10 anni di interventi per la sicurezza stradale - Aci
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Strade sicure - 10 anni di interventi per la sicurezza stradale Riepilogo delle raccomandazioni • La Commissione per la Sicurezza Stradale Globale (Commission for Global Road Safety) lancia l’iniziativa “10 anni di interventi per la sicurezza stradale, 2010 – 2020”, con l’obiettivo di ridurre del 50% entro il 2020 il numero previsto delle vittime da incidente stradale nel mondo. Secondo le stime, il raggiungimento di questo obiettivo consentirebbe di salvare 5 milioni di vite umane e di prevenire 50 milioni di lesioni gravi nel corso del decennio, con un conseguente vantaggio per le spese sociali pari a 3mila miliardi di dollari USA. • Nel corso della 1ª Conferenza ministeriale mondiale sulla sicurezza stradale, che si terrà a Mosca nel novembre 2009, verrà approvata la raccomandazione della Commissione relativa all’iniziativa “10 anni di interventi” e ne sarà incoraggiata l’adozione formale da parte della 64ª sessione delle Nazioni Unite. • Per sostenere l’implementazione di “10 anni di interventi”, la comunità internazionale, che riunisce i finanziatori governativi e le organizzazioni filantropiche private, opererà investimenti per 300 milioni di dollari USA in un piano d’azione decennale al fine di sviluppare capacità a livello globale, regionale e nazionale, nonché di attivare progetti pilota e dimostrativi. • I governi dovranno impegnarsi nell’attuazione di una serie di interventi specifici e realizzabili a livello regionale e/o nazionale al fine di conseguire l’obiettivo stabilito per il Decennio, inclusi i traguardi da raggiungere entro il 2020 con la creazione di un’agenzia guida per la sicurezza stradale (ad esempio, con responsabilità stabilite statutariamente e fonti di finanziamento sostenibile), il miglioramento della sicurezza delle infrastrutture (ad esempio, la conformità con i punteggi fissati per la protezione stradale degli utenti), il miglioramento della sicurezza dei veicoli (ad esempio, la conformità con le classificazioni degli incidenti prestabilite), il miglioramento dei comportamenti degli utenti della strada (ad esempio, il rispetto delle 2
percentuali fissate per l’uso delle cinture di sicurezza e dei caschi da motociclista; l’osservanza dei livelli previsti di alcol nel sangue e il rispetto dei limiti di velocità stabiliti), il miglioramento delle risposte post-incidente (ad esempio, la conformità ai tempi di risposta prestabiliti in caso di incidenti con lesioni); nonché l’armonizzazione dei sistemi di raccolta dei dati (ad esempio, la conformità con i benchmark stabiliti con l’IRTAD (International Road Traffic and Accident Database, Database internazionale relativo al traffico e agli incidenti stradali). • La Banca Mondiale e le banche di sviluppo regionali, unitamente ai paesi donatori, faranno in modo che almeno il 10% dei loro budget per lo sviluppo della rete stradale sia investito in misure di sicurezza delle infrastrutture (ad esempio, barriere di sicurezza, infrastrutture per i pedoni, rotatorie, corsie per i motocicli, ecc.). Questo principio dovrebbe essere applicato in modo rigoroso e omogeneo. • La Commissione rivolge un appello pressante affinché la CSS (Commissione per lo sviluppo sostenibile) dell’ONU faccia in modo che, al momento di analizzare i trasporti nell’ambito del suo prossimo ciclo biennale di riesame e indirizzo delle politiche (2010-2011), la sicurezza stradale venga per la prima volta riconosciuta come fattore cruciale per lo sviluppo sostenibile. • Sarebbe auspicabile che il Segretario generale delle Nazioni Unite nominasse un Inviato speciale dell’ONU per la sicurezza stradale al fine di favorire l’evoluzione dell’iniziativa e contribuire a diffondere la consapevolezza su questo tema durante il Decennio di interventi. 3
Sezione I: Un decennio di preparazione e di progressi Sono trascorsi ormai 10 anni da quando la Croce Rossa Internazionale ha pubblicato il suo World Disasters Report del 1998 in cui segnalava che “gli incidenti stradali rappresentano un disastro globale in peggioramento che distrugge vite e mezzi di sussistenza, minaccia lo sviluppo ed espone milioni di persone a un elevato livello di vulnerabilità”1. Questo rapporto ha avuto un peso determinante per l’apertura di un decennio in cui l’importanza della prevenzione degli infortuni stradali ha goduto di analisi, sostegno e consapevolezza senza precedenti a livello mondiale. Anziché essere considerata semplicemente come un aspetto secondario delle politiche dei trasporti, la sicurezza stradale è stata riconosciuta come problema di primaria importanza nell’ambito della salute pubblica ed è stata sempre più intesa come questione essenziale per lo sviluppo legata al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Nel lungo percorso dei progressi del decennio si possono individuare chiari punti di svolta. Nel 2004, nel loro Rapporto mondiale sulla prevenzione degli incidenti stradali, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e la Banca Mondiale hanno pubblicato la prima valutazione globale mai prodotta delle dimensioni del fenomeno degli infortuni causati incidenti stradali2. Presentato a Parigi dall’allora presidente francese Jacques Chirac in occasione della Giornata Mondiale della Salute (7 aprile), il Rapporto metteva in evidenza come oltre l’85% dell’1,2 milioni di persone uccise e dei 50 milioni di feriti in tutto il mondo a seguito di incidenti stradali appartenesse a paesi a basso e medio reddito. Inoltre, metteva in guardia sul fatto che, secondo le previsioni, entro il 2020 il numero di morti sulle strade è destinato a raddoppiare. In particolare, il Rapporto concentrava l’attenzione sulla marea crescente degli infortuni stradali, specialmente a danno degli utenti della strada più vulnerabili, e forniva basi solide per un nuovo approccio globale verso la definizione delle politiche in materia di sicurezza stradale. Esso inoltre identificava i principali fattori di rischio che causano moltissimi infortuni stradali evitabili e proponeva un’ampia 1 International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies (1998). World Disasters Report 1998, Oxford University Press. 2 Peden M., Scurfield R., Sleet D., Mohan D., Hyder A., Jarawan E., Mathers C., a cura di (2004). World Report on Road Traffic Injury Prevention. World Health Organization, Ginevra. 4
