COSTRUIRE IL FUTURO Piano dell'Offerta Formativa dell'Istituto Comprensivo Liana Strenta Tongiorgi per i tre anni scolastici - L. Strenta Tongiorgi
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COSTRUIRE IL FUTURO Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto Comprensivo Liana Strenta Tongiorgi per i tre anni scolastici dal 2019/2020 fino a tutto il 2021/2022 Nel futuro che s’apre le mattine sono ancorate come barche in rada. EUGENIO MONTALE
INTRODUZIONE Il Piano dell’Offerta Formativa di una scuola nasce da un percorso di autovalutazione, sintetizzato in un documento denominato RAV (Rapporto di Autovalutazione). Da un lato è un documento vivo e in continua evoluzione, dall’altro lato, costituendo l’identità della scuola, si pone in una linea di continuità con l’elaborazione fatta negli anni precedenti. Il presente documento recupera quindi nel suo impianto quello del triennio precedente, con gli aggiornamenti che sono intervenuti. La scuola è poi impegnata in una serie di linee progettuali sperimentali, che verranno inserite nel corpo del testo via via che andranno a regime e che dettagliamo in questa breve introduzione. I punti che seguono sono quindi le linee di sviluppo del POF nel prossimo triennio. Gli aggiornamenti annuali daranno conto dei progressi nella progettazione in queste aree. A. Punti fondanti l’identità dell’Istituto. Riteniamo che la scuola debba essere una comunità e creare positive relazioni tra studenti, famiglie, personale della scuola. Occorre un lavoro centrato sul benessere degli studenti e sulla loro partecipazione attiva alla comunità scolastica e per far questo è fondamentale il lavoro coordinato del personale della scuola. Molto è stato fatto in questi anni e molto resta ancora da fare. I due punti che seguono entrano nel dettaglio di quello che intendiamo sperimentare e inserire nella nostra offerta formativa nel prossimo triennio. 1. Benessere a scuola e progetto AVATAR Abbiamo fondato in questi anni una rete di scuole - la rete Ulisse - impegnata sul tema del benessere, inteso come pieno sviluppo della personalità, promozione di corretti stili di vita e di scelte responsabili, creazione di un clima accogliente e di positive relazioni tra pari e con gli adulti. La rete, attraverso una collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, sta sviluppando AVATAR, un progetto già attivo in fase sperimentale che prevede la compilazione periodica di questionari da parte di studenti, famiglie e docenti. I questionari vengono poi analizzati dalla scuola per adattare le attività didattiche alle esigenze rilevate e valutare l’efficacia dell’azione didattica attraverso dati oggettivi. Insieme con le altre scuole della rete stiamo mettendo a punto un protocollo di promozione del benessere che comprenda anche una certificazione di qualità. Attualmente i questionari si rivolgono alla fascia di età della scuola secondaria. La rete è al lavoro per estendere l’uso di questo tipo di strumenti a tutti gli ordini. Inoltre si vuole superare la frammentazione presente nei piani dell’offerta formativi passati, nella quale erano presenti tanti piccoli progetti spesso slegati l’uno dall’altro, con azioni mirate all’interno del progetto AVATAR. Questo progetto consentirà di sviluppare sempre meglio un’azione continua e monitorata che garantisca il benessere a scuola e il successo formativo degli studenti.
2. Lavoro in team tra docenti e con gli studenti In questi anni si è lavorato molto per creare tra i docenti un lavoro di team basato sulla condivisione di obiettivi, metodologie e scelte didattiche. Questo lavoro si è scontrato talora con la difficoltà di far dialogare plessi e ordini diversi; inoltre, all’interno del medesimo plesso, è spesso emersa la difficoltà di creare una collaborazione concreta ed efficace tra tutti i docenti. A queste difficoltà si aggiunge, nella scuola secondaria, la specifica problematica di far lavorare in team gruppi numerosi di insegnanti, ciascuno incardinato nell’insegnamento della propria disciplina. Le difficoltà incontrate rappresentano un patrimonio di esperienza dal quale la scuola vuole partire per elaborare modalità organizzative efficaci, che rendano sempre più agevole lo scambio di informazioni e la collaborazione tra i docenti. Riteniamo infatti che il lavoro coordinato di più insegnanti sia durante l’anno scolastico, sia attraverso la collaborazione in verticale, su più ordini e più anni scolastici, permetta il raggiungimento di obiettivi educativi e didattici non raggiungibili dal lavoro dei singoli. La scuola secondaria ha partecipato negli ultimi due anni ad un progetto Erasmus TWINS durante il quale si sono messe a punto strategie di collaborazione e condivisione all’interno del consiglio di classe. Crediamo inoltre che occorra andare nella direzione di coinvolgere gli studenti in un lavoro di team, responsabilizzandoli e coinvolgendoli in prima persona, in modo adeguato a ciascuna fascia di età, nella progettazione del loro percorso educativo. B. Rivisitazione dei curricoli verticali della scuola. Con l’autonomia della scuola non esistono più programmi prescrittivi dettati dal ministero, ma indicazioni generali (le Indicazioni Nazionali, si veda il sito: http://www.indicazioninazionali.it/). All’interno di queste indicazioni ciascuna scuola è chiamata a elaborare una propria lista di argomenti e di metodologie didattiche per ciascuna disciplina: i “curricoli”. 3. Aggiornamento dei curricoli verticali La necessità di rivedere i curricoli verticali dell’istituto è collegata al lavoro di team dei docenti. Essendosi realizzata una più stretta collaborazione tra i docenti, è emersa anche la necessità di formalizzare nuovi curricoli, adattandoli alla progettazione condivisa. L’obiettivo è quello di passare da un insegnamento suddiviso in tante discipline a un insegnamento interdisciplinare su obiettivi e contenuti comuni. Crediamo che questo passaggio sia complesso e difficile per la particolarità del mestiere del docente, che è molto centrato sul rapporto diretto (e quindi anche individuale) tra docente e studenti; è tuttavia un passaggio che potrà consentire una valorizzazione della professionalità dei docenti e dell’efficacia del loro lavoro. 4. Laboratori del tempo presente e curricolo di storia Un grande lavoro, è stato fatto con l’elaborazione di un curricolo verticale di storia. Il curricolo vuole valorizzare la storia nel suo rapporto con le altre discipline, fornendo agli studenti una consapevolezza dello spessore storico di tutte le creazioni culturali dell’uomo. In quest’ottica il curricolo di storia verrà raccordato agli altri curricoli ed è stato pensato attorno a grandi temi di attualità. Su questo specifico aspetto di collegamento tra la storia e le problematiche del presente la scuola ha aderito al
