Compliance officer, svolta digital per la gestione del rischio
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Compliance officer, svolta digital per la gestione del rischio Sempre più spesso oggi si sente parlare di Compliance Officer: è naturale, la Digital Transformation richiede una gestione del cambiamento – sempre più rapido – all’altezza della situazione, ma le normative non sempre facilitano questo compito. Per questo il ruolo del Compliance Officer, all’interno di un team multidisciplinare, riveste un ruolo strategico per le imprese che vogliono rimanere sul mercato. L’innovazione digitale e la complessità normativa La compliance aziendale Dall’innovation manager al compliance officer, all’insegna della multidisciplinarietà I compiti del compliance officer L’approccio integrato L’innovazione digitale e la complessità normativa La trasformazione digitale ha mandato in pensione – e continuerà a farlo – alcune vecchie professioni, ma ne sta creando anche di nuove, iper-specializzate e, nello stesso tempo, dotate della necessaria flessibilità, indispensabile per lavorare in contesti multidisciplinari. Questo cambiamento inevitabile, tuttavia, non è accompagnato: a livello normativo (ancora legato a vecchie categorie concettuali) da un adeguato processo di riforma: le norme, spesso frazionate, complesse ed inadeguate, non facilitano, anzi complicano, la gestione del cambiamento e dei rischi (e delle opportunità) allo stesso
associati; a livello societario, da una consapevolezza dell’importanza di una tempestiva (e continua) analisi regolamentare, in grado di aiutare l’azienda stessa a gestire i rischi e le opportunità. Anche per questi motivi sta diventando sempre più importante la figura del compliance officer, che ha il compito di supervisionare e gestire le tematiche di compliance aziendale, assicurando, che la struttura sia conforme ai requisiti dettati dalla regolamentazione e che le risorse stiano rispettando le politiche e le procedure interne. La compliance aziendale Per compliance si intende “conformità alle norme e alle procedure”: chi si occupa di compliance, dunque, deve assicurarsi che l’azienda di cui fa parte rispetti le norme e le procedure attraverso il controllo dei rischi e della loro prevenzione. Si tratta di una funzione: complementare rispetto al sistema di gestione dei rischi, e riguarda tutte le procedure amministrative, economiche e produttive. fondamentale all’interno di un’impresa, in quanto ha lo scopo di prevenire che la stessa possa andare incontro a sanzioni, di rafforzare il rapporto con i clienti egli investitori, di consolidare al massimo la reputazione dell’impresa, rendendola competitiva. Dall’innovation manager al compliance officer, all’insegna della multidisciplinarietà L’innovazione tecnologia e (sia pure a rilento) quella
normativa chiedono risposte adeguate ed urgenti: per questo motivo negli ultimi anni si è cercato di sviluppare un framework comune per la gestione dell’innovazione, che ha trovato traduzione: in alcune norme tecniche (CEN/TS 16555 sull’Innovation Management) e in una serie di norme ISO, fra le quali spicca la ISO 56002 “Innovation management-Innovation management system-Guidance” è la prima norma internazionale sui sistemi di gestione dell’innovazione, che dal 6 giugno 2019 risulta in fase di pubblicazione. Le nuove figure professionali Questo perché se da un lato è vero che l’attività di innovare non si concretizza quasi mai in un processo lineare, dall’altro lato esistono principi culturali dai quali qualsiasi innovatore non può prescindere, perché consentono di cogliere il massimo dalle opportunità di innovazione. Accanto alle nuove figure di: dell’innovation manager, che deve gestire – appunto – l’innovazione, rendendo le migliori pratiche diffuse a tutti i livelli dell’economia, promuovendo l’apertura, la curiosità e la customer centricity; incoraggiando il dialogo con gli stakeholder attraverso feedback e suggerimenti; favorendo la diversità e l’inclusione come elementi che consentono di attivare il processo creativo, e via discorrendo; e del Chief Risk Officer, che deve gestire il rischio attraverso l’identificazione, l’analisi, la misurazione e la valutazione del rischio, fino allo sviluppo di strategie per governarlo ed alla capacità di trattarlo, è indispensabile quella del Compliance Officer, che nel gestire l’innovazione normativa deve far fronte anche alla normativa vigente.
Affiancato e supportato da un team multidisciplinare, il Compliance Officer deve affrontare esigenze di business sempre nuove, senza perdere di vista la necessità di garantire sicurezza all’impresa stessa, oltre che al prodotto o al servizio che si vuole offrire sul mercato, conciliando aspetti e concetti fra di loro contrapposti, come risk appetite e opportunità di sviluppo. I compiti del compliance officer Il complicarsi delle normative (non sempre al passo con l’evoluzione tecnologica e digitale) e degli adempimenti a carico delle aziende, cui si è fatto cenno, rende fondamentale la predisposizione di un’apposita funzione in azienda dedicata alla gestione del rischio compliance: il compliance officer. Per gestire il rischio in modo adeguato, il compliance officer deve lavorare all’interno di una struttura capace di porre in essere le azioni necessarie per garantire la mitigazione del rischio di non conformità: si tratta di un processo trasversale e ciclico, corredato da procedure e presidi organizzativi e operativi in grado di evitare (o almeno mitigare) disallineamenti rispetto alle regole del contesto nel quale l’azienda si trova a operare, garantendo una piena e continua conformità alla normativa vigente. I principali compiti del compliance officer consistono nel: valutare le principali fonti di rischio di non conformità cui l’impresa è soggetta, attraverso l’individuazione delle norme, delle regole e dei principî rilevanti per l’azienda e la successiva traduzione in procedure in grado di pianificare l’attività di controllo e, in definitiva, di conformità; monitorare i cambiamenti normativi, al fine di verificare la situazione aziendale corrente, identificare i processi e le aree aziendali impattate e che potrebbero risultare quindi esposte al rischio di non conformità, valutando anche il grado di rischio di
tale esposizione; favorire lo sviluppo delle competenze e delle professionalità necessarie a garantire un’efficace applicazione delle regole e dei processi definiti; incoraggiare il processo di comunicazione e di formazione; elaborare un piano periodico di audit interni relativi alle verifiche di conformità, e stilare un reporting periodico relativo all’attività di compliance, e predisporre eventuali interventi correttivi; tenere aggiornati gli organi supervisori dei risultati ottenuti o di eventi di non conformità rilevanti. L’approccio integrato Ma oltre all’istituzione di questa figura occorre cambiare mentalità, che passa anche attraverso un nuovo approccio ‘integrato’ della normativa, che permette di avere una visione panoramica complessiva, di evitare duplicazioni logiche, strutture, processi, metodologie, documenti e sistemi informativi. Occorre, in definitiva, mettere a disposizione delle aziende un framework in grado di: classificare in modo adeguato (e uniforme) i requisiti normativi; far capire le reali implicazioni di ciascun articolo sul modello di funzionamento di una singola impresa; razionalizzare il sistema di gestione complessivo dell’azienda.
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