COMUNE DI BAIANO D.U.P. DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE 2019/2021
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Indice 1 INTRODUZIONE 1 1.1 LA PROGRAMMAZIONE NEL NUOVO CONTESTO NORMATIVO 2 1.2 IL DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE 5 2 SEZIONE STRATEGICA (SES) 7 2.1 QUADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE 8 2.1.1 OBIETTIVI INDIVIDUATI DAL GOVERNO NAZIONALE 9 2.1.2 OBIETTIVI INDIVIDUATI DALLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE 17 2.1.3 ANALISI DEMOGRAFICA 20 2.1.4 ANALISI DEL TERRITORIO E DELLE STRUTTURE 22 2.2 QUADRO DELLE CONDIZIONI INTERNE DELL’ENTE 30 2.2.1 ORGANIZZAZIONE DELL’ENTE 31 2.2.2 INDIRIZZI IN MATERIA DI TRIBUTI E TARIFFE, VALUTAZIONE SUI MEZZI FINANZIARI, IMPIEGO DI RISORSE 32 STRAORDINARIE E IN CONTO CAPITALE 2.2.3 PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE DI SPESA E TREND STORICO 39 2.2.4 ORGANIZZAZIONE E MODALITÀ DI GESTIONE DEI SERVIZI 44 2.2.5 SITUAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA DEGLI ORGANISMI PARTECIPATI 46 2.3 INDIRIZZI E OBIETTIVI STRATEGICI 48 2.3.1 IL PIANO DI GOVERNO 49 2.3.2 OBIETTIVI STRATEGICI 62 2.3.3 OBIETTIVI STRATEGICI PER MISSIONE 63 2.4 STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE DEI RISULTATI 69 3 SEZIONE OPERATIVA (SEO) 70 3.1 PARTE PRIMA 71 3.1.1 DESCRIZIONE DEI PROGRAMMI E OBIETTIVI OPERATIVI 71 3.1.2 VALUTAZIONI DEI MEZZI FINANZIARI E DELLE FONTI DI FINANZIAMENTO 75 3.1.3 GLI EQUILIBRI DI BILANCIO 2018/2020 83 3.1.4 IL PAREGGIO DI BILANCIO PER IL TRIENNIO 2018/2020 85 3.1.5 DEBITO CONSOLIDATO E CAPACITÀ DI INDEBITAMENTO 2018/2020 88 3.1.6 PROGRAMMAZIONE DEL FABBISOGNO DI PERSONALE PER IL TRIENNIO 2018/2020 89 3.1.7 PIANO DELLE ALIENAZIONI E VALORIZZAZIONI IMMOBILIARI 88 3.1.8 PROGRAMMA TRIENNALE DELLE OPERE PUBBLICHE 92 Pagina I
1 INTRODUZIONE Pagina 1
Introduzione 1.1 La programmazione nel nuovo contesto normativo Il decreto legislativo n. 118 del 2011 prevede che le amministrazioni pubbliche territoriali debbano conformare la propria gestione a regole contabili uniformi, definite sotto forma di principi contabili generali e di principi contabili applicati: questi ultimi rappresentano l’interpretazione delle norme contabili e dei principi generali, completano il sistema generale e favoriscono l’adozione di comportamenti uniformi e corretti. In particolare il principio contabile applicato concernente la programmazione di bilancio afferma che “La programmazione è il processo di analisi e valutazione che, comparando e ordinando coerentemente tra loro le politiche e i piani per il governo del territorio, consente di organizzare, in una dimensione temporale predefinita, le attività e le risorse necessarie per la realizzazione di fini sociali e la promozione dello sviluppo economico e civile delle comunità di riferimento”. Già da questa prima formulazione si evince come per adempiere al principio normativo non sarà più sufficiente la predisposizione di documenti di respiro tecnico-contabile, tesi a definire le risorse finanziarie per classificazione di bilancio, seguendo trend consolidati nel tempo, ma sostanzialmente privi di una visione progettuale di sviluppo sociale ed economico del territorio: scopi, contenuti, risorse destinate e risultati dell’azione di governo dovranno sempre più caratterizzare i documenti contabili per offrire una lettura dell’azione amministrativa che sia comprensibile e valutabile dal principale destinatario di qualunque iniziativa dell’Ente pubblico, ovvero il cittadino. In quest’ottica il ‘Piano di governo’, ritenuto fino ad oggi un puro strumento di comunicazione politica, acquisisce una nuova fondamentale rilevanza: rappresenta infatti il punto di riferimento dell’intera azione dell’Ente per i 5 anni di durata del mandato, ovvero la strategia, e come tale coinvolge, ognuno per la sua parte, tutti i settori dell’Ente. In conseguenza di quanto affermato, la ripartizione delle risorse finanziarie secondo la classificazione ministeriale, ovvero il bilancio di previsione, non contiene tutte le informazioni necessarie: sono sempre i principi contabili a stabilire che la pianificazione, per essere ‘qualificata’, dovrà contenere la lettura non solo contabile dei documenti nei quali le decisioni politiche e gestionali trovano concreta attuazione ed essere orientata nella sua redazione alla lettura da parte dei portatori di interesse. Rivestiranno un ruolo sempre più centrale nelle programmazioni e rendicontazioni future, non soltanto le grandezze finanziarie previste ed effettivamente utilizzate, ma una molteplicità di informazioni, contabili e non, relative agli effetti delle azioni dell’Ente, ovvero gli impatti ‘interni’ sull’organizzazione ed ‘esterni’ sulla cittadinanza delle politiche dell’Amministrazione. Pagina 2
Introduzione Coerenza ed interdipendenza dei diversi documenti di pianificazione rappresentano una ulteriore caratteristica specificamente prevista dai principi a cui si ispira il D.lgs. 118/2011: perché la programmazione svolga compiutamente le funzioni politico-amministrativa, economico-finanziaria ed informativa ad essa assegnate, è indispensabile che sia in grado di rappresentare con chiarezza non solo gli effetti contabili delle scelte assunte, ma anche la loro motivazione e la coerenza con il programma politico dell’amministrazione. Saranno quindi esplicitati con sempre maggiore chiarezza gli elementi precedentemente menzionati e cioè gli obiettivi di breve e lungo periodo della gestione e le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per il loro conseguimento; per fare ciò dovrà sussistere una chiara coerenza e raccordabilità tra i diversi aspetti quantitativi e descrittivi delle politiche ed i valori inseriti nei documenti di programmazione, che non potranno consistere in dichiarazioni formali di intenti, ‘slegate’ dal contesto politico, organizzativo, ed economico finanziario. Il percorso di adempimento normativo rappresenta solo un aspetto, quasi il pretesto per una evoluzione che prima di tutto dovrà essere culturale, metodologica ed organizzativa: il presente Documento Unico di Programmazione rappresenta dunque l’avvio di un processo che richiederà tempi adeguati e step successivi di perfezionamento, che risentiranno delle evidenze emerse in sede di gestione e matureranno in un contesto politico, sociale ed economico difficile ed in continua evoluzione. Si riportano di seguito i passaggi più significativi contenuti nel principio contabile della programmazione: Par. 1 – Definizione. “Il processo di programmazione…si conclude con la formalizzazione delle decisioni politiche e gestionali che danno contenuto a programmi e piani futuri riferibili alle missioni dell’ente. …L’attendibilità, la congruità e la coerenza, interna