FINO A PROVA CONTRARIA - Indiewatch

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FINO A PROVA CONTRARIA
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INDICE

1. Il progetto “fino a prova contraria”: lo sgombero della “Comunità della pace”
come momento fondativo                                                              5

2. Il modello di intervento follow the people e i numeri del progetto               9

3. La nostra metodologia e il nostro approccio nel modello follow the people        12

3.1 Una presa in carico olistica, la storia di Dawit                                20

4. La migrazione femminile dalla Nigeria e il contributo del progetto “Fino a
prova contraria”                                                                    24

4.1 Collaborazioni con antiviolenza e antitratta: decostruire strumenti e sistemi
per aumentare l’impatto nella tutela dei diritti delle donne migranti               28

4.2 Le storie di Naomi e Queen: i paradossi della cosiddetta accoglienza e la
vittimizzazione secondaria                                                          30

5. La situazione in Bielorussia e il protagonismo della diaspora: il valore
aggiunto di un confronto alla pari                                                  40

6. Lo sguardo e le parole deglə altrə                                               44

6.1 Addettə ai lavori                                                               48

6.2 Mediatorə linguistico-culturali                                                 50

6.3 Oltre il concetto di “target”, gli scambi con le persone seguite dal progetto
                                                                                    52

7. Ringraziamenti                                                                   56

                                                                                         3
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GLOSSARIO:
Cas: centri di accoglienza straordinaria
Cpr: centri di permanenza per il rimpatrio (centri di detenzione amministrativa)
Sprar: sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati (sostituito poi dal Siproimi)
Siproimi: sistema protezione rifugiati e minori non accompagnati (sostituito poi dal
Sai)
Sai: sistema di accoglienza e integrazione (sistema di micro-accoglienza diffusa in
capo ai comuni)

NOTA PER LETTRICI E LETTORI:

Siamo fermamente convintə che le parole siano cariche di significato e vadano
“prese sul serio”, perchè mentre argomentano, classificano, spiegano, non
riproducono meramente, ma producono la realtà che viviamo. Consapevoli di
questo e quindi della necessità di agire un sano conflitto contro il patriarcato e una
cultura segnata dal dominio maschile, in questo testo facciamo un esperimento e
proviamo ad iniziare dalla scrittura usando lo schwa, “ə” (una “e” rovesciata), nel
tentativo di evitare l’eccesso di ridondanze in una lingua bella e quasi perfetta come
la nostra, “doppiando” termini declinati genericamente al maschile (come nel titolo
di questa nota). Viene utilizzato da decenni dai linguisti e si trova anche nell’alfabeto
fonetico internazionale, il sistema internazionale che definisce la corretta pronuncia
delle migliaia di lingue scritte che esistono.

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1 IL PROGETTO “FINO A PROVA CONTRARIA”: LO SGOMBERO
   DELLA “COMUNITÀ DELLA PACE” COME MOMENTO
   FONDATIVO

   Il    progetto    “Fino    a    prova    Il progetto “Fino a prova contraria”
   contraria” (realizzato con il con-       affonda le radici nel tempo e nasce
   tributo    dell’Unione     buddhista     da un atto di deliberato sgombero
   Italiana, fondo 8x1000 2019) ha          da parte delle autorità competenti:
   avuto l’obiettivo di sperimenta-         era l’11 maggio 2015 e la baracco-
   re un modello di intervento inno-        poli di Ponte Mammolo venne bru-
   vativo e porre operatorə legali e        talmente sgomberata e abbattuta,
   mediatorə culturali a supporto di pro-   nonostante vi risiedessero molte
   fessionisti che assistono migranti,      persone, non solo maschi adulti,
   per contrastare le discriminazioni       ma anche donne e minori. Aveva-
   strutturali del sistema carcera-         mo amici e amiche in quel campo
   rio e le altrettanto strutturali ca-     informale, in quel rifugio che gli
   renze dei servizi dell’accoglien-        abitanti chiamavano “Comunità
   za. Conclusa nel mese di maggio          della pace”. Quello sgombero è
   2020 una formazione specialistica        divenuto “famoso” per altri ver-
   per mediatorə linguistico-cultu-         si, perché ha determinato la na-
   ralə (alla quale hanno partecipato       scita del movimento che ha ac-
   30 persone disoccupate o preca-          compagnato il “centro Baobab”.
   rie), l’équipe sostiene il percorso      Lì i “migranti transitanti” che
   d’asilo (preparazione all’audizione      risiedevano nella baraccopoli al
   presso la Commissione Territoriale       momento dello sgombero venne-
   e ricorsi) e/o l’iter giudiziario dei    ro di fatto concentrati e rifocillati,
   beneficiarə in cause penali, di con-     incontrando un movimento solidale
   certo con i legali, per tentare di       importante, che vive fortunata-
   garantire l’effettività del diritto di   mente ancora oggi. Quanto accade
   difesa e d’asilo.                        a piazzale Spadolini, nei pressi
                                            della stazione Tiburtina (nella

                                                                               5
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tendopoli per migranti in transito che        casi con un permesso di soggiorno rego-
da quel momento ha preso vita gra-            lare – nel parcheggio antistante la barac-
zie all’azione dell’associazione Baobab       copoli ci hanno permesso di affiancare
Experience), e nei pochissimi centri a        le persone sgomberate proprio anche
bassissima soglia sorti da quel maggio        in un procedimento penale a cui venne-
sul territorio di Roma Capitale, è parte      ro sottoposti immediatamente dopo la
della stessa storia.                          distruzione delle loro abitazioni. La mo-
                                              tivazione di quella operazione di polizia
Noi abbiamo fatto un’altra esperienza in      giaceva – lo comprendevamo solo con
quel caso, e le persone che da vent’anni      l’avvento dei primi arresti – in una inda-
abitavano la nostra città e il loro rifugio   gine della Direzione Distrettuale Anti-
dietro alla stazione della metro B, han-      mafia di Roma e condotta dalla Guardia
no rifiutato il ricovero del centro Bao-      Costiera, partita da Palermo e giunta
bab adducendo motivazioni legate alla         fino alla Capitale, alla ricerca di una rete
gestione dello stesso. Non vuole essere       internazionale di trafficanti e che ha vi-
questo un elemento polemico, ma un            sto indagate e arrestate alcune delle
dato di realtà che ha fatto sì che il grup-   persone con le quali avevamo diviso la
po che poi ha dato vita al progetto “Fino     strada e negoziato con le istituzioni fino
                                                   al reperimento di un altro riparo.
                                                   Trenta persone circa che avevano
                                                   resistito al caldo estivo e alle piogge
                                                   autunnali e chiesto all’amministra-
                                                   zione una sistemazione diversa da
                                                   un centro d’accoglienza o la strada.
                                                   Quasi la metà delle quali imputate.

