Cellule procariotiche - Eubatteri Archeobatteri - Infermieristica
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I batteri Organismi unicellulari di piccole dimensioni (1-10mm), possono associarsi in filamenti o formare piccoli ammassi di cellule Il genoma varia da 0,5 a 5 milioni di coppie di basi ed è in grado di codificare tra 1000 a 4000 proteine differenti Hanno strutture membranose interne molto ridotte La popolazione batterica evolve in fretta e aquisisce rapidamente la capacità di utilizzare una nuova fonte di sostentamento o di resistenza agli effetti letali di un nuovo antibiotico
I procarioti presentano forme diverse: I cocchi sono cellule di forma approssimativamente sferica: possono presentarsi come singola sfera oppure riunite in aggregati Strutture tridimensionali o agglomerati
Forma dei batteri: Cocchi i cocchi restano uniti in coppia al momento della divisione Divisione casuale Formazione di lunghe catene I cocchi si dividono su tre Gruppi di forma quadrata piano, formando strutture cubiche
Forma dei batteri: bastoncelli o bacillo I bacilli differiscono notevolmente rispetto al rapporto lunghezza/larghezza Le estremità del bastoncello spesso differiscono: si possono avere estremità piatte, arrotondate, a forma di sigaro o biforcute
I batteri Le principali strutture dei batteri sono: -Parete cellulare -Membrana plasmatica -Ribosomi -Inclusioni citoplasmatiche (materiale di riserva fatto di composti a base di carbonio, azoto, zolfo o fosforo)
La parete cellulare La parete cellulare è una struttura che circonda la cellula all’esterno della membrana plasmatica Composta principalmente peptidoglicano -Mantenimento della forma -Conferimento della forza meccanica -Controllo dell’espansione Gram+ Gram-
Colorazione di Gram La colorazione di Gram è il più importante metodo di colorazione batterica differenziale, definita così perché non colora in maniera uguale tutti i tipi di cellule. Il preparato contenente i batteri viene trattato con: -cristalvioletto - mordenzatore (soluzione di iodio e ioduro di potassio in acqua) una sostanza che permetta al colorante di legarsi in maniera stabile al substrato - decolorante (alcol etilico o acetone) - colorante che può essere la fuxina o la sufranina -di decoloranti.
Gram-positivi: i batteri appaiono Gram-negativi: i batteri sono colorati in violetto perché il decolorati e pertanto assumono decolorante non è riuscito a la colorazione del secondo rimuovere il complesso colorante utilizzato, quindi cristalvioletto-iodio da queste cellule appaiono rossi L’idrofobicità della parete cellulare è alla base della caratteristica Gram-positività: mentre il cristalvioletto e lo iodio veicolato dalla soluzione di Lugol riescono a penetrare nella cellula attraversando la parete cellulare grazie alla loro idrofilia, il complesso colorante-iodio che si forma all’interno della cellula assume caratteristiche idrofobiche che non gli consentono di riattraversare la parete cellulare per essere estratto dalla cellula anche in presenza di decoloranti.