ed esterna, dei documenti di programmazione è prova della affidabilità e credibilità dell’ente” Par. 2 – I contenuti della programmazione. “I contenuti della programmazione devono essere declinati in coerenza con il programma di governo e gli indirizzi di finanza pubblica… …Le finalità e gli obiettivi di gestione devono essere misurabili e monitorabili in modo da potere verificare il loro grado di raggiungimento e gli eventuali scostamenti fra risultati attesi ed effettivi… …I risultati riferiti alle finalità sono rilevabili nel medio periodo e sono espressi in termini di impatto atteso sui bisogni esterni quale effetto dell’attuazione di politiche, programmi ed eventuali progetti.” Par. 3.3 – Coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio. “Il principio di coerenza implica una considerazione “complessiva e integrata” del ciclo di programmazione, sia economico che finanziario, e un raccordo stabile e duraturo tra i diversi aspetti quantitativi e descrittivi delle politiche e dei relativi obiettivi - inclusi nei documenti di programmazione… Pagina 3
Introduzione …In particolare il bilancio di previsione…deve rappresentare con chiarezza non solo gli effetti contabili delle scelte assunte, ma anche la loro motivazione e coerenza con il programma politico dell’amministrazione…” Par.8 – Il Documento Unico di Programmazione degli Enti Locali. “Il DUP è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative… …Il DUP costituisce, nel rispetto del principio del coordinamento e coerenza dei documenti di bilancio, il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione…”. Par.8.1 – La sezione strategica (SeS). “La SeS sviluppa e concretizza le linee programmatiche di mandato di cui all’art. 46 comma 3 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e individua, in coerenza con il quadro normativo di riferimento, gli indirizzi strategici dell’ente… …In particolare, la SeS individua…le principali scelte che caratterizzano il programma dell’amministrazione da realizzare nel corso del mandato amministrativo e che possono avere un impatto di medio e lungo periodo, le politiche di mandato che l’ente vuole sviluppare nel raggiungimento delle proprie finalità istituzionali e nel governo delle proprie funzioni fondamentali e gli indirizzi generali di programmazione riferiti al periodo di mandato…”. Par.8.2 – La sezione operativa (Seo). “La SeO individua, per ogni singola missione, i programmi che l’ente intende realizzare per conseguire gli obiettivi strategici definiti nella SeS. Per ogni programma, e per tutto il periodo di riferimento del DUP, sono individuati gli obiettivi operativi annuali da raggiungere…” Par.10.1 – Il PEG: finalità e caratteristiche. “Il piano esecutivo di gestione (PEG) è il documento che permette di declinare in maggior dettaglio la programmazione operativa contenuta nell’apposita Sezione del Documento Unico di Programmazione (DUP)… …Il piano dettagliato degli obiettivi di cui all'articolo 108, comma 1, del TUEL e il piano della performance di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 sono unificati organicamente nel piano esecutivo di gestione…” Pagina 4
Introduzione 1.2 Il Documento Unico di Programmazione Nella scenario normativo precedentemente descritto, il DUP costituisce lo strumento di guida strategica ed operativa degli enti locali e rappresenta il presupposto necessario di tutti gli altri documenti di programmazione: si divide in due parti principali, una Sezione Strategica ed una Sezione Operativa. La Sezione Strategica (SeS) sviluppa e concretizza le linee programmatiche di mandato di cui all’art. 46 comma 3 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e individua, in coerenza con il quadro normativo di riferimento, gli indirizzi strategici dell’ente: nella SeS sono anche indicati gli strumenti attraverso i quali l'ente locale intende rendicontare il proprio operato nel corso del mandato in maniera sistematica e trasparente, per informare i cittadini del livello di realizzazione dei programmi, di raggiungimento degli obiettivi e delle collegate aree di responsabilità politica o amministrativa. La Sezione Operativa (SeO) costituisce lo strumento a supporto del processo di previsione definito sulla base degli indirizzi generali e degli obiettivi strategici fissati nella SeS: in particolare contiene la programmazione operativa dell’ente avendo a riferimento un arco temporale sia annuale, sia pluriennale. La SeO individua, per ogni singola missione, i programmi che l’ente intende realizzare per conseguire gli obiettivi strategici definiti nella SeS: per ogni programma, e per tutto il periodo di riferimento del DUP, sono individuati gli obiettivi operativi annuali da raggiungere. E’ importante in questa sede evidenziare che uno degli obiettivi della SeO è costituire il presupposto dell’attività di controllo strategico e dei risultati conseguiti dall’ente, con particolare riferimento allo stato di attuazione dei programmi nell’ambito delle missioni e alla relazione al rendiconto di gestione. Alcuni passaggi sono però indispensabili al fine di elaborare un processo di programmazione che sia, ai sensi di quanto esposto nei paragrafi precedenti, ‘qualificato’, ovvero ‘coerente’ e ‘raccordabile’ con gli altri strumenti. Il primo passaggio è consistito nella descrizione del ‘Piano di governo’, ovvero nella declinazione della strategia che dovrà guidare l’Ente. Il secondo passaggio si è sostanziato nel tentativo di raccordare il ‘Piano di governo’ e la classificazione di bilancio, in particolare Missione e Programma: in questo modo è stato possibile avviare la misurazione delle risorse finanziarie destinate al raggiungimento degli obiettivi di mandato dell’Amministrazione. Si è inoltre cercato di definire gli stakeholder interessati dalle singole componenti della strategia, ovvero del piano di governo dell’Amministrazione: come accennato precedentemente, il processo di crescita culturale e metodologico, reso necessario dal nuovo scenario normativo, è ancora in atto e vedrà nei prossimi anni Pagina 5
Introduzione ulteriori perfezionamenti con la definizione del contributo della struttura organizzativa, espresso in termini contabili ed extra-contabili, alla realizzazione delle diverse parti del piano di governo con il fine di produrre in maniera integrata e coerente i seguenti documenti: Bilancio di previsione, PEG, Piano dettagliato degli obiettivi, Piano della Performance. Pagina 6
2 SEZIONE STRATEGICA (SeS) Pagina 7
Sezione Strategica 2.1 Quadro delle condizioni esterne Pagina 8
