Casirate d'Adda in festa per don Alberto Bigatti - Diocesi ...
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Casirate d’Adda in festa per don Alberto Bigatti “Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”. È stato il versetto del Salmo 22 a fare da cornice alla Prima Messa di don Alberto Bigatti, tenutasi nel pomeriggio di domenica 13 giugno nella chiesa parrocchiale in Casirate d’Adda. Con queste stesse parole, cantate durante la processione iniziale, si è aperta la celebrazione. Versetto poi ripreso al momento dei saluti e dei ringraziamenti dallo stesso don Alberto. Commosse e sentite le parole del parroco don Luigi Nozza, che in poche righe di omelia ha ripercorso il tratto di strada di questi ultimi anni del novello sacerdote.
Don Luigi, che non ha nascosto contentezza e commozione, ha richiamato al tema della gioia in una giornata così importante, non solo per la diocesi ma per tutta la chiesa. Ha poi rivolto a don Alberto alcune semplici ma significative parole: «Non sarai ma solo, ci sarà per te la vicinanza del Signore, che oggi gioisce con noi, della comunità dalla quale provieni, dove sei stato a prestare il tuo servizio e quelle a cui sarai mandato». E alcune rappresentanze di parrocchiani e sacerdoti delle parrocchie in cui don Alberto ha prestato il suo servizio erano lì, tra cui anche quella di Soresina, parrocchia che lo vedrà impiegato a svolgere il suo ministero dal prossimo settembre. La vicinanza, espressa da don Nozza, è stata tangibile e si è respirata nel corteo che dalla casa ha condotto all’oratorio, dal quale, dopo il messaggio del sindaco, è partita la processione per raggiungere la chiesa. La gente ai bordi delle strade e affacciata a balconi e finestre ha fatto respirare quel senso di parrocchia, paroikìa dal greco, ovvero essere
vicino, essere tra le case. Quelle case addobbate a festa per don Alberto e per tutta la comunità. Segno concreto di quell’idea di comunità che don Alberto ha richiamato in modo convinto e sincero alla fine della celebrazione, e come ha voluto specificare: «Oggi non fate festa per me ma con me». La partecipazione, festosa e orante, e la preparazione, attenta e partecipata, hanno mostrato di quanto è bello gioire delle opere che il Signore compie nella vita di ciascun. Quella gioia che in questi giorni si respirerà tra le case di una comunità in festa che sarà segno autentico di lode nella grande assemblea.
Photogallery della celebrazione Profilo del novello sacerdote Don Alberto Bigatti, classe 1988, è originario di Casirate d’Adda. Laureato in Giurisprudenza, è stato ordinato diacono
il 3 ottobre 2020 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 12 giugno 2021. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio presso l’unità pastorale formata dalle parrocchie di Binanuova, Ca’ de Stefani, Gabbioneta, Vescovato, Pescarolo e Pieve Terzagni. A fine maggio è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Siro vescovo in Soresina. Don Alberto Bigatti e don Francesco Tassi ordinati sacerdoti (VIDEO e FOTO) A Sant’Agata la Prima Messa di don Francesco Tassi A Sant’Agata la Prima Messa di don Francesco Tassi Una mattina di grande festa nella parrocchia di S. Agata, a Cremona, domenica 13 giugno, per la Prima Messa di don Francesco Tassi, sacerdote novello originario della parrocchia del centro cittadino, con la quale ha mantenuto un forte legame durante gli anni di studio e formazione in Seminario.
Prima della celebrazione don Francesco è stato accompagnato da alcuni amici dalla casa familiare in via Palestro sino alla chiesa di S. Agata dove lo attendevano, insieme a tanti parenti e amici, i compagni di seminario e molti sacerdoti che hanno concelebrato l’Eucarestia, accompagnata dal coro dell’unità pastorale “Cittanova” delle parrocchie di S. Agata, S. Agostino e S. Ilario. Dopo la proclamazione del Vangelo il saluto di don Irvano Maglia, parroco dell’unità pastorale, che ha voluto ricordare come le diverse persone e associazioni della parrocchia, proprie secondo i diversi carismi e vocazioni, negli anni hanno aiutato e sostenuto don Francesco nel proprio percorso vocazionale.