                                                   Diverse persone sono state accusa-
                                                   te quindi di traffico di esseri umani
                                                   con l’aggravante dell’associazio-
                                                   ne criminale. L’intera indagine era
                                                   (ed è) basata su intercettazioni
a prova contraria” si sia “sperimentato, telefoniche.
costituito e consolidato” iniziando dalla
strada. In questo stringersi, una com- Il procedimento penale - per alcuni
ponente è sembrata da subito assoluta- imputati ancora in corso - e la detenzio-
mente fondamentale: il protagonismo ne piuttosto lunga in attesa dell’inizio
e il rispetto delle volontà delle persone del processo, hanno messo in luce, tra
che avevano subito lo sgombero.               le diverse criticità, dei bisogni scoperti e
                                              soprattutto la difficoltà di poter contare
In breve, i mesi passati con i rifugiati ori- su una “piena difesa”. Per far sì che que-
ginari del Corno d’Africa – talvolta con sta potesse dirsi tale, nonostante l’otti-
cittadinanza italiana e nella totalità dei ma volontà degli avvocati e delle avvo-

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cate che abbiamo incontrato nel nostro          appartenenza dell’indagato/imputato)
cammino, abbiamo capito che occorre-            o che come tali vengono interpretati con
va dare una mano ai legali e allo stesso        un ulteriore stigma per le persone, che
tempo favorire la piena comprensione e          magari erano state indagate per il solo
partecipazione agli indagati. Per questo        fatto di aver pagato – non preso soldi,
abbiamo messo le nostre competenze              ma offerto – un biglietto di un bus, con
– di antropologi, operatori legali, opera-      partenza da Roma in direzione nord.
trici antiviolenza, di persone che cono-
scevano il contesto in cui si era svilup-       Man mano che questa nostra esperienza
pata l’indagine – al servizio dei legali e      è andata avanti ci siamo resi sempre più
soprattutto le competenze dei mediatori         conto di quanto fosse importante che le
linguistico-culturali.

Questa è una figura fondamen-
tale che consente alle persone
straniere di capire prima di tut-
to i ruoli e le funzioni delle di-
verse figure coinvolte (avvocati,
operatori legali, medici, psico-
logi, periti) e tra loro connesse.
Sin dalla fase iniziale del pro-
cedimento penale il mediatore
ha aiutato il legale a capire la
cultura di provenienza dell’im-
putato, a creare un rapporto
di fiducia tra le parti, a tradurre il fasci-persone straniere fossero parte attiva
colo dell’accusa, a tradurre le memorie      nella costruzione della propria difesa e
dell’imputato, a rintracciare i testimoni, a questo è stato possibile proprio grazie
trovare documentazione necessaria alla       a mediatori e mediatrici culturali e gra-
difesa, a tradurre le intercettazioni inter- zie alla grande collaborazione tra tutti
pretando le parole considerate criptiche     gli attori coinvolti. Questa è stata sì, frut-
secondo i codici culturali di provenienza    to di una predisposizione relazionale e
dell’imputato, a collegare la persona con    di un posizionamento rispetto a quan-
il tessuto amicale/parentale esterno.        to stesse accadendo, ma è stato anche
                                             e soprattutto merito di un approccio
Non da ultimo, ha aiutato gli imputa- metodologico.
ti nel comprendere il sistema giudizia-
rio italiano, soprattutto alla luce di reati Abbiamo quindi pensato di dare
culturalmente orientati (quei fatti che, struttura al nostro agire e costruire
pur essendo rilevanti nel nostro ordi- un progetto apposito che coprisse i
namento, non lo sono all’interno del bisogni che avevamo individuato e per-
contesto socio-culturale e giuridico di mettesse di fare del nostro approccio

                                                                                        7
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metodologico un modello.

L’équipe del progetto si dedica alle rela-
zioni delicate e complesse come quelle
interculturali e con richiedenti o titolari
di protezione: facciamo della relazione
il principale materiale di lavoro e siamo
convintə che le persone possano trarne
beneficio. L’équipe del progetto cerca
di sostenere la persona prendendose-
ne Cura (non clinicamente, ma in senso
pieno e umano) e quindi capendo insie-
me come (soprav)vivere al meglio, pri-
ma durante e dopo i delicati interventi
tecnici che svolgono gli avvocati. Il me-
diatorə entra così anche nella struttu-
razione dell’intervento realizzando una
“mediazione di sistema”, per un servizio
da subito gender, intercultural e migra-
tion sensitive. Al centro c’è sempre la per-
sona, il suo protagonismo e la Cura della
relazione con l’imprescindibile aiuto di
mediatori e mediatrici culturali, anche
nel veicolare informazioni corrette nella
comunità di appartenenza e nello strut-
turare gli interventi stessi. Per noi il me-
diatore non è uno strumento da usare ma
la prima persona competente sul mondo
dal quale proviene, fondamentale anche
solo per raggiungere l’altro/a e attuare
un efficace intervento di tutela dei suoi
diritti.

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2   IL MODELLO DI INTERVENTO FOLLOW THE PEOPLE E I
    NUMERI DEL PROGETTO

    Il progetto, che avrebbe dovuto        fase di progettazione (anche in ter-
    concludersi formalmente nei primi      mini di target, ampliato rispetto alle
    giorni di maggio 2021 (ed ha ot-       previsioni iniziali), mostra di aver
    tenuto una proroga di due mesi         intercettato un bisogno scoperto e
    per chiudere le relazioni avviate e    conferma l’importanza del lavoro di
    rispondere per quanto possibile        outreach. Quello che si è realizzato
    al dilatamento dei tempi dei pro-      infatti è una versione destrutturata
    cedimenti dovuto alla pandemia),       di un servizio di prossimità che rim-
    ha seguito 52 tra beneficiarie e       piazza la struttura con la relazione
    beneficiari (di 15 nazionalità diver-  basata sulla fiducia, che mai è sosti-
    se) che hanno problemi con la giu-     tuzione, mai fa “al posto di”. Al con-
    stizia, che non capivano di cosa fos-  trario il modello follow the people
    sero accusati o non sapevano a chi     “fa con” fa con la persona, “con l’u-
    rivolgersi; che hanno fatto richiesta  tente” e fa con l’avvocato e gli altri
    di protezione, ma non sono statə       servizi in rete. Fa con la persona an-
    preparatə all’audizione di fronte      che oltre il progetto, nell’occuparsi
    la Commissione Territoriale per il     di aspetti collaterali ma non meno
    riconoscimento della protezione        centrali:     dall’accompagnamento
    internazionale; che non riescono a     che ha garantito una appropriazio-
    rinnovare il permesso di soggiorno.    ne anche dello spazio fisico cittadino
                                           (altrimenti si tende a tornare nei luo-
    Il modello follow the people propo- ghi conosciuti e di passaggio, come
    sto dal progetto mette al centro la le stazioni o i luoghi di ritrovo delle
    persona e non i servizi, non il ser- comunità) fino al prendersi cura in
    vizio prestato dal progetto stesso: senso elementarmente umano del-
    il modello, con il raggiungimento la persona, dei suoi interessi, gioie e
    degli obiettivi che si era proposto in dolori. Un’attenzione specifica alla

                                                                               9
persona ancora più importante in un mo-
mento di azzeramento delle relazioni so-
ciali dovuto alla pandemia.

                     I NUMERI DEL PROGETTO:

            il progetto “Fino a prova contraria” nella
            formazione iniziale dedicata a mediatorə
          linguistico-culturali ha intercettato oltre 60
                  richieste e formato 30 persone
                   (20 da proposta progettuale).

10
I NUMERI DEL PROGETTO:

Tra i beneficiariə, 19 sono statə seguitə in
           procedimenti penali,
e 33 in questioni inerenti l’iter di asilo o in
  procedimenti amministrativi e/o civili.

