BILLY RIVISTA DI CINEMA E ALTRE PERVERSIONI IL CONTAGIO - CRONACHE DI CONTAMINAZIONI ARTISTICHE
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FREE PRESS BILLY IL CONTAGIO RIVISTA DI CINEMA E ALTRE PERVERSIONI CRONACHE DI CONTAMINAZIONI ARTISTICHE marzo/1.20 MARCO BACCHI, LEANDRA BORSCI, Ramiro Castro Xiques, NOEMI GIUGLIANO, Francesca Leoni, MATTEO LOLLETTI, Davide Mastrangelo, PIERO MEROLA, MARCO MULANA, PAOLO UTILI.
INDICE Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche 3 CITAZIONE «Oggi l’arte si fa con tutto Germano Celant 4 LO STATO DELL’ARTE e ovunque, senza confini Leandra Borsci 6 LE CITTÀ INVIVIBILI linguistici e territoriali. Ramiro Castro Xiques 8 IL “BISOGNO” DEL CONTAGIO: BREVE EXCURSUS NEL CINEMA DEL 2000 Paolo Utili 10 PETER GREENAWAY, Gli artisti entrano e agiscono L’ARTISTA CONTAMINATO Noemi Giugliano nel campo dell’immagine 12 IL DOCUMENTARIO COME FINZIONE DEL REALE Marco Bacchi con un’attitudine leggera 14 NOI SIAMO PAROLA Matteo Lolletti e plurale, 17 LA LINGUA BATTE DOVE VUOLE Leandra Borsci muovendosi senza istanze 20 SUA ALTEZZA REAL(TÀ) Marco Mulana univoche nella panoramica 22 NUOVE CONTAMINAZIONI MUSICALI: LA “BLACK DIASPORA” È IL FUTURO di tutti i media». DELLA SCENA BRITANNICA Piero Merola 24 VIDEOARTE > ARTI INTERMEDIALI Germano Celant Francesca Leoni e Davide Mastrangelo 26 CRUCIVIRUS Mulangella 3
LO STATO Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche DELL’ARTE Abbiamo scritto, riscritto, riformulato, disfatto e Ma abbiamo portato avanti le nostre istanze, i nostri reinterpretato questo editoriale rincorrendo l’attua- pensieri, le nostre battute sulla tastiera con maggio- lità più recente, troppo sfuggente e troppo poco pre- re enfasi quando la cultura è venuta in soccorso come dicibile. Quando ragionavamo su questo primo numero di anticorpo per riempire il silenzio dell’isolamento da BILLY di quello che si sarebbe da lì a poco rivelato un COVID-19. Assistiamo al tentativo contemporaneo di al- funesto 2020, la riflessione prendeva le mosse da una cuni artisti di togliere la polvere dalla noia di una storia sinistra di contagio, confinata nel continente reclusione opportuna, facendoci entrare grazie al web asiatico, che ci spingeva a riflettere sull’ambivalenza nelle proprie case, nei propri laboratori e studi di del termine “contaminazione”. registrazione, dietro le quinte delle proprie mae- Se è vero – com’è vero – che contaminare è sinonimo stranze. L’obiettivo è intrattenere, accomodarsi nel in infettare, inquinare, lordare, e in certi contesti vuoto altrui, mentre i sipari dei cinema e dei teatri anche corrompere moralmente, è altrettanto vero che sono chiusi, e i balconi e le chat di famiglia affol- contaminare è anche fondersi, arricchire, ibridare. lati. Abbiamo inteso la contaminazione come l’incontro di codici espressivi e canali artistici che si contagiano vicendevolmente, dando luogo a forme ibride che offro- Lungi dal voler scrivere un elogio alla lentezza o no un’esperienza nuova e più completa. C di contagio, alla frenesia, in questo numero dedichiamo un focus di cultura, di crossover. Le arti contemporanee – sem- importante al cinema del contagio e al cinema contami- pre più visuali, che visive – oggi dialogano tra loro, nato; agli artisti ibridati dietro la camera da presa, accogliendo e incorporando i differenti linguaggi ar- che sperimentano il terreno multimediale. Parliamo di tistici; coinvolgono l’uomo, artista e spettatore, in- fusion in riferimento alla commistione di generi ci- teriorizzando nel risultato finale le nuance della sua nematografici, musicali, e registri linguistici; della esperienza. virulenza dei social media, e delle influenze sottili e Il termine Gesamtkunstwerk — dal tedesco, l’opera d’ar- sfuggevoli tra realtà e finzione. te totale — indica proprio la convergenza di più forme Di questo e di altro parliamo in questo numero di BILLY artistiche che in un’unica sintesi culturale tocca che — soltanto per questa volta — esce esclusivamente le corde dell’universalità. Senza voler scomodare le in veste digitale, per mostrare il volto felice del- intuizioni wagneriane, oggi si assiste alla conversio- la contaminazione, in un periodo in cui la positività ne non senza proseliti alla multimedialità artistica, tuona come una condanna. che non è più solo appannaggio degli sceneggiatori, dei videasti, dei compositori o dei performer, ma si traduce in una conversione democratica. La contamina- zione avviene quindi su più livelli, tra le discipline e all’interno delle discipline stesse, e di riflesso contagia lo spettatore, il suo punto di vista, il suo credo. In questo numero abbiamo osservato da vicino un termine che solo qualche settimana fa evocava lugubri scenari Leandra Borsci esotici, che oggi invece fanno parte della nostra rimo- Laureata in Mass Media e Politica, dulata quotidianità, fatta di mura domestiche, nevrosi appassionata di comunicazione digitale e lievito di birra. e amante delle buone maniere. 4 5
Mettere su il muso. Perché? Fare buon viso a cattivo gioco. Quale? Faccia a faccia. Con chi? Essere costretti a difendersi da un nemico invisibile, molecolare, smaterializzato. Allora ti vien su l’istinto, animale magari, bestiale. Forse è l’istinto di Animal del Muppet Show quando canta manamanà e non sa le parole, e insegue il ritmo a colpi di tosse. Andrea Lucatelli Lo scatto di Ramiro Castro Xiques è stato selezionato undicesimo tra più di 400 foto per il Concorso nazionale di Nadir Magazine e ProgettoPhoto nel 2006 dedicato al tema “Le città invivibili”. Ramiro Castro Xiques Fotografo. 6 7