I batteri Parete cellulare: differenza tra Gram positivi e Gram negativi Strato rigido formato da peptidoglicano sottile lamina costituita da due derivati polisaccaridici e da un gruppo di amminoacidi assemblati a formare unità di ripetizione, il glican-tetrapeptide Acidi lipoteicoici Carica - Acidi teicoici Carica - Il peptido glicano rappresente solo il Il peptidoglicano 10% della parete, rappresente fino al 90% del materiale di parete Spazio periplasmatico rete di peptidoglicano a Lo strato esterno (lipopolisaccaride) è costituito da maglie larghe enzimi coinvolti nei processi di assorbimento dei nutrienti, nella sintesi del lipopolisaccaride contenete fosfolipidi, polisaccaridi e proteine peptidoglicano e nella modificazione dei Complesso lipoproteico svolge funzioni di ancoraggio tra membrane composti tossici esterna e peptidoglicano Proprietà biologica: tossicità per gli animali
La parete cellulare e la protezione osmotica Osmosi: l’acqua si muove attraverso le membrane selettivamente permeabili passando da soluzioni diluite a soluzioni più concentrate
Lisi: l’acqua entra nella cellula, la pressione osmotica aumenta e determina la lisi della cellula Plasmolisi: negli abitat ipertonici fuoriuscita dell’acqua, il citoplasma si raggrinzisce e si stacca dalla parete cellulare (meccanismo utile nella conservazione dei cibi)
La membrana plasmatica La membrana plasmatica è una barriera selettiva costituita da lipidi nei quali sono inglobate alcune proteine
Membrana plasmatica un sistema altamente organizzato e asimmetrico: -proteine periferiche legate alla membrana da legami deboli 20-30% -proteine integrali associate al doppio strato lipidico 70-80% - Trattiene il citoplasma - Barriera selettiva permeabile - Assunzione di nutrienti - Eliminazione di cataboliti - Secrezione di proteine - Respirazione - Fotosintesi - Sintesi dei lipidi e dei costituenti della parete - Segregazione cromosomica -
Alcuni procarioti dispongono di complessi sistemi di membrane interne Membrane fotosintetiche mesosomi •mesosomi settali: intervengono nella divisione cellulare, legano il cromosoma batterico e producono il setto trasverso
La matrice citoplasmatica sostanza compresa fra la membrana plasmatica e il nucleoide - costituita dal 70% di acqua - altamente organizzata e ricca di ribosomi Proteine specifiche sono localizzate in regioni particolari della cellula Protoplasto: membrana plasmatica e tutto ciò che in essa è contenuto
Il nucleoide Le cellule procariotiche non possiedono un nucleo L’informazione genetica (aploide) è racchiusa in un’unica molecola, cromosoma procariotico situato in una regione di forma irregolare, chiamata, nucleoide Il nucleoide è in contatto con la membrana plasmatica o con il mesosoma Formato da: 60% DNA 30%RNA 10%proteine (diverse da quelle eucariotiche) I plasmidi molecole di DNA circolare - Crescita cellulare - Riproduzione dell’ospite - Vantaggi selettivi - Resistenza a farmaci - Nuove capacità riproduttive L’assenza di membrana nucleare fa sì che una molecola di mRNA venga tradotta nella proteina corrispondente mentre procede ancora la sua trasrizione
Strutture accessorie dei batteri • Fimbrie o pili: brevi appendici filiformi, sono sottili tubuli, formati da subunità proteiche organizzate in una struttura elicoidale – Permettono ai microorganismi di aderire a superfici inerti o di formare pellicole o strati sulla superficie di sostanze liquide – Motilità contrattile – -sono coinvolti nel processo di coniugazione batterica meccanismo di trasferimento genetico adesione coniugazione
Strutture accessorie dei batteri Flagelli appendici cellulari lunghe e sottili libere ad un’estremità costituiti da una singola proteina la flagellina. Il flagello batterico è una struttura rigida ed elicoidale, che si inserisce alla base della cellula e ruota a spese del gradiente di protoni determinando il movimento cellulare flagellina
Le appendici delle cellule procariotiche