                                                  11
3   LA NOSTRA METODOLOGIA E IL NOSTRO APPROCCIO NEL
         MODELLO FOLLOW THE PEOPLE

         La metodologia utilizzata nel mo-       di mistificare la scelta che, anche
         dello sperimentato e quindi nell’ap-    in condizione di estrema depriva-
         proccio relazionale con beneficiariə    zione e/o oppressione, va ricono-
         di progetto si è basata su un con-      sciuta e alimentata, perché rico-
         cetto fondamentale, tanto elemen-       noscerla vuol dire riconoscere la
         tare, quanto - purtroppo - troppo       soggettività, anche politica, delle
         spesso dimenticato, fino a risulta-     persone migranti e la loro scelta,
         re stravolto: il protagonismo delle     le loro grandissime risorse e il loro
         persone, delle dirette interessate.     protagonismo e capacità di incide-
                                                 re sulla propria esistenza.
         Occorre almeno considerare, infat-
         ti, che seppure il termine “migranti    Le persone poi sono fatte per il
         forzati” sia entrato dichiaratamen-     movimento. Ogni individuo, infatti,
         te nel vocabolario comune (anche        contiene in sé la capacità, la poten-
         da adettə ai lavori), questo pertiene   zialità di spostarsi. Le persone han-
         a una categoria politica e non già      no la fuga tra le possibili risposte di
         ad uno status giuridico, né ad una      fronte all’esigenza di salvarsi, ma
         condizione che contribuisce alla        anche la propensione a tentare di
         definizione dell’identità delle per-    migliorare le proprie condizioni di
         sone alle quali viene affibbiata tale   vita, a 360°. E la storia dell’uma-
         definizione, se non nella misura in     nità ha ampiamente dimostrato
         cui questo discorso egemone ha          che nessuna legge, nessuna mi-
         un inevitabile “ritorno” sulle stes-    sura politica, nessun tentativo di
         se persone rifugiate e sulla perce-     controllo ex ante o ex post che sia,
         zione che di costoro ha l’opinione      è mai riuscito a bloccare realmen-
         pubblica. Quella di migrante forza-     te tale innata spinta, connaturata
         to è una categoria che ha l’effetto     all’essere umano. I molti tentativi

12
che nell’ultimo decennio sono stati                        ad un viaggio infinito per raggiungere
attuati sia a livello italiano che europeo                 un “posto sicuro” - al deserto, ai mili-
hanno portato, semmai, ad un un ulte-                      ziani, al mare che viene presentato loro
riore aggravio in termini di rischi e per-                 come “the river1” in una colpevole e stru-
dite, giammai ad una reale interruzione                    mentale mistificazione del pericolo enor-
dei flussi, che per loro stessa definizione,               me che rappresenta -, ma anche ad un
non sono fatti per arrestarsi.                             approdo che non è mai un reale punto
                                                           di arrivo. E troppo spesso, non riesce ad
In un contesto normativo come                              essere neanche un nuovo punto di par-
quello      attuale,    che    rappresenta                 tenza per poter finalmente realizzare
un ripiegamento del sistema su se stes-                    quell’esistenza negata, ma si manifesta e
so, un ritorno al passato senza neanche                    concretizza in un nuovo viaggio, con tap-
la memoria di ciò che è stato, senza la                    pe nascoste e incomprensibili, supporti
memoria dei diritti che sono stati fatico-                 spesso esclusivamente formali e, nella
samente strappati - non sono mai esistiti                  migliore delle ipotesi, un’assistenza che
diritti “gentilmente concessi”, ma sono                    non riesce - e forse non lo prevede come
tutti frutto di battaglie, spesso di gran-                 obiettivo, da mandato, basta pensare
di sacrifici - le persone che arrivano sul-                ai mega centri governativi o ai CAS che
le nostre coste, dalle nostre montagne,                    hanno accolto negli ultimi anni tra il 70
portano addosso i segni dei tentativi                      e l’80% di richiedenti e titolari di prote-
di bloccarle. E sono segni molto spes-                     zione - ad accompagnare all’autonomia
so ben visibili, ma ancor più spesso ac-                   fattiva, emancipare e riconoscere una
compagnati da ulteriori manifestazioni                     soggettività. Da un centro d’accoglien-
che risultano “invisibili” e che le persone                za ad un altro - quando si è fortunatə -
assumono come unico bagaglio effettivo                     che, in cambio di un tetto sulla testa e
del proprio viaggio, della propria marcia                  due pasti al giorno, si pone come unico
di liberazione.                                            soggetto normativo in diritto di decidere
                                                           di quelle vite così pervicacemente e co-
Le persone che arrivano da lontano                         raggiosamente ancora in essere. La de-
hanno una forza e una determinazione                       responsabilizzazione raggiunge livelli
incommensurabili, questa è una certez-                     parossistici quando si impone ogni cosa,
za. La prova? Sono qui, nonostante tut-                    dalla cadenza dei rituali quotidiani, all’a-
to, contro tutto, al di là di ogni logica                  desione coatta a indicazioni e regola-
apparente. Eppure ci sono, lo hanno                        menti che spesso arrivano a sostituirsi
scelto, ci hanno creduto pervicacemen-                     - di fatto e/o simbolicamente - alle nor-
te e ce l’hanno fatta, sopravvivendo a                     me sociali, quasi a determinare nei cen-
violenze e soprusi nel Paese di origine,                   tri la sospensione dell’ordine costituito,
1         Dalle moltissime testimonianze raccolte nel corso degli anni di lavoro con richiedenti asilo e rifugiatə, è
emerso come i trafficanti definiscano generalmente il Mediterraneo con il termine “il fiume” A titolo di esempio
si riporta quanto citato nel report Mondi Connessi - La migrazione femminile dalla Nigeria all’Italia e la sorte
delle donne rimpatriate, ActionAid - BeFree, 2019 (https://www.actionaid.it/app/uploads/2019/04/Nigeria_
Mondi_Connessi.pdf): “Usiamo la parola river perché pensavamo che fosse fiume, ma quando sono stata a
Lagos ho visto che cosa è il mare. Le persone lo chiamano fiume, perché pensano che possono nuotare” A.M.,
25 anni, Stato di Edo (Nigeria)

