GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer

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GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
far | fabbrica arte rimini
                 29.09 > 25.11 2018
              GRAZIANO VILLA
                 E_MOTIONS
reportage/moda/
         still-life/ritratti/fotografi
                                         a d’arte
GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
far | fabbrica arte rimini
29.09 > 25.11 2018

GRAZIANO VILLA
E_MOTIONS
reportage, moda, still-life
ritratti, fotografia d’arte

a cura della Dott.ssa
Francesca Fabbri Fellini

mostra nell’ambito di
Rimini Foto d’Autunno 2018
GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
Testi di

 7 Massimo Pulini
 9 Francesca Fabbri Fellini
13 Graziano Villa
15 Gianfranco Angelucci
21 Giorgio Cavaciuti
23 Luca Cesari
24 Rosita Copioli
31 Felice Laudadio
33 Bertrand Marret
37 Raffaele Milani
39 Ettore Mocchetti
41 Antonio Saliola
43 Giovanni Terzi
GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
Affermare                                             Massimo Pulini
    una negazione                                         Assessore alle Arti del Comune di Rimini

    Se ci atteniamo al vocabolario, la parola nega-       tare con sé, in quel superamento che può rag-
    tivo è ciò che contiene un diniego, che si limi-      giungere il rifiuto dell’azione.
    ta a dichiarare non vero quel che è sostenuto         Il negare di Graziano Villa è però a colori e non
    da altri e il negare, per Dante, voleva dire “non     consiste in un semplice ribaltamento delle om-
    concedere”, un’espressione legata a opinioni          bre e delle luci, ma in un rovesciamento com-
    opposte, contrarie.                                   plementare delle cromie.

    Nel terreno della fotografia, e della sua prima       Mentre il negativo in bianco e nero restituisce
    stagione monocroma, il negativo identifica la         una visione cadaverica della realtà, quasi fosse
    matrice trasparente che permette di ottenere          il fotogramma di un film dell’espressionismo te-
    una stampa, attraverso un passaggio di luce           desco, il negativo a colori di Graziano assume al
    che nell’immagine risultante inverte il bianco        contrario colorazioni da aurora boreale, fantasti-
    col nero, ribaltando anche tutte le sfumature         che e lisergiche.
    intermedie nella scala dei due colori.                Un’eclissi straniante è quella che ci appare, nella
    Ridotta a questa sintesi rovesciata ognuno di noi     quale l’azzurro del cielo si trasforma in un den-
    ha avuto esperienza di un mondo al negativo e         so vino rossastro e gli archi del Colosseo hanno
    quella visione fantasmatica è entrata nella sfera     ombre che virano da un verde aspro e lastricato
    del linguaggio e finanche della filosofia, andando    di giallo, fino ai bagliori del cristallo più gelido.
    a corrispondere in modo esemplare a una forma
    dialettica e metaforica della percezione.             Quella scelta di negazione, che rischiava di “di-
                                                          chiarare non vero” non solo quel che è sostenu-
    Graziano Villa, dopo una lunga e articolata at-       to da altri, come recita il vocabolario, ma anche
    tività investita nel campo della visione e dopo       tutto quello che, allo stesso Villa, la professio-
    aver dispiegato, si può dire, tutto l’alfabeto del-   ne ha permesso di produrre, invece, grazie alla
    la fotografia d’autore e di mestiere, ha affron-      loro inusitata festa di colori, queste ultime sue
    tato un ciclo di opere paesaggistiche attraver-       opere svoltano verso una inedita affermazione.
    so le quali sembra mettere in discussione, in         Resta allora l’ossimoro labirintico e speculare
    una sostanziale negazione, tutte le precedenti        di immagini negative che affermano, come dire
    affermazioni percettive. Un ripensamento che          un nichilismo creativo che innesca un nuovo
    solo la seconda maturità di un artista può por-       inizio del mondo e della vita.

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Graziano Villa:                                       Francesca Fabbri Fellini
    Artifex della Fotografia                              Giornalista radio-televisiva

    Quando abbiamo pensato a questa Mostra An-            L’“Occhio del secolo” era l’appellativo con il qua-
    tologica, (una selezione di fotografie significa-     le avevano etichettato il grande artista france-
    tive, raccolte come un’antologia scolastica), ho      se, uno dei fotografi che ha più influenzato la
    ragionato sulla concreata opportunità di sfo-         fotografia del ventesimo secolo.
    gliare insieme ai visitatori l’album fotografico      Sulla sua opera abbiamo più volte parlato con
    della carriera di Graziano Villa.                     Graziano.

    Ripercorrendo la storia negli snodi fondamentali      Un giorno Cartier-Bresson a Rimini, nel 1984, si
    della sua evoluzione, mi è sembrato che il titolo     fece fotografare da sua moglie, Martine Fran-
    si imponesse per forza propria: E_Motions.            ck, davanti alla nostra macchina fotografica
    Partendo dalla consapevolezza che la fotografia       EXTRA LARGE: la Fellinia.
    è la letteratura di questo Millennio, vi garantisco   Sarà un segno? Anche io ho fatto uno scatto
    che non è stato facile selezionare gli scatti dalla   così a Graziano, ma non sapevamo della foto
    library d’immagini, di un’artista che ha 67 prima-    riminese del celebre fotografo!
    vere e che ha fatto il suo primo scatto a 10 anni.
    Un’ardua “operazione Amarcord”.                       All’Università di Bologna, per l’esame di Comu-
                                                          nicazione di Massa con il prof. Roberto Grandi,
    La mostra, a mio parere, deve poter racconta-         ho studiato un sociologo visionario canadese,
    re un “Artifex della Fotografia” che ha pensato       Marshall Mac Luhan, che negli anni sessan-
    tutta la vita per immagini ed ha imparato ad          ta immaginò Internet e le sue conseguenze.
    ascoltare le sue foto.                                Nel’62, scrisse “La Galassia Gutenberg”, dove
    Per descrivere il lavoro di Graziano che ruota        indicò quattro distinte epoche in cui si poteva
    intorno alla “cattura dell’attimo” sento di dover     suddividere la storia umana: l’età acustica, l’età
    partire da queste parole di una leggenda, Hen-        letteraria, l’età della stampa, e l’era elettroni-
    ry Cartier Bresson:                                   ca. Quest’ultima era ancora agli albori, ma la
                                                          descrisse come un luogo che chiamò “villaggio
    “La macchina fotografica è per me un bloc-            globale”, dove le informazioni sarebbero divenu-
    co di schizzi, lo strumento dell’intuito e della      te accessibili per tutti, attraverso la tecnologia.
    spontaneità.                                          Nel 1967 Mac Luhan scriveva: ….”C’è un prin-
    Fotografare è trattenere il respiro quando le no-     cipio base che distingue un medium “caldo”
    stre facoltà convergono per captare la realtà         come la radio o il cinema, da un medium “fred-
    fugace; a questo punto l’immagine catturata           do” come il telefono o la TV.
    diviene una grande gioia fisica e intellettuale.
    Fotografare è riconoscere nello stesso istan-         È caldo il medium che estende un unico sen-
    te e in una frazione di secondo un evento e           so fino ad un’“alta definizione”: fino allo sta-
    il rigoroso assetto delle forme percepite con         to, cioè, in cui si è abbondantemente colmi di
    lo sguardo che esprimono e significano tale           dati. Dal punto di vista visivo, una fotografia
    evento. È porre sulla stessa linea di mira la         è un fattore di “alta definizione”, mentre un
    mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.”    cartoon comporta una “bassa definizione”, in
                                                          quanto contiene una quantità limitata di infor-
       (da Henri Cartier-Bresson, Contrasto, 2004)        mazioni visive”...