Sezione Strategica 2.1.1 Obiettivi individuati dal governo nazionale Il principio applicato alla programmazione prevede che l’individuazione degli obiettivi strategici sia effettuata tenendo in considerazione le condizioni esterne ed interne in cui l’Ente si trova ad operare: gli scenari socio economici ed il contesto normativo nazionale e regionale costituiscono in questo senso i paletti all’interno dei quali si deve orientare l’azione dell’Amministrazione. Il primo punto di riferimento normativo è rappresentato dal documento di programmazione economico-finanziaria, ovvero il “Documento di Programmazione Economico Finanziaria DEF 2018”, quale principale strumento della programmazione economico-finanziaria in quanto indica la strategia economica e di finanza pubblica nel medio termine. Non va inoltre dimenticato, quale attore importante nella governance, il ruolo della UE con i regolamenti in vigore dal 2013 volti a rafforzare il monitoraggio delle finanze pubbliche dell’area euro. Si può affermare che anche a seguito delle segnalazioni delle autorità europee sono state adottate una serie di normative che hanno avuto notevole impatto anche sugli enti locali: Sostenibilità delle finanze pubbliche – si ricordano i provvedimenti in materia di riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi e il rafforzamento dei vincoli per il conseguimento di risparmi di spesa della pubblica amministrazione, ulteriori limiti di spesa per incarichi di consulenza ed assimilati della PA, introduzione del limite massimo di autovetture, individuazione dei fabbisogni standard da utilizzare come criterio per la ripartizione del Fondo di Solidarietà comunale o del fondo perequativo, istituzione del Nuovo Sistema Nazionale degli Approvvigionamenti, misure di razionalizzazione delle società partecipate locali. Sistema fiscale – provvedimenti in materia di riordino della fiscalità locale, con l’introduzione dell’Imposta unica comunale IUC, costituita dall’IMU, dalla TASI e dalla TARI. Efficienza della pubblica amministrazione – si ricorda l’ampia riforma in materia di enti locali, che istituisce le Città metropolitane, ridefinisce il sistema delle Province e detta una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di Comuni, l’introduzione del Sistema di Interscambio delle fatture elettroniche, nuova disciplina in materia di mobilità del personale, l’introduzione di nuove misure in materia di anticorruzione, con l’istituzione dell’ANAC in sostituzione dell’AVCP. Pagina 9
Sezione Strategica QUADRO COMPLESSIVO La ripresa dell’economia italiana ha guadagnato vigore nel 2017 ed è continuata nel primo trimestre di quest’anno. Secondo le prime stime Istat, l’anno passato si è chiuso con una crescita del PIL dell’1,5 per cento in termini reali, in accelerazione rispetto agli incrementi di circa l’uno per cento dei due anni precedenti. L’occupazione è aumentata dell’1,1 per cento1 e le ore lavorate sono salite dell’1,0 per cento, il che sottende un aumento della produttività del lavoro. Il rafforzamento della ripresa è stato principalmente dovuto ad una dinamica più sostenuta degli investimenti e delle esportazioni, mentre i consumi delle famiglie si sono mantenuti sul sentiero di crescita moderata degli anni precedenti. Nel 2017, sebbene la penetrazione delle importazioni sia lievemente aumentata, il saldo della bilancia commerciale con l’estero è rimasto fortemente positivo e il surplus di partite correnti della bilancia dei pagamenti è salito al 2,8 per cento del PIL, dal 2,6 per cento del 2016. Anche la finanza pubblica ha mostrato una tendenza positiva, giacché l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche è sceso al 2,3 per cento del PIL, dal 2,5 per cento del 2016, e all’1,9 per cento escludendo gli interventi straordinari per il risanamento del sistema bancario. Il rapporto fra stock di debito e PIL nel 2017 è diminuito al 131,8 per cento, dal 132,0 per cento del 2016. Al netto dei suddetti interventi straordinari, sarebbe sceso più marcatamente, al 130,8 per cento. Sebbene la fiducia delle imprese manifatturiere abbia registrato una flessione nel corso del primo trimestre, le prospettive economiche e di finanza pubblica per l’anno in corso e per i prossimi tre anni rimangono positive. Per quanto riguarda il triennio 2018-2020, il quadro macro tendenziale (a legislazione vigente) qui presentato è molto simile al programmatico della Nota di Aggiornamento del DEF (NADEF) pubblicata a settembre dell’anno scorso. L’andamento del PIL nel 2017 è infatti risultato in linea con la proiezione formulata nella NADEF e gli impatti sull’economia della Legge di Bilancio 2018 approvata dal Parlamento sono molto simili a quelli ipotizzati in settembre. La previsione di crescita del PIL reale nel 2018 è confermata all’1,5. Un quadro internazionale più favorevole e un livello dei rendimenti (correnti e attesi) sui titoli di Stato lievemente inferiore in confronto a quanto ipotizzato nella NADEF compensano un tasso di cambio dell’euro e prezzi del petrolio più elevati. La crescita del PIL reale nel 2019 viene invece leggermente ridotta dall’1,5 all’1,4 per cento, mentre quella per il 2020 rimane invariata all’1,3 per cento. Sebbene l’effetto congiunto delle variabili esogene utilizzate per la previsione della crescita del PIL nel 2019-2020 sia più favorevole rispetto a settembre, si è ritenuto opportuno introdurre una maggiore cautela alla luce dei rischi geopolitici di medio termine che si sono più chiaramente evidenziati negli ultimi mesi. Pagina 10
Sezione Strategica II tasso di crescita del PIL reale nel 2021 è cifrato all’1,2 per cento. Questa previsione tiene conto del fatto che i principali previsori internazionali scontano una decelerazione della crescita del commercio mondiale su un orizzonte a tre quattro anni. Quando ci si spinge su un orizzonte più lungo, è inoltre prassi consolidata quella di far convergere la previsione del PIL verso il tasso di crescita del prodotto potenziale. TAVOLA I.1: QUADRO MACROECONOMICO TENDENZIALE SINTETICO (1) (variazioni percentuali, salvo ove non diversamente indicato) 2017 2018 2019 2020 2021 PIL 1,5 1,5 1,4 1,3 1,2 Deflatore PIL 0,6 1,3 1,8 1,7 1,5 Deflatore consumi 1,2 1,1 2,2 2,0 1,5 PIL nominale 2,1 2,9 3,2 3,1 2,7 Occupazione ULA (2) 0,9 0,8 0,8 0,9 0,9 Occupazione FL (3) 1,2 1,1 1,0 1,0 0,9 Tasso di disoccupazione 11,2 10,7 10,2 9,7 9,1 Bilancia partite correnti 2,8 2,5 2,6 2,8 2,9 (saldo in % PIL) (2) Occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro (ULA). (3) Numero di occupati in base all’indagine campionaria della Rilevazione Continua delle Forze Lavoro (RCFL). Per quanto riguarda il PIL nominale, la crescita accelererebbe dal 2,1 per cento registrato nel 2017 al 2,9 per cento nel 2018 e al 3,2 per cento nel 2019, per poi rallentare lievemente al 3,1 nel 2020 e al 2,7 nel 2021, valori comunque più elevati di quelli registrati in anni recenti. Il nuovo quadro macro tendenziale 2018-2021 riassunto nella Tavola I.1 è stato