CITTÀ DI NOTO Patrimonio dell'Umanità - Comune di Noto
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
CITTÀ DI NOTO Patrimonio dell’Umanità Settore 3 “Lavori Pubblici, Urbanistica e Tutela del Territorio” Servizio 4 “Energie Alternative, Patto dei Sindaci, Agenda 21” « Informazione ambientale » ai sensi dell’art. 40 del D.Lgs. n. 33/2013 PREMESSA La pubblicazione e l’accesso all’informazione ambientale è stata introdotta con il D.lgs. 19/08/2005 n. 195 e richiamato con l’art. 40 del Dlg. n. 33 del 14/03/2013 che disciplina gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. L’ambito individuato dall’art. 40 del Dlg. n. 33/2013 relativo all’accesso all’informazione ambientale riguarda lo stato dell’ambiente e del paesaggio, già individuato come prioritario dalla Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con la L. 108/2001. INFORMAZIONI AMBIENTALI Le informazioni ambientali sono riportate all’art. 2 comma 1) lettera a) del Dlg. 195/2005 e sono: 1)- Stato degli elementi dell’ambiente (aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, siti naturali, i biotopi, zone costiere e marine, biodiversità e suoi elementi costitutivi, OGM) e loro interazione 1.1- ARIA La rete di monitoraggio della qualità dell’aria è gestita da diversi enti pubblici: ARPA Sicilia, Province e Comuni. A Noto non sono presenti stazioni di monitoraggio fisse e non sono state condotte campagne di monitoraggio con laboratorio mobile: risulta quindi necessario riferirsi alle stazioni esistenti nell’area vasta che circonda il territorio comunale. Dai dati resi disponibili da ARPA Sicilia nella relazione "L'Inventario delle emissioni in atmosfera della Regione Sicilia (anno 2015)” i superamenti registrati dal 2012 al 2014 nella provincia di Siracusa hanno riguardato in particolare l’NO2 e il PM10. Il 30 Settembre 2010, in attuazione della Direttiva 2008/50/CE, è entrato in vigore il Decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155 che costituisce il Testo Unico sulla qualità dell’aria ambiente. Il riesame della zonizzazione costituisce il presupposto su cui si organizza l'attività di valutazione della qualità dell'aria ambiente, come indicato tra i principi del D. Lgs. 155/2010. Per conformarsi alle disposizioni del decreto e collaborare al processo di armonizzazione messo in atto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare tramite il Coordinamento istituito all’articolo 20 del decreto 155/2010, la Regione Siciliana con Decreto Assessoriale 97/GAB del 25/06/2012 ha modificato la zonizzazione regionale precedentemente in vigore. Il comune di Noto rientra nella zona "IT1915 Altro”. Il decreto prevede inoltre che la classificazione delle zone e degli agglomerati sia effettuata per ciascun inquinante e riesaminata almeno ogni cinque anni sulla base delle soglie di valutazione superiori e inferiori previste dall'allegato II. Per tutte le cinque aree, di cui alla zonizzazione della Regione Sicilia, la situazione risulta critica nella raccolta complessiva dei dati,
che è risultata inferiore rispetto al 2012. La tabella seguente riporta la classificazione, secondo i dati del 2013, della zona in cui è compreso il territorio comunale di Noto, ai sensi dell’Allegato II del D. Lgs.155/10. Fonte: ARPA Sicilia – Annuario dei dati ambientali della Sicilia – Anno 2013 La situazione degli inquinanti, valutati secondo i limiti di cui al D. Lgs. 155/10, presenta un generale miglioramento in tutte le zone ad eccezione del Benzene per l’Agglomerato di Catania e per il Biossido di Azoto dove si registra un peggioramento per gli Agglomerati di Catania e Messina e per la Zona Altro. Si riporta di seguito la valutazione per la Zona Altro, per gli inquinanti Ozono, Biossido di Zolfo, Biossido di Azoto, Particolato PM2.5 e PM10, Benzene e Monossido di Carbonio, delle reti di monitoraggio per la qualità dell’aria operanti in Sicilia. Fonte: ARPA Sicilia – Annuario dei dati ambientali della Sicilia – Anno 2013 1.2- ATMOSFERA Di seguito si riportano alcune informazioni inerenti il clima della provincia di Siracusa (fonte: SIAS - Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano "Climatologia della Sicilia"). Dal punto di vista orografico e climatico il territorio della provincia di Siracusa presenta una variabilità spiccata, legata a contesti zonali diversi fra loro. In essa, facendo riferimento all’altitudine, è possibile distinguere: • la pianura costiera del versante ionico, che si estende da Augusta fino a capo Passero e comprende parte del territorio di Noto;
• la fascia di transizione collinare, che separa la pianura costiera dall’altopiano ibleo e nella quale ricade parte del territorio di Noto; • la zona interna dei Monti Iblei. Dall’analisi comparata dei climogrammi di Peguy e dei valori medi annui delle temperature a Castelluccio in comune di Noto, è possibile evidenziare che la temperatura media annua si attesta intorno ai 17°C e il periodo arido va da maggio ad agosto. Da un’analisi più dettagliata delle temperature si evince che i valori più elevati del periodo estivo si raggiungono nelle aree di pianura e di bassa collina interna (Lentini). Nelle aree costiere, invece, per quanto più a sud, grazie all’effetto di mitigazione del mare, nel 50% degli anni non si supera la soglia di 30-31°C. Le medie delle minime dei mesi più freddi (gennaio e febbraio) normalmente non scendono al di sotto di 8- 9°C nelle zone costiere, mentre sono più basse di circa 1°C nelle zone interne. Passando all’analisi delle temperature minime assolute, vediamo che nelle località considerate dallo studio le gelate sono degli eventi eccezionali. Complessivamente, le precipitazioni medie annue della provincia di Siracusa (615 mm) sono leggermente inferiori (-3%) alla media regionale, pari a 633 mm. La distribuzione mensile delle precipitazioni nelle singole stazioni è tipicamente mediterranea, con concentrazione degli eventi piovosi nel periodo autunno invernale e scarsa presenza degli stessi nella primavera e in estate. 1.3- ACQUA Acque superficiali Il territorio comunale è interessato dalla presenza di diversi corsi d’acqua superficiali, di cui i principali risultano essere i seguenti: • il fiume Tellaro, che nasce a Palazzolo Acreide; • l’Asinaro, che nasce pochi chilometri a nord di Noto Antica; • il Cassibile, che nasce nei pressi di Bauli e che, nel suo tratto mediano, prende il nome di Manghisi; • il Gioi, che nasce presso il Monte Finocchito. Di questi sono individuati significativi dal Piano di Tutela delle Acque il fiume Tellaro e il Cassibile. Di seguito si riporta una sintesi dei dati a disposizione inerenti la qualità dei corsi d’acqua di interesse, facendo riferimento ove possibile ai dati aggiornati riportati all’interno dell’Annuario dei dati ambientali dell’ARPA Sicilia (anno 2013). Fiume Tellaro Con riferimento allo stato ecologico, il fiume Tellaro è stato monitorato per la valutazione dei soli elementi di qualità fisico-chimica e chimica a supporto dello stato ecologico. I risultati ottenuti sono sintetizzati nella tabella riportata di seguito.
