CURA E COMUNITÀ - Azienda Ospedaliera di Alessandria
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ISSN 2282-6130 Quaderni dell’Ospedale [Online] 01 2019 QUADERNI Infrastruttura Ricerca, Formazione, Innovazione AO Alessandria Azienda Ospedaliera Nazionale Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali di Alessandria 1
01 2019 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali di Alessandria Gli ospedali da luoghi di carità a centri di ricerca: il valore aggiunto dell’Università LECTIO MAGISTRALIS di Giancarlo Avanzi, Magnifico Rettore Università degli studi del Piemonte Orientale Cura e comunità: 850 anni di Ospedali di Alessandria Antonio Maconi, Responsabile Infrastruttura Ricerca e Formazione AO Al Roberto Livraghi, Direttore di Palazzo Monferrato Giulio Massobrio, Storico Massimo Desperati, Direttore medico dei presidi AO Al Claudio Pesce Ufficio tecnico AO Al Giacomo Centini, Direttore Generale AO Al La serie di QU aziendali è una Comitato editoriale: pubblicazione multi disciplinare in Dott. Antonio Maconi Health Care Management. Dott. Alfredo Muni Rientra nella politica editoriale Dott.ssa Mariateresa Dacquino tutto quello che può migliorare la salute della comunità attraverso il miglioramento delle performance Responsabile: dell’Azienda Ospedaliera, sia con Dott. Antonio Maconi riferimento agli aspetti clinico-sa- email: amaconi@ospedale.al.it nitari e di assistenza, sia con ri- ferimento all’implementazione di Segreteria: metodi e strumenti di tipo orga- Mariateresa Dacquino, Mariasilvia Como, Laura Gatti Pubblicazione curata da nizzativo-gestionali. email: mdacquino@ospedale.al.it; lgatti@ospedale.al.it Dott. Antonio Maconi Dott.ssa Mariateresa Dacquino Progettazione e realizzazione grafica Emanuela Bovo 2 3
Quaderni dell’Ospedale 01 2019 Saluti istituzionali e presentazione GIACOMO CENTINI Direttore Generale ASO AL Per aprire questa settimana di celebrazioni del Patrono dell’Azienda Ospedaliera Sant’Antonio, un importante e ormai tradizionale appuntamento per l’intera città, partiamo dal passato, dalla ricostruzione della storia dell’Ospedale e dei percorsi di cura per gettare le basi della valorizzazione del futuro. Il nostro Presidio Infantile, ad esempio, è tra i più antichi d’Italia e costituisce solo una delle tante ricchezze di cui siamo orgogliosi. Ritengo infatti che sia fondamentale ricordare le radici e seguire con determinazione i progetti per il futuro che abbiamo predisposto con il Piano Strategico, nell’ottica delle tante progettualità che si presentano davanti a noi come la riorganizzazione degli spazi, la collaborazione con l’Università e il percorso verso l’IRCCS. Questa deve essere la nostra traiettoria: un continuo sviluppo posto al servizio del paziente. Colgo infine l’occasione di questa cerimonia vissuta dai dipendenti e da tutta la comunità, che si riunisce intorno al suo ospedale, per ringraziare i nostri professionisti, andati ora in pensione, per l’impegno e la passione profusi durante gli anni di servizio e tutti i benefattori che hanno contribuito alla crescita quotidiana della nostra Azienda. 4 5
Quaderni dell’Ospedale 01 2019 Atti del convegno GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: il valore aggiunto dell’Università CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali di Giancarlo Avanzi, Magnifico Rettore Università degli studi del Piemonte Orientale Alessandria 14 gennaio 2019 LECTIO MAGISTRALIS Giorgio Cosmacini, medico, filosofo e storico, scrittore saggista e docente di Storia della medicina presso l’Università Vita-Salu- te San Raffaele e l’Università degli Studi di Milano, scrive: «il valore dell’ospitalità era solo marginalmente noto nel mondo classico. Era il Medioevo cristiano a dare fondamento etico alla hospitalitas: questo stesso nome, conosciuto sì dagli antichi, ma solo come atti- tudine od opzione individuale e come obbligo giuridico nei confron- ti dell’ospite, si affermava nella bassa latinità come comandamento condiviso, come servizio reso al bisognoso e al sofferente nell’am- bito di un cristianesimo che si proclamava religione dei poveri […]. Tali opere ricevevano una loro organizzazione da parte della Chiesa primitiva: i diaconi erano “ministri” delegati dai vescovi ad ammini- strare la distribuzione di viveri ed elemosine, l’assistenza a vedove ed orfani, l’alloggio a poveri e ammalati. Le prime “case ospitali” o domus episcopi, sorte accanto alle residenze vescovili, erano gli ar- chetipi delle istituzioni ospitaliere […]. Sotto l’autorità di un vescovo nascevano case ospitali urbane, sotto l’autorità di un abate, stanze ospitali venivano allestite nei monasteri» 6 7
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: In parallelo col concentrarsi in poche mani del potere politico si re- alizzava cosi anche la concentrazione in uniche e grandi istituzioni il valore aggiunto dell’Università ospedaliere delle molte e sparse istituzioni assistenziali sorte nel medioevo per la cura e l’assistenza a poveri e malati affetti da par- ticolari morbi, coll’intento di garantire una migliore e piu omoge- Gli ospedali medievali erano specificamente destinati alla raccolta, nea cura agli indigenti anche attraverso una piu sicura disponibilità al ricovero, alla cura e all’assistenza dei malati poveri e, alla impreci- finanziaria: si concentrava in un unico ceppo dotato di unica am- sa identificazione del morbo- più volte sconfinante in una infermità ministrazione la molteplicità delle dotazioni precedenti, fornendo causata da indigenza o da vecchiaia- si accompagnava una ambigua inoltre uno sbocco univoco alle future elargizioni caritative. definizione della cura che se era cura del corpo (per lo più costituita Questo è quello che avviene in Italia, ma anche in Europa, soprat- da un vitto appropriato, tisane, salassi o clisteri e piccoli interventi tutto in Francia, ad Opera dei Frati Ospitalieri che a capo avevano chirurgici) non poteva mai andare disgiunta dalla solerte ed assidua Guido da Montpellier. In Francia molti ospedali avevano lasciti e cura dell’anima. Lo scopo era quello di portar sollievo ai ceti popolari, terreni coltivati a vite e si sostenevano con le vendite dei vini, come fornendo un contenitore che agisse anche come strumento di con- avviene ancor oggi per l’Hotel-Dieu di Beaune in Borgogna. trollo sociale, istituzionalizzando la carità. CORSIA ICONOGRAFIA ALL’HOPICE OSPEDALI MEDIEVALI DE BEAUNE Corsia all’Hopice de Beaune, Borgogna, Francia Dall’unione di una destinazione «universale» derivò anche l’ubica- Proprio per questo la fondazione di gran parte degli edifici ospeda- zione quattrocentesca delle fabbriche ospedaliere: esse sorsero lieri risale al periodo di evoluzione delle forme del potere politico cosi dentro il perimetro delle città, nel cuore stesso di esse o pres- da una società comunale ad una organizzazione signorile, con netto so le mura, dov’era più facile avere a disposizione ampi spazi; ad predominio di una famiglia e con una oligarchia ristretta di ammini- una ubicazione emergente anche per la vastità del lotto necessario stratori; gli stessi ospedali erano amministrati da gruppi di laici nobili accompagnarono la monumentalità della struttura architettonica e o affidati a gestione ecclesiastica. soluzioni di grande dignità formale. 8 9