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Per McLuhan l’Uomo del Novecento vede foto-               cetto ideologico. Semplice sguardo innocente,
     graficamente.                                             bramoso di sapere.
     Nel nostro tempo con gli smartphone abbiamo
     tutti la possibilità di fotografare qualsiasi cosa.       La capacità di Graziano Villa, Artifex, artigiano
     Spesso un panorama, un cibo, vengono prima di             della fotografia è quella di trasformare “l’ordina-
     tutto visti dall’ottica di un cellulare, con il pensie-   rio in straordinario”.Nella visita alla mostra incon-
     ro a come renderanno sui social.                          trerete una sezione dedicata ad una collettiva di
     Classifichiamo istantanee con una frequenza               giovani studenti ventenni del 1° corso di fotogra-
     smisurata, rispetto alla nostra voglia di ricordare.      fia della “L.A.B.A.” (Libera Accademia Belle Arti).
                                                               Collettiva dal titolo “A day in the Life of... Rimini”.
     È venuto meno lo sguardo, l’osservazione.
     La nostra è una società da overdose di immagini           La sapete una cosa? Facendo la giornalista
     dove la fotografia è la realtà e noi esistiamo per-       ho avuto modo di intervistare il Premio Nobel,
     ché veniamo immortalati in un selfie.                     la prof.ssa Rita Levi Montalcini, che mi disse
     Sentiamo il bisogno di conservare il nostro passa-        queste testuali parole: “La scelta di un giovane
     to, in quanto le nostre immagini ci danno la con-         dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla
     ferma della nostra esistenza, del nostro esserci.         fortuna di incontrare un grande Maestro...con-
     La citazione profetica del ‘68 dell’artista figura-       tinuo ad avere fiducia nei giovani, non posso
     tivo e fotografo Andy Warhol, padre della Pop             smettere di avere fiducia nei giovani, dovrei
     Art, sembra essere divenuta ai giorni nostri,             smettere di avere fiducia nel futuro”...
     grazie ai social network, quasi un imperativo:
     “In the future, everyone will be world famous             Ho premesso questa dichiarazione per parlare
     for 15 minutes”.                                          di giovani fotografi di domani:la collettiva dei
                                                               “Millenials” della “L.A.B.A.” all’interno del per-
     Vi posso suggerire come avvicinarvi a questa              corso della sua mostra, è stata una chance che
     mostra? Con gli occhi dei bambini. Abbiamo                Graziano ha voluto offrire ai suoi studenti.
     tanto da imparare dai bambini.                            Uno spazio dove avranno la possibilità di espor-
     Perché il mondo – e in particolare l’Arte, (in que-       re per la prima volta le loro opere, all’interno di
     sto caso la Fotografia) che è il modo in cui noi          un’Antologica di un artista che da 40 anni at-
     uomini questo mondo ce lo rappresentiamo –                traversa il mondo con il suo “passe-partout”, la
     per i bambini non è altro che una continua ri-            sua macchina fotografica.Se il fotografo è colui
     cerca, un incessante indovinello.                         che fotografa gli altri, il mondo attorno a sé, chi
     «I bambini, i matti e le popolazioni primitive            (e come si) fotografa un fotografo?
     posseggono o hanno riscoperto il potere di ve-
     dere». Così descriveva il pittore di origine sviz-        Graziano Villa ha dichiarato che si farebbe fo-
     zera, Paul Klee nel 1921 la capacità che hanno            tografare con una stampa 30 x 40 in mano con
     i bambini di guardare il mondo con stupore.               il suo ritratto più importante, quello a His Holi-
     Nessuna moda, nessuna filosofia, nessun pre-              ness the 14th Dalai Lama.

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“La Fotografia per me                                 Graziano Villa
     è un passe-partout che                                Fotografo
     mi ha permesso di aprire
     innumerevoli porte su
     Mondi meravigliosi”

     Forse sarà la mia origine ligure, precisamente        ho conosciuto delle donne stupende; nello
     genovese, che mi spinge a vedere la mia profes-       still-life ho scoperto oggetti meravigliosi, an-
     sione come un viaggio, inteso come ricerca.           tichità preziose, arredi incredibili e persone di
     Una continua ricerca. Ricerca come conoscenza!        particolare levatura culturale che lavorano in
     Con la mia macchina fotografica, il mio pas-          questo contesto.
     se-partout, ho aperto la cabina di comando di         Dopo aver realizzato numerosi ritratti di perso-
     un fantastico vascello che mi ha portato a “na-       naggi importanti nell‘ambito economico, politi-
     vigare” in diversi settori della mia attività pro-    co e culturale, o di semplici artigiani, posso dire
     fessionale, approdando in diversi lidi di questo      di essere particolarmente entusiasta di questa
     nostro Mondo per conoscerlo meglio.                   esperienza.

     Continuando a parafrasare il gergo marinaresco,       In questa ultima fase della mia attività artisti-
     posso dire di aver cominciato la mia professione      ca, dove realizzo “Ritratti d’Architetture”, cerco
     navigando nel burrascoso mare del reportage;          di scavare nelle strutture di grandi monumen-
     per poi attraversare quello turbolento e snob         ti fatti dall’uomo, per trovare le loro “linee es-
     della moda; dopodiché ho trovato ristoro e ripo-      senziali”, quelle che, probabilmente, avevano in
     so nelle calme acque dello still-life, per approda-   mente i loro creatori.
     re a quello riflessivo del ritratto.
     Il mare che sto attraversando in questo momen-        In questo nuovo settore della Fotografia Arti-
     to, è quello dinamico della “Fotografia Artistica”.   stica, ho raccolto grandi risultati dalla critica,
                                                           professionali ed esistenziali.
     La mia formula esistenziale è un giusto miscu-
     glio di tutto questo, e quindi un’esperienza di       Ma la mia avventura non è finita: la mia mac-
     vita meravigliosa! Volete degli esempi?               china fotografica, il mio passe-partout, conti-
     Bene, con il reportage ho viaggiato attraverso        nua ad aprire la porta della cabina di comando
     la savana africana, la giungla sudamericana e         del mio vascello immaginario, per solcare nuovi
     gli immensi spazi del nord America; nella moda        mari ed esplorare nuovi Mondi meravigliosi.

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Graziano Villa, lo spazio                           Gianfranco Angelucci
     mentale, il gioco, l’ironia                         Scrittore, saggista, regista

     Mirare, inquadrare, scattare, fermare il flusso     tramite altri stupefacenti e invisibili interven-
     del tempo in una sola immagine. Fotografare.        ti matematici che simulano ogni effetto della
     Un’azione che oggi viene ripetuta in tutto il       luce: intensità, contrasto, colore, incidenza,
     mondo miliardi di volte al minuto, forse al se-     definizione. L’immagine che fino a ieri affiorava
     condo, dai possessori di smartphone, con un         per gradi dai tempi di posa e dai bagni nell’aci-
     semplice clic virtuale che riprouce fedelmente      do, ora ci appare all’istante sullo schermo mi-
     persino il tipico schiocco dell’apertura e della    nuscolo del telefono portatile o su quello più
     chiusura dell’otturatore nelle vecchie fotoca-      ampio dell’iPad, grande quanto una lastra me-
     mere analogiche, a pellicola. Un’epoca scom-        dia da banco ottico.
     parsa, passata in archivio con la rapidità di un
     battito di ciglia.                                  La precedente tecnologia scompare. L’innocen-
                                                         te alchimia della Polaroid fa pensare alle pie-
     Cosa sia oggi la fotografia è arduo da definire,    tre piatte scolpite con la scrittura cuneiforme
     dal momento che a dominare su ogni altro ge-        dagli Assiro Babilonesi, oppure ai geroglifici di
     nere di ripresa sono le immagini speculari dei      Luxor o di Assuan. L’immagine di Anubis, il cane
     selfie in cui ciascuno tende a ritrarre e ammira-   sacro ripreso di profilo, sarà un selfie oppure
     re incessantemente se stesso; simile in tutto a     un ritratto posato concepito dal gran sacerdo-
     Narciso che tanto si adora scorgendo il riflesso    te e preteso dal Faraone?
     del proprio volto sulla sua superficie tersa del-
     lo stagno. Il mito ci insegna che amarsi troppo     La traduzione dei valori chimici in astruse cifre
     è pericoloso, e che se continuiamo a porre noi      numeriche ha persino escluso l’ultimo – o il pri-
     stessi al centro del creato, se continuiamo a       mo – degli elementi incorporei, e cioè l’interca-
     tendere la mano per afferrare quel nostro sem-      pedine dell’aria, attraverso la cui trasparenza
     biante sfuggente, rischiamo di perdere l’equi-      l’immagine si formava. Quell’aria oggi non c’è più,
     librio, si sbilanciarci e cadere dall’altra parte   l’immagine nasce già sotto vuoto, e si vede.
     dello specchio d’acqua. Come Narciso che mi-
                                                         Non capita anche a voi di stupirvi? A una stre-
     seramente vi affoga.
                                                         goneria di tale sfrontatezza non avremmo cre-
     Il reverse angle del nostro telefonino è una        duto neppure se fossero venuti a raccontarce-
     funzione istantanea che appaga in pieno il          lo di persona la Fata Morgana e il Mago Merlino
     nostro Ego, ponendoci al centro dell’universo       a braccetto! Ma la tecnologia esiste, la tecno-
     mentre tutti gli altri corpi celesti o terreni ci   logia ci affranca dalla goffaggine ereditata dai
     girano intorno. Un’antirivoluzione copernicana,     primati a cui apparteniamo per discendenza
     a pensarci bene, una visione ego-centrica del-      genetica; e, solo per restare al nostro argomen-
     la sfera celeste.                                   to, ci promuove anche, sul campo: siamo tutti
                                                         fotografi! Todos caballeros! Non è più necessa-
     L’immagine imprigionata fino a ieri nei sali del    rio conoscere gli obiettivi, gli angoli di visuale e
     nitrato d’argento, nella gelatina fotosensibile     le profondità che essi ci consentono; oppure a
     delle pellicole, ora è affidata a un sofisticato    quanta luce le lenti permettono di entrare nella
     calcolo numerico – digit – a un suo equivalente     camera oscura, a quale velocità ciò debba av-
     digitale; il cui risultato è possibile manipolare   venire per ottenere il risultato previsto, o quan-
     e ri/definire a piacimento in post produzione       tomeno auspicato.