Classi di qualità per gli elementi fisico-chimici e chimici nel 2013 (Fonte: ARPA Sicilia) Dal momento che manca la valutazione degli elementi di qualità biologica non è possibile definire lo stato ecologico per il corso d’acqua in esame. In relazione allo stato chimico, ARPA Sicilia determina le sostanze della tabella 1/A per le quali ha già avviato la procedura analitica (ovvero per le quali, a seguito di un’analisi delle pressioni e degli impatti effettuata per ogni singola sostanza, risultano attività che ne comportano scarichi, emissioni, rilasci e perdite significative nel bacino idrografico). In relazione a tali sostanze, lo stato chimico per il corpo idrico in esame, nel 2013, risulta buono, ovvero non si è registrato nessun superamento degli standard di qualità imposti dal DM 260/2010 per nessuna delle sostanze monitorate. Stato Chimico per le sostanze inquinanti prioritarie nel 2013 (Fonte: ARPA Sicilia) Fiume Cassibile Il Piano di Tutela delle Acque riporta la caratterizzazione dello stato qualitativo del corpo idrico, effettuata sulla base dei monitoraggi condotti tra luglio 2005 e giugno 2006. Dalla classificazione risulta che lo stato ecologico e ambientale del corso d’acqua, in corrispondenza della stazione di monitoraggio è “buono” risultato di un livello di LIM pari a 2 ed un indice IBE di classe I. Classificazione dello stato ecologico ed ambientale del Fiume Cassibile presso la stazione di monitoraggio n. 88 [Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Sicilia] Per il fiume Cassibile non sono disponibili dati aggiornati di qualità delle acque. Fiume Noto - Asinaro Per il fiume Asinaro non sono disponibili dati sulla qualità delle acque.
Acque di transizione Sul territorio comunale sono inoltre presenti acque di transizione riconosciute come corpi idrici significativi: Pantano Roveto, Pantano Piccolo e Pantano Grande. Confinano inoltre a sud con il territorio comunale le seguenti acque di transizione: Pantano Longarini e Pantano Cuba. Il Pantano Piccolo interessa una superficie di circa 20 ha e presenta fondali poco profondi. E’ l’unico lago costiero del sistema che non si prosciuga nel periodo estivo, in quanto alimentato da fonti d’acqua sotterranee. Attualmente lo specchio d’acqua non ha alcun contatto con il mare, ma risulta in comunicazione con l’adiacente Pantano Grande. Il Pantano Grande è uno stagno di circa 40 ha, che si prosciuga totalmente in estate non essendo più collegato al mare. Il Pantano Roveto, comunicante con il mare attraverso un canale tenuto aperto artificialmente, si estende su una superficie di circa 130 ha e presenta una profondità variabile stagionalmente relativamente alle precipitazioni e al possibile ingresso di acqua durante le mareggiate. La tipizzazione in funzione dei parametri indicati dal DM 131/08 è stata effettuata dal Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia ed è riportata nella tabella seguente. Le acque sono classificate come non Tidali ed Eurialine, in funzioni delle caratteristiche dell’escursione di marea e della salinità. Fonte: Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia Con riferimento allo stato qualitativo delle acque il Piano di Tutela delle Acque ha effettuato una prima caratterizzazione, basata su campionamenti effettuati con frequenza mensile per un anno, tra il mese di luglio del 2005 e il mese di giugno del 2006. In base ai risultati dei campionamenti condotti lo stato di qualità delle acque dei Pantani di Vendicari è risultato “BUONO”. Infatti, anche a causa della ridotta profondità, i Pantani di Vendicari non vanno incontro a fenomeni di stratificazione stagionali e l’ossigeno disciolto si mantiene sempre a concentrazioni prossime alla saturazione. Nella stagione asciutta sono stati prelevati e analizzati campioni di sedimento. I sedimenti rappresentano un comparto per il deposito e accumulo di alcune sostanze organiche e inorganiche. I dati analitici dei sedimenti confrontati, a titolo orientativo e qualitativo, con gli standard indicati dal D.M. n. 367 del 06 novembre 2003, hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti e IPA in concentrazioni superiori ai valori “soglia”. Nella tab. seguente si riportano i parametri che superano i valori soglia indicati dal D.M. 367/031. 1 Il D.M. n. 367 del 06 novembre 2003, successivamente abrogato, riportava degli standard per i parametri da ricercare sui sedimenti di acque marino- costiere, lagune e stagni costieri, al fine di definire le azioni di tutela da intraprendere in caso di alterazioni dello stato ambientale. Lo stesso D.L.vo 152/06 non individua linee guida dei criteri di valutazione su questa tipologia di sedimenti.
Parametri che nei sedimenti superano i valori soglia del D.M. 367/03 per i corpi idrici di transizione - Fonte: Piano di Tutela delle Acque Parametri che nei sedimenti superano i valori soglia del D.M. 367/03 per i corpi idrici di transizione Fonte: Piano di Tutela delle Acque Acque sotterranee Per quanto riguarda le acque sotterranee il Piano di Tutela delle Acque individua i seguenti bacini idrogeologici significativi che interessano il territorio comunale di Noto: R19 IBCS01, R19 IBCS03 e R19 IBCS04. I bacini idrogeologici significativi che interessano il territorio comunale di Noto afferiscono tutti al sistema dei Monti Iblei. Bacini idrogeologici e corpi idrici sotterranei significativi della Sicilia di interesse per l’ambito comunale di Noto (evidenziati in rosso) Dati aggiornati sullo stato qualitativo delle acque sotterranee sono riportati all’interno dell’Annuario dei dati ambientali dell’ARPA Sicilia (anno 2013), che contiene l’aggiornamento dello stato di avanzamento dei monitoraggi previsti dal Piano di Gestione del distretto idrografico, ai sensi del Il D.lgs. 30/2009 e del D.M. 260/2010. I risultati evidenziano la presenza di alcuni parametri sopra soglia per il bacino Siracusano Nordorientale e per il Ragusano (rispettivamente Cloruri e Conducibilità per il Siracusano Nordorientale e nitrati per il Ragusano).