validato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio in data 29 marzo 2018 . La lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2018 e dal decreto legge fiscale di accompagnamento , prevede un marcato miglioramento del saldo di bilancio, sia in termini nominali, sia strutturali, ovvero correggendo il saldo nominale per i fattori ciclici e le misure una tantum e temporanee. In aggiunta a misure di contrasto all’evasione fiscale e di contenimento della spesa pubblica, secondo la legislazione vigente tale miglioramento è assicurato da un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2019 e a gennaio 2020, quest’ultimo accompagnato da un rialzo delle accise sui carburanti. Secondo stime ottenute con il modello econometrico del Tesoro (ITEM), l’aumento delle imposte indirette provocherebbe una minore crescita del PIL in termini reali e un rialzo dell’inflazione - sia in termini di deflatore del PIL, sia di prezzi al consumo – rispetto ad uno scenario di invarianza della politica di bilancio. Questi impatti sarebbero concentrati negli anni 2019-2020 e, in minor misura, nel 2021. Laddove gli aumenti delle imposte indirette previsti per i prossimi anni fossero sostituiti da misure alternative di finanza pubblica a parità di indebitamento netto, l’andamento previsto del PIL reale potrebbe marginalmente differire da quello dello scenario tendenziale qui presentato, in funzione di una diversa composizione della manovra di finanza pubblica. Per quanto riguarda l’inflazione prevista, le stime della traslazione degli aumenti delle imposte indirette sui prezzi al consumo e sul deflatore del PIL hanno un notevole margine di incertezza, ma è plausibile ipotizzare che il deflatore del PIL crescerebbe di meno se gli aumenti delle imposte indirette fossero sostituiti da misure Pagina 11
Sezione Strategica alternative di riduzione del deficit. L’impatto complessivo sul PIL nominale non è quantificabile senza previa definizione delle misure alternative ai rialzi dell’IVA. Tuttavia, non si può escludere che negli anni 2019- 2020 la crescita del PIL nominale risulterebbe lievemente inferiore a quella dello scenario tendenziale. Venendo alla previsione tendenziale di finanza pubblica, il Governo conferma la stima di indebitamento netto della PA per il 2018 dell’1,6 per cento del PIL. Al netto di arrotondamenti, il surplus primario salirebbe all’1,9 per cento del PIL, dall’1,5 per cento del 2017 (1,9 per cento escludendo gli interventi straordinari sulle banche). L’indebitamento netto a legislazione vigente scenderebbe quindi allo 0,8 per cento del PIL nel 2019 e a zero nel 2020, trasformandosi quindi in un surplus dello 0,2 per cento del PIL nel 2021. Il saldo primario migliorerebbe al 2,7 per cento nel 2019, 3,4 nel 2020 e 3,7 nel 2021. I pagamenti per interessi scenderebbero a poco più del 3,5 per cento del PIL nel 2018 (dal 3,8 per cento del 2017) e rimarrebbero nell’intorno di quel livello fino al 2021, nonostante il rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato scontato dal mercato per i prossimi anni. Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica corretti per il ciclo e le misure una tantum e temporanee, che sono oggetto di monitoraggio da parte della Commissione Europa secondo il Patto di Stabilità e Crescita (PSC), la stima del saldo strutturale nel 2017 è pari al -1,1 per cento del PIL, in peggioramento di 0,2 punti percentuali rispetto al 20168 . Secondo le stime presentate nel paragrafo III.2 del presente documento, il lieve peggioramento del saldo strutturale non costituirebbe una deviazione significativa ai fini del braccio preventivo del PSC. In chiave prospettica, il saldo strutturale tendenziale migliorerebbe di 0,1 punti di PIL nel 2018, di 0,6 punti nel 2019 e di 0,5 punti nel 2020, rimanendo quindi invariato nel 2021. In termini di livelli, il saldo strutturale sarebbe pari a +0,1 per cento del PIL nel 2020 e nel 2021, soddisfacendo pertanto l’Obiettivo di Medio Termine del pareggio di bilancio strutturale. Il miglioramento del saldo strutturale nel 2018 è inferiore a quanto previsto nella NADEF (0,3 punti di PIL). La differenza è spiegata dal minor deficit strutturale registrato nel 2017 (1,1 per cento anziché 1,3 per cento del PIL), a parità di deficit strutturale atteso nel 2018 (1,0 per cento del PIL). Va notato che tutti i dati testé menzionati si basano sulle stime di prodotto potenziale e output gap del Governo. La Commissione Europea pubblicherà le proprie stime aggiornate all’inizio di maggio nello Spring Forecast e da esse dipenderà la valutazione del rispetto del braccio preventivo del PSC da parte dell’Italia. Il Comitato di Politica Economica dell’Unione Europea ha recentemente approvato alcuni miglioramenti della procedura di stima del prodotto potenziale proposte dal MEF con riferimento al caso italiano. Ne potrebbe derivare una revisione al rialzo della stima di crescita potenziale da parte della Commissione Europea e livelli di output gap meno penalizzanti per l’Italia. Tuttavia, in chiave prospettica (ovvero dal 2018 in avanti), la valutazione di eventuali deviazioni significative dei saldi strutturali di bilancio dell’Italia da parte della Commissione dipenderà anche dalle stime aggiornate di crescita del PIL e del saldo nominale di bilancio, che potrebbero differire lievemente da quelle del Pagina 12
Sezione Strategica Governo. Per quanto attiene al debito pubblico, il nuovo quadro tendenziale pone il rapporto debito/PIL a fine 2018 al 130,8 per cento, in discesa dal 131,8 del 2017. Grazie in particolare ai maggiori surplus primari e ad una crescita più sostenuta del PIL nominale, il rapporto debito/PIL calerebbe poi più rapidamente nei prossimi tre anni, fino a raggiungere il 122,0 per cento nel 2021. Quadro Macroeconomico Nel 2017 l’economia globale ha registrato una crescita più elevata degli anni precedenti e superiore alle attese. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel suo aggiornamento più recente, stima che nel 2017 il PIL globale sia cresciuto del 3,8 per cento, in accelerazione rispetto al 3,2 per cento registrato nel 2016 e lievemente superiore alla media del precedente quinquennio (3,6 per cento). Grazie all’andamento positivo in tutte le principali regioni mondiali, il FMI stima che il commercio internazionale sia cresciuto del 4,9 per cento, in forte aumento sul 2,3 per cento di crescita registrato nel 2016. Negli Stati Uniti, nel 2017, la crescita del PIL in termini reali è stata pari al 2,3 per cento, in deciso miglioramento rispetto all’anno precedente (1,5 per cento). La crescita è stata diffusa a tutti i settori; al persistere di livelli di disoccupazione storicamente bassi, prossimi al 4 per cento, si sono aggiunti crescenti livelli di fiducia nel settore privato e un nuovo impulso positivo alla ricchezza delle famiglie legato al buon andamento dei mercati finanziari e alla salita dei prezzi immobiliari. Coerentemente con le favorevoli condizioni dell’economia, la Federal Reserve ha proseguito il processo di normalizzazione della politica monetaria, operando tre rialzi dei tassi di 25 punti base nel corso del 2017 e rassicurando sulla gradualità dei futuri rialzi. In Giappone, il PIL è aumentato dell’1,7 per cento in termini reali, in accelerazione rispetto al 2016 (0,9 per cento). L’espansione dell’attività economica è stata sostenuta dalla politica monetaria accomodante della Bank of Japan (BoJ) e dalle riforme strutturali del mercato del lavoro e del sistema tributario. Benché il tasso medio d’inflazione al netto dei cibi freschi, per cui la BoJ persegue un obiettivo del 2 per cento, non sia andato oltre lo 0,5 per cento nel 2017, l’andamento recente è stato più favorevole. Gli ultimi dati per marzo 2018 indicano infatti un tasso di inflazione pari all’1,1 per cento nel complesso e allo 0,9 per cento al netto dei cibi freschi. Sebbene il rialzo dell’inflazione sia stato principalmente guidato dai prezzi energetici, la BoJ ha recentemente riaffermato il proprio ottimismo circa la sostenibilità della ripresa dell’inflazione. In ogni caso, il rischio di deflazione appare per ora scongiurato. In Cina, il 2017 si è chiuso con un tasso di crescita del PIL del 6,9 per cento annuo, superiore all’obiettivo del 6,5 per cento fissato dal governo, accelerando per la prima volta dal 2010. Il governo ha manifestato l’orientamento strategico di frenare la crescita del debito e favorire l’utilizzo di tecnologie meno inquinanti. I settori tradizionali sono rimasti predominanti ma hanno guadagnato importanza quelli della ‘new economy’ come, Pagina 13
Sezione Strategica ad esempio, i servizi finanziari online e l’ecommerce, in parallelo ad una spinta promossa dalle autorità verso un maggiore rispetto dell'ambiente. Nell’Area dell’Euro, la crescita del PIL (2,3 per cento) ha mostrato una decisa accelerazione rispetto all’anno precedente (1,8 per cento), trainata dalle esportazioni verso il resto del mondo e da un moderato aumento della domanda interna. La ripresa economica continua a essere caratterizzata da una buona performance del mercato del lavoro, a seguito anche delle riforme introdotte in diversi Stati membri; il tasso di disoccupazione è sceso gradualmente nel corso dell’anno e la politica fiscale nell’area ha mantenuto un tono sostanzialmente neutrale. La politica monetaria ha mantenuto un’intonazione espansiva sebbene la BCE abbia ridotto la dimensione del programma di Quantitative Easing (QE) da 80 miliardi al mese a 60 miliardi dall’aprile 2017 e quindi a 30 miliardi da gennaio 2018, sottolineando che il livello dei tassi di policy dovrebbe rimanere invariato anche oltre il completamento del QE, che è per il momento previsto a settembre di quest’anno. I dati più recenti indicano che la fase positiva per l’economia internazionale è continuata nel primo trimestre del 2018, sebbene gli indici di fiducia delle imprese manifatturiere abbiano mostrato una flessione. Nei primi due mesi dell’anno il composite purchasing managers index (PMI) globale ha registrato i livelli più alti da più di tre anni a questa parte, ma è poi sceso nettamente in marzo, anche nella componente servizi. Il FMI prevede che la crescita media dell’economia mondiale nel 2018 sarà lievemente superiore a quella del 2017, portandosi al 3,9 per cento, un tasso di crescita che verrebbe mantenuto anche nel 2019. La crescita del PIL reale delle economie avanzate nel 2018 sarebbe superiore a quella dell’anno scorso (2,5 contro 2,3 per cento), decelerando poi lievemente nel 2019 (al 2,2 per cento), mentre accelererebbe nei paesi emergenti, dal 4,8 per cento nel 2017 al 4,9 quest’anno e al 5,1 per cento nel 2019. Per quanto riguarda l’Europa, le principali organizzazioni internazionali prevedono che la crescita continui a tassi relativamente sostenuti nel biennio 2018-2019, sia pure con una tendenza alla decelerazione. Ad esempio, il FMI pone la crescita dell’Area dell’Euro nel 2018 al 2,4 per cento e quindi al 2,0 per cento nel 2019. La Banca Centrale Europea (BCE), nelle previsioni di marzo, spingendosi oltre l’orizzonte delle altre organizzazioni internazionali, prevede anch’essa un tasso di crescita dell’Area dell’Euro del 2,4 per cento quest’anno, e quindi un rallentamento all’1,9 per cento nel 2019 e all’1,7 per cento nel 2020. Vale la pena di ricapitolare quali siano i principali fattori che trainano l’attuale tendenza positiva del ciclo internazionale, poiché alcuni di essi spiegano anche le ragioni del lieve rallentamento previsto nel 2019-2020 (in aggiunta alla consueta tendenza dei previsori ad allineare le proiezioni di più lungo termine con la crescita potenziale stimata per ciascun paese). Intonazione della politica fiscale. Sulla spinta dell’Amministrazione Trump, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una riforma delle imposte sui redditi di impresa e individuali che riduce significativamente la pressione fiscale in un contesto in cui l’economia americana si trova nell’ottavo anno di espansione economica, con un tasso di disoccupazione del 4,1 per cento, il livello più basso dal Pagina 14
Sezione Strategica 2000 ad oggi. L’Amministrazione ha anche in programma una forte espansione degli investimenti in infrastrutture e, alla fine di marzo, ha imposto nuovi dazi sulle importazioni di acciaio ed alluminio, adottando quindi misure protezionistiche anche su altri prodotti. Nel breve termine, l’espansione fiscale potrebbe spingere l’economia americana verso tassi di crescita più elevati del 2,3 per cento registrato nel 2017. Il Consenso sconta infatti una crescita del 2,8 per cento quest’anno, anche se indica un rallentamento al 2,6 per cento nel 2019 e al 2,1 per cento nel 2020. In Europa, le stime più recenti della Commissione Europea indicano che la stance di politica fiscale, misurata dalla variazione del saldo di bilancio strutturale, sia prossima alla neutralità giacché il saldo in questione peggiorerebbe di solo un decimo di punto di PIL nel 2018, mentre rimarrebbe invariato nel 2019, sia per l’Area dell’Euro, sia per l’UE nel complesso . Per quanto riguarda il Giappone, la politica fiscale è grosso modo neutrale quest’anno e resterà tale per gran parte del 2019. Il prossimo aumento dell’imposta sulle vendite al dettaglio è previsto per ottobre 2019 ed avrà quindi un impatto più significativo sul 2020; potrebbe invece giocare un ruolo di stimolo l’anno prossimo se vi saranno maggiori acquisti da parte dei consumatori in previsione del rialzo dell’aliquota. Nei principali paesi emergenti, Cina, India, Russia e Brasile, sono