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ Le lunghe corsie rettangolari che si incrociavano in un quadrato centrale erano un mezzo per distinguere e separare i malati, in base A CENTRI DI RICERCA: al sesso ma anche in base alla malattia se medica (febbri) o chirur- gica (ferite) e la centralità dell’altare offriva contemporaneamente il valore aggiunto dell’Università e continuativamente ai malati un mezzo di edificazione spirituale. L’esempio più illustre è forse la fabbrica dell’Ospedale sforzesco a Milano, progettata dal Filarete ma analogamente monumentali risul- tarono il San Matteo di Pavia, l’ospedale cremonese, il Santo Spirito di Roma o gli edifici fiorentini, perché erano spesso i più prestigiosi architetti ad occuparsi delle costruzioni ospedaliere. La costruzione dell'edificio prese avvio nella seconda metà del Quattrocento, su impulso del Duca di Milano Francesco Sforza, MONUMENTALITÀ allo scopo di dotare la città di un unico grande DELLE STRUTTURE ospedale per il RAZIONALE ricovero e la cura dei malati, che precedentement e venivano SALUBRITÀ ospitati in vari ospizi sparsi per la città. La Ca' Granda, all'epoca sede dell'Ospedale Maggiore di Milano, nel giorno della Festa del Perdono (fine del XVII secolo) Il declino dell’Italia nel ‘500 insieme alle varie guerre ed al passag- gio di truppe (franco-spagnole) lungo la penisola, la crisi econo- La monumentalità delle strutture non andava però disgiunta da mica, aggravatasi a partire dalla metà del secolo, determinarono una razionale salubrità: le lunghe ed alte crociere, con le loro aper- un aumento dei poveri e il massiccio inurbamento delle plebi rurali ture nella parte superiore delle pareti, assicuravano all’ospedale un ebbe come conseguenza la necessità di disporre di ospizi e di strut- ricambio d’aria sufficiente, anche relativamente al gran numero di ture ricettive più abbondanti. malati in esse raccolti (anche 200-300); la distribuzione in origine Le fondazioni ospedaliere quattrocentesche dovettero ammassare abbastanza distanziata dei letti e la presenza in alcuni casi (come a malati nelle corsie, il che determinò un progressivo degrado della Milano) di un organico sistema di latrine (poste in un corridoio adia- funzionalità e dell’igiene dei vari ambienti con conseguente neces- cente le infermerie e con scarico immediato e diretto nei canali sot- sità di ampliamento di diversi ospedali che non risultavano più ade- terranei costantemente lavati da acqua che scorreva rapidamente) guati all’accoglimento dei numerosi malati e soprattutto poveri e garantivano un buon controllo sanitario. indigenti. 10 11
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: La medicina, nonostante la sua imperfetta rispondenza all’ideale aristotelico di scientia, si impone come disciplina universitaria nel il valore aggiunto dell’Università tardo Medioevo, adottando i metodi della scolastica, incentrati su lectio e disputatio, expositio, dubia, quaestio, e su un corpus te- stuale proveniente dall’antichità e stabilizzato intorno a due autori Un significativo cambiamento nella politica dell’ospedalizzazione si di riferimento, Galeno e Aristotele, che rappresentano l’alleanza tra verificò nel tra la fine del ‘600 e per tutto il ‘700: la separazione tra filosofia naturale e medicina. Uno dei punti cruciali (deboli direm- malati e poveri con l’istituzione di speciali contenitori come l’albergo mo oggi) della medicina antica è lo statuto stesso del complesso dei Poveri istituito a Genova da Emanuele Brignole e la distribuzione dottrinale di riferimento. In Italia il curriculum universitario di base dei malati a seconda delle malattie (curabili, non curabili, lebbrosi e si stabilizza intorno a Galeno (Ars medica), Ippocrate (Aforismi) e contagiosi) custoditi in separati ospedali. si mantiene in questa forma per un periodo assai lungo. La tradi- zione medica antica è arricchita anche dall’apporto della cultura medica araba, con Avicenna (primo fen del Canon), erede a sua La sua prima volta, oltre che della medicina galenica, della tradizione tardoantica edificazione si ebbe e bizantina. Nonostante questo importante complesso dottrinale di nel 1652 per volere riferimento, il rapporto tra la dottrina, quindi la didattica formale e di Emanuele Brignole che, assieme a la pratica medica non è scontato. Oberto Della Torre, fu scelto dalla Il testo arabo del Qanun di Avicenna è Repubblica di stato tradotto in latino come Canon medicinae da Gerardo da Cremona o da Genova per seguire Gerardo da Sabbioneta (non si conosce la costruzione di un con certezza chi dei due effettuò la nuovo ricovero ove traduzione, ma sembra più probabile sia stato il secondo) nel XII secolo. Da ospitare i poveri allora il Qanun è stato usato come della città. Nel 1656, guida principale per la scienza medica nell'occidente e si dice che abbia i lavori furono influenzato Leonardo da Vinci. sospesi a causa di una violenta Il suo contenuto enciclopedico, la sua disposizione sistematica e il suo epidemia di peste schema filosofico lo hanno portato che decimò la molto presto in una posizione di primaria importanza nella letteratura popolazione europea, sostituendosi ai lavori di L'Albergo dei Poveri in un acquerello del pittore Luigi Garibbo genovese. Galeno e diventando il manuale per l'educazione medica nelle scuole europee. Scuola di Medicina di Salerno L’ulteriore trasformazione dell’Ospedale da ricovero per moribondi o poveri in “fabbrica della salute” si è resa concretamente possibile Le università italiane in quell’epoca sono state considerate, a lungo tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800, grazie soprattutto alla e in parte a torto, luoghi di stagnazione del sapere scientifico, di rivoluzione del sapere medico-scientifico, ma su questo argomento trasmissione di cognizioni e teorie libresche, obsolete e uniforme- torneremo più tardi. mente tradizionaliste. 12 13
