Casirate d'Adda in festa per don Alberto Bigatti - Diocesi ...

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Casirate d'Adda in festa per don Alberto Bigatti - Diocesi ...
Casirate d’Adda in festa per
don Alberto Bigatti
“Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo
all’assemblea”. È stato il versetto del Salmo 22 a fare da
cornice alla Prima Messa di don Alberto Bigatti, tenutasi nel
pomeriggio di domenica 13 giugno nella chiesa parrocchiale in
Casirate d’Adda.

Con queste stesse parole, cantate durante la processione
iniziale, si è aperta la celebrazione. Versetto poi ripreso al
momento dei saluti e dei ringraziamenti dallo stesso don
Alberto. Commosse e sentite le parole del parroco don Luigi
Nozza, che in poche righe di omelia ha ripercorso il tratto di
strada di questi ultimi anni del novello sacerdote.
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Don Luigi, che non ha nascosto contentezza e commozione, ha
richiamato al tema della gioia in una giornata così
importante, non solo per la diocesi ma per tutta la chiesa. Ha
poi rivolto a don Alberto alcune semplici ma significative
parole: «Non sarai ma solo, ci sarà per te la vicinanza del
Signore, che oggi gioisce con noi, della comunità dalla quale
provieni, dove sei stato a prestare il tuo servizio e quelle a
cui sarai mandato».

E alcune rappresentanze di parrocchiani e sacerdoti delle
parrocchie in cui don Alberto ha prestato il suo servizio
erano lì, tra cui anche quella di Soresina, parrocchia che lo
vedrà impiegato a svolgere il suo ministero dal prossimo
settembre.

La vicinanza, espressa da don Nozza, è stata tangibile e si è
respirata nel corteo che dalla casa ha condotto all’oratorio,
dal quale, dopo il messaggio del sindaco, è partita la
processione per raggiungere la chiesa. La gente ai bordi delle
strade e affacciata a balconi e finestre ha fatto respirare
quel senso di parrocchia, paroikìa dal greco, ovvero essere
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vicino, essere tra le case.

Quelle case addobbate a festa per don Alberto e per tutta la
comunità. Segno concreto di quell’idea di comunità che don
Alberto ha richiamato in modo convinto e sincero alla fine
della celebrazione, e come ha voluto specificare: «Oggi non
fate festa per me ma con me».

La partecipazione, festosa e orante, e la preparazione,
attenta e partecipata, hanno mostrato di quanto è bello gioire
delle opere che il Signore compie nella vita di ciascun.
Quella gioia che in questi giorni si respirerà tra le case di
una comunità in festa che sarà segno autentico di lode nella
grande assemblea.
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Photogallery della celebrazione

Profilo del novello sacerdote

Don Alberto Bigatti, classe 1988, è originario di Casirate
d’Adda. Laureato in Giurisprudenza, è stato ordinato diacono
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il 3 ottobre 2020 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il
12 giugno 2021. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio
presso l’unità pastorale formata dalle parrocchie di
Binanuova, Ca’ de Stefani, Gabbioneta, Vescovato, Pescarolo e
Pieve Terzagni. A fine maggio è stato nominato vicario
parrocchiale della parrocchia di San Siro vescovo in Soresina.

 Don Alberto Bigatti e don Francesco Tassi ordinati sacerdoti
 (VIDEO e FOTO)

 A Sant’Agata la Prima Messa di don Francesco Tassi

A Sant’Agata la Prima Messa
di don Francesco Tassi
Una mattina di grande festa nella parrocchia di S. Agata, a
Cremona, domenica 13 giugno, per la Prima Messa di don
Francesco Tassi, sacerdote novello originario della parrocchia
del centro cittadino, con la quale ha mantenuto un forte
legame durante gli anni di studio e formazione in Seminario.
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Prima della celebrazione don
                              Francesco è stato accompagnato
                              da alcuni amici dalla casa
                              familiare in via Palestro sino
                              alla chiesa di S. Agata dove lo
                              attendevano, insieme a tanti
                              parenti e amici, i compagni di
                              seminario e molti sacerdoti che
hanno concelebrato l’Eucarestia, accompagnata dal coro
dell’unità pastorale “Cittanova” delle parrocchie di S. Agata,
S. Agostino e S. Ilario.