1.4- SUOLO Cave attive e dismesse Sul territorio comunale sono presenti cave attive ed altre già dismesse, l’elenco delle quali è riportato di seguito. CAVE ATTIVE ID CAVA COMUNE ESERCENTE LOCALITA’ MATERIALE PROVVEDIMENTO SCADENZA ANNO SR 022 NOTO Granulati Cavasecca CAVASECCA CALCARE 33/03 CT 27/07/2018 S.p.A. SR 025 NOTO Blok Service S.r.l. PORCARI TUFO 26/00 CT 07/11/2015 (FALCONARA) CALCAREO SR 026 NOTO Soc.tà Tolentino S.r.l. PORCARI TUFO 35/00 CT 18/03/2016 CALCAREO 112/15 CT SR 029 NOTO GIMOTER S.n.c. CUGNO CALCARE 07/07 CT 23/05/2020 MARINO SR 030 NOTO ES.TRA.M. S.r.l. MISILINI GESSO 14/05 CT 05/06/2020 SR 031 NOTO Denaro Antonino PORCARI TUFO 19/06 CT 21/12/2021 CALCAREO SR 040 NOTO – S.I.P.E.D. S.n.c. di SPINAGALLO – CALCARE 14/01 CT 22/04/2016 SIRACUSA Guglielmino V. & C. CAVASECCA SR 046 NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 02/13 CT 17/01/2016 SR 051 NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 01/13 CT 16/04/2016 SR 052 NOTO Edile Garofalo s.n.c. Bufaleffi CALCARE 06/08 CT 17/06/2018 CAVE CESSATE 257/B NOTO Stella Blok S.d.f. STALLAINI TUFO CALCAREO 05/82 1997 284/D NOTO NES Servizi S.p.A. c/o PORCARI TUFO CALCAREO 25/83 1998 BloCoEdi 20/A NOTO BLO.CO.EDI. S.r.l. VILLA TUFO CALCAREO 03/85 2000 VELA 107/A NOTO La Trota di Lamesa PORCARI TUFO CALCAREO 33/87 2002 Paolo e Seb.no 490 NOTO Cicciarella Giorgio MUSOLINI CALCARENITE 26/02 2005 455 NOTO NES Servizi PORCARI TUFO CALCAREO 25/99 2014 538/A NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 12/06 2016 275/Ap NOTO Società Tolentino S.r.l. PORCARI TUFO CALCAREO 24/01 2016 56/Bp NOTO Euro Sud Calcestruzzi PREANITO CALCARE 20/03 2013 S.r.l. 56/A NOTO E Edil Pirainito S.r.l. PREANITO CALCARE 67/87 2002 ROSOLINI Fonte: Distretto Minerario di Catania per le Province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, gennaio 2016 Discariche Sono presenti in ambito comunale anche alcune discariche. Le tabelle riportate di seguito identificano quelle provvisorie e le discariche controllate. Discariche provvisorie Discariche controllate
Fonte: Piano delle Bonifiche delle aree inquinate, 2002 Il Piano regionale delle bonifiche e delle aree inquinate individua inoltre le aree caratterizzate dal fenomeno di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo; l’elenco dei siti identificati sul territorio comunale è riportato nella tabella seguente. Abbandoni Fonte: Piano delle Bonifiche delle aree inquinate, 2002 Siti inquinati e potenzialmente inquinati Con Nota Prot. n. 0000400 del 7 gennaio 2016 la Regione Siciliana – Assessorato Regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, è stato trasmesso l’elenco dei siti potenzialmente inquinati che interessano il territorio comunale di Noto, riportati nella tabella seguente. Id sito Nome Indirizzo Tipo Rifiuto Stato (Wgs 84) X (Wgs 84) Y bonifica 294 Noto - Bomminscuro Non precisamente Non 500.171,02 4.069.536,10 Bomminscuro individuati bonificato 544 Noto - Bombello C/da Bombello Urbani P.P. MISE 501.540,66 4.086.428,38 Siti contaminati e potenzialmente contaminati presenti sul territorio comunale di Noto Il sito Id 294 corrisponde alla discarica di Bommiscuro, che occupa una superficie di 80'000 mq localizzata nei pressi del confine con il Comune di Rosolini, per la quale sono in corso atti giudiziari da parte del Pubblico Ministero. Allo stato attuale gli accertamenti di laboratorio hanno stabilito la presenza di mercurio, cloruri e solfati e la contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici della faglia che va ad alimentare i pozzi dei terreni circostanti e destinata all'irrigazione dei campi e delle serre. Localizzazione discarica di Bommiscuro
Il sito Id 544 corrisponde ad una discarica di rifiuti urbani allo stato attuale dismessa, che interessa una superficie di 28'000 mq localizzata lungo la SP 24, per la quale è stata completata la procedura di Messa in Sicurezza di Emergenza. Localizzazione discarica della contrada Bombello 1.5- TERRITORIO Sistema insediativo Il sistema insediativo residenziale di Noto si sviluppa in diversi centri abitati, diffusi sull’esteso territorio, ma gravitanti tutti sul Capoluogo. Questo ne rappresenta inequivocabilmente il fulcro, come dimostra anche la localizzazione al suo interno di tutti i principali servizi per la popolazione, sia di tipo stanziale che di tipo turistico. All’interno del Capoluogo, in base ai dati Istat 2001, si localizza più dei tre quarti della popolazione complessiva del Comune (raggiungendo valori ben superiori all’80% se si considera anche il centro satellite di San Corrado, secondo più importante centro abitato del Comune, ma ormai di fatto propaggine residenziale del capoluogo). Di minore importanza, in termini demografici, risultano gli altri centri, mentre l’esteso territorio rurale (compressi i centri di Testa dell’Acqua; San Paolo, Castelluccio, Villa Vela), raccoglie nel complesso poco più del 13% della popolazione (anche se si caratterizza per un presenza di quasi il 30% delle abitazioni complessive del Comune, di cui molte, ovviamente, non utilizzate). Nell’ambito della ricognizione sullo stato attuale del territorio di Noto si possono individuare le seguenti principali “criticità”: • eccessivo inurbamento del centro urbano, principalmente individuato nella parte periferica a sud, a ovest e a nord della città, causando inaccessibilità nelle aree interne (centro storico) per una carente o inadeguata viabilità di scorrimento, il degrado di vaste aree (individuate nelle cartografie come “criticità”) periferiche dove sono carenti spazi ad uso sociale e ricreative, ma anche infrastrutture di urbanizzazione essenziali per la “qualità urbana” rapportandone la qualità a quella del “centro storico” barocco (patrimonio UNESCO); • eccessivo inurbamento nelle contrade costiere (principalmente nel tratto Calabernardo, Lido di Noto, Eloro-Pizzuta) interessate dagli anni ’70 ad un massiccio insediamento edilizio “abusivo” e “sanate” negli anni ’80 con leggi sul riordino urbanistico, attualmente inserite in vari “comparti edificatori” comprendenti “piani particolareggiati residenziali di iniziati pubblica”;
