PIANO DI ADATTAMENTO CITTÀ DI BOLOGNA: strategia di adattamento locale - Piattaforma delle ...
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Sommario 1. Premessa ....................................................................................................................... 4 1.1 Perché Bologna fa una Strategia di Adattamento ................................................................. 4 1.2 La strategia EU sul cambiamento climatico........................................................................... 5 1.3 Verso una strategia nazionale ............................................................................................... 6 1.4 L’iniziativa europea “Mayors Adapt” .................................................................................... 7 1.5 Il progetto Life “BlueAp” ....................................................................................................... 7 1.6 Evoluzione del profilo climatico di Bologna .......................................................................... 7 1.7 Il percorso per la definizione del Piano di Adattamento ....................................................... 9 Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder ................................................................ 10 1.8 Governance delle politiche di adattamento di Bologna ...................................................... 12 Governance dell'adattamento ........................................................................................................... 12 Dimensione della Strategia di adattamento e del Piano d'Azione ..................................................... 13 Interventi sul sistema della pianificazione ......................................................................................... 14 Dalla Strategia al Piano d'Azione ....................................................................................................... 14 2. Siccità e carenza idrica ................................................................................................. 16 2.1 Ridurre i prelievi di risorse idriche naturali ......................................................................... 18 Le misure per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione ................................................................ 18 Le misure per ridurre i consumi civili ................................................................................................. 20 Le misure per ridurre i consumi irrigui............................................................................................... 21 Le misure per ridurre i consumi industriali ........................................................................................ 22 2.2 Eliminare le acque parassite e la commistione tra acque bianche e nere .......................... 22 2.3 Migliorare la regolazione delle portate superficiali e aumentare la capacità di accumulo ........................................................................................................ 26 La gestione dell’invaso di Suviana per sostenere le magre del Reno ................................................ 26 Aumento della capacità di regolazione sul bacino del Reno.............................................................. 26 Un contratto di fiume per il Reno ...................................................................................................... 27 2.4 Utilizzare risorse idriche provenienti da bacini meno critici ............................................... 27 Utilizzo di acque di Po per usi agricoli, in sostituzione di acque di Reno ........................................... 28 2.5 Tutelare la produzione agricola ........................................................................................... 28 Alte temperature e siccità estiva ....................................................................................................... 28 Gelate primaverili .............................................................................................................................. 30 Precipitazioni intense, grandinate, trombe d’aria ............................................................................. 30 Il cambiamento climatico e le avversità fitosanitarie ........................................................................ 30 3. Ondate di calore in area urbana ................................................................................... 32 3.1 Incrementare il greening urbano ........................................................................................ 33 Tutela e valorizzazione delle aree verdi estensive alberate .............................................................. 34 Incrementare superfici verdi e alberature all’interno del territorio strutturato ............................... 36 Aumentare le alberature su strade, piazze e parcheggi .................................................................... 38 Valorizzare il contributo dell’agricoltura urbana per l’adattamento al cambiamento climatico....... 39 3.2 Isolamento e greening edifici .............................................................................................. 40 Edifici pubblici .................................................................................................................................... 41 3.3 Diminuire la vulnerabilità della popolazione esposta a rischi sanitari collegati con l’aumento delle temperature .............................................................................................. 41 Estendere il Sistema di informazione e assistenza sulle ondate di calore ......................................... 41 Migliorare il microclima degli spazi interni ........................................................................................ 42 3.4 Ridurre il rischio sanitario dovuto all’inquinamento atmosferico ...................................... 42
4. Eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico .......................................................... 44 4.1 Migliorare la risposta idrologica della città ......................................................................... 46 Le misure per la città edificata ........................................................................................................... 46 Le misure per le nuove urbanizzazioni ............................................................................................... 48 Le misure per le aree urbane pubbliche ............................................................................................ 48 4.2 Rendere il territorio più “resistente” alle precipitazioni intense ........................................ 49 Le misure per migliorare la risposta del reticolo idrografico ............................................................. 50 Le misure per ridurre il rischio frana in collina .................................................................................. 51 4.3 Ridurre il carico inquinante sulle acque veicolato dalle piogge .......................................... 51 Le misure sul territorio urbanizzato per ridurre l’afflusso in fogna ................................................... 52 Le misure per ridurre il carico inquinante dovuto agli sfioratori delle reti miste .............................. 52 4.4 Aumentare la resilienza della popolazione e dei beni a rischio .......................................... 53 Monitoraggio idrologico idraulico dei bacini critici............................................................................ 53 Migliorare la gestione delle emergenze............................................................................................. 54 Intervenire sulle infrastrutture .......................................................................................................... 55 Migliorare la resilienza del patrimonio culturale ............................................................................... 55
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale 1. Premessa 1.1. Perché Bologna fa una Strategia di Adattamento La città di Bologna ha risentito negli ultimi anni in modi diversi degli impatti dei cambiamenti climatici. La cronaca ci restituisce con frequenza crescente episodi di danni causati da eventi meteorici particolarmente intensi che provocano frane e dissesti o piene dei corsi d'acqua. Non può sfuggire come questi episodi, seppure riconducibili a dinamiche ed a cause note accadano con frequenza ed intensità crescenti: non sembra più possibile far rientrare questi eventi nella categoria delle “calamità” o della “fatalità non prevedibile” ma è necessario avviare una riflessione seria e sistematica su come prevenire gli impatti causati da questi eventi. Su come “adattare” il nostro habitat ad un clima che è cambiato e che è destinato, nei prossimi anni, ad evolvere ulteriormente. Rispetto a questi impatti la cosa che appare più evidente è che si tratta in gran parte di temi tradizionalmente marginali, o comunque non mainstream, nelle politiche di governo della città e questo fa si che anche le responsabilità nell'affrontare i problemi appaiano spesso sfocate e distribuite su più enti e più soggetti. Figura 1. Una foto area del territorio Bolognese 4
A questo si aggiunge una condizione di particolare vulnerabilità dell'area Bolognese alla quale da sempre l'uomo dedica una particolare cura: la storia ci ha consegnato un territorio organizzato e strutturato dall'attività umana che l'ha reso, in questo modo dipendente dagli interventi dell'uomo per la sua tutela. Il colpo d'occhio della figura 1 mostra infatti un territorio dove l'evoluzione naturale ha ceduto il posto, ormai da secoli, all'attività umana attraverso interventi di disboscamento, bonifica delle paludi, regolazione dei corsi d'acqua, ecc. D'altro canto il clima è stato e continua ad essere una preziosa risorsa per la città. Il termine latino “Bononia” dal quale il nome della città deriva ci rimanda direttamente ad una comunità che basa la sua ragion d'essere sulla produzione alimentare ed agricola. Siamo anche tutti consapevoli di come, per diversi motivi, Bologna sia stata considerata “città d'acqua” per una rete di canali che di volta in volta assolvevano agli usi più diversi: forza motrice, igiene della città, trasporto, irrigazione, ... Se da un lato dobbiamo evitare che l'intensificarsi di eventi meteorici estremi danneggi il nostro territorio dall'altro dobbiamo preservare le risorse legate alle caratteristiche climatiche locali, in primo luogo la risorsa idrica. Insomma, in questi anni ci si è trovati ad affrontare problemi vecchi che si pongono alla nostra attenzione in modo nuovo senza essere organizzati e strutturati per farlo. L'obiettivo di questo documento è proprio quello di individuare le strategie da mettere in atto per migliorare la risposta del territorio Bolognese ai cambiamenti climatici ed organizzare l'azione del Comune in coordinamento con gli altri enti e autorità del territorio e con la società civile. Per fare questo si è fatto riferimento ad un arco temporale di medio periodo che considera il 2025 come anno di raggiungimento degli obiettivi qui descritti. 1.2. La strategia EU sul cambiamento climatico L'adattamento ai cambiamenti climatici è un tema di cui i governi nazionali e le comunità locali hanno iniziato a occuparsi da pochi anni come reazione all'evidenza delle modifiche in corso al clima e degli impatti che essere generano nei sistemi socio-economici. I cambiamenti climatici hanno diverse conseguenze, a partire dalla scarsità di risorse naturali basilari come l’acqua, il suolo e prodotti agricoli primari. Molti settori economici, come ad esempio l’agricoltura, la pesca e il turismo, sono fortemente dipendenti dalle condizioni climatiche e stanno già affrontando gli impatti dei cambiamenti climatici in atto. L’adozione preventiva di azioni di adattamento può proteggere la società dagli impatti dei cambiamenti climatici, che possono essere potenzialmente molto costose. Come evidenziato nella Strategia Europea, investendo 1 euro oggi per la protezione delle inondazioni, se ne risparmieranno 6 nel futuro. (European Commission COM(2013) 216 final). Secondo la Commissione Europea, il costo minimo di un mancato adattamento ai cambiamenti climatici a livello europeo andrebbe dai 100 miliardi di euro all’anno nel 2020 ai 250 miliardi di euro all’anno nel 2050. Il 16 aprile 2013, la Commissione Europea ha presentato la Strategia Europea di Adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2013) 216 final), introducendo così un quadro normativo mirato a rendere l’Unione Europea sempre più pronta ad affrontare gli impatti dei 5