La riflessione sul testo evangelico è stata affidata, invece, allo zio del novello sacerdote: il monaco dom Alberto Viscardi, priore dell’Eremo di Camaldoli, che ha riflettuto sul Vangelo del giorno: «Nel vangelo di Giovanni Gesù ci dice:
“senza di me non potete fare nulla”. E il Vangelo di oggi aggiunge: “più diventi piccolo più diventi grande”. C’è una forza segreta – ha poi proseguito il monaco – che agisce in noi, che ci trasforma e trasfigura nella stessa icona di Cristo. Avviene quasi senza che ce ne accorgiamo: il Regno di Dio è un regalo, un’eredità che non è tua, che viene messa nelle tue mani e puoi tenerlo solo se lo accogli a mani aperte e lo accogli come dono». Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, le parole di ringraziamento di don Francesco per tutte le persone che lo hanno accompagnato in questi anni e chi ha contribuito a rendere queste giornate momenti di festa da ricordare con piacere. La festa è poi proseguita con un gioioso rinfresco nell’oratorio di S. Ilario insieme a parenti e amici, nel rispetto delle normative vigenti dovute alla pandemia: è stata l’occasione, infatti, per congratularsi con il novello presbitero, augurandogli un ministero fruttuoso.
Guarda la photogallery Profilo del novello sacerdote Don Francesco Tassi, classe 1995, originario della parrocchia S. Agata in Cremona, è stato ordinato diacono il 3 ottobre 2020 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale sabato 12 giugno 2021. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio nell’unità pastorale “Sant’Omobono”, costituita dalle parrocchie Ss. Clemente e Imerio, S. Giorgio in S. Pietro al Po e S. Maria Assunta in Cattedrale. A fine maggio è stato nominato vicario parrocchiale dell’unità pastorale “Madre Nostra”, formata dalle parrocchie Santa Maria Assunta in Cella Dati, San Giovanni Battista in Pugnolo, San Giorgio martire in Derovere, San Siro vescovo in Sospiro, Natività di San Giovanni Battista in Longardore, San Sisto papa in San Salvatore, San Marco evangelista in Tidolo. Don Alberto Bigatti e don Francesco Tassi ordinati sacerdoti (VIDEO e FOTO) Casirate d’Adda in festa per don Alberto Bigatti
Ucid, due incontri su comunicazione ed ecologia integrale con Giacomo Ghisani e don Bruno Bignami Dopo una lunga attesa legata alla situazione sanitaria, con l’arrivo dell’estate l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (UCID) propone due incontri di formazione aperti non soltanto ai soci. L’invito alla partecipazione si estende infatti a tutti gli interessati, e in particolare a rappresentanti del mondo imprenditoriale, economico e professionale locale. I temi proposti dalla associazione presieduta da Walter Montini, sono di forte attualità e toccano aspetti particolarmente significativi in questo periodo storico per la vita della Chiesa. Lunedì 14 giugno (ore 18.00) don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, terrà un intervento sul tema “Ecologia integrale e sostenibilità economica alla luce dell’enciclica “Laudato si” di papa Francesco” Giovedì 8 luglio (sempre alle 18.00), invece, si tratterà di comunicazione con l’intervento dal titolo “La comunicazione della Santa Sede tra servizio ecclesiale e servizio pubblico di informazione”. Relatore sarà Giacomo Ghisani, vicedirettore generale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e presidente della società editoriale Teleradio Cremona
Cittanova, società editrice che cura i contenuti della comunicazione diocesana. L’abbraccio di Sesto a don Marco Vitale «L’unico modo di rispondere alla paura è la fede perché il coraggio non basta» le parole di don Marco Vitale durante la sua prima Messa in terra cremonese, celebrata nella chiesa parrocchiale di Sesto Cremonese nella mattinata di domenica 27 giugno, alla quale hanno partecipato i parenti, che ancora abitano in paese, e l’intera comunità parrocchiale. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ricevuta a Torino dalle mani dell’arcivescovo Cesare Nosiglia il 5 giugno, don Marco Vitale è infatti tornato nel suo paese natale per celebrare la Messa nella chiesa dei Ss. Nazario e Celso: a concelebrare insieme al sacerdote novello il parroco di Sesto, don Enrico Maggi. La Messa è stata accompagnata dalla schola cantorum parrocchiale.
