Festival Musicale di Guardia Perticara agosto 2021
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a Papà Roberto Guidone Questo festival è dedicato a te, che hai sempre avuto un forte legame con il tuo paesino di nascita, Guardia Perticara, ed estrema cura per il Palazzo Guidone, simbolo delle tue e delle nostre origini. Dar vita a questo evento ha contribuito a rinsaldare il nostro legame e mi fa sentire la tua presenza più vicina. Per poco non sei riuscito a goderne anche tu. 3
INDICE CHIARA, GIULIANO, L'ARMONIA E L'INVENZIONE..............................6 PREMESSA..............................................................................................................8 PRIMA SERATA....................................................................................................9 MUSICA E NATURA......................................................................................9 Programma.......................................................................................................10 Gli Artisti...........................................................................................................11 Peppe Vessicchio..........................................................................................11 Minni Diodati.............................................................................................13 Daniela Cammarano...................................................................................14 Lena Yokoyama...........................................................................................15 Giuseppe Russo Rossi................................................................................16 Lamberto Curtoni......................................................................................18 Angie Liang.................................................................................................19 ASHRAM UNA VITA NELLA PACE.........................................................20 Nobile semplicità e quieta grandezza...............................................................22 SECONDA SERATA............................................................................................24 LA TRAVIATA SONO IO............................................................................24 Programma.......................................................................................................25 Gli Artisti..........................................................................................................26 Alessio Boni................................................................................................26 Filippo Arriva.............................................................................................28 4
Marco Salvio...............................................................................................29 Daniela Filosa.............................................................................................30 Giuliano Guidone......................................................................................32 Appunti per una rilettura.................................................................................33 La Traviata sono io............................................................................................35 TERZA SERATA..................................................................................................56 IL BORGO AL CHIARO DI LUNA............................................................56 Programma.......................................................................................................57 L'Artista............................................................................................................58 Francesco Libetta........................................................................................58 Guida all'ascolto di Luca Ciammarughi....................................................59 IL BORGO............................................................................................................68 ORGANIZZAZIONE..........................................................................................75 Chiara Renino, direttrice artistica.............................................................75 5
CHIARA, GIULIANO, L'ARMONIA E L'INVENZIONE di Titti Marrone* Paion traversie eppur sono opportunità è la massima di un grande napoletano, Giambattista Vico, e i tempi aspri che viviamo dovrebbero portar tutti ad assumerla come propria. Lo hanno fatto con impeto e passione Chiara Renino e Giuliano Guidone, ideatori di ClassicAlborgo, il festival musicale ospitato da Guardia Perticara nel Potentino dall'11 al 13 agosto 2021. I due giovani musicisti napoletani erano stati indotti a trasferirsi provvisoriamente da Milano nell'affascinante borgo medievale con il loro piccolo Roberto all'inizio della pandemia, nei primi mesi del 2020. Non immaginavano quello che li aspettava. Perché qui, nell'antica dimora di famiglia, tra una sessione di smart working e un impegno domestico, sono stati catturati da un incantesimo che li ha portati a scoprire e inventare un'opportunità fino ad allora impensata. Nel segno della bellezza. La prima scoperta è stata quella del luogo. La magia del piccolo borgo arroccato sul bordo della valle del torrente Sauro si è schiusa davanti ai loro occhi con l'incanto del paesaggio incontaminato, di architetture permeate di suggestioni medievali, di un'aria balsamica, di una gastronomia dai sapori unici. A sorpresa, lontano dai clamori della grande città, si sono trovati a sperimentare il lenimento di quella "cura dello sguardo" che il poeta-paesologo Franco Arminio identifica come possibilità di salvezza dalle nostre pandemie interiori, indotte dalla fatica straniante della vita metropolitana. Così è nata l'idea di avvicinare a quel mondo * Giornalista, scrittrice e saggista 6
