PIANO DI ADATTAMENTO CITTÀ DI BOLOGNA: strategia di adattamento locale - Piattaforma delle ...

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PIANO DI ADATTAMENTO CITTÀ DI BOLOGNA: strategia di adattamento locale - Piattaforma delle ...
PIANO DI ADATTAMENTO
CITTÀ DI BOLOGNA:
strategia di adattamento locale

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Sommario
1.    Premessa ....................................................................................................................... 4
1.1   Perché Bologna fa una Strategia di Adattamento ................................................................. 4
1.2   La strategia EU sul cambiamento climatico........................................................................... 5
1.3   Verso una strategia nazionale ............................................................................................... 6
1.4   L’iniziativa europea “Mayors Adapt” .................................................................................... 7
1.5   Il progetto Life “BlueAp” ....................................................................................................... 7
1.6   Evoluzione del profilo climatico di Bologna .......................................................................... 7
1.7   Il percorso per la definizione del Piano di Adattamento ....................................................... 9
      Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder ................................................................ 10
1.8 Governance delle politiche di adattamento di Bologna ...................................................... 12
      Governance dell'adattamento ........................................................................................................... 12
      Dimensione della Strategia di adattamento e del Piano d'Azione ..................................................... 13
      Interventi sul sistema della pianificazione ......................................................................................... 14
      Dalla Strategia al Piano d'Azione ....................................................................................................... 14
2. Siccità e carenza idrica ................................................................................................. 16
2.1 Ridurre i prelievi di risorse idriche naturali ......................................................................... 18
      Le misure per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione ................................................................ 18
      Le misure per ridurre i consumi civili ................................................................................................. 20
      Le misure per ridurre i consumi irrigui............................................................................................... 21
      Le misure per ridurre i consumi industriali ........................................................................................ 22
2.2 Eliminare le acque parassite e la commistione tra acque bianche e nere .......................... 22
2.3 Migliorare la regolazione delle portate superficiali e aumentare
    la capacità di accumulo ........................................................................................................ 26
      La gestione dell’invaso di Suviana per sostenere le magre del Reno ................................................ 26
      Aumento della capacità di regolazione sul bacino del Reno.............................................................. 26
      Un contratto di fiume per il Reno ...................................................................................................... 27
2.4 Utilizzare risorse idriche provenienti da bacini meno critici ............................................... 27
      Utilizzo di acque di Po per usi agricoli, in sostituzione di acque di Reno ........................................... 28
2.5 Tutelare la produzione agricola ........................................................................................... 28
      Alte temperature e siccità estiva ....................................................................................................... 28
      Gelate primaverili .............................................................................................................................. 30
      Precipitazioni intense, grandinate, trombe d’aria ............................................................................. 30
      Il cambiamento climatico e le avversità fitosanitarie ........................................................................ 30
3. Ondate di calore in area urbana ................................................................................... 32
3.1 Incrementare il greening urbano ........................................................................................ 33
      Tutela e valorizzazione delle aree verdi estensive alberate .............................................................. 34
      Incrementare superfici verdi e alberature all’interno del territorio strutturato ............................... 36
      Aumentare le alberature su strade, piazze e parcheggi .................................................................... 38
      Valorizzare il contributo dell’agricoltura urbana per l’adattamento al cambiamento climatico....... 39
3.2 Isolamento e greening edifici .............................................................................................. 40
      Edifici pubblici .................................................................................................................................... 41
3.3 Diminuire la vulnerabilità della popolazione esposta a rischi sanitari collegati con
    l’aumento delle temperature .............................................................................................. 41
      Estendere il Sistema di informazione e assistenza sulle ondate di calore ......................................... 41
      Migliorare il microclima degli spazi interni ........................................................................................ 42
3.4 Ridurre il rischio sanitario dovuto all’inquinamento atmosferico ...................................... 42
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4. Eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico .......................................................... 44
4.1 Migliorare la risposta idrologica della città ......................................................................... 46
      Le misure per la città edificata ........................................................................................................... 46
      Le misure per le nuove urbanizzazioni ............................................................................................... 48
      Le misure per le aree urbane pubbliche ............................................................................................ 48
4.2 Rendere il territorio più “resistente” alle precipitazioni intense ........................................ 49
      Le misure per migliorare la risposta del reticolo idrografico ............................................................. 50
      Le misure per ridurre il rischio frana in collina .................................................................................. 51
4.3 Ridurre il carico inquinante sulle acque veicolato dalle piogge .......................................... 51
      Le misure sul territorio urbanizzato per ridurre l’afflusso in fogna ................................................... 52
      Le misure per ridurre il carico inquinante dovuto agli sfioratori delle reti miste .............................. 52
4.4 Aumentare la resilienza della popolazione e dei beni a rischio .......................................... 53
      Monitoraggio idrologico idraulico dei bacini critici............................................................................ 53
      Migliorare la gestione delle emergenze............................................................................................. 54
      Intervenire sulle infrastrutture .......................................................................................................... 55
      Migliorare la resilienza del patrimonio culturale ............................................................................... 55
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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

1. Premessa

1.1. Perché Bologna fa una Strategia di Adattamento
La città di Bologna ha risentito negli ultimi anni in modi diversi degli impatti dei cambiamenti
climatici. La cronaca ci restituisce con frequenza crescente episodi di danni causati da eventi
meteorici particolarmente intensi che provocano frane e dissesti o piene dei corsi d'acqua.
Non può sfuggire come questi episodi, seppure riconducibili a dinamiche ed a cause note
accadano con frequenza ed intensità crescenti: non sembra più possibile far rientrare questi
eventi nella categoria delle “calamità” o della “fatalità non prevedibile” ma è necessario
avviare una riflessione seria e sistematica su come prevenire gli impatti causati da questi
eventi. Su come “adattare” il nostro habitat ad un clima che è cambiato e che è destinato, nei
prossimi anni, ad evolvere ulteriormente.
Rispetto a questi impatti la cosa che appare più evidente è che si tratta in gran parte di temi
tradizionalmente marginali, o comunque non mainstream, nelle politiche di governo della città
e questo fa si che anche le responsabilità nell'affrontare i problemi appaiano spesso sfocate e
distribuite su più enti e più soggetti.