Dopo la proclamazione del Vangelo il saluto di don Irvano
Maglia, parroco dell’unità pastorale, che ha voluto ricordare
come le diverse persone e associazioni della parrocchia,
proprie secondo i diversi carismi e vocazioni, negli anni
hanno aiutato e sostenuto don Francesco nel proprio percorso
vocazionale.
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La riflessione sul testo evangelico è stata affidata, invece,
allo zio del novello sacerdote: il monaco dom Alberto
Viscardi, priore dell’Eremo di Camaldoli, che ha riflettuto
sul Vangelo del giorno: «Nel vangelo di Giovanni Gesù ci dice:
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“senza di me non potete fare nulla”. E il Vangelo di oggi
aggiunge: “più diventi piccolo più diventi grande”. C’è una
forza segreta – ha poi proseguito il monaco – che agisce in
noi, che ci trasforma e trasfigura nella stessa icona di
Cristo. Avviene quasi senza che ce ne accorgiamo: il Regno di
Dio è un regalo, un’eredità che non è tua, che viene messa
nelle tue mani e puoi tenerlo solo se lo accogli a mani aperte
e lo accogli come dono».

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale,
le parole di ringraziamento di don Francesco per tutte le
persone che lo hanno accompagnato in questi anni e chi ha
contribuito a rendere queste giornate momenti di festa da
ricordare con piacere.

La festa è poi proseguita con un gioioso rinfresco
nell’oratorio di S. Ilario insieme a parenti e amici, nel
rispetto delle normative vigenti dovute alla pandemia: è stata
l’occasione, infatti, per congratularsi con il novello
presbitero, augurandogli un ministero fruttuoso.
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Guarda la photogallery

Profilo del novello sacerdote

Don Francesco Tassi, classe 1995, originario della parrocchia
S. Agata in Cremona, è stato ordinato diacono il 3 ottobre
2020 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale sabato 12 giugno
2021. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio nell’unità
pastorale “Sant’Omobono”, costituita dalle parrocchie Ss.
Clemente e Imerio, S. Giorgio in S. Pietro al Po e S. Maria
Assunta in Cattedrale. A fine maggio è stato nominato vicario
parrocchiale dell’unità pastorale “Madre Nostra”, formata
dalle parrocchie Santa Maria Assunta in Cella Dati, San
Giovanni Battista in Pugnolo, San Giorgio martire in Derovere,
San Siro vescovo in Sospiro, Natività di San Giovanni Battista
in Longardore, San Sisto papa in San Salvatore, San Marco
evangelista in Tidolo.

 Don Alberto Bigatti e don Francesco Tassi ordinati sacerdoti
 (VIDEO e FOTO)

 Casirate d’Adda in festa per don Alberto Bigatti
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Ucid,    due   incontri    su
comunicazione ed ecologia
integrale con Giacomo Ghisani
e don Bruno Bignami
Dopo una lunga attesa legata alla situazione sanitaria, con
l’arrivo dell’estate l’Unione cristiana imprenditori e
dirigenti (UCID) propone due incontri di formazione aperti non
soltanto ai soci. L’invito alla partecipazione si estende
infatti a tutti gli interessati, e in particolare a
rappresentanti del mondo imprenditoriale, economico e
professionale locale.

I temi proposti dalla associazione presieduta da Walter
Montini, sono di forte attualità e toccano aspetti
particolarmente significativi in questo periodo storico per la
vita della Chiesa.

Lunedì 14 giugno (ore 18.00) don Bruno Bignami, direttore
dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro
della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, terrà un
intervento sul tema “Ecologia integrale e sostenibilità
economica alla luce dell’enciclica “Laudato si” di papa
Francesco”

Giovedì 8 luglio (sempre alle 18.00), invece, si tratterà di
comunicazione con l’intervento dal titolo “La comunicazione
della Santa Sede tra servizio ecclesiale e servizio pubblico
di informazione”. Relatore sarà Giacomo Ghisani, vicedirettore
generale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e
presidente della società editoriale Teleradio Cremona
Cittanova, società editrice che cura i contenuti della
comunicazione diocesana.