fatato l'altro loro universo, quello della musica, in cui ciascuno dei due è immerso dagli anni degli studi al Conservatorio. La seconda scoperta è stata la comune voglia di condividere quei due mondi in apparenza così distanti l'uno dall'altro. Chiamando a raccolta amici musicisti, talentuosi concertisti, artisti incontrati negli anni del loro impegno musicale o lungamente ammirati, che hanno aderito con entusiasmo all'invito. Aprendo il borgo di Guardia Perticara a una tre giorni di bellezza perfetta, offerta in primo luogo ai suoi abitanti, ospitali e accoglienti come sanno essere i meridionali, ma poi anche a chiunque voglia concedersi una pausa dal ritmo balordo del vivere quotidiano. L'incantesimo che ha catturato Chiara e Giuliano genera questo festival piccolo e prezioso, assolutamente unico nel suo genere, che si salda a un'idea entrata nel dibattito pubblico proprio dall'inizio della pandemia: quella della "città disseminata sul territorio", che valorizzi l'arcipelago dei borghi storici e rurali italiani incastonati tra colline e montagne ma desertificati negli anni '50 e '60. Una chance produttiva, culturale, turistica, enogastronomica che solo l'Italia, e in particolar modo il Mezzogiorno, può e deve sperimentare dopo i fallimenti di formule come quella industrialista. Perché la carta vincente può essere ora la bellezza, quella che meglio caratterizza la specificità dei nostri luoghi e del forziere inarrivabile costituito dalla tradizione culturale più ricca al mondo. Il valore aggiunto di un'offerta musicale ricca e originale come quella ideata da Chiara e Giuliano, affidata ad artisti di grande livello, fa della prospettiva di partecipare al festival l'occasione per un regalo fatto a sé stessi. Sarà come avvolgersi nella bellezza paesaggistica, nel verde ritemprante della collina, avviluppati dall'incanto della musica. 7
PREMESSA L'idea di questo Festival è nata durante i periodi bui della pandemia. Cercando rifugio in un angolo remoto dell'Italia, quasi in fuga da una Milano messa a ferro e fuoco, nell'estate del 2020, siamo arrivati a Guardia Perticara. Arroccata su una piccola vetta nella valle del Sauro, tra colline verdi, alberi da frutto, calanchi e mucche podoliche che pascolano libere, questo borgo antico, fatto di case in pietra, stradine di mattoni, panorami suggestivi e cittadinanza cordiale, ci accoglie come persone di famiglia. Grazie a questi luoghi che profumano di passato, all'aria tersa e ai prodotti generosi della terra, riscopriamo a poco a poco un nuovo interagire con la natura: un rapporto così "fisicamente" diretto con essa, ti fa comprendere la necessità di averne rispetto, di assecondare i suoi ritmi, non per forza accelerati, e di abbandonarti proficuamente alla contemplazione. Chiara Renino e Giuliano Guidone Ideatori del festival Sono entusiasta di questa iniziativa dall'alto valore culturale, che ho subito appoggiato con forza. Sono certo che darà un grande risalto a Guardia Perticara e sono convinto che la Musica sarà specchio fedele della bellezza e del fascino del nostro suggestivo Borgo. Pasquale Montano Sindaco di Guardia Perticara 8
PRIMA SERATA MUSICA E NATURA Peppe Vessicchio, il celeberrimo direttore, si trova qui nella sua veste più inconsueta, ossia alle prese con musica di tradizione colta. Impegnato per anni - parallelamente ai suoi appuntamenti televisivi più popolari - nello studio del rapporto tra fenomeni acustici e natura, ha sviluppato una singolare teoria (supportata da studi scientifici) secondo cui tutto è collegato: "La musica fa crescere i pomodori" nel miglior modo possibile (questo il titolo di un suo saggio). E sono proprio le norme dell'armonia "naturale" (così viene chiamata dal Direttore), ossia tutte quelle regole musicali utilizzate dal più famoso musicista mai esistito - Wolfgang Amadeus Mozart - a collegarsi in perfetta sintonia con lo sviluppo della natura, tanto da far crescere i pomodori più succosi, l'uva migliore, le viti più rigogliose. In questa serata verrà quindi presentato un brano scritto da Peppe Vessicchio, composto secondo queste "leggi naturali", arie di Mozart e Cimarosa, riorchestrate sempre in base a questi principî, e un quartetto giovanile del compositore salisburghese, per rendere omaggio proprio al sommo musicista che per primo li ha utilizzati. 9
PROGRAMMA G. VESSICCHIO Ashram per quintetto d'archi (1976/2010) W.A. MOZART Quartetto per archi in do maggiore K. 157 - Allegro - Andante - Presto D.CIMAROSA/G. VESSICCHIO "Aria di Chiarella" (da "Li Sposi per Accidente") per soprano e quintetto d'archi W.A. MOZART/G. VESSICCHIO "In uomini, in soldati" (da "Così fan tutte") per soprano e quintetto d'archi "Voi che sapete" (da "Le nozze di Figaro") per soprano e quintetto d'archi *** Peppe Vessicchio direttore Minni Diodati soprano Daniela Cammarano violino Lena Yokoyama violino Giuseppe Russo Rossi viola Lamberto Curtoni violoncello Angie Lang Contrabbasso Introduce l’avvocato Daniele Giuzio 10
GLI ARTISTI Peppe Vessicchio Compositore, direttore d'orchestra, scrittore e ricercatore in ambito musicoterapico, conosciuto col diminutivo di Peppe o Beppe, nasce a Napoli dove compie i suoi primi passi nel mondo della musica componendo musiche per vari cantanti: Buonocore, Bennato, Di Capri, Gagliardi e Sastri. In ambito nazionale allaccia una fertile collaborazione con Gino Paoli, col quale scrive a quattro mani canzoni come Ti lascio una canzone, Cosa farò da grande, Coppi. Partecipa come direttore musicale a produzioni televisive: Va' pensiero, Buona Domenica, Viva Napoli, Note di Natale e varie altre. 11
È una presenza fissa al Festival di Sanremo dal 1990, ricevendo nel '94, nel '97 e nel '98 il premio come miglior arrangiatore; nell'edizione del 2000 viene premiato, sempre per la composizione degli arrangiamenti, da una speciale giuria presieduta da Luciano Pavarotti. È noto al pubblico dei giovanissimi anche per aver partecipato come docente e direttore d'orchestra al programma televisivo Amici di Maria De Filippi. Tra le sue composizioni emerge Sogno interpretata da Andrea Bocelli, una romanza che ha dato il titolo ad un album che ha venduto oltre nove milioni di copie. Ha composto arrangiamenti per numerosi artisti tra i quali anche Elio e le Storie Tese, Zucchero, Ron, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia e Eros Ramazzotti. Nel 2016 ha ottenuto a Montecitorio un riconoscimento che lo include nelle prime "100 eccellenze italiane". Nel 2017 ha pubblicato il suo primo libro, La musica fa crescere i pomodori, sugli effetti benefici che determinate strutture armoniche producono sulle piante, ed il cd Parenti latini, realizzato con "i Solisti del Sesto Armonico". Sempre nel 2017 è diventato direttore artistico-musicale delle iniziative dell'Antoniano, incluse le edizioni de "Lo Zecchino d'Oro". Nel 2018 ha iniziato la sua collaborazione con la Casa Musicale Sonzogno, con la pubblicazione del brano Ashram. 12