                        Figura 1. Una foto area del territorio Bolognese

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A questo si aggiunge una condizione di particolare vulnerabilità dell'area Bolognese alla quale
da sempre l'uomo dedica una particolare cura: la storia ci ha consegnato un territorio
organizzato e strutturato dall'attività umana che l'ha reso, in questo modo dipendente dagli
interventi dell'uomo per la sua tutela.
Il colpo d'occhio della figura 1 mostra infatti un territorio dove l'evoluzione naturale ha ceduto
il posto, ormai da secoli, all'attività umana attraverso interventi di disboscamento, bonifica
delle paludi, regolazione dei corsi d'acqua, ecc.
D'altro canto il clima è stato e continua ad essere una preziosa risorsa per la città. Il termine
latino “Bononia” dal quale il nome della città deriva ci rimanda direttamente ad una comunità
che basa la sua ragion d'essere sulla produzione alimentare ed agricola.
Siamo anche tutti consapevoli di come, per diversi motivi, Bologna sia stata considerata “città
d'acqua” per una rete di canali che di volta in volta assolvevano agli usi più diversi: forza
motrice, igiene della città, trasporto, irrigazione, ...
Se da un lato dobbiamo evitare che l'intensificarsi di eventi meteorici estremi danneggi il
nostro territorio dall'altro dobbiamo preservare le risorse legate alle caratteristiche climatiche
locali, in primo luogo la risorsa idrica.
Insomma, in questi anni ci si è trovati ad affrontare problemi vecchi che si pongono alla nostra
attenzione in modo nuovo senza essere organizzati e strutturati per farlo. L'obiettivo di questo
documento è proprio quello di individuare le strategie da mettere in atto per migliorare la
risposta del territorio Bolognese ai cambiamenti climatici ed organizzare l'azione del Comune
in coordinamento con gli altri enti e autorità del territorio e con la società civile.
Per fare questo si è fatto riferimento ad un arco temporale di medio periodo che considera il
2025 come anno di raggiungimento degli obiettivi qui descritti.

1.2. La strategia EU sul cambiamento climatico
L'adattamento ai cambiamenti climatici è un tema di cui i governi nazionali e le comunità locali
hanno iniziato a occuparsi da pochi anni come reazione all'evidenza delle modifiche in corso al
clima e degli impatti che essere generano nei sistemi socio-economici.
I cambiamenti climatici hanno diverse conseguenze, a partire dalla scarsità di risorse naturali
basilari come l’acqua, il suolo e prodotti agricoli primari. Molti settori economici, come ad
esempio l’agricoltura, la pesca e il turismo, sono fortemente dipendenti dalle condizioni
climatiche e stanno già affrontando gli impatti dei cambiamenti climatici in atto.
L’adozione preventiva di azioni di adattamento può proteggere la società dagli impatti dei
cambiamenti climatici, che possono essere potenzialmente molto costose. Come evidenziato
nella Strategia Europea, investendo 1 euro oggi per la protezione delle inondazioni, se ne
risparmieranno 6 nel futuro. (European Commission COM(2013) 216 final). Secondo la
Commissione Europea, il costo minimo di un mancato adattamento ai cambiamenti climatici a
livello europeo andrebbe dai 100 miliardi di euro all’anno nel 2020 ai 250 miliardi di euro
all’anno nel 2050.
Il 16 aprile 2013, la Commissione Europea ha presentato la Strategia Europea di Adattamento
ai cambiamenti climatici (COM(2013) 216 final), introducendo così un quadro normativo
mirato a rendere l’Unione Europea sempre più pronta ad affrontare gli impatti dei

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cambiamenti climatici, attraverso un sostegno agli Stati Membri, alle organizzazioni
transnazionali e agli operatori locali con adeguate azioni a livello regionale 1.

La strategia si basa su tre principali obiettivi:

        1. Promuovere e supportare l’azione da parte degli Stati Membri. Oggi sono quindici i
           Paesi europei che hanno adottato una strategia di adattamento. La Commissione
           incoraggerà tutti gli Stati Membri a muoversi su questo fronte e metterà a disposizione
           fondi per aiutarli a migliorare le loro capacità di adattamento. Sosterrà inoltre gli sforzi
           delle città in tal senso, invitandole a sottoscrivere un impegno su modello del Patto dei
           sindaci;
        2. Promuovere l’adattamento nei settori particolarmente vulnerabili, facendo sì che
           l’Europa possa contare su infrastrutture più resilienti e promuovendo l’uso delle
           assicurazioni e di schemi statali di copertura del rischio, per la tutela contro le
           catastrofi;
        3. Assicurare processi decisionali informati, colmando le lacune nelle conoscenze in fatto
           di adattamento e dando maggiore impulso alla piattaforma europea sull’adattamento
           ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT).

La strategia è costituita da una serie di documenti: il documento principale è la Comunicazione
della Commissione Europea “An EU Strategy on adaptation to climate change”, che specifica le
azioni da intraprendere nelle tre aree prioritarie sintetizzate in precedenza. La Comunicazione
è accompagnata da dodici documenti che affrontano il tema dell’adattamento in specifici
settori e aree politiche (migrazioni, aree marine e costiere, salute, infrastrutture, agricoltura,
politiche di coesione e assicurazioni) e da linee guida per la preparazione delle strategie
nazionali e locali di adattamento.
Nei prossimi anni, le attività della Commissione Europea nell’ambito della strategia
comprenderanno il supporto dei Paesi Membri, la preparazione di un piano di lavoro
pluriennale per definire le priorità tematiche dei finanziamenti e la preparazione di iniziative a
supporto dell’adattamento urbano. Nel 2017, la Commissione renderà conto al Parlamento
Europeo e al Consiglio Europeo dello stato di implementazione della strategia e proporrà, se
necessaria, una revisione per rendere vincolanti gi obiettivi definiti nella Strategia.

1.3. Verso una strategia nazionale
“Elementi per una Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” è il
documento elaborato da circa 80 scienziati con il coordinamento del prof. Sergio Castellari che
il Ministero per l’Ambiente (MATTM) . Concluse le due fasi di consultazione pubblica (2012 e
2013) il Ministero dell’Ambiente si sta apprestando all'approvazione della strategia.