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: medico sul terreno della filosofia naturale e lo predispone, più di altre figure professionali, alla conoscenza, se non all’accettazione, il valore aggiunto dell’Università delle novità introdotte nelle discipline scientifiche che si stavano affacciando. L’ospedale italiano è stato al centro dell’attività di curanti illustri A partire dal Quattrocento l’irruzione dell’Umanesimo sulla scena e meno illustri, educati all’università, come i medici physici, ma è della formazione e della cultura medica segna una novità significa- stato soprattutto il luogo privilegiato di formazione e di attività tiva. A Ferrara insegna Niccolò Leoniceno, uno dei capofila di un dei praticanti la medicina considerati di livello inferiore poiché non recupero critico dei testi antichi, volto a leggerli con attenzione per indottrinati nelle università, in quanto dediti ad attività ‘manuali’, ristabilire la correttezza della nomenclatura e del suo riferimento a come i chirurghi nelle loro diverse gerarchie e specializzazioni, i oggetti precisi (oltre che in campo anatomico e patologico, anche in barbieri-chirurghi, le ostetriche, gli speziali, i membri degli ordini campo farmacologico e botanico). religiosi o delle associazioni devozionali laiche che si dedicavano in maniera privilegiata o esclusiva all’assistenza agli infermi. L’università non poteva tuttavia isolarsi rispetto a questo mondo esterno, ricco di stimoli e anche intellettualmente vivace, anzi spes- so è l’università stessa ad aprirsi a lezioni o attività svolte fuori dagli spazi tradizionali. La costruzione cinquecentesca degli orti botanici e dei teatri anatomici rappresenta già una significativa articolazio- ne di questi spazi. Le università italiane, come Bologna o Padova, furono, nel cin- Frontespizio del De Plinii, & plurium aliorum quecento, all’avanguardia dell’insegnamento medico e anatomico, medicorum in medicina erroribus opus primum impartito a studenti provenienti dall’Inghilterra e dalla Germania, dall’impero asburgico e da zone ancor più periferiche. Le opere di Galeno, Ippocrate, Teofrasto, Dioscoride, degli enciclope- disti tardoantichi e bizantini, ma anche quelle dell’Aristotele greco e dei suoi commentatori greci, si possono finalmente leggere in edizioni accurate e libere dalle incrostazioni che vi si erano accumulate. La stampa produce capolavori come l’edizione Aldina del testo greco di Galeno (1525) e di Ippocrate (1526). La stretta connessione tra studi di filosofia naturale e quelli medici, accanto all’assenza o al ruolo minoritario delle facoltà di Teologia, è una caratteristica tipica delle università italiane, che se da un lato conduce all’accentuazione degli aspetti logici, filosofici e metodolo- gici della medicina, rafforza dall’altro la competenza e l’impegno del Teatro anatomico dell’Archiginnasio di Bologna costruito nel 1637 14 15
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ GIOVANNI BATTISTA DA MONTE A CENTRI DI RICERCA: il valore aggiunto dell’Università Giovanni Battista Monte nacque a Verona nel 1498 e divenne amico del pioniere dell'anatomia Andrea Vesalio. Egli introdusse l'esame autoptico come mezzo per acquisire le conoscenze anatomiche e fondò il primo "teatro anatomico" permanente, ove Gabriele Falloppio, Andrea Vesalio, Girolamo Quello di Padova Fabrizio ed altri portarono a compimento i loro studi. è il più antico teatro anatomico stabile al mondo, voluto da Girolamo Fabrici d'Acquapendente nel 1594, è GIOVANNI MARIA ancora perfettamente LANCISI conservato. Può essere visitato al Palazzo del Bo L’uso dell’ospedale per l’insegnamento continua per tutto il secolo dell'Università degli Studi di e oltre, Marco degli Oddi, medico primario all’ospedale di S. Fran- Padova cesco di Padova, e Albertino Bottoni, che tiene la prima cattedra di medicina practica straordinaria, sono incaricati di discutere in giorni prestabiliti i casi clinici in compagnia degli studenti, esempli- ficando la complessa logica della semeiotica, della prognostica e Il numero degli studenti stranieri si contrasse significativamente nel della terapeutica con casi concreti. corso del Seicento, anche in seguito alle norme restrittive in mate- ria religiosa imposte dopo il Concilio di Trento. Nonostante il rilievo L’interazione fra ospedale e didattica universitaria non è però esclu- di questi fenomeni, la storiografia tradizionale non ha però messo siva di Padova, ma si trova realizzata anche in altri centri, tra cui sufficientemente in luce la funzione che le università continuarono a Roma, Bologna e Napoli. svolgere fino al Settecento di luoghi di scambio di informazioni e di Giovanni Maria Lancisi, medico romano e archiatra pontificio, let- pratiche, nonché di terreno di conflitto tra visioni anatomiche, fisio- tore alla Sapienza e impegnato nella vivace vita culturale e scien- logiche e patologiche divergenti e talora incompatibili. tifica della Roma di Clemente XI, nel 1715 pubblica una prolusione Una novità significativa si registra a Padova nel Cinquecento: Giovanni sull’educazione dei medici che è anche un manifesto per una nuova Battista Da Monte divenne professore di pratica medica presso l’Uni- dislocazione degli spazi dell’insegnamento e della pratica, la Dis- versità di Ferrara e dal 1539 presso quella di Padova. La sua grande sertatio de recta medicorum studiorum ratione instituenda. Nella innovazione fu quella d’introdurre la medicina clinica nel curriculum Dissertatio caldamente raccomanda, per un medico ‘moderno’, che degli studenti di medicina, come mezzo per integrare teoria e prati- sia istruito nel metodo sperimentale matematico-geometrico, nella ca medica. Egli era solito tenere le sue lezioni cliniche in presenza dei chimica e nell’anatomia, nella zootomia e nella botanica, ma che pazienti presso l’Ospedale San Francesco di Padova arricchendo le non otterrà la necessaria esperienza e forza d’animo nell’affrontare osservazioni che vi svolge al letto del malato con i casi della propria i mali dei pazienti se non attraverso una prolungata, diuturna fre- pratica privata. quentazione al letto dei pazienti riuniti in ospedale. 16 17