Minni Diodati Vincitrice di numerosi premi e concorsi, dopo una lunga collaborazione con il celebre direttore d'orchestra barocco Antonio Florio e il suo noto Ensemble Barocco "I Turchini", debutta in diverse opere. Tra queste "La Serva Padrona" di Pergolesi prendendo parte al tour tenutosi in Cile nel 2009 con l'Orchestra del Teatro Municipal di Santiago. È stata Violetta per "Il Duello Comico" di Paisiello con la regia di Roberto De Simone. Nel 2013 ha interpretato Delfina per la prima esecuzione moderna di "L'Ambizione Delusa" di Leonardo Leo all'interno del XXXIX FESTIVAL DELLA VALLE D'ITRIA (performance peraltro registrata dall'etichetta NAXOS/DYNAMIC per una release in 3) Nel 2014 è stata Clorinda in "Combattimento di Tancredi e Clorinda" di C. Monteverdi al Teatro Verdi di Salerno, con la regia di Roberto De Simone e la direzione di Francesco Ivan Ciampa. Ha inoltre interpretato Ninetta ne "La Finta Semplice" di Mozart, con la direzione di Roland Boer alla guida della Royal Orchestra di Manchester. Nel 2017 ha debuttato il ruolo di Susanna in "Le nozze di Figaro" di Mozart presso lo Stadttheater di Osnabrück ed è stata Berta ne "Il Barbiere di Siviglia" di Rossini. Nello stesso anno ha reinterpretato Zerlina in "Don Giovanni" per lo Stadttheater di Aachen. Nel 2018 ha interpretato la 1^ dama ne "Il Flauto Magico" di Mozart diretta da Andres Mustonen al Teatro Verdi di Salerno, al contempo debuttando il ruolo di Drusilla ne "L'incoronazione di Poppea" di Monteverdi presso il Festival Musique a la Chabotterie di Saint Sulpice. Nel 2019 ha preso parte a una tournee in Marocco per una serie di concerti con musiche di 13
Mozart, Pergolesi e Cimarosa. Di recente è stata la voce lirica della protagonista femminile - scelta personalmente dal M° Pasquale Catalano, autore della colonna sonora, e dal regista Alessandro D'Alatri- interpretando classici della canzone napoletana, nella serie tv Il Commissario Ricciardi prodotta da Clemart per Rai Fiction: produzione di enorme successo con un ascolto medio di oltre cinque milioni di spettatori. Daniela Cammarano Si è diplomata con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di musica "G. Verdi" di Milano e nel 2007 ha conseguito, presso il medesimo Istituto, il diploma di secondo livello con 110 e lode. Giovanissima ha partecipato e vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Ha tenuto concerti da solista con la Filarmonica di Stato di Sibiu, con l'Orchestra di Botosani, con la Filarmonica del Conservatorio di Milano, ricoprendo anche il ruolo di spalla. Invitata da importanti Enti quali Società dei Concerti di Milano, gli Amici Della Musica di Firenze, Ambasciata Italiana a Zurigo, si è esibita in sale e teatri importanti in Italia e all'estero. Collabora con musicisti quali P. Gulda, G. Pieranunzi, F. Fiore, A. Carbonare, G. Geminiani, F. Polidori, S. Braconi, B. Canino, E. Bronzi. Dal 2007 collabora con le più importanti orchestre italiane come l'Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, Filarmonica 14
della Scala di Milano, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro La Fenice di Venezia, Teatro dell'Opera di Roma. Dal 2009 suona regolarmente con il pianista Alessandro Deljavan, con il quale incide per la casa discografica "BrilliantClassics" ed Aevea. Di importante rilievo è stato il progetto "Beethoven Experience" che ha visto il Duo Cammarano/Deljavan insieme alla violinista Victoria Mullova, eseguire l'integrale delle Sonate di Beethoven. È docente di violino presso il Conservatorio Statale di Musica "Niccolò Paganini" di Genova. Lena Yokoyama Nata ad Osaka (Giappone), Lena Yokoyama ha iniziato gli studi di violino nella sua città. Trasferitasi in Italia nel 2006, si è diplomata in violino col massimo dei voti e la lode presso l'Istituto Musicale Pareggiato "Claudio Monteverdi" di Cremona. Ha seguito i corsi di violino con Salvatore Accardo e di musica da camera con Alexander Lonquich presso l'Accademia Chigiana di Siena, ha studiato con Ivan Rabaglia presso l'Accademia S. Cecilia di Portogruaro. Ha tenuto recital solistici e cameristici in diversi teatri italiani, tra cui il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Alighieri di Ravenna, il Teatro La Fenice di Venezia. Ha suonato in Giappone, Cina, Stati Uniti, Inghilterra, Lettonia, Croazia, Slovenia, Austria, Germania, Norvegia, Francia e Belgio. Tra i Festival più importanti in cui si è esibita, figurano il Ravenna Festival, il Festival Monteverdi e lo Stradivari Festival di Cremona, il Trondheim International Chamber Music Festival e il Festival 15
della Valle d'Itria. In qualità di solista, ha vinto numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Lena Yokoyama ha collaborato suonando in programmi cameristici con musicisti quali Rocco Filippini, Konstantin Bogino, Maria Grazia Bellocchio. Ha suonato nell'Orchestra da Camera Italiana (OCI), l'Orchestra da Camera di Mantova, il Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli, Sentieri Selvaggi diretti da Carlo Boccadoro. È membro fondatore del Trio Kanon, ensemble perfezionatosi con il Trio di Parma. Il Trio ha vinto numerosi concorsi tra cui il 1° Premio nell'International Chamber Music Competition di Pinerolo. Nel 2014 è stato miglior gruppo nella Trondheim International Chamber Music Academy for Piano Trios e nel 2015 ha vinto il "Chamber Music Award presso l'Internationale Sommer Akademie Prag-Wien-Budapest. Dal 2013 è incaricata dalla Fondazione Stradivari di effettuare pubbliche audizioni con gli strumenti conservati nella preziosa collezione del Museo del Violino di Cremona. Nel 2017 ha suonato il violino "Stradivari Vesuvio 1727" presso la sede del Parlamento Europeo di Bruxelles. Ha inciso per la rivista "Amadeus" e per l'etichetta "Movimento Classical". Suona un violino J. C. Gigli del 1752 ed un Eva & Christo Marino del 2015. Nel 2020 ha ricevuto più di un milione di visualizzazioni su YouTube per un suo video in cui suonava un commovente brano di Ennio Morricone sul tetto dell'ospedale di Cremona, in segno di solidarietà per i malati e il personale sanitario nel pieno dell'emergenza Covid, durante la prima, terribile ondata. Giuseppe Russo Rossi Diplomatosi a 17 anni in violino e viola col massimo dei voti, lode e menzione d'onore presso il Conservatorio "N. Piccinni" di Bari, l'Accademia Santa Cecilia 16
di Roma e l'Hochschule der Kunste di Berna è Concertino dell'Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Riceve il Premio Sinopoli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per meriti artistici. Ha studiato pianoforte, Lettere e Filosofia e ha tenuto lezioni per la cattedra di Letteratura Latina dell'Università di Bari. Ha vinto i concorsi di Vittorio Veneto, Palmi, Castrocaro-Migliori diplomati d'Italia, Società Umanitaria di Milano, Premio Geminiani, Ibla Grand Prize-New York, Premio F. Gulli ed è stato premiato nel concorso V. Gui di Firenze. Ha ricoperto il ruolo di prima viola presso l'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia e presso il Teatro alla Scala di Milano nell'opera di Weber "Il Franco Cacciatore" sotto la direzione di Chung. Ha suonato da solista per Rai Radio3 Suite, Radio Nazionale di Praga, Radio Nazionale Irlandese, Radio e Televisione svizzera, presso il Centre for the Performing Arts di Pechino, Carnegie Hall di New York, Auditorium di Boston, Auditorium Santa Cecilia- Parco della Musica, Società dei Concerti e Società del Quartetto di Milano e in Svizzera, Francia, Giappone e Sudamerica. Ha eseguito la Sinfonia Concertante di Mozart prima con Marco Rizzi e poi con Salvatore Accardo e le orchestre ORT e di Padova e del Veneto, il concerto "Der Schwanendreher" di Hindemith con l'Orchestra Sinfonica di Roma e le sue Variazioni su temi di Rossini per viola e orchestra presso il Teatro alla Scala di Milano. Suona una viola Chappuy del 1774 gentilmente concessa dal Teatro alla Scala di Milano. 17