Dalla provincia cremonese, alla città della Mole dove è entrato nella Fraternità del Sermig, don Marco è arrivato fino in Brasile dove da 15 anni ormai prestava servizio accanto ai più poveri e ai senza fissa dimora delle favelas e dove ha accolto la chiamata al presbiterato. In Sudamerica ha iniziato gli studi teologici, completati nell’ultimo anno al Seminario di Torino.
Dopo la proclamazione del Vangelo l’omelia di don Marco, che prendendo spunto dal testo evangelico, è partito dai protagonisti del passo evangelico odierno, la donna sanguinante da molti anni e il capo della sinagoga Giàiro: «Tutti i riti religiosi antichi non bastano per salvarci, come non bastano tutti i medici con la loro la scienza che ci
spiega il perché delle cose ma non il loro senso: infatti non salvano dalla morte – da questa consapevolezza, quindi il sacerdote novello ha proseguito – Le figure del Vangelo ci insegnano cosa fare nei momenti di difficoltà e paura: si attaccano a Gesù che è il solo che salva. Gesù ci ha lasciato tante cose, l’Eucarestia, la Chiesa e ognuno di noi: questi sono il suo mantello, se ci attacchiamo al suo mantello ci attacchiamo a Gesù che è il solo che salva». All’offertorio sono stati poi offerti in dono un nuovo calice per celebrare l’Eucarestia e un’offerta da parte della parrocchia a sostegno delle comunità seguite da don Marco. Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, le parole di ringraziamento di don Marco per l’accoglienza ricevuta e la gratitudine di poter essere tornato a condividere questo momento di gioia a Sesto insieme alle parole di auspicio del parroco don Enrico: «Quella sacerdotale non è una vocazione più importante delle altre ma è preziosa per la Chiesa, è un dono che va richiesto a Dio: vogliamo augurarti che la tua vita sia lieta, non perché facile ma perché in buona compagnia del Signore e di tante persone».
La festa è poi proseguita con un gioioso momento nell’oratorio insieme a parenti e amici, occasione per congratularsi con il novello presbitero e ricordare insieme gli anni passati quando don Marco abitava in paese.
La prima Messa di don Marco Vitale, da Sesto ed Uniti alla missione con il Sermig 49ª Settimana sociale. Mons. Santoro: “Promuovere dialogo ad oltranza con tutti purché si porti avanti il bene dei popoli” “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”: è stato il tema al centro del convegno promosso, il 17 aprile, ad Acerra ed è molto vicino a quello della prossima Settimana sociale che si svolgerà a Taranto, dal 21 al 24 ottobre: “Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro.