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: un’estrema pena nella penuria de’ libri, ove tanta era l’abbondanza degl’infermi; e sì frequenti le occasioni di attentamente osservarli, il valore aggiunto dell’Università e di esperimentare in essi ogni rimedio» Le collezioni consistono in circa 19.000 volumi (inventario in corso di La distanza tra il medico physicus e il suo paziente poteva infatti revisione), tra cui essere davvero notevole, come si evince anche dallo studio di uno incunaboli, circa 1600 cinquecentine, dei generi medici più diffusi, quello del consulto: la pratica della numerose edizioni del cura ‘per lettera’, il Consultum, prevedeva che il medico curante ‘600, del ‘700 e dell’800 e manoscritti descrivesse in dettaglio i sintomi e i segni del paziente, perché un risalenti ai secoli collega più esperto, o più illustre, gli rispondesse proponendo a XIV-XIX tra cui il codice miniato sua volta una diagnosi e una terapia. “Liber Fraternitatis Sanctis Spiritus in Saxia Tra il 500 e il 600 si è anche verificata l’ascesa di un genere epi- de Urbe” stemico, le Observationes, (raccolte di casi-storie cliniche) che Biblioteca Lancisiana presso il Complesso Monumentale del S. Spirito a Roma sono diventate una forma primaria di scrittura medica del diciot- tesimo secolo. Il genere si sviluppò inizialmente come una forma La Biblioteca Lancisiana fu aperta nel 1714, ma era stata concepita di auto-referenzialità da parte dei medici di corte e di città, che nei decenni precedenti, ed è un caso significativo, e in Italia qua- sottolineavano il successo nella pratica, al di là dell’apprendimen- si unico, prima della fondazione della biblioteca dell’Istituto delle to accademico, come elemento fondamentale della loro identi- scienze di Bologna, di raccolta libraria specializzata nei campi della tà professionale. Una sorta di pubblicità “ante litteram”. Questa medicina e nelle discipline connesse. enfasi senza precedenti sulla pratica, come fonte di conoscen- za, è rimasta una caratteristica chiave delle Osservazioni nel suo L’ospedale cominciava a fornire la possibilità concreta di lavorare sviluppo successivo. Man mano che il genere si evolveva, l’enfasi isolando le patologie, osservate attraverso sintomi specifici, dalle iniziale sul successo terapeutico lasciò il posto a una nuova atten- caratteristiche individuali, o ‘costituzioni’, dei singoli individui – da zione alla conoscenza descrittiva della malattia attraverso l’osser- quei dati, cioè, da cui partivano la semeiotica e la patologia tradi- vazione dettagliata. L’identità autoriale proiettata dagli scrittori zionali, di impronta umoralista, che ne avevano codificato la raccol- di Observationes era sempre più quella dell’osservatore colto ma ta, con risultati di grande virtuosismo, nel corso del Cinquecento. esperto clinico, decisa a confrontare le note e condividere i suoi Certo non è l’ospedale l’unica sede di questa lenta trasformazione, casi con i colleghi membri della res publica medica. Lo sviluppo che sposta l’attenzione dalle caratteristiche dell’individuo a quella di questo genere ha contribuito al nuovo valore epistemologico delle entità nosologiche, autonome nella loro classificazione, con dell’osservazione nell’era della rivoluzione scientifica. uno specifico quadro sintomatico e anatomopatologico, ripetibile. Intorno ai primi anni del 1700, scrivendo a Giovan Battista Morgagni, Tuttavia, specialmente in Italia, è l’ospedale a offrire un quadro isti- Lancisi gli annunciava la decisione di collocare, proprio nell’ospe- tuzionale e un impulso decisivo a questo spostamento, che avviene dale di S. Spirito, una ricca biblioteca – in parte costituita dalla proprio attraverso la grande ‘abbondanza di infermi’ che Lancisi propria raccolta personale – al servizio di medici e chirurghi: «provavo contrappone alla penuria dei libri. 18 19
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis. È una delle opere più celebri ed importanti della storia della medicina che il valore aggiunto dell’Università pose le basi di un nuovo sistema fondato su un rigoroso metodo in modo tale che la patologia poté finalmente diventare una scienza sperimentale. Il rilancio dell’istituzione ospedaliera nel Settecento non venne quindi dalla carità ma dalla scienza: la rivoluzione partì dalla «clinica» e cioè da una impostazione dell’assistenza e della cura al malato come studio delle affezioni morbose in un quadro nosocomiale complessivo affidato alla diretta ispezione medica che ricercasse le radici del male senza limitarsi a curare gli effetti. Premessa per questo rinnovamento della medicina erano l’analisi del corpo attraverso sistematiche indagini anatomiche su cadaveri, il confronto sui metodi di cura, una migliore analisi chimica delle materie prime costituenti i medicamenti e delle Il titolo stesso riassume l’essenza del metodo anatomo-clinico: morbus esalazioni e manifestazioni morbose dei malati stessi. Necessario ed è il quadro clinico presentato dal paziente; causis per anatomen indispensabile si presentava cosi il collegamento fra l’insegnamento indagatis è l’alterazione organica dimostrata dall’esame autoptico. delle discipline mediche e chirurgiche con la pratica nosocomiale; e ciò comportò una classificazione dei morbi progressivamente sem- La rivoluzione effettuata da Giovanni Battista Morgagni consiste pre maggiore, con raggruppamenti il piu possibile omogenei, e una nella ricerca delle alterazioni, nello studio delle sedi e delle cause maggiore cura per la ventilazione e l’igiene generale delle corsie, alla dei mali, quali solo l’anatomia sa rintracciare e dimostrare: la com- cui inadeguatezza si imputavano le frequenti febbri e affezioni mor- pletezza del “De sedibus”, ritenuto “il libro” dell’anatomia clinica e bose che colpivano, a volte mortalmente, i ricoverati. non solo patologica, risiede nel fatto che Morgagni si servì non solo di 60 anni di esperienza personale, ma anche di osservazioni di pre- Apparve cosi indispensabile separare nettamente dagli altri ricove- decessori e contemporanei. rati le donne gravide e le partorienti, i folli e gli insani; sembrò inoltre opportuno avere a disposizione sale separate per eseguire le opera- L’ospedale si conferma così come la sede di ricerche di punta, cor- zioni chirurgiche, evitando di farle al letto stesso del malato. Queste roborate e incoraggiate da una struttura istituzionale forte, che considerazioni non potevano mancare di influenzare direttamente i consente di passare dal paziente individuale a