serie di raccomandazioni rivolte ai governi su come iniziare a invertire la tendenza e quindi ridurre il numero crescente di morti sulle loro strade (vedi Scheda 1). Scheda 1: Azioni a favore della sicurezza stradale – raccomandazioni del World Report on Road Traffic Injury Prevention Come i governi possono intervenire: Sviluppo istituzionale • Rendere la sicurezza stradale una priorità. • Nominare un’agenzia per la sicurezza stradale, fornendole le risorse adeguate e rendendola pubblicamente responsabile di tale impegno. • Sviluppare un approccio multidisciplinare alla sicurezza stradale. • Fissare obiettivi di sicurezza stradale adeguati e organizzare programmi a livello nazionale per raggiungerli. • Collaborare alla creazione di gruppi a sostegno della sicurezza. • Stanziare un budget per la sicurezza stradale e aumentare gli investimenti in attività di efficacia dimostrabile per la sicurezza stradale. Politica, legislazione e attuazione • Adottare e applicare una legislazione che imponga l’uso obbligatorio delle cinture di sicurezza, sistemi di sicurezza per i bambini nonché caschi per motociclisti e ciclisti. • Adottare e applicare una legislazione volta a prevenire la guida in stato di ebbrezza. • Stabilire e applicare adeguati limiti di velocità. • Stabilire e applicare standard rigorosi e uniformi per la sicurezza dei veicoli. • Fare in modo che le considerazioni in materia di sicurezza stradale vengano incluse nelle valutazioni di tipo ambientale e di altro tipo per i nuovi progetti e nella valutazione delle politiche e dei piani dei trasporti. • Istituire sistemi di raccolta dati per raccogliere e analizzare i dati e utilizzarli per migliorare la sicurezza. • Fissare adeguati standard di progettazione delle strade che promuovano la sicurezza di tutti gli utenti. • Gestire infrastrutture atte a promuovere la sicurezza di tutti gli utenti. • Offrire servizi di trasporto pubblico efficienti, sicuri e accessibili. 5
• Incoraggiare gli spostamenti a piedi o in bicicletta. Come il servizio sanitario pubblico può intervenire • Includere la sicurezza stradale nelle attività di promozione della salute e prevenzione delle malattie. • Stabilire obiettivi per l’eliminazione degli inaccettabili costi umani causati dagli incidenti stradali. • Raccogliere sistematicamente i dati relativi alla salute sull’incidenza, le caratteristiche e le conseguenze degli incidenti stradali. • Sostenere la ricerca dei fattori di rischio e lo sviluppo, l’implementazione, il monitoraggio e la valutazione di interventi efficaci, incluso un miglioramento delle prestazioni sanitarie. • Promuovere lo sviluppo di capacità in ogni area della sicurezza stradale e della gestione dei sopravvissuti agli incidenti stradali. • Tradurre le informazioni scientifiche valide in politiche e azioni volte alla tutela degli occupanti dei veicoli e degli utenti della strada più vulnerabili. • Rafforzare l’assistenza preospedaliera e ospedaliera, oltre ai servizi di riabilitazione per tutte le vittime dei traumi da incidente stradale. • Sviluppare capacità di trattamento dei traumi da parte del personale medico ai livelli primario, di distretto e terziario. • Promuovere un’ulteriore integrazione degli aspetti sanitari e di sicurezza nelle politiche di trasporto e sviluppare metodi che possano facilitarla, come una serie di valutazioni integrate. • Sensibilizzare il pubblico con campagne per la sicurezza stradale, sulla base dei dati conosciuti sull’impatto e sui costi degli incidenti sulla sanità. Come i costruttori di veicoli possono intervenire: • Verificare che tutti i veicoli a motore siano conformi agli standard di sicurezza fissati per i paesi ad alto reddito, senza differenziazioni basate sul luogo in cui vengono fabbricati, venduti o utilizzati, e che tutti i veicoli includano cinture di sicurezza e altri dispositivi di sicurezza di base. • Realizzare veicoli con la parte anteriore più sicura, in modo da ridurre i traumi subiti dagli utenti della strada vulnerabili. • Continuare a migliorare la sicurezza dei veicoli con una costante dedizione alla ricerca e allo sviluppo. • Pubblicizzare e distribuire i veicoli responsabilmente, enfatizzandone 6
la sicurezza. Come i donatori possono intervenire: • Evidenziare il miglioramento della sicurezza stradale come una priorità per lo sviluppo globale. • Includere la sicurezza stradale come elemento fondamentale in caso di donazione per programmi sanitari, di trasporto, ambientali ed educativi. • Promuovere la progettazione di infrastrutture sicure. • Sostenere la ricerca, i programmi e le politiche sulla sicurezza stradale nei paesi con a basso e medio reddito. • Fare in modo che l’attuazione di un controllo della sicurezza e di qualsiasi follow-up necessario diventi una condizione sine qua non per il finanziamento di progetti per le infrastrutture di trasporto. • Attuare meccanismi a sostegno della condivisione delle conoscenze e della promozione della sicurezza stradale nei paesi in via di sviluppo. • Facilitare lo sviluppo di capacità gestionali per la sicurezza ai livelli regionale e nazionale. Come la comunità, la società civile e gli individui possono intervenire: • Incoraggiare i governi a realizzare strade più sicure. • Identificare i problemi di sicurezza locali. • Sostenere la pianificazione di sistemi di trasporto sicuri ed efficienti che soddisfino i conducenti e gli utenti della strada vulnerabili, quali ciclisti e pedoni. • Esigere l’inclusione di dispositivi di sicurezza sugli autoveicoli, come ad esempio le cinture di sicurezza. • Incoraggiare l’applicazione delle leggi e disposizioni in materia di sicurezza stradale e la realizzazione di campagne a favore del sanzionamento rapido e rigoroso dei trasgressori. • Comportarsi in maniera responsabile: - rispettando i limiti di velocità; - non assumendo mai alcol oltre i limiti consentiti prima di mettersi alla guida; - indossando sempre la cintura di sicurezza e utilizzando gli adeguati dispositivi di sicurezza per la protezione dei bambini, anche in caso di spostamenti brevi; - indossando sempre il casco quando si è alla guida di un veicolo a due 7
ruote. Fonte: World Report on Road Traffic Injury Prevention2 In modo decisivo, il Rapporto mondiale ha prodotto un consenso diffuso sulla necessità di un impegno da parte di diversi settori per mettere a punto programmi di prevenzione basati su evidenze che trattino il rischio di infortuni stradali in modo olistico e sistematico. Il Rapporto ha portato il quadro orientativo delle politiche decisamente oltre il tradizionale e inefficace atteggiamento di “colpevolizzazione della vittima”. Ha invece favorito l’affermarsi di un nuovo approccio basato sui “sistemi di sicurezza”, tendente a gestire le reti stradali in modo tale che, nei limiti del possibile, le conseguenze dell’errore umano da parte di tutti gli utenti della strada, in particolare dei più vulnerabili, non debbano risultare fatali. Questo riconosce il fatto che la causa reale delle lesioni da incidente stradale è rappresentata dal violento rilascio di energia cinetica e che la chiave per evitare traumi gravi o la morte è data dalla capacità di contenerla durante un urto a livelli che non risultino rischiosi per la vita umana. In questo modo, i livelli di tolleranza del