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GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
Basta mettere a fuoco – ma se ci dimentichia-          to trasformare anche in un palcoscenico per i
     mo rimedia la macchina da sola, con un allinea-        suoi allievi della scuola di fotografia.
     mento automatico – inquadrare e scattare. L’e-
     sito è immediato e nella maggior parte dei casi        Dietro la sua figura monumentale, artistica ma
     soddisfacente. Quando non lo è, basta un clic          anche fisica, palpita un cuore da fratello mag-
     a gettarla via nel bidone – iconico – degli scarti     giore; di chi crede che l’arte non sia altro che
     e ricominciare. Si va per tentativi, pressoché         un passaggio di testimone. Il più angelico degli
     infiniti: qualcosa verrà fuori.                        umani privilegi.

     Il rapporto personale, di colpo d’occhio, di gu-       Dopo la Mostra “Roma Caput Mundi”, e quella
     sto, di cultura, di armonia nei confronti del          dedicata a “La Grandeur di Parigi” – i cui estro-
     soggetto inquadrato è secondario, marginale,           si cataloghi ho qui accanto a me – adesso si
     spesso irrilevante. Gli archivi di iCloud o di altri   inaugura a Rimini una sua “personale”; e non
     consimili sterminati depositi digitali, contengo-      sarà stato facile ricavare una selezione esau-
     no miliardi di immagini che non interesseranno         riente da tutta la produzione che Graziano Villa
     mai a nessuno; nessun ricercatore disporreb-           ha alle spalle: di ritrattista, creativo di pubblici-
     be mai della quantità di tempo necessario per          tà, cacciatore inesausto di paesaggi, di scorci
     mettervi le mani. Tuttavia sono immagini che ci        urbani, di strutture architettoniche, di dimore
     consegnano a una eternità virtuale, forse già          esotiche, di skyline metropolitani, di monu-
     profeticamente intuita da Adolfo Bioy Casares          menti, e poi di personaggi celebri della finanza,
     nel racconto L’invenzione di Morel, in perfetto        dell’economia, della politica, dell’imprenditoria,
     stile Jorge Luis Borges. Sarà quella la nostra         di divi e modelle, di star del design, del gioiello,
     sopravvivenza a questa vita? Dovremmo augu-            della moda e del Made in Italy.
     rarcelo?
                                                            Se i critici accreditati tendono a mettere in
     Se domani arrivasse un’App che ci permet-              risalto oggi la sua inclinazione alla geometria,
     tesse di dipingere come Michelangelo o Van             alla reinvenzione delle linee spaziali – e lo trovo
     Gogh, riempiremmo il mondo di altri Giudizi            legittimo, è una delle prime caratteristiche che
     Universali e vasi di Girasoli? E un’App che ci         accendono la curiosità dell’osservatore – a me
     consentisse di scrivere come Tolstoj o Dante           sembra di percepire, dirò uno sproposito, che
     Alighieri, partorirebbe nuovi Guerra e Pace e          la fotografia gli sia diventata alquanto stretta:
     Divine Commedie? E qualcuno potrebbe dav-              Graziano ne utilizza la tecnica, che con la sua
     vero vagheggiare di comporre musica all’altez-         perizia sa rendere duttile come cera, ma allo
     za di Mozart e Beethoven?                              scopo di trasfigurarla in altri linguaggi, in altre
                                                            espressioni ed emozioni.
     A quali proporzioni sarebbe ricondotta la no-
     stra creatività? A una interminabile replica in-       Forse è ormai per lui lontana, non nel tempo
     gegnosa e inerte di un’eccellenza che non ci           ma nella coscienza, l’esaltante stagione mila-
     compete? Perfino il famoso scimpanzé Congo             nese in cui la fotografia era anche la radiografia
     che dipingeva soggetti astratti con pennelli e         di un’epoca scintillante, lanciata verso un otti-
     colori, diventerebbe al confronto un’artista di        mismo radioso e imperituro, verrebbe da dire
     meravigliosa originalità! Lo scienziato Desmond        cromosomico nell’italiano del boom economico,
     Morris aveva ragione! Al punto che lo stesso           della Milano da bere, della corsa senza com-
     Mirò volle barattare un suo disegno per met-           plessi verso una nobile collocazione in Europa
     tersi in salotto un quadro di Congo! Noi quali         e perché no, nel mondo.
     fotografie metteremo in salotto?
                                                            Riguardando con attenzione i suoi ritratti, il
     Le fotografie di Graziano Villa certamente             gioco che sempre vi è sotteso per evitare che
     avrebbero un loro posto d’onore.                       essi rispondano passivamente a un vezzo esi-
                                                            bizionistico, di autocompiacimento, ma al con-
     Ed è proprio a questo che volevo arrivare, alla        trario ogni volto, ogni sembiante, si illumini in-
     mostra riminese nelle prestigiose sale dell’A-         nanzitutto di umana autenticità, mi rendo con-
     rengo che l’autore, da vero maestro, ha volu-          to come già nei decenni scorsi l’autore covasse

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GRAZIANO VILLA E_MOTIONS reportage/moda/still-life/ritratti/fotografia d'arte - Graziano Villa Photographer
la “ribellione” figurativa che passo dopo passo        artist, li impacchetta in teli di plastica e tiranti
     è venuta configurandosi con sempre maggiore            elastici. L’autore cancella con i suoi interventi la
     urgenza ed esigenza.                                   loro patina di assuefazione, la vieta consuetu-
                                                            dine, la vuota retorica delle cartoline, la tediosa
     Nella sua fotografia è celato un gusto grafico         magniloquenza degli eruditi; rimuove la polvere
     che insorge e infine predomina, producendo             dagli occhi “stanchi di non guardare” e li costrin-
     ‘quadri’ che non sono né naturalistici, ovvia-         ge a una diversa messa a fuoco, a una salutare
     mente, a imitazione della natura, né tantomeno         riscoperta attraverso invisibili lenti maliziose.
     impressionistici, bensì simbolici con una forte
     componente espressionista. Il “materiale” foto-        Ci porge allegramente un paio di occhiali defor-
     grafico è pur sempre all’origine dell’ispirazione,     manti che possiedono una prerogativa partico-
     ma nello stesso tempo si impone con una di-            larmente rara, il sorriso sfuggente dell’ironia: un
     mensione diversa. La luce viene scansionata,           atteggiamento celatamente ludico, una voglia
     dissezionata, scomposta e ricomposta in linee,         persistente di stupirsi per primo, con umiltà, di
     a volte con suggestioni – come viene sottoline-        fronte al proprio pubblico che, bisogna dirlo, si
     ato anche nei titoli – “metafisiche”.                  incanta volentieri ai trucchi dell’illusionista.