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale cambiamenti climatici, attraverso un sostegno agli Stati Membri, alle organizzazioni transnazionali e agli operatori locali con adeguate azioni a livello regionale 1. La strategia si basa su tre principali obiettivi: 1. Promuovere e supportare l’azione da parte degli Stati Membri. Oggi sono quindici i Paesi europei che hanno adottato una strategia di adattamento. La Commissione incoraggerà tutti gli Stati Membri a muoversi su questo fronte e metterà a disposizione fondi per aiutarli a migliorare le loro capacità di adattamento. Sosterrà inoltre gli sforzi delle città in tal senso, invitandole a sottoscrivere un impegno su modello del Patto dei sindaci; 2. Promuovere l’adattamento nei settori particolarmente vulnerabili, facendo sì che l’Europa possa contare su infrastrutture più resilienti e promuovendo l’uso delle assicurazioni e di schemi statali di copertura del rischio, per la tutela contro le catastrofi; 3. Assicurare processi decisionali informati, colmando le lacune nelle conoscenze in fatto di adattamento e dando maggiore impulso alla piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT). La strategia è costituita da una serie di documenti: il documento principale è la Comunicazione della Commissione Europea “An EU Strategy on adaptation to climate change”, che specifica le azioni da intraprendere nelle tre aree prioritarie sintetizzate in precedenza. La Comunicazione è accompagnata da dodici documenti che affrontano il tema dell’adattamento in specifici settori e aree politiche (migrazioni, aree marine e costiere, salute, infrastrutture, agricoltura, politiche di coesione e assicurazioni) e da linee guida per la preparazione delle strategie nazionali e locali di adattamento. Nei prossimi anni, le attività della Commissione Europea nell’ambito della strategia comprenderanno il supporto dei Paesi Membri, la preparazione di un piano di lavoro pluriennale per definire le priorità tematiche dei finanziamenti e la preparazione di iniziative a supporto dell’adattamento urbano. Nel 2017, la Commissione renderà conto al Parlamento Europeo e al Consiglio Europeo dello stato di implementazione della strategia e proporrà, se necessaria, una revisione per rendere vincolanti gi obiettivi definiti nella Strategia. 1.3. Verso una strategia nazionale “Elementi per una Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” è il documento elaborato da circa 80 scienziati con il coordinamento del prof. Sergio Castellari che il Ministero per l’Ambiente (MATTM) . Concluse le due fasi di consultazione pubblica (2012 e 2013) il Ministero dell’Ambiente si sta apprestando all'approvazione della strategia. 1 I documenti della Strategia Europea: http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/what/documentation_en.htm 6
1.4. L’iniziativa europea “Mayors Adapt” L'iniziativa “Mayors Adapt – the Covenant of Mayors Initiative on Adaptation to Climate Change”, è stata lanciata il 19 marzo 2014 dalla Commissione europea nell’ambito del Patto dei Sindaci, il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali impegnate ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori. Mayor Adapt mira ad aumentare il sostegno alle attività locali, fornisce una piattaforma per un maggiore impegno e la messa in rete delle città e sensibilizza l’opinione pubblica circa le misure di adattamento ai cambiamenti climatici che si rendono necessarie. Il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato nella seduta del 4 giugno 2014 la proposta di adesione del Comune a “Mayors Adapt” portando così Bologna ad essere la prima città Italiana ad aderire. 1.5. Il progetto Life “BlueAp” Il Comune di Bologna sta definendo il proprio Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici attraverso il progetto BLUE AP (Bologna Local Urban Environment Adaptation Plan for a Resilient City), un progetto LIFE+ (LIFE11 ENV/IT/119). Il Progetto BLUE AP, che ha preso il via nell'ottobre 2012 e che si concluderà il 30 settembre 2015, nasce con l’obiettivo di aumentare le capacità resilienti del territorio bolognese grazie alla definizione di un piano di adattamento locale (PAL) al cambiamento climatico, la sperimentazione di alcune misure pilota, efficaci e concrete da attuare nel territorio felsineo; l’obiettivo socio-ambientale è di preparare l’amministrazione ed i cittadini a fronteggiare in modo più efficace le ondate di calore, siccità, flash flooding, alluvioni ( adattamento reattivo) e altre conseguenze dei mutamenti clmatici, riducendo al tempo stesso le vulnerabilità esistenti del territorio ( adattamento preventivo)Il progetto, coordinato dal Comune di Bologna, coinvolge altri tre partner tecnici: Ambiente Italia, ARPA Emilia Romagna e Kyoto Club. Grazie al lavoro di pianificazione e sperimentazione svolto con BLUE AP nella città di Bologna, si andranno a realizzare linee guida per la definizione di analoghi Piani di Adattamento, che potranno essere adottati da tutte le città italiane di medie dimensioni, andando a colmare una mancanza del territorio italiano e richiesto anche nella Strategia Europea e Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Bologna sarà quindi una tra le prime città pilota in Italia a predisporre gli strumenti necessari ad affrontare la sfida del cambiamento climatico, ritenuta ormai una priorità dalle istituzioni pubbliche e private. 1.6. Evoluzione del profilo climatico di Bologna Le ricerche su scala locale e regionale confermano le tendenze che già si osservano per altre aree europea. In Emilia-Romagna i chiari segnali del cambiamento climatico possono essere 7
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale visti per quel che riguarda sia le temperature che le precipitazioni: una tendenza al rialzo della temperatura è stato trovato, con anomalie positive nella maggior parte della regione (tra 0.5 ° C e fino a 3 ° C). Per quanto riguarda la variabilità temporale delle precipitazioni annuali: il numero di giorni di pioggia mostra una chiara tendenza al ribasso in tutta Italia, mentre l'intensità di pioggia in genere mostra una tendenza al rialzo, con valori e livelli significativi, che variano a seconda della regione. Figura 2. Media delle anomalie delle temperature (1991-2008 ) Figura 3 Media delle anomalie delle precipitazioni (1991-2008) Fonte: Hydro-Climatic Atlas (Marletto et al., 2010) 8