#tuttoèconnesso”. Delle problematiche ambientali e lavorative e delle prospettive sul futuro, senza dimenticare l’emergenza sanitaria e sociale in atto, parliamo con l’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali. (Foto Siciliani-Gennari/SIR) Du ra nt e la Se tt im an a so ci al e co me sa rà sv il up pa ta la te ma ti ca am bi en
ta le ? Come già annunciato alla presentazione dell’Instrumentum laboris, la Settimana sociale vuole essere un momento per riacquisire la speranza, non illusoria, di poter essere artefici di un futuro migliore, rispettoso del Creato. Non possiamo prescindere dall’emergenza sanitaria e dai volti di coloro che stanno soffrendo a causa del Covid e dell’inquinamento ambientale: la “minaccia” del virus e quella dell’inquinamento sono connesse, anche per le conseguenze economiche e, quindi, sul lavoro. Promuoveremo, pertanto, uno sguardo unitario dei cattolici italiani sulla questione ambientale, a livello del Pianeta e a livello locale, e su quella sociale ponendo alla base il passaggio dall’individuo alla comunità, dall’io al noi nella realizzazione del bene comune sociale. Nel rapporto con l’ambiente poi, la prospettiva di Taranto sarà orientata alla costruzione di un bene comune globale che oltre alla attenzione alla società abbraccia anche la cura della casa comune. Lei giustamente ha detto che servono risposte serie e urgenti alle problematiche ambientali nel nostro Paese mentre c’è una sottovalutazione di queste problematiche e anche sul fronte delle bonifiche dei siti inquinati si è fatto poco: come invertire la tendenza? È così: e la mia città è ancora una volta archetipo delle numerose situazioni italiane. Abbiamo studi, stanziamenti, proclami, ma ad ogni cambio di governo, cosa che purtroppo avviene troppo spesso, si ricomincia tutto daccapo, come in un estenuante gioco dell’oca. Quella delle bonifiche a Taranto è una ferita aperta: che ne è stato? Come mai si è fermato tutto? Servono risposte serie e urgenti alle problematiche
ambientali, nella Terra dei fuochi come a Taranto, come nel centro Italia e nella Pianura Padana.Abbiamo quindi necessità di una classe dirigente “illuminata” capace di andare oltre l’interesse privato e contingente per mettere finalmente al centro il bene comune.Papa Francesco con la Laudato si’ ha sbaragliato il campo, smascherato le ipocrisie di chi ancora sacrifica al profitto l’ambiente e la dignità dell’essere umano. La strada era già indicata dalla Chiesa nella nostra dottrina sociale: mettere il bene della persona prima del guadagno, del profitto. La persona al centro dunque, con i suoi bisogni e le sue domande, le sue fragilità che quindi significa anche mettere al centro i più poveri, con i timori e le necessità di ciascuno. Lei ha invitato i cattolici e tutta l’opinione pubblica a “prendere parte” a un movimento globale per la difesa del Creato: quanta consapevolezza c’è nel nostro mondo dell’importanza di questi temi? Se mi avesse fatto questa domanda anche solo cinque anni fa la mia risposta sarebbe stata scettica, oggi grazie a Dio non è più così. Il fronte dell’opinione pubblica che ha acquisito consapevolezza in merito alla necessità non più prorogabile di cambiare il nostro rapporto con la Terra si è molto allargato, a dispetto delle azioni messe in campo dai potenti del mondo. Serve organizzare questo fronte in nome proprio di questa nuova e diffusa sensibilità che non riesce a trovare rappresentanza.Compito della Chiesa, compito della prossima Settimana sociale, è quello di promuovere dialogo ad oltranza con tutti, con tutte le persone di buona volontà purché si porti avanti il bene dei popoli, particolarmente i più poveri e del Pianeta. A Taranto come nella cosiddetta Terra dei fuochi in Campania a volte è stata posta come un’alternativa il lavoro, da un lato, e la salute e la tutela ambientale, dall’altro: come superare questa contrapposizione e come rilanciare un lavoro che non danneggi la natura? Può aiutare il Next generation Eu?