Il “bisogno” del contagio: Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche breve excursus nel cinema del 2000 28 giorni dopo (2002) di Danny Boyle ©British Film Council, DNA Films di sopravvissuti contro l’orda di infetti: tutti si muovono in un Sotto quest’ultimo aspetto molto in- zione – sia televisiva, che social – con l’adozione di linguaggi mondo rovesciato nell’ordine costituito dove non vi sono più teressante è Deserto rosso san- che incitano all’odio e alla discriminazione. regole e a regnare è il caos. gue (2016) di Colin Minihan: Precursore di un’altra questione molto attuale ai nostri giorni, Non si poteva non partire allora da 28 giorni dopo (2002) Las Vegas è distrutta da un’epide- quella ambientale, è E venne il giorno (2008) di M.Ni- di Danny Boyle: in Inghilterra si abbatte un potente virus mia. Una donna si ritrova persa nel ght Shyamalan: gli uomini sono spinti al suicidio a causa che porta le persone a uccidere e a mettere a ferro e fuoco il deserto con uno zombie alle calca- di una neurotossina prodotta dalle piante in reazione proprio Paese nell’arco di ventotto giorni, mentre i pochi non contagiati gna, ma la situazione prende una all’essere umano, divenuto un pericolo per il pianeta. si uniscono nel tentativo di sopravvivere. Un’opera che denun- piega inaspettata nel momento in In un momento in cui tutto il mondo si sta diffondendo il CO- cia la violenza intrinseca del genere umano, dimostrata sia dal cui questa fuga diventa un’occasio- VID-19, non si può poi non pensare a Contagion (2011) di fatto che i sopravvissuti si trovano a combattere non solo con- ne per lei per riflettere sulla propria Steven Soderbergh: un virus si propaga da Hong Kong in tro gli infetti ma anche contro altri esseri umani senza scrupoli, vita e gli errori commessi. Lo zombie tutto il mondo in maniera repentina, causando vittime a di- sia dalla mutazione del protagonista che assume un comporta- diventa il suo miglior confidente e, smisura. Inizia dunque una corsa contro il tempo per trovare mento identico a quello dei contagiati pur non essendolo. grazie loro rapporto di amicizia, riu- una cura. Il film gioca sulla paura del contagio, sulle isterie Il contagio però non è solo un’indagine sulla violenza, ma an- scirà a riacquistare tratti di umani- che produce nelle persone non ancora infette, sul coraggio di Zombi child (2019) di Bertrand Bonello che una riflessione sull’essere umano e sulla società in cui vive. tà, fino a frenare l’istinto cannibale. chi cerca di adottare le contromisure e su chi approfitta della ©My New Picture, Les Films du Bal, Playtime, Arte France Cinéma In questo senso troviamo opere come Stake Land (2010) Il viaggio nel deserto è dunque una situazione per speculare. di Jim Mickle in cui un’epidemia di vampirismo ha infestato sorta di purificazione per entrambi. Il pensiero finale va a Zombi child (2019) di Bertrand Zombie, infetti, vampiri, lupi gli Stati Uniti lasciando indenni solo piccole comunità isolate; Se dunque, come abbiamo visto, la Bonello dove l’idea è quella di trattare la trasformazione in mannari, virus letali… la Train to Busan (2016) di Yeon Sang-ho dove un virus si lotta contro l’epidemia è un prete- zombi tornando alle origini, cioè al legame con il culto vudù, in storia del cinema è piena di diffonde rapidamente in Corea del Sud, tramutando le persone sto per analizzare l’essere umano, un’opera che in verità vuole essere un ritratto della difficoltà di forme di contagio volte a in- in zombi, e l’unica via di fuga è raggiungere la città di Busan altro tema molto importante, e che integrazione, del confronto con altre culture, di come nell’età terrogarci su aspetti politici, a bordo di un treno; The end? L’inferno fuori (2017) di ci permette di riflettere sul nostro dell’adolescenza si arrivi a sfidare inconsciamente l’ignoto, per sociali, culturali e umani. Daniele Misischia che vede un arrogante manager rimanere mondo e sulle sue problematiche, è soddisfare i propri desideri puerili. Sarebbe impossibile in questo breve intrappolato in un ascensore, mentre a Roma si sta scatenando come l’epidemia venga trasmessa. I film sul contagio hanno dunque caratterizzato anche il nuovo intervento trattare in maniera com- una apocalisse zombi, rendendo la sua involontaria prigione il Ed è proprio questa la chiave più millennio; il loro è un ritorno costante con uno scopo: quello di pleta il tema, per questo la scelta ri- luogo più sicuro. Se il film di Mickle, caratterizzato dall’inizio interessante di vari film a partire porre l’individuo di fronte ai problemi della società in cui vive, cadrà su alcuni film usciti negli anni alla fine da un profondo senso di tristezza – che ricorda The da Pontypool (2008) di Bru- alle sue paure, alla sue fragilità, al suo istinto di sopravvivenza, 2000 che, sia per il tipo di contagio Road (2009) di John Hillcoat – e da una forte critica contro i ce McDonald, in cui il contagio nel tentativo di smuovere le coscienze. E di questo abbiamo che per il modo in cui viene trasmes- fanatici religiosi (più pericolosi dei vampiri stessi), si chiude viene trasmesso attraverso alcune sempre bisogno. so, testimoniano come in maniera con la possibilità di poter ricominciare, Yeon Sang-ho e Mi- parole “infette” della lingua inglese ricorrente, ancora oggi, vi sia quasi sischia sembrano voler sottolineare come l’esperienza di af- e la cui cura si nasconde nella ricer- un “bisogno” di realizzare opere di frontare gli infetti porti i protagonisti a un recupero delle vere ca di una parola che cambi il senso questo tipo, la cui struttura spesso priorità della vita, al ritorno in un certo senso a essere “umani”, di quella infetta. Un film per certi Paolo Utili mette a confronto un piccolo gruppo abbandonando atteggiamenti egoisti e arrivisti figli di una so- versi anticipatore di quello che oggi Laureato in Lettere, ora vende integratori per vivere. 8 9 cietà capitalista. avviene soprattutto nella comunica- Appassionato di cinema da tempo indeterminato.