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         I documenti della Strategia Europea:
http://ec.europa.eu/clima/policies/adaptation/what/documentation_en.htm

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1.4. L’iniziativa europea “Mayors Adapt”
L'iniziativa “Mayors Adapt – the Covenant of Mayors Initiative on Adaptation to Climate
Change”, è stata lanciata il 19 marzo 2014 dalla Commissione europea nell’ambito del Patto
dei Sindaci, il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali
impegnate ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei
loro territori.
Mayor Adapt mira ad aumentare il sostegno alle attività locali, fornisce una piattaforma per un
maggiore impegno e la messa in rete delle città e sensibilizza l’opinione pubblica circa le
misure di adattamento ai cambiamenti climatici che si rendono necessarie.
Il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato nella seduta del 4 giugno 2014 la proposta di
adesione del Comune a “Mayors Adapt” portando così Bologna ad essere la prima città Italiana
ad aderire.

1.5. Il progetto Life “BlueAp”
Il Comune di Bologna sta definendo il proprio Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici
attraverso il progetto BLUE AP (Bologna Local Urban Environment Adaptation Plan for a
Resilient City), un progetto LIFE+ (LIFE11 ENV/IT/119).
Il Progetto BLUE AP, che ha preso il via nell'ottobre 2012 e che si concluderà il 30 settembre
2015, nasce con l’obiettivo di aumentare le capacità resilienti del territorio bolognese grazie
alla definizione di un piano di adattamento locale (PAL) al cambiamento climatico, la
sperimentazione di alcune misure pilota, efficaci e concrete da attuare nel territorio felsineo;
l’obiettivo socio-ambientale è di preparare l’amministrazione ed i cittadini a fronteggiare in
modo più efficace le ondate di calore, siccità, flash flooding, alluvioni ( adattamento reattivo) e
altre conseguenze dei mutamenti clmatici, riducendo al tempo stesso le vulnerabilità esistenti
del territorio ( adattamento preventivo)Il progetto, coordinato dal Comune di Bologna,
coinvolge altri tre partner tecnici: Ambiente Italia, ARPA Emilia Romagna e Kyoto Club. Grazie
al lavoro di pianificazione e sperimentazione svolto con BLUE AP nella città di Bologna, si
andranno a realizzare linee guida per la definizione di analoghi Piani di Adattamento, che
potranno essere adottati da tutte le città italiane di medie dimensioni, andando a colmare una
mancanza del territorio italiano e richiesto anche nella Strategia Europea e Nazionale di
Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
Bologna sarà quindi una tra le prime città pilota in Italia a predisporre gli strumenti necessari
ad affrontare la sfida del cambiamento climatico, ritenuta ormai una priorità dalle istituzioni
pubbliche e private.

1.6. Evoluzione del profilo climatico di Bologna
Le ricerche su scala locale e regionale confermano le tendenze che già si osservano per altre
aree europea. In Emilia-Romagna i chiari segnali del cambiamento climatico possono essere

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visti per quel che riguarda sia le temperature che le precipitazioni: una tendenza al rialzo della
temperatura è stato trovato, con anomalie positive nella maggior parte della regione (tra 0.5 °
C e fino a 3 ° C).
Per quanto riguarda la variabilità temporale delle precipitazioni annuali: il numero di giorni di
pioggia mostra una chiara tendenza al ribasso in tutta Italia, mentre l'intensità di pioggia in
genere mostra una tendenza al rialzo, con valori e livelli significativi, che variano a seconda
della regione.

                 Figura 2. Media delle anomalie delle temperature (1991-2008 )

                Figura 3 Media delle anomalie delle precipitazioni (1991-2008)
                      Fonte: Hydro-Climatic Atlas (Marletto et al., 2010)

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Maggiori analisi e approfondimenti sono riportate nel documento di Profilo Locale Climatico
(PLC o PCL) che è lo strumento conoscitivo per la redazione del Piano di adattamento. In
particolare, per quanto riguarda l’area di Bologna, sono emersi i seguenti aspetti:

   • dal 1951 al 2011 sono stati osservati importanti segnali di variabilità climatica sia per le
     temperature che per le precipitazioni. Tendenze significative di aumento della
     temperatura sono state rilevate per tutte le stagioni, con un valore medio di circa 0,3°
     per decade. Si è potuto osservare anche un aumento delle ondate di calore, ossia dei
     giorni consecutivi con temperature massime giornaliere superiori a 33°, e una
     diminuzione del numero di giorni con gelo;
   • per quanto riguarda le precipitazioni si registra una diminuzione per l’inverno e la
     primavera, mentre per l’autunno un lieve aumento; statisticamente, la tendenza per
     l’estate non è stata significativa. Inoltre, i risultati mostrano per l’estate un incremento
     del numero massimo di giorni consecutivi senza piogge ed un aumento della frequenza di
     giorni con precipitazioni intense;
   • gli scenari futuri mostrano un probabile incremento medio delle temperature di 2° per
     il periodo 2021-2050 rispetto al 1961-1990, con le anomalie più forti che potranno
     verificarsi durante il periodo estivo comportando un conseguente aumento delle ondate
     di calore. Per quanto riguarda le precipitazioni, le proiezioni mostrano un possibile un
     calo, più marcato nella seconda metà del secolo, quando la diminuzione potrà essere
     circa del 30% per la stagione estiva.

Le informazioni del Profilo Locale Climatico (PLC) costituiscono un importante punto di
partenza, ma queste non esauriscono la necessità di analisi che dovranno essere sviluppate
gradualmente negli anni a venire. È quindi opportuno provare a descrivere gli impatti dei
cambiamenti climatici a scala locale anche basandosi su evidenze empiriche che la città
osserva e che danno il senso, seppure qualitativo, del fenomeno. La semplice osservazione dei
fatti di cronaca registrati dagli organi locali di informazione negli ultimi 12 mesi, direttamente
collegabili agli effetti dei cambiamenti climatici, mostra una serie di eventi che si manifestano
con sempre maggiore frequenza.
Pur in assenza di uno specifico Piano, la città di Bologna ha considerato il tema dei
cambiamenti climatici in molte delle politiche e delle azioni intraprese negli ultimi anni. In
questa sezione del documento si riportano alcuni tra i più significativi documenti di
programmazione esistenti.

1.7. Il percorso per la definizione del Piano di Adattamento
Il piano di adattamento rientra tra gli strumenti volontari di cui il comune di Bologna ha deciso
di dotarsi come conseguenza dell’adesione al progetto BlueAp.
Il percorso di partecipazione in questo caso rientra nella tipologia della collaborazione, in cui i
soggetti che partecipano sono anche attuatori delle azioni del piano e l'approvazione dello
stesso risente in modo forte del contributo degli stakeholder.