corpo umano rispetto a queste forze diventano un requisito per la progettazione sicura del sistema stradale. Da questo importante punto di vista, il Rapporto era a favore della sinergia dinamica prodotta dai vantaggi derivanti da un’efficace applicazione e comprensione delle norme sulla circolazione stradale in combinazione con una progettazione dei veicoli e delle infrastrutture stradali mirata a ridurre i rischi di incidenti e mitigare le loro conseguenze quando si verificano. Il Rapporto sottolineava la necessità di creare agenzie guida per sviluppare strategie e piani d’azione nazionali per la sicurezza stradale. Inoltre, incoraggiava l’utilizzo di raccolta di dati, monitoraggio e definizione degli obiettivi al fine di realizzare un modo trasparente di misurare e migliorare l’efficacia delle politiche di sicurezza stradale. Ad aggiungersi al consenso crescente a favore dei “sistemi di sicurezza” è sopraggiunta l’anno scorso la pubblicazione del rapporto Towards Zero, Ambitious Road Safety Targets and the Safe System Approach da parte dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e 8
dell’ITF (International Transport Forum)3. Messo a punto dagli esperti di sicurezza stradale di 21 paesi, nel rapporto si raccomandava a tutti i paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo economico e di prestazioni in fatto di sicurezza, di adottare un approccio basato sui “Sistemi di sicurezza” e invitava ad abbracciare una visione estremamente ambiziosa della sicurezza stradale fondata sui concetti di “Sicurezza sostenibile” e “Visione zero” sperimentati per primi da Paesi Bassi e Svezia (vedi Scheda 2). In Svezia, ad esempio, alcuni tratti della rete stradale sono ormai privi di incidenti mortali grazie alle innovazioni nel campo della progettazione, a riprova degli enormi potenziali offerti dai sistemi sicuri nel fornire livelli di sicurezza precedentemente inimmaginabili. Il rapporto stabilisce il programma per la gestione della sicurezza stradale nel XXI secolo e fa tesoro delle lezioni apprese nei paesi ad alto reddito nel corso della loro evoluzione verso un approccio che riconosce la responsabilità condivisa per le prestazioni di sicurezza stradale, nonché l’inaccettabilità della morte e delle lesioni come prezzo da pagare per la mobilità. 3 Joint Research Centre of the OECD and the ITF (2008). Towards Zero, Ambitious Road Safety Targets and the Safe System Approach, OECD, Parigi. 9
Scheda 2: Verso lo zero Tendenze attuali della sicurezza stradale Nella maggior parte dei pesi OCSE/ITF, il numero delle morti è diminuito di circa il 50% nel periodo 1970-2005, benché le prestazioni siano state disomogenee (vedi Figura 1). Figura 1. Cambiamento nel numero annuale delle morti nelle principali regioni OCSE/ITF 1970-2005 Nel 2006, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Danimarca e Giappone hanno raggiunto rapporti inferiori a 6,0 morti ogni 100.000 abitanti. Tuttavia, anche nei paesi con buone prestazioni, i progressi sono discontinui e caratterizzati da periodi di stagnazione e inversione di tendenza (Figura 2). È probabile che alcune misure di sicurezza tradizionali mostrino un tasso di ritorno in diminuzione nei paesi che li hanno perseguiti con maggiore efficacia. Secondo molti esperti, questa sembra essere un’indicazione della necessità di adottare un nuovo approccio alla sicurezza stradale. 1
Figura 2. Evoluzione nel numero di morti tra il 1995 e il 2007 1995 = indice 100 L’approccio basato sui sistemi di sicurezza L’adozione di un approccio basato sui sistemi di sicurezza può liberare un grande potenziale di aumento delle prestazioni in fatto di sicurezza stradale. Esso impone che il sistema stradale venga progettato in modo tale da prevedere e accogliere l’errore umano, riconoscendo che malgrado gli sforzi in materia di prevenzione, gli utenti della strada rimangono esseri fallibili e gli incidenti continueranno a verificarsi. L’approccio sfrutta le sinergie prodotte dalla progettazione armonizzata delle diverse misure che riguardano le infrastrutture, i veicoli e il comportamento dei conducenti. Per fissare i limiti dell’ambizione, esso adatta gli interventi in modo da soddisfare gli obiettivi di lungo termine, anziché affidarsi ai miglioramenti incrementali applicati agli interventi di tipo tradizionale. La strategia di base di un approccio basato sui sistemi di sicurezza consiste nel fare in modo che, in caso di incidente, le energie prodotte dall’impatto si mantengano al di sotto della soglia che con ogni probabilità produce la morte o lesioni gravi. Tale soglia potrà variare a seconda del livello di protezione offerto agli utenti della strada coinvolti. Ad esempio, le probabilità di sopravvivenza di un pedone privo di protezioni colpito da un veicolo diminuiscono rapidamente a velocità maggiori di 30 km/h, mentre per l’occupante di un veicolo a motore adeguatamente protetto la velocità critica di impatto è 50 km/h per gli incidenti con urto laterale e 70 km/h per gli incidenti frontali. L’approccio basato sui sistemi di sicurezza offre un nuovo potenziale di miglioramento per i paesi all’avanguardia delle prestazioni, ma è adatta a tutti i 1
livelli di prestazione. Gli interventi adottati si differenziano da paese a paese, ma le sinergie ottenute adottando un approccio globale posso accelerare rapidamente i miglioramenti. Figura 3. Rischio di incidente mortale 100 90 Frontal or 80 hard object 70 collision Side fatality risk % 60 collision Pedestrrian 50 or cyclist 40 30 20 10 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 Collision speed km/h Fonte: Wramborg, P. (2005).4 Le prestazioni rispetto agli obiettivi di sicurezza attuali Sono stati fissati degli obiettivi a numerosi livelli. In ambito internazionale, la CEMT (Conferenza Europea dei Ministri dei Trasporti) ha stabilito per tutti gli stati membri l’obiettivo comune di ridurre il numero dei decessi del 50% nel periodo compreso tra il 2000 e il 2012. Di conseguenza, l’UE ha adottato un obiettivo simile. Molti paesi hanno anche fissato degli obiettivi nazionali per la riduzione dei decessi e delle lesioni da incidente stradale. La definizione di obiettivi non ne garantisce tuttavia il conseguimento. Pochi tra gli stati membri OCSE e ITF raggiungeranno l’obiettivo CEMT senza produrre un notevole sforzo aggiuntivo. Tuttavia, il fatto che alcuni paesi siano sulla strada giusta verso il suo raggiungimento dimostra che è possibile ottenere riduzioni mirate dei traumi grazie a un adeguato impiego di volontà politica, organizzazione istituzionale e allocazione di risorse sufficienti. 4 Wramborg, P. (2005). A New Approach to a Safe and Sustainable Road Structure and Street Design for Urban Areas. Saggio presentato in occasione della Road Safety on Four Continents Conference, Varsavia. 1