Lamberto Curtoni Classe 1987, Lamberto Curtoni affianca alla fortunata attività di violoncellista anche quella di compositore. Nato da una famiglia di musicisti, dopo la laurea con il massimo dei voti al Conservatorio "G. Verdi" di Torino, si perfeziona con Giovanni Sollima, debuttando giovanissimo a quindici anni in recital con il pianoforte. Ha eseguito numerosi concerti in qualità di solista in prestigiose sedi, da Umbria Jazz al Ravello Festival fino al Theatre d'Algerie, riscuotendo ovunque unanimi consensi di pubblico e di critica. Ha collaborato con diversi artisti e prestigiosi ensemble come Gidon Kremer e la Kremerata Baltica, Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca, Enrico Rava, l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e tanti altri. Invitato da Franco Battiato, nel 2014 ha eseguito in prima mondiale il concerto Rinnovato Mistero di cui è anche compositore con la Filarmonica Arturo Toscanini. Tra le sue ultime creazioni Bersabea, opera sinfonica commissionata dall'Orchestra de I Pomeriggi Musicali di Milano e ispirata a una delle città invisibili di Italo Calvino, e Sensorium commissionato ed eseguito dal New York City Ballet su coreografie di Matteo Levaggi. Divulgatore molto attento anche al pubblico più giovane, Lamberto Curtoni, collabora costantemente con Piergiorgio Odifreddi, Concita De Gregorio, Philippe Daverio, Peppe Servillo e vari registi e coreografi tra i quali Valter Malosti, Federica Fracassi, Gianluca e Massimiliano De Serio e Matteo Levaggi per coniugare la musica ad altre forme artistiche. É il compositore della colonna 18
sonora del film "The Broken Key" di Louis Nero interpretato, tra gli altri, da Geraldine Chaplin, Rutger Hauer, William Baldwin, Franco Nero e Christopher Lambert, pubblicato da Warner Music e per cui ha ricevuto il premio dalla Fondazione Angeletti al Roma Film Festival insieme a Ennio Morricone. Angie Liang Angie Liang è nata a Taichung (Taiwan) nel 1988. All' età di 13 anni, inizia gli studi di contrabbasso con Meng-Chun LU (primo contrabbasso della National Taiwan Symphony Orchestra), Nel 2008 si trasferisce a Roma e nel 2011 si laurea al corso triennale di contrabbasso con 110 e lode. Ha studiato con Franco Petracchi. Giuseppe Ettorre, Klaus Stoll, Edicson Ruiz. Nel 2012 ha vinto il Concorso Nazionale delle Arti. Nello stesso anno collabora con l'orchestra da camera Gli archi del cherubino per l'inaugurazione del nuovo Auditorium Renzo Piano a L'Aquila. Nel 2013 è stata selezionata per esibirsi nell'Orchestra Italiana del Conservatorio presso il palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente Napolitano. Nel 2013 è stata invitata da festival d'Arte Apuliae per suonare il gran duo di Bottesini per violino, contrabbasso e orchestra d'archi con la direzione di Dino de Palma. Nel 2014 ha vinto il concorso Nazionale di esecuzione per Contrabbasso "Werther-Emilio Benzi". Il 10 Febbraio 2015 ha conseguito la laurea di secondo livello in contrabbasso presso il conservatorio di "Santa Cecilia" di 19
Roma con il massimo dei voti e la lode. Successivamente è stata invitata da Marcello Abbado a suonare un recital nel Galleria D'Arte Moderna di Milano. Collabora continuativamente con il Teatro alla Scala, la Filarmonica della Scala e l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano. ASHRAM UNA VITA NELLA PACE di Giuseppe Vessicchio Credo che questa composizione possa definirsi, a tutti gli effetti, un'opera giovanile. I primi elementi risalgono, infatti, agli anni che vanno dal 1974 al 1976. I tre movimenti, annotati a matita, nelle quattro chiavi canoniche, su carta Scomegna color avorio pallido, descrivevano il contrasto tra l'aspirazione profonda alla pace, elemento connaturato in ogni essere umano e manifesto fin dall'infanzia, col vigore che anima il gioco energico dell'adolescenza. Contrasto che avevo vissuto e che ancora, a quel tempo, vivevo. Ero diciottenne, frequentavo il quinto anno del liceo scientifico Mercalli di Napoli e accusavo l'annosa discrasia tra la musica che m'interessava, e quella che gli altri coetanei "mangiavano e bevevano" quotidianamente, col compiacimento dei loro gruppi di appartenenza. I compagni di liceo, qualora fossero stati salvi dalle "canzonette", erano calamitati dal rock progressivo o dai cantautori di protesta, reduci dell'allora recente '68. I colleghi di studi musicali erano ancora inchiodati a quel romanticismo neoclassico ahimè caratterizzato da una miriade di composizioni, "truccate" con 20
sembianze colte, che replicavano in maniera pedestre cliché di precedenti successi. Queste creazioni avevano lo scopo poco sincero di cavalcare un'onda di consenso e un successo commerciale risultando, molte volte, persino peggiori delle famigerate canzonette da jukebox, dichiaratamente senza pretese. In quel periodo non era semplice sciogliere le questioni musicali perché la seconda avanguardia della musica colta viveva uno stato confusionale (che purtroppo dura tuttora). I primi lavoretti con la musica, nel mercato discografico della canzone napoletana, erano stati per me il "chiodo che scacciò il chiodo". Prima come chitarrista, poi come arrangiatore. Per ottenere quest'ultimo tipo d'ingaggio, che mi aveva messo a contatto con organici strumentali diversi, usai l'arma della composizione di canzoni. Se un brano piaceva al produttore, imponevo la mia candidatura per la realizzazione completa. Ho poi ceduto, con discreto profitto, alle lusinghe della discografia nazionale e soprattutto alla pratica dell'orchestrazione in campo radio-televisivo, dove si va, con uno schiocco di dita, dal Ballo del qua qua a un brano di Stan Kenton, o un'aria d'opera, passando per i Beatles. Le mie ambizioni compositive sono state abbandonate quindi nel famoso cassetto. La nausea per la routine del lavoro di musicista per la televisione, apprezzabile per tanti aspetti, ma sterilizzante per una mente coraggiosa e gaudente di creatività, mi ha spinto, otto anni fa, ad accettare la proposta di un caro amico musicista di dedicare una composizione originale (e la sua esecuzione) a un messaggero di pace in visita all'allora Papa Benedetto XVI. Sri Tathata, mistico e yogi, arrivava dall'India e portava con sé una saggezza tanto antica quanto povera. Il mio amico mi parlò sentitamente dell'Ashrama, una delle quattro fasi della vita. Alcune di queste descrizioni si armonizzavano con gli umori di quelle bozze lasciate a dormire in un nuovo cassetto (ho cambiato, nel frattempo, casa tre 21