L’endospora batterica Molti batteri gram positivi sono in grado di generare al loro interno una struttura quiescente e particolarmente resistente a stress ambientali come calore radiazioni ultraviolette, radiazioni gamma, disinfettanti chimici e disidratazione Le specie batteriche che le producono sono pericolosi patogeni
VIRUS 1890 Iwanosky e Beijerinck Estratto ottenuto da piante di tabacco affette da malattia “del mosaico” – agente infettivo filtrabile 1935-1960 Struttura dei virus Microscopia elettronica CARATTERISTICHE PECULIARI - Entità infettive contenenti acido nucleico (DNA o RNA), che si replicano all’interno di cellule viventi utilizzano l’apparato biosintetico della cellula per dirigere la sintesi di particelle virali (VIRIONI) - Diametro dei virioni varia tra 10 e 300-400nm - I virioni NON crescono di dimensioni e NON si dividono. Vengono MONTATI per interazione di macromolecole - I virioni non hanno metabolismo e sistemi enzimatici per la produzione di energia - I virioni necessitano di cellule infettate per riprodursi
STRUTTURA DEI VIRIONI -Acido nucleico (sempre presente) -Capside (sempre presente) -Involucro membranoso (presente in alcuni virus animali) Il virione è metabolicamente inerte e non esplica funzioni respiratorie e biosintetiche. Il processo attraverso cui un genoma virale si introduce e si replica in una cellula viene chiamato infezione La cellula in cui un virus può penetrare e riprodursi viene detta ospite Il virus riprogramma quelle componenti metaboliche e biosintatiche preesistenti nell’ospite, che sono necessarie per la sua replicazione
Proprietà strutturali generali Nucleocapside: acido nucleico, DNA o RNA, racchiuso da un involucro formato da proteine organizzate in maniera precisa e molto ripetitiva intorno all’acido nucleico tipi di capside con conformazioni altamente simmetriche: a) capside Icosaedrico (solido regolare a 20 facce triangolari) b) capside elicoidali (forma simile a cilindri proteici cavi, rigidi o flessibili c) Virioni a struttura complessa (i. senza un vero e proprio capside; ii. con capside non icosaedrico o tubulare, iii. con capside asimmetrico per la presenza di strutture accessorie come code, fibre etc.) -Involucro membranoso
Capside: duplice funzione protegge l’acido nucleico e permette l’interazione del virus con la cellula infettata Struttura a forma sferica La geometria icosaedrica rappresenta la disposizione più efficiente per le subunità di un capside, perchè utilizza il minor numero di capsomeri per costruire il rivestimento
Struttura del virus del mosaico del tabacco Virus ad RNA con simmetria elicoidale in cui le subunità proteiche identiche sono disposte ad elica. La lunghezza dei virus elicoidali è determinata dalla lunghezza del genoma, mentre la larghezza dal grado di impacchettamento delle subunità proteiche
Virus a struttura complessa Virioni composti da diverse parti distinte ciascuna con la sua configurazione e simmetria Testa icosaedriche T4 Batteriofago lambda Coda elicoidale Con fibre caudali
Acidi nucleici - DNA o RNA - A doppio o singolo filamento - Lineare o circolare che può propagarsi da un ospite ad un altro - Intero o segmentato -Virus influenza: 8 segmenti di RNA a singolo filamento -Retrovirus: 2 molecole di RNA a singolo filamento (diploide) -Dimensione variabile - 2.000-200.000 basi (5-50% peso del nucleocapside) -Geni sovrapposti -cornici di lettura sovrapposte -geni più piccoli contenuti in geni più grandi
Acidi nucleici RNA a doppio filamento
STRUTTURA DEI VIRIONI -Acido nucleico -Capside -Involucro membranoso o pericapside doppio strato lipidico contenente glicoproteine Caratteristico di alcuni virus animali. Proviene dalla membrana plasmatica o da altre membrane della cellula ospite (RE, Nucleo, Golgi) modificate con proteine virali (dette spicole). Esempio: virus dell’influenza. -HA=spicole di emoagglutinina per l’attacco del virione alla superficie della cellula ospite -NA= spicole di neuroaminidasi per la liberazione dei nuovi virioni dalla cellula ospite