Maggiori analisi e approfondimenti sono riportate nel documento di Profilo Locale Climatico (PLC o PCL) che è lo strumento conoscitivo per la redazione del Piano di adattamento. In particolare, per quanto riguarda l’area di Bologna, sono emersi i seguenti aspetti: • dal 1951 al 2011 sono stati osservati importanti segnali di variabilità climatica sia per le temperature che per le precipitazioni. Tendenze significative di aumento della temperatura sono state rilevate per tutte le stagioni, con un valore medio di circa 0,3° per decade. Si è potuto osservare anche un aumento delle ondate di calore, ossia dei giorni consecutivi con temperature massime giornaliere superiori a 33°, e una diminuzione del numero di giorni con gelo; • per quanto riguarda le precipitazioni si registra una diminuzione per l’inverno e la primavera, mentre per l’autunno un lieve aumento; statisticamente, la tendenza per l’estate non è stata significativa. Inoltre, i risultati mostrano per l’estate un incremento del numero massimo di giorni consecutivi senza piogge ed un aumento della frequenza di giorni con precipitazioni intense; • gli scenari futuri mostrano un probabile incremento medio delle temperature di 2° per il periodo 2021-2050 rispetto al 1961-1990, con le anomalie più forti che potranno verificarsi durante il periodo estivo comportando un conseguente aumento delle ondate di calore. Per quanto riguarda le precipitazioni, le proiezioni mostrano un possibile un calo, più marcato nella seconda metà del secolo, quando la diminuzione potrà essere circa del 30% per la stagione estiva. Le informazioni del Profilo Locale Climatico (PLC) costituiscono un importante punto di partenza, ma queste non esauriscono la necessità di analisi che dovranno essere sviluppate gradualmente negli anni a venire. È quindi opportuno provare a descrivere gli impatti dei cambiamenti climatici a scala locale anche basandosi su evidenze empiriche che la città osserva e che danno il senso, seppure qualitativo, del fenomeno. La semplice osservazione dei fatti di cronaca registrati dagli organi locali di informazione negli ultimi 12 mesi, direttamente collegabili agli effetti dei cambiamenti climatici, mostra una serie di eventi che si manifestano con sempre maggiore frequenza. Pur in assenza di uno specifico Piano, la città di Bologna ha considerato il tema dei cambiamenti climatici in molte delle politiche e delle azioni intraprese negli ultimi anni. In questa sezione del documento si riportano alcuni tra i più significativi documenti di programmazione esistenti. 1.7. Il percorso per la definizione del Piano di Adattamento Il piano di adattamento rientra tra gli strumenti volontari di cui il comune di Bologna ha deciso di dotarsi come conseguenza dell’adesione al progetto BlueAp. Il percorso di partecipazione in questo caso rientra nella tipologia della collaborazione, in cui i soggetti che partecipano sono anche attuatori delle azioni del piano e l'approvazione dello stesso risente in modo forte del contributo degli stakeholder. 9
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder Come primo passo è stata costruita la mappa degli stakeholder a partire dai documenti elaborati: il profilo climatico locale dove si delineano le vulnerabilità del territorio (aumento delle temperature, eventi meteo non convenzionali, crisi idrica e siccità), il documento di Best Practies che a livello nazionale e internazionale individua già possibili soluzioni a vulnerabilità diffuse in altri luoghi e la prima bozza del Documento strategico che individua le possibili strategie territoriali connesse alle vulnerabilità. I vari soggetti coinvolti nel percorso appartengono a: Enti Pubblici , aziende pubbliche e partecipate, mondo della formazione dell'università e della scuola, agenzie specializzate, gestori servizi, multiutility, consorzi, associazioni di categoria, associazioni di consumatori, associazioni ambientali e di tutela del territorio, imprese, fondazioni. Dall'incrocio delle vulnerabilità e dei soggetti coinvolti è stato strutturato un percorso di coinvolgimento come di seguito riportato Figura 4 . Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder 10
PLENARIA INIZIALE La plenaria iniziale si è tenuta il giorno 26 novembre 2013. L’obiettivo è stato quello di introdurre la tematica dei cambiamenti climatici e dei documenti elaborati localmente per garantire una corretta informazione sulla materia. SESSIONI TEMATICHE La prima fase di approfondimento, svolta attraverso 3 incontri tematici tenutisi dal 4 al 17 dicembre è servita ad illustrare le criticità locali rispetto ai cambiamenti climatici e i loro effetti sulla società intesa in senso ampio. I comparti indagati sono stati : comparto pubblico e civile, comparto agricolo e comparto industriale e dei servizi. Questa fase è stata orientata all’ approfondimento di questioni specifiche con un approccio settoriale, ed ha visto quindi il coinvolgimento di esperti. I tre incontri sono stati così strutturati: • illustrazione delle criticità specifiche per il comparto; • Presentazione di best practices a livello nazionale ed internazionale • Condivisione delle esperienze locali • Confronto sulle priorità di intervento per le sessioni di approfondimento SESSIONI DI APPROFONDIMENTO L’obiettivo è stato quello di confrontarsi operativamente sulle proposte ricevute e da dettagliare nei successivi incontri dei focus group per valutarne l’implementazione e selezionare le azioni da inserire nel Piano di adattamento della città di Bologna. I partecipanti rappresentavano sia la categoria dei portatori di competenze che dei portatori di interesse. Le 5 sessioni di approfondimento individuate sono state: 1. greening urbano modalità di promozione e sviluppo di esperienze di greening urbano 2. agricoltura e orti urbani forme di promozione di una cultura dei consumatori orientata a prodotti alimentari maggiormente adattabili ai cambiamenti climatici. 3. interventi in occasione di eventi meteorici non ordinari mettere a sistema, valorizzare e sviluppare i diversi sistemi di gestione dell’emergenza 4. progetti di permeabilizzazione aree commerciali e industriali sviluppare una riflessione per avviare progetti di permealizzazione di aree commerciali e industriali. 5. economia e sviluppo del territorio opportunità economiche derivanti dall’applicazione di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici a livello di sviluppo di prodotti e servizi. 11
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale PLENARIA CONCLUSIVA Nella plenaria conclusiva che si è svolta il 7 aprile 2014 sono stati riportati alla cittadinanza i risultati ottenuti. Il percorso ha permesso di rielaborazione il documento strategico costituisce la prima parte del piano di adattamento. FOCUS GROUP Sui singoli progetti si sono attivati dei tavoli tecnici specifici che hanno portato alla elaborazione di schede progetto che verranno inserite del piano d'azione che che costituisce la seconda parte del piano di adattamento. RISULTATI 150 NUMERO DI PARTECIPANTI COMPLESSIVI 20 obiettivi strategici 40 linee di intervento 70 idee progettuali 40 schede PROGETTO 6 azioni pilota La partecipazione politica è stata assicurata dalle sedute delle commissioni consiliari conoscitive sui temi dei cambiamenti climatici del 17/7/2013 (la strategia nazionale) e 4/12/2013 (il profilo climatico locale) che hanno preceduto la discussione in Consiglio del 4/6/2014 sull'adesione a Mayors Adapt . 