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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder
Come primo passo è stata costruita la mappa degli stakeholder a partire dai documenti
elaborati: il profilo climatico locale dove si delineano le vulnerabilità del territorio (aumento
delle temperature, eventi meteo non convenzionali, crisi idrica e siccità), il documento di Best
Practies che a livello nazionale e internazionale individua già possibili soluzioni a vulnerabilità
diffuse in altri luoghi e la prima bozza del Documento strategico che individua le possibili
strategie territoriali connesse alle vulnerabilità.

I vari soggetti coinvolti nel percorso appartengono a:

Enti Pubblici , aziende pubbliche e partecipate, mondo della formazione dell'università e della
scuola, agenzie specializzate, gestori servizi, multiutility, consorzi, associazioni di categoria,
associazioni di consumatori, associazioni ambientali e di tutela del territorio, imprese,
fondazioni. Dall'incrocio delle vulnerabilità e dei soggetti coinvolti è stato strutturato un
percorso di coinvolgimento come di seguito riportato

               Figura 4 . Il percorso del piano di coinvolgimento degli stakeholder

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PLENARIA INIZIALE
La plenaria iniziale si è tenuta il giorno 26 novembre 2013. L’obiettivo è stato quello di
introdurre la tematica dei cambiamenti climatici e dei documenti elaborati localmente per
garantire una corretta informazione sulla materia.

SESSIONI TEMATICHE
La prima fase di approfondimento, svolta attraverso 3 incontri tematici tenutisi dal 4 al 17
dicembre è servita ad illustrare le criticità locali rispetto ai cambiamenti climatici e i loro effetti
sulla società intesa in senso ampio.
I comparti indagati sono stati : comparto pubblico e civile, comparto agricolo e comparto
industriale e dei servizi.
Questa fase è stata orientata all’ approfondimento di questioni specifiche con un approccio
settoriale, ed ha visto quindi il coinvolgimento di esperti.
I tre incontri sono stati così strutturati:

   •   illustrazione delle criticità specifiche per il comparto;
   •   Presentazione di best practices a livello nazionale ed internazionale
   •   Condivisione delle esperienze locali
   •   Confronto sulle priorità di intervento per le sessioni di approfondimento

SESSIONI DI APPROFONDIMENTO
L’obiettivo è stato quello di confrontarsi operativamente sulle proposte ricevute e da
dettagliare nei successivi incontri dei focus group per valutarne l’implementazione e
selezionare le azioni da inserire nel Piano di adattamento della città di Bologna.
I partecipanti rappresentavano sia la categoria dei portatori di competenze che dei portatori di
interesse.

Le 5 sessioni di approfondimento individuate sono state:

    1. greening urbano
       modalità di promozione e sviluppo di esperienze di greening urbano

    2. agricoltura e orti urbani
       forme di promozione di una cultura dei consumatori orientata a prodotti alimentari
       maggiormente adattabili ai cambiamenti climatici.

    3. interventi in occasione di eventi meteorici non ordinari
       mettere a sistema, valorizzare e sviluppare i diversi sistemi di gestione dell’emergenza

    4. progetti di permeabilizzazione aree commerciali e industriali
       sviluppare una riflessione per avviare progetti di permealizzazione di aree commerciali
       e industriali.

    5. economia e sviluppo del territorio
       opportunità economiche derivanti dall’applicazione di politiche di adattamento ai
       cambiamenti climatici a livello di sviluppo di prodotti e servizi.

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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

PLENARIA CONCLUSIVA
Nella plenaria conclusiva che si è svolta il 7 aprile 2014 sono stati riportati alla cittadinanza i
risultati ottenuti. Il percorso ha permesso di rielaborazione il documento strategico costituisce
la prima parte del piano di adattamento.

FOCUS GROUP
Sui singoli progetti si sono attivati dei tavoli tecnici specifici che hanno portato alla
elaborazione di schede progetto che verranno inserite del piano d'azione che che costituisce la
seconda parte del piano di adattamento.

RISULTATI
150 NUMERO DI PARTECIPANTI COMPLESSIVI
20 obiettivi strategici
40 linee di intervento
70 idee progettuali
40 schede PROGETTO
6 azioni pilota

La partecipazione politica è stata assicurata dalle sedute delle commissioni consiliari
conoscitive sui temi dei cambiamenti climatici del 17/7/2013 (la strategia nazionale) e
4/12/2013 (il profilo climatico locale) che hanno preceduto la discussione in Consiglio del
4/6/2014 sull'adesione a Mayors Adapt .

1.8. Governance delle politiche di adattamento di Bologna
Sembra necessario dedicare un paragrafo specifico al tema della governance locale delle
politiche di adattamento e a come questa determinerà in parte la struttura del piano. Come è
stato detto in precedenza, i cambiamenti climatici determinano l'intensificarsi di impatti e
rischi già presenti sul territorio e quindi, in effetti già oggetto di attenzione da parte di autorità
o enti incluso il Comune di Bologna.
Tuttavia, l'esigenza di passare dal rimedio dei danni alla prevenzione sistematica orientata ad
azioni di medio-lungo periodo, insieme con l'obbligo di dotarsi delle risorse necessarie per
intraprendere le azioni del Piano, porta alla certezza che competenze e ruoli non possono
mantenersi nella situazione attuale pena l'inefficacia delle strategie qui descritte.
Il Piano di Adattamento si occuperà quindi non solo del “cosa” fare ma anche del “come” farlo
e presta particolare attenzione alle funzioni delle autorità della amministrazione pubblica ed
all'interazione con partner privati interessati, quanto il pubblico, alla attuazione delle azioni del
piano.