progetto dei laboratori del tempo presente, sul quale è stata costruita una rete di scuole. 5. Curricoli della creatività La creatività non è limitata all’ambito artistico, ma si sviluppa in tutti gli ambiti dell’azione umana. Esiste una creatività nel matematico che esplora nuovi teoremi come nel ballerino che riesce ad esprimersi attraverso il movimento del corpo. Il decreto legislativo 60/2017, recante norme per il potenziamento della cultura umanistica, ha individuato quattro temi della creatività: 1) musicale-coreutico; 2) teatrale-performativo; 3) artistico-visivo; 4) linguistico-creativo. Oltre a questi temi, legati appunto all’area umanistica, la scuola si impegnerà sul tema logico-matematico-scientifico e in quello relazionale (la creatività nel gestire le relazioni e gli incontri tra punti di vista diversi). Inoltre la creatività è uno dei centri di interesse della rete Ulisse e si lega al progetto AVATAR e alla promozione del benessere degli studenti. L’anno scolastico precedente al triennio di riferimento di questo POF è stata dedicata una settimana proprio ai temi della creatività. L’obiettivo è elaborare e mandare a sistema un curricolo verticale che abbracci tutti i temi della creatività, li leghi agli altri curricoli e alla promozione del benessere a scuola. 6. Creazione di un curricolo sulle competenze di cittadinanza L’elaborazione di un curricolo sulle competenze di cittadinanza non deve essere pensato come una serie di insegnamenti teorici. Occorre partire dal fatto che gli studenti appartengono alla comunità scolastica e renderli protagonisti del loro percorso educativo. La scuola ha sperimentato molto in questi anni (si veda il capitolo sul coinvolgimento attivo degli studenti): si tratta ora di mettere a sistema tutte le azioni intraprese, estenderle in verticale e collegarle a una maggior centralità dello studente nel progettare con gli insegnanti il proprio percorso. 7. Segmento 0-6 e valorizzazione della scuola dell’Infanzia La scuola è impegnata nella creazione di un raccordo tra scuola dell’Infanzia e asili nido. Riteniamo che questo lavoro debba andare nella direzione di una valorizzazione del segmento della scuola dell’Infanzia, dove si gettano le basi per tutto il successivo percorso scolastico. In questi anni molte sperimentazioni sono state fatte alla scuola dell’infanzia per potenziare una didattica inclusiva e per allineare le routine e le procedure della scuola dell’infanzia ai bisogni di crescita dei bambini. In questi anni verrà fatto un lavoro per portare a sistema queste sperimentazioni raccordando tutti i curricoli al segmento della scuola dell’infanzia. 8. Compiti a casa I compiti a casa rappresentano forse il momento più difficile della professione del docente, perché si tratta di progettare un lavoro che si svolgerà completamente al di fuori della sua supervisione. Idealmente i compiti a casa dovrebbero promuovere l’autonomia e la responsabilità degli studenti e costituire un momento di riflessione individuale. Nella realtà spesso i compiti a casa non sono fatti in autonomia ma con l’intervento di figure adulte, hanno effetti demotivanti sugli studenti, aumentano le disuguaglianze tra gli studenti che possono contare su un appoggio da parte della famiglia e studenti che invece non hanno aiuto. Su quest’ultimo punto un positivo effetto immediato ha avuto l’introduzione, negli anni scorsi, di un servizio di aiuto
compiti alla scuola secondaria. L’obiettivo, però, è quello di una progettazione più attenta dei compiti a casa: nell’anno scolastico 2018-2019 è stata avviata una sperimentazione che ha visto l’affiancamento di docenti curricolari nei percorsi di aiuto compiti. Nei prossimi tre anni saranno inseriti nei curricoli anche linee guida per la progettazione di compiti a casa efficaci e sostenibili. 9. Progetto libri di testo Il lavoro sui curricoli presuppone anche la progressiva elaborazione, da parte dei docenti, di materiale didattico utilizzabile come supporto ai libri di testo scolastici. Negli ultimi tre anni questo progetto è stato sperimentato sul versante delle scienze, producendo opuscoli su temi di scienze che verranno inseriti nel curricolo verticale e alla fine radunati in un vero e proprio libro di testo.. C. Apertura della scuola al mondo. La scuola è una comunità aperta alle famiglie, al territorio, all’Europa e al mondo. Già molto è stato fatto per rendere la scuola un punto di riferimento per il territorio, per valorizzare la partecipazione degli studenti e delle famiglie, per aprirsi al mondo attraverso progetti erasmus e di scambio con paesi europei. In questi tre anni intendiamo potenziare questi aspetti. 10. Patto di corresponsabilità educativa Fondamentale è il dialogo tra scuola e famiglia. Per questo la scuola è impegnata nella promozione dei momenti di partecipazione delle famiglie alla vita della scuola, nella valorizzazione dei rappresentanti dei genitori e degli organi collegiali. Riteniamo che un lavoro sistematico debba concludersi con una riformulazione in senso dialogico anche del patto educativo di corresponsabilità, che deve diventare un documento vivo all’interno della scuola. 11. Apertura all’Europa In questi anni la scuola sta sviluppando una dimensione europea su più fronti: la valorizzazione della seconda lingua comunitaria, attraverso progetti di scambio con la Francia e attività CLIL; il lavoro sul curricolo di storia e geografia; la partecipazione a progetti Erasmus plus che vedono il coinvolgimento attivo di studenti e docenti nella collaborazione con altri paesi europei. D. Valutazione degli studenti e valutazione di sistema. La valutazione dell’efficacia dell’attività didattica e dei progressi degli studenti è uno dei momenti più delicati del lavoro della scuola. Si tratta di promuovere tra gli studenti e tra il personale della scuola una cultura della valutazione intesa non in senso competitivo, ma come leva di miglioramento personale. I successivi due punti dettagliano il lavoro che intendiamo fare nei prossimi anni sulla valutazione degli studenti da un lato, e sulla valutazione dell’efficacia della nostra didattica dall’altro. 12. Valutazione formativa E’ attiva ormai da tre anni una sperimentazione su pratiche di valutazione degli studenti che ne valorizzano gli aspetti formativi. Occorrerà mettere a sistema queste sperimentazioni anche con chiari criteri e procedure di valutazione. 13. Valutazione di sistema e autovalutazione