1.8. Governance delle politiche di adattamento di Bologna Sembra necessario dedicare un paragrafo specifico al tema della governance locale delle politiche di adattamento e a come questa determinerà in parte la struttura del piano. Come è stato detto in precedenza, i cambiamenti climatici determinano l'intensificarsi di impatti e rischi già presenti sul territorio e quindi, in effetti già oggetto di attenzione da parte di autorità o enti incluso il Comune di Bologna. Tuttavia, l'esigenza di passare dal rimedio dei danni alla prevenzione sistematica orientata ad azioni di medio-lungo periodo, insieme con l'obbligo di dotarsi delle risorse necessarie per intraprendere le azioni del Piano, porta alla certezza che competenze e ruoli non possono mantenersi nella situazione attuale pena l'inefficacia delle strategie qui descritte. Il Piano di Adattamento si occuperà quindi non solo del “cosa” fare ma anche del “come” farlo e presta particolare attenzione alle funzioni delle autorità della amministrazione pubblica ed all'interazione con partner privati interessati, quanto il pubblico, alla attuazione delle azioni del piano. Governance dell'adattamento Una strategia di adattamento del Comune di Bologna deve cercare di integrare politiche e strumenti propri dell’amministrazione comunale con livelli di governance sovracomunale, 12
soprattutto per quanto riguarda i temi legati all’approvvigionamento della risorsa idrica e il dissesto idrogeologico dove la dimensione fisica dei problemi obbliga a guardare oltre il perimetro amministrativo della città. Sono stati quindi identificati (vedi Figura 5) quegli ambiti, e le relative possibili linee di intervento strategiche, che ricadono in modo esclusivo (o quasi) sotto la competenza comunale, distinguendoli da quelli nei quali il ruolo e le competenze del Comune sono in qualche modo sussidiarie e quelle di altri organismi sovralocali, dall’Autorità di Bacino all’agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e i rifiuti. Per quanto riguarda le competenze del Comune, occorre partire dal coinvolgimento dei diversi settori dell’amministrazione comunale. In particolare, la collaborazione di ambiente, urbanistica e opere pubbliche e manutenzione nella individuazione di misure volte a incrementare il verde e, più in generale, le aree permeabili all’interno del territorio urbanizzato è di fondamentale importanza al fine di rendere operativa e realizzabile una strategia che rischierebbe altrimenti di rimanere solo sulla carta. Sarà inoltre opportuno in futuro rafforzare e formalizzare le positive attività di scambio fra i Settori che hanno caratterizzato la fase di stesura del Piano. Per quanto riguarda, invece la programmazione e gestione dei servizi idrici, eventuali strategie di lungo periodo coinvolgono necessariamente Atersir, Agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e i rifiuti, ed Hera, l'azienda gestore dei servizio idrico integrato, mentre la gestione della risorsa idrica e il dissesto idrogeologico a livello sovralocale vede come principali riferimenti il Servizio Tecnico di Bacino del Reno e il consorzio della Bonifica Renana. Proprio allo scopo di garantire il coordinamento delle azioni necessarie per affrontare le siccità estive che riguardano l’area metropolitana di Bologna, già da due anni è operativa una cabina di regia che coinvolge le istituzioni e gli altri enti con competenze in materia di gestione delle acque. La cabina di regia è composta dalla Regione Emilia-Romagna, che la presiede, dall’Agenzia Territoriale dell'Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR), dalla Provincia di Bologna, dal Consorzio della Bonifica Renana, dal Gestore del Servizio Idrico Integrato HERA Bologna, dal Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno e dai Comuni di Argelato, Bentivoglio, Bologna, Casalecchio di Reno, Castel Maggiore, Malalbergo e San Giorgio di Piano. La cabina di regia si avvale di un tavolo tecnico di coordinamento che si riunisce 4-5 volte l’anno proprio allo scopo di concordare le misure descritte in seguito, ne verifica l’effettiva attuazione e le aggiorna e modula, in funzione delle esigenze legate all’andamento climatico. Per questo la cabina di regia può divenire una delle principali strutture di governance delle politiche sulla risorsa idrica del Piano di Adattamento. Nel 2013 è emersa da parte dei partecipanti l’esigenza che la cabina di regia assuma maggiore stabilità, non limitandosi ad agire solo in occasione delle emergenze legate alla siccità ma garantendo un coordinamento continuativo nel corso dell’anno ed estendendolo ai temi legati alla gestione delle piene e del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico. Dimensione della Strategia di adattamento e del Piano d'Azione Come già detto, se è vero che i problemi legati ai cambiamenti climatici e le relative azioni di contrasto, non possono limitarsi ai confini amministrativi di un comune è pur tuttavia altrettanto vero che è necessario definire dei criteri che mantengano ii contenuti delle 13
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale strategie di adattamento all'interno del raggio di influenza che l'amministrazione comunale può legittimamente esercitare. Si è assunto quindi l'indirizzo di considerare problemi o azioni esterni al territorio comunale soltanto nel caso in cui quel problema o quell'azione avesse una ricaduta diretta e valutabile sul Comune di Bologna. Questo criterio si applica, in realtà a numerosi casi, si pensi alla gestione della rete idrografica finalizzata alla sicurezza del territorio o all'approvvigionamento idrico, ed ha portato a scrivere strategie che guardano molto fuori dal confine amministrativo. Si è trattato tuttavia di un esercizio necessario che porta a sottolineare l'importanza di organizzare una governance solidale e stabile su questi temi. Interventi sul sistema della pianificazione La realizzazione di quanto previsto in questo documento passeranno anche attraverso l'adeguamento degli strumenti regolamentari e di pianificazione del territorio comunale. Da una prima analisi gli strumenti su cui sarà necessaria operare una verifica ed eventualmente modifiche più o meno sostanziali sono: • Piano della Protezione Civile; • Linee guida per la realizzazione opere di urbanizzazione; • Regolamento del verde • Regolamento vincolo idrogeologico • Strumento di pianificazione urbanistica: PSC, POC, RUE; Dalla Strategia al Piano d'Azione Questo primo documento vuole definire gli elementi di base per la definizione del Piano di Adattamento individuando e descrivendo le principali strategie che poi il Piano d'azione dovrà trasformare in azioni concrete. Lo schema di lavoro è quindi quello del grafico sottostante: ad ognuna delle vulnerabilità individuate dal Profilo Climatico Locale questo documento associa una o più strategie accompagnate per quanto possibile da obiettivi specifici misurabili. La definizione dettagliata di azioni avverrà nell'ambito del Piano d'Azione una volta approvato il documento strategico e consolidate le strategie. 14