Caratteri generali Virioni: Sferici, oppure filamentosi (pleomorfici) Involucro: Lipidico, contiene 2 glicoproteine HAe NA con uno strato costituito di 2 proteine di matrice M1 e M2 Genoma: RNA a polarità negativa a unico filamento segmentato(8 segmenti in A e B, 7 in C) Core: Nucleoproteina associata ad ogni filamento di RNA formando i ribonucleoproteine (RNPs) Simmetria: Elicoidale Replicazione: Nucleare Virus dell’influenza
Enzimi dei virus: -DNA polierasi RNA dipendente, retrotrascrive l’informazione genetica dell’RNA genomico in un intermedio ad DNA -neuroaminidasi, rompe i legami glicosidici delle glicoproteine e dei glicolipidi del tessuto connettivo aiutando la liberazione della progenie virale. -lisozima, enzima con attività battericidi, nei batteri Gram + catalizza l'idrolisi del legame beta 1,4 tra l'acido N-acetilmuramico (NAM) e la N- acetilglucosamina (NAG) che sono la componente principale del peptidoglicano producendo un foro nella parete batterica
TROPISMO VIRALE -Generalmente un virus può infettare un numero ristretto di tipi cellulari; ciò fornisce una base per classificarli in: Virus batterici (batteriofagi), Virus animali e Virus vegetali -Alcuni virus però possono infettare sia piante sia insetti che si cibano di esse (Esempio: un virus della patata infetta anche locuste che si nutrono delle foglie della pianta di patata) -Alcuni virus animali possiedono una specificità ampia (esempio: virus della stomatite vescicolare che infetta insetti e molti tipi di cellule di mammifero) -La maggior parte dei virus, però, sono specifici per phyla -Alcuni virus sono estremamente specifici e infettano solo poche specie o addirittura solo alcuni tipi cellulari -La specificità è dovuta all’interazione fra proteine virali presenti sulla superficie del capside e specifiche strutture esposte sula superficie della cellula infettate,
Classificazione dei virus animali Data la limitatezza del materiale genetico disponibile, il tipo di geni presenti nei genomi virali è ridotto al minimo necessario per consentire: a) la replicazione del DNA o RNA virale b) La formazione del capside
Esempi di virus animali Osservazioni: I virus variano molto sia per dimensioni che per forma e non tutti i virus hanno l’involucro esterno
Caratteristiche generali della replicazione dei virus I vari aspetti del processo di replicazione di un virus possono essere suddivisi in sette fasi: -Attacco (adsorbimento) del virione ad una cellula ospite sensibile -Penetrazione (iniezione) del virione o del suo genoma all’interno della cellula -Fasi replicative precoci del genoma virale, in cui il macchinario biosintetico della cellula ospite è modificato, come preludio alla sintesi di acidi nucleici virali, vengono sintetizzati enzimi virus-specifici -Replicazione del genoma virale -Sintesi delle subunità proteiche -Assemblaggio delle subunità proteiche del capside virale -Assemblaggio delle subunità proteiche e impacchettamento del genoma nelle nuove particelle virali -Rilascio di virioni maturi dalla cellula (lisi)
Infezione dell’ospite da parte di un batteriofago Adsorbimento del fago T4 alla parete cellulare di E.Coli -Attacco delle lunghe fibre caudali alla parete cellulare -Contatto fra la parete cellulare e la punta della coda -Azione di un enzima lisozimico che permette la formazione di un foro -Contrazione della guaina e iniezione del DNA
Adsorbimento e penetrazione della cellula ospite Adesione dei batteriofagi alla superficie della cellula ospite in corrispondenza di specifiche strutture, recettori Adsorbimento: le fibre caudali giungono a contatto con il recettore, la piastra basale si dispone sulla superficie Pistra e guaina si riorganizzano formando un cilindro Penetrazione dell’asse tubulare centrale all’interno della parete batterica (gp5 proprietà lisozimatiche) Il DNA è estruso dalla testa, attraversa l’asse tubulare caudale ed è introdotto nella cellula ospite