una visione più am- numerosi lavori che dalla metà del settecento si fecero in molti ospe- pia, in cui i casi sono numerosi e registrati, in cui la generalizzazione dali della penisola, anche in relazione al fatto che il progressivo au- sulla malattia comincia ad affiancarsi a una visione del corpo ‘so- mento della popolazione cittadina rendeva del tutto insufficienti i lidista’ più che umoralista, e in cui un’anatomia che si concentra di vecchi nosocomi. Oltre a rimaneggiamenti per la costituzione di più preferenza sul patologico piuttosto che sul normale apre la strada efficienti farmacie e locali di amministrazione, progetti di rammoder- a quella che è stata considerata la “rivoluzione di Morgagni”, e che namento delle infermerie vennero, se non attuati, almeno predisposti forse è stata in verità soprattutto la sistematizzazione di una lenta, per quasi tutti i più importanti ospedali italiani. faticosa ricerca delle generazioni di curanti – medici e chirurghi – che l’hanno preceduta. 20 21
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: A mio avviso è superata da tempo la dicotomia secolare tra “theorica, o speculativa” a carico degli universitari e “practica” prerogativa il valore aggiunto dell’Università degli ospedalieri. Esiste tuttavia, ancora una traccia di questa dif- ferenza, che consente di distinguere, anche se a tinte meno nette, un connotato di maggiore propensione alla speculazione ed alla Questa rivoluzione ha visto cooperare e nel contempo trasformarsi ricerca, soprattutto a quella di base o traslazionale, da parte del due entità, l’Ospedale che da mero ricovero per malati ed indigenti si professore universitario, rispetto ad una maggiore, ed in alcuni casi trasforma in una fonte di casistica utile alla scienza ed alla sperimen- esclusiva, propensione alla clinica da parte dell’ospedaliero. tazione, l’Università che dalla turris eburnea si cala nella “palestra-o- spedale” portando il contributo di conoscenza di altre discipline ed il Questi due ambiti possono tuttavia convivere felicemente in figure metodo critico e acquisendo conoscenza sul paziente e dal paziente. di professori clinici che manifestano entrambe le qualità, talvolta con risultati davvero sorprendenti. Il contagio delle idee, parola d’ordine del nostro Ateneo che io ho proposto come Leitmotiv della mia visione dell’ Università del Pie- La vera, utilissima, funzione dell’Università, nell’ambito della sanità, monte Orientale, è il motore di questa complementarietà. Parola non è semplicemente riconducibile al valore di questa nella propen- d’ordine che desidero venga estesa a quante più discipline universi- sione alla ricerca ma essenzialmente nella capacità di ammaestra- tarie possibile in modo da arricchire di idee e contenuti una cultura mento alla ricerca, come diffusione e pratica del metodo scientifico. universitaria che, come nell’ospedale, a causa delle iper-specializza- La conoscenza e la pratica quotidiana del metodo scientifico nella zioni, rischia di perdere di vista il necessario olismo dell’uomo e della ricerca sono il vero valore aggiunto dell’università in ambito clinico. natura. Amo sempre ricordare ai miei allievi, studenti o specializzandi che UNIVERSITAS siano, che la sperimentazione di laboratorio condotta con meto- HOSPITALIS do rigoroso è il miglior maestro per una buona clinica, per alcune banali ma fondamentali ragioni: consente, anzi obbliga il ricercato- re a fare i conti con il fallimento di un esperimento, lo costringe a mettere alla prova di revisori i propri risultati e quindi lo abitua alle sconfitte o alle sorprese di risultati inattesi ed alla necessità che si debba mettere in discussione il presupposto sul quale si fondava il proprio esperimento costringendolo a mutare i propri paradigmi, inoltre abitua o meglio impone al ricercatore di collaborare per av- valersi degli studi o delle maestrie dei colleghi. Qual è dunque il valore aggiunto, odierno, se esiste, della Scuola di Medicina o meglio, dell’Università, nell’ambito della sanità? Questo genera nel futuro medico propensione alla critica sui propri e sugli altrui risultati clinici ed alla accettazione dei propri limiti ol- In un mondo ospedaliero in continua evoluzione e costantemente tre che alla maggiore attitudine alla collaborazione con altri medici legato alle innovazioni ed alle scoperte scientifiche e ormai sempre e ad una più ordinata condotta clinica, rispettosa di alcune regole più frequentemente dedito anche alla ricerca, esiste ancora un ruolo auree come quella che a fronte di un insuccesso terapeutico occorra distintivo dell’Università? 22 23
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria GLI OSPEDALI DA LUOGHI DI CARITÀ A CENTRI DI RICERCA: La miglior lezione rimane quella al letto del malato sul quale lo studente viene condotto ad apprendere il metodo clinico e attra- il valore aggiunto dell’Università verso il quale il professore può tramettere la propria esperienza e la propria conoscenza allo studente. Spesso purtroppo la frenesia dell’attività di corsia dei nostri ospedali mal si adatta con la neces- cambiare una sola variabile alla volta o quella, banale se vogliamo, di saria serenità dell’insegnamento clinico che richiede tempo, pazien- mettere in discussione il dato di laboratorio conoscendo le fallacie dei za e anche maggior dispendio di risorse, sia umane che materiali. metodi e degli strumenti di analisi. I grandi ospedali universitari si sono dotati di centri di ricerca di base all’interno o nei pressi delle loro mura, ci sono esempi illustri. Questo serve sia a mantenere un forte collegamento tra gli insegnamenti co- siddetti pre-clinici con quelli clinici ma soprattutto a consentire lo svi- luppo della ricerca di base che è motore di ogni scoperta scientifica. AZIENDA OSPEDALIERO- UNIVERSITARIA Il D.Lgs. 517/1999, tuttora vigente, norma i rapporti tra SSN e università, riunificando in un unico modello, Di quanto poi sia “utile o utilitaristico” avere l’Università all’interno di un l’Azienda ospedaliero– Universitaria (AOU), le Ospedale ho già detto in altre occasioni, ricordo solo in sommi capi, funzioni di assistenza, ricerca e didattica. per brevità, che la presenza di giovani in formazione, sia studenti che specializzandi, determina un circolo virtuoso nei medici che si vedono costretti a ri-studiare se non altro per saper rispondere alle Esiste inoltre un altro grande valore aggiunto che si potrebbe para- innumerevoli domande ed angosce degli