L’abbraccio di Sesto a don
Marco Vitale
«L’unico modo di rispondere alla paura è la fede perché il
coraggio non basta» le parole di don Marco Vitale durante la
sua prima Messa in terra cremonese, celebrata nella chiesa
parrocchiale di Sesto Cremonese nella mattinata di domenica 27
giugno, alla quale hanno partecipato i parenti, che ancora
abitano in paese, e l’intera comunità parrocchiale.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ricevuta a Torino dalle mani
dell’arcivescovo Cesare Nosiglia il 5 giugno, don Marco Vitale
è infatti tornato nel suo paese natale per celebrare la Messa
nella chiesa dei Ss. Nazario e Celso: a concelebrare insieme
al sacerdote novello il parroco di Sesto, don Enrico Maggi. La
Messa è stata accompagnata dalla schola cantorum parrocchiale.
Dalla provincia cremonese, alla città della Mole dove è
entrato nella Fraternità del Sermig, don Marco è arrivato fino
in Brasile dove da 15 anni ormai prestava servizio accanto ai
più poveri e ai senza fissa dimora delle favelas e dove ha
accolto la chiamata al presbiterato. In Sudamerica ha iniziato
gli studi teologici, completati nell’ultimo anno al Seminario
di Torino.
Dopo la proclamazione del Vangelo l’omelia di don Marco, che
prendendo spunto dal testo evangelico, è partito dai
protagonisti del passo evangelico odierno, la donna
sanguinante da molti anni e il capo della sinagoga Giàiro:
«Tutti i riti religiosi antichi non bastano per salvarci, come
non bastano tutti i medici con la loro la scienza che ci
spiega il perché delle cose ma non il loro senso: infatti non
salvano dalla morte – da questa consapevolezza, quindi il
sacerdote novello ha proseguito – Le figure del Vangelo ci
insegnano cosa fare nei momenti di difficoltà e paura: si
attaccano a Gesù che è il solo che salva. Gesù ci ha lasciato
tante cose, l’Eucarestia, la Chiesa e ognuno di noi: questi
sono il suo mantello, se ci attacchiamo al suo mantello ci
attacchiamo a Gesù che è il solo che salva».

All’offertorio sono stati poi offerti in dono un nuovo calice
per celebrare l’Eucarestia e un’offerta da parte della
parrocchia a sostegno delle comunità seguite da don Marco.

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale,
le parole di ringraziamento di don Marco per l’accoglienza
ricevuta e la gratitudine di poter essere tornato a
condividere questo momento di gioia a Sesto insieme alle
parole di auspicio del parroco don Enrico: «Quella sacerdotale
non è una vocazione più importante delle altre ma è preziosa
per la Chiesa, è un dono che va richiesto a Dio: vogliamo
augurarti che la tua vita sia lieta, non perché facile ma
perché in buona compagnia del Signore e di tante persone».
La festa è poi proseguita con un gioioso momento nell’oratorio
insieme a parenti e amici, occasione per congratularsi con il
novello presbitero e ricordare insieme gli anni passati quando
don Marco abitava in paese.
La prima Messa di don Marco Vitale, da Sesto ed Uniti alla
 missione con il Sermig

49ª Settimana sociale. Mons.
Santoro: “Promuovere dialogo
ad oltranza con tutti purché
si porti avanti il bene dei
popoli”
“Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”: è stato
il tema al centro del convegno promosso, il 17 aprile, ad
Acerra ed è molto vicino a quello della prossima Settimana
sociale che si svolgerà a Taranto, dal 21 al 24 ottobre: “Il
Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro.
#tuttoèconnesso”. Delle problematiche ambientali e lavorative
e delle prospettive sul futuro, senza dimenticare l’emergenza
sanitaria e sociale in atto, parliamo con l’arcivescovo di
Taranto, mons. Filippo Santoro, presidente del Comitato
scientifico e organizzatore delle Settimane sociali.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)                              Du
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Come già annunciato alla presentazione dell’Instrumentum
laboris,

 la Settimana sociale vuole essere un momento per riacquisire
 la speranza, non illusoria, di poter essere artefici di un
 futuro migliore, rispettoso del Creato.