Sintesi degli acidi nucleici e delle proteine fagiche - la sintesi di proteine, DNA e RNA dell’ospite è interrotta - RNA polimerasi dell’ospite viene indirizza a sintetizzare mRNA fagici - Alcuni enzimi precoci virali virus-specifici degradano il DNA dell’ospite per ricavarne nucleotidi - Sintesi DNA virale e proteine fagiche del capside - Assemblaggio del virus maturo
Liberazione delle particelle fagiche Ciclo litico di un batteriofago Endolisina: attacca il peptidoglicano della parete cellulare Olina: lesione della membrana plasmatica che arresta la respirazione
Ciclo litico e ciclo lisogeno I virus temperati possono entrare in uno stato, detto di lisogenia, nel quale non viene espressa la maggior parte dei geni fagici, e il genoma virale si replica in sintonia con il cromosoma dell’ospite Viene espressa solo una proteina cI che funge da repressore di tutti gli altri geni virali
Lisi o lisogenia? Il genoma di lambda contiene due gruppi di geni, uno per il controllo della crescita litica e l’altro per il controllo della lisogenia La competizione fra questi prodotti genici precoci e l’influenza di fattori dell’ospite determina quale di queste vie avrà sucesso Dipende dallo stato nutrizionale della cellula ospite. I geni fagici sono mantenuti stabilmente nello stato lisògeno finchè non avviene un cambiamento per il quale passano, con grande efficienza, in un secondo stato in cui si verifia la crescita litica
Ciclo di un virus animale 1. Adsorbimento del virus alla cellula Recettori specificità 2. Ingresso nella cellula - Inglobamento del virione (fagocitosi o endocitosi) - Fusione dell’involucro virale con la membrana cellulare 3. Liberazione dell’acido nucleico -citoplasma -nucleo 4. Trascrizione del genoma virale 5. Traduzione -Poliproteine Proteine virali 6. Replicazione dell’acido nucleico 7. Assemblaggio nuovi virioni 8. Liberazione delle particelle virali - Lisi cellulare (virus senza involucro) - Gemmazione (virus con involucro) - Esocitosi (virus con involucro)
Ciclo di un virus animale a DNA
Gemmazione dei virus animali Proteine virali dell’involucro attraversano la membrana e si legano a proteine del capside Nel caso di virus con involucro il rilascio di virioni, che avviene con un processo di gemmazione, può essere lento e la cellula può non essere lisata, rimanere viva e continuare a produrre virus per un lungo periodo di tempo
Gemmazione dei virus animali Acquisizione dell’involucro tramite gemmazione Gemmazione del virus del morbillo
Ciclo di un retrovirus I retrovirus sono virus a RNA che si replicano a DNA Genoma diploide:due molecole di RNA a singolo filamento tenute insieme da legami idrogeno per mezzo di specifiche molecole di tRNA Processi di replicazione di un retrovirus: -Ingresso nella cellula -Retrotrascrizione di una delle due subunità genomiche di RNA in un DNA a singolo filamento, che è succccessivamente convertito in un DNA lineare a doppio filamento, per mezzo della trascrittasi inversa -Integrazione della copia a DNA nel genoma dell’ospite -Trascrizione del DNA virale, che porta alla formazione degli mRNA virali e dell’RNA genomico virale -Incapsidazione dell’RNA virale in nucleocapsidi nel citoplasma -Gemmazione dei virioni rivestiti attraverso membrana citoplasmatica e rilascio dalla cellula
Ciclo di un retrovirus
CANCEROGENESI VIRALE All'inizio degli anni '60 i virologi hanno dimostrato che: – Il fenotipo tumorale poteva essere conferito a cellule normali in coltura in seguito ad infezione con un virus (Dulbecco, 1963) – Questi virus erano capaci di integrarsi nel genoma cellulare tramite la trascrittasi inversa (Temin; Baltimora, 1970)
Virus tumorali (oncogèni) I virus che possiedono la caratteristica di indurre alterazioni dei normali processi omeostatici del ritmo proliferativo cellulare, vengono definiti virus oncogeni, a loro volta distinti in virus oncogeni con genoma a DNA e virus oncogeni a RNA - Alcuni tumori sono associati all’infezione da parte di virus oncogeni - Infatti alcuni virus contengono oncogeni, un gene che potenzialmente trasforma le cellule normali in cellule cancerose • Quando l’oncogene è trasmesso da virus: ONCOGENE VIRALE