• eccessivo inurbamento nelle contrade costiere di S. Lorenzo, Terreni Nuovi, Spinazza, Bove Marino, Marzamemi interessate da “agglomerati abusivi” e sanati con “piani particolareggiati di riordino urbanistico-edilizio”. Sistema infrastrutturale Il sistema stradale Il sistema stradale netino si basa su un modello semplice, che non ha nel tempo subito sostanziali modifiche: l’assetto si fonda su una viabilità principale, sostanzialmente parallela alla linea di costa, da cui si diramano, a pettine, viabilità trasversali di diversa entità. La rete stradale di Noto è costituita essenzialmente da: • Autostrada Siracusa-Gela: In esercizio il tronco Siracusa-Rosolini, in fase di aggiornamento del progetto relativamente ai lotti da Rosolini a Scicli per ulteriori 29,3 Km; • SS 115 Sud Occidentale Sicula (Trapani - Siracusa): Strada che attraversa i territori di Rosolini, Noto, Avola, Canicattini Bagni e Floridia; • SS 287: La Strada Statale 287 di Noto va dalla città di Noto al bivio Akrai dove si congiunge alla Strada Statale 124 Siracusana, consentendo così di giungere a Palazzolo Acreide; • SP15 Avola – Bochini – Noto; • SP19 Noto-Pachino; • SP24 Noto – Testa dell’Acqua – Palazzolo; • S.P.34 Noto – Calabernardo; • S.P.35 Traversa Zupparla. Il principale cambiamento intercorso nel tempo è senz’altro stato rappresentato dall’apertura dell’autostrada; ciò ha determinato l’affiancamento alla SS115, che è stato storicamente il principale asse di accesso al territorio e che non presentava più caratteristiche idonee per tale funzione. L’apertura del nuovo casello, la cui localizzazione è stata definita in relazione anche all’accessibilità degli altri principali centri abitati, rappresenta il principale elemento di innovazione: i flussi stradali di attraversamento si allontanano dal Capoluogo, avvicinandosi alla linea di costa ed ai centri abitati in tal ambito gravitanti. Parallelamente alla nuova infrastruttura sono state potenziate diverse viabilità locali, per permettere un miglioramento dell’accessibilità al casello ed alcuni interventi sono ancora in fase di realizzazione. La previsione di completamento dell’asse autostradale fino a Gela permetterà in futuro di ottenere, anche su questo fronte, una riduzione dei tempi di percorrenza simile a quella che si è registrata nella connessione con Siracusa e Catania: uno degli effetti che conseguiranno al completamento del disegno sarà in particolare rappresentato dalla localizzazione di Noto in una posizione sostanzialmente baricentrica tra i due principali aeroporti di riferimento (Catania e Comiso) Le interferenze tra viabilità extraurbana principale ed ambiti urbani riguardano di fatto solamente la SS287, in quanto il tracciato della SS115 che lambisce il Centro Storico di Noto rappresenta ormai una viabilità di tipo esclusivamente urbano, sostituita negli anni dalla viabilità Regionale e Provinciale più idonea e più discosta dalla città. Le stesse interferenze con la SS287, riguardanti l’aggregato di San Corrado, risultano peraltro poco rilevanti, visti i ridotti flussi di traffico che interessano tale direttrice che non riveste caratteri di connessione di lunga percorrenza con altre località, ma di semplice collegamento con i centri urbani dell’entroterra: la problematica di questo centro abitato risulta eminentemente di tipo urbanistico (frammentarietà e disomogeneità del nucleo). Da considerare è certamente il tema dell’accessibilità e della viabilità interna ai centri abitati della costa (Lidi Nord e Lidi sud), non tanto in considerazione dei flussi di traffico, anche in questo caso modesti salvo che in particolari giornate estive, ma in considerazione di un utilizzo
incongruo della viabilità di costa (a Calabernardo e Lido di Noto), da destinarsi a più pregiate funzioni turistiche e commerciali) o alle sezioni stradali rese ormai inadeguate da uno sviluppo residenziale spontaneo non pianificato (Lidi Sud). Le principali criticità urbane, tuttavia, riguardano il Capoluogo che presenta, soprattutto nei mesi estivi, situazioni di diffusa congestione dei principali assi stradali con criticità riguardanti, in particolare: • l’asse viario rappresentato dalle vie Giordano e Fazello che, pur in presenza di una valida viabilità alternativa rappresentata dalle vie Montessori e Svevo, presentano rilevanti flussi di traffico per l’accesso ai servizi insediati in questa porzione di città; • le via Aurispa e Roma che rappresentano, di fatto, gli unici due assi di collegamento delle parti est e ovest della città, nonché l’unico asse di accesso alla porzione sud della città; • l’asse viario rappresentato dalle vie Napoli-Principe di Piemonte, Cavarra, Mille che oltre a rappresentare l’asse di accesso a tutta la porzione orientale del capoluogo raccoglie gran parte degli spostamenti nord-sud di tipo urbano e, in parte, extraurbano. I principali effetti derivanti dalla situazione descritta riguardano gli aspetti ambientali e di qualità urbana (inquinamento acustico ed atmosferico), ma anche aspetti di sicurezza (incidentalità) e di pericolosità in caso di evento calamitoso. Sistema infrastrutturale ferroviario Nel territorio di interesse, l’unico sistema infrastrutturale ferroviario presente è rappresentato dalla Siracusa-Noto-Modica-Ragusa-Gela, che prosegue con la Gela-Licata-Canicattì. Tale linea a semplice binario non elettrificato di RFI, collega trasversalmente Siracusa sul versante jonico attraversando un buon numero di importanti centri urbani (tra cui Noto, Modica, Ragusa, Comiso, Vittoria, Gela e in fine Canicattì ove si riconnette con la linea Caltanissetta-Agrigento). La linea fu costruita alla fine dell’ottocento, con un tracciato dall’andamento fortemente tortuoso e con pendenze e contropendenze elevate; in prossimità della città di Ragusa il percorso si inerpica con un andamento elicoidale, del tipo in uso nelle ferrovie svizzere, che permette alla linea di risalire dal fondo-valle del fiume Irminio alla quota della Stazione di Ragusa. Attualmente la linea risulta avere quattro soli treni giornalieri che collegano il capoluogo aretuseo con quello ibleo e viceversa, con un tempo di percorrenza di circa 2 ore e 30 minuti, ed il cui utilizzo risulta essere alquanto limitato. La dotazione portuale Attualmente l’unica infrastruttura portuale esistente a Noto consiste in un piccolo molo a protezione della caletta di Calabernardo, all’interno della quale trovano ricovero alcune piccole imbarcazioni non del tutto protette dalle mareggiate più consistenti che spesso interessano la costa. Il Piano Regolatore Portuale prevede la realizzazione di un porticciolo nella caletta di Calabernardo sopra accennata, con l’ausilio di un molo di dimensioni adatte, posizionato al di là di quello esistente in modo da aumentare la capacità ricettiva dell’area di attracco. Esso avrà una capienza di 118 posti- barca, dei quali 94 di categoria I, 19 di categoria II, 5 di categoria III. Si ritiene che questa infrastruttura sia sufficiente a soddisfare la domanda, sempre crescente, di approdi per imbarcazioni private con riferimento alla fruibilità del territorio netino, grazie al posizionamento ravvicinato rispetto al centro storico, facilmente raggiungibile tramite la strada provinciale. 1.6- SITI NATURALISTICI Il territorio comunale di Noto è interessato dalla presenza di numerosi ambiti di rilevante importanza ecologica che sono stati inclusi tra i Siti appartenenti alla Rete Natura 2000 o individuati come aree protette (Riserve Naturali).