Governance dell'adattamento
Una strategia di adattamento del Comune di Bologna deve cercare di integrare politiche e
strumenti propri dell’amministrazione comunale con livelli di governance sovracomunale,

 12
soprattutto per quanto riguarda i temi legati all’approvvigionamento della risorsa idrica e il
dissesto idrogeologico dove la dimensione fisica dei problemi obbliga a guardare oltre il
perimetro amministrativo della città.
Sono stati quindi identificati (vedi Figura 5) quegli ambiti, e le relative possibili linee di
intervento strategiche, che ricadono in modo esclusivo (o quasi) sotto la competenza
comunale, distinguendoli da quelli nei quali il ruolo e le competenze del Comune sono in
qualche modo sussidiarie e quelle di altri organismi sovralocali, dall’Autorità di Bacino
all’agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e i rifiuti.
Per quanto riguarda le competenze del Comune, occorre partire dal coinvolgimento dei diversi
settori dell’amministrazione comunale. In particolare, la collaborazione di ambiente,
urbanistica e opere pubbliche e manutenzione nella individuazione di misure volte a
incrementare il verde e, più in generale, le aree permeabili all’interno del territorio
urbanizzato è di fondamentale importanza al fine di rendere operativa e realizzabile una
strategia che rischierebbe altrimenti di rimanere solo sulla carta. Sarà inoltre opportuno in
futuro rafforzare e formalizzare le positive attività di scambio fra i Settori che hanno
caratterizzato la fase di stesura del Piano.
Per quanto riguarda, invece la programmazione e gestione dei servizi idrici, eventuali strategie
di lungo periodo coinvolgono necessariamente Atersir, Agenzia territoriale dell'Emilia
Romagna per i servizi idrici e i rifiuti, ed Hera, l'azienda gestore dei servizio idrico integrato,
mentre la gestione della risorsa idrica e il dissesto idrogeologico a livello sovralocale vede
come principali riferimenti il Servizio Tecnico di Bacino del Reno e il consorzio della Bonifica
Renana.
Proprio allo scopo di garantire il coordinamento delle azioni necessarie per affrontare le siccità
estive che riguardano l’area metropolitana di Bologna, già da due anni è operativa una cabina
di regia che coinvolge le istituzioni e gli altri enti con competenze in materia di gestione delle
acque. La cabina di regia è composta dalla Regione Emilia-Romagna, che la presiede,
dall’Agenzia Territoriale dell'Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR), dalla
Provincia di Bologna, dal Consorzio della Bonifica Renana, dal Gestore del Servizio Idrico
Integrato HERA Bologna, dal Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno e dai
Comuni di Argelato, Bentivoglio, Bologna, Casalecchio di Reno, Castel Maggiore, Malalbergo e
San Giorgio di Piano. La cabina di regia si avvale di un tavolo tecnico di coordinamento che si
riunisce 4-5 volte l’anno proprio allo scopo di concordare le misure descritte in seguito, ne
verifica l’effettiva attuazione e le aggiorna e modula, in funzione delle esigenze legate
all’andamento climatico. Per questo la cabina di regia può divenire una delle principali
strutture di governance delle politiche sulla risorsa idrica del Piano di Adattamento. Nel 2013 è
emersa da parte dei partecipanti l’esigenza che la cabina di regia assuma maggiore stabilità,
non limitandosi ad agire solo in occasione delle emergenze legate alla siccità ma garantendo
un coordinamento continuativo nel corso dell’anno ed estendendolo ai temi legati alla
gestione delle piene e del rischio idraulico e del dissesto idrogeologico.

Dimensione della Strategia di adattamento e del Piano d'Azione
Come già detto, se è vero che i problemi legati ai cambiamenti climatici e le relative azioni di
contrasto, non possono limitarsi ai confini amministrativi di un comune è pur tuttavia
altrettanto vero che è necessario definire dei criteri che mantengano ii contenuti delle

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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

strategie di adattamento all'interno del raggio di influenza che l'amministrazione comunale
può legittimamente esercitare.
Si è assunto quindi l'indirizzo di considerare problemi o azioni esterni al territorio comunale
soltanto nel caso in cui quel problema o quell'azione avesse una ricaduta diretta e valutabile
sul Comune di Bologna.
Questo criterio si applica, in realtà a numerosi casi, si pensi alla gestione della rete idrografica
finalizzata alla sicurezza del territorio o all'approvvigionamento idrico, ed ha portato a scrivere
strategie che guardano molto fuori dal confine amministrativo.
Si è trattato tuttavia di un esercizio necessario che porta a sottolineare l'importanza di
organizzare una governance solidale e stabile su questi temi.

Interventi sul sistema della pianificazione
La realizzazione di quanto previsto in questo documento passeranno anche attraverso
l'adeguamento degli strumenti regolamentari e di pianificazione del territorio comunale. Da
una prima analisi gli strumenti su cui sarà necessaria operare una verifica ed eventualmente
modifiche più o meno sostanziali sono:

   •   Piano della Protezione Civile;
   •   Linee guida per la realizzazione opere di urbanizzazione;
   •   Regolamento del verde
   •   Regolamento vincolo idrogeologico
   •   Strumento di pianificazione urbanistica: PSC, POC, RUE;

Dalla Strategia al Piano d'Azione
Questo primo documento vuole definire gli elementi di base per la definizione del Piano di
Adattamento individuando e descrivendo le principali strategie che poi il Piano d'azione dovrà
trasformare in azioni concrete. Lo schema di lavoro è quindi quello del grafico sottostante: ad
ognuna delle vulnerabilità individuate dal Profilo Climatico Locale questo documento associa
una o più strategie accompagnate per quanto possibile da obiettivi specifici misurabili. La
definizione dettagliata di azioni avverrà nell'ambito del Piano d'Azione una volta approvato il
documento strategico e consolidate le strategie.

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Figura 5. Dalle vulnerabilità (profilo climatico locale) alle strategie (documento strategico) alla
                       definizione delle specifiche azioni (Piano d’azione)

Il Piano d'Azione inoltre distinguerà chiaramente le azioni riconducibili esclusivamente al
Comune da quelle nelle quali sono altri i soggetti chiamati ad intervenire pur prefigurando
sempre un ruolo attivo dell'amministrazione comunale (Figura 6).

 Figura 6. Lo schema logico del Piano : a sinistra le azioni a carattere sovra comunale, a destra
                                   quelle di livello Municipale.