                                                                                                                13
sostituito da un regolamento interno,          questo deve puntare la co-costruzione
privato e “maggiormente efficace”. In          di relazioni di fiducia consapevoli e
quella fase, nell’accedere al sistema di       orientate alla tutela dei diritti.
accoglienza per come oggi è pensato,
molti cittadinə neoarrivatə che portava-      Supportatə dalla competenza profes-
no con sé una motivazione altissima, la       sionale e dallo studio e aggiornamen-
stessa che ha permesso loro di soprav-        to costanti, si riesce a decidere insieme
vivere ed arrivare, sembrano spegnersi,       come procedere, a immaginarsi come
ripiegandosi su se stessə fino a diventare    “strumenti” a disposizione delle perso-
merə portatorə di esigenze e ad essere        ne e a rifiutare la possibilità di sostituirci
“definitə per negazione”, per bisogno.        ad esse, riportando la realtà per quella
Da portatorə di diritti, incredibilmente      che è, senza sporcarla di paternalismo o
arrivano ad essere identificatə come por-     tentativi di protezione, assurdi e disfun-
tatorə di disagio.                            zionali, che spesso parlano più di noi e
                                              delle nostre esigenze che non di loro,
Ecco, nel ripartire da quella spinta, da fino ad arrivare a negare loro la possibili-
quella enorme motivazione e nel cercare tà di desiderare.
di sostenerla, di prendere in carico real-
mente l’intero sistema persona, con l’im- Ad un primo approccio basato su un
prescindibile ausilio della messa in rete iniziale supporto in presenza, si è proce-
di servizi specifici - dove per specifici non duto quindi gradualmente a sostenere
intendiamo dedicati ma prediligiamo l’autonoma iniziativa delle persone nella
servizi pubblici, rivolti a nuovə cittadinə e fruizione dei servizi. Metodologicamen-
quindi sensibili da un punto di vista in- te la presenza iniziale è stata fonte di
terculturale e di genere -, si è cercato di rassicurazione anche nell’accompagna-
attivare percorsi positivi e funzionali con mento all’appropriazione dello spazio fi-
le persone protagoniste, in primis ricono- sico cittadino, nella fruizione dei servizi.
scendo loro tale ruolo esclusivo.             Allo stesso modo l’enfasi posta dall’éq-
                                              uipe sulla gradualità ha avuto l’obiettivo
Si è potuto apprezzare come dal favorire di favorire l’adesione consapevole alle
una reale assunzione di consapevolez- proposte del progetto e di evitare shock
za circa il proprio iter, la lettura “occi- culturali nell’approdo al nuovo contesto
dentale” delle loro storie personali o gli di vita: non è infatti il cambiamento a cre-
elementi del diritto e procedurali, si sia are problemi alle persone straniere, ma
giunti a risultati decisamente superiori il modo e il tempo in cui si chiede loro
alle aspettative. Il risultato occasionale, di abbracciare una logica che non com-
infatti, arriva a rimodularsi anche sulla prendono appieno.
base della progressiva presa di coscienza
del funzionamento del sistema di arrivo, Nello specifico delle donne sopravvissute
la motivazione - quando trova sostegno a violenza e tratta di esseri umani, come
- subisce impennate e porta ad un’at- a qualunque tipo di assoggettamento e
tivazione dapprima inimmaginabile: a sfruttamento, ben sappiamo come un

14
reale affrancamento e una reale rinascita                    l’autoanalisi (di comportamenti e cate-
non possano prescindere dall’assunzione                      gorie), la negoziazione del senso di ciò
di protagonismo: si tratta sempre di po-                     che si fa direttamente con la persona
tere, il potere maschile che minaccia, che                   seguita, l’ausilio imprescindibile della
costringe, che comprime la soggettività.                     mediazione linguistico-culturale e il ten-
Ecco, per riuscire a “liberare se stesse”,                   tativo di realizzare un approccio sistemi-
siamo convintə che l’unico modo possi-                       co.
bile sia riprendere quel potere su di sé,
riconoscersi competenti, protagoniste                        Parlando di relazione consapevole e
- ancora una volta - efficaci, definirsi. E                  interculturale dobbiamo premettere e
farlo a partire da sé, dotandosi
di tutti gli strumenti utili e ne-
cessari. La nostra convinzione
è che non si possa parlare di
empowerment senza parlare di
piacere, di desideri, di tendenza
al miglioramento (delle proprie
condizioni di vita, della propria
esperienza): lo scarto decisivo è
tutto riconducibile al passaggio
dal dovere (dover sopravvivere,
dover rispettare i regolamenti,
dover risultare adeguate, etc.)
al volere/desiderare. Ed è lì che
in nuce è contenuta la possibi-
lità in quanto tale: il potersi pensare, il                  ammettere la possibilità di un dialogo
potersi pensare diversamente, il potersi                     tra pari, a un pari livello di significazio-
definire, il poter mettere dei confini, alla                 ne e svelare la teoria che muove l’azio-
propria immagine e alla sua esposizione                      ne. Non esiste l’essere umano generico,
all’altro da sé, che sia un termine della                    ma l’umano prodotto storico–culturale:
relazione d’aiuto, un pari, un’istituzione.                  “i problemi legati all’esistenza umana
                                                             sono gli stessi; sono le risposte ad essere
In conclusione, a livello metodologico,                      diverse2”. Una visione di tal fatta è ciò che
oltre a quanto detto (gradualità e ac-                       ci ha guidato e permesso di dialogare con
compagnamento su tutti), possiamo                            altri modelli interpretativi del mondo, an-
mettere in evidenza alcuni capisaldi: la                     che radicalmente diversi, come nel caso
relazione consapevole e intercultura-                        delle giovani di origine nigeriana3, con
le come strumento principale di lavoro,                      il mondo invisibile ma percepito come

2         Geertz C., Mondo globale, mondi locali. Cultura e Politica alla fine del ventesimo secolo, Ed. Il Mulino,
Bologna 2001 (Ed. Or. italiana 1999).
3        A titolo esemplificativo si veda il testo di S. Taliani, Il tempo della disobbedienza, Ed. ombre corte, Verona
2019
https://sportellotiascolto.it/2021/03/01/il-tempo-della-disobbedienza-per-unantropologia-della-parentela-

                                                                                                                  15
concreto e reale che le accompagna fino                   I rapporti di potere sono da analizza-
a noi.                                                    re ed esplicitare, anche laddove pare
                                                          non ce ne siano, anche nella relazione
Non possiamo infatti non considerare che                  d’aiuto. Nella posizione del prendersi
“L’ospitalità non è mai semplice […], per-                cura si è inevitabilmente in una posizio-
ché non si riduce ad aiutare il bisognoso,                ne asimmetrica rispetto a chi riceve le
ma pone il problema di ricevere uno                       cure. Per quanto animati dai propositi
sconosciuto, che parla un’altra lingua e                  più innocenti e puri, la posizione è di chi
di cui occorre presupporre sia ricco di                   decide il contesto di un’interazione; ed in
altre sensazioni, sia collegato con altre                 ogni contesto ci sono delle regole esplici-
forze, sia legato ad altri impegni di fedel-              te (regolamenti, leggi, etc.) e delle regole
tà […] l’ospite non è mai un «chiunque»                   implicite (regole di contesto, culturali,
perché, con l’ospite, è appunto questo                    organizzative, etc.) che però vanno inevi-
che si tratta di accogliere, è appunto con                tabilmente, se non allo scontro, almeno
questo che si tratta di negoziare4.” (I.                  al confronto con le norme implicite di cui
Stengers in T. Nathan, 2003; p. 14)                       il migrante è portatore.