state annunciate misure di consolidamento fiscale, ma non è allo stato attuale prevista una politica marcatamente restrittiva. Politiche monetarie in fase di normalizzazione. Dal dicembre 2015 ad oggi, la Federal Reserve ha già alzato il tasso sui Fed Funds di 1,5 punti percentuali. Secondo le valutazioni più recenti (marzo 2018), i membri del consiglio direttivo della Fed (FOMC) prevedono che il tasso sui Fed Funds dovrà gradualmente salire dall’attuale obiettivo di 1,5-1,75 per cento verso il 3,25-3,5 per cento nel 2020. Questo livello sarebbe più basso di quanto indicato da semplici regole di politica monetaria quali la Taylor Rule, che suggerirebbero già oggi un obiettivo di Fed Funds intorno al 4 per cento. I fattori chiave che spiegano questa differenza, peraltro oggetto di un notevole dibattito anche all’interno del FOMC, sono il protrarsi di bassa inflazione e crescita salariale moderata. Nel frattempo, la Fed continuerà la politica di graduale riduzione della dimensione del proprio bilancio, acquistando solo una parte dei titoli in scadenza nel suo portafoglio. Il bilancio della Fed, e quindi l’entità della base monetaria, rimarranno tuttavia assai elevati per lungo tempo. Laddove, anche a causa dell’impulso fiscale sopra descritto, si dovesse assistere ad un’accelerazione dell’inflazione, è ragionevole prevedere che il ritmo della restrizione monetaria da parte della Fed diventerebbe assai più spedito. In prima istanza, ciò avverrebbe probabilmente attraverso un più deciso rialzo dei tassi di policy, ma la Fed potrebbe in seguito accelerare lo smobilizzo dei titoli in portafoglio laddove ritenesse auspicabile una salita dei tassi a lungo termine. Pagina 15
Sezione Strategica Per quanto riguarda l’Europa, come già menzionato, la BCE è orientata a terminare il programma di espansione del proprio bilancio tramite il QE entro la fine di settembre. Se la ripresa economica continuerà secondo le aspettative, la BCE ha segnalato che i tassi di policy potrebbero essere successivamente rialzati. Dato che l’attuale livello è di -0,4 per cento per il tasso sulla deposit facility e di zero per il tasso sui rifinanziamenti principali, e poiché l’approccio seguito sarà probabilmente improntato alla gradualità, si può prevedere che i tassi di interesse dell’euro rimarranno storicamente bassi lungo l’arco del periodo di previsione qui considerato. Nel Regno Unito la politica monetaria rimane accomodante per via del rallentamento della crescita dovuto all’incertezza su Brexit e il Comitato della Bank of England ha ribadito che eventuali rialzi dei tassi avverranno in modo graduale. Spostandosi al Giappone, dove il QE ha assunto le proporzioni relativamente più rilevanti e il principale tasso di intervento è attualmente al -0,1 per cento, la banca centrale è intenzionata a mantenere un atteggiamento fortemente espansivo. Infatti, il tasso di crescita dell’indice dei prezzi al consumo che esclude i prodotti alimentari freschi, rimane lontano dall’obiettivo intermedio del 2 per cento. Appare probabile che l’espansione del bilancio della banca centrale continui ancora per lungo tempo. La continuazione di bassi tassi di inflazione è il fattore chiave sottostante le politiche monetarie espansive delle principali banche centrali. Essa trae origine dalla globalizzazione non solo del mercato dei beni, ma anche di quello dei servizi e, indirettamente, del lavoro. Questa tendenza di fondo dell’economia mondiale, è sovente descritta come la sparizione della curva di Phillips, ovvero della correlazione negativa tradizionalmente osservata fra crescita salariale (e inflazione) da un lato, e tasso di disoccupazione dall’altro. Nel breve andare, la moderazione nella crescita delle retribuzioni e nell’inflazione appare destinata a continuare, sia pure con una tendenza al rialzo evidenziata dal maggior dinamismo delle retribuzioni degli Stati Uniti negli ultimi due anni e dal recente accordo salariale dei metalmeccanici in Germania. Tuttavia, quantomeno con riferimento al caso americano, non si può escludere che misure protezionistiche e di stimolo fiscale possano agire da catalizzatore di una ripresa molto maggiore di salari e inflazione. La moderazione dei prezzi del petrolio e delle commodity è un altro fattore di bassa inflazione e sostegno alla crescita. Il prezzo del petrolio, pur in risalita rispetto ai minimi di inizio 2016, è da ormai oltre tre anni a livelli pari a poco più della metà del picco raggiunto nel periodo 2011-2014. Un prezzo del petrolio relativamente basso deprime l’attività economica e le importazioni dei paesi produttori, ma costituisce un fattore di stimolo per i paesi consumatori. Complessivamente, un livello intermedio quale quello attuale costituisce uno stimolo per l’economia mondiale, e certamente per quella europea, in quanto migliora le condizioni per i paesi consumatori senza danneggiare eccessivamente i produttori. L’attuale equilibrio è principalmente frutto dell’aumento dell’offerta da parte degli Stati Uniti (shale oil) e dei tagli di produzione dell’OPEC. La sua prosecuzione richiede che non vi siano repentini cali di offerta per via di eventi geopolitici. Il mercato dei futures sul petrolio sconta una lieve discesa del prezzo Pagina 16
Sezione Strategica del petrolio nei prossimi anni, motivato non solo da un’abbondanza di offerta, ma anche da una domanda mondiale di combustibili in crescita moderata in rapporto al PIL. ADRO MACROECONOMICO TENDENZIALE (VARIAZIONI PERCENTUALI, SALVO OVE NON DIVERSAMENTE INDICATO) 2.1.1Obiettivi individuati dalla programmazione regionale L’attività economica campana è in costante espansione anche se il sistema economico risulta interessato in modo non diffuso. Le previsioni, riguardo la dinamica del fatturato e degli investimenti delle imprese industriali, si è attenuata nel corso del 2016 ma va gradualmente rafforzandosi; i dati più recenti esprimono un graduale intensificarsi dell’accumulazione di capitale degli investimenti e un’accentuazione nella ripresa dei servizi, in particolare, quelli legati al turismo. Particolare rilevanza strategica viene attribuita alla cosiddetta “Governance Regionale" per la programmazione integrata Regione e territorio. Il miglioramento del rapporto organizzativo e funzionale tra Regione e gli Enti locali richiede una scelta condivisa e partecipata della programmazione strategica che si basi non solo sull'approccio unitario, ma anche su quello integrato e presuppone la costruzione di un rapporto strutturale di leale collaborazione istituzionale tra i diversi attori del territorio e la Regione. Queste costituiscono le precondizioni per definire la Programmazione Regionale Strategica ed Integrata post 2020. Il rapporto funzionale e costante con le 19 città medie e la