Non possiamo prescindere dall’emergenza sanitaria e dai volti
di coloro che stanno soffrendo a causa del Covid e
dell’inquinamento ambientale: la “minaccia” del virus e quella
dell’inquinamento sono connesse, anche per le conseguenze
economiche e, quindi, sul lavoro. Promuoveremo, pertanto, uno
sguardo unitario dei cattolici italiani sulla questione
ambientale, a livello del Pianeta e a livello locale, e su
quella sociale ponendo alla base il passaggio dall’individuo
alla comunità, dall’io al noi nella realizzazione del bene
comune sociale. Nel rapporto con l’ambiente poi, la
prospettiva di Taranto sarà orientata alla costruzione di un
bene comune globale che oltre alla attenzione alla società
abbraccia anche la cura della casa comune.

Lei giustamente ha detto che servono risposte serie e urgenti
alle problematiche ambientali nel nostro Paese mentre c’è una
sottovalutazione di queste problematiche e anche sul fronte
delle bonifiche dei siti inquinati si è fatto poco: come
invertire la tendenza?

È così: e la mia città è ancora una volta archetipo delle
numerose situazioni italiane. Abbiamo studi, stanziamenti,
proclami, ma ad ogni cambio di governo, cosa che purtroppo
avviene troppo spesso, si ricomincia tutto daccapo, come in un
estenuante gioco dell’oca. Quella delle bonifiche a Taranto è
una ferita aperta: che ne è stato? Come mai si è fermato
tutto? Servono risposte serie e urgenti alle problematiche
ambientali, nella Terra dei fuochi come a Taranto, come nel
centro Italia e nella Pianura Padana.Abbiamo quindi necessità
di una classe dirigente “illuminata” capace di andare oltre
l’interesse privato e contingente per mettere finalmente al
centro il bene comune.Papa Francesco con la Laudato si’ ha
sbaragliato il campo, smascherato le ipocrisie di chi ancora
sacrifica al profitto l’ambiente e la dignità dell’essere
umano. La strada era già indicata dalla Chiesa nella nostra
dottrina sociale: mettere il bene della persona prima del
guadagno, del profitto. La persona al centro dunque, con i
suoi bisogni e le sue domande, le sue fragilità che quindi
significa anche mettere al centro i più poveri, con i timori e
le necessità di ciascuno.

Lei ha invitato i cattolici e tutta l’opinione pubblica a
“prendere parte” a un movimento globale per la difesa del
Creato: quanta consapevolezza       c’è   nel   nostro   mondo
dell’importanza di questi temi?

Se mi avesse fatto questa domanda anche solo cinque anni fa la
mia risposta sarebbe stata scettica, oggi grazie a Dio non è
più così. Il fronte dell’opinione pubblica che ha acquisito
consapevolezza in merito alla necessità non più prorogabile di
cambiare il nostro rapporto con la Terra si è molto allargato,
a dispetto delle azioni messe in campo dai potenti del mondo.
Serve organizzare questo fronte in nome proprio di questa
nuova e diffusa sensibilità che non riesce a trovare
rappresentanza.Compito della Chiesa, compito della prossima
Settimana sociale, è quello di promuovere dialogo ad oltranza
con tutti, con tutte le persone di buona volontà purché si
porti avanti il bene dei popoli, particolarmente i più poveri
e del Pianeta.

A Taranto come nella cosiddetta Terra dei fuochi in Campania a
volte è stata posta come un’alternativa il lavoro, da un lato,
e la salute e la tutela ambientale, dall’altro: come superare
questa contrapposizione e come rilanciare un lavoro che non
danneggi la natura? Può aiutare il Next generation Eu?
Il Next generation Eu ci offre un’occasione imperdibile!
Abbiamo la possibilità di utilizzarne le risorse per investire
su un nuovo modello di sviluppo che produca, particolarmente
nelle zone più ferite del Sud, una rinascita, un rilancio del
cammino, un rilancio della vita, non più pensato in termini di
sfruttamento dell’ambiente, di sfruttamento dissennato delle
risorse, come se queste risorse fossero infinite e, quindi,
rispettoso della dignità del lavoro e dei lavoratori.

 Occorre promuovere occupazione e qualità degli investimenti,
 particolarmente al Sud

dove dovrebbe essere impiegato il 40% del Next generation Eu:
su questo si gioca il nostro futuro.