Figura 5. Dalle vulnerabilità (profilo climatico locale) alle strategie (documento strategico) alla definizione delle specifiche azioni (Piano d’azione) Il Piano d'Azione inoltre distinguerà chiaramente le azioni riconducibili esclusivamente al Comune da quelle nelle quali sono altri i soggetti chiamati ad intervenire pur prefigurando sempre un ruolo attivo dell'amministrazione comunale (Figura 6). Figura 6. Lo schema logico del Piano : a sinistra le azioni a carattere sovra comunale, a destra quelle di livello Municipale. 15
2. Siccità e carenza idrica
Il Profilo Climatico Locale ha evidenziato come il cambiamento climatico porterà ad una estensione dei periodi di assenza di pioggia in estate, andando ad aggravare una siccità che già si è più volte manifestata dal 2003 ad oggi. Quello della siccità estiva è una criticità particolarmente grave a Bologna per la peculiarità della situazione idrografica e idrogeologica. La prima specificità è dovuta ad un sistema idrografico artificiale antichissimo, che oggi costituisce un elemento che – ancorché non naturale – ha una grande importanza ambientale oltre che culturale e identitaria per la città. Il sistema dei canali di Bologna è però alimentato da un corso d’acqua appenninico, caratterizzato già in condizioni naturali da portate estive molto esigue e profondamente artificializzato nel suo tratto di pianura: un corso d’acqua che, per raggiungere il “buono stato” previsto dal Piano di Gestione in attuazione della Direttiva 2000/60, ha bisogno di mantenere in alveo il massimo possibile della portata durante i mesi estivi. La seconda particolarità – comune a molte altre città della pianura formatasi anticamente dalle alluvioni di Po e dei suoi affluenti appenninici – è il fenomeno della subsidenza; l’abbassamento graduale del piano di campagna, dovuto alla costipazione del sottosuolo: fenomeno che tende a peggiorare in seguito all’estrazione di acque dalla falda profonda. La risultante di queste due particolarità rende molto problematico l’approvvigionamento idrico di Bologna nel periodo estivo, sia da falda che da acque superficiali: è quindi necessario ridurre al minimo i prelievi sia da falda (durante tutto l’anno) che da acque superficiali (in particolare nel periodo estivo, più critico perché aumenta la domanda di acque superficiali per irrigazione). Il sistema di approvvigionamento idrico per i diversi usi opera ad una scala più vasta di quella del Comune: sia il sistema acquedottistico (che si approvvigiona da acque superficiali e da falda) che la rete di adduzione irrigua (alimentata con acque superficiali provenienti prevalentemente da Reno e da Po) , servono un territorio che abbraccia tutta l’area metropolitana. È a questa scala, quindi, che vanno ricercate le soluzioni: il Comune di Bologna, con il suo Piano di Adattamento, può avviare un percorso che andrà poi ampliato all’area metropolitana. A livello Comunale i consumi idrici più significativi sono di gran lunga quelli civili. Nel 2012 l’acqua prelevata e immessa in rete per usi civili è stata pari a 43,2 milioni di m3, a fronte di 31,7 Mm3 fatturati (73%), pari ad un consumo complessivo di 225 l/ab/giorno, valore che mostra un calo tendenziale negli ultimi 10 anni e che è inferiore del 15% rispetto a quello del 2003. Circa il 70% dei consumi, pari a 22,1 Mm3, è per uso domestico (scesi a 157 l/ab/giorno nel 2012, il 9% in meno rispetto al 2009), mentre il 22% è relativo agli usi commerciali, artigianali e industriali (7,1 Mm3). 17
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale I consumi agricoli del Comune sono stimati in circa 2 Mm3 anno mentre i consumi industriali che si approvvigionano autonomamente mediante pozzi (quindi aggiuntivi rispetto ai 7,1 Mm3 di usi non domestici acquedottistici) si stimano in circa 2,7 Mm3 anno. Le misure a cui farà riferimento il Piano di Adattamento sono spesso di carattere sovra comunale: per la loro attuazione è quindi essenziale il ruolo della cabina di Regia di cui si è detto al paragrafo 1.8. Esse puntano da un lato alla riduzione dei prelievi, sia riducendo consumi e perdite che utilizzando risorse idriche alternative, dall’altro a sostenere le portate dei fiumi nel periodo critico estivo. L’obiettivo generale di tutte le misure è garantire un maggior rilascio non solo nel Reno ma anche nella rete dei canali Bolognesi. Per il Reno l’obiettivo di minima a cui far riferimento è il rispetto del Deflusso Minimo Vitale (DMV) fissato negli attuali strumenti di pianificazione, pari ad una portata di 870 l/s (sapendo però che tale valore è soggetto ad una possibile revisione in ragione del mancato raggiungimento del “buono stato” nel Reno e comunque dipende dagli aggiornamenti della pianificazione). Per quanto riguarda la portata da garantire nella rete dei canali di Bologna una valore minimo di portata derivabile alla chiusa di Casalecchio, che potrebbe rappresentare un obiettivo del Piano potrebbe essere stimato in circa 1000 l/s. 2.1. Ridurre i prelievi di risorse idriche naturali Il piano di adattamento del Comune di Bologna per affrontare la criticità di carenza idrica punterà a ridurre i prelievi da falda e di risorse superficiali dal bacino del Reno. Il Piano di adattamento fisserà degli obiettivi di lungo periodo (2025) in termini di riduzione, rispetto alla situazione attuale: • annuale, del volume prelevato dalla falda • medio mensile da Giugno a Ottobre, della portata (l/s) prelevata da Setta, La prima stesura del Piano (2014-2015) non prevede obiettivi in termini di riduzione dei prelievi a scopo irriguo operati sul Canale di Reno a monte dell’abitato di Bologna, perché a tutt’oggi non esistono informazioni certe sulle portate derivate. Le azioni del presente Piano puntano quindi a superare tale carenza informativa, rimandando ad un successivo aggiornamento l’eventuale definizione di obiettivi di riduzione. Le misure per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione Le perdite reali in Comune di Bologna sono già oggi tra le più basse d’Italia, la media del territorio gestito da Hera nel 2012 è stata del 27.8% 2. Anche in termini di perdite specifiche (acqua non fatturata per chilometro di rete) la rete di Bologna ha prestazioni piuttosto buone: nel 2012 l’acqua non fatturata è stata pari a 8.36 metri cubi per chilometro al giorno, dal grafico qui sotto si può vedere il confronto con le principali utility italiani. 2 Fonte: Bilancio di sostenibilità Hera 2013 18