Siti Natura 2000 Nel territorio comunale sono presenti i seguenti siti della rete Natura 2000: ZPS: • ITA090002 Vendicari; è anche Oasi Faunistica di Vendicari • ITA090003 Pantani della Sicilia Sud-Orientale • ITA090029 Pantani della Sicilia sud-orientale, Morghella, di Marzamemi, di Punta Pilieri e Vendicari SIC: • ITA090007 Cava Grande del Cassibile • ITA090016 Alto Corso del Fiume Asinaro, Cava Piraro e Cava Carosello • ITA090021 Cava Contessa - Cugno Lupo – Area Monte Iblei • ITA090027 Fondali di Vendicari • ITA090019 Cava Cardinale– Area Monte Iblei L’immagine riportata di seguito individua i siti appartenenti alla Rete Natura che interessano il territorio comunale di Noto. Siti natura 2000 che interessano il territorio comunale di Noto e i comuni limitrofi – Elaborazione MATE s.c.
ZPS ITA090002 – Vendicari Si tratta di un'area costiera di notevole valore naturalistico e paesaggistico. Si rileva infatti una elevata biodiversità vegetale per l'elevata varietà di habitat, dovuta alla presenza di vari tipi di substrati come pure a situazioni edafiche e idrogeologiche molto particolari. Si osservano infatti cordoni dunali ben sviluppati e maturi in cui è possibile osservare una seriazione psammofila completa. Gli aspetti vegetazionali sono rappresentati da quelli effimeri dei Cakiletea maritimae, da quelle perenni erbacee degli Ammophiletea, dalle garighe dei Cisto-Micromerietea e dalla macchia a Juniperus macrocarpa. Anche la vegetazione che si insedia sulle scogliere marine è ben rappresentata. Sono presenti infatti comunità alofile dei Crithmo-Limonietea, caratterizzata dal Limonium syracusanum, endemismo ibleo, garighe a Sarcopoterium spinosum e aspetti di macchia a Mirto e Lentisco. Ben rappresentate sono inoltre le comunità alofile delle paludi salmastre retrostanti al cordone dunale, con numerose associazioni dei Sarcocornietea fruticosae, dei Thero-Suaedetea, e degli Juncetea maritimi. Nelle parti centrali delle paludi durante il periodo in cui sono sommerse si rinviene una densa vegetazione a idrofite sommerse in cui dominano alghe come Lamprothamniun papulosum e fanerogame appartenenti ai generi Ruppia, Potamogeton e Althenia. Le depressioni umide ospitano durante tutto l'anno una ricca avifauna stanziale e migratoria. Sotto il profilo geologico l'area è caratterizzata da affioramenti rocciosi di natura calcarenitica, calcarea e marnosa. Alternati a questi si trovano estesi depositi sabbiosi che verso l'interno vengono sostituiti da lagune per la presenza di substrati impermeabili di natura argilloso-limosa. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido con temperature medie annue di circa 18 °C e precipitazioni medie annue superiori a 500 mm. Qualità e importanza In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione psammofila rappresentata soprattutto dalla macchia a Juniperus macrocarpa, formazione questa ormai piuttosto rara sull'isola. Ben rappresentate sono pure lungo il litorale roccioso le formazioni alofile dei Crithmo-Limonietea, le garighe a Sarcopoterium spinosum e la macchia dell'Oleo-Ceratonion. Ben conservate ricchi floristicamente sono pure le formazioni alofile perenni dei pantani salmastri che ricoprono attualmente estese superfici. Questo biotopo nel complesso rappresenta un raro esempio di quello che in passato era la vegetazione costiera della Sicilia sud-orientale. La presenza della Riserva ha permesso di mantenere gli habitat le loro peculiarità in buono stato di conservazione; un'efficace opera di sorveglianza ha consentito la sosta indisturbata e la nidificazione di nuove specie di uccelli, arricchendo il già cospicuo elenco di specie. Interessante risulta la presenza dell'Occhione e della Calandrella, rarefatte ed in forte declino in buona parte del loro areale e quindi in uno precario stato di conservazione. In questo contesto è tuttavia da menzionare la scomparsa recente della Calandra, presente a Vendicari fino alle precedenti indagini. La varietà e l'integrità degli habitat naturali fortemente integrati ed interconnessi fra loro trovano riscontro nell'elevata biodiversità che caratterizza questa area per quanto riguarda la mammalofauna e soprattutto l'erpetofauna. la fauna invertebrata è ricchissima di endemiti siculi, talora molto localizzati e spesso noti per la sola area di Vendicari, ed annovera inoltre molte specie rare che di frequente si trovano al limite settentrionale del loro areale di distribuzione. Lo studio di questa fauna riveste un grande interesse scientifico dal punto di vista faunistico, zoogeografico, conservazionistico ed eco-etologico. Circa il 40% dell’area ricade entro la zona IBA 167 Pantani di Vendicari e di Capo Passero. ZPS ITA090003 - Pantani della Sicilia sud orientale Interessante fascia costiera caratterizzata da un'alternarsi di cordoni dunali e affioramenti rocciosi, rappresentati da calcari miocenici, calcareniti e marne. Nella porzione retrodunale si rinvengono depressioni palustri salmastre, soggette a periodiche sommersioni da parte di acque meteoriche mescolate a quelle marine, che vi arrivano per infiltrazione attraverso il cordone sabbioso o durante le mareggiate. Questi habitat costieri sono interessati da aspetti di vegetazione psammofila, sia annuale (Cakiletea maritimae e Malcolmetalia) che perenne (Ammophiletea), da vegetazione rupicola alofila dei Crithmo-Limonietea, da aspetti di macchia dell'Oleo-Ceratonion, da vegetazione palustre perenne dei Sarcocornietea fruticosae e annuale dei Thero-Salicornietea e Saginetea maritimae, da aspetti ad elofite degli Juncetea maritimi e Phragmito-Magnocaricetea. Frequenti sono pure le praterie steppiche dei Lygeo-Stipetea e praticelli effimeri dei Trachynetalia distachyae. Di particolare rilievo sono le estese depressioni palustri dove oltre ad una vegetazione alofila molto specializzata si rifugia una interessante avifauna stanziale e migratoria. Il bioclima della fascia costiera della Sicilia sud-orientale rientra nel termomediterraneo secco con temperature medie annue superiori a 18 °C e precipitazioni medie annue di circa 400 mm. Qualità e importanza In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione alofila palustre, distribuita lungo le sponde dei pantani in fasce più o meno concentriche secondo gradienti di umidità e salinità del suolo. Ben rappresentati sono alcune associazioni abbastanza rare in Sicilia, in cui si rinvengono specie di particolare interesse fitogeografico e talora endemiche, come Limonium pachynense. In qualche tratto costiero si rinvengono alcune formazioni ormai relitte, le quali in passato erano abbastanza diffuse e ben rappresentate nell'area. Fra queste sono da segnalare le comunità alofile rupestri a Limonium hybleum, la macchia a Quercus calliprinos, e quella a Juniperus macrocarpa. Per la sua posizione, il