Il Next generation Eu ci offre un’occasione imperdibile! Abbiamo la possibilità di utilizzarne le risorse per investire su un nuovo modello di sviluppo che produca, particolarmente nelle zone più ferite del Sud, una rinascita, un rilancio del cammino, un rilancio della vita, non più pensato in termini di sfruttamento dell’ambiente, di sfruttamento dissennato delle risorse, come se queste risorse fossero infinite e, quindi, rispettoso della dignità del lavoro e dei lavoratori. Occorre promuovere occupazione e qualità degli investimenti, particolarmente al Sud dove dovrebbe essere impiegato il 40% del Next generation Eu: su questo si gioca il nostro futuro. La Settimana sociale di Taranto ha per tema “Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”, che mette al centro il bene comune, la dignità delle persone, la difesa della casa comune. Eppure nel mondo, in Amazzonia come in Italia, la logica del profitto ha creato molti danni. Come vincere questa battaglia? Dobbiamo amare il luogo in cui viviamo: Taranto, la Terra dei fuochi, l’Amazzonia.Ciascuno di noi deve farsi ferire dai problemi, dalla situazione ambientale ed occupazionale che ci affligge, dai giovani che se ne vanno, che siano essi indios, europei, italiani, mettere al centro l’annuncio del Vangelo come possibilità di una vita nuova.Con l’esortazione “Querida Amazonia”, il Papa non ha parlato solo ai popoli amazzonici ma anche alle nostre parrocchie, ai nostri movimenti e tutte le altre realtà associative ed ecclesiali perché verificassero e rinfrescassero la prassi pastorale proprio a partire dalle riflessioni che Francesco ci ha offerto in occasione del Sinodo dell’Amazzonia. Quali possono essere le richieste alla politica oggi, in un orizzonte gravato dalla pandemia, sul fronte lavorativo, ambientale e della salute?
Come le dicevo, la percezione della gravità ambientale è attualmente diffusa tra le popolazioni ma trova ancora ostacoli tra molti che hanno responsabilità di governo. In Italia, ad esempio, attendiamo l’applicazione di provvedimenti innovativi da parte della classe politica di governo, che pur si era impegnata ad adottarne con il Recovery fund. Se è vero però che il movimento ecologico mondiale ha scosso già molte coscienze e promosso innumerevoli iniziative a difesa del pianeta Terra, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono stati bloccati dallo strumentale negazionismo dei potenti.Dobbiamo perciò “consumare la suola delle scarpe” e diventare artefici del nostro futuro: abbiamo il dovere di smuovere le coscienze e di invitare i cattolici e tutta l’opinione pubblica a “prendere parte” a un movimento globale che abbia l’intento di essere strumento di Dio per la difesa della Sua opera: il Creato. Quale è il ruolo della Chiesa per un cambiamento degli stili di vita e per modelli di sviluppo che mettano al centro l’attenzione alla persona e al grido della Terra e al grido dei poveri? Ancora una volta ci vengono in soccorso la Laudato si’ e la dottrina sociale della Chiesa: siamo invitati a una conversione culturale, a un cambiamento di mentalità, a un cambiamento di rotta; è necessario cambiare gli stili di vita e anche i modi di intendere lo sviluppo. La parola d’ordine è mettere al centro il valore della persona e, come abbiamo visto nel Sinodo dell’Amazzonia, l’attenzione al grido della terra e al grido dei poveri, in una prospettiva che il Papa chiama sociale, culturale, ecologica ed ecclesiale.
«Di tante cose, come diceva Mazzolari, mi sono stancato, ma mai di essere sacerdote». Il vescovo Scampa festeggia 50 anni di sacerdozio Una vocazione religiosa nata da bambino, 50 anni di sacerdozio di cui oltre 40 trascorsi in missione in Brasile: in queste poche informazioni c’è tutta la vita, bella e feconda, del cremonese monsignor Carmelo Scampa, vescovo emerito di São Luís de Montes Belos, in Brasile. Domenica 27 giugno ricorre il 50esimo della sua ordinazione sacerdotale e gli abbiamo chiesto di raccontarci di sé, per conoscere meglio uno dei vescovi che la Diocesi di Cremona ha donato al mondo. «La mia è una vocazione nata fin dalla tenera età: avevo 12 anni – era il 1956 – quando entrai in Seminario. Sono originario di Scandolara Ripa d’Oglio. All’epoca era abbastanza frequente entrare in Seminario presto: la mia parrocchia di origine, la mia famiglia e tutto il contesto che vivevo favorirono questa scelta. E devo dire – a distanza di cinquant’anni – che è stata la scelta giusta. La vivo ancora oggi con grande gioia e il Signore mi ha concesso una vita serena, non ho avuto scossoni riguardo la mia vocazione», racconta al telefono dal Brasile. «Dopo qualche anno lasciai il seminario di Cremona per andare in quello di Verona, che era dedicato proprio all’America Latina. Fu lì che maturai la convinzione che era quella la strada a cui potevo essere chiamato».