Figura 7. Confronto delle perdite specifiche (acqua non fatturata per Km di rete) in alcune realtà Italiane. Fonte: (Bilancio di sostenibilità Hera 2013 - www.gruppohera.it) L’obiettivo del Piano di Adattamento è mantenere i livelli di eccellenza raggiunti mediante l’applicazione di tutte le best practices finalizzate al contenimento delle perdite. Tali azioni possono essere sostanzialmente individuate nelle seguenti aree d’intervento: • Campagne di ricerca perdite L’attività è finalizzata all’individuazione di perdite occulte, ovvero quelle derivanti da rotture che non generano effetti visibili (fuoriuscite in superficie) delle acque disperse. L’attività messa in campo dal gestore prevede ispezioni annuali su circa il 15% della rete acquedottistica delle Provincia di Bologna, andando ad indagare le zone che, in base a criteri probabilistici di rottura delle condotte (basate su serie storiche) e ad altri fattori di criticità, rappresentano le zone più importanti da monitorare. • Manutenzione straordinaria condotte Oltre agli interventi di manutenzione ad evento sulle condotte in seguito ad episodi di rottura, il gestore redige annualmente un piano di sostituzione condotte finalizzato a prevenire tali fenomeni. Analogamente al caso della ricerca perdite, il piano viene redatto andando ad intervenire sulle condotte che presentano le maggiori probabilità di rottura. • Riduzione della pressione rete L’abbassamento della pressione nella rete di distribuzione permette di ridurre le perdite (proporzionali alla pressione stessa) e di ridurre sia fenomeni di stress che le conseguenti rotture sulle condotte. Il gestore sta continuando a pianificare ed attuare una progressiva estensione delle aree a pressione ridotta nelle zone che, per caratteristiche altimetriche e del sistema acquedottistico locale, lo consentono. Tra le misure previste a breve termine rientra le realizzazione di un distretto a pressione 19
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale ridotta nella zona di Corticella, negli ultimi anni soggetta a frequenti rotture, che diventerà parte di un grande distretto a pressione ridotta comprendente anche la zona nord del centro urbano di Bologna e Castelmaggiore. • Creazione di distretti per il monitoraggio in continuo dei volumi distribuiti Il piano prevede di incentivare, mediante l’installazione di strumenti di misura della portata, la creazione di distretti metrologici, in modo da poter realizzare, in zone di estensione limitata, il bilancio in termini idrici all’interno del distretto stesso. In tal modo, sarà possibile evidenziare eventuali anomalie rispetto ai valori standard di portata in ingresso, consentendo di indirizzare in maniera più efficace e mirate le campagne di ricerca perdite. Le misure per ridurre i consumi civili I consumi domestici pro capite in Comune di Bologna presentano una tendenza alla riduzione già da diversi anni. Nel 2012 hanno raggiunto i 157 l/ab/giorno ed è presumibile il raggiungimento dell’obiettivo dei 150 l/ab/g al 2016, previsto dal Piano di Tutela delle Acque Regionale. Considerata però l’importanza dei prelievi destinati agli usi civili e l’aggravarsi delle condizioni di siccità estiva dovuta ai cambiamenti climatici, il Piano di adattamento ritiene indispensabile una ulteriore riduzione dei consumi domestici, raggiungendo i 140 l/ab/g nel 2020 e i 130 l/ab/g nel 2025. Per raggiungere tali obiettivi si ritiene necessaria una riarticolazione degli scaglioni tariffari che scoraggino consumi superiori ai 130 l/ab/g prevedendo – per consumi superiori a tale soglia – una tariffa fortemente disincentivante. Tale modifica, che può avere conseguenze importanti sotto il profilo sociale, sarà accompagnata da una campagna informativa e di coinvolgimento della popolazione volta a far comprendere l’importanza del risparmio idrico e le soluzioni, tecniche e comportamentali, che possono essere adottate dai cittadini per raggiungere gli obiettivi del Piano senza effetti negativi sulla qualità della vita quotidiana dei cittadini. Accanto alle misure rivolte ai consumi privati, il Piano punterà anche a ridurre i consumi domestici negli alloggi di proprietà pubblica e i consumi non domestici degli utilizzi di interesse pubblico (scuole, uffici pubblici e irrigazione del verde urbano e degli orti allacciati all’acquedotto). A questo proposito sono stati già avviati confronti con l'azienda di gestione dell'edilizia pubblica di Bologna (ACER), con un patrimonio di oltre 12.000 appartamenti gestiti, e con l'azienda pubblica servizi alla persona (ASP Città di Bologna), con un patrimonio di circa 500 appartamenti e 17 strutture assistenziali, che già sono attivi su questo fronte e sono interessati ad implementare i loro interventi di risparmio. Tra le grandi utenze, l’Università di Bologna, nel suo Piano triennale di Sostenibilità Ambientale 2013-2016 ha previsto specifiche misure di risparmio idrico nei plessi a maggior consumo che prevedono l’ installazione di sistemi di riduzione/regolazione della pressione idrica in uscita dalle tubazioni e la collocazione di toilette a doppio scarico. Ciò si accompagnerà con l’avvio di contratti specifici per la pulizia dei filtri e dei dispositivi di regolazione della pressione, al fine di ridurre le criticità di tali sistemi. Tali servizi manutentivi coinvolgeranno anche i fabbricati attualmente già dotati di riduttori di flusso. Quanto agli usi non domestici il Piano si propone di censire sul territorio Comunale le utenze più importanti, e di individuare per esse strategie che permettano, nel medio-lungo periodo, il 20