La Settimana sociale di Taranto ha per tema “Il Pianeta che
speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”, che
mette al centro il bene comune, la dignità delle persone, la
difesa della casa comune. Eppure nel mondo, in Amazzonia come
in Italia, la logica del profitto ha creato molti danni. Come
vincere questa battaglia?

Dobbiamo amare il luogo in cui viviamo: Taranto, la Terra dei
fuochi, l’Amazzonia.Ciascuno di noi deve farsi ferire dai
problemi, dalla situazione ambientale ed occupazionale che ci
affligge, dai giovani che se ne vanno, che siano essi indios,
europei, italiani, mettere al centro l’annuncio del Vangelo
come possibilità di una vita nuova.Con l’esortazione “Querida
Amazonia”, il Papa non ha parlato solo ai popoli amazzonici ma
anche alle nostre parrocchie, ai nostri movimenti e tutte le
altre realtà associative ed ecclesiali perché verificassero e
rinfrescassero la prassi pastorale proprio a partire dalle
riflessioni che Francesco ci ha offerto in occasione del
Sinodo dell’Amazzonia.

Quali possono essere le richieste alla politica oggi, in un
orizzonte gravato dalla pandemia, sul fronte lavorativo,
ambientale e della salute?
Come le dicevo, la percezione della gravità ambientale è
attualmente diffusa tra le popolazioni ma trova ancora
ostacoli tra molti che hanno responsabilità di governo. In
Italia, ad esempio, attendiamo l’applicazione di provvedimenti
innovativi da parte della classe politica di governo, che pur
si era impegnata ad adottarne con il Recovery fund. Se è vero
però che il movimento ecologico mondiale ha scosso già molte
coscienze e promosso innumerevoli iniziative a difesa del
pianeta Terra, molti sforzi per cercare soluzioni concrete
alla crisi ambientale sono stati bloccati dallo strumentale
negazionismo dei potenti.Dobbiamo perciò “consumare la suola
delle scarpe” e diventare artefici del nostro futuro: abbiamo
il dovere di smuovere le coscienze e di invitare i cattolici e
tutta l’opinione pubblica a “prendere parte” a un movimento
globale che abbia l’intento di essere strumento di Dio per la
difesa della Sua opera: il Creato.

Quale è il ruolo della Chiesa per un cambiamento degli stili
di vita e per modelli di sviluppo che mettano al centro
l’attenzione alla persona e al grido della Terra e al grido
dei poveri?

Ancora una volta ci vengono in soccorso la Laudato si’ e la
dottrina sociale della Chiesa: siamo invitati a una
conversione culturale, a un cambiamento di mentalità, a un
cambiamento di rotta; è necessario cambiare gli stili di vita
e anche i modi di intendere lo sviluppo.

 La parola d’ordine è mettere al centro il valore della
 persona

e, come abbiamo visto nel Sinodo dell’Amazzonia, l’attenzione
al grido della terra e al grido dei poveri, in una prospettiva
che il Papa chiama sociale, culturale, ecologica ed
ecclesiale.
«Di tante cose, come diceva
Mazzolari, mi sono stancato,
ma mai di essere sacerdote».
Il vescovo Scampa festeggia
50 anni di sacerdozio
Una vocazione religiosa nata da bambino, 50 anni di sacerdozio
di cui oltre 40 trascorsi in missione in Brasile: in queste
poche informazioni c’è tutta la vita, bella e feconda, del
cremonese monsignor Carmelo Scampa, vescovo emerito di São
Luís de Montes Belos, in Brasile. Domenica 27 giugno ricorre
il 50esimo della sua ordinazione sacerdotale e gli abbiamo
chiesto di raccontarci di sé, per conoscere meglio uno dei
vescovi che la Diocesi di Cremona ha donato al mondo.

«La mia è una vocazione nata fin dalla tenera età: avevo 12
anni – era il 1956 – quando entrai in Seminario. Sono
originario di Scandolara Ripa d’Oglio. All’epoca era
abbastanza frequente entrare in Seminario presto: la mia
parrocchia di origine, la mia famiglia e tutto il contesto che
vivevo favorirono questa scelta. E devo dire – a distanza di
cinquant’anni – che è stata la scelta giusta. La vivo ancora
oggi con grande gioia e il Signore mi ha concesso una vita
serena, non ho avuto scossoni riguardo la mia vocazione»,
racconta al telefono dal Brasile.