Una visione ambiziosa A tutti i paesi è consigliato di adottare e promuovere un livello di ambizione capace di eliminare dalla strada, nel lungo termine, morti e lesioni gravi. Nutrire questa ambizione significa modificare la visione della comunità riguardo all’inevitabilità dei traumi da incidenti stradali, modificare le responsabilità istituzionali e cambiare il modo in cui vengono disegnati gli interventi per la sicurezza stradale. Nei Paesi Bassi e in Svezia, questo approccio è stato adottato nelle politiche in materia di sicurezza stradale conosciute rispettivamente come Sicurezza sostenibile e Visione zero, che rappresentano entrambe esempi di strategia basata sui sistemi di sicurezza. Si tratta di una visione fondata sulle aspirazioni in quanto la realizzazione richiede interventi che si allontanano di qualche passo dalle pratiche migliori prevalenti e richiedono lo sviluppo di interventi totalmente nuovi e più efficaci. Parte del suo valore risiede nella spinta all’innovazione. È necessario che la visione di lungo termine sia accompagnata da obiettivi intermedi per determinati periodi di pianificazione fino a un massimo di 10 anni. In molti paesi sono stati adottati come obiettivi di massima delle notevoli riduzioni del numero dei traumi da incidente stradale, senza che questi propositi fossero legati a interventi specifici. Ciò rende gli obiettivi molto difficili da raggiungere. Obiettivi intermedi per avvicinarsi in modo sistematico alla visione Gli obiettivi di sicurezza stradale derivati da fatti empirici sono di fondamentale importanza per migliorare tanto le prestazioni quanto l’assunzione di responsabilità. Sono obiettivi da sviluppare avvalendosi di una metodologia che leghi interventi e risultati istituzionali a risultati intermedi e finali, al fine di produrre obiettivi raggiungibili per diverse opzioni di intervento. Ciò richiede un’efficace attività di raccolta e analisi dei dati. L’analisi approfondita dei dati basata sulle tendenze misurate consente, da un lato, di comprendere i risultati raggiunti in passato in fatto di sicurezza e, dall’altro, di operare una stima delle riduzioni mirate del numero di decessi e lesioni. È di importanza fondamentale che le stime non siano semplici proiezioni future dei tassi di riduzione ottenuti in passato, ma che si basino sulla comprensione complessiva dei fattori che con maggiore probabilità influiscono sulla sicurezza dei sistemi. Nella maggior parte dei paesi OCSE e ITF sarà necessario un impegno eccezionale per raggiungere gli obiettivi di sicurezza stradale fissati dai Ministri dei trasporti nel 2002. Di conseguenza, si raccomanda di stabilire già oggi degli 1
obiettivi intermedi basati sui risultati previsti a seguito di interventi specifici. In questo modo si procederà più sistematicamente verso il raggiungimento del livello di ambizione stabilito dagli obiettivi fissati nel 2002. Fonte: Stephen Perkins, Head, ITF/OECD Joint Transport Research Centre; Towards Zero: Ambitious Road Safety Targets and the Safe System Approach, OECD, Paris, 2008.3 Dalla pubblicazione del Rapporto mondiale in concomitanza della Giornata Mondiale della Salute 2004, la comunità internazionale ha trasmesso un mandato chiaro affinché la sicurezza stradale venga inclusa tra le questioni di politica mondiale. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità una serie di risoluzioni5 in materia di sicurezza stradale che hanno: • completamente avallato le raccomandazioni del Rapporto mondiale e invitato gli Stati membri a implementarle; • incoraggiato le agenzie di sviluppo multilaterali e bilaterali a sostenere lo sviluppo di capacità nel settore della prevenzione degli infortuni stradali; • istituito la UN Road Safety Collaboration (Collaborazione per la sicurezza stradale globale delle Nazioni Unite) per lo scambio delle migliori pratiche e un migliore coordinamento della risposta dei sistemi ONU; inoltre, ha favorito il sostegno alla sicurezza stradale con la prima settimana dedicata alla sicurezza stradale globale nel 2007; • encomiato la Banca Mondiale per l’istituzione del Global Road Safety Facility (strumento di finanziamento per la sicurezza stradale mondiale) e richiesto maggiori contributi da parte dei donatori al fine di sostenere le sue iniziative per lo sviluppo di capacità ai livelli mondiale, regionale e nazionale; • onorato le vittime degli incidenti stradali e le loro famiglie tramite l’istituzione della “Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime della Strada” da celebrare la terza domenica di novembre di ogni anno; 5 Risoluzioni dell’Assemblea Generale nn. 57/309 22/5/03; 58/9 5/11/03; 58/289 14/4/04; 60/5 26/10/05 e 62/244 31/03/08. 1
• fornito una piattaforma per un maggiore impegno politico da parte degli Stati membri tramite l’approvazione della prima convocazione assoluta della Conferenza ministeriale mondiale sulla sicurezza stradale, che sarà ospitata dalla Federazione Russa il 19-20 novembre di quest’anno a Mosca (vedi Allegato A). Parallelamente a queste iniziative su scala mondiale, a livello regionale si è manifestata una forte risposta all’onere crescente degli infortuni stradali. Negli anni recenti, le commissioni economiche regionali dell’ONU hanno svolto un ruolo guida nella preparazione delle valutazioni delle prestazioni della sicurezza stradale delle rispettive regioni e nell’adozione di ambiziosi obiettivi di riduzione del numero di vittime. Nel 2007, i Ministeri dei trasporti e della salute in Africa hanno adottato l’obiettivo di ridurre della metà il numero dei decessi da incidente stradale entro il 20156. Nel 2006, i Ministri dei trasporti dell’Asia e della regione del Pacifico hanno adottato un obiettivo numerico, stabilendo di ridurre il numero dei decessi di 600.000 unità entro il 20157. E all’inizio di questo decennio, i governi europei si sono impegnati a ridurre il numero delle morti sulla strada del 50% entro il 20108. Recentemente l’insieme delle Commissioni regionali delle Nazioni Unite ha ricevuto un finanziamento di 660.000 dollari USA dal Fondo per lo sviluppo delle Nazioni Unite per un progetto di “miglioramento della sicurezza stradale mondiale: la definizione di obiettivi per la riduzione del numero di vittime da incidente stradale ai livelli regionale e nazionale”. Il progetto sarà realizzato nel corso del 2009 e prevede seminari organizzati da ognuna delle cinque Commissioni regionali delle Nazioni Unite. Gli sforzi per la definizione degli obiettivi hanno avuto l’effetto di rafforzare l’impegno a livello nazionale verso la realizzazione dei programmi di sicurezza stradale. Il loro ruolo positivo è stato anche ampiamente riconosciuto nel rapporto Towards Zero. 6 Dichiarazione di Accra adottata in occasione della Tavola rotonda ministeriale nel corso dell’UN African Road Safety Congress tenutosi in Ghana, 8 febbraio 2007. 7 Dichiarazione ministeriale su Improving Road Safety in Asia and Pacific (miglioramento della sicurezza stradale in Asia e nella regione del Pacifico) adottata in occasione del Transport Ministers Meeting a Busan, Repubblica della Corea del Sud, 11 novembre 2006. 8 Libro bianco: La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte, COM(2001) 370, 12 settembre 2001. 1