Come si definisce un virus tumorale? • Presenza di parte del genoma virale nei tumori ed espressione di alcuni geni virali. • L’infezione di cellule in vitro porta alla trasformazione Saggi di tumorigenicita’: • Crescita in basso siero (ridotta richiesta di fattori di crescita) • Crescita in soft agar (crescita indipendente da ancoraggio) •Identificazione dei geni virali che trasformano le cellule in coltura • l’infezione in un modello animale induce tumore – non possibile nell’ uomo – la vaccinazione previene l’insorgenza del tumore
VIRUS ONCOGENI • virus oncogeni a RNA (retrovirus) – retrovirus: carcinogenesi rapida carcinogenesi lenta • virus oncogeni a DNA (oncoDNAvirus) – hepadnavirus – papovavirus – adenovirus – herpesvirus – poxvirus
Virus tumorali a DNA Cellule permissive: replicano il virus e subiscono l’effetto citopatogeno, in conseguenza del quale esse muoiono nel momento in cui rilasciano i virioni > esse non diventano cellule tumorali Cellule non permissive: non replicano il virus infettante e subiscono la trasformazione neoplastica in quanto si verificano alcuni eventi molecolari atti a determinare il fenotipo tumorale (mutagenesi inserzionale) In una piccola percentuale di queste cellule il cromosoma virale si integra nel genoma dove viene replicato insieme al genoma della cellula ospite o forma un plasmide che si replica in maniera controllata. Cambiamenti genetici nella cellula ospite Trasformazione neoplastica
VIRUS ONCOGENI A DNA La trasformazione si verifica in assenza di moltiplicazione virale in cellule non- permissive e si realizza sempre attraverso l'integrazione del virus nel genoma della cellula ospite • L'integrazione avviene a caso e la probabilità che dia trasformazione è molto bassa VIRUS ONCOGENI A DNA • Il virus dell’epatite B (HBV) ed epative C (HCV) frequentemente associato alla comparsa del carcinoma epatico • Il virus di Epstein-Barr (EBV) associato alla comparsa del Linfoma di Burkitt, oltre che agente eziologico della mononucleosi infettiva • I papilloma virus umani (HPV) di cui diversi ceppi sono associati a carcinomi della cervice uterina
Virus tumorali a RNA Come portano ad una alterazione genetica permanente? Trascrittasi inversa e integrasi Retrovirus!
VIRUS ONCOGENI AD RNA • I retrovirus sono così chiamati perché nel genoma è presente un gene (pol) che codifica per l’enzima virale trascrittasi inversa (reverse transcriptase, RT) che, una volta avvenuta la penetrazione del virus all’interno della cellula, trasforma l’RNA del genoma virale in DNA, che viene incorporato nel genoma cellulare • Trasformanti acuti > rapida comparsa dei tumori, trasformazione neoplastica di cellule normali in coltura e sono portatori di oncogeni • Trasformanti lenti > sono privi di oncogeni, lungo periodo di incubazione e non sono capaci di indurre trasformazione neoplastica di cellule normali in coltura • I retrovirus oncogeni responsabili di carcinogenesi rapida provocano delle vere e proprie forme acute di tumore (soprattutto sarcomi) che si manifestano nel giro di pochi giorni • Il virus del sarcoma di pollo scoperto da Rous nel 1911 è il più rapido dei virus oncogeni: i fibroblasti in coltura acquistano il fenotipo trasformato dopo 24 ore dall'infezione • i tumori da essi provocati sono di origine policlonale
VIRUS ONCOGENI AD RNA • I retrovirus oncogeni responsabili di carcinogenesi lenta provocano tumore solo dopo settimane o mesi (anni nel caso di retrovirus umani) dall'infezione • I tumori da essi provocati sono di origine monoclonale • HTLV-1 e HTLV-2 = human T cell leukemia virus sono associati alla comparsa nell’uomo di una particolare forma di leucemia a cellule T e di linfomi • I retrovirus HIV-1 e HIV-2 (agenti eziologici della sindrome da immunodeficienza acquisita) non sono considerati virus oncogeni; essi però causando uno stato di grave immunodeficienza, favoriscono la comparsa di tumori (kaposi’s sarcoma) che sono definiti tumori opportunistici
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