo e giunta bab adducendo motivazioni legate alla fino alla Capitale, alla ricerca di una rete gestione dello stesso. Non vuole essere internazionale di trafficanti e che ha vi- questo un elemento polemico, ma un sto indagate e arrestate alcune delle dato di realtà che ha fatto sì che il grup- persone con le quali avevamo diviso la po che poi ha dato vita al progetto “Fino strada e negoziato con le istituzioni fino al reperimento di un altro riparo. Trenta persone circa che avevano resistito al caldo estivo e alle piogge autunnali e chiesto all’amministra- zione una sistemazione diversa da un centro d’accoglienza o la strada. Quasi la metà delle quali imputate. Diverse persone sono state accusa- te quindi di traffico di esseri umani con l’aggravante dell’associazio- ne criminale. L’intera indagine era (ed è) basata su intercettazioni a prova contraria” si sia “sperimentato, telefoniche. costituito e consolidato” iniziando dalla strada. In questo stringersi, una com- Il procedimento penale - per alcuni ponente è sembrata da subito assoluta- imputati ancora in corso - e la detenzio- mente fondamentale: il protagonismo ne piuttosto lunga in attesa dell’inizio e il rispetto delle volontà delle persone del processo, hanno messo in luce, tra che avevano subito lo sgombero. le diverse criticità, dei bisogni scoperti e soprattutto la difficoltà di poter contare In breve, i mesi passati con i rifugiati ori- su una “piena difesa”. Per far sì che que- ginari del Corno d’Africa – talvolta con sta potesse dirsi tale, nonostante l’otti- cittadinanza italiana e nella totalità dei ma volontà degli avvocati e delle avvo- 6
cate che abbiamo incontrato nel nostro appartenenza dell’indagato/imputato) cammino, abbiamo capito che occorre- o che come tali vengono interpretati con va dare una mano ai legali e allo stesso un ulteriore stigma per le persone, che tempo favorire la piena comprensione e magari erano state indagate per il solo partecipazione agli indagati. Per questo fatto di aver pagato – non preso soldi, abbiamo messo le nostre competenze ma offerto – un biglietto di un bus, con – di antropologi, operatori legali, opera- partenza da Roma in direzione nord. trici antiviolenza, di persone che cono- scevano il contesto in cui si era svilup- Man mano che questa nostra esperienza pata l’indagine – al servizio dei legali e è andata avanti ci siamo resi sempre più soprattutto le competenze dei mediatori conto di quanto fosse importante che le linguistico-culturali. Questa è una figura fondamen- tale che consente alle persone straniere di capire prima di tut- to i ruoli e le funzioni delle di- verse figure coinvolte (avvocati, operatori legali, medici, psico- logi, periti) e tra loro connesse. Sin dalla fase iniziale del pro- cedimento penale il mediatore ha aiutato il legale a capire la cultura di provenienza dell’im- putato, a creare un rapporto di fiducia tra le parti, a tradurre il fasci-persone straniere fossero parte attiva colo dell’accusa, a tradurre le memorie nella costruzione della propria difesa e dell’imputato, a rintracciare i testimoni, a questo è stato possibile proprio grazie trovare documentazione necessaria alla a mediatori e mediatrici culturali e gra- difesa, a tradurre le intercettazioni inter- zie alla grande collaborazione tra tutti pretando le parole considerate criptiche gli attori coinvolti. Questa è stata sì, frut- secondo i codici culturali di provenienza to di una predisposizione relazionale e dell’imputato, a collegare la persona con di un posizionamento rispetto a quan- il tessuto amicale/parentale esterno. to stesse accadendo, ma è stato anche e soprattutto merito di un approccio Non da ultimo, ha aiutato gli imputa- metodologico. ti nel comprendere il sistema giudizia- rio italiano, soprattutto alla luce di reati Abbiamo quindi pensato di dare culturalmente orientati (quei fatti che, struttura al nostro agire e costruire pur essendo rilevanti nel nostro ordi- un progetto apposito che coprisse i namento, non lo sono all’interno del bisogni che avevamo individuato e per- contesto socio-culturale e giuridico di mettesse di fare del nostro approccio 7
metodologico un modello. L’équipe del progetto si dedica alle rela- zioni delicate e complesse come quelle interculturali e con richiedenti o titolari di protezione: facciamo della relazione il principale materiale di lavoro e siamo convintə che le persone possano trarne beneficio. L’équipe del progetto cerca di sostenere la persona prendendose- ne Cura (non clinicamente, ma in senso pieno e umano) e quindi capendo insie- me come (soprav)vivere al meglio, pri- ma durante e dopo i delicati interventi tecnici che svolgono gli avvocati. Il me- diatorə entra così anche nella struttu- razione dell’intervento realizzando una “mediazione di sistema”, per un servizio da subito gender, intercultural e migra- tion sensitive. Al centro c’è sempre la per- sona, il suo protagonismo e la Cura della relazione con l’imprescindibile aiuto di mediatori e mediatrici culturali, anche nel veicolare informazioni corrette nella comunità di appartenenza e nello strut- turare gli interventi stessi. Per noi il me- diatore non è uno strumento da usare ma la prima persona competente sul mondo dal quale proviene, fondamentale anche solo per raggiungere l’altro/a e attuare un efficace intervento di tutela dei suoi diritti. 8