volte). Così mi decisi a portarle a termine, usando il primo movimento, in una tonalità diversa, per chiudere il ciclo. Scrissi una prima versione per quartetto d'archi perché potesse essere eseguita al cospetto dell'illustre ospite. Dopo quest'esecuzione rimaneggiai il tutto, aggiungendo il contrabbasso e liberando il susseguirsi delle parti dalla scansione in quattro tempi, dettati dall'originale schema indiano. Volevo avere in partitura una nuova sezione, prima della riproposta del tema iniziale, e composi perciò qualcosa per esprimere anche il mio sentire in quest'autunno della vita. Ho rinominato, quindi, i vari momenti in italiano: l'arrivo, il cammino, la maturità, la restituzione, il ritorno. Si è resa necessaria anche la modifica del titolo da Ashrama in Ashram: intendendo così definire solo il luogo spirituale della narrazione. NOBILE SEMPLICITÀ E QUIETA GRANDEZZA di Benedetta Saglietti Il Quartetto K. 157, composto durante il viaggio milanese (1772/3), all'epoca dell'opera seria Lucio Silla, può esser pensato come la perfetta rappresentazione cameristica del Mozart diciassettenne. È il suo terzo quartetto: il primo, detto "di Lodi", K. 80, risaliva a tre anni prima. Il K. 157, in sintesi: leggerezza e trasparenza, equilibrio fra i tre movimenti, chiarezza della tonalità di do maggiore. Niente di più semplice di una scala ascendente e discendente di do sulla quale è imperniato l'Allegro iniziale. Troviamo invece nell'Andante, in mi bemolle maggiore, quelle tonalità affettive, 22
come un palpitare sommesso e misterioso - un dolore? una confidenza? chissà… - , che si ascolteranno nella successiva produzione del genio di Salisburgo. Ma non abbiamo fatto in tempo ad asciugarci le lacrime che Mozart con un gesto repentino volta all'istante pagina, nel Presto finale, e, come suo solito, fa riapparire un sorriso scanzonato. Grazia settecentesca? Spensieratezza giovanile? (Non dimentichiamo che gli anni di Mozart son come quelli dei gatti, uno ne vale tre! ha scritto Massimo Mila). Può darsi. Musica "naturale", come recita il titolo di questa serata? Sembra ormai indubbio che gli esseri viventi, per inclinazione biologica, vadano naturalmente verso alcune forme, tonalità, composizioni, e persino i pulcini prediligano la musica consonante, come ha dimostrato lo scienziato Giorgio Vallortigara. Tre personaggi e diversi atteggiamenti di fronte all'amore sono invece condensati nelle Arie d'opera scelte e trascritte da Peppe Vessicchio per Quintetto d'archi. La civettuola Chiarella innamorata di Pulcinella (entrambi al servizio del filosofo Pascariello, presso la cui casa si svolge la ghiotta farsa in musica Li Sposi per Accidente di Domenico Cimarosa, 1781); quindi, la cinica cameriera Despina del Così fan tutte (1790) ricorda, con un sorriso, che la fedeltà non è né degli uomini ("malefica razza indiscreta") né dei soldati; e, infine, non può mancare il tenero e inesperto Cherubino de Le Nozze di Figaro (1786) che intona i primi sospiri d'amore ("Quello ch'io provo […] / è per me nuovo, / capir nol so") in un'Aria da hit parade. 23
SECONDA SERATA LA TRAVIATA SONO IO La storia d'amore tra Giuseppina Strepponi e Giuseppe Verdi, narrata attraverso il loro carteggio, fa da sfondo alla nascita di uno dei più celebri melodrammi mai scritti, La Traviata. Con le parole del compositore e della cantante seguiamo la stesura dell'opera, che riscopriamo quanto mai autobiografica, e ascoltiamo i musicisti in scena, che danno vita a una rielaborazione in chiave moderna dei suoi temi più famosi. Il lavoro in prima assoluta - commissione del Festival ClassicAlBorgo al compositore Marco Salvio e allo scrittore Filippo Arriva - è caratterizzato dalla commistione tra celebre passato a apertura al futuro: citazioni musicali di più periodi si fonderanno insieme in una musica che risuonerà nuova e allo stesso tempo familiare. 24
PROGRAMMA LA TRAVIATA SONO IO di Filippo Arriva Musica di Marco Salvio Melologo per voce recitante e due pianoforti sui temi de La Traviata di Giuseppe Verdi Commissione del Festival ClassicAlBorgo 2021 Prima Esecuzione Assoluta Copyright ed edizione Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano Alessio Boni voce recitante Daniela Filosa pianoforte Giuliano Guidone pianoforte Introduce l’avvocato Daniele Giuzio 25
GLI ARTISTI Alessio Boni C'è un motto che caratterizza Alessio Boni fin da adolescente: "Se il tuo mondo non ti permette di sognare, scappa verso un dove puoi". A 19 anni, conseguito il diploma di ragioneria, lascia il lavoro di piastrellista e il lago d'Iseo, dove è nato. Non immagina che non ci tornerà più e che, dal quel momento, non si fermerà più. Non sa ancora quale sia il suo sogno. Lo cerca a Milano (in polizia), in America (dove fa di tutto: newspaper delivery boy, lavapiatti, babysitter), poi nei villaggi turistici (come animatore). 26
Lo trova finalmente a 22 anni, la prima volta che va a teatro. Vede La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, che gli cambia la vita. Da lì, l'ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico a Roma; incontri importanti con maestri come Andres Rallis, Orazio Costa Giovangigli, Peter Stein; gli anni di tournée teatrale con Giorgio Strehler e Luca Ronconi; il debutto sul piccolo schermo con La donna del treno per la regia di Carlo Lizzani, e sul grande con La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. L'interpretazione di Matteo Carati gli fa da trampolino di lancio. La sua carriera professionale spicca il volo e, ruolo dopo ruolo, scopre nuovi mondi in cui sognare: interpreta Caravaggio, Giacomo Puccini, il principe Andrej Bolkonskij, Walter Chiari, Ulisse e perfino Dio nello spettacolo teatrale Il visitatore diretto da Valerio Binasco. Nel 2019 è al cinema con Tutte le mie notti di Manfredi Lucibello e Non sono un assassino di Andrea Zaccariello. È stato in televisione con La compagnia del cigno di Ivan Cotroneo e con un cameo ne Il nome della rosa, fiction internazionale firmata Giacomo Battiato, ispirata al romanzo di Umberto Eco e alla trasposizione cinematografica di Jean-Jacques Annaud. In autunno tornerà sul piccolo schermo con la seconda stagione della fortunata serie Rai La strada di casa. Nel contempo, varcati i 50 anni, dopo circa 30 trascorsi tra palco e set, la curiosità lo ha portato anche "dall'altra parte della barricata". Nel 2015 ha esordito alla regia teatrale con lo spettacolo I duellanti tratto dal libro di Joseph Conrad. Quest'anno si è cimentato con il capolavoro di Miguel de Cervantes, Don Chisciotte, di cui ha curato la regia e interpretato il protagonista. 27