complesso dei Pantani della Sicilia sud orientale riveste un ruolo molto importante per le migrazioni degli Uccelli. In queste aree vengono registrate le massime presenze per la Sicilia di Ardeidi e Scolopacidi, abbondante è anche il passaggio di Anatidi, con presenze inferiori solo a quelle registrate nel golfo di Gela. Il sito risulta strategico per la conservazione dell'avifauna in quanto parte integrante di un sistema di aree umide comprendente Vendicari, Morghella ed altre aree umide minori della Sicilia sudorientale, fra le quali gli scambi faunistici sono molto frequenti (IENTILE, 2005). Irregolarmente si riproduce la Moretta tabaccata, specie estremamente localizzata in Sicilia e in Italia. L'area è stata recentemente colonizzata, spontaneamente, anche dal Pollo sultano, specie oggetto di una recente reintroduzione. Ricca e diversificata risulta anche l'erpetofauna, che annovera molte specie meritevoli della massima tutela. Ricchissima di endemiti siculi, talora molto localizzati e spesso noti per la sola area dei pantani, è la fauna invertebrata, che annovera inoltre molte specie rare che di frequente si trovano al limite settentrionale del loro areale di distribuzione. Circa il 4% del Sito ricade nell’IBA 167 Pantani di Vendicari e di Capo Passero. ZPS ITA090029 - Pantani della Sicilia sud-orientale, Morghella, di Marzamemi, di Punta Pilieri e Vendicari Interessante fascia costiera caratterizzata da un'alternarsi di cordoni dunali e affioramenti rocciosi, rappresentati da calcari miocenici,
calcareniti e marne. Nella porzione retrodunale si rinvengono depressioni palustri salmastre, soggette a periodiche sommersioni da parte di acque meteoriche mescolate a quelle marine, che vi arrivano per infiltrazione attraverso il cordone sabbioso o durante le mareggiate. Questi habitat costieri sono interessati da aspetti di vegetazione psammofila, sia annuale (Cakiletea maritimae e Malcolmetalia) che perenne (Ammophiletea), da vegetazione rupicola alofila dei Crithmo-Limonietea, da aspetti di macchia dell'Oleo-Ceratonion, dalle garighe dei Cisto-Micromerietea, da formazioni arbustive a Juniperus macrocarpa, da vegetazione palustre perenne dei Sarcocornietea fruticosa e e annuale dei Thero-Salicornietea e Saginetea maritimae, da aspetti ad elofite degli Juncetea maritimi e Phragmito-Magnocaricetea. Frequenti sono pure le praterie steppiche dei Lygeo-Stipetea e praticelli effimeri dei Trachynetalia distachyae. Di particolare rilievo sono le estese depressioni palustri dove oltre ad una vegetazione alofila molto specializzata si rifugia una interessante avifauna stanziale e migratoria. Nelle parti centrali delle paludi durante il periodo in cui sono sommerse si rinviene una densa vegetazione a idrofite in cui dominano alghe come Lamprothamniun papulosum e fanerogame appartenenti ai generi Ruppia, Potamogeton e Althenia. Il bioclima della fascia costiera della Sicilia sud-orientale rientra nel termomediterraneo secco o sub umido con temperature medie annue superiori a 18°C e precipitazioni medie annue comprese tra 400 e 500 mm. Qualità e importanza Il complesso di pantani della Sicilia sud orientale per la sua posizione riveste un ruolo moto importante per le migrazioni degli Uccelli. In queste aree vengono registrate le massime presenze per la Sicilia di Ardeidi e Scolopacidi, abbondante è anche il passaggio di Anatidi, con presenze inferiori solo a quelle registrate nel golfo di Gela. Il sito comprende realtà territoriali estremamente eterogenee, e soltanto il complesso dei pantani di Vendicari è sottoposto ad adeguate misure di tutela. La presenza consolidata della Riserva negli anni ha permesso il mantenimento degli habitat e delle loro peculiarità; un'efficace opera di sorveglianza ha consentito la sosta indisturbata e la nidificazione di nuove specie di uccelli, arricchendo il già ricco elenco di specie. Le restanti aree umide di questo complesso hanno invece subito profonde modifiche e sono state sottoposte a costanti disturbi e progressive trasformazioni. L'insieme di questi elementi ha sicuramente ridotto sensibilmente il potenziale di ricettività avifaunistica dell'area nel suo complesso. Interessante risulta la presenza di specie legate all'ambiente agricolo, come l'Occhione e la Calandrella, rarefatte ed in forte declino in buona parte del loro areale e quindi in uno stato precario di conservazione. In questo contesto è da menzionare la scomparsa recente della Calandra, presente a Vendicari fino alle precedenti indagini. Ricchissima ed articolata è anche la fauna degli invertebrati che annovera molte specie endemiche, rare o localizzate, talora note soltanto per le aree umide costiere della Sicilia sudorientale. In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione alofila palustre, distribuita lungo le sponde dei pantani in fasce più o meno concentriche secondo gradienti di umidità e salinità del suolo. Ben rappresentati sono alcune associazioni abbastanza rare in Sicilia, in cui si rinvengono specie di particolare interesse fitogeografico e talora endemiche, come Limonium pachynense. In qualche tratto costiero si rinvengono ancora dei relitte di formazioni vegetali che in passato erano abbastanza diffuse e ben rappresentate nell'area. Fra queste sono da segnalare le comunità alofile rupestri a Limonium hybleum, la macchia a Quercus calliprinos, e quella a Juniperus macrocarpa. Il 93% del Sito è compreso all’interno dell’ IBA 1998-2000: Pantani di Vendicari e Capo Passero -167. SIC ITA090007 - Cava Grande del Cassibile, Cava Cinque Porte, Cava e Bosco di Bauli Il sito include gran parte del bacino idrografico del Fiume Cassibile, presso Avola. Questo corso d'acqua occupa il fondo di una profonda e spettacolare valle caratterizzata da versanti piuttosto acclivi con estese pareti rocciose. I substrati sono costituiti essenzialmente da calcari miocenici profondamente incisi da fenomeni carsici. Lungo il fondo valle si osservano numerosi laghetti intervallati a piccole cascate e balze rocciose. Il bioclima rientra termomediterraneo con ombrotipi compresi tra il subumido inferiore e superiore. La vegetazione naturale è piuttosto degradata ed è rappresentata soprattutto da praterie ad Ampelodesmos mauritanicus e da garighe ad erica e rosmarino. Le formazioni forestali più frequenti e ancora ben conservati sono quelle ripariali a Platanus orientalis e Salix pedicellata, mentre piuttosto rari sono i boschi sempreverdi a Quercus ilex. Le pareti rocciose ospitano una vegetazione casmofita molto specializzata e ricca di specie endemiche e rare appartenenti al Dianthion rupicolae. Significativi anche se poco frequenti sono le formazioni igrofile ad elofite dei Phragmito-Magnocaricetea e quelle legate alle pareti stillicidiose ad Adiantum capillus-veneris e Pteris vittata. Qualità e