Arriviamo, allora, alla sua pellicola più celebre e, forse, contro- Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche versa, quella in cui Greenaway, più che in ogni altra, fonde le sue conoscenze artistiche in modo esemplare, creando il film perfetto. Perché sì Il cuoco, il ladro, sua moglie e il suo amante, è un film perfetto. Nel suo essere durissima critica all’era tha- Peter Greenaway, tcheriana dei consumi, il lavoro di Greenaway mette in scena un dramma in cui ogni cosa è, come nell’arte pittorica, allegoria e metafora e, al contempo, critica e giudizio. E per farlo si serve dei migliori: il direttore della fotografia è Sacha Vierny, il cast l’artista contaminato è composto da attori formatisi nel teatro classico (come Helen Mirren, Michael Gambon e Richard Bohringer), il cibo di scena è preparato dallo chef Giorgio Locatelli, le musiche sono composte da Michael Nyman, i costumi confezionati da Jean-Paul Gaultier, la scenografia realizzata da Ben Van Os e Jan Roelfs. La pellicola di Greenaway ha l’intento di fondere l’eccellenza di tutte le arti La prima volta che ho visto Il cuoco, il ladro, sua moglie e il nell’arte del cinema. Ma la perfezione del film non sta solo in suo amante (1989) di Peter Greenaway ero certa di aver visto questo, bensì nel significato che l’accostamento delle arti – già un’opera d’arte. E, come spesso accade davanti alle opere d’arte, nell’epoca della loro riproducibilità tecnica – va a creare. Per- mi sono sentita assalita da uno strano senso di confusione. Si ché è vero che Greenaway ama il barocco, ma l’abbondanza (di trattava, però, di uno smarrimento diverso, perché ciò che non La perfezione è qui cibo, di violenza, di bellezza) che vediamo nel mi era chiaro era davanti a quale genere di lavoro artistico mi film non è fine a sé stessa, qui non si tratta carica di un significato trovassi. La pellicola di Greenaway, infatti, non è soltanto un di art pour l’art. La perfezione è qui carica di film, si tratta, piuttosto, di una serie di quadri - dipinti con un altamente sprezzante che, un significato altamente sprezzante che, proprio sapiente uso del colore tenuti insieme da una trama più tea- proprio per questo, per questo, crea dei contrasti che sono l’unico trale che cinematografica e da tutta una serie di elementi che crea dei contrasti modo possibile e – ancora – perfetto per ren- fondono le arti più diverse. In The cook, the thief, his wife and che sono l’unico modo dere l’idea dell’orrore dell’epoca dei consumi. her lover Greenaway unisce pittura, teatro, fotografia, musica, Così, restando fedele al suo stile grottesco e possibile e – ancora – cucina e alta moda, senza che la pellicola risulti per questo un impregnato di black humor, Greenaway ci pro- mero esercizio di stile. perfetto per rendere pone continuamente contrasti di rappresenta- l’idea dell’orrore zioni riprovevoli e stupende, in cui si è costan- ©Kess Kasander per Allarts Cook Production LTD./Erato Films Inc. Ma per comprendere Peter Greenaway come regista contagiato è dell’epoca dei consumi. temente combattuti tra la voglia di distogliere necessaria una più ampia indagine su di lui come artista ibrido lo sguardo e quella di farsi rapire dalla bellezza i cui dipinti, disegni, esposizioni, istallazioni e produzioni sono della composizione del quadro. intimamente connessi ai suoi lavori cinematografici. Per Greenaway ogni frame è un dipinto studiato in ogni minimo Nel ’62 Peter Greenaway frequenta la Walthamstow College of dettaglio. E anche quando la camera non è fissa le carrellate Art perché deciso a diventare un pittore. L’arte rinascimentale e sembrano quasi una passeggiata all’interno di una galleria d’ar- barocca sono le correnti che più lo interessano e i cui elementi te, un passaggio dello sguardo da un quadro all’altro. fondamentali riverberano abbondantemente nelle sue pellicole. Affascinato dal cinema di Ingmar Bergman, dalla Nouvelle Vague Guardare un film di Greenaway significa immergersi in un uni- e, in particolare, dai lavori di Alain Resnais, Greenaway inizia verso di simboli, metafore e allegorie, un universo in cui ogni – letteralmente – a sperimentare la settima arte. Tra gli anni elemento assume un significato simbolico. È chiaro che il cinema Sessanta e Settanta il regista – o meglio a painter who works in mutua i suoi fondamenti dalla pittura, basta osservarne il lin- cinema, o film-maker trained as a painter [un pittore che lavora guaggio; eppure, nelle pellicole di Greenaway questo aspetto nel cinema o un cineasta che si esercita a fare il pittore], come è talmente evidente da risultare quasi ingombrante, come una lui stesso si è spesso definito – dirige, quindi, una serie di film decorazione barocca. in cui la sua voglia di superare e abbattere i confini del cinema L’arte cinematografica di Greenaway non è soltanto intrisa della classico è evidente. Un’esigenza irresistibile per un artista che sua profonda passione e conoscenza della pittura. Il cinema di si sentirebbe certamente ingabbiato dai confini di una sola arte. Greenaway è pittura. I misteri del giardino di Compton House (1982) segna lo spartiac- que tra quella che potremmo definire una prima fase sperimen- tale e una seconda più matura. Le due fasi, tuttavia, mostrano Noemi Giugliano comunque degli importanti elementi di continuità, primo fra Caporedattrice della MMP Web TV, tutti l’influenza del suo background pittorico. 10 11 ama tutto ciò che è visual ed è perennemente indecisa.