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2.
Siccità e carenza idrica
Il Profilo Climatico Locale ha evidenziato come il cambiamento climatico porterà ad una
estensione dei periodi di assenza di pioggia in estate, andando ad aggravare una siccità che già
si è più volte manifestata dal 2003 ad oggi. Quello della siccità estiva è una criticità
particolarmente grave a Bologna per la peculiarità della situazione idrografica e idrogeologica.
La prima specificità è dovuta ad un sistema idrografico artificiale antichissimo, che oggi
costituisce un elemento che – ancorché non naturale – ha una grande importanza ambientale
oltre che culturale e identitaria per la città. Il sistema dei canali di Bologna è però alimentato
da un corso d’acqua appenninico, caratterizzato già in condizioni naturali da portate estive
molto esigue e profondamente artificializzato nel suo tratto di pianura: un corso d’acqua che,
per raggiungere il “buono stato” previsto dal Piano di Gestione in attuazione della Direttiva
2000/60, ha bisogno di mantenere in alveo il massimo possibile della portata durante i mesi
estivi. La seconda particolarità – comune a molte altre città della pianura formatasi
anticamente dalle alluvioni di Po e dei suoi affluenti appenninici – è il fenomeno della
subsidenza; l’abbassamento graduale del piano di campagna, dovuto alla costipazione del
sottosuolo: fenomeno che tende a peggiorare in seguito all’estrazione di acque dalla falda
profonda.
La risultante di queste due particolarità rende molto problematico l’approvvigionamento idrico
di Bologna nel periodo estivo, sia da falda che da acque superficiali: è quindi necessario ridurre
al minimo i prelievi sia da falda (durante tutto l’anno) che da acque superficiali (in particolare
nel periodo estivo, più critico perché aumenta la domanda di acque superficiali per
irrigazione).
Il sistema di approvvigionamento idrico per i diversi usi opera ad una scala più vasta di quella
del Comune: sia il sistema acquedottistico (che si approvvigiona da acque superficiali e da
falda) che la rete di adduzione irrigua (alimentata con acque superficiali provenienti
prevalentemente da Reno e da Po) , servono un territorio che abbraccia tutta l’area
metropolitana. È a questa scala, quindi, che vanno ricercate le soluzioni: il Comune di Bologna,
con il suo Piano di Adattamento, può avviare un percorso che andrà poi ampliato all’area
metropolitana.
A livello Comunale i consumi idrici più significativi sono di gran lunga quelli civili. Nel 2012
l’acqua prelevata e immessa in rete per usi civili è stata pari a 43,2 milioni di m3, a fronte di
31,7 Mm3 fatturati (73%), pari ad un consumo complessivo di 225 l/ab/giorno, valore che
mostra un calo tendenziale negli ultimi 10 anni e che è inferiore del 15% rispetto a quello del
2003. Circa il 70% dei consumi, pari a 22,1 Mm3, è per uso domestico (scesi a 157 l/ab/giorno
nel 2012, il 9% in meno rispetto al 2009), mentre il 22% è relativo agli usi commerciali,
artigianali e industriali (7,1 Mm3).

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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

I consumi agricoli del Comune sono stimati in circa 2 Mm3 anno mentre i consumi industriali
che si approvvigionano autonomamente mediante pozzi (quindi aggiuntivi rispetto ai 7,1 Mm3
di usi non domestici acquedottistici) si stimano in circa 2,7 Mm3 anno.
Le misure a cui farà riferimento il Piano di Adattamento sono spesso di carattere sovra
comunale: per la loro attuazione è quindi essenziale il ruolo della cabina di Regia di cui si è
detto al paragrafo 1.8. Esse puntano da un lato alla riduzione dei prelievi, sia riducendo
consumi e perdite che utilizzando risorse idriche alternative, dall’altro a sostenere le portate
dei fiumi nel periodo critico estivo. L’obiettivo generale di tutte le misure è garantire un
maggior rilascio non solo nel Reno ma anche nella rete dei canali Bolognesi. Per il Reno
l’obiettivo di minima a cui far riferimento è il rispetto del Deflusso Minimo Vitale (DMV)
fissato negli attuali strumenti di pianificazione, pari ad una portata di 870 l/s (sapendo però
che tale valore è soggetto ad una possibile revisione in ragione del mancato raggiungimento
del “buono stato” nel Reno e comunque dipende dagli aggiornamenti della pianificazione). Per
quanto riguarda la portata da garantire nella rete dei canali di Bologna una valore minimo di
portata derivabile alla chiusa di Casalecchio, che potrebbe rappresentare un obiettivo del
Piano potrebbe essere stimato in circa 1000 l/s.

2.1. Ridurre i prelievi di risorse idriche naturali
Il piano di adattamento del Comune di Bologna per affrontare la criticità di carenza idrica
punterà a ridurre i prelievi da falda e di risorse superficiali dal bacino del Reno. Il Piano di
adattamento fisserà degli obiettivi di lungo periodo (2025) in termini di riduzione, rispetto alla
situazione attuale:

     • annuale, del volume prelevato dalla falda
     • medio mensile da Giugno a Ottobre, della portata (l/s) prelevata da Setta,

La prima stesura del Piano (2014-2015) non prevede obiettivi in termini di riduzione dei
prelievi a scopo irriguo operati sul Canale di Reno a monte dell’abitato di Bologna, perché a
tutt’oggi non esistono informazioni certe sulle portate derivate. Le azioni del presente Piano
puntano quindi a superare tale carenza informativa, rimandando ad un successivo
aggiornamento l’eventuale definizione di obiettivi di riduzione.

Le misure per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione
Le perdite reali in Comune di Bologna sono già oggi tra le più basse d’Italia, la media del
territorio gestito da Hera nel 2012 è stata del 27.8% 2. Anche in termini di perdite specifiche
(acqua non fatturata per chilometro di rete) la rete di Bologna ha prestazioni piuttosto buone:
nel 2012 l’acqua non fatturata è stata pari a 8.36 metri cubi per chilometro al giorno, dal
grafico qui sotto si può vedere il confronto con le principali utility italiani.

2
         Fonte: Bilancio di sostenibilità Hera 2013

    18
Figura 7. Confronto delle perdite specifiche (acqua non fatturata per Km di rete) in alcune
        realtà Italiane. Fonte: (Bilancio di sostenibilità Hera 2013 - www.gruppohera.it)

L’obiettivo del Piano di Adattamento è mantenere i livelli di eccellenza raggiunti mediante
l’applicazione di tutte le best practices finalizzate al contenimento delle perdite. Tali azioni
possono essere sostanzialmente individuate nelle seguenti aree d’intervento:

   • Campagne di ricerca perdite
     L’attività è finalizzata all’individuazione di perdite occulte, ovvero quelle derivanti da
     rotture che non generano effetti visibili (fuoriuscite in superficie) delle acque disperse.
     L’attività messa in campo dal gestore prevede ispezioni annuali su circa il 15% della rete
     acquedottistica delle Provincia di Bologna, andando ad indagare le zone che, in base a
     criteri probabilistici di rottura delle condotte (basate su serie storiche) e ad altri fattori di
     criticità, rappresentano le zone più importanti da monitorare.
   • Manutenzione straordinaria condotte
     Oltre agli interventi di manutenzione ad evento sulle condotte in seguito ad episodi di
     rottura, il gestore redige annualmente un piano di sostituzione condotte finalizzato a
     prevenire tali fenomeni. Analogamente al caso della ricerca perdite, il piano viene
     redatto andando ad intervenire sulle condotte che presentano le maggiori probabilità di
     rottura.
   • Riduzione della pressione rete
     L’abbassamento della pressione nella rete di distribuzione permette di ridurre le perdite
     (proporzionali alla pressione stessa) e di ridurre sia fenomeni di stress che le
     conseguenti rotture sulle condotte. Il gestore sta continuando a pianificare ed attuare
     una progressiva estensione delle aree a pressione ridotta nelle zone che, per
     caratteristiche altimetriche e del sistema acquedottistico locale, lo consentono. Tra le
     misure previste a breve termine rientra le realizzazione di un distretto a pressione

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Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

     ridotta nella zona di Corticella, negli ultimi anni soggetta a frequenti rotture, che
     diventerà parte di un grande distretto a pressione ridotta comprendente anche la zona
     nord del centro urbano di Bologna e Castelmaggiore.
   • Creazione di distretti per il monitoraggio in continuo dei volumi distribuiti
     Il piano prevede di incentivare, mediante l’installazione di strumenti di misura della
     portata, la creazione di distretti metrologici, in modo da poter realizzare, in zone di
     estensione limitata, il bilancio in termini idrici all’interno del distretto stesso. In tal
     modo, sarà possibile evidenziare eventuali anomalie rispetto ai valori standard di
     portata in ingresso, consentendo di indirizzare in maniera più efficace e mirate le
     campagne di ricerca perdite.

Le misure per ridurre i consumi civili
I consumi domestici pro capite in Comune di Bologna presentano una tendenza alla riduzione
già da diversi anni. Nel 2012 hanno raggiunto i 157 l/ab/giorno ed è presumibile il
raggiungimento dell’obiettivo dei 150 l/ab/g al 2016, previsto dal Piano di Tutela delle Acque
Regionale. Considerata però l’importanza dei prelievi destinati agli usi civili e l’aggravarsi delle
condizioni di siccità estiva dovuta ai cambiamenti climatici, il Piano di adattamento ritiene
indispensabile una ulteriore riduzione dei consumi domestici, raggiungendo i 140 l/ab/g nel
2020 e i 130 l/ab/g nel 2025.
Per raggiungere tali obiettivi si ritiene necessaria una riarticolazione degli scaglioni tariffari
che scoraggino consumi superiori ai 130 l/ab/g prevedendo – per consumi superiori a tale
soglia – una tariffa fortemente disincentivante. Tale modifica, che può avere conseguenze
importanti sotto il profilo sociale, sarà accompagnata da una campagna informativa e di
coinvolgimento della popolazione volta a far comprendere l’importanza del risparmio idrico e
le soluzioni, tecniche e comportamentali, che possono essere adottate dai cittadini per
raggiungere gli obiettivi del Piano senza effetti negativi sulla qualità della vita quotidiana dei
cittadini.
Accanto alle misure rivolte ai consumi privati, il Piano punterà anche a ridurre i consumi
domestici negli alloggi di proprietà pubblica e i consumi non domestici degli utilizzi di interesse
pubblico (scuole, uffici pubblici e irrigazione del verde urbano e degli orti allacciati
all’acquedotto). A questo proposito sono stati già avviati confronti con l'azienda di gestione
dell'edilizia pubblica di Bologna (ACER), con un patrimonio di oltre 12.000 appartamenti gestiti,
e con l'azienda pubblica servizi alla persona (ASP Città di Bologna), con un patrimonio di circa
500 appartamenti e 17 strutture assistenziali, che già sono attivi su questo fronte e sono
interessati ad implementare i loro interventi di risparmio. Tra le grandi utenze, l’Università di
Bologna, nel suo Piano triennale di Sostenibilità Ambientale 2013-2016 ha previsto specifiche
misure di risparmio idrico nei plessi a maggior consumo che prevedono l’ installazione di
sistemi di riduzione/regolazione della pressione idrica in uscita dalle tubazioni e la collocazione
di toilette a doppio scarico. Ciò si accompagnerà con l’avvio di contratti specifici per la pulizia
dei filtri e dei dispositivi di regolazione della pressione, al fine di ridurre le criticità di tali
sistemi. Tali servizi manutentivi coinvolgeranno anche i fabbricati attualmente già dotati di
riduttori di flusso.
Quanto agli usi non domestici il Piano si propone di censire sul territorio Comunale le utenze
più importanti, e di individuare per esse strategie che permettano, nel medio-lungo periodo, il

 20
ricorso a risorse non convenzionali, come le acque di prima falda, le acque meteoriche o le
acque grigie depurate.
Per le grandi utenze che si prevede di insediare sul territorio (si pensi alla Fabbrica Italiana
Contadina, FICo) si prevede inoltre che, in fase di progettazione, siano adottate tutte le
soluzioni tecniche più avanzate, che permettano di ricorrere più possibile a risorse non
convenzionali e ridurre al minimo i consumi di acqua potabile.
Infine, fino a quando le altre misure non permetteranno una riduzione sensibile dei consumi,
ogni anno nel periodo estivo il Comune di Bologna continuerà ad emettere una specifica
ordinanza volta alla limitazione del consumo di acqua potabile per usi extra-domestici.
L’ordinanza, che resta in vigore fino al 30 settembre, vieta il prelievo dalla rete idrica di acqua
potabile per uso non domestico dalle ore 8 alle 21, con particolare riferimento
all'innaffiamento di orti e giardini e al lavaggio di automezzi.