importanza La Cava Grande del Fiume Cassibile rappresenta una delle valli di maggior pregio paesaggistico e naturalistico di tutto l'altopiano ibleo. La spettacolarità e peculiarità degli ambienti rocciosi e umidi di fondovalle richiama un notevole turismo di massa. Di particolare bellezza sono le pareti rocciose incise dalle acque del fiume e i profondi laghetti presenti sul fondovalle. Sotto il profilo naturalistico non sono da sottovalutare gli enormi esemplari di centenari platani diffusi lungo le sponde fluviali, come pure la presenza di numerose specie endemiche o rare che si rinvengono sulle pendici della valle, che per loro rilevante interesse fitogeografico. Rappresenta una vera e propria isola naturale all'interno di un contesto fra i più antropizzati della Sicilia e, dal punto di vista morfologico e paesaggistico, è certamente la valle la più spettacolare di tutto l'altipiano ibleo. Risulta caratterizzata da una vegetazione riparia a Platanus orientalis e salici, da una peculiare vegetazione rupicola, da dense leccete e da vegetazione steppica, che ospitano numerose specie endemiche. Tutto il sito riveste quindi un eccezionale interesse geobotanico. La fauna vertebrata non presenta emergenze faunistiche di particolare rilievo, a parte alcune eccezioni relative all'ornitofauna. Tuttavia la cava rappresenta per molti Vertebrati un vero e proprio sito di rifugio e nidificazione, consentendo la sopravvivenza e la riproduzione di specie come l' Istrice, la Martora, numerosi Rapaci diurni e notturni, la Testuggine terrestre, la Testuggine d'acqua, il Colubro leopardino e la Raganella, che altrimenti difficilmente sarebbero presenti nell'entroterra ibleo. Ricchissima ed articolata è la fauna invertebrata con numerose specie endemiche e/o rare, stenotope e stenoecie di elevatissimo valore scientifico. Infatti, proprio fra questa fauna, si trovano alcuni degli elementi che appartengono al contingente più antico della fauna siciliana, salvatosi, almeno parzialmente, a seguito del lungo isolamento geografico di questa area durante i periodi geologici recenti (Pliocene e Pleistocene). Un pregio particolare riveste, in questo contesto, la fauna dulciacquicola che può annoverare molti paleoendemiti, alcuni dei quali possono essere considerati dei veri e propri fossili viventi. Da rilevare, infine, la presenza della Salmo (Trutta) macrostigma, per la quale il fiume Cassibile rappresenta uno dei pochi siti noti per la Sicilia.
SIC ITA090016 - Alto corso del Fiume Asinaro, Cava Piraro e Cava Carosello Il sito coincide con gran parte del bacino dell'alto corso del Fiume Asinaro, presso Noto. Esso ricade in un'area interna dell'Altopiano Ibleo, caratterizzato da rocce calcaree mioceniche incise da valloni poco profondi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido superiore. La vegetazione si presenta alquanto degradata con piccoli lembi di vegetazione forestale localizzati nei tratti più impervi e rocciosi, rappresentati da leccete termofile e boschi decidui a Quercus virgiliana. Lungo i corsi d'acqua sono presenti in alcuni tratti formazioni ripariali a Platanus orientalis e Salix pedicellata. Abbastanza diffuse e ben rappresentate sono le praterie steppiche ad Ampelodesmos mauritanicus e garighe a Thymus capitatus. Le pareti rocciose dei valloni ospitano normalmente una vegetazione casmofila del Dianthion rupicolae. Qualità e importanza Sistema di cave iblee, che rappresenta una vera e propria isola naturale all'interno di un contesto fra i più antropizzati della Sicilia, caratterizzato da una vegetazione riparia a Platanus orientalis e salici, da una peculiare vegetazione rupicola, da dense leccete e da vegetazione steppica, che ospitano numerose specie endemiche. La fauna vertebrata non presenta emergenze faunistiche di particolare rilievo, a parte alcune eccezioni relative all'ornitofauna. Tuttavia la cava rappresenta per molti Vertebrati un vero e proprio sito di rifugio e nidificazione, consentendo la sopravvivenza e la riproduzione di specie come l' Istrice, la Martora, numerosi Rapaci diurni e notturni, la Testuggine terrestre, la Testuggine d'acqua, il Colubro leopardino e la Raganella, che altrimenti difficilmente sarebbero presenti nell'entroterra ibleo. Ricchissima ed articolata è la fauna invertebrata con numerose specie endemiche e/o rare, stenotope e stenoecie di elevatissimo valore scientifico. Infatti, proprio fra questa fauna, si trovano alcuni degli elementi che appartengono al contingente più antico della fauna siciliana, salvatosi, almeno parzialmente, a seguito del lungo isolamento geografico di questa area durante i periodi geologici recenti (Pliocene e Pleistocene). Un pregio particolare riveste, in questo contesto la fauna dulciacquicola che può annoverare molti paleoendemiti, alcuni dei quali possono essere considerati dei veri e propri fossili viventi. Il sito include inoltre un sistema di cavità carsiche di grande interesse faunistico per la fauna troglobia ospitata, con endemiti puntiformi o molto localizzati nella sola regione iblea. SIC ITA090019 - Cava Cardinale L'area riguarda una cava iblea caratterizzata da valloni poco profondi solcati da alvei fluviali e sovrastati da pianori. I substrati sono rappresentati essenzialmente da calcari miocenici con estesi affioramenti rocciosi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido inferiore. Il fondo dei valloni è ricoperto soprattutto da densi boschi di leccio che viene sostituito nei tratti più rocciosi e impervi da aspetti di macchia a Euphorbia dendroides e garighe a rosmarino ed erica. Frequenti sono sui costoni rocciosi le praterie steppiche a Hyparrhenia hiryta e ad Ampelodesmos mauritanicus. Sul fondo dei valloni nei tratti più umidi e incassati si rinvengono lembi di ripisilve a Platanus orientalis. Le zone più pianeggianti sono normalmente adibite a colture cerealicole o arboree. Qualità e importanza L'interesse maggiore di questo sito sono gli estesi boschi a Quercus ilex e le formazioni arbustive dell'Oleo-Ceratonion, che ricoprono estese superfici normalmente in modo abbastanza continuo. Qui si trovano anche diverse entità che nell'area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico. Nel contesto molto antropizzato dell'altopiano ibleo le cave rimaste in buone condizioni di naturalità rappresentano delle aree di rifugio e riproduzione per numerose specie di Vertebrati, che altrimenti non sarebbero presenti. Il sito ospita inoltre numerose specie rare e/o endemiche sicule, il cui areale è spesso ristretto alla sola area iblea. SIC ITA090021 - Cava Contessa - Cugno Lupo L'area riguarda una cava iblea caratterizzata da valloni poco profondi sovrastati da pianori. I substrati sono rappresentati essenzialmente da calcari miocenici con estesi affioramenti