2 IL MODELLO DI INTERVENTO FOLLOW THE PEOPLE E I NUMERI DEL PROGETTO Il progetto, che avrebbe dovuto fase di progettazione (anche in ter- concludersi formalmente nei primi mini di target, ampliato rispetto alle giorni di maggio 2021 (ed ha ot- previsioni iniziali), mostra di aver tenuto una proroga di due mesi intercettato un bisogno scoperto e per chiudere le relazioni avviate e conferma l’importanza del lavoro di rispondere per quanto possibile outreach. Quello che si è realizzato al dilatamento dei tempi dei pro- infatti è una versione destrutturata cedimenti dovuto alla pandemia), di un servizio di prossimità che rim- ha seguito 52 tra beneficiarie e piazza la struttura con la relazione beneficiari (di 15 nazionalità diver- basata sulla fiducia, che mai è sosti- se) che hanno problemi con la giu- tuzione, mai fa “al posto di”. Al con- stizia, che non capivano di cosa fos- trario il modello follow the people sero accusati o non sapevano a chi “fa con” fa con la persona, “con l’u- rivolgersi; che hanno fatto richiesta tente” e fa con l’avvocato e gli altri di protezione, ma non sono statə servizi in rete. Fa con la persona an- preparatə all’audizione di fronte che oltre il progetto, nell’occuparsi la Commissione Territoriale per il di aspetti collaterali ma non meno riconoscimento della protezione centrali: dall’accompagnamento internazionale; che non riescono a che ha garantito una appropriazio- rinnovare il permesso di soggiorno. ne anche dello spazio fisico cittadino (altrimenti si tende a tornare nei luo- Il modello follow the people propo- ghi conosciuti e di passaggio, come sto dal progetto mette al centro la le stazioni o i luoghi di ritrovo delle persona e non i servizi, non il ser- comunità) fino al prendersi cura in vizio prestato dal progetto stesso: senso elementarmente umano del- il modello, con il raggiungimento la persona, dei suoi interessi, gioie e degli obiettivi che si era proposto in dolori. Un’attenzione specifica alla 9
persona ancora più importante in un mo- mento di azzeramento delle relazioni so- ciali dovuto alla pandemia. I NUMERI DEL PROGETTO: il progetto “Fino a prova contraria” nella formazione iniziale dedicata a mediatorə linguistico-culturali ha intercettato oltre 60 richieste e formato 30 persone (20 da proposta progettuale). 10
I NUMERI DEL PROGETTO: Tra i beneficiariə, 19 sono statə seguitə in procedimenti penali, e 33 in questioni inerenti l’iter di asilo o in procedimenti amministrativi e/o civili. 11
3 LA NOSTRA METODOLOGIA E IL NOSTRO APPROCCIO NEL MODELLO FOLLOW THE PEOPLE La metodologia utilizzata nel mo- di mistificare la scelta che, anche dello sperimentato e quindi nell’ap- in condizione di estrema depriva- proccio relazionale con beneficiariə zione e/o oppressione, va ricono- di progetto si è basata su un con- sciuta e alimentata, perché rico- cetto fondamentale, tanto elemen- noscerla vuol dire riconoscere la tare, quanto - purtroppo - troppo soggettività, anche politica, delle spesso dimenticato, fino a risulta- persone migranti e la loro scelta, re stravolto: il protagonismo delle le loro grandissime risorse e il loro persone, delle dirette interessate. protagonismo e capacità di incide- re sulla propria esistenza. Occorre almeno considerare, infat- ti, che seppure il termine “migranti Le persone poi sono fatte per il forzati” sia entrato dichiaratamen- movimento. Ogni individuo, infatti, te nel vocabolario comune (anche contiene in sé la capacità, la poten- da adettə ai lavori), questo pertiene zialità di spostarsi. Le persone han- a una categoria politica e non già no la fuga tra le possibili risposte di ad uno status giuridico, né ad una fronte all’esigenza di salvarsi, ma condizione che contribuisce alla anche la propensione a tentare di definizione dell’identità delle per- migliorare le proprie condizioni di sone alle quali viene affibbiata tale vita, a 360°. E la storia dell’uma- definizione, se non nella misura in nità ha ampiamente dimostrato cui questo discorso egemone ha che nessuna legge, nessuna mi- un inevitabile “ritorno” sulle stes- sura politica, nessun tentativo di se persone rifugiate e sulla perce- controllo ex ante o ex post che sia, zione che di costoro ha l’opinione è mai riuscito a bloccare realmen- pubblica. Quella di migrante forza- te tale innata spinta, connaturata to è una categoria che ha l’effetto all’essere umano. I molti tentativi 12
che nell’ultimo decennio sono stati ad un viaggio infinito per raggiungere attuati sia a livello italiano che europeo un “posto sicuro” - al deserto, ai mili- hanno portato, semmai, ad un un ulte- ziani, al mare che viene presentato loro riore aggravio in termini di rischi e per- come “the river1” in una colpevole e stru- dite, giammai ad una reale interruzione mentale mistificazione del pericolo enor- dei flussi, che per loro stessa definizione, me che rappresenta -, ma anche ad un non sono fatti per arrestarsi. approdo che non è mai un reale punto di arrivo. E troppo spesso, non riesce ad In un contesto normativo come essere neanche un nuovo punto di par- quello attuale, che rappresenta tenza per poter finalmente realizzare un ripiegamento del sistema su se stes- quell’esistenza negata, ma si manifesta e so, un ritorno al passato senza neanche concretizza in un nuovo viaggio, con tap- la memoria di ciò che è stato, senza la pe nascoste e incomprensibili, supporti memoria dei diritti che sono stati fatico- spesso esclusivamente formali e, nella samente strappati - non sono mai esistiti migliore delle ipotesi, un’assistenza che diritti “gentilmente concessi”, ma sono non riesce - e forse non lo prevede come tutti frutto di battaglie, spesso di gran- obiettivo, da mandato, basta pensare di sacrifici - le persone che arrivano sul- ai mega centri governativi o ai CAS che le nostre coste, dalle nostre montagne, hanno accolto negli ultimi anni tra il 70 portano addosso i segni dei tentativi e l’80% di richiedenti e titolari di prote- di bloccarle. E sono segni molto spes- zione - ad accompagnare all’autonomia so ben visibili, ma ancor più spesso ac- fattiva, emancipare e riconoscere una compagnati da ulteriori manifestazioni soggettività. Da un centro d’accoglien- che risultano “invisibili” e che le persone za ad un altro - quando si è fortunatə - assumono come unico bagaglio effettivo che, in cambio di un tetto sulla testa e del proprio viaggio, della propria marcia due pasti al giorno, si pone come unico di liberazione. soggetto normativo in diritto di decidere di quelle vite così pervicacemente e co- Le persone che arrivano da lontano raggiosamente ancora in essere. La de- hanno una forza e una determinazione responsabilizzazione raggiunge livelli incommensurabili, questa è una certez- parossistici quando si impone ogni