studenti, incrementa la ri- frasare come l’uovo di colombo: la necessità ineluttabile, da parte cerca e la produttività della stessa, porta a maggiori possibilità e a del professore universitario, di dover studiare e rimanere aggiornato maggiore acquisizione di fondi per la ricerca ed alla fidelizzazione finalizzando la propria preparazione non solo al mantenimento o al delle giovani leve, creando l’ambiente della scuola. miglioramento delle conoscenze ma anche alla divulgazione del sa- Gli aspetti negativi sono solo due, i costi che aumentano, e la pre- pere. Questo esercizio non è banale poiché costringe il professore a senza degli universitari che dopo gli entusiasmi iniziali, non si sa dover capire per essere in grado di spiegare. ancora per quale ragione, vengono inesorabilmente a perdere i loro Un grande giornalista, di cui non ricordo il nome, nel tentativo, in- connotati positivi. fruttuoso, di difendere la categoria dei professori universitari sulle pagine di un illustre quotidiano, affermava di non comprendere “l’a- credine con la quale vengono criticati i Professori Universitari che, in fin dei conti, sono soggetti pacati, che tengono dotte e spesso com- prensibili lezioni”. 24 25
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria BIBLIOGRAFIA G.G. Gilino, La relazione ai deputati dell’Ospedale di Milano (1508), rist. dell’ed. in S. De Renzi, “A fountain for the thirsty” and a bank for the Pope: charity, confli- volgare a cura di S. Spinelli, Milano 1937. cts and medical careers at the hospital of Santo Spirito in seventeenth-century Rome, in Health care and poor relief in counter-reformation Europe, ed. O. Grell, F. Imperato, Discorsi intorno all’origine, regimento e Stato della Gran Casa della A. Cunningham, J. Arrizabalaga, London-New York 1999, pp. 102-31. Santissima Annunziata di Napoli, Napoli 1629. N. Terpstra, Competing visions of the state and social welfare: the Medici dukes, G. Balestra, Gli accidenti più gravi del mal contagioso osservati nel Lazzaretto the Bigallo magistrates, and local hospitals in sixteenth-century Tuscany, «Re- all’Isola con la specialità de’ medicamenti profittevoli, esperimentati per lo spatio naissance quarterly», 2001, 54, 4, pp. 1319-55. di sette mesi, Roma 1657. O. Keel, L’avènement de la médecine clinique moderne en Europe, 1750-1815: B. Genga, Anatomia chirurgica cioè Istoria anatomica dell’ossa, e muscoli del politiques, institutions et savoirs, Genève-Montréal 2002. corpo humano, con la descrittione de vasi piu riguardeuoli che scorrono per le parti esterne, & un breue trattato del moto, che chiamano circolatione del san- I. MacLean, Logic, signs and nature in the Renaissance. The case of learned me- gue, Roma 1672. dicine, Cambridge 2002. Th. Bartholin, De peregrinatione medica, Hafniae 1674. M. Garbellotti, Ospedali e storia nell’Italia moderna: percorsi di ricerca, «Medici- na e storia», 2003, 6, pp. 115-38. C.B. Piazza, Eusebologion. Euseuologio romano […], Roma 1699. J. Henderson, The Renaissance hospital. Healing the body and healing the soul, G.M. Lancisi, Dissertatio de recta medicorum studiorum ratione instituenda, New Haven-London 2006. Roma 1715. S. Cavallo, Artisans of the body in early modern Italy: identities, families and G.G. Pescaglia, In lode del signore Sebastiano Fuini da Loreto, chirurgo sostituto masculinities, Manchester 2007. decano nel Ven. arciospedale di S. Spirito in Sassia di Roma. Canzone dedicata all’Illustriss., e Reverendiss. Signore Monsignore Gio. Maria Lancisi […], Roma 1718. The impact of hospitals, 300-2000, ed. J. Henderson, P. Horden, A. Pastore, Bern 2007. V. Magnati, Teatro della carità istorico, legale, mistico, politico in cui si dimostrano le opre tutte della Real Casa Santa degl’Incurabili, Venezia 1729. M. Conforti, S. De Renzi, Sapere anatomico negli ospedali romani. Formazione dei chirurghi e pratiche sperimentali (1620-1720), in Rome et la science moder- Delli tumori preternaturali dettati dal Ecc.mo Sig.r Bernardino Genga chirurgo ne, éd. A. Romano, Rome 2008, pp. 433-72. celeberrimo in Roma scritti da me Agostino Cencelli l’An. MDCXCII, London, Wel- lcome Library, ms. 2494-2495. G. Pomata, Sharing cases: the observationes in early modern medicine, «Early science and medicine», 2010, 3, pp. 193-236. Regolamento dei regi spedali di Santa Maria Nuova e di Bonifazio, Firenze 1789; poi a cura di E. Diana, M. Geddes da Filicaia, Firenze 2010. Aurora Scotti, malati e strutture ospedaliere dall’età dei lumi all’Unità. Storia d’Italia, annali 7 Malattia e Medicina. ed. Einaudi pp 235-247. P. Pericoli, L’ospedale di S. Maria della Consolazione di Roma dalle sue origini ai nostri giorni, Imola 1879. M. Conforti - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Scienze (2013) Ospedali, universita e medicina http://www.treccani.it/enciclopedia/univer- C. da Langasco, Gli ospedali degli Incurabili, Genova 1938. sita-e-medicina-ospedali_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensie- ro:-Scienze%29/ J.J. Bylebyl, The school of Padua: humanistic medicine in the sixteenth century, in Health, medicine and mortality in the sixteenth century, ed. Ch. Webster, Cam- M. Foucault Nascita della clinica, una archeologia dello sguardo medico. Edi- bridge 1979, pp. 335-70. zioni Einaudi, 1998. R. Grégoire, Servizio dell’anima e del corpo nell’ospedale romano di Santo Spiri- G. Cosmacini, L’arte lunga. La storia della medicina dall’antichità a oggi, Laterza to (1623), in Ricerche per la storia religiosa di Roma, 3° vol., a cura di L. Fiorani, 2009, pp. 118,120. Roma 1979, pp. 221-54. G. Pomata, Sharing Cases: The Observationes in Early Modern Medicine Early A. Wear, Explorations in Renaissance writings on the practice of medicine, in The Science and Medicine Vol. 15, No. 3 (2010), pp. 193-236 (44 pages) medical Renaissance of the sixteenth century, Cambridge 1985, pp. 118-45. J.J. Bylebyl, Teaching methodus medendi in the Renaissance, in Galen’s mehod of healing, ed. F. Kudlien, R.J. Durling, Leiden 1991, pp. 157-89. 26 27