La scuola è impegnata nell’autovalutazione delle proprie pratiche didattiche e nella valutazione dell’impatto a distanza, monitorando nel tempo i risultati dei nostri allievi anche quando sono alla scuola secondaria superiore. Occorre però realizzare un protocollo chiaro e uniforme nel tempo per raccogliere, conservare e leggere i dati, in modo da adattare la nostra didattica alle richieste delle scuole superiori. La valutazione degli alunni stranieri Monitoraggio di Italiano L2 Il monitoraggio degli alunni stranieri si effettuerà tenendo conto dei diversi livelli di apprendimento, attraverso prove di verifica orali e scritte, con scansione iniziale, intermedia e finale, utilizzando schede strutturate e non in riferimento ai seguenti indicatori di competenza: Ascolto e comprensione Lettura e comprensione Interazione orale Produzione orale Produzione scritta Riflessione linguistica Saranno utilizzate, a discrezione dei docenti, griglie di osservazione sugli atteggiamenti manifestati dagli alunni in relazione ai seguenti indicatori formativi: Interesse e motivazione Partecipazione Attenzione e concentrazione Superamento delle difficoltà iniziali Miglioramento delle capacità comunicative e relazionali Progressione e Potenzialità d’apprendimento Cooperazione e collaborazione La valutazione finale si effettuerà attraverso prove di verifica orali e scritte, utilizzando schede strutturate e non in riferimento agli indicatori di competenza elencati. Valutazione di Italiano L2 In relazione all’apprendimento della lingua italiana L2 (come seconda lingua) sono previsti i criteri di valutazione del CRED, riportati in tabella per i test d’ingresso. Interventi CRED di Italiano L2 Sono previsti interventi di insegnamento dell’Italiano L2 per singoli studenti o piccoli gruppi di livello omogeneo, condotti da docenti di Italiano L2 certificati. Gli interventi mirano al miglioramento delle capacità di comprensione e produzione scritta e orale. In particolare: - Per gli alunni di origine straniera neoarrivati l’Italiano per comunicare tramite l’acquisizione di competenze linguistiche integrate riferibili ai livelli A1/A2 (QCEF); - per gli alunni di origine straniera con livelli linguistici superiori all’A2 approfondimento dell’Italiano per lo studio tramite l’acquisizione di competenze
linguistiche integrate riferibili ai livelli B1/B2 (QCEF) e del linguaggio settoriale specifico delle discipline scolastiche. La valutazione degli alunni disabili L’art.16 della L.104/1992 dispone che la valutazione degli alunni con disabilità debba essere effettuata da tutti i docenti e che debba avvenire sulla base del Piano Educativo Individualizzato (PEI), nel quale dev’essere indicato per quali discipline siano stati adottati particolari criteri didattici e quali attività integrative e di sostegno siano state svolte, anche in sostituzione parziale dei contenuti programmatici di alcune discipline. Nella scuola dell’obbligo sono predisposte prove d’esame corrispondenti agli insegnamenti impartiti e idonee a valutare il progresso dell’allievo in rapporto alle sue potenzialità e ai livelli di apprendimento iniziali. Nel caso in cui gli apprendimenti non siano riconducibili a quelli ritenuti idonei alla classe di riferimento, con riferimento agli alunni con ritardo mentale significativo, è consentita una valutazione commisurata allo svolgimento di un percorso didattico differenziato rispetto ai programmi ministeriali. L’O.M.90/2001 stabilisce che nei confronti di alunni con minorazioni fisiche e sensoriali non si proceda, di norma ad una valutazione differenziata; è consentito, tuttavia, l’uso di particolari strumenti didattici appositamente individuati dai docenti, al fine di accertare il livello di apprendimento . Per gli alunni con disabilità di tipo psichico, la valutazione verifica i risultati complessivi rispetto agli obiettivi prefissati dal PEI.
CAPITOLO 1 L’identità pedagogica e didattica dell’istituto 1.1 La scuola come comunità L'istruzione è un diritto di rango costituzionale: la Costituzione Italiana dedica diversi articoli a questo diritto e a quelli immediatamente connessi, nei quali si valorizza la libertà degli attori del processo educativo: la libertà di chi apprende, che ha diritto a sviluppare la propria personalità, le proprie idee e le proprie inclinazioni (articoli 3, 31, 34, 38); la libertà di chi insegna, collegata nel dettato costituzionale alla libertà della comunità scientifica di autodeterminare i principi e le procedure delle arti e delle scienze (articolo 33); la libertà delle famiglie, alle quali è riconosciuto il diritto-dovere di istruire ed educare i figli (articoli 29 e 30). Il fatto che a fondamento di un diritto così rilevante sia posta la libertà degli attori che quel diritto sono chiamati a garantire, implica una visione della libertà che non può essere confusa con l'arbitrio: le scelte degli insegnanti non possono essere arbitrarie, perché devono essere sempre volte all’apprendimento e alla crescita degli allievi. Allo stesso modo, la libertà di scelta educativa riconosciuta alle famiglie non può essere considerata una libertà sciolta dall’obbligo di assicurare un’educazione che garantisca lo sviluppo della personalità e il pieno inserimento nella società. La libertà di insegnamento non è una semplice espressione di libertà di opinione, ma va intesa come libertà di ricerca scientifica e didattica, che si svolge all’interno delle regole elaborate dalla comunità professionale, e che comprende anche una verifica dei risultati ottenuti. Con l’autonomia scolastica, che ha avuto un riconoscimento in Costituzione nel 2001 (articolo 117), i collegi docenti delle singole scuole vengono riconosciuti come piccole comunità di ricerca, e la libertà di insegnamento si esplica quindi sia come libertà del gruppo di docenti di elaborare le linee educative della scuola, sia come libera scelta metodologica e didattica del singolo docente: i due aspetti devono integrarsi, nella pratica quotidiana, attraverso la collaborazione di tutti i docenti nel buon andamento della scuola. Il filo rosso che attraversa la nostra riflessione è quindi il concetto di comunità educante: tanti attori, ai quali viene riconosciuta la libertà e la connessa responsabilità delle loro azioni, devono trovare un punto di intesa, e costruire un percorso insieme. Riteniamo che il percorso educativo abbia senso solo all’interno di una comunità, che occorra “fare società” per accompagnare i nostri bambini in questo cammino. La scuola e le famiglie hanno quindi il dovere di collaborare tra di loro: i genitori trasmettendo ai figli i valori in cui credono, ma anche disponendosi all’ascolto del diverso punto di vista che necessariamente i figli matureranno; la scuola attraverso un’istruzione pluralista e laica, rispettosa delle tante diversità culturali che le famiglie esprimono, ma non incasellata in nessuna di esse. Anche il Piano dell’Offerta Formativa dell’istituto nasce da un impegno corale: gli studenti e le famiglie sono state coinvolte nell’autovalutazione, gli organi della scuola