«Dopo qualche anno lasciai il seminario di Cremona per andare
in quello di Verona, che era dedicato proprio all’America
Latina. Fu lì che maturai la convinzione che era quella la
strada a cui potevo essere chiamato».
Nel 1977, infatti, da pochi anni prete, parte alla volta del
grande Paese sudamericano. «Erano gli anni del Concilio, la
Chiesa insisteva molto sulla necessità di incontrare e aprirsi
alle Chiese più lontane e bisognose. Così arrivai nella mia
prima diocesi brasiliana, nell’Amazzonia del nord. Sono
rimasto lì per 21 anni: una ricchezza umana incredibile».

Poi vennero altre diocesi, altre missioni, l’ultima a Saõ Luis
de Montes Belos, dove monsignor Carmelo vive dal 1977 e che ha
guidato come vescovo dal 2003 al 2020.

Gli domandiamo che cosa si porta a casa di tutti questi anni
vissuti da prete, da vescovo e da missionario.

«Una grande gioia. Mai mi sono pentito di essere prete. Di
tante cose, come diceva Mazzolari, mi sono stancato, ma mai di
essere sacerdote. Quando un ideale fa parte della vita, nel
senso più vero e profondo, la vita non è pesante. Certo
l’esistenza di tutti noi è fatta di momenti alti e bassi, ma
la gioia non mi ha mai abbandonato». E continua: «Un altro
punto che mi ha segnato è il primato di Dio nella vita. Mi si
è reso chiaro nella mia prima missione: mi trovavo in un
ambiente isolato e abbandonato con situazioni disumane
profonde, lì ho scoperto che o Dio c’è davvero e si va avanti
con Lui o le cose prendono una brutta direzione. Diosi è reso
visibile in una realtà umana ed ecclesiale tanto diversa da
quella italiana e cremonese. Il mio sacerdozio è diventato
reale».

Un’altra cosa che monsignor Scampa ci tiene a sottolineare è
la «scuola permanente di vita che sono le persone più semplici
e povere che ho incontrato in questi anni. Ho incontrato
persone che hanno dato letteralmente la vita per i poveri –
penso per esempio a padre Josimo Morais Tavares – che mi hanno
fatto capire che con la vita, la vocazione e la Chiesa non si
scherza e la Chiesa non può essere banalizzata. In questo
mondo di cartapesta bisogna avere il coraggio di esporsi, di
farsi prossimi per non essere solo “funzionari del sacro” ma
autentici testimoni del Vangelo».

Ecco perché anche dopo la rinuncia alla guida della diocesi di
Saõ Luis de Montes Belos, monsignor Scampa non ha smesso di
essere accanto alla gente di quella Chiesa, aiutando in
parrocchia (con momenti settimanali di studio biblico con i
fedeli), servendo la Fazenda della Speranza (una casa di
recupero per tossicodipendenti da lui voluta e fondata) o nel
monastero di clausura.

Appena l’emergenza Covid lo consentirà, certamente sarà
pensabile un breve passaggio in Italia. «Nel frattempo
continuo la mia vita qui, grato per le tante Grazie che Dio mi
ha concesso».

Dove “clicca” la generazione
Z

MCL sempre più vicini a
famiglie e levoratori, anche
col servizio colf e badanti
Nel sempre più variegato mondo del “sistema dei servizi MCL
alla persona” il tema dell’assistenza famigliare e del lavoro
di cura svolto dagli assistenti familiari è divenuto in questi
anni sempre più attenzionato. La legge regionale lombarda
15/2015 ha avuto, fin dalla sua promulgazione, la finalità di
contrastare il lavoro sommerso e di sostenere le famiglie
attraverso azioni di orientamento e consulenza. Ecco perché il
servizio MCL colf e badanti è molto cresciuto in questi anni,
affiancando gli “storici” servizi alla persona del Movimento,
crescita che ha riguardato sia i numeri di pratiche effettuate
in relazione al servizio, ma anche approfondendo le competenze
avvalendosi di professionisti e collaboratori molto attenti
alle evoluzioni normative sempre in divenire sulla materia.