     Penso alle immagini molteplici de La Concorde          Vogliamo dire che le sue fotografie sono già an-
     Métaphysique a Parigi; all’Arbre Magique della         che delle ‘installazioni’? Che il prossimo passo
     Tour Eiffel, a Le Pouvoir de La Tour n. 1, alla        verso la scoperta dell’ignoto, intrinseco e inevi-
     Piramide del Museo del Louvre. Penso a Via del-        tabile per ogni vero artista, sarà forse in quella
     la Conciliazione e alla Basilica di San Pietro, a      direzione?
     Roma, o alla Fontana di Trevi, o agli archi e ai
     laterizi del plurimillenario Acquedotto Appio.         Noi azzardiamo, ma senza alcun imbarazzo di
                                                            essere smentiti, perché la sua imprevedibili-
     Graziano Villa non rilegge per noi gli oggetti della   tà è quasi altrettanto accattivante delle sue
     sua fotografia, non li interpreta, non li ripropone,   invenzioni. Graziano ci sorprenderà ancora,
     semplicemente li “guarda” con un altro occhio;         come ha sempre fatto e gli auguriamo di conti-
     li avvolge di luce come Christo, il celebre land       nuare a fare, felice del proprio talento.

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La Fotografia è Arte se                                     Giorgio Cavaciuti
     riesce a vedere l’anima                                     Esperto d’arte
     del soggetto?

     Un pomeriggio del 1978 suona il campanello del mio          nel 1982 che è proseguito al Teatro Nazionale con
     studio di Milano e una voce risuona cavernosa nel           lo spettacolo di “Salomé”, dramma di Oscar Wilde.
     citofono: sono Graziano Villa… alla porta trovo un          Graziano fu letteralmente rapito sia dal personag-
     ragazzone dall’aria “fricchettona“ come si diceva al-       gio che dalle luci e dalla coreografia. Andammo allo
     lora; dopo una breve presentazione ha esordito così:        spettacolo diverse sere e lui cercava sempre qual-
     “sono un fotografo, ho attrezzatura e portafoglio           cosa di non visto nelle serate precedenti da foto-
     clienti, ma non ho uno studio, tu hai uno studio stu-       grafre. Tutti gli scatti sono realizzati a luce ambien-
     pendo e vuoto se vuoi facciamo società” in pochi            te, sfruttando a fondo ciò che il coreografo aveva
     minuti ci siamo guardati negli occhi, stretti la mano       studiato e il tecnico delle luci realizzato. Graziano,
     e fatto il nostro sodalizio. Il giorno seguente abbiamo     con la tecnica dell’ “open shutter”, realizzò una se-
     iniziato a lavorare insieme senza formalizzare giuri-       rie di diapositive straordinarie che, riviste oggi, non
     dicamente la nostra società è stato un successo e           mostrano certamente i circa 40 anni trascorsi. Pos-
     l’inizio di una grande amicizia.                            so dire che in queste fotografie c’è davvero l’anima
                                                                 di Graziano, che si mutua perfettamente con la ma-
     Questa breve premessa mi serve per sottolineare la          gistrale interpretazione di Lindsay Kemp.
     personalità di Graziano Villa e quanta acqua sia pas-
     sata sotto il ponte della nostra amicizia; Graziano è       In teatro, spesso per definire un attore che sul palco-
     certamente una persona empatica capace di dialoga-          scenico è infaticabile, che vive mangiandone la pol-
     re si con le parole e lo spirito, ma sopra tutto con la     vere, e si nutre degli applausi del pubblico, si dice: è
     macchina fotografica. Il suo primo approccio, “sono un      un animale da palcoscenico. Bene, mi piace pensare
     fotografo”, mi è sempre rimasto nella mente perché è        a Graziano come un “animale della fotografia”, capa-
     vero. Graziano “è un fotografo” e lo è a 360°, guarda,      ce di condire ogni istante della vita con uno scatto, a
     pensa, respira e comunica con la macchina fotografi-        prescindere che si realizzi o meno, e se devo pensare
     ca, non c’è stato un istante della sua vita che fosse       ad un suo ipotetico ritratto, lo immagino con il lato
     stato diverso, ma il cammino è stato lungo e una me-        destro del viso composto da una vecchia Leica a te-
     tamorfosi era quasi inevitabile. Si parla spesso di “Arte   lemetro e uno straordinario obiettivo Elmar.
     della Fotografia” o “Fotografia d’Arte” come una cosa
     quasi scontata, ma non penso sia così ovvia; la foto-       Altre tappe importanti del suo percorso artistico
     grafia ha due facce: la componente artigiana e quella       sono state: l’Admiral’s Cup del 1975, dove è riuscito
     artistica e non sempre l’una convive con l’altra.           a far sentire e non solo vedere, la forza del mare, la
                                                                 forza degli equipaggi e il rumore del vento che gonfia
     La differenza tra artigianato ed arte sta nel proces-       gli spinnaker; nell’esperienza in Lapponia nel 2001,
     so formativo: un artigiano apprende il suo lavoro con       è riuscito a catturare la suggestione della luce del
     una scuola o apprendistato e quando è formato re-           polo, dove il giorno e la notte si alternano quasi sen-
     alizza una fotografia che ha come scopo quello di           za differenza e l’aurora boreale sembra essere la vera
     compiacere il cliente/committente/pagante. L’artista        anima che si muove libera; poi i Caftani in Marocco,
     non impara solamente, non va a scuola, l’artista è          le terre e le cantine dello Champagne, il dinamismo
     tale perché non usa solo il raziocinio della tecnica,       quasi futurista degli aeroporti, fino ad arrivare a tro-
     ma carica il suo lavoro con quell’emozione irrazionale,     vare la sua massima espressione creativa nelle foto-
     di “pancia” e come tale non ha l’obiettivo di essere        grafie di Roma e Parigi.
     compiacente, non deve render conto a nessun clien-
     te; l’artista è uno spirito libero che in primis lavora     Per la prima volta, in questi “Ritratti d’Architetture”,
     per se stesso rincorrendo la propria gratificazione.        si è liberato dell’immagine stereotipata per entrare
                                                                 nel mondo rivisitato della Pop-Art ed ecco allora che
     Questa è la metamorfosi avvenuta in Graziano, è par-        tutto cambia, le elaborazioni fanno parlare la sua ani-
     tito come artigiano fotografo e quasi suo malgrado          ma, le classiche vedute assumono un ruolo diverso,
     è diventato artista. Il suo primo passo in questa me-       una realtà “altra” strizzando l’occhio, seppur inconsa-
     tamorfosi è stato certamente il suo lavoro al teatro        pevolmente, alla Metafisica. Questo è il Graziano Villa
     Manzoni di Milano con Lindsay Kemp in “Flowers”             che io conosco…

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Luce instabile,                                       Luca Cesari
     tempo che sfugge                                      Studioso di Estetica e saggista