(collegio, consiglio e dirigenza) hanno risposto con una progettazione attenta alle radici della scuola e aperta al futuro. 1.2 Dai tre ai quattordici anni… La nostra scuola copre un arco temporale della durata di 11 anni, accompagnando i bambini e le loro famiglie fino all'ingresso delle scuole superiori. E' un periodo di tempo molto lungo se visto con gli occhi di un bambino che a 3 anni si affaccia nella scuola dell'Infanzia, e deve ancora orientarsi nel tempo, nello spazio, nelle relazioni con adulti e compagni. Poco alla volta acquisirà autonomia, attraverserà momenti difficili e di passaggio, troverà in sé e negli altri risorse inaspettate e svilupperà, in questo cammino, un punto di vista unico e irripetibile. Riconoscere la libertà dei bambini e l'unicità del loro punto di vista ci porta nel cuore della riflessione sulla relazione educativa, che non è una semplice trasmissione di conoscenze e di valori, ma una ricerca comune di significato in un dialogo aperto al futuro: il compito dei bambini è anche quello di tradire i nostri insegnamenti per andare verso un orizzonte che non è più il nostro, ma sarà il loro orizzonte di vita e di pensiero. Non è quindi possibile delimitare il compito educativo in confini rigidi, obiettivi standard, traguardi prefissati, se non relativamente al raggiungimento delle competenze fondamentali che devono essere acquisite da tutti; e, a nostro avviso, parlare di educazione ricorrendo a metafore tratte dall'economia, come spesso accade, rischia di essere fuorviante. Il senso della cultura non si esaurisce nella sua utilità pratica, e ciò che si impara a scuola deve servire soprattutto per dare un significato alle proprie esperienze di vita. Per questo il percorso che i nostri piccoli studenti fanno in questi anni (si veda la scheda numero 1), elaborato in coerenza con le Indicazioni Nazionali per il Curricolo, non è rigido ma viene adattato alle esigenze personali per favorire lo sviluppo della personalità, della creatività e del benessere di ciascun bambino. Scheda 1 IL PERCORSO DEI NOSTRI STUDENTI Il percorso di uno studente del Tongiorgi è il frutto di una programmazione condivisa tra gli insegnanti di tutti gli ordini del comprensivo. Alla scuola dell'Infanzia si sviluppa la curiosità per il mondo circostante, la capacità di relazionarsi con adulti e bambini, di orientarsi nel tempo e nello spazio, di riconoscere le proprie emozioni. Vengono proposte attività di esplorazione, disegno, manipolazione, ascolto di musiche e di semplici storie o filastrocche. Durante la scuola dell'infanzia si passa gradualmente ad attività sempre più strutturate, fino ad arrivare ad acquisire un linguaggio più preciso, ad affinare abilità manuali importanti anche per l'apprendimento della scrittura, a comprendere il senso di un'esperienza strutturata in forma di piccolo esperimento. Alla scuola primaria si sviluppa via via un pensiero più sistematico e la
capacità di riflettere sulla realtà in forme sempre più complesse. Durante tutto l'arco della scuola primaria si mantiene però un costante aggancio alla concretezza, e si parte sempre dal vissuto del bambino: l'attività laboratoriale è quindi una costante delle attività didattiche. Nelle prime due classi della scuola primaria i bambini acquisiscono e consolidano abilità di lettura, scrittura, la comprensione del significato dei numeri, la capacità di svolgere semplici operazioni. La terza è un anno di passaggio verso forme più complesse di pensiero: l'abilità di lettura deve diventare automatica, in matematica si deve consolidare la comprensione del sistema posizionale e delle quattro operazioni, si comincia ad affrontare in modo più sistematico discipline come storia, geografia e scienze. In quarta e quinta i bambini si preparano al passaggio alla scuola media, acquisendo una sempre maggior autonomia di studio, una maggiore comprensione del testo scritto, capacità di analisi logica e grammaticale, capacità di riflettere sulle principali proprietà delle quattro operazioni, conoscenza delle principali figure geometriche. Il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado è un momento fondamentale si diventa grandi, si entra in un ambiente nuovo dove si hanno maggiori spazi di autonomia e maggiori responsabilità. Si richiede un rapporto più adulto con gli insegnanti, e un’interiorizzazione delle regole di convivenza, che passano da essere regole “familiari” ad essere regole più impersonali e cogenti. Alla scuola secondaria di primo grado gli studenti apprendono in forma più astratta e sistematica le basi della matematica, della geometria, delle scienze naturali, della musica; approfondiscono lo studio delle diverse tecniche di espressione artistica, della storia, della geografia, della letteratura. Diventano abili a comprendere e analizzare testi complessi, approfondiscono la loro conoscenza della lingua inglese e cominciano a studiare anche la lingua francese. Imparano ad utilizzare in forme sempre più raffinate le tecnologie informatiche per svolgere ricerche, ma anche per produrre documenti, database, filmati. Apprendono tecniche basilari di disegno geometrico e approfondiscono lo studio della tecnica. Nell’ultima classe della scuola secondaria ci si prepara all’esame finale, momento fondamentale, sia come coronamento del loro percorso che come passaggio alla scuola superiore. 1.3 La motivazione all’apprendimento La motivazione è il motore propulsore di tutti gli atteggiamenti e i processi mentali che favoriscono un apprendimento significativo, e può essere legata al piacere e all’interesse di quello che viene proposto (motivazione intrinseca); oppure al fatto che, al di là dell’interesse e della curiosità per quello che si sta facendo, se ne riconosce l’importanza; o, infine, a un sistema di premi e punizioni (motivazione estrinseca).