Quaderni dell’Ospedale 01 2019 Atti del convegno MEDICI E LUOGHI DI CURA AD ALESSANDRIA: CURA E COMUNITÀ una storia di 850 anni 850 anni di Ospedali di Roberto Livraghi, Direttore di Palazzo Monferrato Alessandria 14 gennaio 2019 Focus dell’incontro: Il testo che segue costituisce una sorta di sintetica introduzione alla storia dei luoghi di cura della città di Alessandria. Una rassegna di notizie che, doven- dosi collocare all’interno di un convegno a più voci, si impone particolari limiti di spazio e cronologici. Per quanto riguarda il primo ambito, quello delle esigenze di spazio, occorre precisare che ciascuno degli aspetti trattati me- riterebbe un approfondimento da condurre sia per via bibliogra- fica (a partire dalle fonti indicate in bibliografia), sia, soprattutto per via archivistica, utilizzando le basi documentarie conserva- te nell’archivio storico dell’Ospedale (in gran parte depositato presso l’Archivio di Stato di Alessandria). Per quel che concerne i limiti cronologici, l’esposizione riguarda soltanto il periodo di sei secoli che va dalla fondazione della città (la cui data di nascita, come è noto, è convenzionalmente fissata al 1168) fino alla costruzione del nuovo ospedale cittadi- no negli anni novanta del XVIII secolo. Con l’Ottocento, infatti, muta profondamente anche la concezione delle cure e i pro- gressi della scienza medica definiscono un nuovo orizzonte che sarà trattato da altre relazioni nel corso della presente giornata. 28 29
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria LA MEDICINA IN ALESSANDRIA dalla fondazione al Concilio di Il più antico di questi ospedali, secondo il Ghilini, fu quello di Sant’Antonio in Bergoglio, fondato forse fin dal 1295 insieme alla Trento (1168-1565). chiesa omonima presso la porta delle Vigne da Giannino Guasco, esponente di una eminente famiglia del quartiere. Fu successiva- mente affidato ai Canonici di Sant’Antonio di Vienne, specialisti nel- Sostanzialmente scarse sono le notizie sulla situazione della medi- la cura del “fuoco sacro”. cina in Alessandria nei primi quattro secoli della sua storia. Eppure la vitalità delle istituzioni sanitarie (ne sono note poco meno di una Degli altri due ospedali borgogliesi non si conosce la data di fonda- dozzina) e l’azione dei medici (i primi nomi risalgono alla metà del zione: quello di San Giovanni passò a metà Quattrocento tra i beni Quattrocento) dovettero essere molto sviluppate. della “mensa vescovile”, cioè del patrimonio immobiliare a disposi- zione del vescovo; quello di San Cristoforo nel 1566 ebbe i propri beni La più antica informazione documentaria disponibile risale alla metà utilizzati per finanziare l’ampliamento di un altro ospedale cittadino. del XIV secolo, quando un catalogo di chiese esistenti in città nelle due date del 1350 e del 1355 riporta cinque “chiese di spedale”, cioè Nei cataloghi di metà Trecento non compare una sede ospedaliera edifici religiosi con annesso un ospedale (precisando subito che il di grande importanza storica, l’ospedale di San Giacomo di Altopascio, concetto di “ospedale” a metà del Trecento coincideva più con quel- fondato nel 1335 da Guglielmo Gambarini nel quartiere di Maren- lo di “xenodochium”, cioè luoghi di sosta e ristoro per pellegrini, che go, nell’area ove è collocata attualmente la casa di riposo di corso con quello di sede per la cura delle malattie). Di modeste dimensioni, Lamarmora. Questo ospedale di San Giacomo, rimasto per quat- difficilmente potevano accogliere più di otto-dieci ospiti. trocento anni di patronato della famiglia Gambarini, fu trasformato nel 1777 in un “ospedale per pazzerelli”, l’antenato del manicomio. Le chiese registrate nel catalogo (conservato Nel 1881 fu trasferito nella nuova sede di via Venezia, mantenendo presso l’Archivio Capitolare della Cattedrale la denominazione di San Giacomo. e noto al Chenna, che lo commentò) sono: la Altro ospedale trecentesco è sicuramente quello di San Bartolomeo ecclesia Sancti Lazari de Marengo; l’ecclesia dei Pellegrini, fondato nel 1389 da Fiorino Castellani de’ Merlani, la Sancti Cristophori de porta Januae o Januensis cui famiglia ne conservò il patronato fino al 1773. L’edificio si tro- (chiamata anche xenodochium et rectoriam vava nel quartiere Marengo, nell’attuale via Parma, sul lato sinistro Sancti Cristophori extra portam genuensem) dell’allora chiesa di San Marco. di patronato della famiglia Dal Pozzo; l’ecclesia Sancti Joannis de porta Alexii; l’ecclesia Sancti Di fondazione più tarda, risalente al 1575, l’ospedale di San Giacomo Cristophori de Bergolio (chiamata anche degli Spagnoli, istituito ad Asti nel 1546 e trasferito trent’anni dopo hospitale S. Cristophori); l’ecclesia Sancti Antonii in Alessandria. Questo secondo ospedale di San Giacomo, situato de Bergolio. Le ultime tre facevano parte del nell’attuale via Trotti, tra via Legnano e via Bergamo, era militare, quartiere di Bergoglio. riservato cioè ai soldati di nazionalità spagnola (in una visita pastorale 30 31
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria LA MEDICINA IN ALESSANDRIA dalla fondazione al Concilio di L’ospedale di Sant’Antonio, anch’esso in Rovereto ma posto nell’at- tuale via Treviso, è già ricordato in atti di fine Quattrocento. Era for- Trento (1168-1565). se il più importante tra gli ospedali cittadini del XVI secolo e in esso venne incorporato intorno al 1566 l’ospedale di San Biagio. del 1584 si legge che il vescovo vi trovò “multi hispani iacentes in La ristrutturazione durò circa un quinquennio lectis”). Ai primi del Seicento il dottor Francisco Garcilopez, medico dal 1566, primo anno di pontificato del papa regio, aveva il titolo di conservatore di questo ospedale, che venne alessandrino Pio V Ghislieri, al 1570. trasferito in cittadella nel 1782, assumendo la nuova denominazione Fu finanziata con una concessione di indul- di “Beato Amedeo di Savoia”. genze voluta dal pontefice e con i redditi L’elenco delle chiese ospedaliere dovrebbe in realtà contemplarne della chiesa e ospedale di San Cristoforo altre, non citate nel catalogo perché non in possesso di un ricono- in Bergoglio e della chiesa di San Siro degli scimento ufficiale pontificio. Ad esse si deve comunque aggiungere Umiliati. nei decenni finali del XVI secolo almeno la chiesa della Confraternita della SS. Trinità, per la quale si dispone del contratto di costruzione Altri ospedali speciali venivano attivati in caso di epidemie perico- di un “hospitale” nel chiostro della stessa. Il contratto viene stipulato lose, principalmente allo scopo di impedire il contagio. Tra questi, i dai confratelli con il capomastro Alessandro Amarotto il 17 giugno lebbrosari (posti sotto la protezione di San Lazzaro); i lazzaretti (ne 1587. Quest’ospedale, che si trovava nel quartiere Gamondio, nell’at- è testimoniato uno intorno a metà XIV secolo nel quartiere di Ma- tuale via Alfieri, veniva anche chiamato dei Santi Giacomo