Filippo Arriva Da 40 anni impegnato nel settore del giornalismo, dell'informazione e della comunicazione come giornalista, scrittore, saggista, critico televisivo e titolare di blog, ha operato in particolare nel settore dell'opera lirica e dello spettacolo dal vivo. Ha collaborato con importanti Teatri Lirici e di Prosa italiani sui quali ha ampia conoscenza artistica e organizzativa. Autore televisivo e radiofonico ha firmato programmi di successo su RaiDue, RaiUno, RaiTre e Radiotre. Scrittore e drammaturgo è tra gli autori contemporanei più rappresentati in Sicilia. Sceneggiatore e documentarista ha firmato film di successo come La lupa con Monica Guerritore e numerosi documentari, tra cui Il Gattopardo segreto e I teatri raccontano. Cultore di filologia siciliana ha rielaborato e portato in scena diverse sacre rappresentazioni del Quattro e Cinquecento. Recentemente è stato autore dei testi per i programmi televisivi Nessun Dorma in onda su Rai5 e di Meraviglie, condotto da Alberto Angela su RaiUno. 28
Marco Salvio Marco Salvio (Napoli, 1981), è flautista, compositore, direttore d'orchestra. Nel 2012 consegue il Master soliste in flauto alla Haute École de Musique de Genève (Conservatorio Superiore di Ginevra) nella classe di Jacques Zoon. Dopo il diploma col massimo dei voti al Conservatorio di Napoli, si è perfezionato all'Accademia del Teatro alla Scala di Milano, all'Accademia di Imola e all'Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma. Tra i direttori con i quali ha collaborato in orchestra figurano Abbado, Muti, Oren, Jurovskij, Pappano, Renzetti, in orchestre come quelle del Teatro dell'Opera di Roma, dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, l'Orchestre des Jeunes de la Méditerranée. Consegue nel 2014 il master in Direzione d'Orchestra con Laurent Gay presso la Haute École de Musique de Genève, lavorando poi come direttore assistente presso l'Opera di Las Palmas de Gran Canaria e l'Orchestra Filarmonica di Benevento; nel 2017 è stato direttore finalista per la Riccardo Muti Opera Academy 2017 con Aida, debuttando poi ad Orvieto nel 2018 con La Sonnambula. Si laurea nel 2019 in Composizione (II livello) presso il Conservatorio di Salerno con Giancarlo Turaccio, col massimo dei voti e la lode. Tra i suoi brani: per sottrazione per 29
pianoforte, premiato nella selezione internazionale del NED Ensemble (2019), Asintoti per quartetto d'archi (2018), eseguito alla Reggia di Caserta nell'ambito della mostra "Painting after post-modernism" e Mani giuntedisgiunte per ensemble (2018), semifinalista al Concorso Internazionale "Novaro" di Roma; su commissione del Quartetto Felix (premio Sinopoli 2017), nel 2019 compone inoltre Incidenze, quartetto con pianoforte. Importante anche l'impegno con alcune realtà giovanili della sua città: ha diretto l'Orchestra Giovanile Napolinova, mentre dalla fondazione (2016) è direttore principale ospite dell'Orchestra Giovanile Pausilypon, vincendo il premio speciale della giuria "All'opera, all'opera!" in occasione del Premio San Carlo 2018. Attualmente insegna Flauto presso il Conservatorio di Potenza. Daniela Filosa Daniela Filosa intraprende gli studi di pianoforte e composizione al Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli, sua città natale. I Maestri che guidano e plasmano la sua personalità pianistica sono Maria Luisa Carretta ed in seguito Bruno Mezzena, con cui consegue il Diploma di perfezionamento presso l'Accademia musicale Pescarese, eseguendo, durante la prova finale, il concerto per pianoforte e 30
orchestra K467 n.21 di Mozart con l'orchestra dell'Accademia diretta da Yoichi Sugiyama. Si laurea in Musica da camera con Emanuela Piemonti al Conservatorio "G. Verdi" di Milano, dove segue anche i laboratori di Musica contemporanea con Mauro Bonifacio. Appassionata di musica da camera – merito dei primi corsi al Conservatorio di Napoli con Valeria Lambiase – si dedica all'attività concertistica in diverse formazioni, esibendosi in festival prestigiosi (Festival internazionale di Musica contemporanea Milano Musica, Festival di Ravello a Villa Rufolo, Settimana Mozartiana di Chieti, Ticino Music Festival) e in sedi come la Holywell Music Room di Oxford. Ha inciso musiche di Donatoni per l'etichetta discografica Limen music e ha realizzato, con Erica Paganelli e in collaborazione con i percussionisti Simone Beneventi e Adam Weisman, il CD "Sites Auriculaires", prodotto da Odradek Records con musiche di Hugues Dufourt, Couperin e Ravel. Gli interpreti hanno lavorato a stretto contatto con l'acclamato compositore spettralista Dufourt, realizzando in sua presenza "L'Éclair d'après Rimbaud", in quartetto per due pianoforti e percussioni, registrato in prima assoluta. Il disco è stato trasmesso da emittenti radiofoniche come Radio France Musique e Radio3 Suite e ha ricevuto brillanti recensioni su riviste come Gramophone e Classica francese. 31
Giuliano Guidone Diplomatosi in pianoforte con il massimo dei voti presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli sotto la guida di Francesco Caramiello, si è successivamente perfezionato con Vincenzo Balzani, Aldo Ciccolini e Bruno Mezzena, conseguendo il Diploma Accademico di II livello al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano con 110 e lode nella classe della professoressa Cristina Frosini. Ha frequentato inoltre i corsi di musica da camera tenuti dal Maestro Bruno Canino presso la Scuola di Musica di Fiesole. Vincitore assoluto di numerosi concorsi nazionali e internazionali, come l'International Young Pianists Competition di Osijek (Croazia), ha tenuto concerti a Zagabria, Parigi, Berna, Barcellona, Oxford, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Ravello. Nel 2012 ha vinto in trio il premio Antonio Beltrami riservato ai migliori gruppi di musica da camera del Conservatorio di Milano e nel 2014 ha ricevuto il premio Rotary Club Milano San Siro in duo voce e pianoforte. Si è esibito in diretta radiofonica per la trasmissione Piazza Verdi su Radio 3 e sue esecuzioni sono state trasmesse su Radio3 Suite e per la Radiotelevisione Svizzera. Nel 2014 si è esibito in uno spettacolo per voce e pianoforte con l'attrice Valentina Cortese per la commemorazione di Victor de Sabata al teatro San Babila di Milano. Ha conseguito nel 2017 un master biennale di II livello in 32