Il documentario ro di spettatori raggiungibili, ed è probabilmente narrativa al racconto antropologico: utilizzando grazie al continuo variare di queste condizioni come filtro proprio la finzione drammaturgica, il Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche che, negli ultimi decenni, il cinema del “reale” ha racconto riesce ad alterare le distanze emotive tra come finzione trovato sempre più spazio nelle programmazioni noi e quello che vediamo, smettendo di chiedere delle sale cinematografiche e all’interno dei festi- il nostro giudizio in merito alla storia raccontata, val di cinema più importanti del mondo riuscendo, ma facendo appello alla nostra capacità empati- in molti casi, ad aggiudicarsi importanti ricono- ca e chiedendo allo spettatore una sospensione del reale scimenti. I fattori che, negli ultimi decenni, hanno del’incredulità simile a quella che viene richiesta reso possibile la (ri)scoperta di un genere che da nel cinema di finzione. sempre è stato destinato a un pubblico ristretto di appassionati e che, nelle grandi manifestazioni, Come scrive Dario Zonta, autore di un libro-inter- aveva una categoria riservata e distinta dal cine- vista agli autori sopra citati, questi documentari ma di finzione, sono molteplici e uno di questi è «hanno il reale come metodo, fonte, ispirazione, sicuramente la facilità di accesso alle informazioni baricentro, cornice, sviluppo e la drammaturgia e alle notizie, che diventano spesso virali e che, come linguaggio, narrazione, racconto, storia e riuscendo ad arrivare a un pubblico sempre più ancora sviluppo. Nella loro macchina cinema, il vasto, ne hanno aumentato la sensibilità e l’in- reale – come fosse una materia – viene alterato, teresse verso temi che spesso erano destinati ad piegato, modellato e trasformato in nuove forme avere un impatto molto breve e superficiale sull’o- di narrazione.» Attraverso questi mezzi la storia pinione pubblica. Ma può solo questo giustificare che ci viene raccontata si contamina e parten- questo fenomeno? Sappiamo bene quanto non sia do dal reale ha la possibilità di rappresentarlo e la storia in sé a essere interessante ma quanto trascenderlo, permettendo un livello espressivo l’interesse sia dettato dal modo in cui la storia più ampio, che consente allo spettatore un mag- stessa ci viene raccontata: ciò che hanno in co- giore coinvolgimento emotivo: come accade, ad mune quasi tutti i documentari che hanno trion- esempio, nel mockumentary (la finzione ci viene fato recentemente nei grandi festival non è solo raccontata come fatto reale) in cui allo spetta- la scelta di mettere in discussione un linguaggio tore viene chiesto un tipo di interazione con la obsoleto e ripetitivo, ma è la volonta e la necessità storia che va al di là del semplice rapporto con la di rivoluzionarlo, ibridandolo con la drammaturgia finzione, questa nuova onda documentaristica (in e la finzione, arricchendolo di quelle componenti cui la realtà ci viene raccontata, a diversi livelli, proprie della fiction come lo storytelling e il mon- come finzione) non si limita a raccontare eventi, taggio, lasciando che le storie venissero contami- tragedie o persone, ma riesce a trasformarle in nate in modo trasversale da un concetto linguisti- qualcosa di più vivo e mutevole: in definitiva ciò co ambiguo e nuovo: è questo che ha contribuito che appare ai nostri occhi non sono più semplice- al rinascita del cinema del reale. mente le storie di persone o di eventi, ma attra- verso l’uso di tecniche narrative e di montaggio Come scrivevamo qualche numero fa, su queste proprie del cinema di finzione, diventano le storie pagine, osservare la realtà attraverso uno scher- di personaggi attraverso i quali, paradossalmen- mo equivale a osservarla attraverso gli occhi e la te, grazie a quel filtro di drammatizzazione che il soggettività di un’altra persona, da una distanza regista riesce a mettere tra noi e ciò che vediamo, (sia percettiva che emotiva) che ne altera il carat- sviluppiamo la capacità di entrare più in sintonia Il cinema, nella sua fase embrionale – e quindi pellicole quanto di più vicino ci sia all’oggettivi- tere e l’impatto ai nostri occhi, permettendoci di con il racconto e, in generale, di abbattere quella sperimentale -, altro non era che rappresentazio- tà del reale. Sebbene non ci fosse, in quei brevi interporre un filtro tra noi e le cose che ne fanno parete che divide emotivamente il pubblico e la ne del reale, probabilmente nella sua forma più fotogrammi, la necessità di documentare il reale, parte: nonostante la sensazione, e la convinzio- cronaca. pura: le prime proiezione dei fratelli Lumière non bensì quella di scoprire il mezzo, la nascita del ne, sia quella di guardarla come se fosse reale, erano altro che brevi documenti su lavoratori che cinema corrisponde, in tutto e per tutto, anche dimentichiamo che ogni realtà è rappresentazio- uscivano dalle fabbriche o piccoli spaccati di vita alla nascita del documentario. La storia del docu- ne e, di conseguenza, finzione. Ciò che ha reso quotidiana nelle grandi città, ripresi con una tele- mentario, così come quella di tutte le arti visive, è dei successi mondiali lavori come Fuocoammare camera fissa e senza stacchi di montaggio. Anche storia di ibridazione, contaminazione, di sperimen- (Gianfranco Rosi), Louisiana (Roberto Minervini) se oggi sappiamo come persino la scelta di dove tazione e anche di necessità narrative che si sono e La bocca del lupo (Pietro Marcello) – solo per posizionare la telecamera costituisca un filtro e rese indispensabili a causa del mutare continuo Marco Bacchi citarne alcuni del panorama italiano che hanno Sceneggiatore e autore. un’interpretazione della realtà, le intenzioni (e del medium, dei cambiamenti relativi a possibilità contribuito a questa innovazione linguistica – è Tra gli altri lavori, è stato assistente alla regia soprattutto i mezzi dell’epoca) rendono quelle di fruirne e di conseguenza in relazione al nume- proprio la capacità di fondere la sperimentazione per il documentario This is not Paradise. 12 13
NOI SIAMO D’altronde qualcuno ha detto e ancora dice che «in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» e che poi il Verbo Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche si è fatto carne, implicando che il corpo sia una parola vivente. Qualcuno aggiunge anche che, come dice Giovanni, «la tua parola è verità». E se sappiamo che il quotidiano del PCUS si chiamava Правда, Pravda, che significa Verità, ecco allora quindi il senso PAROLA di un discorso, di un logos che ascende e si struttura quindi prima come parola-verità, e poi alla fine si fa atto, si fa corpo, si invera, contaminando, contagiando, in un altro contesto semantico, il rea- le, oppure la sua replica, se non la sua invenzione, ossia nei termini in cui può essere inteso il cinema, che è soglia per definizione ed corpo senza essere materia. E se è normale, forse, che la parola sia il motore (im)mobile di un certo tipo di cinema, quale è quello documentaristico, soprattutto se collocato nel passato, ecco che ci appare meno immediato che lo sia per il cinema di finzione, posto che sia davvero ancora possibile — ne parliamo anche in questo numero di BILLY — operare una distinzione netta tra questi macrogeneri. Eppure, come dicevamo in apertura, la sezione competitiva della Berlinale 2020, parla tan- tissimo. Reduci