     Ora che Lindsay Kemp è volato via lasciando           pure studiando il ritmo dello scatto; cogliere
     a noi le sue eleganti e parventi tuniche, non         un’ora di luce sulla vetta del Kilimanjaro (come
     posso non accomunare a esse alcune tra le più         un impressionista, è il caso di dire, con le sue
     belle impressioni fotografiche che con rapido         “macchie”) e, dall’altro, muoversi alla giornata
     corpo di falena, l’artista, ha lasciato catturare     nel mondo, tra i grattacieli di Kuala Lampur e
     nella meravigliosa notte del teatro in cui è tra-     di Chicago o sull’enorme toboga arcaico della
     scorso. Quelle di Graziano Villa: dal mio punto       Muraglia Cinese adoperando le due gambe o a
     di vista, tra i più toccanti ritratti di un uomo      cavallo della Harley Davidson.
     farfalla, di un uomo uccello, di una plasticità
     poetica favolosa e instabile.                         Così il ritratto che ferma e stacca, agisce solo
                                                           sull’oggetto, sul gioiello di Bulgari, non invece sul
     Cos’è la fotografia se non percepire la luce in-      corpo o sul volto umano che può esser colto uni-
     stabile nella temporalità che sfugge? Questa          camente in contro tempo e al volo. Un’incontrolla-
     la battaglia tuttora persa dall’Impressionismo        bilità sorvegliata insomma, che pone il fotografo
     con la fotografia, nella misura in cui il grande      non di fronte all’oggetto ma di fronte a sé stesso.
     movimento supponeva di catturare alla veloci-
     tà di un’impressione al netto, il tempo più alea-      Un catturare farfalle al volo al di là della rinasci-
     torio impresso sulla retina. Ma la pittura è l’arte   mentale “eternità d’istante” di un Cartier-Bres-
     di lasciar sostare la retina sulla superficie. Al     son. Ma non c’è foto senza eternità e non c’è
     contrario l’occhio doveva inventare un apparec-       impressione senza istante. Qui s’incontrano le
     chio immaginario sur le motif del tempo che           due vocazioni di Villa intorno alle quali mi è ca-
     sfugge e incarna l’imprendibilità, muovendosi         pitato di parlare in altra occasione: quella del
     un po’ alla giornata. In realtà il visibile è solo    deambulare e quella dello stare. L’eternità è
     introiettivo e la verità si nasconde a sé stessa,     negli attimi sparsi di un essere che si muove
     la naturalezza è timida.                              alla giornata. In tal modo si somma anche il
                                                           rapporto di Graziano con la fotografia. I ritratti
     Ora è un tale mantenersi in bilico tra l’impren-      “dervisci” dei Momix e di Annie Leibowitz da
     dibile e il muoversi alla giornata che delinea il     un lato, che trapassano come da una dimensio-
     nucleo essenziale del grande viaggio visivo di        ne all’altra, da un doppio all’altro, e le nubi del
     Graziano Villa, nella sua lunga professione. Fo-      Kenya che trascorrono sopra una giornata di
     tografare le ali fuggenti di Lindsay Kemp, sia        New York. O sono la stessa fotografia?

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Dunamis: il Segno                                            Rosita Copioli
     di Graziano Villa                                            Poetessa e scrittrice

     Se ci chiediamo quale sia il segno, palese o nasco-          di estrarre da ciascuna la rispettiva forza. Ma fino a
     sto, che contraddistingue e unifica l’opera di Gra-          che punto si è consapevoli che dall’ombra nasce la
     ziano Villa, osserviamo dovunque un’impressione di           luce? Ciò è evidente per i pittori. La pittura esalta le
     potenza. Nella infinita varietà del suo lavoro, non in-      ombre. Scrive Leonardo: «l’ombra è di maggior poten-
     dulge mai a quell’abbandono diafano, quel languore           zia che il lume, imperocché quella proibisce e priva
     che contraddistingue tanta fotografia di moda o di           interamente i corpi della luce, e la luce non può mai
     ritratti o di paesaggio contemporanei.                       cacciare in tutto l’ombra da’ corpi». È una legge ot-
                                                                  tica, che si applica ugualmente nell’immaginazione. Il
     Come ama ricordare, affermando la propria origine            nostro pensiero ne dipende. Questa esclusione della
     di genovese che conserva lo spirito avventuroso              vista che riguarda l’ombra, tocca anche la realtà (e
     di Colombo, Villa ha voluto navigare mettendosi a            il concetto) del limite. Ad esempio, se Leonardo po-
     scuola dalla vita, con scelte precoci e coraggiose,          tenzia l’idea dell’infinito mostrandoci il cielo visto da
     reinventando di continuo ambito di ricerca e stile.          una siepe o due rocce, anche Leopardi lo fa: scrive
     Mi dice che al pari di altri coetanei era stato stre-        dell’infinito a partire dalla siepe, dal limite, da «una
     gato da Blow up, e che già a ventisei anni avrebbe           finestra, una porta, una casa passatoia».
     lasciato tutto per non essere schiavo dei datori di
     lavoro, quando, per un singolare incontro, poté rico-        La foto, come ogni altra opera d’arte, è viva, se ri-
     minciare con lo still life un’attività che è diventata       esce a trattenere la luce-ombra in tensione, senza
     multiforme, svolta in settori diversissimi, ciascuno         cedere a quella diafanità che coincide non con la
     dei quali richiederebbe competenza specialistica, e          trasparenza, ma con l’inconsistenza. O all’opposto
     dove ha comunque attinto l’eccellenza.                       con il volgare iscurimento che camuffa la mancanza
                                                                  di spessore. Del resto, nemmeno i maestri fondatori
     Lo dimostrano le foto di moda, i ritratti, le “nature        della fotografia, soprattutto nel ritratto – non dico
     morte”, le rappresentazioni di oggetti, i paesaggi, gli      il maschio Nadar, ma nemmeno la sublime Cameron
     interni ed esterni di architettura (penso ai memora-         o il singolarissimo reverendo Dodgson usavano la
     bili servizi di “AD”), i reportages di viaggio in tutte le   luce per distruggerla: piuttosto ne estraevano il rac-
     parti del mondo abitate o deserte, arcaiche o moder-         conto con l’ombra. Amavano l’antica lotta tra impero
     nissime. Non esiste scatto che non riveli un robusto         della luce e dominio delle tenebre, la bellezza della
     impianto formale, un senso geometrico, una neces-            vita fragile, nel breve momento in cui appare e si tra-
     sità di costruzione che accompagnano e dominano              sforma. E basterà solo un cenno al fatto che, come
     la materia vivente, la sostanza che appartiene al mo-        è stato ricordato a giusto proposito, Fellini pensava
     mento, e che va inquadrata. Eppure il robusto impian-        ai film come pitture create dalla luce, «il sale alluci-
     to formale, il senso geometrico, la necessità di co-         natorio che bruciando sprigiona le visioni».
     struzione non bloccano la vita, non la spengono, non
     la riducono, e tantomeno suggeriscono quell’idea di          Ogni immagine di Graziano Villa testimonia una for-
     patinato che faceva torcere il naso agli estetologi di       za vitale, una padronanza della tensione tra luce
     qualche anno fa. L’impressione che il tumulto della          e ombra, qualcosa di prepotentemente selvaggio
     vita continui a scorrere, si prova dovunque. Anche           e “naturale” al di sotto (o al di sopra) di ogni so-
     nella più statica delle immagini. È ciò, credo, che fa       fisticata inquadratura: non importa che si tratti di
     percepire il senso di forza, di potenza. Ma qual è il        una scena non modificabile, che il suo occhio ha
     segreto di questa potenza, o di questa vita? So che          afferrato come unica – quella visione dell’attimo e
     risiede nel dialogo tra luce e ombra, nella capacità         nessun’altra tra le infinite possibili –; oppure che