musica vocale da camera presso il Conservatorio di Milano con il massimo dei voti e la lode, approfondendo il repertorio delle liriche da camera italiane di fine ottocento e inizio novecento. A ottobre 2018 è stato tra i vincitori del Concorso Internazionale di Musica Vocale da Camera Elsa Respighi di Verona. APPUNTI PER UNA RILETTURA di Marco Salvio Da musicisti, voi come reagireste se vi chiedessero di rileggere La Traviata? Può raccogliere la sfida solo un incosciente che, anziché scegliere di tagliuzzare e trascrivere, usi l'occasione per rispondere alle esigenze espressive del messaggio verdiano, avendo però a disposizione altri strumenti che centocinquanta anni di storia della musica hanno prodotto, mantenendo tuttavia - come la Commissione del Festival richiede - massima riconoscibilità dei temi: perché La Traviata è di tutti, non solo di quelli che la sanno cantare, suonare, dirigere, mettere in scena. E quindi, ri-sviluppare sì, ri-armonizzare sì, al limite tra-scrivere in alcuni punti... Ma anche provare a immaginare la fucina del compositore che, poco alla volta, elabora un tema, sovrapponendo altre idee, che improvvisa, quasi incerto sugli sviluppi; o pensare a percorsi che Verdi avrebbe potuto prendere e ha magari scartato, sentieri di allora - come nella fuga che identifica il papà Germont (i cattivi che si oppongono all'amore libero dalle convenzioni sociali, in Verdi sono spessissimo pensati in scrittura connotata di severo, accademico contrappunto), 33
così come sentieri di oggi - nell'atteggiamento post-moderno di un brindisi che gioca con notturni e valzer, (anzi con unA Valse), quasi consapevole della vanità del piacere cui inneggia. Oppure ancora, sfruttare i suggerimenti di Verdi, come la perciante insistenza dei ribattuti della scena della partita a carte del II atto, a significare un tarlo di gelosia che monta la tensione fino a farla deflagrare in canto disperato; trasformare i virtuosismi di una prima donna in una funambolica sequela di salti sulla tastiera, come acuti liberatori di tensione attesi dal pubblico; immaginare un altro sfondo armonico per collocare una Parigi che lasceremo, pensando di sfuggire alla nostra finitudine, così come il cogliere la sconcertante nudità di un melos che dichiara disperatamente il suo bisogno di amore, Amami, Alfredo. Infine, pensare alla scelta di memoria, di sublimazione che ci regala Verdi, utilizzando nel Preludio al III atto lo stesso tema dell'inizio dell'opera: una scelta che un compositore d'oggi non può che tradurre in altrove timbrico, che tocchi una nuova natura del suono. Il testo di Filippo Arriva ci guida con mani esperte in questo viaggio, mostrandoci senza fronzoli quanto autore e creazione si nutrano l'uno dell'altra, e quale sincerità e onestà verso se stessi siano alla base di un'opera che ancora oggi vince per la sua verità; interrogarsi sui perché delle scelte di Verdi, dando risposte figlie del proprio tempo e del proprio vissuto non è quindi un modo per "attualizzare" La Traviata (non ne ha assolutamente bisogno!), ma è certamente uno dei modi possibili per rileggerla (con - si spera - onestà verso se stessi), cercando di dare dimostrazione tangibile all'assunto che gli artisti di ieri e di oggi danno risposte diverse a domande che sono sempre le stesse. 34
LA TRAVIATA SONO IO di Filippo Arriva Testo del melologo Buonasera, È La Traviata! Tutti la conosciamo e la riconosciamo subito, dopo poche note. Da 168 anni ci commuove, ci fa piangere quando alla fine riesce a provarci che non si può stancare il destino, almeno sulla scena. È Giuseppe Verdi! Facile affermare che non si deve mescolare l'arte con la vita, che non si devono confondere l'opera d'arte con la biografia dell'artista. Ma la tentazione è molto forte con la Traviata un'opera che ha due grandi autori: Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi. Ci caleremo, come ladri di musica, dentro La Traviata. La nostra chiave, il nostro grimaldello sarà la corrispondenza tra Giuseppe, chiamato Mago o Pasticcio, e Giuseppina, chiamata Peppina o Pasticcio. Solamente alcune lettere tra un grande musicista, un genio assoluto e una donna raffinata, bella, colta, intelligente, dalla scrittura elegante. Sono degli innamorati. Simili a tutti gli innamorati. Si erano conosciuti negli Anni Quaranta dell'Ottocento. Lei aveva avuto una relazione con il cantante, Napoleone Moriani, e da questo rapporto erano nati due figli illegittimi, e quindi una relazione con Bartolomeo Merelli, impresario della Scala. Per questo era considerata donna perduta, dal passato turbolento. Lei viveva a Parigi, tra feste, lusso e corteggiatori. 35
Lui era già un affermato musicista, conteso dai grandi teatri d'Europa. Era stata proprio Giuseppina Strepponi, cantante dalla bellissima voce, a portare al successo il Nabucco nel 1842 alla Scala. Ma la loro storia d'amore fiorì anni dopo. Cara la mia Peppina, giunti ancora in Italia e già lontani, il mio pensiero va alla nostra Parigi mentre qui sento già l'odore della muffa. Ripenso al nostro ultimo valzer. sempre più forte l'idea di scrivere quell'opera di cui abbia parlato, dopo esser stati in teatro. Con Cammarano pensiamo al Trovatore, ma ho in cor qualcosa: il nostro ultimo valzer, quella festa che non ci ebbe perché felici nella nostra solitudine... Quella festa... ... Quella festa che si colora nella mia mente di un allegro brillantissimo e molto vivace... Un valzer... Il cerchio infuocato della mia ispirazione – come lo hai chiamato tu Peppina mia - racchiude un duetto, un brindisi... Lo scriverò presto. Lo scriverò. Sì, un brindisi che sia l'anima della protagonista, della sua affamata sete di piacere, di vita... Firenze, 3 settembre 1849 Caro il mio Verdi, io avrò finito le mie faccende mercoledì e forse mercoledì sera stessa partirò alla volta di Parma. Tu però non venire a prendermi che venerdì sera o sabato mattina, perché spiacerebbemi dovessi aspettarmi a Parma inutilmente. Ho vedute poche persone in Firenze, non è più come un tempo. Ma persone che si sono adoperate con calore e nota semplici conoscenti. Bene inteso nessun aristocratico. In verità qualche volta si trova il cuore, dove non si aspetta che 36
indifferenza, e così viceversa. Addio, mia gioia! Adesso che ho quasi finiti i miei affari, affari troppo seri per trascurare, vorrei poter volare vicino a te. Tu mi parli della campagna brutta, del servizio cattivo, più mi dici Se non ti piacerà ti farò accompagnare dove vorrai. Ma che diavolo! A Busseto si disimpara a voler bene ed a scrivere con un po' d'affetto? La campagna, il servizio e tutto andrà benone per me, purché tu sia là, brutto mostro indegno. Addio, addio. Ho appena il tempo di dirti che ti detesto e t'abbraccio. La tua Peppina È l'inizio di una accurata, delicata educazione sentimentale. Pensate! Il musicista che ha composto le più belle pagine d'amore non scrive mai ti amo... Certamente c'era un patto tra il Mostro e la Peppina: che alcune lettere venissero distrutte subito dopo la lettura, oppure giacciono segrete da qualche parte... E queste ultime possiamo solamente immaginarle. Ma è vera, e ha fatto storia, la risposta di Verdi all'ex suocero Antonio Barezzi. Il musicista ne aveva sposato la figlia, morta a 26 anni nel 1840. Parigi, 21 gennaio 1852 Carissimo Suocero, Dopo molto aspettare non credevo ricevere da Lei una lettera così fredda ed ove avvi, se non sbaglio, qualche frase ben pungente. Non credo che per propria ispirazione m'avrebbe scritto una lettera che sa non poteva che farmi dispiacere; ma Ella vive in un paese che ha il mal vezzo d'intricarsi spesso degli affari altrui, e disapprovare tutto quello che non è conforme alle sue idee; io ho per abitudine di non immischiarmi, se non chiesto, negli affari degli altri, perché appunto esigo nissuno s'intrighi de' miei. Da ciò provengono i pettegolezzi, le 37