dall’ultima, notevolissima, Berlinale, tra una paranoia e l’al- ©Jeonwonsa Film Co. Production Seoul ©Adventure Pictures, BBC ©Phenomen Berlin Filmproduktion tra dovuta al coronavirus, ci sentiamo di registrare una tendenza Contàgio s. m., del festival, che a nostro modo di vedere ha attraversato gran parte dal lat. contagium, The Woman Who Ran di Hong Ancora: nel controverso — ma Poi Dau. Natasha, il folle e de- delle opere in concorso, ma che ci sentiamo di rintracciare anche der. di contingĕre Sang-soo, ad esempio, si arti- per me straordinario — film bordante capolavoro di Ilya Khr- in quello che delle altre sezioni abbiamo potuto vedere. Stiamo par- «toccare, cola di una serie di inquadratu- di Sally Potter, The Roads Not zhanovskiy e Jekaterina Oertel lando di un elemento certo trasversale e, se vogliamo, da sempre essere a contatto, re fisse, con qualche zoom che Taken, la figlia di Bardem è di- in cui la parola si declina come necessariamente presente, in qualche modo, ma che mai come in contaminare», chi ama il maestro coreano co- speratamente avvinta alle paro- controllo, oppressione e potere, questa edizione abbiamo sentito come centrale, addirittura cardi- comp. di con- e tangĕre nosce bene, inquadrature, dice- le del padre, parole che per lei e dove è sempre e solo il ver- nale: la parola. «toccare». vamo, gonfie di parole che par- rappresentano — o dovrebbero bo a infettare l’azione, la parola lano del presente e del passato farlo — senso, speranza, sal- compresa come quella impa- Molti dei film in concorso sono parlati in maniera debordante, in- e che riescono a modificare e vezza, in un senso tanto bru- rata, quella tradotta, e quindi controllata quasi, anche se mai incontrollabile. Parole che sono intercettare entrambi così come talmente fisico quanto emotivo, persa, come quella inascoltata, contagio, parole che diventano costrutti materici, che si fanno riescono a increspare la stati- mentre lo stesso Bardem ne in- per una palingenesi che si con- acting out, per usare un termine della psichiatria particolarmente cità della narrazione, uscendo segue il portato, ne è ostaggio creta in un dispositivo che entra adatto al cinema. Parole che si fanno corpo o corpi che si fanno quindi persino dalla storia per al punto che un singolo pronun- dentro, modifica e infine entra parole, parole come contaminazione di noi stessi, come violenza, ibridare le modalità di rappre- ciamento porta il personaggio a far parte di ciò che ha modi- penetrazione, quindi amore, nei confronti degli altri. Parole come sentazione. in mezzo a un ricordo che non ficato. grimaldelli o come varchi, parole come soglie che permettono un riesce a gestire, proprio lui che, passaggio, una permeabilità, e che quindi modificano l’esistente per non a caso, è uno scrittore che il fatto stesso di essere pronunciate, vi si scontrano o vi s’incontra- adesso fatica a parlare, è me- no, come un dispositivo di possibilità. moria che non riesce a ricorda- 14 re. 15
Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche LA LINGUA BATTE ©Pepito Produzioni ©Schramm Film Koerner & Weber ©Homegreen Films Anche Favolacce, straordinario Persino l’amore di Undine, gran- Solo apparentemente, infine, atto di sabotaggio dei fratel- de opera di Christian Petzold, Tsai Ming-Liang rinuncia alla li D’Innocenzo, ha la parola al ruota attorno alle cose dette e parola, nel suo Days, che è e DOVE VUOLE centro della sua narrazione, la a quelle non dette, all’impossi- resta un capolavoro devastante. parola come pericolo, la parola bilità di parlare sottacqua, alla In realtà, nell’opera del regista che, se disintermediata o irre- parola come impraticabile gesto taiwanese, ci troviamo in pros- sponsabile, se pronunciata dal d’addio e praticabile ma impre- simità dell’approdo ultimo della rispetto o dall’amore, finisce ciso tentativo di spiegazione sia parola intesa come trasmissione per essere letale, finisce per del presente che della storia, in (di una malattia o di un conta- Da dronista a mockumentary: costruire bombe o trovare pe- un’articolazione persino urbani- gio? Ché nel primo caso, allo- la contaminazione linguistica sticidi a buon mercato. E non stica e quindi in una topografia ra, qual è il contagio, se non la nel parlato e nel cinema. è solo o tanto una questione di affettiva. parola stessa? E quale la ma- comprensione, cioè di prendere lattia, dunque?), proprio e già insieme, o di apprendimento, quando, in apertura del film, il quindi di prendere a, quanto regista ci avverte: «questo film piuttosto di (non) cedere alla è volutamente non sottotitola- corrispondenza tra linguaggio to». Poi, in 127 minuti di lunghi e realtà, ché forse davvero la estenuanti straordinari umani salvezza è nel silenzio. piani fissi, sentiremo solo 4 o 5 parole, nessuna delle quali completamente decodificabi- le eppure tutte perfettamente Allora ecco che sì, le parole sono contagio, perché sono all’inizio e comprensibili, ché a questo sono l’inizio, anche solo banalmente in termini di produzione au- punto la parola si è fatta final- diovisiva. Perché da un lato restiamo senza parole quando qualcosa mente davvero corpo, ché sia- ci meraviglia, ibrida i nostri sensi, li stupisce con l’estraneità o la mo fragili e cadenti, ché siamo prossimità, e dall’altro le parole ci toccano, e, se toccare è l’etimo- sbagliati e luminosi, ché non logia di contagiare, non possiamo che chiederci come il cinema, in possiamo nulla se non l’intimi- Ricordo con poco affetto un vecchio insegnante di I conservatori della lingua, cui il verbo si fa carne e viceversa, possa non essere quel dispositi- tà della solitudine, dentro un tedesco del liceo che ci obbligava a scrivere la ß nella fattispecie, sono singolari, vo debordante, contaminante e contaminato della contemporaneità, incontro erotico che passerà, (scharfes S, il corrispettivo italiano della doppia perché singolare è il rifiuto laddove la declinazione del termine non ha però un’accezione nega- ossia nell’unico momento in cui esse) nonostante la riforma ortografica ne avesse che mostrano di fronte tiva, ma rappresenta una potenzialità inesplorata, destinata prima a qualcuno dice qualcosa ma non limitato l’uso ad alcuni casi specifici. Era a disagio alla contaminazione linguistica uccidere e poi a farsi ospite. importa capirlo, come a saperlo di fronte ai cambiamenti, alle cose da giovani e ai e alla possibilità di ingresso già, nella mimesi tra cinema e giovani stessi. Ricordo quella sua ostinazione nel di nuovi termini nella propria Le parole sono importanti, no?, «chi parla male, pensa male», si sa. resto, dentro una dimensione non voler cambiare idea, quel suo modo naftali- quotidianità. finalmente materica. D’altron- nico di insegnarci la lingua, immutabile come le de, per dirla con Wittgenstein, sacre scritture. I neologismi nascono per identificare e riempire di «su ciò di cui non si può parla- contenuto condiviso una nuova esigenza lessicale, Matteo Lolletti re, si deve tacere». Di conservatori se ne incontrano parecchi: a scuo- derivante dall’ingresso nelle nostre vite di oggetti Regista, saggista e docente universitario, ha co-diretto Libertà in esilio (Premio Ilaria Alpi - 2009) la, sul lavoro, online. Sui mezzi pubblici, tra i pa- o concetti prima sconosciuti o assopiti. Possono renti, nei libri di storia. aver vita per esigenze tecnico-scientifiche, arti- 16 17 e co-sceneggiato “Solo cose belle” (2019).