Tra gli interventi previsti dalla legge 15/2015 anche la
possibilità di creare sportelli per l’assistenza famigliare:
zone di incontro tra domanda e offerta che il MCL ha creato in
varie realtà dove svolge la sua azione grazie anche
all’accordo sottoscritto a fine 2020 con Comunità Sociale
Cremasca che ha riconosciuto al Movimento quella capacità di
presenza capillare sia attraverso le strutture operative dei
servizi MCL alla persona sia attraverso i circoli MCL, antenne
sociali presenti nelle varie comunità di riferimento.

Tra le attività sviluppate dagli sportelli MCL legati al tema
della familiarità si segnalano la ricerca di persone (colf e/o
badanti) a seguito della richiesta del profilo “giusto”,
peculiare e caratteristico per ogni datore di lavoro;
monitoraggio continuo e costante del rapporto tra persona
assistita e persona che assiste, fornire informazioni per
l’iscrizione al Registro Regionale Assistenti famigliari,
aiuto alle persone che necessitano richiedere il “Bonus
assistenti famigliari”. Il team di professionisti e
collaboratori MCL che si occupano del servizio colf e badanti
segue inoltre tutte le procedure di avvio del rapporto di
lavoro, il perfezionamento dell’assunzione, la stesura del
contratto di lavoro, le comunicazioni agli Enti preposti oltre
che la gestione contabile (buste paga) del rapporto di lavoro
stesso.

Gli sportelli MCL per l’assistenza famigliare sono presenti,
oltre che nella struttura servizi centrale di Crema, anche in
quella di Cremona (via Tofane 18), oltre a Lodi e Spino
d’Adda.

Vengono inoltre gestite, dal team degli operatori, le
segnalazioni di nominativi che provengono dai circoli MCL
delle numerose comunità di riferimento in cui siamo presenti.

«Siamo continuativamente molto attenti a cercare di sviluppare
il sempre più variegato mondo del sistema MCL di servizi alla
persona – racconta il presidente MCL del territorio, Michele
Fusari – e siamo molto contenti della crescita in numeri e
competenze del nostro servizio colf e badanti MCL, legato al
tema generale dell’assistenza famigliare; viene riconosciuta
al MCL quella capacità di presenza capillare sul territorio
sia attraverso le nostre strutture operative di servizi alla
persona sia attraverso i nostri circoli MCL. Gli sportelli per
l’assistenza famigliare favoriscono inoltre anche possibili
incontri tra persone di nazionalità e culture         diverse
generando così inclusione e integrazione».

Giovani in cammino 2020/21,
otto le possibilità offerte
in diocesi
È stato confermato anche per l’anno 2021/2022 il progetto
“Giovani in cammino”: 150 azioni progettuali rivolte ai
giovani dai 18 ai 30 anni saranno realizzate all’interno degli
oratori lombardi, grazie alla collaborazione tra Odielle
(Oratori Diocesi Lombarde) e Regione Lombardia – Assessorato
allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione.
LE FINALITÀ DEL PROGETTO

“Giovani IN cammino” stimola le parrocchie a ripensare il
proprio sistema educativo con discernimento pastorale e
creatività, ponendosi in ascolto dei giovani, valorizzando le
proprie risorse, creando una rete territoriale che favorisca
l’alleanza      educativa,     condividendo      le    buone
pratiche. L’oratorio rappresenta un ponte fra la strada e la
Chiesa, uno strumento pastorale rivolto a tutti i giovani,
dovunque si trovino: per questo siamo chiamati a conoscere ed
approfondire vecchie e nuove forme di disagio e complessità
educativa con un conseguente aggiornamento del concetto di
disagio giovanile, a potenziare la qualità pedagogica degli
oratori, a leggere la nostra esperienza come servizio/segno
all’interno delle nostre comunità, a sostenere la relazione
fiduciale tra pari in un contesto di informalità.