pianificazione territoriale che contempera le esigenze del territorio e dei Comuni più piccoli rappresentano i due pilastri del miglioramento della governance verticale della Regione, che intende definire la propria Strategia post 2020 facendo leva sulla differenziazione delle opportunità territoriali, in una ottica unitaria e condivisa di indirizzo. Parallelamente si intende strutturare un sistema di governance regionale in grado di favorire il raccordo integrato tra le politiche regionali in materia di coesione, le strategie di cooperazione internazionale e le politiche migratorie. In questo ambito, come accennato precedentemente, si tratta di migliorare gli strumenti di governo già esistenti, modificando in parte la struttura organizzativa vigente, soprattutto per ciò che concerne la integrazione tra i diversi fondi ordinari ed europei (FESR-FSE-FEASR e FEAMP). In questa prospettiva si colloca il Piano Strategico del Litorale Domizio, l’approccio concertativo avviato nell’ambito delle iniziative Campus Mediterraneo Parco del Cilento-Università degli Studi di Salerno e l'avvio della Strategia Aree Interne (SAI). L’attuale contesto socio economico e geopolitico richiede un raccordo sempre più strutturato tra le politiche regionali in materia di cooperazione internazionale con la strategia regionale in materia di sviluppo economico e sociale, a partire dagli interventi a favore delle Aree interne campane, all’azione di sostegno internazionale a favore dei paesi stranieri con alti tassi di povertà ed alla contestuale gestione dei flussi migratori. Pagina 17
Sezione Strategica Si riporta una sintetica descrizione della programmazione strategica regionale: Aree di macrobiettivi Obiettivo strategico POLITICHE RELATIVE AL MIGLIORAMENTO DELL'ASSETTO 1) Rafforzare l'azione amministrativa garantendo il ISTITUZIONALE E DELLA GOVERNANCE corretto funzionamento dei sistemi di gestione e controllo dei programmi operativi finanziati con fondi europei e delle azioni poste in essere sulla base di verifiche campionarie delle spese dichiarate alla Commissione Europea. 2) Investire nella capacità istituzionale e nell'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici a livello regionale e locale nell'ottica delle riforme, di una migliore regolamentazione e di una buona governante. 3) Assicurare l'efficienza e l'efficacia nella gestione, nel monitoraggio, nella sorveglianza, nell'informazione, comunicazione e pubblicità delle operazioni del POR FSE. SALUTE E CONDIZIONE SOCIALE 1) Garantire a tutti i cittadini l'accesso ai Livelli Essenziali di Assistenza, come stabiliti dagli standard nazionali, assicurando una qualità crescente dei servizi sanitari, in modo da elevare - nell'arco di tre anni - la posizione della Campania nelle statistiche nazionali dagli attuali ultimi posti ad un livello medio - alto, rispetto alle altre regioni italiane. 2) Assicurare l'equilibrio finanziario del Servizio Sanitario Regionale garantendo la copertura dei disavanzi della gestione sanitaria corrente. 3) Completare il piano degli investimenti in strutture, impianti ed attrezzature delle aziende sanitarie pubbliche, sia per adeguamento ai Pagina 18
Sezione Strategica requisiti richiesti dalla normativa nazionale e regionale, sia per realizzare il Piano Ospedaliero regionale. Realizzare il Programma di implementazione e sviluppo delle funzioni gestionali e contabili delle Aziende Sanitarie POLITICHE RELATIVE ALLA TUTELA DELL'AMBIENTE 1)Interventi di adeguamento, potenziamento e DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO completamento delle reti stradali regionali. 2) Sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria e del sistema di rete regionale. 3) Mitigazione del rischio idrogeologico favorendo la messa in sicurezza del territorio e la prevenzione dei rischi connessi ad eventi franosi, alluvioni ed erosioni costiere. 4) Ampliamento e potenziamento della rete radio regionale di comunicazioni in emergenza a supporto del sistema di protezione civile. POLITICHE RELATIVE ALLO SVILUPPO ECONOMICO 1)Riqualificazione a fini produttivi delle aree di crisi ED ALLA COMPETITIVITA e sostegno a programmi di rilancio industriale. 2) Attrazione investimenti sul territorio regionale e promozione del sistema produttivo campano. 3) Semplificazione e sburocratizzazione a favore dei cittadini e delle imprese. 4) Avviare un sistema di formazione professionale duale nella programmazione ed erogazione dei percorsi formativi triennali finalizzati al conseguimento della Qualifica Professionale, orientati al mercato del lavoro. 5) Innalzamento e rafforzamento della qualità dell'offerta turistica. Pagina 19
2.1.2 Analisi demografica Tra le informazioni di cui l’Amministrazione deve necessariamente tenere conto nell’individuare la propria strategia, l’analisi demografica costituisce certamente uno degli approfondimenti di maggior interesse: l’attività amministrativa è diretta a soddisfare le esigenze e gli interessi della propria popolazione che rappresenta il principale stakeholder di ogni iniziativa. Il Comune è l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo. Gli abitanti, insieme al territorio, rappresentano quindi uno degli elementi essenziali che caratterizzano il Comune. Le tabelle e i grafici che seguono riportano alcuni dei principali fattori che indicano le tendenze demografiche in atto: l’andamento demografico, la stratificazione demografica (analisi per età) e la variazione dei residenti con un’analisi delle modifiche nel tempo sono alcuni degli elementi che possono aiutare a capire chi siamo e dove stiamo andando. Andamento demografico della popolazione (Trend storico) Pagina 20
Andamento demografico della popolazione Voce 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Popolazione al 31.12 4.717 4.747 4.754 4708 4732 4699 Nuclei familiari 1.702 1.724 1.745 1744 1755 1782 Numero dipendenti 25 24 22 20 18 16 Voce 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Nati nell’anno 32 36 44 34 23 35 Deceduti nell’anno 43 49 53 50 43 47 Saldo naturale nell’anno -11 -13 -11 -16 -20 -12 Iscritti da altri comuni 153 210 109 131 144 156 Cancellati per altri 138 148 109 155 133 150 comuni Cancellati per l’estero 0 7 5 16 6 2 Altri cancellati 2 0 0 15 Saldo migratorio e per 0 0 0 6 altri motivi Numero medio di 3 3 3 3 3 3 componenti per famiglia Composizione della popolazione per età Voce 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Età prescolare 0-6 anni 225 272 274 257 248 254 Età scolare 7-14 anni 371 350 363 363 352 330 Età d’occupazione 15-29 871 875 847 814 790 790 anni Età adulta 30-65 anni 2.424 2.416 2.417 2.424 2.530 2404 Età senile > 65 anni 826 834 894 880 860 921 Pagina 21