Nello scorso decennio, le azioni ai livelli globale e regionale hanno ricevuto il sostegno anche da una nuova architettura istituzionale per la prevenzione degli infortuni stradali. Essa è costituita dai seguenti elementi principali: • Il Global Road Safety Partnership (Partenariato per la sicurezza stradale globale, GRSP) è stato istituito nel 1999 nell’ambito del programma di partnership commerciale per lo sviluppo della Banca Mondiale. Ha sede a Ginevra presso l’IFRC (Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa) e favorisce l’utilizzo delle migliori pratiche nella gestione della sicurezza stradale attraverso partner che lavorano nelle zone “nevralgiche”, principalmente nei paesi in via di sviluppo. Il GRSP è stato scelto come organizzazione incaricata della diffusione del progetto GRSI (Global Road Safety Initiative, Iniziativa per la sicurezza stradale globale), un’iniziativa quinquennale da 10 milioni di dollari USA per la prevenzione degli infortuni stradali finanziata da sette delle maggiori aziende del settore automobilistico e petrolifero (Ford, GM, Honda, Michelin, Renault, Shell e Toyota). La GRSI promuove l’uso di manuali delle migliori pratiche messi a punto dalla UN Road Safety Collaboration (vedi qui di seguito) che opera, in particolar modo, in Brasile, Cina e nei paesi appartenenti all’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). • La UN Road Safety Collaboration è stata creata nel 2004 su iniziativa dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e “invitava l’OMS, che opera in stretta collaborazione con le Commissioni regionali delle Nazioni Unite, a fungere da coordinatrice sulle questioni legate alla sicurezza stradale all’interno del sistema delle Nazioni Unite”. Da allora ha articolato la collaborazione tra tutte le Commissioni regionali […] e una vasta gamma di stakeholder della sicurezza stradale al fine di scambiare e condividere le migliori pratiche, in particolare attraverso la preparazione di manuali sui principali fattori di rischio evidenziati dal Rapporto mondiale (vedi Scheda 3). Il decimo convegno della UN Road Safety Collaboration si è tenuto nel giugno 2009 a Bangkok, in Thailandia, organizzato dall’UNESCAP (United Nations Economic and Social Commission for Asia and the Pacific). • Il Global Road Safety Facility della Banca Mondiale che è stato istituito nel 2006 come primo strumento finanziario specifico mai creato per la 1
prevenzione degli infortuni stradali nei paesi a basso e medio reddito. Lo strumento ha avviato un programma catalizzatore delle attività ai livelli mondiale, regionale e nazionale per accelerare e aumentare gradualmente gli sforzi dei paesi in via di sviluppo verso la creazione delle proprie capacità manageriali e la realizzazione di programmi per la sicurezza stradale efficienti in termini di costi. Inoltre, esso fornisce un meccanismo di coordinamento per i principali finanziatori sia multilaterali che bilaterali, oltre ad avere la possibilità di finanziare ulteriori investimenti sulla sicurezza stradale tramite i programmi di prestiti ai paesi gestiti dalla Banca Mondiale. Consultare l’Allegato B per un riepilogo più dettagliato del funzionamento del Global Road Safety Facility. In modo incoraggiante, il gruppo della Banca Mondiale ha posto anche una maggiore enfasi sulla sicurezza stradale nella sua recente strategia commerciale per il settore dei trasporti 2008-2012, “Safe, Clean Affordable Transport for Development”9. Questa rete di collaborazioni riunisce gli stakeholder e le agenzie principali che mettono insieme le capacità per diffusione dei programmi, la promozione delle migliori pratiche, il finanziamento e il coordinamento dei finanziatori. Scheda 3: UN Road Safety Collaboration: Il trasferimento delle conoscenze sulla gestione di caschi, cinture di sicurezza, eccessiva velocità e guida in stato di ebbrezza Esistono molte cause per gli incidenti stradali e molti mezzi di prevenzione. Ma l’evidenza raccolta nell’arco di diversi decenni di ricerca e lavoro sul campo dimostra che è possibile salvare un numero considerevole di vite umane migliorando il modo in cui le persone gestiscono alcuni comportamenti umani, tra cui l’uso delle cinture di sicurezza; l’uso dei caschi da parte di ciclisti e motociclisti; la lotta all’eccesso di velocità e alla guida in stato di ebbrezza. L’esperienza di paesi industrializzati mostra come sia possibile ridurre enormemente il numero di decessi e lesioni da incidente stradale grazie alla combinazioni di fattori quali la legislazione, la sensibilizzazione del pubblico degli utenti, il miglioramento nell’applicazione delle leggi, il partenariato e la collaborazione dei diversi settori. Nel 2004, quando il World Report on Road 9 Transport Sector Board, World Bank Group (2008). Safe Clean and Affordable Transport for Development: Transport Business Strategy 2008 – 2012, Washington DC. 1
Traffic Injury Prevention dimostrò che questi rischi erano presenti – ma senza essere affrontati – praticamente in tutti i paesi a basso e medio reddito, la sfida fu quella di trovare un modo di trasferire a questi paesi le conoscenze già acquisite altrove in una frazione del tempo e a una frazione dei costi che erano stati necessari per acquisirle nelle nazioni con società già interamente motorizzate. Tra il 2005 e il 2008 i membri della United Nations Road Safety Collaboration hanno messo a punto le guide definitive alle migliori pratiche relativamente a questi quattro fattori di rischio. Lavorando in collaborazione con governi, organizzazioni del mondo aziendale e della società civile, la Global Road Safety Partnership è una delle organizzazioni che si è maggiormente impegnata nell’evitare che le guide restassero a impolverarsi sugli scaffali e nel diffonderli per renderli operativi. Attualmente i quattro manuali sono tradotti e pubblicati oltre 20 lingue e vengono utilizzati per indirizzare i programmi in molti paesi. Oggi i risultati dimostrano che il trasferimento di conoscenze può funzionare bene anche attraverso molte lingue e culture diverse. Sebbene ciascun partenariato o progetto sia differente dall’altro, i manuali offrono un quadro di azione già provato e testato. Forniscono una guida pratica e dettagliata per analizzare e comprendere la situazione della sicurezza stradale locale, condurre studi preliminari, comunicare con gli stakeholder, creare partnerariati, pianificare e realizzare interventi e valutarne i risultati – tutti gli ingredienti principali per creare interventi per la sicurezza stradale sostenibili e di successo. Di seguito sono riportati alcuni esempi del modo in cui i manuali delle migliori pratiche vengono utilizzati per ottenere risultati di successo: Caschi: Il manuale indirizza il programma dei caschi per la gioventù nelle zone rurali della Thailandia Il Community Youth Helmet Use Project, un programma di 18 mesi basato sul manuale dedicato all’uso dei caschi, è stato avviato nel 2008 ed è all’opera in 120 villaggi della Thailandia nordoccidentale allo scopo di sviluppare modi innovativi e sostenibili per favorire l’uso del casco tra i giovani. Nel corso del 2008, sono state organizzate diverse serie di incontri nei villaggi e nel distretto in cui i leader delle comunità mettevano a punto proposte e ricevevano una 1