Ad accomunare le obiezioni, si rintraccia una ne- I neologismi non sono rimasti in panchina, ma gazione della novità, quasi un pregiudizio che ir- sono entrati nelle sceneggiature fin dagli anni Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche rigidisce le posizioni – linguistiche in apparenza, Trenta, giocando una prima timida partita nei co- culturali nella sostanza – di chi parla. pioni del cinema dei Telefoni bianchi. Nel registro linguistico, il cambiamento di tendenza si è reso La distanza tra ciò che si è certi però evidente con le family-fiction, esplose negli di conoscere e la possibilità anni ottanta: la lingua di questo genere attinge che quello che sappiamo non basti, necessariamente all’italiano colloquiale, quello di lascia spazio alla frustrazione tutti i giorni (G. Patota e F. Rossi, L’italiano al cine- di dover in qualche modo tornare ma, l’italiano nel cinema). Ma il prodotto cinema- a imparare qualcosa. tografico che ad oggi rappresenta forse l’esempio italiano più emblematico di commistione lessicale Se mettere in quarantena una lingua viva è intrin- è Gomorra – La serie. È la contaminazione tra secamente contraddittorio, è altrettanto natura- i diversi registri linguistici usati che rafforza la le però che ci sia una resistenza dei parlanti di credibilità delle immagini: accanto a un linguag- fronte ai cambiamenti, sebbene questi attestino gio ricco di metafore e similitudini care al dialetto un buono stato di salute dell’italiano. La lingua si napoletano, la lingua di oggi, appartenente a quel deve adattare ai cambiamenti storici e culturali, contesto, cruda come chi la parla, offre uno spac- deve fotografare la società del momento. Qui e cato italiano di autentico e feroce realismo. ora. Ed è per questo che anche il cinema non è immune alla contaminazione linguistica. Il cinema stesso, oltre ad accogliere la lingua e le sue trasformazioni, Il vocabolario cinematografico ha prestato e continua a prestare è un crocevia di influenze lessicali all’italiano parole. in entrata e in uscita, di parole di passaggio: alcune restano, Uno dei maggiori esempi della penetrazione dei altre i parlanti le lasciano andare. lessemi cinematografici nel parlato comune ita- liano arriva dai film di Federico Fellini. Il termine Se il termine regista è ormai familiare, anche se fu amarcord (dal dialetto romagnolo “mi ricordo”), coniato da Bruno Migliorini nel 1932 per rimpiaz- tratto dall’omonimo film, viene usato oggi in tutta zare il francesismo régisseur, abbiamo abituato Italia per indicare un ricordo con qualche venatu- stico-culturali, per puro divertimento. Possono dissenso, sventolando per aria la bandiera della occhi e orecchie anche a cinepanettone, solita- ra nostalgica. E così paparazzo, dal cognome di un essere di nuovo conio (dronista) o derivati da cacofonia, come se il termine “cacofonico” non lo mente la commediasexi ambientata nel periodo fotografo del film La dolce vita, da cui si attinge parole già esistenti (lanacaprinesco); possono fosse di per sé. Il fatto che i neologismi vengano natalizio, a cui si è affiancato con minor fortuna il invece per indicare l’omonimo maglioncino a collo essere forestierismi, prestiti da lingue straniere creati, pensati e proposti per concretizzare un cinecocomero, la risposta nostrana ai blockbuster alto (anche se nel film Mastroianni non indossa (show case) o forestierismi ibridi (scannerizzare). nuovo concetto, non significa che debbano au- americani estivi. Tra i neologismi sul genere cine- mai questo capo), fino a felliniano: «avevo sempre Alcuni termini possono, con il tempo, arricchirsi tomaticamente posarsi nel vocabolario e metterci matografico, si fanno strada biofilm, un termine sognato, da grande, di fare l’aggettivo» (F. Fel- di un nuovo e diverso significato rispetto a quello radici: il loro ingresso e la loro permanenza nella ambivalente che indica un film biografico, ma che lini). tradizionale: tra le neosemie, un classico esempio lingua sono determinati esclusivamente dall’uso può anche essere usato per indicare una sottile è quello della campana, da strumento musicale a che ne fanno i parlanti nel tempo. Gli unici che pellicola in ambito biomedico, e mockumentary, Parlare di integrità linguistica contenitore per raccolta differenziata dei rifiuti. se ne serviranno, oppure no (V. Gheno, Potere alle la crasi tra il verbo to mock «prendere in giro» è quindi un concetto relativo. parole). e il sostantivo documentary «documentario», un Nessuna minaccia alla porta: La percezione molto diffusa particolare genere che simula lo stile e il proce- la lingua che si contamina tra i parlanti è quella che i neologismi Nel tentativo di mettere in quarantena l’italiano, dimento documentaristico, nascondendo invece la non è in pericolo, è solo lo specchio non servano, al contrario deturpino si dichiarano untori della lingua i forestierismi, in costruzione di una fiction. Dagli Stati Uniti arri- dei tempi. l’italiano immacolato e imperituro. particolare quelli presi in prestito dall’inglese. Tra va il concetto di cinematerapia o filmterapia, la i termini appestati fanno capolino anche i femmi- capacità tipica delle storie del grande schermo e I nuovi termini vengono spesso intesi come stor- nili di professione (la ministra, l’avvocata, l’inge- dell’immaginario filmico di curare gli stati negativi ture, sgradevoli al suono, elementi rinunciabili di gnera) sui quali continua a prevalere scetticismo dell’anima. Tra gli inglesismi, filmcrossing (nato cui infatti non si era mai sentito il bisogno prima. cacofonico, all’ombra del reale rifiuto di accettare sul modello di bookcrossing), ovvero la circolazio- Leandra Borsci C’è chi parla di imbarbarimento e punta il dito che le donne oggi abbiano raggiunto, con grande ne di film e serie tv tra cinefili che lasciano dvd Laureata in Mass Media e Politica, contro i più giovani, chi grida al lassismo delle fatica, posizioni apicali (V. Gheno, Femminili Sin- in angoli frequentati della città, a disposizione di appassionata di comunicazione digitale istituzioni; c’è chi manifesta con rabbia il proprio golari). altri potenziali spettatori. e amante delle buone maniere. 18 19
Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche Sua Altezza Real(tà) Siete in una savana. È notte. È Le rivoluzioni si fanno nelle piaz- d'accordo sulla consapevolezza con qualche altra persona. Anche buio. Siete dei leoni. La vostra ze, la loro diffusione avviene per degli utenti nel condividere un i movimenti che si sono creati sul- vista è molto buona, riuscite a le vie (anche quelle social). L'a- contenuto che considerano degno la rete e sui social hanno avuto la vedere benissimo un'antilope che zione è un momento concreto, re- di like. Ma, non si è forse padroni loro origine nel mondo concreto. sta brucando l'erba. Un solito ale, vivo che non può esistere in di quello che si vuole condividere L'iperuranio è qui, con noi, attorno spuntino di mezzanotte, per voi un mondo etereo ed evanescente pur sempre restando all'interno di a noi. leoni. Ma se foste degli umani? come Internet. E Internet stesso un flusso determinato (dall'alto o Oltre a ciò, i vecchi media, impo- Come sarebbe la vostra vista? cos'è se non un atto umano? Mol- dal basso che sia)? veriti dei contenuti, riutilizzano Tutto apparirebbe scuro, oscu- te delle ultime rivoluzioni sono quelli prodotti sui social. Senza ro. Non riuscireste a riconoscere state aiutate dai social media, Nel mondo reale, che viviamo intermediazione il pubblico crea niente. E il leone, probabilmente, così viene detto. Twitter nella ri- quotidianamente, più virus posso- contenuti da sé. Così è stato con quella notte andrebbe a dormire voluzione (mancata) in Iran e nel- no infettare le persone. Nel mon- la “rivoluzione verde” iraniana. ancora più sazio. Siamo abituati le Primavere Arabe, accanto a Fa- do astratto della rete e dei social Così è stato per le “primavere alla luce del giorno e a quella dei cebook. Ma siamo sicuri che senza media non possiamo gestire due arabe”. I media mainstream, i vec- lampioni di notte per riconosce- di essi i risultati ottenuti non sa- “epidemie” contemporaneamente. chi media riprendono necessaria- re ciò che c'è intorno a noi, per rebbero stati i medesimi? Quelle L'effetto virale è così potente che mente questi contenuti e sostan- comprendere la realtà che ci cir- rivoluzioni sono partite da atti è totale, non lascia spazio ad altre ziano l'effetto virale già presente conda. concreti, da rivendicazioni di di- informazioni, il resto non conta. nelle piattaforme social. ritti civili e sociali, da una volontà Ad esempio, in questo periodo, Tutta l'attività reale, però, è con- Nella savana la nostra vista ci pe- di stravolgere l'ordine costituito. quanti hashtag diversi da #coro- dotta offline. Neda Agha-Soltan è nalizza, nella città non è determi- Così è stato in Tunisia, in Libia, in navirus vediamo nei trend giorna- morta offline. Mohamed Bouazizi nante. Gli occhi dei leoni di notte Iran e anche a Hong Kong. I social lieri? La viralità, principio cardine è morto offline. Tutti moriamo of- sono degli amplificatori di realtà, media hanno soltanto aiutato a dei social media, e fenomeno ver- fline e tutti viviamo offline. sono dei visori notturni. I leoni diffondere notizie riguardanti le so il quale tutti noi tendiamo nel Night on Earth - Netflix ©Plimsoll Productions cacciano il 90% delle prede di rivoluzioni oltre i confini, hanno mondo online, cattura un fenome- Per quanto infernale sia, la realtà notte. E noi umani? Noi siamo ca- acceso i riflettori su quei luoghi, no, lo fa suo e se ne appropria. è l'unica che vale la pena vivere. paci di amplificare la realtà attra- ma li hanno spenti su altri. L'effet- Nell'inferno magmatico del vulca- verso altri strumenti, i social me- to virale di hashtag riferiti ad una Molto spesso i social media ven- no si trova qualsiasi elemento. Se dia che estremizzano la realtà, la certa comunicazione fa sì che ci si gono additati come quei luoghi la realtà offline è il magma di un portano all'eccesso, la camuffano, concentri su quella rete di infor- in cui avviene il dibattito, in cui vulcano pronto all'eruzione, quel- si spacciano per essa. Ogni anno mazioni, trascurandone altre. nascono le idee per poi concretiz- la online è solo il lapillo che prima cresce la percentuale delle perso- zarsi nella realtà offline. Distin- o poi verrà esploso. ne che apprende notizie dai social Il potere dei social media sta guere tra mondo offline e mondo media, molte di esse sono false. nella diffusione o nella creazione online vent'anni fa non era nean- [to be continued] Le prede siamo noi stessi. Non di contenuti? Il potere dei social che considerato nei pensieri delle sappiamo in quale realtà viviamo. media sta nella viralità o, come mi persone. Invece, ora, la distin- Non è una questione di vivere vite è stato suggerito, nella sua spre- zione è d'obbligo. Siamo persone parallele, online e offline. Si trat- adability? Un concetto, quest'ul- diverse nei due mondi differenti. ta di saper distinguere il terreno timo, che affida maggior potere Ma ciò che siamo realmente lo sul quale le azioni avvengono, i decisionale agli utenti e non ai mostriamo nel mondo offline. Le pensieri si formano e quello in cui media, attraverso il quale le per- nostre idee compaiono mentre Marco Mulana Appassionato di cinema, vengono diffuse. sone non contagiano le altre solo camminiamo, mentre stiamo se- ha un solo obiettivo: condividendo un contenuto. Sono duti sul cesso, mentre parliamo quello della videocamera. 20 21