2.1.3 Analisi del territorio e delle strutture L’analisi del territorio ed una breve analisi del contesto socio-economico costituiscono la necessaria integrazione dell’analisi demografica ai fini di una maggiore comprensione del contesto in cui maturano le scelte strategiche dell’Amministrazione. Il territorio comunale si sviluppa su una superficie complessiva di circa 12,25 km2, il 60% del quale si trova in territorio pianeggiante e il restante 40% in collina. Si trova nella pianura Campana, in una valle limitata a sud dai monti di Lauro ad est e a nord dall'Appennino Campano. Il centro abitato si articola intorno al centro del paese, non esistono frazioni distanti dallo stesso. Le strade esterne sono costituite dalla statale 7 bis che costeggia il paese per circa 1 Km. Il territorio si trova in una posizione geografica privilegiata da un punto di vista logistico; infatti consente di raggiungere le principali città della Regione in meno di un’ora, fattore rilevante per le potenzialità di sviluppo dell’area. Le condizioni sociali sono strettamente legate all'evoluzione economica del territorio. Lo sviluppo economico del territorio comunale orbita intorno ad attività agricole, manifatturiere, artigianali, commerciali, edili. Dal punto di vista della incidenza delle varie categorie di contribuenti sul reddito complessivo, prevalente risulta l’incidenza del reddito derivante da lavoro dipendente e assimilato. Di seguito si riportano una serie dati statistici (Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze) che meglio consentono di analizzare il contesto economico territoriale. Pagina 22
Contribuenti con reddito da lavoro dipendenti (Dati Dichiarazioni Unico Persone Fisiche 2016) Classi di reddito Reddito da lavoro complessivo in Numero dipendente e assimilati euro contribuenti Ammontare minore di -1.000 9 0 da -1.000 a 0 2 0 zero 43 0 da 0 a 1.000 165 23.481 da 1.000 a 1.500 50 32.342 da 1.500 a 2.000 52 42.693 da 2.000 a 2.500 56 68.632 da 2.500 a 3.000 51 90.157 da 3.000 a 3.500 29 57.494 da 3.500 a 4.000 40 58.115 da 4.000 a 5.000 60 152.852 da 5.000 a 6.000 103 412.553 da 6.000 a 7.500 290 531.155 da 7.500 a 10.000 267 996.322 da 10.000 a 12.000 172 763.305 da 12.000 a 15.000 199 1.133.481 da 15.000 a 20.000 304 2.555.169 da 20.000 a 26.000 341 5.385.365 da 26.000 a 28.000 82 1.523.743 da 28.000 a 29.000 51 968.098 da 29.000 a 35.000 194 3.892.536 da 35.000 a 40.000 77 1.855.332 da 40.000 a 50.000 55 1.390.624 da 50.000 a 55.000 9 198.084 da 55.000 a 60.000 8 259.086 da 60.000 a 70.000 13 400.635 da 70.000 a 75.000 8 256.813 da 75.000 a 80.000 6 297.634 da 80.000 a 90.000 5 81.459 da 90.000 a 100.000 3 91.801 da 100.000 a 120.000 4 98.125 da 120.000 a 150.000 4 95.200 da 150.000 a 200.000 2 327.232 da 200.000 a 300.000 2 277.423 oltre 300.000 0 0 Totale 2.756 24.316.941 Pagina 23
Contribuenti con reddito da pensione, assimilati e da lavoro autonomo (Dati Dichiarazioni Unico Persone Fisiche 2016) Reddito da lavoro autonomo Classi di reddito Altri redditi assimilati al (comprensivo dei complessivo in Numero Reddito da pensione lavoro dipendente valori nulli) euro contribuenti Ammontare Ammontare Ammontare minore di -1.000 9 0 0 0 da -1.000 a 0 2 0 0 0 zero 43 0 0 0 da 0 a 1.000 165 16.779 0 0 da 1.000 a 1.500 50 9.950 0 0 da 1.500 a 2.000 52 23.496 0 0 da 2.000 a 2.500 56 15.539 0 2.236 da 2.500 a 3.000 51 13.537 0 0 da 3.000 a 3.500 29 12.435 0 3.132 da 3.500 a 4.000 40 56.859 3.604 0 da 4.000 a 5.000 60 56.549 3.000 4.585 da 5.000 a 6.000 103 86.925 3.828 5.113 da 6.000 a 7.500 290 1.281.035 0 33.111 da 7.500 a 10.000 267 1.003.720 2.541 34.149 da 10.000 a 12.000 172 924.169 0 20.539 da 12.000 a 15.000 199 1.151.425 320 26.628 da 15.000 a 20.000 304 2.136.466 0 46.856 da 20.000 a 26.000 341 1.866.490 25.451 73.107 da 26.000 a 28.000 82 558.868 0 3.046 da 28.000 a 29.000 51 396.579 2.388 0 da 29.000 a 35.000 194 1.755.395 6.302 31.632 da 35.000 a 40.000 77 649.494 3.937 89.021 da 40.000 a 50.000 55 707.626 0 143.385 da 50.000 a 55.000 9 153.871 0 0 da 55.000 a 60.000 8 150.793 0 29.203 da 60.000 a 70.000 13 255.273 5.015 43.793 da 70.000 a 75.000 8 137.642 7.799 145.781 da 75.000 a 80.000 6 20.414 2.071 34.665 da 80.000 a 90.000 5 79.576 0 138.624 da 90.000 a 100.000 3 92.658 0 0 da 100.000 a 120.000 4 0 0 238.772 da 120.000 a 150.000 4 38.515 71.735 148.035 da 150.000 a 200.000 2 0 20.765 0 da 200.000 a 300.000 2 0 0 0 oltre 300.000 0 0 0 0 Totale 2.756 13.652.078 158.756 1.295.413 Pagina 24
Soggetti titolari di partita iva (Dati 2016) Numero contribuenti IVA Sezione di attività Numero Percentuale Agricoltura, silvicoltura e pesca 40 12,94 Estrazione di minerali da cave e miniere 1 0,32 Attivita' manifatturiere 30 9,71 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0 0,00 Fornitura di acqua; reti fognarie, attivita' gestione rifiuti e risanamento 0 0,00 Costruzioni 24 7,77 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli 100 32,37 Trasporto e magazzinaggio 3 0,97 Attivita' dei servizi di alloggio e di ristorazione 14 4,53 Servizi di informazione e comunicazione 5 1,62 Attivita' finanziarie e assicurative 5 1,62 Attivita' immobiliari 3 0,97 Attivita' professionali, scientifiche e tecniche 43 13,92 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 7 2,27 Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 1 0,32 Istruzione 1 0,32 Sanita' e assistenza sociale 17 5,50 Attivita' artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 4 1,29 Altre attivita' di servizi 11 3,56 Attivita' di famiglie e convivenze 0 0,00 Organizzazioni ed organismi extraterritoriali 0 0,00 Attivita' non classificabile 0 0,00 Totale 309 100,00 Numero contribuenti IVA Tipo soggetto Numero Percentuale Ditte individuali 208 67,31 Societa' di persone 38 12,30 Societa' di capitali 61 19,74 Enti non commerciali 2 0,65 Totale 309 100,00 Pagina 25
Società di Persone (Dati Dichiarazioni 2016) Classi di reddito imponibile in euro Numero società Totale reddito dichiarato Ammontare minore di -1.000 4 0 da -1.000 a 0 1 0 Zero 1 0 da 0 a 1.000 0 0 da 1.000 a 1.500 0 0 da 1.500 a 2.000 0 0 da 2.000 a 2.500 0 0 da 2.500 a 3.000 1 2.748 da 3.000 a 3.500 1 3.184 da 3.500 a 4.000 1 3.850 da 4.000 a 5.000 1 4.715 da 5.000 a 6.000 1 6.000 da 6.000 a 7.500 0 0 da 7.500 a 10.000 4 34.024 da 10.000 a 12.000 0 0 da 12.000 a 15.000 2 26.344 da 15.000 a 20.000 5 87.442 da 20.000 a 26.000 5 113.585 da 26.000 a 29.000 2 56.325 da 29.000 a 35.000 1 29.782 da 35.000 a 40.000 1 35.497 da 40.000 a 50.000 1 46.395 da 50.000 a 55.000 0 0 da 55.000 a 60.000 0 0 da 60.000 a 70.000 1 62.810 da 70.000 a 75.000 0 0 da 75.000 a 80.000 0 0 da 80.000 a 90.000 0 0 da 90.000 a 100.000 1 91.621 da 100.000 a 120.000 1 100.494 da 120.000 a 150.000 0 0 da 150.000 a 200.000 0 0 oltre 200.000 0 0 Totale 35 704.816 Pagina 26
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