cosa, za. La prova? Sono qui, nonostante tut- dalla cadenza dei rituali quotidiani, all’a- to, contro tutto, al di là di ogni logica desione coatta a indicazioni e regola- apparente. Eppure ci sono, lo hanno menti che spesso arrivano a sostituirsi scelto, ci hanno creduto pervicacemen- - di fatto e/o simbolicamente - alle nor- te e ce l’hanno fatta, sopravvivendo a me sociali, quasi a determinare nei cen- violenze e soprusi nel Paese di origine, tri la sospensione dell’ordine costituito, 1 Dalle moltissime testimonianze raccolte nel corso degli anni di lavoro con richiedenti asilo e rifugiatə, è emerso come i trafficanti definiscano generalmente il Mediterraneo con il termine “il fiume” A titolo di esempio si riporta quanto citato nel report Mondi Connessi - La migrazione femminile dalla Nigeria all’Italia e la sorte delle donne rimpatriate, ActionAid - BeFree, 2019 (https://www.actionaid.it/app/uploads/2019/04/Nigeria_ Mondi_Connessi.pdf): “Usiamo la parola river perché pensavamo che fosse fiume, ma quando sono stata a Lagos ho visto che cosa è il mare. Le persone lo chiamano fiume, perché pensano che possono nuotare” A.M., 25 anni, Stato di Edo (Nigeria) 13
sostituito da un regolamento interno, questo deve puntare la co-costruzione privato e “maggiormente efficace”. In di relazioni di fiducia consapevoli e quella fase, nell’accedere al sistema di orientate alla tutela dei diritti. accoglienza per come oggi è pensato, molti cittadinə neoarrivatə che portava- Supportatə dalla competenza profes- no con sé una motivazione altissima, la sionale e dallo studio e aggiornamen- stessa che ha permesso loro di soprav- to costanti, si riesce a decidere insieme vivere ed arrivare, sembrano spegnersi, come procedere, a immaginarsi come ripiegandosi su se stessə fino a diventare “strumenti” a disposizione delle perso- merə portatorə di esigenze e ad essere ne e a rifiutare la possibilità di sostituirci “definitə per negazione”, per bisogno. ad esse, riportando la realtà per quella Da portatorə di diritti, incredibilmente che è, senza sporcarla di paternalismo o arrivano ad essere identificatə come por- tentativi di protezione, assurdi e disfun- tatorə di disagio. zionali, che spesso parlano più di noi e delle nostre esigenze che non di loro, Ecco, nel ripartire da quella spinta, da fino ad arrivare a negare loro la possibili- quella enorme motivazione e nel cercare tà di desiderare. di sostenerla, di prendere in carico real- mente l’intero sistema persona, con l’im- Ad un primo approccio basato su un prescindibile ausilio della messa in rete iniziale supporto in presenza, si è proce- di servizi specifici - dove per specifici non duto quindi gradualmente a sostenere intendiamo dedicati ma prediligiamo l’autonoma iniziativa delle persone nella servizi pubblici, rivolti a nuovə cittadinə e fruizione dei servizi. Metodologicamen- quindi sensibili da un punto di vista in- te la presenza iniziale è stata fonte di terculturale e di genere -, si è cercato di rassicurazione anche nell’accompagna- attivare percorsi positivi e funzionali con mento all’appropriazione dello spazio fi- le persone protagoniste, in primis ricono- sico cittadino, nella fruizione dei servizi. scendo loro tale ruolo esclusivo. Allo stesso modo l’enfasi posta dall’éq- uipe sulla gradualità ha avuto l’obiettivo Si è potuto apprezzare come dal favorire di favorire l’adesione consapevole alle una reale assunzione di consapevolez- proposte del progetto e di evitare shock za circa il proprio iter, la lettura “occi- culturali nell’approdo al nuovo contesto dentale” delle loro storie personali o gli di vita: non è infatti il cambiamento a cre- elementi del diritto e procedurali, si sia are problemi alle persone straniere, ma giunti a risultati decisamente superiori il modo e il tempo in cui si chiede loro alle aspettative. Il risultato occasionale, di abbracciare una logica che non com- infatti, arriva a rimodularsi anche sulla prendono appieno. base della progressiva presa di coscienza del funzionamento del sistema di arrivo, Nello specifico delle donne sopravvissute la motivazione - quando trova sostegno a violenza e tratta di esseri umani, come - subisce impennate e porta ad un’at- a qualunque tipo di assoggettamento e tivazione dapprima inimmaginabile: a sfruttamento, ben sappiamo come un 14
reale affrancamento e una reale rinascita l’autoanalisi (di comportamenti e cate- non possano prescindere dall’assunzione gorie), la negoziazione del senso di ciò di protagonismo: si tratta sempre di po- che si fa direttamente con la persona tere, il potere maschile che minaccia, che seguita, l’ausilio imprescindibile della costringe, che comprime la soggettività. mediazione linguistico-culturale e il ten- Ecco, per riuscire a “liberare se stesse”, tativo di realizzare un approccio sistemi- siamo convintə che l’unico modo possi- co. bile sia riprendere quel potere su di sé, riconoscersi competenti, protagoniste Parlando di relazione consapevole e - ancora una volta - efficaci, definirsi. E interculturale dobbiamo premettere e farlo a partire da sé, dotandosi di tutti gli strumenti utili e ne- cessari. La nostra convinzione è che non si possa parlare di empowerment senza parlare di piacere, di desideri, di tendenza al miglioramento (delle proprie condizioni di vita, della propria esperienza): lo scarto decisivo è tutto riconducibile al passaggio dal dovere (dover sopravvivere, dover rispettare i regolamenti, dover risultare adeguate, etc.) al volere/desiderare. Ed è lì che in nuce è contenuta la possibi- lità in quanto tale: il potersi pensare, il ammettere la possibilità di un dialogo potersi pensare diversamente, il potersi tra pari, a un pari livello di significazio- definire, il poter mettere dei confini, alla ne e svelare la teoria che muove l’azio- propria immagine e alla sua esposizione ne. Non esiste l’essere umano generico, all’altro da sé, che sia un termine della ma l’umano prodotto storico–culturale: relazione d’aiuto, un pari, un’istituzione. “i problemi legati all’esistenza umana sono gli stessi; sono le risposte ad essere In conclusione, a livello metodologico, diverse2”. Una visione di tal fatta è ciò che oltre a quanto detto (gradualità e ac- ci ha guidato e permesso di dialogare con compagnamento su tutti), possiamo altri modelli interpretativi del mondo, an- mettere in evidenza alcuni capisaldi: la che radicalmente diversi, come nel caso relazione consapevole e intercultura- delle giovani di origine nigeriana3, con le come strumento principale di lavoro, il mondo invisibile ma percepito come 2 Geertz C., Mondo globale, mondi locali. Cultura e Politica alla fine del ventesimo secolo, Ed. Il Mulino, Bologna 2001 (Ed. Or. italiana 1999). 3 A titolo esemplificativo si veda il testo di S. Taliani, Il tempo della disobbedienza, Ed. ombre corte, Verona 2019 https://sportellotiascolto.it/2021/03/01/il-tempo-della-disobbedienza-per-unantropologia-della-parentela- 15