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essa sia una costruzione elaborata con sapienza di           la sua coriacea invincibilità – pare dire: «sono oro,
     artista artigiano, al modo in cui il pittore antico di-      ricchezza, lusso, potenza, bellezza, voluttà. Se mi
     spone i modelli, la stanza con le figure e gli oggetti       indossi sono tuoi». Invece l’orologio di Bulgari non
     da ritrarre, e lo scenografo prepara gli ambienti per        ostenta. In spirale serpentina, non orizzontale ma
     gli attori sul palco del teatro o nel set del cinema.        di sbieco, su nitido fondo bianco, afferma il dominio
                                                                  su un tempo che non ha bisogno di prove di forza,
     Non ingannino la grazia dei soggetti di alcuni ritrat-       di esibizione. Al di sopra di tutti, semplicemente: è.
     ti – Marella Agnelli-cigno –; la dolcezza di tocco nel
     cogliere lo sguardo non sereno di Philip Stark davan-        E tralasciamo, approntate per le stesse funzioni, le
     ti ai suoi Little Phantoms, l’approccio caloroso del         allettanti scene serotoninergiche di interni eleganti,
     Dalai Lama; il gioco nel riprodurre simpateticamente         sobri o inusuali, domestici ed esotici, arredamen-
     Desmond Morris; l’omaggio alla leggerezza del sal-           ti d’antiquariato e attuali, tavole imbandite, frutta,
     to per la Leibovitz che oltrepassa se stessa, per il         bicchieri cristallini e colorati, fiori, acque, giardini
     turbine sufi dei Momix; l’assecondare le moltiplicate        allestiti con linguaggio non dissimile, ricco di cita-
     metamorfosi di Lindsay Kemp, le danze del fuoco, i           zioni d’opere d’arte in cromie raffinate, tali da creare
     pesci, gli animali in movimento; non ingannino alcu-         meraviglia e ammirazione, anche perché spesso fan-
     ne sofisticate imitazioni stilistiche: scultura, cesel-      no parte di progetti che uniscono – come sostiene
     lo, profilo di Paolo Bulgari, la calcarea refrattarietà di   Ettore Mochetti – la testimonianza di cultura, arte,
     Cascella e del suo feticcio sessuale.                        storia, prima ancora che valore economico. Dapper-
                                                                  tutto Dunamis sollecita, scuote, attrae.
     All’interno di quella restituzione di vita, quella spo-
     glia del vivente catturata da un cacciatore incruen-         Ma basterebbe lasciarsi andare al piacere delle av-
     to, c’è buona parte dell’azione dinamica dell’artista.       venture riflesse in questo caleidoscopico atlante
     Il paziente studio di messa in posa non cancella             che Villa ha composto in tanti anni, lasciarsi perva-
     nulla della realtà che precede, ed esalta l’impronta         dere dalle sensazioni, dalle fantasticherie, seguire
     intensa dell’autore. Esiste una dimensione di stu-           la curiosità, il divertimento, la pura gioia dei colori,
     dio, di riflessione, che ha origine nella contempla-         come se queste immagini sostituissero per noi la
     zione: questa precede l’azione, e la rende possibile.        realtà: ciò che ci accade quando veniamo presi dalla
     Dando la parola alla natura, Plotino le fa dire che          lettura di un libro che non possiamo abbandonare
     essa genera attraverso la contemplazione: «così              fino all’ultima pagina. Non ci si stanca mai di guar-
     come i geometri contemplando disegnano; ma io                dare e guardare, sfogliando volti, paesaggi, nuvole,
     non disegno, bensì contemplo, e le linee dei corpi           animali, scorrendo per mille luoghi che qualcun altro
     si manifestano come uscendo da me». La contem-               ha visitato per noi.
     plazione che precede l’azione – ossia, nel caso di
     questo lavoro, lo scatto fotografico e la successiva         Continua a invitarci ora nel magnifico Ontario, ora
     elaborazione – contiene tanto della dinamica, che la         nelle sontuose Maldive: ed eccoci nel fantastico
     conserva e riproduce, se è stata ben condotta.               Marocco, sull’isola Lofoten tra le casette nordiche,
                                                                  intorno alla magia del cibo apparecchiato sulla neve
     Fissiamo la foto del Borsalino sul portacappelli, il         in Svezia, tra le chiese case erbose campestri, i pae-
     guanto e il bastone posati sotto. Non sembrano               saggi da pittura romantica dell’Ottocento, in un car-
     pronti per essere afferrati e indossati, per muoversi        nevale a Venezia datato 1983 capace di scorci mi-
     con l’uomo che li porterà? Hanno la staticità di un          rabili, nell’arido Taklamakan dove ha reso immortale
     felino pronto a saltare, nell’istante prima del balzo.       un cammello della Battriana con il suo contadino:
     L’immagine non è statica, ma dinamica. E per dina-           quel muso incredibile, così impositivo.
     mica intendo la proprietà del movimento, il suo po-
     tere, la sua possibilità in potenza, ma anche la forza       Nessun Quark ci ha mostrato gli animali come fa
     propulsiva ed esplosiva: dunamis.                            Villa, con sguardi simili al nostro. Ci incantiamo a
                                                                  osservare non solo i bellissimi ed eleganti leopar-
     Dunamis è visibile o latente anche nelle immagini            di, le gazzelle, gli aironi, i camaleonti, le scagliose
     più legate alla pubblicità, dove il linguaggio dei segni     iguane delle Galapagos – ma le impressionanti moli
     deve essere concentratissimo. Consideriamo il brac-          degli elefanti, dei bufali, dei rinoceronti in ripresa
     ciale di Gucci. Posato centralmente su pelle di coc-         ravvicinata: quelle teste gigantesche e nerastre
     codrillo – l’animale crudele e costoso che trasmette         come pietra lavica; le pietre-tartarughe; e infine,

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soprattutto i leoni, che guardano con espressioni          si soltanto l’alterazione del colore a determinare lo
     da fine del mondo: saggi, stanchi, regali, decaduti e      straniamento: si veda l’Arco di trionfo con le mac-
     commoventi come il leone «con la barba bianca» di          chine, secondo il desiderio espresso da Baudelaire
     Tonino Guerra. Non posso non pensare che su que-           che intravede le ombre a colori degli impressionisti:
     ste immagini grandiose di animali è stato posato il        «Je voudrais des prairies teintes en rouge et des
     medesimo occhio dell’orafo scita che forgiò i grifoni,     arbres peints en bleu».
     gli stambecchi e le gazzelle rincorsi dai leoni, dello
     scultore iranico che modellò i tori alati di Persepoli,    Oppure il colore si impossessa della struttura: di-
     dalla prodigiosa potenza plastica.                         venta strepitoso intreccio del vertiginoso tessuto
                                                                scozzese rosso blu bianco francesi della Tour Eif-
     Tra le sequenze virtuosistiche tre interessano più         fel; o ancora differenzia i piani davanti al Louvre; di-
     esplicitamente la pittura, nel senso che le foto sono      stingue blocchi e sfondi, per la statua di Rodin, o
     trattate con la tecnica dei dipinti: uno spettacolare      le parti architettoniche, per la tomba di Napoleone
     tributo a Georgia O’Keeffe attraverso i fiori; un rac-     agli Invalides: un verde acquamarina spiazzante ri-
     conto per immagini, alquanto suggestivo, dell’orto         spetto al rosso della quarzite avventurina di Carelia.
     di Antonio Saliola a Petrella Guidi in intreccio con le    Ma altrove al colore è delegato solo un particola-
     tele dell’amico; l’impressionistica raffigurazione del-    re: un lampione ottocentesco isolato, la torre Eiffel
     la faggeta di Canfaito a S. Severino Marche, già di        blu in lontananza. Quanto alla geometria, se ci sono
     per sé un incanto, che diventa una magia materica.         possibilità di reticoli geometrici o di giochi quasi di
     Queste prove di scomposizione della materia, della         congegni meccanici scomposti, allora questi posso-
     trasformazione o estrazione delle forme, la cui ge-        no rivelare tutto il loro autonomo fascino, che mai
     ometria non conosce limiti di possibilità, è sempre        avrebbero mostrato; mentre le superfici lisce – la
     stata inseguita dall’arte.                                 piramide, o un semplice muro – acquistano un’ine-
                                                                dita imposività.
     L’architettura non ha potuto tentarle all’infinito per
     le leggi della gravità, o per i canoni della misura.       Nel caso di Roma, a parte la Piramide di Caio Cestio,
     Tuttavia da alcuni anni Villa è attratto proprio dalla     il parallelepipedo dell’Eur, e a tratti qualche muro
     sfida a questi limiti attraverso l’architettura antica     antico dalle arcate essenziali, nessuna superficie
     e moderna, in luoghi come la Puglia e in città esem-       uniforme si presta agli angoli sbiechi delle campi-
     plari quali Milano, Parigi, Roma. A queste ultime ha       ture ininterrotte. Dalle mosse cavità e rotondità del
     dedicato due mostre: Le grandeur di Parigi e Roma          Colosseo e Castel Sant’Angelo, il Rinascimento, il
     caput mundi. Se Bertrand Marret loda il merito di          Barocco, San Pietro, le statue, gli obelischi, le fon-
     liberare uno spazio geometrico per trasformarlo in         tane, le piazze impongono colorazioni a campi, o più
     estetica, scegliendo spesso «un angolo visivo inedi-       o meno leggere linee luminose che seguano i rilievi
     to e... un’elaborazione cromatica del tutto persona-       e le forme in un ricalco preziosissimo. Risorgono i
     le»; se Francesca Fabbri Fellini annota elaborazione       meravigliosi lineamenti dei corpi, dei volti di pietra,
     pittorica e simbolismo, «un’esasperazione dell’an-         di marmo e di cotto dei grandiosi edifici, alternan-
     golazione del suo punto di ripresa» con cui i monu-        dosi a versioni per intero in negativo colorato. Una
     menti vengono alla luce nella loro anima metafisica,       leggerissima città di luce rinasce dal buio o alle at-
     immateriale, Luca Cesari scrive di prototipi, «smate-      mosfere di un sogno.
     rializzati monumenti», di forme liberate, dell’Urphän-
     omen oltre al quale non c’è nulla che li oltrepassa: «al   È la fioritura notturna e senza tempo di questa ri-
     grado estremo del reale, cioè del fantastico», otte-       conversione della fotografia in arte grafica, che con
     nuto come da una “spellatura”. L’autore invece parla       un orientamento opposto a quello dei Piranesi fa
     del ritorno al disegno originario degli autori.            riaffiorare in filigrana silhouettes, profili, sottili calli-
                                                                grafie. I finissimi tratti non sono i neon o le lumina-
     Di certo le diverse tecniche di lavorazione produ-         rie di una festa impossibile, ma fili di desideri e sfide
     cono effetti unificabili soltanto dal progetto e dalla     perenni. Dove i Piranesi accumulavano nero su nero
     scoperta di diverse realtà percepibili, oltre al classi-   la potenza immane delle rovine dominate dal Tempo
     co rovesciamento di negativo e positivo, o alle om-        e dalla Gravità, Villa scrive un percorso di luce invi-
     bre fantasma nelle lastre delle radiografie, prodotti      sibile al frettoloso, inavvertito quotidiano, l’alterna-
     entrambi del mezzo fotografico. In alcuni casi è qua-      tiva di una grazia “dinamica” ancora possibile.