Il principale sistema premiale in uso nella scuola è l’attribuzione dei voti, che, specialmente nella secondaria e nelle ultime classi della primaria, serve per premiare l’impegno e mantenere la motivazione del gruppo classe. I sistemi premiali, però, comportano il rischio di una diminuzione della motivazione intrinseca e accrescono la paura dell’errore. A scuola gli studenti possono avere la percezione di “studiare solo per il voto” e aver paura di avventurarsi in argomenti nuovi o di esplorare creativamente le situazioni problematiche per paura di sbagliare: sono tutti atteggiamenti che non favoriscono l’apprendimento. E’ quindi necessario proporre attività legate alle naturali curiosità del bambino, e che generino nuove conoscenze a partire dai saperi di partenza, in modo da favorire un’effettiva volontà di apprendere, e non solo una motivazione legata al voto. Anche nella valutazione è importante attribuire ai voti un valore formativo, valorizzare l’errore e la riflessione sull’errore come momenti essenziali del processo di apprendimento (vedi scheda 2), favorire la motivazione intrinseca, nel rispetto delle diverse età degli alunni, pur senza escludere modalità di rinforzo e richiami al miglioramento. Scheda 2 VALORIZZARE L’ERRORE Sbagliare è un momento fondamentale del processo di apprendimento. In proposito Morin scrive che “ogni progresso nell’ignoto ... comincia dalla venuta al mondo attraverso tentativi ed errori, e prosegue non solo nell’infanzia e nell’adolescenza, ma per tutta la vita”, concludendone quindi che “tanto l’errore ignorato è nefasto, tanto l’errore riconosciuto, analizzato e superato è positivo” (E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione. Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, p. 62). In tutti gli ordini di scuola, quindi, si tenta di mettere al centro della riflessione critica proprio gli errori. Alla scuola dell’infanzia si valorizza il pensiero divergente, in modo da far acquisire a ciascun bambino sicurezza in se stesso e fiducia nel proprio pensiero; per quanto attiene alle regole da rispettare, la punizione di un comportamento scorretto è semplicemente il “fermarsi a riflettere” su quello che si è fatto, in modo da abituare i bambini alla riflessione sui propri sbagli, piuttosto che indirizzarli attraverso l’imposizione e il senso di colpa. Alla scuola primaria, dove le richieste diventano più complesse e strutturate, si coinvolgono i bambini in giochi di “caccia all’errore” o in attività di correzione reciproca: l’errore viene quindi valorizzato e messo al centro della riflessione. Alla scuola secondaria, infine, dove il lavoro è più serrato e centrato sulle singole discipline, si fa molta attenzione alla riflessione in classe su quanto si è appreso, alla correzione dei compiti a casa e delle esercitazioni, in modo da abituare gli studenti a soffermarsi sui propri errori, discutendone con gli altri. In modo più specifico, l’istituto ha intrapreso un percorso sperimentale nelle classi prime della scuola primaria per sviluppare la motivazione intrinseca, sostituendo alla classica valutazione sommativa in decimi, un nuovo modello di valutazione basato sulla valorizzazione dei punti di forza e dei punti punti di debolezza, visti come obiettivi di crescita (vedi scheda 3).
Scheda 3 VERSO UNA VALUTAZIONE FORMATIVA “Quanto hai preso oggi?”, “Se avrai dei bei voti in pagella, allora...” Queste sono le domande classiche che si rivolgono agli alunni al loro ritorno a casa con l'obiettivo di avere la misura di come il proprio figlio procede nel percorso scolastico. Niente di sconvolgente naturalmente, considerando che da sempre il “voto” è universalmente riconosciuto come strumento per misurare l'andamento scolastico degli alunni. Una riflessione più approfondita riguardo la valutazione dei giovani studenti, lascia tuttavia emergere come il semplice voto numerico nasconda una serie di elementi negativi per la crescita e lo sviluppo cognitivo del bambino: ● il voto è qualcosa di esterno al bambino: si pongono degli obiettivi universalmente validi e si misura quanto quell'alunno sia riuscito a raggiungere o meno tale obiettivo. Ha un valore di standardizzare il livelli di apprendimento, tuttavia riduce notevolmente la possibilità di personalizzarne i percorsi a seconda degli alunni; ● il voto influenza negativamente la comunicazione alunno/genitore: racchiudere in un numero i progressi o i fallimenti degli alunni riduce notevolmente lo scambio tra il genitore e l'alunno, rischiando di lasciar fuori numerose informazioni riguardo la reale crescita del bambino, tanto sul piano strettamente scolastico quanto su quello relazionale ed emotivo; ● il voto genera ansie da prestazione ed innesca dinamiche competitive tra gli alunni e purtroppo anche tra le famiglie ● il voto influisce negativamente sul “piacere di imparare”: non è soltanto il “brutto voto” a poter creare problemi agli alunni, anche i “buoni voti” rischiano di innescare dei meccanismi per cui il bambino impara non per il piacere di farlo, bensì per raggiungere dei voti alti. Questo limita notevolmente la motivazione intrinseca che risulta essere il vero motore per sempre nuovi e significativi apprendimenti. Alla luce di quanto appena affermato abbiamo deciso di orientarci verso un tipo di valutazione formativa che depotenzi lo strumento del voto e che attribuisca davvero importanza alla crescita e allo sviluppo cognitivo di ciascun alunno attraverso una attenta analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza di ciascuno di loro. Nella pratica tutto ciò si traduce nell'”eliminare il voto” quale strumento di misurazione degli apprendimenti e nell'introduzione di strumenti adatti a definire i reali punti di forza e di debolezza di ciascun alunno in modo da indicare loro dei precisi percorsi di crescita e di miglioramento a seconda delle specifiche necessità. In tal senso vengono strutturati degli strumenti per l'osservazione degli alunni ed altri per la comunicazione con le famiglie. I principali obiettivi da perseguire sono i seguenti: ● favorire negli alunni lo sviluppo di una motivazione intrinseca nei confronti dell'apprendimento;
● attivare nell'alunno riflessioni sul proprio modo di apprendere, aiutandolo a rendersi consapevole dei propri punti deboli e dei propri punti di forza; ● valorizzare e facilitare percorsi personalizzati; ● favorire negli insegnanti una maggiore consapevolezza degli effettivi bisogni degli alunni; ● favorire un clima di collaborazione e di cooperazione eliminando dinamiche di competizione; ● coinvolgere le famiglie rendendole attive e consapevoli nella crescita e nello sviluppo cognitivo dei proprio figli (spostare l'attenzione dal voto/profitto agli affettivi apprendimenti ed atteggiamenti dei propri figli) Funzionale alla ricerca di attività con un alto valore motivazionale risulta essere una didattica di tipo meta-cognitivo (vedi scheda 4), mentre più controverso è il valore della motivazione estrinseca: alcuni insegnanti ritengono che abbia un valore educativo abituare i ragazzi a impegnarsi anche in attività meno interessanti; altri pensano invece che in tutte le attività si debba saper “conquistare” gli studenti, facendogli provare piacere e interesse per quello che viene proposto. Molto importante, per accrescere la motivazione all’apprendimento, anche il sostegno delle famiglie, e l’importanza che in casa viene data a ciò che i bambini fanno a scuola. Scheda 4 METACOGNIZIONE QUOTIDIANA Per metacognizione si intende quell'attività di riflessione sul proprio pensiero che permette una autocoscienza delle conoscenze e dei processi del proprio apprendimento. Lasciamo alla curiosità di ciascuno di approfondire questo tema , mi limito a ribadirne l'importanza nella scuola primaria, il “luogo” dove le “strutture del pensiero” assumono forma stabile. Nella pratica quotidiana, ogni insegnante attua una continua stimolazione del pensiero metacognitivo, al momento in cui, affrontando una qualunque disciplina, fa riprendere in mano i quaderni, li fa sfogliare, stimolando la riflessione sugli argomenti precedenti, sul modo in cui questi argomenti sono stati acquisiti. Questa attività coinvolge i ragazzi mettendo a confronto – mediante la conversazione – percorsi cognitivi fra loro diversi e dei quali ciascuno è portatore. Si potrebbe dire, scherzando ma non troppo, che la metacognizione quotidiana non è altro che il “RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI”.