formazione nelle migliori pratiche relative all’uso dei caschi. La Thailandia è soltanto uno dei paesi in cui il GRSP lavora con successo avvalendosi del manuale dedicato ai caschi. Altri paesi sono Vietnam, Cambogia, Laos, Indonesia, Brasile e Burkina Faso. Cinture di sicurezza: Il manuale delle migliori pratiche contribuisce a ridurre i decessi da incidente stradale a Sakhalin, Russia La storia del successo conseguito sull’isola russa di Sakhalin rappresenta un esempio del modo in cui una vasta gamma di stakeholder possano cooperare per creare un programma basato sulle migliori pratiche. Utilizzando Seat Belt Toolkit della Fondazione FIA, la guida che ha precorso la serie di manuali dell’ONU, il programma per favorire l’uso delle cinture di sicurezza prevedeva applicazione, ricerca e indagini strategiche avanzate, pubblicità sulle statistiche sui decessi da incidente stradale correlati all’uso delle cinture di sicurezza, nonché tre anni di azione costante. Il risultato è stata una straordinaria trasformazione delle percentuali di utilizzo delle cinture di sicurezza sull’isola, che sono passate dal 3% nel 2005 a oltre l’83% nel 2008, arrivando perciò a competere con quelle di paesi in cui l’opera di educazione stradale e applicazione delle norme è stata continua per decenni. Nello stesso anno le cifre complessive relative a decessi e lesioni gravi sono diminuite circa del 20%. Guida in stato di ebbrezza: Il progetto pilota “Hai bevuto? non guidare!” Il progetto di partenariato tra più settori avviato nel 2008 ha come obiettivo la lotta alla diffusa abitudine di guidare dopo l’assunzione di alcolici nella città polacca di Olsztyn, dove le percentuali di guida in stato di ebbrezza sono maggiori rispetto alla media nazionale. Le attività del 2008 includevano controlli del tasso di alcolemia mediante misurazione sulla strada e indagini, analisi statistiche, sessioni di addestramento dei conducenti, nonché una vasta gamma di attività di educazione del pubblico. Sviluppo della capacità di applicazione per convertire in azione i manuali delle migliori pratiche Il GRSP si avvale dei manuali delle migliori pratiche globali per sviluppare le capacità delle agenzie preposte all’ordine pubblico e delle altre entità che influenzano i comportamenti sulla strada. Guidati dallo sviluppo e la diffusione sistematici del lavoro di formazione dei professionisti delle forze dell’ordine 1
nella regione dell’ASEAN, nel 2008 i consulenti anziani in materia di ordine pubblico del GRSP hanno tenuto approfonditi seminari sullo sviluppo delle competenze professionali in Malesia, Cambogia e Thailandia. È stata fornita assistenza anche alle forze di polizia di Namibia e Polonia. Gli strumenti offerti dalle migliori pratiche possono funzionare in tutto il mondo. Essi affrontano una parte importante del problema della sicurezza stradale mondiale. Funzionano davvero bene quando vengono applicati attraverso l’opera di organizzazioni di partenariati tra governi, industria e società civile. Possono essere condotti da uno qualunque dei diversi settori. Tuttavia, l’attuale livello di implementazione è modesto se confrontato con il problema della sicurezza stradale nel mondo. La sfida è chiara: nel prossimo Decennio di interventi, dobbiamo fare in modo che ognuno dei paesi a basso e medio reddito disponga delle risorse e delle capacità per applicare completamente queste misure di base che hanno dato prova di poter salvare vite umane. Fonte: Andrew Pearce, Chief Executive, Global Road Safety Partnership Anche la Commissione per la Sicurezza Stradale Globale sotto la presidenza di Lord Robertson of Port Ellen ha offerto un notevole contributo al primo decennio dedicato alla sicurezza stradale. Nel suo rapporto del 2006, “Strade sicure: La nuova priorità per lo sviluppo sostenibile”10, la Commissione condivideva pienamente l’analisi del precedente Rapporto mondiale, ma in più sosteneva che la prevenzione degli infortuni stradali doveva essere riconosciuta come questione legata allo sviluppo. Inoltre, metteva in evidenza il contributo decisivo che tale prevenzione poteva apportare al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (vedi Scheda 4). La richiesta che la sicurezza stradale entrasse a far parte dell’agenda dello sviluppo sostenibile ha ottenuto il gradito sostegno da parte di figure leader in questo campo come Kevin Watkins (vedi Scheda 8). Il rapporto Strade sicure proponeva tre principali raccomandazioni per l’azione a livello mondiale: 10 Commission for Global Road Safety. (2006). Make Roads Safe. A New Priority for Sustainable Development, Commission for Global Road Safety, London. (La traduzione italiana del rapporto, “Strade sicure: La nuova priorità per lo sviluppo sostenibile”, è consultabile sul sito web della Commissione all’indirizzo http://www.makeroadssafe.org/it/Pages/default.aspx ). 2
• Definire un piano decennale da 300 milioni di dollari USA per investire nello sviluppo delle capacità in materia di prevenzione degli infortuni stradali nei paesi a basso e medio reddito; • Esigere che in tutti i progetti per la costruzione di nuove strade e la manutenzione stradale finanziati dalla comunità internazionale nei paesi a basso e medio reddito almeno il 10% dei costi totali di progetto sia destinato alla classificazione della sicurezza stradale, valutazione e programmi di prevenzioni estesi all’intera comunità; • Organizzare una conferenza a livello ministeriale sulla sicurezza stradale globale per favorire l’implementazione delle raccomandazioni contenute nel Rapporto mondiale sulla prevenzione degli incidenti stradali del 2004. Per sostenere le raccomandazioni della Commissione durante la settimana della sicurezza stradale globale del 2007, venne lanciata la campagna “Strade sicure” con lo scopo di raccogliere un milione di firme per una petizione al Segretario Generale dell’ONU. La campagna ottenne il sostegno di un vasto numero di leader e celebrità mondiali, tra cui vincitori di Premi Nobel per la pace, l’arcivescovo Desmond Tutu, l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter e il presidente del Costa Rica Oscar Arias (vedi Scheda 4). Nel marzo 2008 la campagna raggiunse il suo obiettivo iniziale e la petizione venne presentata al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon. Questo è avvenuto in concomitanza con il recentissimo dibattito sulla sicurezza stradale tenutosi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite dove è stata approvata la proposta della Commissione di organizzare una conferenza dei ministri, che la Federazione Russa si è offerta di ospitare a Mosca. Scheda 4: Strade sicure – La campagna per la sicurezza stradale globale La campagna Strade sicure è stata istituita nel 2006 dalla Commissione per la Sicurezza Stradale Globale e la Fondazione FIA con l’intento di raggiungere tre obiettivi: sostenere le raccomandazioni della presentate nel rapporto “Strade sicure” della Commissione; creare una coalizione di organizzazioni interessate che condividono una richiesta comune di intervento su scala mondiale; tentare di cambiare “etichetta” alla sicurezza stradale ridefinendola come questione legata allo sviluppo globale e alla salute pubblica. In occasione della Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale istituita dalle 2
Nazioni Unite nel 2007, la campagna lanciò una petizione alle Nazioni Unite per richiedere l’organizzazione della prima conferenza mondiale ministeriale sulla sicurezza stradale e successivamente inoltrò una petizione con un milione di firme al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon. L’arcivescovo Desmond Tutu, che tenne un discorso chiave in occasione del lancio della campagna in Africa, fu tra i personaggi pubblici di spicco – insieme all’ex presidente irlandese Mary Robinson e l’ex presidente statunitense Jimmy Carter – che nel marzo 2008 firmarono un lettera aperta alle Nazioni Unite per sollecitare il sostegno alla conferenza proposta. La campagna è stata attiva in oltre 50 paesi di ogni continente, con attività nazionali dirette da ONG, automobile club e organizzazioni del settore della salute pubblica. Oggi la campagna gode del sostegno di oltre 150 organizzazioni nazionali e internazionali. L’ambasciatrice nel mondo della campagna Strade sicure è Michelle Yeoh, attrice di fama internazionale e protagonista di film quali La tigre e il dragone; Memorie di una geisha; 007 - Il domani non muore mai e Sunshine. Michelle Yeoh ha promosso la campagna nel corso di missioni di accertamento dei fatti e in occasioni di manifestazioni in tutto il mondo. Nell’ottobre 2008 ha lanciato l’iniziativa Call for a Decade of Action for Road Safety con un corteo per la sicurezza stradale nelle strade di Ho Chi Minh City, Vietnam, al quale hanno partecipato 2000 bambini. Tra gli altri personaggi famosi che hanno assicurato il loro sostegno sono da ricordare Michael Schumacher (che è anche membro della Commissione per la Sicurezza Stradale Globale), l’attuale campione mondiale di Formula 1 Lewis Hamilton, il calciatore africano dell’anno Samuel Eto’o, l’attore e presentatore televisivo Michael Palin e il musicista Moby. Nel settembre 2008 la Commissione si è riunita a San Pietroburgo per esaminare i progressi relativi alle tre raccomandazioni di principio contenute nel rapporto Strade sicure del 2006. Il riesame può anche servire da utile verifica dell’impatto avuto dal primo decennio di sicurezza stradale. Raccomandazione 1 – Piano d’azione da 300 milioni di dollari USA 2
Nella raccomandazione si richiedeva di destinare 300 milioni di dollari USA a un piano d’azione decennale da realizzare attraverso lo strumento del Global Road Safety Facility della Banca Mondiale. Sebbene lo strumento sia riuscito a ottenere un notevole sostegno dei finanziatori dalla Fondazione FIA, nonché dai governi di Australia, Paesi Bassi e Svezia, il livello delle risorse impegnate fino a oggi ammonta a poco oltre i 15,9 milioni di dollari USA tra il 2006 e 2008 ed è di molto inferiore ai 30 milioni annui proposti (vedi Allegato B). Si è avuto un ulteriore gradito aumento di sostegno per la sicurezza stradale esemplificato dalla decisione del 2007 della Bloomberg Foundation di devolvere 9 milioni di dollari USA all’OMS per finanziare progetti pilota in Messico e Vietnam e per redigere un rapporto sullo stato della sicurezza stradale nel mondo. Anche il settore privato continua a offrire un contributo importante attraverso il progetto GRSI da 10 milioni di dollari USA gestito dal GRSP. Occorre tuttavia riconoscere che sono stati realizzati scarsi progressi nell’adempiere la raccomandazione espressa dalla Commissione nel 2006 per lo stanziamento annuo di 30 milioni di dollari USA. Le fonti ufficiali di aiuti per lo sviluppo rimangono pesantemente impegnate sul fronte delle questioni associate agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e sono restie a reindirizzare le risorse verso “nuovi” soggetti. Su un versante più positivo, esse stanno vieppiù riconoscendo che quella degli incidenti stradali con vittime è un problema “trasversale” di considerevole entità, che richiede quindi degli interventi come misura di “salvaguardia” collegata ai programmi di sviluppo esistenti, più in particolare agli investimenti nelle infrastrutture stradali. Anche le fondazioni private, specialmente quelle interessate alla salute pubblica, rimangono fortemente concentrate sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (specie per quanto riguarda malattie infettive come HIV/AIDS, TBC e malaria) e sembrano attualmente riluttanti a sposare la causa della prevenzione degli incidenti in generale e della sicurezza stradale in particolare. La Commissione concorda nell’assegnare a questa raccomandazione un impatto pari a soltanto il 20%. Raccomandazione 2 – Assegnazione alla sicurezza stradale del 10% dei costi dei progetti stradali La proposta del 10% aveva origine da una precedente linea guida interna adottata dalla Banca Mondiale agli inizi degli anni Ottanta. La formulazione precisa del 10% è stata oggetto di un approfondito dibattito nell’ambito della comunità degli esperti di sicurezza delle infrastrutture stradali. Il dibattito su 2