concreto e reale che le accompagna fino I rapporti di potere sono da analizza- a noi. re ed esplicitare, anche laddove pare non ce ne siano, anche nella relazione Non possiamo infatti non considerare che d’aiuto. Nella posizione del prendersi “L’ospitalità non è mai semplice […], per- cura si è inevitabilmente in una posizio- ché non si riduce ad aiutare il bisognoso, ne asimmetrica rispetto a chi riceve le ma pone il problema di ricevere uno cure. Per quanto animati dai propositi sconosciuto, che parla un’altra lingua e più innocenti e puri, la posizione è di chi di cui occorre presupporre sia ricco di decide il contesto di un’interazione; ed in altre sensazioni, sia collegato con altre ogni contesto ci sono delle regole esplici- forze, sia legato ad altri impegni di fedel- te (regolamenti, leggi, etc.) e delle regole tà […] l’ospite non è mai un «chiunque» implicite (regole di contesto, culturali, perché, con l’ospite, è appunto questo organizzative, etc.) che però vanno inevi- che si tratta di accogliere, è appunto con tabilmente, se non allo scontro, almeno questo che si tratta di negoziare4.” (I. al confronto con le norme implicite di cui Stengers in T. Nathan, 2003; p. 14) il migrante è portatore. Tra identità individuale e collettiva c’è D’altra parte, se è vero che ci configu- continuità, non esiste l’una senza l’altra. riamo come un termine della relazione Gli umani sono quindi la somma di patri- e che facciamo della relazione il princi- moni dati e storie individuali specifiche: pale strumento di lavoro, l’unico modo sono strutture aperte dove la trasforma- che abbiamo per influenzare i processi è zione è necessaria e continua. Le culture riflettere e agire sul noi, salendo di livello lavorano gli umani e ne sono lavorate. e guardando alla relazione medesima. L’elemento propriamente umano non è, evidentemente, questo o quell’aspet- “Ed è proprio questo il punto di partenza to della cultura. Gli esseri umani sono per mettere a confronto le nostre prati- influenzati dal contesto nel quale sono che [...] e per interrogarci su quale ruo- stati generati e un simile contesto varia lo attribuire all’appartenenza culturale. nel tempo e nello spazio. Ciò che ogni [...] si rischia di passare da una polarità essere umano ha in comune con tutti gli all’altra con un’oscillazione spaventosa altri è la capacità di rifiutare o declinare perché talvolta, presi dalla necessità di personalmente queste determinazioni. collocarsi nel dibattito e di utilizzare l’ap- Di sicuro il mio ambiente mi spinge a ri- partenenza culturale, si trascura di con- produrre i comportamenti che valorizza; siderare che della cultura le persone e i ma esiste anche la possibilità di staccar- gruppi se ne fanno qualcosa di particola- mene pur facendoci i conti, e ciò è essen- re sempre secondo i contesti e le dinami- ziale, perché segna la possibilità di fare che nelle quali si trovano. […] La cultura diversamente e l’importanza dell’agency non è solo protezione dell’identità, solo e della scelta. retaggio, credenza, superstizione. É una nella-migrazione/ 4 Isabelle Stengers in Nathan T., Non siamo soli al mondo, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003 16
strategia di lotta, è un rapporto di forza mo, che ci costruisce come esseri umani oltre che di senso fra gli interlocutori. particolari, peculiari. [...] la cultura degli immigrati può essere un aspetto decisivo della comprensione Forte di queste consapevolezze il progetto […], della Cura; o può essere un aspet- “Fino a prova contraria” ha fatto sì che to del tutto irrilevante dal quale lo stes- aprire un ragionamento sul “noi” fosse so immigrato vuol prendere le distanze, parte del metodo - con le riunioni di co- perché diventa una marca di cui non sa ordinamento e supervisione - e quindi che farsi, in un contesto che quell’identi- del modello. Unico termine della relazio- tà, che quel profilo ha reso intollerabile. ne su cui possiamo pensare di agire per […] D’accordo con Tobie Nathan quando cambiare la relazione stessa, e quindi afferma che l’etnopsichiatria serve nel- modificare il rapporto con l’altro termi- la misura in cui interroga criticamente i ne in gioco: loro, le persone, gli “utenti”. nostri saperi, altrimenti non ne abbiamo È molto facile, d’altra parte, considerare bisogno” (R. Beneduce, 20005). Se allo- quellə che noi puntiamo ad accompagna- ra la persona non ci dà prova della dif- re all’autonomia, come mancanti di quello ferenza che ci aspetteremmo, siamo noi che il percorso assieme darà loro (e di a doverci interrogare: non su cosa ci sta sicuro praticamente lo sono), senza met- dicendo, ma su cosa ci aspettavamo che tersi deliberatamente in gioco, deviando ci avrebbe dato o detto. creativamente dal nostro standard per avvicinarci alla persona e ai suoi bisogni D’altra parte, nella nostra esistenza quo- primari e di protagonismo rispetto alla tidiana, gli automatismi della vita ci ren- propria vita. Come afferma I. Stengers, la dono ciechə: prendiamo per naturale ciò diversità si constata mentre il pluralismo che è solo convenzionale e l’abitudine va condiviso e costruito: non si può dire sottrae alla percezione una