Tra identità individuale e collettiva c’è                 D’altra parte, se è vero che ci configu-
continuità, non esiste l’una senza l’altra.               riamo come un termine della relazione
Gli umani sono quindi la somma di patri-                  e che facciamo della relazione il princi-
moni dati e storie individuali specifiche:                pale strumento di lavoro, l’unico modo
sono strutture aperte dove la trasforma-                  che abbiamo per influenzare i processi è
zione è necessaria e continua. Le culture                 riflettere e agire sul noi, salendo di livello
lavorano gli umani e ne sono lavorate.                    e guardando alla relazione medesima.
L’elemento propriamente umano non
è, evidentemente, questo o quell’aspet-                   “Ed è proprio questo il punto di partenza
to della cultura. Gli esseri umani sono                   per mettere a confronto le nostre prati-
influenzati dal contesto nel quale sono                   che [...] e per interrogarci su quale ruo-
stati generati e un simile contesto varia                 lo attribuire all’appartenenza culturale.
nel tempo e nello spazio. Ciò che ogni                    [...] si rischia di passare da una polarità
essere umano ha in comune con tutti gli                   all’altra con un’oscillazione spaventosa
altri è la capacità di rifiutare o declinare              perché talvolta, presi dalla necessità di
personalmente queste determinazioni.                      collocarsi nel dibattito e di utilizzare l’ap-
Di sicuro il mio ambiente mi spinge a ri-                 partenenza culturale, si trascura di con-
produrre i comportamenti che valorizza;                   siderare che della cultura le persone e i
ma esiste anche la possibilità di staccar-                gruppi se ne fanno qualcosa di particola-
mene pur facendoci i conti, e ciò è essen-                re sempre secondo i contesti e le dinami-
ziale, perché segna la possibilità di fare                che nelle quali si trovano. […] La cultura
diversamente e l’importanza dell’agency                   non è solo protezione dell’identità, solo
e della scelta.                                           retaggio, credenza, superstizione. É una

nella-migrazione/
4        Isabelle Stengers in Nathan T., Non siamo soli al mondo, Ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003

16
strategia di lotta, è un rapporto di forza                 mo, che ci costruisce come esseri umani
oltre che di senso fra gli interlocutori.                  particolari, peculiari.
[...] la cultura degli immigrati può essere
un aspetto decisivo della comprensione                     Forte di queste consapevolezze il progetto
[…], della Cura; o può essere un aspet-                    “Fino a prova contraria” ha fatto sì che
to del tutto irrilevante dal quale lo stes-                aprire un ragionamento sul “noi” fosse
so immigrato vuol prendere le distanze,                    parte del metodo - con le riunioni di co-
perché diventa una marca di cui non sa                     ordinamento e supervisione - e quindi
che farsi, in un contesto che quell’identi-                del modello. Unico termine della relazio-
tà, che quel profilo ha reso intollerabile.                ne su cui possiamo pensare di agire per
[…] D’accordo con Tobie Nathan quando                      cambiare la relazione stessa, e quindi
afferma che l’etnopsichiatria serve nel-                   modificare il rapporto con l’altro termi-
la misura in cui interroga criticamente i                  ne in gioco: loro, le persone, gli “utenti”.
nostri saperi, altrimenti non ne abbiamo                   È molto facile, d’altra parte, considerare
bisogno” (R. Beneduce, 20005). Se allo-                    quellə che noi puntiamo ad accompagna-
ra la persona non ci dà prova della dif-                   re all’autonomia, come mancanti di quello
ferenza che ci aspetteremmo, siamo noi                     che il percorso assieme darà loro (e di
a doverci interrogare: non su cosa ci sta                  sicuro praticamente lo sono), senza met-
dicendo, ma su cosa ci aspettavamo che                     tersi deliberatamente in gioco, deviando
ci avrebbe dato o detto.                                   creativamente dal nostro standard per
                                                           avvicinarci alla persona e ai suoi bisogni
D’altra parte, nella nostra esistenza quo-                 primari e di protagonismo rispetto alla
tidiana, gli automatismi della vita ci ren-                propria vita. Come afferma I. Stengers, la
dono ciechə: prendiamo per naturale ciò                    diversità si constata mentre il pluralismo
che è solo convenzionale e l’abitudine                     va condiviso e costruito: non si può dire
sottrae alla percezione una moltitudine                    chi abbia torto o ragione, ma si può
di gesti. Anche nel nostro caso, anche                     costruire insieme un nuovo senso. L’u-
in noi operatorə così come in qualsiasi                    nico modo di costruirlo insieme è con la
altro umano, come afferma l’antropologo                    critica alle nostre categorie (che ci sem-
Ralph Linton, “la cultura è come l’acqua                   brano naturali) e con l’attenzione alla re-
in cui il pesce nuota: il pesce vede attra-                lazione.
verso quell’acqua, ma non la vede come
tale”. È dunque dall’incontro con l’altro e                Senza tralasciare il fatto che il trova-
con un altro ambiente culturale che può                    re le parole giuste costituisce il mi-
iniziare il processo di scollamento dalla                  glior antidoto contro le proprie de-
nostra cultura, rendendocela visibile. È                   bolezze, e che una discussione sul
possibile dunque divenire consapevoli                      significato e sull’uso delle parole evita
della funzione generica della cultura, che                 possibili malintesi quando si lavora in
permette agli umani di essere tali, e dei                  contesti multiculturali, occorre lavorare
tratti specifici, di quella cui appartenia-                di concerto, insieme al mediatorə per
5          Questa citazione è tratta dal documento: Primo incontro di etnopsichiatria “PERCORSI A CONFRONTO”
Attraverso le “storie” e le “cure” verso la formalizzazione di nuove tecnologie, 24 novembre 2000, Milano. Reperibile
sul sito internet: http://www.naga.it/pdf/gruppo_etnopsi_ricerca_01.pdf .

                                                                                                                17
permettergli di avere i giusti strumen-               un’azione che quindi possa essere
ti e conoscenze che da dentro possia-                 sin dall’ideazione gender, migration e
mo trasmettere o negoziare con lui/lei                intercultural sensitive. Per lo stesso motivo
(al di là di quanto condiviso in termini              la metodologia adottata prevede, anche
di trasferimento di competenze, con il                in situazione, due momenti di confronto
corso di formazione intensivo iniziale).              con i mediatorə che mai possono mancare
La mediazione è qualcosa che disvela,                 nel lavoro “a tre” con la persona: un mo-
propone e vaglia circuiti inediti di co-              mento di briefing iniziale in cui si discute
municazione – un terzo spazio, per usare              il caso e l’approccio, in cui gettare le pre-
le parole di H. Bhabha6 (1997) – atti a               messe e negoziare un intervento efficace
favorire una negoziazione che possa por-              e un momento di debriefing finale dopo
tare, se non altro, ad una riflessione sul            il colloquio, del mediatore con l’utente
sé, per un incremento di conoscenza che               - per avere contezza della sua perce-
migliori la qualità dei servizi e quindi della        zione dell’intervento e della relazione
vita dei protagonistə degli stessi. D’altra           instaurata con mediatorə e operatorə - e
parte, l’interprete dice ciò di cui le per-           poi tra operatorə e mediatorə, affinchè si
sone parlano; il mediatore dice anche ciò             possa analizzare l’intervento complessi-
che le persone non dicono. Il mediatore               vamente e allinearsi relativamente alla
dunque permette di schiudere significati              conduzione di altri eventuali colloqui o ai
sottesi a linguaggi verbali e non verbali,            passi da fare fuori dal setting, in supporto
a comportamenti e codici culturali, for-              alla persona.
nendo agli operatorə specializzatə chiavi
di lettura importanti per capire e orienta-           In ultimo, come si vedrà anche dalle
re la relazione d’aiuto.                              testimonianze raccolte nelle pagine che
                                                      seguono, il nostro approccio tende a
È stato quindi (ed è) necessario lavorare             considerare la salute in senso globale e
con i mediatorə perché non sono mere                  quindi anche a mettere in connessione
fonti di sapere, né strumenti da utiliz-              la stessa con la soluzione di proble-
zare. È necessario dialogare e curarsi                mi pratici (che sono quelli che la prima
l’un dell’altrə, per non escludere il cul-            accoglienza, inefficace, dovrebbe aiuta-
turale nella considerazione del disagio               re a risolvere) legati all’ottenimento del
e non ricondurre meramente a questa                   permesso di soggiorno e di una forma
dimensione i patimenti dei migranti.                  di regolarizzazione della propria posizio-
Per questo si sono realizzate attività di             ne sul territorio. Questa diventa quindi
teambuilding, per superare i limiti del               la prima forma di riconoscimento ne-
lavoro a chiamata - nonostante questa                 cessario per le persone migranti: per
attività sia stata svolta online per moti-            arrivare a una soluzione in questo sen-
vi connessi alla pandemia - e nel tenta-              so però spesso occorre del tempo e che
tivo di realizzare un approccio di siste-             la relazione si consolidi e garantisca un
ma: contare sui mediatorə linguistico                 sufficiente livello di fiducia. Sovente tro-
culturali a monte dell’intervento, per                vare insieme alla persona la soluzione ad
6      Bhabha H.K. a cura di, Nazione e narrazione, Ed. Meltemi, Roma 1997.