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Graziano Villa,                                      Felice Laudadio
     l’occhio vagabondo                                   presidente Centro Sperimentale
                                                          di Cinematografia Roma

     Da dove partire per raccontare la multiforme         di una città, di un’architettura, di un interno in
     arte visionaria – e il mestiere, un grande me-       qualunque parte del mondo: Stati Uniti, Male-
     stiere – dell’instancabile occhio di Graziano        sia, Norvegia, Marocco, Kenia, Sud Africa, Cina
     Villa? Si potrebbe iniziare dagli affascinanti ri-   con la sua Grande Muraglia. Da una parte Parigi
     tratti di personaggi che vanno dal Dalai Lama        e la sua Grandeur, al centro di un reportage
     a Desmond Morris, da Marella Agnelli a Pietro        tanto originale quanto spettacolare, oppure
     Cascella, da Philip Stark a Dolce & Gabbana e        Chicago e New York e Kuala Lumpur e Albero-
     a tante altre personalità della cultura, dell’ar-    bello e Marrakesh e Shanghai e il Kilimanjaro
     te, della moda, dello spettacolo colte nella loro    e le Lofoten, dall’altra gli esterni e gli interni
     ineffabile, e talora ironica, quotidianità. Oppu-    delle meravigliose chiese e case di campagna
     re dalle sue potenti immagini pubblicitarie, più     scandinave.
     che efficaci.
                                                          Ciascuna immagine di queste Country Houses,
     O, ancora, dalla meravigliosa Roma dei monu-         che siano svedesi o norvegesi, restituisce una
     menti reinventati (non solo fotograficamente)        composizione visiva che va ben oltre l’abilità
     grazie alla geniale applicazione di sfolgoranti      indiscussa del fotografo: sono vere e proprie
     e suggestive colorazioni, quasi a voler eviden-      opere d’arte pittoriche esaltate dall’uso magi-
     ziare – e ribadire – l’essenza di Caput Mundi        strale del colore, della luce, dei chiaroscuri, del
     della Città Eterna. Ma scorrendo la ricchissima      punto di osservazione, dell’inquadratura che
     galleria delle sue opere l’occhio dell’osservato-    rimandano alla lezione del Caravaggio, ma di
     re tende a soffermarsi soprattutto – è la mia        un Caravaggio contemporaneo senza tragedie
     esperienza – sull’occhio vagabondo di Grazia-        e invece con la curiosità e la dolcezza profon-
     no, sulla sua singolare capacità di cogliere, ad     da, alla ricerca della bellezza, connaturate nello
     un tempo, il totale e il dettaglio di un Paese,      sguardo indagatore di Graziano Villa.

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Frammenti scelti                                      Bertrand Marret
                                                           Storico dell’Arte
                                                           nipote di Henri Cartier-Bresson

     Se Graziano Villa vi riceve nel suo studio rimi-      e sono momenti di riflessione o di pentimenti. Il
     nese per meglio osservare le foto ben ordinate        fotografo invece, riprende il suo soggetto all’i-
     nel computer, che troneggia sul grande tavo-          stante, nel momento preciso in cui accade.
     lo nero, è implicito l’invito a divenire complice.
     Basta lasciarsi andare e percorrere il filo del-      Vorrei dire che i ritratti di Graziano Villa sono
     le immagini, per riconoscere un fotografo non         dei “caratteri”, nel senso che riproducono un
     certo sconosciuto, ma “scoperto”, per meglio          modello nella sua apparenza più effimera, nel
     dire “rivelato”.                                      senso di fissare un viso, di tenerlo a mente,
                                                           scongiurare la sua capacità di fuggire e di po-
     Il talento val bene un’antologia, dal greco an-       ter essere riconosciuto subito.
     thos /fiore e legein /scegliere, da cui deriva la
     parola latina florilegio, che contiene l’idea dello   Il ritratto, secondo Graziano Villa, manifeste-
     sbocciare come un fiore, oltre a quella di pre-       rebbe bene la tensione fra il riprodurre una fi-
     ferire. Un’antologia è sempre un momento di           sionomia e riprodurre i veri tratti attraverso i
     riflessione, un’occasione per riannodare le fila      quali si esprime l’anima e in cui Hegel vedeva
     della nostra creatività, ricalcare le impronte la-    due procedimenti diversi. Il buon ritratto si di-
     sciate sul percorso.                                  stingue quando la sua eccellenza rivela i veri
                                                           tratti dell’anima nella parte naturale dell’esi-
     L’impronta fotografica, come gesto tecnico, è         stenza, nell’esteriorità empirica della fisiono-
     pur sempre un istante decisivo, così, com’è,          mia. Ho in mente il bel ritratto dello scultore
     una questione di tempo, di memoria e di so-           Pietro Cascella nel suo atelier, basato sulla
     pravvivenza dell’immagine.                            Sezione Aurea, con in primo piano, la presenza
                                                           avvincente del Santuario della fecondità, così
     Più che un fotografo eclettico, in senso filosofi-    come il ritratto, di profilo, di Gillo Dorfles, nella
     co, cioè basato su elementi presi in prestito da      tradizione delle medaglie incise da Pisanello e
     altri sistemi, Graziano Villa è, ai miei occhi, un    che mi ricorda il Malatesta del Louvre di Piero
     fotografo poliedrico che prova a coniugare ar-        della Francesca.
     gomenti diversi, dal ritratto alla natura morta,
     dal paesaggio alla veduta urbana e monumen-           Vorrei inoltre dire che le nature morte di Gra-
     tale, dal reportage alla moda, dal flash pubblici-    ziano Villa sono calme e silenti, oggetti di me-
     tario alla fotografia d’Arte.                         ditazione. A ragion veduta, lui preferisce usare
                                                           il termine “still life” che meglio esprime l’im-
     Non bisogna dimenticare che a tutto questo si         mobilità del soggetto rappresentato; soggetti
     aggiunge un “viaggiatore di lungo corso”, per ri-     e oggetti di ferma, come nell’antico italiano o
     prendere un termine marinaresco che gli piace         sujets de la vie coy in antico francese, in op-
     molto, soprattutto quando parla del suo lavoro        posizione all’immagine della figura umana che
     e dei suoi peripli intorno al mondo. I generi della   deve essere presa nella mobilità dell’espressio-
     pittura tradizionale sono gli stessi per l’arte fo-   ne. Vasari parla delle cose naturali, Diderot di
     tografica, la differenza, se vogliamo, si esplica     natura inanimata a proposito della pittura di
     nel modo di avvicinarsi al soggetto. Il pittore       Chardin e mi torna in mente Pascal: “oggetti
     osserva il suo soggetto in vari momenti, che          inanimati avete dunque un anima che somiglia
     vanno dal disegno preparatorio al quadro finito,      alla nostra e la forza di amare”.