1.4 Il primo incontro con la cultura Deve essere sempre chiaro agli studenti che ciò che si studia a scuola serve per comprendere meglio la realtà: è importante quindi che l’insegnante colleghi in modo consapevole le discipline di studio alle competenze fondamentali che sono alla base dell’esplorazione e della comprensione della realtà. In particolare l’insegnante deve valorizzare e potenziare: 1. La capacità di ascoltare, intesa come capacità di concentrarsi su un messaggio, ponendosi in modo attivo per comprenderne il significato. E’ un’abilità fondamentale che purtroppo si va un po’ perdendo tra le nuove generazioni , in parte anche per l’abbondanza di informazioni, che vengono elaborate distrattamente e in modo superficiale. 2. La capacità di argomentare intesa come capacità di sostenere la propria opinione con ragioni che possano avere un significato anche per altri. 3. La capacità di abitare lo spazio e il tempo, che, all’inizio, è legata al movimento, poi alla rappresentazione (grafica, ma anche narrativa), fino ad arrivare alla capacità di comprendere lo spessore culturale del passato, delle tradizioni, degli usi delle diverse società, degli oggetti, delle opere d’arte e dell’ingegno. Riguardo a questo evidenziamo una criticità per quanto attiene alla dimensione corporea e manuale dell’apprendimento, che dovrà essere, in futuro, maggiormente valorizzata (vedi scheda 5). Scheda 5 SPAZIO E TEMPO: LA DIMENSIONE CORPOREA DELL’APPRENDIMENTO L’apprendimento è un’attività che coinvolge tutto il corpo. A fronte di questo, le occasioni di movimento a scuola diventano minori man mano che si cresce. Riteniamo questo un problema da affrontare, valorizzando il movimento non solo nella pratica sportiva, ma come dimensione trasversale a tutte le discipline. Valorizzare il movimento significa valorizzare la persona nella sua interezza: è quindi importante vedere il movimento non come una dimensione staccata dalle altre, ma collegata al bisogno di gioco e di socialità, di apprendimento e di relazione. Ad esempio, alle scuole medie, abbiamo avviato progetti interdisciplinari tra motoria e matematica, utilizzando il movimento in palestra come forma di esplorazione dello spazio e del tempo funzionale a una riflessione che prosegue attraverso il linguaggio della geometria e dell’algebra. Per quanto riguarda la motricità fine, abbiamo già da diversi anni rilevato come la digitalizzazione di molte procedure, nello studio e nel lavoro, che una volta richiedevano una certa abilità operativa, producono una regressione nel controllo motorio nelle nuove generazioni: abbiamo così avviato sperimentazioni verticali (medie-elementari) sul disegno geometrico. Il movimento è anche relazionalità: nell’ambito del curricolo di cittadinanza segnaliamo l’importanza delle Tongiorgiadi, realizzate nell’anno scolastico 2018-’19, che hanno coinvolto tutto l’Istituto, in
collaborazione con la Commissione intercultura. Si tratta di giochi sportivi che vedono confrontarsi tra loro tutte le classi dell’Istituto Tongiorgi. Nell’ambito dei progetti di ampliamento del curricolo, attraverso il piano di collaborazione scuola-territorio, promuoviamo progetti di educazione sportiva. In linea generale tutte le discipline concorrono allo sviluppo delle capacità di argomentazione, di astrazione e di elaborazione autonoma. Naturalmente ciò avviene nello specifico degli argomenti di studio, anche considerando il curricolo quinquennale della primaria e poi triennale della secondaria, per cui si giunge agli obiettivi prefissati in tempi e modi diversi a seconda della crescita obiettiva dell’alunno e della specificità delle competenze. Con l’italiano si impara ad ascoltare e a comprendere testi scritti e orali sempre più complessi. L’ascolto e la capacità di concentrarsi è inoltre un prerequisito essenziale per l’apprendimento delle lingue straniere. La matematica, la geometria e le scienze si caratterizzano per il rigore e l’utilizzo del metodo scientifico nelle situazioni problematiche. Lo sforzo che abbiamo fatto stato negli ultimi anni, con il progetto regionale dei laboratori del sapere scientifico, è quello di ristrutturare il curricolo scientifico e matematico della nostra scuola in modo da valorizzare il ragionamento a partire dall’esperienza, la discussione, l’esplorazione di situazioni problematiche. Lo spazio e il tempo vengono dapprima esplorati con il movimento del corpo, anche accompagnato dalla musica, poi anche con lo studio della storia, di fondamentale importanza per ripercorrere il passato, comprendere il presente e proiettarsi nel futuro, e della geografia, quale lettura sempre più articolata e critica dell’ interazione dell’uomo con lo spazio vissuto e in più in generale con l’ambiente. Nella storia è fondamentale l’aspetto narrativo, giacché la narrazione è un modo per dare significato all’esperienza ed introduce pian piano alla logica sottesa agli eventi. La disciplina arte e immagine, oltre a permettere una ulteriore esplorazione dello spazio e del tempo, aiuta a dare forma alle emozioni attraverso la creatività, mettendo in atto processi percettivi ed intellettivi socializzanti, che favoriscono l’integrazione e l’inclusione. Importante è poi la tecnologia, che deve fornire all’alunno le proprie indicazioni per orientarsi nella società complessa, con attenzione anche alla cittadinanza digitale. Infine la musica (vedi scheda 6) è per noi una disciplina essenziale: sin dalla scuola dell’infanzia l’ascolto e la produzione di suoni abitua alla concentrazione, che diventa sempre più attenta e attiva quando si passa a studiare in modo più approfondito il linguaggio musicale, alla primaria e alla secondaria. Dall’a.s. 2008-2009 il nostro Istituto è ad indirizzo musicale, e, alla scuola secondaria, è possibile potenziare l’educazione musicale con lo studio di uno tra quattro strumenti (clarinetto, chitarra, pianoforte e violino) e consolidare in questo modo anche le competenze teoriche musicali già proposte alla primaria e ancor più sviluppate nella disciplina di Musica nella secondaria.