ricorso a risorse non convenzionali, come le acque di prima falda, le acque meteoriche o le acque grigie depurate. Per le grandi utenze che si prevede di insediare sul territorio (si pensi alla Fabbrica Italiana Contadina, FICo) si prevede inoltre che, in fase di progettazione, siano adottate tutte le soluzioni tecniche più avanzate, che permettano di ricorrere più possibile a risorse non convenzionali e ridurre al minimo i consumi di acqua potabile. Infine, fino a quando le altre misure non permetteranno una riduzione sensibile dei consumi, ogni anno nel periodo estivo il Comune di Bologna continuerà ad emettere una specifica ordinanza volta alla limitazione del consumo di acqua potabile per usi extra-domestici. L’ordinanza, che resta in vigore fino al 30 settembre, vieta il prelievo dalla rete idrica di acqua potabile per uso non domestico dalle ore 8 alle 21, con particolare riferimento all'innaffiamento di orti e giardini e al lavaggio di automezzi. Le misure per ridurre i consumi irrigui Una quota delle acque derivate prelevate da Reno a Casalecchio viene derivata dal Consorzio della Renana in 3 punti (chiaviche di Venenta, Castagolino e Reno 75) e distribuita per usi irrigui. Diverse misure sono orientate a ottimizzare le portate prelevate in modo che maggiori portate possano essere rilasciate in Reno e nei canali Bolognesi: tra queste, oltre al ricorso ad acqua di Po (vedi paragrafo 2.4) vi sono le misure volte a ridurre sprechi e consumi agricoli. Una prima misura già in corso riguarda la ristrutturazione delle chiaviche di derivazione e la dotazione per ciascuna di esse di stazioni di misura delle portate derivate che trasmettono dati in remoto. Come detto sopra, la misura delle portate effettivamente derivate per gli usi agricoli permetterà di definire un quadro conoscitivo ed eventuali obiettivi di risparmio. Inoltre, il telecontrollo della rete permetterà di essere informati in tempo reale sulle portate effettivamente derivate e di intervenire immediatamente in caso di anomalie. Un’altra importante misura che si prevede andrà a regime nel 2016 è il transito da un regime di contribuenza “monomio” (basato solo sulla superficie da irrigare) ad una formula “binomia” che tiene conto anche degli effettivi consumi. Questo sistema premia le aziende agricole più efficienti e dovrebbe costituire un valido incentivo alla riduzione dei consumi. Un’altra azione di medio lungo termine (2020-2025) che sarà proposta dal Piano di Adattamento riguarda la riqualificazione dei sistemi di derivazione delle aziende agricole che prelevano direttamente dal Savena e dal Navile: si prevede di migliorarle per ridurre le perdite e soprattutto permettere una misura precisa delle portate derivate che oggi vengono solo stimate. È opportuno precisare però che tale azione non avrà effetti in termini di maggiori rilasci in Reno o nei Canali di Bologna perché riguarda acque di Po (che oggi vengono rilasciate in Navile per migliorarne la qualità) e la portata di Magra del Savena. Infine, una riduzione dei consumi irrigui è attesa con l’avanzamento del progetto “Acqua Virtuosa” avviato recentemente dal Consorzio della Bonifica Renana. In sintesi, il progetto riguarda la strutturazione di processi di raccolta di informazioni e di intercomunicazione tra il Consorzio e gli agricoltori che permettano di conoscere con anticipo rispetto all'inizio della stagione irrigua quali saranno i fabbisogni colturali dei distretti, sulla base dei reali ordinamenti colturali dichiarati dalle ditte agricole. Il progetto prevede tra l’altro che tutti gli agricoltori partecipino al programma “irrinet” della regione Emilia Romagna, che permette agli agricoltori di programmare con precisione le necessità di adacquamento, riducendo sensibilmente i 21
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale consumi. La conoscenza in anticipo da parte del Consorzio di Bonifica, in caso di siccità, permetterà di pianificare per tempo eventuali programmi di turnazione della consegna di acque irrigue. Le misure per ridurre i consumi industriali Il Comune di Bologna ha avviato già nel 2007, con uno studio svolto in la collaborazione di ARPA ER, una strategia volta alla razionalizzazione dei consumi d’acqua e al risparmio idrico nel settore industriale. Lo studio aveva permesso di localizzare le utenze industriali più idroesigenti e di verificarne i consumi, in relazione con gli standard internazionalmente riconosciuti di best available technology (BAT) in materia di gestione delle acque. Ne era emerso un quadro nell’insieme positivo, in quanto gran parte delle industrie avevano consumi in linea con quelli ottenibili con le BAT, ma per alcune aziende esistevano ancora ampi margini di miglioramento. Il Piano di Adattamento del Comune di Bologna punta a verificare gli effetti della strategia attivata e, se necessario, adeguarla e rinnovarla, favorendo in particolare l’approvvigionamento con risorse non convenzionali. 2.2. Eliminare le acque parassite e la commistione tra acque bianche e nere Obiettivo primario di questa misura è quello di restituire ai corpi idrici la loro originaria natura, lasciando in alveo le acque bianche provenienti da monte che oggi vengono invece sottratte e inviate a depurazione. In pratica permette di rilasciare nella rete idrografica di Bologna portate maggiori rispetto alla situazione attuale, permettendo così di ridurre le portate derivate da Reno e destinate a mantenere una portata vitale nella rete idrografica Bolognese. La misura prevede diversi interventi su alcuni tratti di corpi idrici sotterranei di Bologna (Aposa, Ravone, Fiaccacollo, Rio Meloncello, Rio Grotte, Scolo Santo Spirito, Scolo Biancana), che ricevono prevalentemente scarichi di acque nere e vengono quindi collettati ed addotti al depuratore. L’intervento avrà rilevanti benefici anche sulla qualità delle acque dei canali Bolognesi e sulla gestione e funzionalità dell’impianto di depurazione. Le crescenti espansioni urbanistiche e gli obiettivi di qualità dei corpi idrici rendono necessari questi interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua. Le opere in questione si caratterizzano in funzione delle dimensioni interne dei tratti tombati e portano alla realizzazione di un sistema fognario di tipo separato con bonifica del corso d’acqua. In Figura 8 sono localizzati i primi interventi previsti nell’ambito della riqualificazione dei corpi idrici, relativi ai torrenti Aposa e Ravone. 22
Torrente Ravone Torrente Aposa Figura 8. Interventi Comune di Bologna – Torrenti Aposa e Ravone In linea generale si prevede l’intercettazione degli scarichi che impropriamente recapitano nei corpi idrici ed il loro collettamento al sistema fognario costituito da collettori posati all’interno dei torrenti stessi (Figura 9, Torrente Aposa). 23
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale Figura 9. Esempio di sistemazione idraulica del Torrente Aposa Per il torrente Aposa, ad esempio, la quota parte del torrente oggetto di intervento ha una lunghezza complessiva di circa 3.1 km (tratto da Villalba a Viale XII Giugno). Tale intervento è il proseguimento del processo di risanamento igienico-ambientale già avviato a partire dal 1997 (Figura 9) Anche nel Torrente Ravone si verificano scarichi di alcune porzioni di rete fognaria mista, con conseguenti ripercussioni di natura igienico-ambientale sul corpo idrico ricettore. In particolare la zona d’intervento riguarderà il tratto pedecollinare fino all’incrocio Via Zoccoli – Via G.B. Melloni, per uno sviluppo complessivo pari a circa 2,5 km (Figura 10). 24
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