18
un problema apparentemente piccolo,
può avere un effetto positivo su aspetti
più gravi. Questo non vuol dire che tutti i
problemi siano risolti, ma che si è creata
un’apertura dalla quale fare entrare al-
tre possibili soluzioni. La soluzione è
sempre un passo verso una terra scono-
sciuta e farlo insieme ad altre persone è
un onere e un onore: affrontare insieme
l’ignoto rassicura e rafforza e in questo
i legami che si creano tra le persone -
soprattutto per il tramite fondamentale
dei mediatorə linguistico-culturali - sono
una rete di salvataggio imprescindibile.

                                              19
3.1 UNA PRESA IN CARICO OLISTICA, LA STORIA DI DAWIT

         Dawit – nome di fantasia – è un          una piena autonomia economica,
         elegante signore di origine eritrea,     Dawit - come molte altre persone
         arrivato in Italia nel 2018 dopo aver    in uscita dai centri - si è trovato ad
         passato diversi anni in un carcere       affrontare una nuova fase delicata
         nel Paese d’origine a causa della sua    della sua vita nell’impatto con la
         fede religiosa e delle sue idee poli-    violenza strutturale di un sistema
         tiche. Conosciamo attraverso i rac-      che discrimina e si nutre di disegua-
         conti delle numerosissime persone        glianze nel configurare gruppi in
         eritree incontrate nel corso della       concorrenza per esigue risorse. Ha
         presente e precedenti esperienze         cercato quindi di guadagnarsi da vi-
         lavorative quanto sia oppressiva la      vere con piccoli lavoretti e, compra-
         dittatura militare vigente nello stato   ta una bicicletta, ha iniziato a lavo-
         del Corno d’Africa. Un regime tota-      rare come rider.
         litario durissimo, al potere dal 1994
         (anno dell’indipendenza dall’Etio-       A maggio 2020, mentre lavorava,
         pia) che non lascia scampo alla po-      è stato investito da un autobus
         polazione ormai stremata.                mentre attraversava sulle strisce pe-
                                                  donali, e da lì è iniziata una nuova
         Dawit, uscito dal Paese, ha percor-      odissea. Dawit ha riportato conse-
         so la rotta che dal Sudan porta in       guenze fisiche non di poco conto.
         Libia fino ad attraversare il mare e     È uscito dall’incidente fisicamente
         all’approdo in Italia. Ha presentato     offeso a una gamba, tant’è che oggi
         domanda di protezione internazio-        non riesce ad averne il controllo nel
         nale, ottenendo l’asilo politico. Una    movimento e si sospetta possa ave-
         volta fuori dal sistema di accoglien-    re ulteriori problemi neurologici.
         za, in condizioni di massima proatti-
         vità ma non certo avendo raggiunto Il sig. Dawit è entrato in contatto

20
con le operatrici del progetto, proprio       riuscito a leggere e quindi comprende-
nel momento in cui è uscito dall’ospe-        re bene il foglio di dimissioni dall’ospe-
dale, perché in grave difficoltà. Era com-    dale e non aveva quindi visto e compre-
pletamente disorientato e non era a co-       so che doveva assumere farmaci né la
noscenza di cosa dovesse fare, né dove        posologia. Un’attenzione olistica e che
andare, né come, visto che aveva en-          tenga in debito conto le determinanti di-
trambe le gambe ingessate.                    stali della salute non poteva però esau-
                                              rirsi nell’esplorazione e approfondimen-
Quella che si è realizzata con il signor      to di aspetti meramente sanitari. Ciò che
Dawit è stata una presa in carico in sen-     ha permesso infatti anche un salto di
so pieno, che ha fatto leva non solo sulla    qualità nella relazione con la persona,
condizione psicofisica della persona,         è stato cercare insieme una soluzione
ma anche sulle cosiddette determinan-         a problemi avvertiti come pressanti, al
ti distali della salute. Indagando quindi     pari di quelli che ne mettevano a rischio
vari aspetti del suo malessere, collegato     l’incolumità fisica.
all’accaduto, ma anche alla condizione di
precarietà vissuta da Dawit, sono emersi      Il signor Dawit era stato già preso in carico
elementi dapprima sconosciuti che han-        dai Servizi Sociali, ma l’intervento dell’o-
no consentito di attivare i supporti più      peratrice è stato comunque risolutivo.
idonei e i servizi dedicati. Verso questi     L’assistente sociale cui era stato asse-
servizi è stato quindi realizzato un invio    gnato in passato aveva infatti nel mentre
mirato che nel caso di Dawit ha coinciso      lasciato il servizio ed era stata sostituita
con l’accompagnamento anche fisico.           da una collega con la quale Dawit non
                                              era riuscito a stabilire un contatto positi-
Innanzitutto, è stato nominato un             vo. Una serie di comportamenti agiti sia
legale di fiducia che potesse affiancar-      dall’assistito che dall’assistente sociale,
lo nella causa per l’incidente e anche a      in totale buona fede, avevano generato
tal fine è stato fatto un lavoro di rete e    fraintendimenti e di fatto minato le
collegamento tra diversə professioni-         possibilità di costruire una relazione po-
stə/servizi che altrimenti non avrebbero      sitiva e una comunicazione costruttiva ed
dialogato in supporto a Dawit. In questo      efficace.
modo non solo ha potuto contare su una
mediazione culturale e sociale verso il       In questa opera di mediazione con il
medico di base e con un medico legale         Servizio, il ruolo del mediatore culturale
e un ortopedico di fiducia ma è riuscito a    è stato a dir poco fondamentale nel
sentirsi parte di un meccanismo capace di     tradurre comportamenti e codici non
muoversi per sostenerlo. La difficoltà che    scritti, ben oltre le parole che si pro-
Dawit ha riscontrato inizialmente è stata     nunciavano nel contesto dell’incon-
proprio il non sapere a chi rivolgersi, da    tro. Si sono quindi realizzati 4 incontri
dove partire, cosa poter chiedere e cosa      di rete presso il Municipio interessato
no, a chi affidarsi, come districarsi tra i   che hanno consentito – nel rispetto del-
servizi sul territorio. Ad esempio, non era   la privacy, con il consenso e il protago-