questi temi si è animato in virtù del fatto che la Commissione ha posto una grande enfasi sul potenziale offerto dagli investimenti di risorse nelle strade, che consentirebbe di aumentare sistematicamente anche le relative prestazioni di sicurezza “passiva” delle reti stradali. Ad esempio, l’UNESCAP sta utilizzando la formulazione del 10% nel suo sviluppo del progetto dell’autostrada asiatica e la dichiarazione ministeriale in materia di trasporti enunciata a Busan nel 2006 approvava il concetto di “forgiving road”, cioè di strade che perdonano l'errore umano. Anche la conferenza “Making Roads Safe” tenutasi a Londra presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo a luglio del 2008 offre un esempio dell’accresciuta sensibilità verso le questioni legate alla sicurezza delle infrastrutture stradali. È aumentata vertiginosamente la richiesta di strumenti innovativi per la classificazione delle infrastrutture stradali, come quelli sviluppati dall’iRAP (International Road Assessment Programme, Programma internazionale di valutazione stradale). I risultati positivi conseguiti dai primi progetti pilota dell’iRAP in Costa Rica, Cile, Malesia e Sudafrica […] dimostrano la mobilizzazione delle esistenti risorse fornite dai finanziatori e impegnate sulle strade offre un grande potenziale per raggiungere livelli più elevati di prestazioni in fatto di sicurezza. In questo senso, rappresenta un passo avanti da accogliere positivamente anche la recente creazione da parte del Global Road Safety Facility della Banca Mondiale di un gruppo di lavoro delle banche di sviluppo allo scopo di mettere a punto un approccio comune agli investimenti in infrastrutture per la sicurezza stradale (un’iniziativa proposta originariamente nel 2006 dalla Commissione stessa). La classificazione di questa raccomandazione da parte della Commissione è stata del 50%. [omissis] Raccomandazione 3 – Accordo su una conferenza ministeriale delle Nazioni Unite La raccomandazione in cui la Commissione suggeriva una riunione ministeriale ha riscosso un evidente successo. Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki- moon ha appoggiato la proposta11, al pari di numerosi leader politici influenti, 11 Improving Global Road Safety: Nota del Segretario Generale A/62/257, 14 agosto 2007, paragrafo (h), pagina 12. 2
quali il primo ministro britannico Tony Blair e il presidente del consiglio italiano Romano Prodi. La Federazione Russa ha molto generosamente offerto di ospitare la conferenza a Mosca e l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dibattuto la questione nel marzo 2008. La decisione unanime dell’Assemblea di accettare l’offerta della Federazione Russa ha rappresentato un decisivo punto di svolta politico per la sicurezza stradale globale (vedi Risoluzione 62/244 nell’Allegato A). Sebbene i finanziatori multilaterali e bilaterali debbano ancora destinare risorse nelle proporzioni auspicate nel Piano di interventi proposto dalla Commissione, la conferenza ministeriale di Mosca prospetta un nuovo traguardo per continuare a esercitare pressioni affinché alla sicurezza stradale globale vengano assegnate maggiori risorse per l’assistenza allo sviluppo. La classificazione di questa raccomandazione da parte della Commissione è stata del 100%. Progressi raggiunti finora Nel decennio scorso sono maturati progressi importanti. È davvero significativo il fatto che le raccomandazioni e l’analisi delle politiche proposte nel Rapporto mondiale abbiano ottenuto un sostegno così diffuso. Le Nazioni Unite hanno dato un chiaro mandato affinché ne sia appoggiata la realizzazione. Inoltre, abbiamo assistito alla creazione di una struttura di partenariato, coordinamento e finanziamento che rappresenta un prerequisito essenziale per uno sforzo concertato mirato a invertire e quindi ridurre in tutto il mondo il numero crescente di decessi e lesioni causati da incidenti stradali. Sono da mettere in evidenza anche i segnali molto incoraggianti provenienti da campagne nazionali e progetti pilota per interventi sulla sicurezza stradale che funzionano egregiamente. L’uso del casco in Vietnam […], l’uso della cintura di sicurezza in Costa Rica, la valutazione delle infrastrutture stradali in Malesia sono soltanto alcuni degli esempi che vanno a rafforzare la causa della trasformazione dei progetti pilota di portata limitata in interventi globali attraverso programmi estesi a livello nazionale. Sono senz’altro questi i risultati positivi del primo decennio di sicurezza stradale globale. Ma rimangono ancora sul tavolo notevoli sfide e barriere, se davvero intendiamo porre fine al numero di infortuni stradali che, secondo le previsioni, nel prossimo decennio continueranno ad aumentare in moltissimi paesi a basso e medio reddito. I nostri sforzi restano inadeguati e privi dei finanziamenti sufficienti per affrontare la portata del drammatico fenomeno che 2
si verifica sulle strade. Oggi si avverte più che mai la necessità di un altro decennio dedicato alla sicurezza stradale globale – 10 anni di interventi per realizzare un chiaro programma di politiche, ovvero un programma su scala mondiale per lo sviluppo delle capacità in materia di prevenzione degli infortuni stradali. [omissis] 2
Sezione II Sicurezza stradale, sviluppo sostenibile ed efficacia degli aiuti È un dato di fatto reale che persino dopo questo primo decennio di sicurezza stradale globale non possiamo affermare che le tendenze si stiano invertendo. La triste verità è che il numero di decessi e lesioni dovuti a incidenti stradali continua ad aumentare inesorabilmente. Nei prossimi decenni, si prevede che la normalità della vita quotidiana nei paesi a basso e medio reddito dovrà soffrire enormi costi sociali causati dagli incidenti stradali. È stato calcolato che nel 2002 i costi sociali dovuti agli incidenti stradali sono stati maggiori di quelli dovuti a malaria e tubercolosi (rispettivamente all’8°, 9° e 10° posto) e si prevede che il problema sarà ancora più grave nel 2030 (quando occuperanno il 7°, il 15° e il 10° posto, rispettivamente). Secondo le previsioni più ottimistiche riguardo alle prestazioni dei programmi sanitari mirati, nel 2030 i costi sociali causati dagli infortuni stradali potrebbero diventare la quarta maggiore fonte di spesa. Per gli uomini, si prevede che nello stesso anno essi saranno al secondo posto dopo quelli legati all’HIV/AIDS. Tra il 2015 e il 2030, questo tipo di mortalità e di infortuni sarà la causa maggiore di perdita di anni di vita in buono stato di salute per i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni (vedi Figura 4)12. Quest’ultima stima relativa ai bambini – confermata dal recente World Report on Child Injury Prevention, il rapporto mondiale dell’OMS e dell’Unicef sulla prevenzione degli incidenti a danno dei minorenni (vedi Scheda 7) – dovrebbe costituire tutta la giustificazione necessaria per stabilire che la sicurezza stradale è senz’altro una priorità dello sviluppo sostenibile e per integrare la prevenzione degli infortuni stradali nei programmi di aiuti delle principali organizzazioni di donatori bilaterali e multilaterali. Figura 4: DALYs (Disability-Adjusted Life Years, perdita di anni di vita in buono stato di salute) previsti nei paesi in via di sviluppo: (bambini di età 5 - 14 anni) 12 Mathers C., Loncar D. (2005). Updated projections of global mortality and burden of disease, 2002 – 2030: data sources, methods, and results. Evidence and Information for Policy Working Paper, World Health Organization, Geneva. 2
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