Scheda 6 LA MUSICA ALL’ISTITUTO TONGIORGI “In ogni essere umano è presente un naturale bisogno di musica, una musicalità interiore … La scuola deve sostenerla ed educarla, deve rispondere a questo diritto e a questo bisogno che è coerente con i suoi traguardi formativi. L’esperienza musicale deve pertanto diventare un patrimonio culturale e umano condiviso da tutti, perché promuove l’integrazione di diverse componenti: quella logica, quella percettivo-motoria e quella affettivo-sociale” (dal documento “Fare musica tutti” prodotto dal Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica, marzo 2009). In tutti gli ordini di scuola del nostro istituto, l’educazione musicale è vissuta come una delle componenti basilari dell’offerta formativa: dai percorsi sonori della scuola dell’infanzia, ai progetti specifici della primaria, alla continua formazione dei docenti. Nella scuola dell’infanzia gli alunni scoprono il mondo musicale attraverso la manipolazione degli oggetti sonori, l’espressività del proprio corpo, del movimento, della danza anche nel gioco. Nella scuola primaria le docenti sperimentano con i bambini la voce come risorsa espressiva, anche in lingua straniera, la melodia attraverso l'utilizzo del flauto, l’ascolto attraverso attività che mirano alla percezione delle qualità del suono e a raffinare l’orecchio. A partire dalla terza classe della scuola primaria e fino alla terza media è possibile iscrivere i bambini a laboratori pomeridiani di strumento: nati nel 1996 per venire incontro alle esigenze di un’utenza che riconosceva alla musica una valenza educativa straordinaria per la crescita psicofisica dei bambini, sono oggi gestiti dall’Accademia Musicale Toscana. Per gli studenti della primaria, questi laboratori costituiscono un importante momento di orientamento in vista della possibilità di accedere, alle medie, alla sezione a indirizzo musicale; a quelli della secondaria offrono la possibilità di proseguire lo studio di uno strumento anche al di fuori della sezione musicale a un livello più amatoriale. Infine nel 2008 si è attivata la sezione ad indirizzo musicale secondo il DM 201/99 (vedi paragrafo 3.5, interamente dedicato all'organizzazione della scuola media). Il potenziamento dell’educazione musicale, integrata con l’insegnamento di uno strumento, contribuisce alla formazione totale della persona, accrescendo nell’alunno le capacità di comunicare le proprie emozioni, di esprimere la propria creatività, di decifrare meglio la realtà in cui vive, apprezzando la dimensione musicale della cultura, della storia, della vita attorno a lui. Nel corso dell’anno scolastico nella scuola secondaria vengono organizzati concerti e saggi musicali nei periodi più significativi del calendario scolastico: il saggio natalizio, il concerto finale delle terze, il concerto di primavera al teatro “Verdi”insieme alla rete per la musica la partecipazione alla rassegna regionale delle orchestre, il saggio di fine anno scolastico di musica di insieme, la partecipazione a concorsi e a manifestazione cittadine. Queste manifestazioni, oltre ad essere
un’occasione di verifica della propria preparazione, costituiscono per gli allievi una significativa esperienza della dimensione sociale e pubblica dell’evento musicale. 1.5 Relazioni in classe e fuori della classe Gli aspetti relazionali sono di fondamentale importanza a scuola. In primo luogo, infatti, la conoscenza è un processo sociale, e solo in relazione con gli altri se ne comprende davvero il significato: si impara meglio ad argomentare discutendo; a leggere se lo si fa in gruppo; anche una definizione matematica è più comprensibile per un bambino se gli serve per “dire qualcosa” a un altro bambino. In secondo luogo la scuola non ha soltanto la funzione di trasmettere informazioni, ma ha anche un ruolo educativo: una relazione tra insegnante e studente basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco non solo facilita il passaggio di conoscenze, ma permette il consolidarsi di atteggiamenti di collaborazione e rispetto delle regole; buone relazioni tra studenti non soltanto trasformano la classe in un gruppo di lavoro, ma facilitano anche lo sviluppo della capacità di dialogare e di mediare il proprio punto di vista e le proprie esigenze con quelle degli altri. Un esempio di progettualità in cui gli aspetti relazionali si intrecciano alle conoscenze e agli aspetti educativi connessi a queste conoscenze, sono i progetti di educazione ambientale (vedi scheda 8). Scheda 8 L’EDUCAZIONE AMBIENTALE L’educazione ambientale può essere fatta efficacemente coinvolgendo ragazzi di più ordini di scuola in una collaborazione tra di loro, ed è quindi un esempio di come gli aspetti più concettuali della conoscenza e la creazione di buone relazioni, attraverso anche una maggior consapevolezza delle conseguenze collettive di comportamenti individuali, possano diventare due facce della stessa medaglia. I rifiuti sono da anni ormai al centro di politiche ambientali a livello internazionale ed europeo, e la loro gestione è diventata un problema ambientale prioritario. La salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo dipende molto dai comportamenti e dalle azioni che compiamo quotidianamente, ma spesso manca la consapevolezza degli effetti che i nostri atti generano. Basterebbe considerare, ad esempio, i tempi in cui certi rifiuti lasciati nell’ambiente impiegano a degradarsi, e il loro rischio per gli ecosistemi, per comprendere meglio l'importanza di piccoli gesti quotidiani, come quelli legati alla raccolta differenziata e al corretto recupero dei rifiuti. Gradualmente, nel corso di questi tre anni, coinvolgeremo tutti gli ordini di scuola in un progetto che prevede: 1. la costruzione da parte degli alunni di ciascuna classe di contenitori per la plastica e la carta, realizzati in massima parte con
materiale di riciclo e personalizzati in ogni classe in maniera fantasiosa. 2. La creazione e l’esposizione nei corridoi di cartelloni che evidenziano i tempi di degradazione degli oggetti e dei materiali più usati dagli alunni (gomme da masticare, bottigliette di plastica, lattine, cartoni dei succhi di frutta, penne, fogli, cannucce etc). 3. La sistemazione in ogni classe di un “Rifiutometro”, ossia di una tabella fornita dalla Geofor, dove sono illustrati per ogni tipologia di materiale, imballaggio etc, le migliori modalità di smaltimento, che sia a completa e continua disposizione di alunni e insegnanti per soddisfare ogni curiosità in proposito. 4. La creazione, all’interno della scuola, di un centro del riutilizzo, dove mettere a disposizione degli altri oggetti altrimenti inutilizzati. Si proporrà sempre di più una particolare attenzione allo spreco di energia elettrica. A tale scopo, un alunno per ciascuna classe potrà essere nominato supervisore degli sprechi, con il compito di controllare lo spegnimento delle luci, delle spie luminose e degli schermi della classe, ogni qual volta si esca dall’aula. I bambini della scuola dell'infanzia saranno coinvolti con lavori su questo tematica adatti all'età (con disegni), che proseguiranno nelle prime classi della scuola primaria. I ragazzi della scuola secondaria e quelli delle classi quarte e quinte di scuola primaria saranno invece coinvolti attivamente nella pratica della raccolta differenziata. La scuola deve quindi curare due aspetti, a nostro avviso profondamente intrecciati: da un lato il coinvolgimento degli studenti nella costruzione e nella trasmissione della conoscenza, dall’altro la cura di ogni singolo studente nel suo progetto di crescita e di costruzione della propria personalità in relazione agli altri e alla società. In questo cammino gli insegnanti si pongono in ascolto dei bisogni dei loro alunni, tenendo conto della loro età, del loro grado di sviluppo, della loro indole; incentivano buone relazioni tra pari; accompagnano il bambino nell’apprendimento non solo con lezioni frontali, a loro modo insostituibili ed efficaci, ma anche abbandonando il binario classico della lezione per educare alla discussione pacifica e per spingere gli studenti a mettere in campo tutti i loro saperi nel dialogo e nel confronto con gli altri, in modo che facciano esperienza diretta della dimensione condivisa e relazionale della conoscenza. Sullo sfondo e alla base delle relazioni in classe ci sono le relazioni che gli adulti sanno costruire tra di loro. Gli insegnanti e tutto il personale della scuola collaborano tra loro nelle programmazione e realizzazione delle attività didattiche: siamo convinti infatti che solo se le forze educative che ruotano intorno al bambino riescono a trovare una linea comune è possibile guidarlo verso un vero successo educativo e formativo. Per questo stesso motivo è importante una buona relazione tra scuola e famiglie, giacché la relazione educativa si sviluppa su tre poli: lo studente, la scuola, e la famiglia. E’ quindi fondamentale che vi sia una stretta collaborazione scuola-famiglia e una fiducia reciproca, al fine di condividere un percorso che favorisca una crescita serena.
