BREXIT- NO DEAL? Luigi Paganetto Fondazione Economia Tor Vergata - FUET Docente SNA

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BREXIT- NO DEAL? Luigi Paganetto Fondazione Economia Tor Vergata - FUET Docente SNA
BREXIT- NO DEAL?
                  Luigi Paganetto
                  Fondazione Economia Tor Vergata - FUET
                  Docente SNA

28 gennaio 2019                                            SNA, Via Maresciallo Caviglia, 24 - Roma
QUAL È L’OPINIONE PREVALENTE IN UK
        • Theresa May continua a ripetere «Dobbiamo dare agli inglesi quello che ci hanno chiesto
          con il referendum», anche a costo di un «no-deal»
        • L’accordo che ha fatto con la EU appare, nelle valutazioni dell’opinione pubblica, l’opzione
          meno popolare, secondo le rilevazioni dell’opinionista Matt Singh, riportate da
          Bloomberg
        • Al di là della confusione e della forte divisione dell’opinione pubblica, il suo piano, però, è
          quello che risulta «la meno inaccettabile» delle differenti opzioni
        • Le scelte della Premier possono essere viste come la conseguenza del voler dare
          comunque seguito alla volontà popolare emersa dal referendum
        • Ciò anche a costo di una proposta che, bocciata dal Parlamento, risulta essere quella
          meno indigesta tra tutte, anche se non raccoglie il maggior suffragio relativo, che è
          invece appannaggio del «remain», mentre l’exit-no deal è la seconda opzione più
          popolare

28 gennaio 2019                                                                                Luigi Paganetto
RESTANO COMUNQUE DIVISI..
                  Divided They Remain
                  (Response when voters are asked their preferred Brexit outcome)

           Fonte: Number Cruncher Politics

28 gennaio 2019                                                                     Luigi Paganetto
LE PREFERENZE DEI VOTANTI
          What Voters Will Swallow
          (Respondents were asked if each of these options would be accetable or not)

          Fonte: Number Cruncher Politics
28 gennaio 2019                                                                   Luigi Paganetto
QUALI OPZIONI PER IL PIANO B?
      • L’orientamento della pubblica opinione che vede il «remain» in pole position potrebbe
        consentire a UK di profittare dell’affermazione dell’avvocato generale della Corte di giustizia
        EU sull’articolo 50 del Trattato di Lisbona (TUE) - quello che permette l’uscita di uno stato
        membro dalla UE e che è stato invocato per Brexit - secondo il quale esso può essere
        revocato unilateralmente da chi l’ha invocato senza il voto favorevole degli altri stati membri
      • Non ci sarebbe in questo caso bisogno - in senso stretto - di un secondo referendum in UK
        per rimanere in EU. Basterebbe - forse - una scelta in questa direzione del Parlamento UK
      • Altre opzioni potrebbero essere quelle di attenuare il back stop irlandese con controlli alle
        frontiere fuori dei confini e/o di avviare un trattato di libero scambio in base all’art. 24 del
        GATT tra EU e UK, continuando nel frattempo ad applicare le attuali condizioni commerciali
      • Un ulteriore possibilità è quella dell’estensione del termine dei due anni previsti dall’art. 50
        per l’abbandono della EU, che peraltro abbisognerebbe dell’assenso EU

28 gennaio 2019                                                                                    Luigi Paganetto
LA QUESTIONE DEL TRADE: I DATI
      • Per valutare il ruolo del trade per l’ipotesi no deal, occorre ricordare:
      • EU è il maggiore dei partner commerciali UK con 274 billion di export (44% del totale, contro
        55% del 2006) e 341 billion di import (53% del totale, contro 58% del 2002): il Galles è il
        maggiore esportatore e l’Irlanda del Nord assieme all’East England il maggiore importatore
      • UK ha un trade deficit di -£67 billion con EU nel 2017. Al suo surplus nei servizi di 28 billion
        si contrappone infatti un deficit sulle merci di 95 billion. Il deficit maggiore è quello con la
        Germania. I servizi rappresentano il 40% dell’export UK in EU. In particolare i servizi
        finanziari, tecnici, professionali e legali, R&D rappresentano il 52 % dell’export di servizi
      • UK ha un trade surplus di £41 billion con i paesi non-EU. Anche in questo caso un surplus di
        £83 billion per i servizi outweighed controbilancia un deficit di -£42 billion per le merci. Il
        saldo del trade è negativo con Cina e Asia e positivo con gli USA
28 gennaio 2019                                                                                   Luigi Paganetto
TRADE EU-UK
                  Trade with other EU countries
                  (Balance of trade in goods and services with other EU countries, 2016)