moltitudine chi abbia torto o ragione, ma si può di gesti. Anche nel nostro caso, anche costruire insieme un nuovo senso. L’u- in noi operatorə così come in qualsiasi nico modo di costruirlo insieme è con la altro umano, come afferma l’antropologo critica alle nostre categorie (che ci sem- Ralph Linton, “la cultura è come l’acqua brano naturali) e con l’attenzione alla re- in cui il pesce nuota: il pesce vede attra- lazione. verso quell’acqua, ma non la vede come tale”. È dunque dall’incontro con l’altro e Senza tralasciare il fatto che il trova- con un altro ambiente culturale che può re le parole giuste costituisce il mi- iniziare il processo di scollamento dalla glior antidoto contro le proprie de- nostra cultura, rendendocela visibile. È bolezze, e che una discussione sul possibile dunque divenire consapevoli significato e sull’uso delle parole evita della funzione generica della cultura, che possibili malintesi quando si lavora in permette agli umani di essere tali, e dei contesti multiculturali, occorre lavorare tratti specifici, di quella cui appartenia- di concerto, insieme al mediatorə per 5 Questa citazione è tratta dal documento: Primo incontro di etnopsichiatria “PERCORSI A CONFRONTO” Attraverso le “storie” e le “cure” verso la formalizzazione di nuove tecnologie, 24 novembre 2000, Milano. Reperibile sul sito internet: http://www.naga.it/pdf/gruppo_etnopsi_ricerca_01.pdf . 17
permettergli di avere i giusti strumen- un’azione che quindi possa essere ti e conoscenze che da dentro possia- sin dall’ideazione gender, migration e mo trasmettere o negoziare con lui/lei intercultural sensitive. Per lo stesso motivo (al di là di quanto condiviso in termini la metodologia adottata prevede, anche di trasferimento di competenze, con il in situazione, due momenti di confronto corso di formazione intensivo iniziale). con i mediatorə che mai possono mancare La mediazione è qualcosa che disvela, nel lavoro “a tre” con la persona: un mo- propone e vaglia circuiti inediti di co- mento di briefing iniziale in cui si discute municazione – un terzo spazio, per usare il caso e l’approccio, in cui gettare le pre- le parole di H. Bhabha6 (1997) – atti a messe e negoziare un intervento efficace favorire una negoziazione che possa por- e un momento di debriefing finale dopo tare, se non altro, ad una riflessione sul il colloquio, del mediatore con l’utente sé, per un incremento di conoscenza che - per avere contezza della sua perce- migliori la qualità dei servizi e quindi della zione dell’intervento e della relazione vita dei protagonistə degli stessi. D’altra instaurata con mediatorə e operatorə - e parte, l’interprete dice ciò di cui le per- poi tra operatorə e mediatorə, affinchè si sone parlano; il mediatore dice anche ciò possa analizzare l’intervento complessi- che le persone non dicono. Il mediatore vamente e allinearsi relativamente alla dunque permette di schiudere significati conduzione di altri eventuali colloqui o ai sottesi a linguaggi verbali e non verbali, passi da fare fuori dal setting, in supporto a comportamenti e codici culturali, for- alla persona. nendo agli operatorə specializzatə chiavi di lettura importanti per capire e orienta- In ultimo, come si vedrà anche dalle re la relazione d’aiuto. testimonianze raccolte nelle pagine che seguono, il nostro approccio tende a È stato quindi (ed è) necessario lavorare considerare la salute in senso globale e con i mediatorə perché non sono mere quindi anche a mettere in connessione fonti di sapere, né strumenti da utiliz- la stessa con la soluzione di proble- zare. È necessario dialogare e curarsi mi pratici (che sono quelli che la prima l’un dell’altrə, per non escludere il cul- accoglienza, inefficace, dovrebbe aiuta- turale nella considerazione del disagio re a risolvere) legati all’ottenimento del e non ricondurre meramente a questa permesso di soggiorno e di una forma dimensione i patimenti dei migranti. di regolarizzazione della propria posizio- Per questo si sono realizzate attività di ne sul territorio. Questa diventa quindi teambuilding, per superare i limiti del la prima forma di riconoscimento ne- lavoro a chiamata - nonostante questa cessario per le persone migranti: per attività sia stata svolta online per moti- arrivare a una soluzione in questo sen- vi connessi alla pandemia - e nel tenta- so però spesso occorre del tempo e che tivo di realizzare un approccio di siste- la relazione si consolidi e garantisca un ma: contare sui mediatorə linguistico sufficiente livello di fiducia. Sovente tro- culturali a monte dell’intervento, per vare insieme alla persona la soluzione ad 6 Bhabha H.K. a cura di, Nazione e narrazione, Ed. Meltemi, Roma 1997. 18
un problema apparentemente piccolo, può avere un effetto positivo su aspetti più gravi. Questo non vuol dire che tutti i problemi siano risolti, ma che si è creata un’apertura dalla quale fare entrare al- tre possibili soluzioni. La soluzione è sempre un passo verso una terra scono- sciuta e farlo insieme ad altre persone è un onere e un onore: affrontare insieme l’ignoto rassicura e rafforza e in questo i legami che si creano tra le persone - soprattutto per il tramite fondamentale dei mediatorə linguistico-culturali - sono una rete di salvataggio imprescindibile. 19