mormorazioni, le disapprovazioni. Questa libertà d'azione che si rispetta anche nei paesi meno civilizzati, io ho tutto il diritto di esigerla anche nel mio. Sia giudice Ella stessa, e sia giudice severo ma freddo e spassionato... ...Qual male avvi s'io vivo isolato? s'io credo bene di non far visite a chi porta titoli? s'io non prendo parte alle feste, alle gioie degli altri? s'io amministro i miei fondi perché mi piace e mi diverte? – Ripeto: qual male avvi? In ogni caso nessun avrebbe a soffrirne danno. Poiché siamo in via di fare rivelazioni non ho difficoltà alcuna alzare la cortina che vela i misteri racchiusi fra quattro mura, e dirle della mia vita di casa. Io non ho nulla da nascondere. In casa mia vive una Signora libera indipendente, amante come me della vita solitaria, con una fortuna che la mette al coperto di ogni bisogno. Né io, né Lei dobbiamo a chicchessia conto delle nostre azioni; ma d'altronde chi sa quali rapporti esistano fra noi? Quali gli affari? Quali i legami? Quali i diritti che io ho su Lei, ed Ella su di me? Chi sa s'Ella è o non è mia moglie? Ed in questo caso chi sa quali sono i motivi particolari, quali le idee da tacerne la pubblicazione? Chi sa se ciò sia bene o male? Perché non potrebbe anche essere un bene? E fosse anche un male chi ha il diritto di scagliarci l'anatema? Bensì io dirò che a lei, in mia casa, si deve pari anzi maggior rispetto che non si deve a me, e che a nessuno è permesso mancarvi sotto qualsiasi titolo; che infine ella ne ha tutto il diritto, e pel suo contegno, e pel suo spirito, e pei riguardi speciali a cui non manca mai verso gli altri. 38
Reclamo la mia libertà d'azione, perché tutti gli uomini ne hanno diritto, e perché la mia natura è ribelle a fare a modo altrui. Addio! Colla solita amicizia. Addio! Parigi, agosto 1852 Caro Piave, quell'Ebrea di Costantina è una vergogna! Non se ne tira fuori nulla. Allons donc! Tu non dovresti pronunciare tale parole: "non so dove dare il capo", nemmeno per scherzo. Tu non devi rifiutare a fare questo libro dalla Dame aux Camélias. Nel contempo lavoro al Trovatore con Cammarano che scrive da Napoli. Ma tu lo devi fare, caschi il mondo ma bisogna fare. Comprendo bene quanto delicato sia l'argomento: quello di una cortigiana. Ed è pur vero che un tempo vi dissi che non avrei mai musicato la storia di una prostituta. Si cambia d'idea! Certamente ti sei messo nell'impresa un po' tardi ma non importa: bisogna fare! Quando uno dice fermamente, con idea fissa, con ostinato volere, voglio, riesce sempre. Vedi! S'io non avessi altre occupazioni sono sicuro che troverei un bel soggetto, un grande soggetto. Vieni a Sant'Agata e lavoreremo. So bene quanto consideri questo mio rifugio un deserto, ma faremo. Questo conta. Vedemmo questo dramma nel febbraio del passato anno con la Peppina a Parigi, città dove passiamo sempre giornate degni di ricordo.. Lo spettacolo ci colpì molto, più volte diedi il mio fazzoletto alla Peppina. Le sue lacrime erano per me il vero disvelamento del dramma. Caro Piave ti attendo per fare. Verdi. 39
Busseto, 1 gennaio 1853 Illustrissimo Cesare De Sanctis, L'ultimo finale del Trovatore m'imbroglia, perché io ho dovuto fare la musica senza attendere vostra risposta. Permettetemi di dirvi che la più gran parte del dramma si racchiude non in quelle parole, ma in una parola... «vendetta»! Dire: «sei vendicata o madre» e dire «tarda vendetta!... ma quanto fiera avesti o madre» è la stessa cosa riguardo al dramma. Se non che quella era più breve e meglio adatta. Per altro vi dico ancora che non desidererei meglio che di trovare un buon libretto e quindi un buon poeta (ne abbiamo tanto bisogno) ma io non vi nascondo che leggo mal volentieri libretti che mi si mandano: è impossibile, o quasi impossibile che un altro indovini quello che io desidero: io desidero soggetti nuovi, grandi, belli, variati, arditi... ed arditi all'estremo punto, con forme nuove e nello stesso tempo musicabili... Quando mi si dice: ho fatto così perché così han fatto Romani, Cammarano... Non c'intendiamo più: appunto perché così han fatto quei grandi, io vorrei si facesse diversamente. A Venezia faccio la Dame aux Camélias che avrà per titolo, forse, Traviata. Un soggetto dell'epoca. Un altro forse non l'avrebbe fatto per i costumi, pei tempi e per altri mille goffi scrupoli... Io lo faccio con tutto il piacere. Tutti gridavano quando io proposi un gobbo da mettere in scena. Ebbene: io ero felice di scrivere il Rigoletto (e mi dispiace si faccia a Napoli: lo faranno male e non capiranno niente). Caro De Santis vi auguro felicità come voi lo desiderate. Vostro Verdi 40
Livorno, 2 gennaio 1853 Mio caro Mago, poche righe da questa città pettegola. Perdonami l'umore, ma continuano i dolori al fegato. Sono senza forze. Ti vorrei accanto, ma sarei di peso. Tu sostieni che sia giusto stare separati, tu a Roma, io a Livorno. Tu sostieni che sia giusto. Mio amato come Iddio, questa mia malattia mi rende triste, ma basterà una tua parola per farmi abbandonare questo letto. Ti bacio sul cuore, come sempre. La tua Peppina. Livorno, 2 gennaio 1853 Caro il mio Pasticcio, domani aspetto tue nuove e Dio voglia non manchino, avendone troppo bisogno! Spero avrai passato il primo dell'anno un po' meglio di me. Se le nostre braccia perdono la loro elasticità per mancanza dell'esercizio, temo avrò perduto al tuo ritorno l'uso della lingua avendo osservato da martedì a questa parte un silenzio quasi da trappista! Esco poco perché lo strascinare per le vie m'annoia e d'altronde Livorno non è un paese abbastanza grande, per uscire con libertà, senza essere soverchiamente rimarcati. Sono sempre soddisfatta della mia stanzetta, ma il servizio di questo albergo è cattivo. Non posso dirti con quanta impazienza aspetti il tuo ritorno! Mi sono abbonata alla lettura e leggo, leggo, leggo fino a farmene gli occhi infiammati; ma temo che la tristezza e la noia non mi attacchino con violenza in questi giorni in cui tu m'hai condannata al sistema cellulare. Dirai: spendi e divertiti. Prima di tutto io non amo che tu mi dica divertiti e poi, io non so cosa farmene dei divertimenti! Se io ti potessi vedere un quarto d'ora ogni ventiquattro, io avrei l'animo lieto, lavorerei, leggerei, scriverei 41
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