e Filippo rengo), gli ospedali degli incurabili (in una prima fase solo i sifilitici) degli Spandonari (quindi di patronato dell’antica famiglia cittadina che ad Alessandria diedero origine a inizio Ottocento all’Opera Pia che portava questo nome). Incurabili. Infine, vanno ricordati gli ospizi per le convertite (ovvero le prostitute che abbandonavano la loro professione): un istituto Il panorama dei nosocomi alessandrini deve essere completato con i due di questo genere fu creato in città nel 1579 su legato Thorez e poi dalla cui unione nacque in epoca tridentina lo “Spedal Grande”, antenato trasformato in “orfanotrofio di Santa Marta”. del nostro ospedale: quello di San Biagio e quello di Sant’Antonio. Il binomio assistenza-sanità, in cui il primo termine prevale – non solo L’ospedale di San Biagio, già documentato in un atto del 1353, era perché la malattia è vista anzitutto come malattia dello spirito, ma an- situato nel quartiere Rovereto e occupava l’angolo nord-ovest dell’i- che perché gli strumenti della medicina non possono quasi nulla – resta solato posto all’incrocio delle attuali vie Milano e Verona: ospitava la chiave di volta della storia di quest’ospedale (G. Massobrio, 1991). soltanto ricoverati maschi. Venne abbattuto nel 1579: al suo posto sorse la chiesa dell’Annunziata, affidata ai Gesuiti che poco distante L’ospedale è visto per secoli come “il luogo ove si va per morire”. costruirono anche il loro convento e il collegio. Ma è anche il luogo ove far convergere la beneficenza pubblica e 32 33
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria LA MEDICINA IN ALESSANDRIA dalla fondazione al Concilio di provvedimenti necessari a contenere il contagio della peste. È le- cito pensare che atti di questo genere siano stati assunti con una Trento (1168-1565). certa frequenza nei secoli XV, XVI e XVII. Risale invece a metà del Cinquecento la testimonianza dell’esisten- privata come mezzo di espiazione di peccati individuali e collettivi: za di un organismo di rappresentanza corporativa della classe me- dotare l’ospedale, farlo erede e beneficiario nel testamento, legargli dica. Nel 1567, infatti, il re di Spagna Filippo II approvò gli statu- beni e rendite costituisce un uso corrente dei ceti abbienti. ti del “Collegio professionale dei medici di Alessandria”, sorto in quell’anno, in concomitanza con la fondazione dello Spedal Grande. In questo modo l’ospedale viene ad essere un soggetto economico Il Collegio, di cui conosciamo gli Statuti in un’edizione del 1640, di primaria importanza nella vita sociale della città e del territorio. La era l’organismo professionale che regolava l’attività dei “doctorum crescita della sua importanza tra Sei e Settecento appare continua e physicorum”: nello Stato di Milano simili collegi esistevano a Milano, inarrestabile. Novara, Pavia e Alessandria. E la classe medica? La vicinanza dell’ateneo pavese, ove fin dal 1361 era attiva una fiorente scuola medica – e dal 1386 quella chirurgica - non poteva non avere riflessi sulla formazione dei professionisti cittadini della medicina, specialmente ove si consideri che nei primi due secoli del millennio l’esercizio di tale disciplina era libero. Il Ghilini nei suoi Annali di Alessandria riporta i nomi di illustri medici alessandrini attivi tra la metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Tra questi: Antonio Ferrari, che guarì da una grave ma- lattia il duca Francesco Sforza; Giovanni Berruti, che esercitò in Ales- sandria, guadagnandosi l’esenzione dalle imposte; Guglielmo Nizia, Lanzarotto Claro e Francesco Panizoni, che godettero dello stesso privilegio; Luchino Santi, che fu definito “dottore espertissimo” atti- vo in Alessandria; Bernardino Scribani, che fu “eccellentissimo me- dico, poeta, filosofo e teologo”; Girardo de Berneriis, che fu “medico egregio e pubblico lettore all’Università di Pavia” e autore di un breve trattato sulla peste. Il 9 luglio 1500 fu istituito in Alessandria una sorta di “ufficio di sa- nità”, composto da 4 membri del Consiglio generale per adottare i 34 35
Quaderni dell’Ospedale 01 CURA E COMUNITÀ 850 anni di Ospedali 2019 di Alessandria LO SPEDAL GRANDE DI VIA TREVISO e le Opere Pie annesse (1566-1790). Nel 1584 fu creata una Congregazione generale, presieduta dal vescovo o dal suo vicario, e sottoposta al controllo pontificio. Quest’organo amministrativo aveva sede presso il palazzo vescovi- le e, dal numero dei suoi componenti, veniva anche chiamato “Con- gregazione dei Quaranta”. Essa procedeva ogni anno ad eleggere la Lo Spedal Grande intitolato ai Santi Antonio e Biagio nasce tra il Congregazione dell’Ospedale, composta da un Priore (di solito un 1566 e il 1567. La doppia dedica rispondeva a una logica precisa: porre medico del Collegio cittadino) e da quattro deputati o regolatori. I l’ospedale, e quindi la città dei sofferenti, sotto la protezione dei compiti della Congregazione dell’ospedale erano molteplici e inte- due principali santi della pietà medievale. La creazione dello Spedal ressavano sia il campo amministrativo sia quello sanitario, assisten- Grande avviene negli anni di pontificato e su sollecitazione di Pio V. ziale e anche religioso. Nel 1589 la Congregazione compilò un regolamento (“Ordini stabili- ti per il buon funzionamento del Ven. Hospitale di S. Antonio e S. Bia- gio della Città di Alessandria”), poi rivisto nel 1616 (“Ordini riformati …”) a seguito dell’ampliamento dei compiti dell’ospedale. Quest’ul- SANTI timo documento nella sostanza rimase in vigore fino al 1873. Figure fondamentali per il funzionamento dell’ospedale erano il “Maggior- ANTONIO domo” e la “Governatrice”; il personale amministrativo comprendeva E BIAGIO il “Fattore generale”, il “Ragionato”, il “Thesoriero, ossia Cassiero”, il cancelliere, l’avvocato, il procuratore, il notaio e lo scrivano. Il perso- nale sanitario era composto da “un Medico, un Cirugico e uno Spe- L’ospedale occupava un intero tiaro”. Il Cappellano o Rettore, era eletto dal vescovo, dal priore e dai isolato di circa 6.000 mq tra le deputati. Nel 1589 lo Spedal Grande aveva 19 dipendenti per circa 30 attuali vie Treviso (ove sorgeva posti letto. l’ingresso principale), via Vochie- ri, corso Virginia Marini e largo Vi- cenza. Era dotato di una piccola chiesa presso la quale aveva sede una confraternita laicale istituita nel 1585 “per compiere opere di pietà e misericordia verso i poveri ricoverati”. 36 37
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