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In seguito, lo vediamo nella disposizione di ogni          sano tutti. I continenti, le terre lo attirano, così
     still life, Graziano Villa ci mostra di possedere          come gli orizzonti e i tramonti, l’oceano, il mare,
     una sapiente conoscenza della luce, della sua              i fiumi, le cascate e i ghiacciai molto celebrati
     intensità e del suo orientamento, calda fronta-            nella raccolta: Water World.
     le o laterale fredda, a seconda della composi-
     zione, che gli permette una traduzione fotogra-            Insomma, che il suo intento sia captare il fasci-
     fica limpida dell’oggetto quotidiano: un sottile           no di un paesaggio o di osservare le trasparenze
     intreccio della resa delle materie e dei volumi.           dell’acqua, si tratta pur sempre di poter giocare
                                                                su una vasta gamma di tonalità cromatiche, di
     Si potrebbe quasi parlare di un edonismo do-               esplorare sempre nuove possibilità formali, gui-
     mestico che traspare soprattutto nell’ordina-              dati dall’emozione dello sguardo, poiché nell’e-
     mento poetico dei suoi interni scandinavi o                sperienza fotografica, il desiderio sicuramente,
     nella Tavola del sarto perfettamente sinfonica.            il caso a volte e la declinazione dei colori si in-
                                                                trecciano per fissare i segni, le forme e le appa-
     Al di là dello still life, la serie dei fiori ripresi in   renze di quello che noi vogliamo vedere.
     primo piano, con un’illuminazione possente e
     isolati dal loro contesto, è un omaggio appena             Graziano Villa ci ha mostrato come il suo sguar-
     dissimulato a Georgia O’Keeffe. La fotografia              do interminabile si rivela attraverso l’obbietti-
     gioca qui un ruolo intermediario fra la natura             vo, e qual è la disciplina del fotografo. La sua
     del fiore e la sua interpretazione grafica, la-            opera è anche un invito al viaggio e subito il
     sciando perdere un po’ della sua identità senti-           piacere dell’occhio diventa una complice par-
     mentale pur di raggiungere un puro estetismo.              tecipazione con il mondo che ha illustrato per
     Infine i paesaggi, per ragioni diverse, lo interes-        anni, con tanto sapere e generosità.

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Reti oltre le figure                                         Raffaele Milani
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     Ci si chiede sempre, dinanzi alla fotografia, se i suoi      la grazia del momento giusto nel riprendere il mon-
     risultati non siano riflessi del mondo circostante.          do, perché è la mente creativa a intervenire, non un
     Forse è così, ma con la stessa efficacia delle altre         fatto meccanico. Anche nella fotografia, come nelle
     arti, perché essa riesce a mostrare riflessi anche dei       altre arti, il problema consiste nel riuscire a tirare
     mondi interiori. In un’epoca di profonde e sempre più        fuori dall’oggetto la verità, al di là di una mera corri-
     veloci trasformazioni dello sguardo la tecnica sembra        spondenza tra immagine e cosa.
     offrirci soluzioni univoche, obiettive e senza il mini-
     mo sforzo: la realtà di quel mondo o di quei mondi           Nel ricchissimo repertorio di Villa, artista con i soggetti
     di fronte o dentro di noi sembra riassorbita in uno          più diversi, dai ritratti ai paesaggi, dalle nature morte
     scatto programmato che dovrebbe riassumere tutto.            alle architetture simbolo delle città, dalla moda agli in-
     Impossibile! Le tecniche vivono oggi di un potente           terni, troviamo la bellezza della fotografia. Non l’esem-
     investimento industriale dove la nostra sensibilità          pio di una buona tecnica, ma la capacità oggettivata
     e intelligenza paiono diventare inutili, avvilite in un      di adattare la tecnica a una visione del mondo, a una
     consumismo d’immagini e in una condizione di pas-            messa in scena della natura. La volontà cattura l’anima
     sività. Ma non è così nell’arte; la fotografia, che ne è     delle cose nelle forme in trasformazione. Chi scava nel-
     una grande espressione, vive infatti di una dimensio-        la realtà materiale, la sua struttura, la sua essenza, si
     ne umana e partecipativa insopprimibile, altrimenti la       trova nel ruolo di un creatore che segue, ma anche pla-
     distanza sull’oggetto che fa del sentire la necessaria       sma i processi di cambiamento cui sono soggette le fi-
     mediazione per giungere all’arte stessa sparirebbe.          gure. Nulla è stabile, e la verità di ogni cosa, molteplice,
                                                                  si nasconde; mentre guardiamo ciò che è in movimen-
     Se si trattasse solamente di una riproduzione, l’ogget-      to l’emozione incalza il nostro intendere. La fotografia
     to verrebbe dato una sola volta per tutte, decadrebbe        di Villa è, possiamo dire, un continuo moto d’emozio-
     dalla sua funzione simbolica ed enigmatica; il mondo         ni, un’avventura oltre le figure, in un oltrepassamento
     e l’umanità sarebbero semplici portatori di una natura       dell’accertabile e del credibile. L’avventura è ricerca e
     meccanica. Non è appunto così; ne è prova questa             sogno insieme, nulla è ovvio e scontato: incongruenza,
     mostra di Graziano Villa le cui opere ci ricordano che       incoerenza, disobbedienza possono essere i segni della
     non esiste un’immagine artistica senza una ricerca           libertà creatrice calata in questa mostra.
     mirata, intenzionata, tenuta nel tempo, nella pausa
     sorprendente tra il vedere e il produrre qualcosa che        Alcuni vogliono soffermarsi sulla fotografia, come fece
     si vorrebbe restituire equivalente. Villa è un fotografo     Siegfried Kracauer, nel mito di un ritorno alla realtà fi-
     a tutto tondo, artista eccellente come lo furono, un         sica, altri hanno teso a sottolineare, nella riproduzione
     tempo, quei “pittori, scultori, architettori” trattati dal   fotografica, la perdita dell’aura, come Walter Benjamin;
     Vasari nelle Vite. Con pari dignità rispetto alle altre      Roland Barthes vi ha visto la pragmatica del segno illu-
     espressioni artistiche, il suo lavoro salta tra bidimen-     minato da uno stato d’affezione e Susan Sontag un lin-
     sionalità e volumetrie in un volo d’abilissime illusioni     guaggio d’ambiguità in grado di offrire immagini del do-
     ottiche, simula e dissimula l’oggetto con la perizia di      lore del mondo. Più consono alla fotografia di Graziano
     uno che disegna strategie visive attraversando conti-        Villa sarebbe un passo di André Malraux: ovunque nel
     nui camouflages, progetta e costruisce reti di rappre-       mondo «l’arte è lo specchio e il motore dell’armonia del
     sentazioni traendo e sottraendo le linee dei contorni        mondo ordinato che chiamiamo cosmo o yin e yang»
     secondo una scena prospettica del colore.                    (Il cranio d’ossidiana). Nessuno, da molti anni, cita più
                                                                  Malraux, ma trovo che qui abbia un senso. Il ritratto di
     Immerso nell’universo del marketing, Villa non si la-        Desmond Morris o del Dalai Lama, allo stesso modo
     scia irretire dal sistema comunicativo, ma propone           delle nature morte o dei paesaggi, si prendono cura
     quella distinzione del vedere che è la possibilità pro-      dello spazio e del tempo: la luce domina, scopre, svela
     pria dell’arte, non un gioco di effetti: sa aspettare        insospettati misteri delle apparenze.

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