                                                                                       21
nismo di Dawit – di schiudere significati     importanti dal punto di vista sanitario e
sottesi ai comportamenti che derivavano       abbiamo così agevolato la presa in carico
anche dalla storia personale del benefi-      da parte del centro diabetologico Con-
ciario, oltre che dal riferimento a diversi   cordia di Acismom, che gli ha consentito
codici culturali e comunicativi.              anche di avere un’esenzione dal ticket
                                              prevista per la malattia.
Gradualmente, unendo le competenze e
restituendo protagonismo a Dawit, siamo      Il progetto si è poi occupato di attua-
riuscitə a costruire un progetto persona-    re azioni lungimiranti che certo non si
lizzato, seppur non definitivo e, fortuna-   vedranno concretizzate in breve tem-
tamente per certi versi, in continua evolu-  po, ma speriamo possano essere fo-
zione: l’operatrice è riuscita ad agevolare  riere di ulteriore sviluppo delle capaci-
di concerto con l’assistente sociale, la     tà e delle possibilità per il sig. Dawit in
strutturazione di un piano economico         Italia. È stata inviata la domanda di casa
che prevede erogazioni mensili per un        popolare e sono stati fissati appunta-
anno.                                        menti per diverse visite neurochirurgi-
                                             che (previste tra giugno e ottobre) per
Questo progetto personalizzato costrui- indagare problematiche più profonde
to in base a desideri, aspirazioni e bisogni emerse nel corso dei colloqui a seguito
del sig. Dawit, gli ha finalmente consen- dell’incidente che ha portato il sig. Dawit
tito di affittare un posto letto e di avere a riferirsi al progetto.
un sostegno economico atto a garantire
il soddisfacimento di bisogni essenziali, Anche sul versante del supporto legale,
come fare la spesa o acquistare farmaci. siamo in attesa visti i lunghi tempi per
                                             arrivare a decisione definitiva in cause
Non solo quindi un sostegno che è anche per incidenti stradali e di conseguenza, in
un auspicio per il futuro e un nuovo ap- costante contatto con il legale di fiducia,
prodo a partire dal qual evitare le varie attendiamo speranzosə comunicazioni in
trappole burocratiche e le indefinite mo- merito.
dalità di espulsione dalla società, dal no-
vero dei cittadini a pieno titolo. Anche un In conclusione, il percorso è stato
utile sostegno in un periodo segnato dal- estremamente interessante perché ha
la sofferenza personale e dalla pandemia riguardato veramente molti aspetti del-
che si sta mostrando essere non solo una la vita del beneficiario e perché abbiamo
crisi sanitaria ma anche una crisi sociale potuto sostenerlo a 360 gradi, toccando
e occupazionale.                             con mano la professionalità e serietà
                                             dell’assistente sociale che lo ha seguito
Conoscendo meglio la storia di Dawit, e che ha saputo mettersi in gioco e cam-
grazie all’apporto fondamentale del- biare la sua percezione. Inoltre, abbiamo
la figura del mediatore culturale e su riscontrato quanto sia importante che
prezioso consiglio dell’assistente sociale, la persona, anche se in grave difficoltà,
siamo riusciti a conoscere altri aspetti sia parte attiva nel reperimento di una

22
soluzione o almeno di uno spiraglio di
soluzione ai suoi problemi. La respon-
sabilizzazione e la motivazione, spesso
bassissime dopo un periodo di acco-
glienza in un sistema che difficilmente
emancipa e rende autonomə in maniera
duratura, ci sembrano fattori fondamen-
tali per l’avvio di una nuova vita positiva,
il primo passo per sentirsi “davvero a
casa”.

Il rapporto di fiducia e positiva e
proattiva collaborazione che si è creato
tra beneficiario, operatrice legale e
mediatore culturale (e assistente socia-
le) nel cercare di capire insieme quale
fosse la strada migliore da intraprendere,
è l’elemento distintivo del modello follow
the people che sin dalla sua strutturazione
mette al centro la persona seguendola e
sostenendola non solo simbolicamente,
ma anche effettivamente e concreta-
mente presiedendo al fianco di lui/lei alla
riappropriazione dello spazio cittadino,
finalmente percepito come uno spazio
anche proprio.

                                               23
4   LA MIGRAZIONE FEMMINILE DALLA NIGERIA E IL
         CONTRIBUTO DEL PROGETTO “FINO A PROVA CONTRARIA”

         La Nigeria è di gran lunga il prin-                 donne nigeriane dal momento del
         cipale Paese di provenienza delle                   loro arrivo in Italia (quando do-
         persone in fuga che giungono da                     vrebbero trovarsi in luogo sicuro,
         noi e fanno richiesta di protezione                 finalmente in salvo) non accenna-
         internazionale1 e rappresenta un                    no certamente a diminuire, anzi.
         paradigma perfetto del paradosso                    Nello specifico, non di rado capita,
         sistemico che viviamo.                              come ben sappiamo, che le gio-
                                                             vani e giovanissime donne siano
         Sulla    femminilizzazione     della                nella quasi totalità vittime di trat-
         migrazione e della povertà sono                     ta degli esseri umani, per lo più a
         stati dati importanti contributi nel                scopo di sfruttamento sessuale.
         corso degli anni2, eppure - come                    Così, dal momento dell’arrivo, ge-
         è emerso costantemente dalle                        neralmente rimangono pochissimo
         donne incontrate con il progetto                    tempo all’interno delle strutture
         “Fino a prova contraria” - i pro-                   di prima accoglienza (CAS - Cen-
         blemi e gli ostacoli che in media                   tri accoglienza straordinaria) per
         si trovano ad affrontare le giovani                 poi essere contattate e prelevate

         1         Secondo i dati a disposizione la Nigeria tra il 1990 e il 2017 è il primo paese per domande
         d’asilo in Italia e il secondo per numero di dinieghi (tra le prime 10 nazionalità). in questo
         contesto è interessante notare quanto riportato ne Protezione internazionale in Italia, il caso della
         Nigeria (http://cdgvr.it/wp-content/uploads/2018/07/nuova-news.pdf ) “All’interno di questa
         massiccia migrazione nigeriana (come oramai è assolutamente acclarato, indotta principalmente
         da organizzazioni criminali mafiose dedite al traffico di esseri umani al fine dello sfruttamento
         nella prostituzione e nelle economie illegali forzate) è stato importante il ruolo delle donne che
         sono giunte a rappresentare quasi il 30% degli arrivi dalla Nigeria, costituendo l’unico paese di
         provenienza con un tasso femminile così alto”
         2         Sull’argomento v. Rapporto EASO - European Asylum Support Office sulla Nigeria del
         2017 e ss. su: tasso di violenza fisica contro le donne, insufficienza delle misure di protezione
         messe in atto dal Governo nigeriano e mancato intervento delle forze di polizia del Paese nelle
         vicende di violenza domestica, che spesso tendono a incolpare la vittima della violenza subita.