rocciosi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido inferiore. Il fondo dei valloni è ricoperto soprattutto da densi boschi di leccio che viene sostituito nei tratti più rocciosi e impervi da aspetti di macchia a Euphorbia dendroides e garighe a rosmarino ed erica. Nei tratti meno inclinati si rinviene una boscaglia a Rhamnus alaternus e Pistacia lentiscus. Frequenti sono sui costoni rocciosi le praterie steppiche a Hyparrhenia hiryta e ad Ampelodesmos mauritanicus. Le zone più pianeggianti sono normalmente adibite a colture cerealicole o arboree. Qualità e importanza L'interesse maggiore di questo sito sono gli estesi boschi a Quercus ilex e le formazioni arbustive dell'Oleo-Ceratonion, che ricoprono estese superfici normalmente in modo abbastanza continuo. Qui si trovano anche diverse entità che nell'area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico. Nel contesto molto antropizzato dell'altopiano ibleo le cave rimaste in buone condizioni di naturalità rappresentano delle aree di rifugio e riproduzione per numerose specie di Vertebrati, che altrimenti non sarebbero presenti. Il sito ospita inoltre numerose specie rare e/o endemiche sicule, il cui areale è spesso ristretto alla sola area iblea. Il sito è caratterizzato da imponenti formazioni rocciose, occupate dal Falco pellegrino, che rappresentano un potenziale sito di nidificazione anche per l'Aquila del Bonelli. L'area è interessata marginalmente da un flusso migratorio di rapaci del genere Circus. SIC ITA090027 - Fondali di Vendicari L'area è caratterizzata da fondali rocciosi di natura calcarea che da dalla superficie fino a 10 metri di profondità digradano molto lentamente favorendo nelle zone poco esposte l'accumulo di sabbie organogene. Al di sotto dei 10 metri il fondale è prevalentemente sabbioso. La vegetazione marina bentonica è quindi caratterizzata prevalentemente da Posidonia oceanica che forma estese praterie anche sui substrati duri poco profondi e ricoperti da sedimenti (Di martino & Blundo, 1999)Sui fondali tipicamente rocciosi e moderatamente esposti, in cui non viene favorito l'accumulo di materiale detritico, la vegetazione è caratterizzata da popolamenti fotofili a Cystoseira sp.pl. nella frangia infralitorale e nei primi metri dell'infralitorale mentre più in profondità predominano le facies a Dictyotaceae e Sphacelariaceae (Blundo et al., 1999). Inoltre è da segnalare la presenza di specie aliene come Caulerpa racemosa
e Womersleyella setacea che negli ultimi anni si sono ampiamente diffuse anche in quest'area non alterando tuttavia gli equilibri ambientali. Qualità e importanza La presenza di estese praterie a Posidonia oceanica rende quest'area particolarmente interessante e meritevole di salvaguardia ambientale. L’1% del Sito ricade all’interno dell’ IBA 167 Pantani di Vendicari e Capo Passero. Riserve naturali Nel territorio comunale sono presenti due aree protette: la Riserva Naturale Orientata di Vendicari e la Riserva Naturale di Cava Grande del Cassibile. Le informazioni di seguito riportate sono tratte dallo Studio agricolo forestale (“Relazione illustrativa di commento”) compresa tra gli elaborati dello Schema di massima del P.R.G. del Comune di Noto del 2006, redatta dal dott. Agr. Salvatore Mazzonello e dal dott. Agr. Monica Mortellaro. Ulteriori fonti sono specificate nel seguito. La Riserva Naturale Orientata di Vendicari si sviluppa lungo la fascia costiera compresa tra Noto e Pachino e si estende per una lunghezza complessiva di circa 8 km e una larghezza di 1 km. E’ una pianura caratterizzata da dune sabbiose, coste rocciose, dalla presenza di 3 pantani lacustri, denominati “Piccolo”, “Grande” e “Vendicari”, e dalle geometrie elementari delle vecchie saline. Prospiciente al “Pantano Grande”, a 200 m dalla riva, si individua l’isola di Vendicari. La caratteristica peculiare della zona (ambiente costiero) è rappresentata dall’alternanza di tratti rocciosi, sabbiosi e zone umide con acque ad alto tenore di salinità. La vegetazione è costituita da piante tipiche degli ambienti costieri mediterranei, ed anche da diverse specie psammofile (grosse graminacee rizomatose), alofite e/o succulente. In posizione riparata rispetto al mare, si riscontra l’insediamento di macchia a ginepro coccolone, caratterizzata da una corte di altre essenze come lentisco, fillirea, clematis, rosmarino. Procedendo dal mare verso la zona interna, si individua la fascia di gariga, costituita da bassi cespugli di timo, spina porci, palma nana, spazzaforno, mandragora, giaggiolo bulbose e molte orchidee. La gariga proseguendo verso l’interno diventa macchia evidenziando la presenza di lentisco, oleandro, fillirea, mirto, scilla e ancora palma nana. Lungo le rive dei pantani troviamo presenza di salicornia, mentre a ridosso delle stesse si insedia una vegetazione di scirpi, carici, giunchi, cannuccia e canna domestica, che segna il passaggio tra la zona naturale e quella antropizzata, dove prevalgono le colture intensive. I Pantani di Vendicari rappresentano un elemento di valenza ecologica sia come luogo di transito per l’avifauna migratoria che come luogo di nidificazione dell’avifauna stanziale. Gli stagni sono parzialmente collegati con il mare aperto, le acque sono salmastre con forti sbalzi di salinità nel corso delle stagioni. Di fronte al Pantano Roveto, a 150 metri dalla costa, si trova l'isolotto di Vendicari, zona frequentata da parecchi uccelli acquatici, che sostano prima di raggiungere le coste africane. La zona risulta di rilevante importanza avifaunistica con 180 specie censite tra cui trampolieri, anatidi e ardeidi. L’area è stata inserita tra le aree umide di interesse internazionale (IBA – Convenzione di Ramsar 02/02/1971), per la sua ricchezza di specie animali e per l’importanza per la nidificazione e la migrazione dell’avifauna. La Riserva Naturale Orientata di Cava Grande del Cassibile, istituita nel marzo 1984, è un ambiente carsico caratterizzato da profondo canyon sul cui fondo si snoda il letto del fiume Cassibile caratterizzato da elevata umidità, tanto da costituire un habitat di interesse naturale e scientifico. La cava è stata originata dall’azione di erosione dei corsi d’acqua, in maggior misura del fiume Cassibile. Essa ha una lunghezza di 10 km, un dislivello massimo di 340 m e raggiunge la larghezza massima di circa 1 km. Sul fondo di questa fenditura particolarmente profonda si trova il platano orientale (in particolare in alcuni tratti si trovano esemplari che presentano un tronco del diametro superiore ai due metri). Sui fianchi della cava la vegetazione è piuttosto povera, a causa dei frequenti incendi che la devastano, ed è per questo che spesso è caratterizzata dalla presenza dell’ampelodesma, tratti di lecceta, e qualche esemplare isolato di pino. Lungo il fiume cresce una
Puoi anche leggere