3.1 UNA PRESA IN CARICO OLISTICA, LA STORIA DI DAWIT Dawit – nome di fantasia – è un una piena autonomia economica, elegante signore di origine eritrea, Dawit - come molte altre persone arrivato in Italia nel 2018 dopo aver in uscita dai centri - si è trovato ad passato diversi anni in un carcere affrontare una nuova fase delicata nel Paese d’origine a causa della sua della sua vita nell’impatto con la fede religiosa e delle sue idee poli- violenza strutturale di un sistema tiche. Conosciamo attraverso i rac- che discrimina e si nutre di disegua- conti delle numerosissime persone glianze nel configurare gruppi in eritree incontrate nel corso della concorrenza per esigue risorse. Ha presente e precedenti esperienze cercato quindi di guadagnarsi da vi- lavorative quanto sia oppressiva la vere con piccoli lavoretti e, compra- dittatura militare vigente nello stato ta una bicicletta, ha iniziato a lavo- del Corno d’Africa. Un regime tota- rare come rider. litario durissimo, al potere dal 1994 (anno dell’indipendenza dall’Etio- A maggio 2020, mentre lavorava, pia) che non lascia scampo alla po- è stato investito da un autobus polazione ormai stremata. mentre attraversava sulle strisce pe- donali, e da lì è iniziata una nuova Dawit, uscito dal Paese, ha percor- odissea. Dawit ha riportato conse- so la rotta che dal Sudan porta in guenze fisiche non di poco conto. Libia fino ad attraversare il mare e È uscito dall’incidente fisicamente all’approdo in Italia. Ha presentato offeso a una gamba, tant’è che oggi domanda di protezione internazio- non riesce ad averne il controllo nel nale, ottenendo l’asilo politico. Una movimento e si sospetta possa ave- volta fuori dal sistema di accoglien- re ulteriori problemi neurologici. za, in condizioni di massima proatti- vità ma non certo avendo raggiunto Il sig. Dawit è entrato in contatto 20
con le operatrici del progetto, proprio riuscito a leggere e quindi comprende- nel momento in cui è uscito dall’ospe- re bene il foglio di dimissioni dall’ospe- dale, perché in grave difficoltà. Era com- dale e non aveva quindi visto e compre- pletamente disorientato e non era a co- so che doveva assumere farmaci né la noscenza di cosa dovesse fare, né dove posologia. Un’attenzione olistica e che andare, né come, visto che aveva en- tenga in debito conto le determinanti di- trambe le gambe ingessate. stali della salute non poteva però esau- rirsi nell’esplorazione e approfondimen- Quella che si è realizzata con il signor to di aspetti meramente sanitari. Ciò che Dawit è stata una presa in carico in sen- ha permesso infatti anche un salto di so pieno, che ha fatto leva non solo sulla qualità nella relazione con la persona, condizione psicofisica della persona, è stato cercare insieme una soluzione ma anche sulle cosiddette determinan- a problemi avvertiti come pressanti, al ti distali della salute. Indagando quindi pari di quelli che ne mettevano a rischio vari aspetti del suo malessere, collegato l’incolumità fisica. all’accaduto, ma anche alla condizione di precarietà vissuta da Dawit, sono emersi Il signor Dawit era stato già preso in carico elementi dapprima sconosciuti che han- dai Servizi Sociali, ma l’intervento dell’o- no consentito di attivare i supporti più peratrice è stato comunque risolutivo. idonei e i servizi dedicati. Verso questi L’assistente sociale cui era stato asse- servizi è stato quindi realizzato un invio gnato in passato aveva infatti nel mentre mirato che nel caso di Dawit ha coinciso lasciato il servizio ed era stata sostituita con l’accompagnamento anche fisico. da una collega con la quale Dawit non era riuscito a stabilire un contatto positi- Innanzitutto, è stato nominato un vo. Una serie di comportamenti agiti sia legale di fiducia che potesse affiancar- dall’assistito che dall’assistente sociale, lo nella causa per l’incidente e anche a in totale buona fede, avevano generato tal fine è stato fatto un lavoro di rete e fraintendimenti e di fatto minato le collegamento tra diversə professioni- possibilità di costruire una relazione po- stə/servizi che altrimenti non avrebbero sitiva e una comunicazione costruttiva ed dialogato in supporto a Dawit. In questo efficace. modo non solo ha potuto contare su una mediazione culturale e sociale verso il In questa opera di mediazione con il medico di base e con un medico legale Servizio, il ruolo del mediatore culturale e un ortopedico di fiducia ma è riuscito a è stato a dir poco fondamentale nel sentirsi parte di un meccanismo capace di tradurre comportamenti e codici non muoversi per sostenerlo. La difficoltà che scritti, ben oltre le parole che si pro- Dawit ha riscontrato inizialmente è stata nunciavano nel contesto dell’incon- proprio il non sapere a chi rivolgersi, da tro. Si sono quindi realizzati 4 incontri dove partire, cosa poter chiedere e cosa di rete presso il Municipio interessato no, a chi affidarsi, come districarsi tra i che hanno consentito – nel rispetto del- servizi sul territorio. Ad esempio, non era la privacy, con il consenso e il protago- 21
nismo di Dawit – di schiudere significati importanti dal punto di vista sanitario e sottesi ai comportamenti che derivavano abbiamo così agevolato la presa in carico anche dalla storia personale del benefi- da parte del centro diabetologico Con- ciario, oltre che dal riferimento a diversi cordia di Acismom, che gli ha consentito codici culturali e comunicativi. anche di avere un’esenzione dal ticket prevista per la malattia. Gradualmente, unendo le competenze e restituendo protagonismo a Dawit, siamo Il progetto si è poi occupato di attua- riuscitə a costruire un progetto persona- re azioni lungimiranti che certo non si lizzato, seppur non definitivo e, fortuna- vedranno concretizzate in breve tem- tamente per certi versi, in continua evolu- po, ma speriamo possano essere fo- zione: l’operatrice è riuscita ad agevolare riere di ulteriore sviluppo delle capaci- di concerto con l’assistente sociale, la tà e delle possibilità per il sig. Dawit in strutturazione di un piano economico Italia. È stata inviata la domanda di casa che prevede erogazioni mensili per un popolare e sono stati fissati appunta- anno. menti per diverse visite neurochirurgi- che (previste tra giugno e ottobre) per Questo progetto personalizzato costrui- indagare problematiche più profonde to in base a desideri, aspirazioni e bisogni emerse nel corso dei colloqui a seguito del sig. Dawit, gli ha finalmente consen- dell’incidente che ha portato il sig. Dawit tito di affittare un posto letto e di avere a riferirsi al progetto. un sostegno economico atto a garantire il soddisfacimento di bisogni essenziali, Anche sul versante del supporto legale, come fare la spesa o acquistare farmaci. siamo in attesa visti i lunghi tempi per arrivare a decisione definitiva in cause Non solo quindi un sostegno che è anche