Nel 1977, infatti, da pochi anni prete, parte alla volta del grande Paese sudamericano. «Erano gli anni del Concilio, la Chiesa insisteva molto sulla necessità di incontrare e aprirsi alle Chiese più lontane e bisognose. Così arrivai nella mia prima diocesi brasiliana, nell’Amazzonia del nord. Sono rimasto lì per 21 anni: una ricchezza umana incredibile». Poi vennero altre diocesi, altre missioni, l’ultima a Saõ Luis de Montes Belos, dove monsignor Carmelo vive dal 1977 e che ha guidato come vescovo dal 2003 al 2020. Gli domandiamo che cosa si porta a casa di tutti questi anni vissuti da prete, da vescovo e da missionario. «Una grande gioia. Mai mi sono pentito di essere prete. Di tante cose, come diceva Mazzolari, mi sono stancato, ma mai di essere sacerdote. Quando un ideale fa parte della vita, nel senso più vero e profondo, la vita non è pesante. Certo l’esistenza di tutti noi è fatta di momenti alti e bassi, ma la gioia non mi ha mai abbandonato». E continua: «Un altro punto che mi ha segnato è il primato di Dio nella vita. Mi si è reso chiaro nella mia prima missione: mi trovavo in un ambiente isolato e abbandonato con situazioni disumane profonde, lì ho scoperto che o Dio c’è davvero e si va avanti con Lui o le cose prendono una brutta direzione. Diosi è reso visibile in una realtà umana ed ecclesiale tanto diversa da quella italiana e cremonese. Il mio sacerdozio è diventato reale». Un’altra cosa che monsignor Scampa ci tiene a sottolineare è la «scuola permanente di vita che sono le persone più semplici e povere che ho incontrato in questi anni. Ho incontrato persone che hanno dato letteralmente la vita per i poveri – penso per esempio a padre Josimo Morais Tavares – che mi hanno fatto capire che con la vita, la vocazione e la Chiesa non si scherza e la Chiesa non può essere banalizzata. In questo mondo di cartapesta bisogna avere il coraggio di esporsi, di farsi prossimi per non essere solo “funzionari del sacro” ma
autentici testimoni del Vangelo». Ecco perché anche dopo la rinuncia alla guida della diocesi di Saõ Luis de Montes Belos, monsignor Scampa non ha smesso di essere accanto alla gente di quella Chiesa, aiutando in parrocchia (con momenti settimanali di studio biblico con i fedeli), servendo la Fazenda della Speranza (una casa di recupero per tossicodipendenti da lui voluta e fondata) o nel monastero di clausura. Appena l’emergenza Covid lo consentirà, certamente sarà pensabile un breve passaggio in Italia. «Nel frattempo continuo la mia vita qui, grato per le tante Grazie che Dio mi ha concesso». Dove “clicca” la generazione Z MCL sempre più vicini a famiglie e levoratori, anche col servizio colf e badanti Nel sempre più variegato mondo del “sistema dei servizi MCL alla persona” il tema dell’assistenza famigliare e del lavoro di cura svolto dagli assistenti familiari è divenuto in questi anni sempre più attenzionato. La legge regionale lombarda
15/2015 ha avuto, fin dalla sua promulgazione, la finalità di contrastare il lavoro sommerso e di sostenere le famiglie attraverso azioni di orientamento e consulenza. Ecco perché il servizio MCL colf e badanti è molto cresciuto in questi anni, affiancando gli “storici” servizi alla persona del Movimento, crescita che ha riguardato sia i numeri di pratiche effettuate in relazione al servizio, ma anche approfondendo le competenze avvalendosi di professionisti e collaboratori molto attenti alle evoluzioni normative sempre in divenire sulla materia. Tra gli interventi previsti dalla legge 15/2015 anche la possibilità di creare sportelli per l’assistenza famigliare: zone di incontro tra domanda e offerta che il MCL ha creato in varie realtà dove svolge la sua azione grazie anche all’accordo sottoscritto a fine 2020 con Comunità Sociale Cremasca che ha riconosciuto al