Le misure per ridurre i consumi irrigui
Una quota delle acque derivate prelevate da Reno a Casalecchio viene derivata dal Consorzio
della Renana in 3 punti (chiaviche di Venenta, Castagolino e Reno 75) e distribuita per usi
irrigui. Diverse misure sono orientate a ottimizzare le portate prelevate in modo che maggiori
portate possano essere rilasciate in Reno e nei canali Bolognesi: tra queste, oltre al ricorso ad
acqua di Po (vedi paragrafo 2.4) vi sono le misure volte a ridurre sprechi e consumi agricoli.
Una prima misura già in corso riguarda la ristrutturazione delle chiaviche di derivazione e la
dotazione per ciascuna di esse di stazioni di misura delle portate derivate che trasmettono dati
in remoto. Come detto sopra, la misura delle portate effettivamente derivate per gli usi
agricoli permetterà di definire un quadro conoscitivo ed eventuali obiettivi di risparmio.
Inoltre, il telecontrollo della rete permetterà di essere informati in tempo reale sulle portate
effettivamente derivate e di intervenire immediatamente in caso di anomalie. Un’altra
importante misura che si prevede andrà a regime nel 2016 è il transito da un regime di
contribuenza “monomio” (basato solo sulla superficie da irrigare) ad una formula “binomia”
che tiene conto anche degli effettivi consumi. Questo sistema premia le aziende agricole più
efficienti e dovrebbe costituire un valido incentivo alla riduzione dei consumi.
Un’altra azione di medio lungo termine (2020-2025) che sarà proposta dal Piano di
Adattamento riguarda la riqualificazione dei sistemi di derivazione delle aziende agricole che
prelevano direttamente dal Savena e dal Navile: si prevede di migliorarle per ridurre le perdite
e soprattutto permettere una misura precisa delle portate derivate che oggi vengono solo
stimate. È opportuno precisare però che tale azione non avrà effetti in termini di maggiori
rilasci in Reno o nei Canali di Bologna perché riguarda acque di Po (che oggi vengono rilasciate
in Navile per migliorarne la qualità) e la portata di Magra del Savena.
Infine, una riduzione dei consumi irrigui è attesa con l’avanzamento del progetto “Acqua
Virtuosa” avviato recentemente dal Consorzio della Bonifica Renana. In sintesi, il progetto
riguarda la strutturazione di processi di raccolta di informazioni e di intercomunicazione tra il
Consorzio e gli agricoltori che permettano di conoscere con anticipo rispetto all'inizio della
stagione irrigua quali saranno i fabbisogni colturali dei distretti, sulla base dei reali ordinamenti
colturali dichiarati dalle ditte agricole. Il progetto prevede tra l’altro che tutti gli agricoltori
partecipino al programma “irrinet” della regione Emilia Romagna, che permette agli agricoltori
di programmare con precisione le necessità di adacquamento, riducendo sensibilmente i

                                                                                               21
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

consumi. La conoscenza in anticipo da parte del Consorzio di Bonifica, in caso di siccità,
permetterà di pianificare per tempo eventuali programmi di turnazione della consegna di
acque irrigue.

Le misure per ridurre i consumi industriali
Il Comune di Bologna ha avviato già nel 2007, con uno studio svolto in la collaborazione di
ARPA ER, una strategia volta alla razionalizzazione dei consumi d’acqua e al risparmio idrico nel
settore industriale. Lo studio aveva permesso di localizzare le utenze industriali più
idroesigenti e di verificarne i consumi, in relazione con gli standard internazionalmente
riconosciuti di best available technology (BAT) in materia di gestione delle acque. Ne era
emerso un quadro nell’insieme positivo, in quanto gran parte delle industrie avevano consumi
in linea con quelli ottenibili con le BAT, ma per alcune aziende esistevano ancora ampi margini
di miglioramento.
Il Piano di Adattamento del Comune di Bologna punta a verificare gli effetti della strategia
attivata e, se necessario, adeguarla e rinnovarla, favorendo in particolare
l’approvvigionamento con risorse non convenzionali.

2.2. Eliminare le acque parassite e la commistione tra acque
     bianche e nere
Obiettivo primario di questa misura è quello di restituire ai corpi idrici la loro originaria natura,
lasciando in alveo le acque bianche provenienti da monte che oggi vengono invece sottratte e
inviate a depurazione. In pratica permette di rilasciare nella rete idrografica di Bologna portate
maggiori rispetto alla situazione attuale, permettendo così di ridurre le portate derivate da
Reno e destinate a mantenere una portata vitale nella rete idrografica Bolognese. La misura
prevede diversi interventi su alcuni tratti di corpi idrici sotterranei di Bologna (Aposa, Ravone,
Fiaccacollo, Rio Meloncello, Rio Grotte, Scolo Santo Spirito, Scolo Biancana), che ricevono
prevalentemente scarichi di acque nere e vengono quindi collettati ed addotti al depuratore.
L’intervento avrà rilevanti benefici anche sulla qualità delle acque dei canali Bolognesi e sulla
gestione e funzionalità dell’impianto di depurazione.
Le crescenti espansioni urbanistiche e gli obiettivi di qualità dei corpi idrici rendono necessari
questi interventi di riqualificazione dei corsi d’acqua. Le opere in questione si caratterizzano in
funzione delle dimensioni interne dei tratti tombati e portano alla realizzazione di un sistema
fognario di tipo separato con bonifica del corso d’acqua.
In Figura 8 sono localizzati i primi interventi previsti nell’ambito della riqualificazione dei corpi
idrici, relativi ai torrenti Aposa e Ravone.

 22
Torrente Ravone

                                                                    Torrente Aposa

               Figura 8. Interventi Comune di Bologna – Torrenti Aposa e Ravone

In linea generale si prevede l’intercettazione degli scarichi che impropriamente recapitano nei
corpi idrici ed il loro collettamento al sistema fognario costituito da collettori posati all’interno
dei torrenti stessi (Figura 9, Torrente Aposa).

                                                                                               23
Piano di adattamento della città di Bologna | Strategia di adattamento locale

                 Figura 9. Esempio di sistemazione idraulica del Torrente Aposa

Per il torrente Aposa, ad esempio, la quota parte del torrente oggetto di intervento ha una
lunghezza complessiva di circa 3.1 km (tratto da Villalba a Viale XII Giugno). Tale intervento è il
proseguimento del processo di risanamento igienico-ambientale già avviato a partire dal 1997
(Figura 9)
Anche nel Torrente Ravone si verificano scarichi di alcune porzioni di rete fognaria mista, con
conseguenti ripercussioni di natura igienico-ambientale sul corpo idrico ricettore. In
particolare la zona d’intervento riguarderà il tratto pedecollinare fino all’incrocio Via Zoccoli –
Via G.B. Melloni, per uno sviluppo complessivo pari a circa 2,5 km (Figura 10).

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