                     Fonte: Office for National Statistics, The Pink Book 2017
28 gennaio 2019                                                                            Luigi Paganetto
L’IPOTESI NO DEAL EXIT
      • Anche se sono più probabili le altre alternative, l’ipotesi del Brexit-no deal, va
        considerata, anche perché avrebbe esiti importanti (sia sul Buget EU che sul trade) cui
        conviene, in ogni caso, essere preparati come stanno facendo i principali paesi europei
      • I dazi (che verrebbero introdotti sul trade subito dopo l’uscita UK dalla EU) vanno da
        valori modesti del 2% circa a valori del 10 % per le auto
      • L’effetto sul bilancio EU, secondo le stime di un recente studio di G. B. Wolff (Bruegel),
        può essere calcolato in circa €45-50 billion (di cui 16,5 billion relativi al 2019-2020) cui
        faranno da contrappeso un 20% circa di extra dazi provenienti dalle importazioni da EU
      • La distribuzione tra paesi del maggior onere è stato calcolato da Z. Darvas (Bruegel) per
        il 2019-2020
      • Non meno importanti sono gli effetti sulla posizione giuridica dei cittadini UK in EU e di
        quelli EU in UK
28 gennaio 2019                                                                                Luigi Paganetto
ONERE-PAESE SU BILANCIO EU DEL BREXIT NO DEAL

Nota: The blue bars correspond to 0,066% of each country’s GNI in the period of March 30th 2019-December 31st 2020, and represent the
extra amount that member states would have to transfer to the EU budget in the no-deal Brexit scenario I consider. The orange bars with
negatives show by how much the 20% of hypothetical customs-duty revenues (which are retained by the member states) would reduce the
next public-sector burden. Various assumptions for the calculations are described in the text

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TARIFFE SUGLI SCAMBI (NO DEAL BREXIT)
            Tariffs applicable to the top five trade items in case of a no-deal Brexit

            Fonte: Bruegel based on WTO tariffs profile 2018 and WTO tariff data

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LA TUTELA DI CITTADINI E IMPRESE
      • L’interesse di EU è che i diritti acquisiti dai propri cittadini in UK continuino ad essere
        onorati e che si arrivi ad un accordo che assicuri scelte cooperative in materia di sicurezza
        sociale e trasferibilità dei diritti pensionistici acquisiti
      • Circa i servizi finanziari è importante che Bank of England e European Central Bank
        continuino ad avere una stretta cooperazione per assicurare stabilità nell’area finanziaria
      • La questione dei servizi è centrale per UK. Tony Blair ha affermato che “UE è di gran
        lunga il più grande mercato per questi servizi, qualcosa che non può essere spiegato
        unicamente dalla vicinanza geografica e dalle dimensioni del mercato dell’UE. E lasciare
        il mercato unico dell’UE colpirà le esportazioni di servizi del Regno Unito più duramente
        delle esportazioni di beni”
      • Ciò significa non solo riaggiustamenti nel ruolo di UK nella fornitura di servizi finanziari
        quanto soprattutto una possibile riallocazione degli investimenti diretti esteri in entrata
        in EU

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E L’ITALIA?
      • L’Italia dovrà affrettarsi a seguire le sollecitazioni della Commissione EU a prepararsi a tutte
        le evenienze e a seguire l’esempio dei paesi come Germania e Francia che hanno già varato
        provvedimenti ad hoc
      • Occorre tener presente che oltre il 90% delle negoziazioni all’ingrosso dei titoli obbligazionari
        e il 60% di quelli azionari ha una controparte UK. Sono circa 230 gli Istituti di pagamento UK
        che operano in Italia
      • È perciò che il Mef sta predisponendo un decreto per definire le regole da applicare in
        queste transazioni
      • L’aspetto forse più complesso è relativo al mondo dei derivati che hanno bisogno di regole
        transitorie scritte a livello EU
      • Sulle merci l’aspetto da disciplinare potrebbe essere quello relativo alla normativa sanitaria
      • Ma la lista degli aspetti da considerare è, di certo, più lunga. C’è da sperare che prevalga il
        buon senso e non si arrivi ad una Brexit no-deal

28 gennaio 2019                                                                                    Luigi Paganetto
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