Movimento quella capacità di presenza capillare sia attraverso le strutture operative dei servizi MCL alla persona sia attraverso i circoli MCL, antenne sociali presenti nelle varie comunità di riferimento. Tra le attività sviluppate dagli sportelli MCL legati al tema della familiarità si segnalano la ricerca di persone (colf e/o badanti) a seguito della richiesta del profilo “giusto”, peculiare e caratteristico per ogni datore di lavoro; monitoraggio continuo e costante del rapporto tra persona assistita e persona che assiste, fornire informazioni per l’iscrizione al Registro Regionale Assistenti famigliari, aiuto alle persone che necessitano richiedere il “Bonus assistenti famigliari”. Il team di professionisti e collaboratori MCL che si occupano del servizio colf e badanti segue inoltre tutte le procedure di avvio del rapporto di lavoro, il perfezionamento dell’assunzione, la stesura del contratto di lavoro, le comunicazioni agli Enti preposti oltre che la gestione contabile (buste paga) del rapporto di lavoro stesso. Gli sportelli MCL per l’assistenza famigliare sono presenti, oltre che nella struttura servizi centrale di Crema, anche in
quella di Cremona (via Tofane 18), oltre a Lodi e Spino d’Adda. Vengono inoltre gestite, dal team degli operatori, le segnalazioni di nominativi che provengono dai circoli MCL delle numerose comunità di riferimento in cui siamo presenti. «Siamo continuativamente molto attenti a cercare di sviluppare il sempre più variegato mondo del sistema MCL di servizi alla persona – racconta il presidente MCL del territorio, Michele Fusari – e siamo molto contenti della crescita in numeri e competenze del nostro servizio colf e badanti MCL, legato al tema generale dell’assistenza famigliare; viene riconosciuta al MCL quella capacità di presenza capillare sul territorio sia attraverso le nostre strutture operative di servizi alla persona sia attraverso i nostri circoli MCL. Gli sportelli per l’assistenza famigliare favoriscono inoltre anche possibili incontri tra persone di nazionalità e culture diverse generando così inclusione e integrazione». Giovani in cammino 2020/21, otto le possibilità offerte in diocesi È stato confermato anche per l’anno 2021/2022 il progetto “Giovani in cammino”: 150 azioni progettuali rivolte ai giovani dai 18 ai 30 anni saranno realizzate all’interno degli oratori lombardi, grazie alla collaborazione tra Odielle (Oratori Diocesi Lombarde) e Regione Lombardia – Assessorato allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione.
LE FINALITÀ DEL PROGETTO “Giovani IN cammino” stimola le parrocchie a ripensare il proprio sistema educativo con discernimento pastorale e creatività, ponendosi in ascolto dei giovani, valorizzando le proprie risorse, creando una rete territoriale che favorisca l’alleanza educativa, condividendo le buone pratiche. L’oratorio rappresenta un ponte fra la strada e la Chiesa, uno strumento pastorale rivolto a tutti i giovani, dovunque si trovino: per questo siamo chiamati a conoscere ed approfondire vecchie e nuove forme di disagio e complessità educativa con un conseguente aggiornamento del concetto di disagio giovanile, a potenziare la qualità pedagogica degli oratori, a leggere la nostra esperienza come servizio/segno all’interno delle nostre comunità, a sostenere la relazione fiduciale tra pari in un contesto di informalità. LE AZIONI PROGETTUALI “Giovani IN cammino” è un progetto multilivello che include la realizzazione di 150 azioni progettuali divise per aree tematiche dedicate alla prevenzione del disagio: Giovani INsieme punterà alla stimolazione dell’aggregazione giovanile, Giovani IN campo valorizzerà lo sport come strumento generativo di risorse, Giovani IN formazione attiverà percorsi formativi per orientarsi in un contesto sociale sempre più complesso, Giovani INdipendenti farà vivere ai giovani forme nuove, quotidiane e comunitarie di autonomia e di primo distacco dalla famiglia. Per ogni singola azione progettuale realizzata dalle parrocchie è previsto un contributo da parte di Regione Lombardia di 3.750 euro, a fronte di spese rendicontate per 6mila euro. UNA NUOVA LINEA PROGETTUALE