per incidenti stradali e di conseguenza, in un auspicio per il futuro e un nuovo ap- costante contatto con il legale di fiducia, prodo a partire dal qual evitare le varie attendiamo speranzosə comunicazioni in trappole burocratiche e le indefinite mo- merito. dalità di espulsione dalla società, dal no- vero dei cittadini a pieno titolo. Anche un In conclusione, il percorso è stato utile sostegno in un periodo segnato dal- estremamente interessante perché ha la sofferenza personale e dalla pandemia riguardato veramente molti aspetti del- che si sta mostrando essere non solo una la vita del beneficiario e perché abbiamo crisi sanitaria ma anche una crisi sociale potuto sostenerlo a 360 gradi, toccando e occupazionale. con mano la professionalità e serietà dell’assistente sociale che lo ha seguito Conoscendo meglio la storia di Dawit, e che ha saputo mettersi in gioco e cam- grazie all’apporto fondamentale del- biare la sua percezione. Inoltre, abbiamo la figura del mediatore culturale e su riscontrato quanto sia importante che prezioso consiglio dell’assistente sociale, la persona, anche se in grave difficoltà, siamo riusciti a conoscere altri aspetti sia parte attiva nel reperimento di una 22
soluzione o almeno di uno spiraglio di soluzione ai suoi problemi. La respon- sabilizzazione e la motivazione, spesso bassissime dopo un periodo di acco- glienza in un sistema che difficilmente emancipa e rende autonomə in maniera duratura, ci sembrano fattori fondamen- tali per l’avvio di una nuova vita positiva, il primo passo per sentirsi “davvero a casa”. Il rapporto di fiducia e positiva e proattiva collaborazione che si è creato tra beneficiario, operatrice legale e mediatore culturale (e assistente socia- le) nel cercare di capire insieme quale fosse la strada migliore da intraprendere, è l’elemento distintivo del modello follow the people che sin dalla sua strutturazione mette al centro la persona seguendola e sostenendola non solo simbolicamente, ma anche effettivamente e concreta- mente presiedendo al fianco di lui/lei alla riappropriazione dello spazio cittadino, finalmente percepito come uno spazio anche proprio. 23
4 LA MIGRAZIONE FEMMINILE DALLA NIGERIA E IL CONTRIBUTO DEL PROGETTO “FINO A PROVA CONTRARIA” La Nigeria è di gran lunga il prin- donne nigeriane dal momento del cipale Paese di provenienza delle loro arrivo in Italia (quando do- persone in fuga che giungono da vrebbero trovarsi in luogo sicuro, noi e fanno richiesta di protezione finalmente in salvo) non accenna- internazionale1 e rappresenta un no certamente a diminuire, anzi. paradigma perfetto del paradosso Nello specifico, non di rado capita, sistemico che viviamo. come ben sappiamo, che le gio- vani e giovanissime donne siano Sulla femminilizzazione della nella quasi totalità vittime di trat- migrazione e della povertà sono ta degli esseri umani, per lo più a stati dati importanti contributi nel scopo di sfruttamento sessuale. corso degli anni2, eppure - come Così, dal momento dell’arrivo, ge- è emerso costantemente dalle neralmente rimangono pochissimo donne incontrate con il progetto tempo all’interno delle strutture “Fino a prova contraria” - i pro- di prima accoglienza (CAS - Cen- blemi e gli ostacoli che in media tri accoglienza straordinaria) per si trovano ad affrontare le giovani poi essere contattate e prelevate 1 Secondo i dati a disposizione la Nigeria tra il 1990 e il 2017 è il primo paese per domande d’asilo in Italia e il secondo per numero di dinieghi (tra le prime 10 nazionalità). in questo contesto è interessante notare quanto riportato ne Protezione internazionale in Italia, il caso della Nigeria (http://cdgvr.it/wp-content/uploads/2018/07/nuova-news.pdf ) “All’interno di questa massiccia migrazione nigeriana (come oramai è assolutamente acclarato, indotta principalmente da organizzazioni criminali mafiose dedite al traffico di esseri umani al fine dello sfruttamento nella prostituzione e nelle economie illegali forzate) è stato importante il ruolo delle donne che sono giunte a rappresentare quasi il 30% degli arrivi dalla Nigeria, costituendo l’unico paese di provenienza con un tasso femminile così alto” 2 Sull’argomento v. Rapporto EASO - European Asylum Support Office sulla Nigeria del 2017 e ss. su: tasso di violenza fisica contro le donne, insufficienza delle misure di protezione messe in atto dal Governo nigeriano e mancato intervento delle forze di polizia del Paese nelle vicende di violenza domestica, che spesso tendono a incolpare la vittima della violenza subita. 24
(spesso fisicamente) dagli sfruttatori e servizi essenziali come la mediazione lin- dalle sfruttatrici (le cosiddette madame) guistico-culturale, il sostegno socio-le- in Italia. Non di rado accade che le don- gale e quello psicologico, per non par- ne sfruttate per la strada vengano inter- lare dell’avviamento al lavoro), di fatto, cettate dalle forze dell’ordine che - tro- potevano afferire dopo il d.l. 113/2018 vandole sprovviste di regolare titolo di (cosiddetto Decreto Sicurezza o Decreto soggiorno - le traducono direttamente Salvini) le donne sopravvissute alla tratta nei CPR (Centri per il rimpatrio), centri di o quelle con indicatori della stessa dina- detenzione amministrativa nei quali - pa- mica di sfruttamento e soggiogamento. radossalmente - le stesse si trovano per la prima volta dal loro arrivo a contatto In secondo luogo, non possiamo non con le forme minime di tutela legale e ri- registrare - anche attraverso il punto di escano solo da lì a presentare richiesta osservazione privilegiata costituito dal di protezione internazionale, dopo aver progetto (si veda in proposito la sto- ricevuto un decreto di espulsione. No- ria di Naomi e Queen, riportate poco nostante le molteplici e importanti testi- oltre) che anche il sistema pubblico di monianze in tal senso, il circuito di acco- micro-accoglienza diffusa presenta del- glienza governativa e prefettizia ad oggi le caratteristiche tali da attuare una di- non prevede eccezioni di sorta, il che si- scriminazione strutturale