LE AZIONI PROGETTUALI

“Giovani IN cammino” è un progetto multilivello che include la
realizzazione di 150 azioni progettuali divise per aree
tematiche dedicate alla prevenzione del disagio: Giovani
INsieme punterà alla stimolazione dell’aggregazione giovanile,
Giovani IN campo valorizzerà lo sport come strumento
generativo di risorse, Giovani IN formazione attiverà percorsi
formativi per orientarsi in un contesto sociale sempre più
complesso, Giovani INdipendenti farà vivere ai giovani forme
nuove, quotidiane e comunitarie di autonomia e di primo
distacco dalla famiglia. Per ogni singola azione progettuale
realizzata dalle parrocchie è previsto un contributo da parte
di Regione Lombardia di 3.750 euro, a fronte di spese
rendicontate per 6mila euro.

UNA NUOVA LINEA PROGETTUALE
Rispetto alla scorsa annualità le azioni progettuali potranno
aderire ad una nuova linea, chiamata “Giovani INdipendenti”:
l’esperienza di vita comune dei giovani implementa e sostiene
la maturazione delle competenze umane dei giovani, che è la
risposta ad una fondamentale esigenza antropologica. Sarà
possibile sperimentare settimane o periodi prolungati di vita
comune in ambienti parrocchiali al fine di mettere i giovani
nella condizione di provarsi nell’autonomia e nella
condivisione, ascoltare e aiutare i giovani che vivranno le
esperienze, sostenere i giovani nella definizione di regole di
comportamento nell’accompagnamento all’autonomia abitativa,
valorizzare la dimensione del servizio e della carità, a
partire dalla prossimità, attraverso il vissuto di esperienze
concrete, segnanti e significative.

LE TEMPISTICHE

Nella fase di progettazione, che si concluderà entro il 31
agosto 2021, le parrocchie presenteranno le proprie proposte
di azioni progettuali che dovranno concludersi entro il 31
agosto 2022. A breve saranno inviate a tutte le parrocchie le
indicazioni operative e le modulistiche per presentare la
domanda alla FOCr. Attualmente sono otto le posizioni
disponibili sono per la diocesi di Cremona. Tutte le
informazioni su focr.it.

Sabato 19 giugno la Messa in
Cattedrale      nel      20°
anniversario della morte del
vescovo Giulio Nicolini
Sabato 19 giugno la Chiesa cremonese si raccoglierà in
preghiera nel 20esimo anniversario della morte del vescovo
Giulio Nicolini, avvenuta nello stesso giorno del 2001. Alle
10 in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni presiederà la
Messa di suffragio, concelebrata dai canonici del capitolo
della Cattedrale. Al termine della celebrazione è previsto un
momento di preghiera sulla tomba del presule di origine
bresciana, situata nella Cripta del Duomo, proprio di fronte
all’urna del patrono sant’Omobono.

Nato a San Vigilio di Concesio nel 1926, mons. Nicolini è
stato vescovo di Cremona dal 1993 fino al giorno della suo
improvviso decesso.

Ordinato sacerdote nel 1952, esercitò il suo primo apostolato
tra i migranti in Svizzera, nell’Azione Cattolica e come
insegnante. L’attività che meglio lo contraddistinse, però, fu
sicuramente il suo impegno nel campo della comunicazione
sociale. Dal 1972 ricoprì diversi incarichi a Roma: nella
Pontificia commissione per la pastorale delle migrazioni,
nella Congregazione per i vescovi, e nella sala stampa della
Santa Sede dove svolse il ruolo di vicedirettore.

Il 25 luglio 1987 Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Alba.
Consacrato dallo stesso Pontefice nella basilica di San Pietro
il 5 settembre, entrò nella diocesi piemontese domenica 27
settembre 1987.

Il 16 febbraio 1993 fu nominato vescovo di Cremona e fece il
suo solenne ingresso il 4 aprile 1993, domenica delle Palme.

Negli otto anni di episcopato cremonese mons. Nicolini si
adoperò su molti fronti: dall’attenzione della storia locale
con l’anno di S. Omobono e i restauri della Cattedrale
all’animazione del grande Giubileo del 2000, fino alla nascita
della Casa della Comunicazione, ancora oggi sede del settore
comunicazione diocesano, con i suoi studi di produzione
televisiva, e della Casa della Speranza, luogo di ospitalità e
cura per malati di AIDS.

La conclusione del Sinodo diocesano, sancito da un importante
pellegrinaggio alla Sede di Pietro, fu uno dei traguardi più
importanti del suo episcopato.
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