Rispetto alla scorsa annualità le azioni progettuali potranno aderire ad una nuova linea, chiamata “Giovani INdipendenti”: l’esperienza di vita comune dei giovani implementa e sostiene la maturazione delle competenze umane dei giovani, che è la risposta ad una fondamentale esigenza antropologica. Sarà possibile sperimentare settimane o periodi prolungati di vita comune in ambienti parrocchiali al fine di mettere i giovani nella condizione di provarsi nell’autonomia e nella condivisione, ascoltare e aiutare i giovani che vivranno le esperienze, sostenere i giovani nella definizione di regole di comportamento nell’accompagnamento all’autonomia abitativa, valorizzare la dimensione del servizio e della carità, a partire dalla prossimità, attraverso il vissuto di esperienze concrete, segnanti e significative. LE TEMPISTICHE Nella fase di progettazione, che si concluderà entro il 31 agosto 2021, le parrocchie presenteranno le proprie proposte di azioni progettuali che dovranno concludersi entro il 31 agosto 2022. A breve saranno inviate a tutte le parrocchie le indicazioni operative e le modulistiche per presentare la domanda alla FOCr. Attualmente sono otto le posizioni disponibili sono per la diocesi di Cremona. Tutte le informazioni su focr.it. Sabato 19 giugno la Messa in Cattedrale nel 20°
anniversario della morte del vescovo Giulio Nicolini Sabato 19 giugno la Chiesa cremonese si raccoglierà in preghiera nel 20esimo anniversario della morte del vescovo Giulio Nicolini, avvenuta nello stesso giorno del 2001. Alle 10 in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni presiederà la Messa di suffragio, concelebrata dai canonici del capitolo della Cattedrale. Al termine della celebrazione è previsto un momento di preghiera sulla tomba del presule di origine bresciana, situata nella Cripta del Duomo, proprio di fronte all’urna del patrono sant’Omobono. Nato a San Vigilio di Concesio nel 1926, mons. Nicolini è stato vescovo di Cremona dal 1993 fino al giorno della suo improvviso decesso. Ordinato sacerdote nel 1952, esercitò il suo primo apostolato tra i migranti in Svizzera, nell’Azione Cattolica e come insegnante. L’attività che meglio lo contraddistinse, però, fu sicuramente il suo impegno nel campo della comunicazione sociale. Dal 1972 ricoprì diversi incarichi a Roma: nella Pontificia commissione per la pastorale delle migrazioni, nella Congregazione per i vescovi, e nella sala stampa della Santa Sede dove svolse il ruolo di vicedirettore. Il 25 luglio 1987 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Alba. Consacrato dallo stesso Pontefice nella basilica di San Pietro il 5 settembre, entrò nella diocesi piemontese domenica 27 settembre 1987. Il 16 febbraio 1993 fu nominato vescovo di Cremona e fece il suo solenne ingresso il 4 aprile 1993, domenica delle Palme. Negli otto anni di episcopato cremonese mons. Nicolini si adoperò su molti fronti: dall’attenzione della storia locale
con l’anno di S. Omobono e i restauri della Cattedrale all’animazione del grande Giubileo del 2000, fino alla nascita della Casa della Comunicazione, ancora oggi sede del settore comunicazione diocesano, con i suoi studi di produzione televisiva, e della Casa della Speranza, luogo di ospitalità e cura per malati di AIDS. La conclusione del Sinodo diocesano, sancito da un importante pellegrinaggio alla Sede di Pietro, fu uno dei traguardi più importanti del suo episcopato.
Puoi anche leggere