nei confronti gnifica, ad esempio, che nel più banale delle giovani nigeriane. Partendo dal dei casi, se una giovane si allontana dal giusto presupposto di dover lavorare sul CAS per seguire la promessa di un buon senso di casa e in ambito intercultura- impiego, qualora riuscisse a liberarsi da- le, e quindi dalla necessità di tutelare la gli sfruttatori e facesse ritorno al centro composizione di centri e appartamenti al di accoglienza in cerca di sostegno, con fine di non farne dei contenitori “mono- buona probabilità verrebbe rifiutata in etnici”, si giunge al paradosso per cui le quanto generalmente e per regolamento ragazze nigeriane non vengono accolte non si concede il reingresso a seguito di in maniera costante e continuativa, pro- un abbandono volontario o un’assenza prio per un’eccessiva presenza di donne ingiustificata prolungata, come nei Casi nigeriane in accoglienza (sommata alla di diverse donne seguite dal progetto (si generalizzata carenza di posti per donne veda oltre, la storia di Queen). e nuclei familiari). Nonostante quindi sia invalsa tra gli addettə ai lavori la tesi che Parliamo dei soli Cas - e non anche del si- vede le donne nigeriane fragilizzate dal stema di accoglienza a titolarità pubblica loro vissuto e quindi vulnerabili3, esposte conosciuto prima come Sprar, poi Siproi- a violenza e sfruttamento anche nel con- mi e ora Sai - in primo luogo perché la testo di approdo, si preferisce lasciarle quasi totalità delle persone seguite come in uno stato prossimo alla completa so- richiedenti asilo provenivano da Cas, in spensione esistenziale in quei contenitori quanto solo a questi (privati peraltro di vuoti che sono spessissimo i Cas (soprat- 3 Nonostante si moltiplichino le linee guida sia ad opera di agenzie internazionali sia di enti locali o del privato sociale (si veda a titolo esemplificativo solo l’ultima in ordine di tempo reperibile al seguente link: https://www.centrodonnapadova.it/images/lineeguida_web.pdf ) 25
tutto dopo l’approvazione del capitolato sufficientemente conto in sede ammi- del dicembre 2018 e dopo il cd. Decreto nistrativa dell’evidenza che siano esse Sicurezza), nonostante migliaia di posti stesse tra i principali indicatori di una liberi nel sistema pubblico4 e sebbene storia di tratta. D’altra parte, il “binario ci sia effettivamente quindi la possibilità morto” del percorso sociale7 ex art.18 d.l- almeno di sottrarle allo sfruttamento più gs. 286/98 è stato progressivamente svi- pervicace e agevolare, anche con le dovu- lito e disatteso negli anni a favore di un te competenze5, un’iniziale emancipazio- utilizzo esclusivo del binario giudiziario ne da vissuti di violenza e sfruttamento e (che prevede la denuncia degli sfruttatori quindi l’avvio di un fattivo accompagna- da parte della vittima), senza considera- mento all’autonomia. re che la concessione del PdS attraverso Il sistema di accoglienza cui generalmen- l’applicazione del “binario sociale” può te afferiscono le migranti nigeriane quin- essere prodromica anche di un succes- di, come si può facilmente evincere, non sivo iter giudiziario8, affrontato così con consente alcuna tutela effettiva nean- maggiore consapevolezza e sicurezza che a donne e ragazze che con enorme per la vittima. Inoltre, si tende a sempli- fatica e coraggio riescono a rifiutare le ficare le storie delle richiedenti, rinun- condizioni di sfruttamento e riduzione in ciando completamente ad uno sguardo schiavitù da parte degli sfruttatori. interculturalmente orientato, finendo per appiattire ogni possibile profondità Anche nel caso in cui una donna riuscisse e complessità delle drammatiche storie a portare avanti un percorso rimanen- personali, narrate sovente con profonda do all’interno del circuito di accoglien- dignità, troppo spesso scambiata per za, al momento dell’intervista in Com- spavalderia. L’abitudine a “gonfiare missione Territoriale, molto spesso le il petto” ed alzare la voce, racconta di “storie fotocopia” o comunque fumose una società di provenienza nella quale, e ritenute poco credibili6 vengono anco- essendo considerate come subalterne, si ra troppo spesso penalizzate. Per le c.d. ha solo questa forma di difesa per tenta- “storie fotocopia” non sempre si tiene re di affermare se stesse, forma di difesa 4 Si parla infatti a luglio del 2020 di ca. 9000 posti liberi nel sistema Sai: https://altreconomia.it/ accoglienza-due-anni-dopo-decreto-salvini/ 5 Sul sistema Cas, privato di servizi fondamentali, le evoluzioni degli ultimi anni e la sostituzione di soggetti no profit a vocazione sociale con operatori economici for profit e/o in grado di generare economie di scala e senza una visione e un’esperienza nel campo che consenta di opporsi e sottrarsi a un sistema di accoglienza ridotto a mero controllo sociale, con centri di accoglienza trasformati in mega-contenitori dediti ad un servizio di guardiania o al più di albergaggio, si veda la serie Centri d’Italia a cura di ActionAid e openpolis reperibile al seguente link: https://www.actionaid.it/app/uploads/2020/05/CentridItalia_2019.pdf 6 Ci si riferisce in questo caso a storie personali generalmente “preconfezionate” dalle madame, o a storie reali che però non hanno potuto beneficiare di un corretto accompagnamento (si veda quanto specificato sull’assenza dei servizi anche di supporto legale nei Cas) ad una narrazione che si adatti ai canoni e ai codici propri dell’organo valutatore - Commissione Territoriale - secondo criteri prettamente occidentali in quanto a linearità del tempo e categorie di riferimento) 7 https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2015/04/doc_GRETA.pdf 8 Come sottolineato più volte da esperti del calibro di Maria Grazia Giammarinaro, ex special rapporteur e coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani dell’OSCE. Per approfondire si veda su Questione Giustizia, Emilio Santoro, Asilo e tratta il tango delle protezioni, https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/asilo-e-tratta- il-tango-delle-protezioni_540.php 26
Puoi anche leggere