1.6 Didattica inclusiva: rispondere ai bisogni di tutti Momento centrale della costruzione di buone relazioni è la capacità di valorizzare le diversità, ed è quindi necessario che il lavoro scolastico sia il più possibile strutturato in modo da permettere a ciascun bambino di parteciparvi con quello che sa fare, creando così le basi di una scuola accogliente che pone tra i propri principi fondamentali quello dell'inclusione, dell'accettazione e della valorizzazione del diverso. Per la più recente normativa, una scuola “inclusiva” è una scuola in grado di garantire il diritto all’apprendimento a tutti gli alunni, anche a quelli in difficoltà. A tutti gli allievi, infatti, la legge riconosce il diritto all’individualizzazione e alla personalizzazione dell’apprendimento nella prospettiva di una presa in carico globale e – dunque – “inclusiva” di tutti gli alunni. La D.M. del 27.12.2012 e la C.M. n. 8 del 06.03.2013 hanno introdotto il concetto di “Bisogni Educativi Speciali” vale a dire i bisogni di quegli alunni che necessitano di “speciale attenzione”. Sono tre le aree comprese nei BES: -area della disabilità (Lg 517/77, Lg 104/92); -area dei disturbi evolutivi specifici che include i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e gli alunni con deficit e disturbo dell’attenzione (ADHD) (Lg 53/2003, Lg 170/2010); -area dello svantaggio socio-economico, linguistico e/o culturale. L’Istituto mette in campo tutte le azioni e le figure necessarie per l’inclusione degli alunni con BES, in ottemperanza alla normativa vigente. Individua, innanzitutto, nel corpo docenti la Funzione Strumentale per le attività di sostegno agli alunni con disabilità, la Funzione Strumentale per gli alunni stranieri e il referente DSA/BES. In una didattica inclusiva ( vedi scheda 9 ) il lavoro è strutturato su differenti livelli, rivolgendosi tanto agli alunni disabili, quanto a quelli affetti da disturbi specifici dell'apprendimento, fino agli alunni con particolari bisogni quali quelli provenienti da paesi stranieri che non parlano correttamente la lingua italiana. Scheda 9 DIDATTICA INCLUSIVA Nei documenti dell’UNESCO (2000) viene attribuita grande importanza alla Pedagogia Inclusiva che poggia su quattro punti fondamentali: - Tutti possono imparare; - Ognuno è speciale; - La diversità è un punto di forza; - L’apprendimento si intensifica con la cooperazione sinergica tra insegnanti, genitori e comunità.
Una scuola inclusiva è una scuola che “progetta” per tutti e che si deve muovere per migliorare l’organizzazione perché nessun alunno sia sentito come non appartenente, non pensato e quindi non accolto. Le differenze sono alla base dell’azione didattica inclusiva e, come tali, non riguardano soltanto le differenze degli alunni, ma anche quelle negli stili di insegnamento dei docenti. Come gli alunni non imparano tutti nello stesso modo, così gli insegnanti non insegnano con lo stesso stile. Nella prospettiva della didattica inclusiva, le differenze vengono solo accolte, stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo. L’obiettivo delle didattica inclusiva è far raggiungere a tutti gli alunni il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando tutte le differenze presenti nel gruppo classe, non solo quelle più visibili e marcate dell’alunno con un deficit o con un disturbo specifico. Per didattica inclusiva si intende una metodologia didattica che consenta a ciascuno studente di inserirsi nel lavoro con quello che sa fare, abbattendo in questo modo le barriere dovute alle diverse capacità e attitudini dello studente. La didattica inclusiva non può quindi limitarsi a offrire percorsi separati agli studenti in difficoltà, cosa che anzi li escluderebbe dalla classe; deve pensare a percorsi in classe, e a ricondurre in classe i percorsi fatti fuori. La didattica inclusiva: -Utilizza una METODOLOGIA PARTECIPATA e COLLABORATIVA -Promuove la MOTIVAZIONE -Cura il COINVOLGIMENTO EMOTIVO e COGNITIVO -Si pone l’obiettivo di NON lasciare indietro nessuno -Esplicita il rapporto con il sapere, dà il SENSO del lavoro scolastico; -Sviluppa la capacità di AUTOVALUTAZIONE -NEGOZIA diversi tipi di regole e contratti -Utilizza l’idea delle intelligenze multiple. Alla scuola primaria molto importante è la didattica cooperativa: gli studenti, a gruppi, realizzano un lavoro, e la divisione dei compiti è stabilita in modo da permettere a tutti di inserirsi nel lavoro. Alle medie, si lavora per classi aperte e gruppi di livello, avendo cura di creare momenti di sintesi tra i diversi lavori nelle singole classi. Per gli allievi in difficoltà vengono realizzati inoltre interventi didattici di rinforzo o personalizzati a seconda dei casi specifici: attraverso progetti di recupero per gli alunni con bisogni educativi speciali, attraverso strumenti dispensativi e compensativi per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento, attraverso piani personalizzati con obiettivi diversificati rispetto alla classe per alunni con disabilità1. L’obiettivo di interventi mirati, anche se possono svolgersi fuori dalla classe, rimane quello dell’inclusione nel gruppo classe. Una strategia spesso utilizzata, per esempio, è quella di far concludere un percorso di recupero con un lavoro che lo 1
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