24
(spesso fisicamente) dagli sfruttatori e                  servizi essenziali come la mediazione lin-
dalle sfruttatrici (le cosiddette madame)                 guistico-culturale, il sostegno socio-le-
in Italia. Non di rado accade che le don-                 gale e quello psicologico, per non par-
ne sfruttate per la strada vengano inter-                 lare dell’avviamento al lavoro), di fatto,
cettate dalle forze dell’ordine che - tro-                potevano afferire dopo il d.l. 113/2018
vandole sprovviste di regolare titolo di                  (cosiddetto Decreto Sicurezza o Decreto
soggiorno - le traducono direttamente                     Salvini) le donne sopravvissute alla tratta
nei CPR (Centri per il rimpatrio), centri di              o quelle con indicatori della stessa dina-
detenzione amministrativa nei quali - pa-                 mica di sfruttamento e soggiogamento.
radossalmente - le stesse si trovano per
la prima volta dal loro arrivo a contatto                 In secondo luogo, non possiamo non
con le forme minime di tutela legale e ri-                registrare - anche attraverso il punto di
escano solo da lì a presentare richiesta                  osservazione privilegiata costituito dal
di protezione internazionale, dopo aver                   progetto (si veda in proposito la sto-
ricevuto un decreto di espulsione. No-                    ria di Naomi e Queen, riportate poco
nostante le molteplici e importanti testi-                oltre) che anche il sistema pubblico di
monianze in tal senso, il circuito di acco-               micro-accoglienza diffusa presenta del-
glienza governativa e prefettizia ad oggi                 le caratteristiche tali da attuare una di-
non prevede eccezioni di sorta, il che si-                scriminazione strutturale nei confronti
gnifica, ad esempio, che nel più banale                   delle giovani nigeriane. Partendo dal
dei casi, se una giovane si allontana dal                 giusto presupposto di dover lavorare sul
CAS per seguire la promessa di un buon                    senso di casa e in ambito intercultura-
impiego, qualora riuscisse a liberarsi da-                le, e quindi dalla necessità di tutelare la
gli sfruttatori e facesse ritorno al centro               composizione di centri e appartamenti al
di accoglienza in cerca di sostegno, con                  fine di non farne dei contenitori “mono-
buona probabilità verrebbe rifiutata in                   etnici”, si giunge al paradosso per cui le
quanto generalmente e per regolamento                     ragazze nigeriane non vengono accolte
non si concede il reingresso a seguito di                 in maniera costante e continuativa, pro-
un abbandono volontario o un’assenza                      prio per un’eccessiva presenza di donne
ingiustificata prolungata, come nei Casi                  nigeriane in accoglienza (sommata alla
di diverse donne seguite dal progetto (si                 generalizzata carenza di posti per donne
veda oltre, la storia di Queen).                          e nuclei familiari). Nonostante quindi sia
                                                          invalsa tra gli addettə ai lavori la tesi che
Parliamo dei soli Cas - e non anche del si-               vede le donne nigeriane fragilizzate dal
stema di accoglienza a titolarità pubblica                loro vissuto e quindi vulnerabili3, esposte
conosciuto prima come Sprar, poi Siproi-                  a violenza e sfruttamento anche nel con-
mi e ora Sai - in primo luogo perché la                   testo di approdo, si preferisce lasciarle
quasi totalità delle persone seguite come                 in uno stato prossimo alla completa so-
richiedenti asilo provenivano da Cas, in                  spensione esistenziale in quei contenitori
quanto solo a questi (privati peraltro di                 vuoti che sono spessissimo i Cas (soprat-
3         Nonostante si moltiplichino le linee guida sia ad opera di agenzie internazionali sia di enti locali o
del privato sociale (si veda a titolo esemplificativo solo l’ultima in ordine di tempo reperibile al seguente link:
https://www.centrodonnapadova.it/images/lineeguida_web.pdf )

                                                                                                              25
tutto dopo l’approvazione del capitolato                       sufficientemente conto in sede ammi-
del dicembre 2018 e dopo il cd. Decreto                        nistrativa dell’evidenza che siano esse
Sicurezza), nonostante migliaia di posti                       stesse tra i principali indicatori di una
liberi nel sistema pubblico4 e sebbene                         storia di tratta. D’altra parte, il “binario
ci sia effettivamente quindi la possibilità                    morto” del percorso sociale7 ex art.18 d.l-
almeno di sottrarle allo sfruttamento più                      gs. 286/98 è stato progressivamente svi-
pervicace e agevolare, anche con le dovu-                      lito e disatteso negli anni a favore di un
te competenze5, un’iniziale emancipazio-                       utilizzo esclusivo del binario giudiziario
ne da vissuti di violenza e sfruttamento e                     (che prevede la denuncia degli sfruttatori
quindi l’avvio di un fattivo accompagna-                       da parte della vittima), senza considera-
mento all’autonomia.                                           re che la concessione del PdS attraverso
Il sistema di accoglienza cui generalmen-                      l’applicazione del “binario sociale” può
te afferiscono le migranti nigeriane quin-                     essere prodromica anche di un succes-
di, come si può facilmente evincere, non                       sivo iter giudiziario8, affrontato così con
consente alcuna tutela effettiva nean-                         maggiore consapevolezza e sicurezza
che a donne e ragazze che con enorme                           per la vittima. Inoltre, si tende a sempli-
fatica e coraggio riescono a rifiutare le                      ficare le storie delle richiedenti, rinun-
condizioni di sfruttamento e riduzione in                      ciando completamente ad uno sguardo
schiavitù da parte degli sfruttatori.                          interculturalmente orientato, finendo
                                                               per appiattire ogni possibile profondità
Anche nel caso in cui una donna riuscisse                      e complessità delle drammatiche storie
a portare avanti un percorso rimanen-                          personali, narrate sovente con profonda
do all’interno del circuito di accoglien-                      dignità, troppo spesso scambiata per
za, al momento dell’intervista in Com-                         spavalderia. L’abitudine a “gonfiare
missione Territoriale, molto spesso le                         il petto” ed alzare la voce, racconta di
“storie fotocopia” o comunque fumose                           una società di provenienza nella quale,
e ritenute poco credibili6 vengono anco-                       essendo considerate come subalterne, si
ra troppo spesso penalizzate. Per le c.d.                      ha solo questa forma di difesa per tenta-
“storie fotocopia” non sempre si tiene                         re di affermare se stesse, forma di difesa

4          Si parla infatti a luglio del 2020 di ca. 9000 posti liberi nel sistema Sai: https://altreconomia.it/
accoglienza-due-anni-dopo-decreto-salvini/
5          Sul sistema Cas, privato di servizi fondamentali, le evoluzioni degli ultimi anni e la sostituzione di
soggetti no profit a vocazione sociale con operatori economici for profit e/o in grado di generare economie
di scala e senza una visione e un’esperienza nel campo che consenta di opporsi e sottrarsi a un sistema di
accoglienza ridotto a mero controllo sociale, con centri di accoglienza trasformati in mega-contenitori dediti ad
un servizio di guardiania o al più di albergaggio, si veda la serie Centri d’Italia a cura di ActionAid e openpolis
reperibile al seguente link: https://www.actionaid.it/app/uploads/2020/05/CentridItalia_2019.pdf
6         Ci si riferisce in questo caso a storie personali generalmente “preconfezionate” dalle madame, o a
storie reali che però non hanno potuto beneficiare di un corretto accompagnamento (si veda quanto specificato
sull’assenza dei servizi anche di supporto legale nei Cas) ad una narrazione che si adatti ai canoni e ai codici
propri dell’organo valutatore - Commissione Territoriale - secondo criteri prettamente occidentali in quanto a
linearità del tempo e categorie di riferimento)
7         https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2015/04/doc_GRETA.pdf
8         Come sottolineato più volte da esperti del calibro di Maria Grazia Giammarinaro, ex special rapporteur
e coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani dell’OSCE. Per approfondire si veda su Questione Giustizia,
Emilio Santoro, Asilo e tratta il tango delle protezioni, https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/asilo-e-tratta-
il-tango-delle-protezioni_540.php

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