NUOVE CONTAMINAZIONI Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche MUSICALI: LA “BLACK DIASPORA” È IL FUTURO DELLA SCENA BRITANNICA Stormzy - VOSSI BOP ©CAVIAR In uno dei passaggi storici più complessi e dram- Celeste, ventiseienne anglo-britannica e nuova Sign & Prayers”, primo disco grime a ottenere tale foranti e ritmiche sconnesse. All’inizio dell’anno, J matici della recente storia contemporanea, l’In- icona della scena soul-jazz britannica, che senza riconoscimento. Hus ha bissato il successo del suo esordio con “Big ghilterra sta vivendo un fervore musicale multiraz- ancora un LP all’attivo (dovrebbe uscire in autun- J Hus non era tra i candidati, non avendo pub- Conspiracy” che da più parti è già considerato uno ziale e cosmopolita che va in netta controtendenza no) vanta già dei tour di supporto a Michael Kiwa- blicato album nell’ultima annata, ma due anni fa dei possibili dischi dell’anno. rispetto al clima di chiusura e all’afflato sovranista nuka, Janelle Monáe e Neneh Cherry, apparizioni aveva già conquistato tre nomination. Rapper, au- Per entrare in questo mondo potreste iniziare dei governi della Brexit. in festival come il Primavera Sound e Glastonbury tore e modello, è considerato uno degli artisti più dalla serie TV “Top Boy”, due stagioni tra 2011 e La quarantesima edizione dei BRIT AWARDS del 18 (nella stessa edizione in cui Stormzy ha criticato influenti di questa “black diaspora” musicale che 2013, e di recente rilanciata su Netflix per una febbraio scorso è stata la prima edizione dall’usci- Theresa May davanti a duecentomila persone), e da East e South London sta invadendo le classifi- terza stagione uscita nel settembre del 2019 per ta ufficiale dall’Unione Europea, e le scelte della ha i tra i suoi fan più illustri Elton John. che e i festival di tutto il mondo, con un consenso volontà proprio di Drake, produttore esecutivo in- giuria hanno messo il sigillo su questa tenden- Il rapper Dave, nato nel 1998 da immigrati nige- traversale di fan e critica. sieme ad Adel Nur, Maverick Carter e Jamal Hen- za, ormai consolidata da anni soprattutto tra gli riani, ha definito Boris Johnson un razzista sul Nato nel 1996 a Stratford, East London e cresciuto derson. Ambientata in un sobborgo immaginario ascoltatori più giovani. Il brit pop è morto da un palco dell’Arena O2, dopo aver vinto il premio più con la madre, arrivata dal Gambia in Inghilterra di Hackney, East London, è una sorta di versio- pezzo, i nuovi cantautori inglesi mainstream sono ambìto per il “miglior album dell’anno” grazie a all’età di ventiquattro anni; ha avuto diversi pro- ne british di “Atlanta”, su un mood ben più cupo ormai musica da trentenni e, dalle periferie ai ric- “Psychodrama”: un lavoro oscuro, privo di filtri, a blemi con la giustizia, ma anche il raro privilegio e “grime”, tra intrighi legati a traffico di droga, chi centri metropolitani, la scena black britannica, tratti sperimentale, immaginato come un dialogo di essere stato invitato a cantare sul palco da Dra- gang e criminalità da strada. Tra le comparse dalla grime alle contaminazioni afrobeat del rap, con il suo psicologo, dove drammi autobiografici ke a poche ore dal suo ultimo rilascio, nell’aprile annovera Kano, AJ Tracey, Dave, Ashley Walters, è diventata la voce univoca di un nuovo fermento si mischiano a violente storie di strada e para- del 2019. Bashy e altri artisti del genere, e ovviamente la creativo e sociale che abbatte ogni barriera geo- digmatici racconti di esclusione sociale e razzismo Due anni prima si era fatto notare anche in Eu- colonna sonora contiene alcune delle tracce in- grafica e culturale. In un clima festoso di libera ambientati tra Brixton e Streatham. Per cogliere ropa e oltreoceano, grazie all’esplosivo “Common glesi black più popolari degli ultimi tempi. espressione e contestazione a Boris Johnson, il l’importanza del premio, basti pensare che prima Sense” che portava a un livello superiore questo gigante del rap britannico da classifica, Stormzy, di lui negli ultimi tre decenni lo avevano conqui- eclettico asse tra dance hall, afrobeat, subculture classe 1993 e origini ghanesi, ha festeggiato la stato dei classici generazionali come “Parklife” dei underground e grime, quel filone dell’elettronica vittoria come “miglior artista solista” portando Blur, “(What’s The Story) “Morning Glory?” degli nato dalla cultura UK Garage dei primi anni due- sul palco l’icona della nuova scena dance hall/ Oasis, “Urban Hymns” dei Verve, “Parachutes” dei mila, riportato in auge nell’ultimo decennio grazie Piero Merola Consulente di comunicazione e caporedattore afro-fusion nigeriana BurnaBoy e la giovane can- Coldplay, “Whatever People Say I Am, That’s What a guru del genere, come Skepta e Dizzee Rascal, del magazine musicale Kalporz, tante di origini giamaicane Tiana Major9. Si è in- I’m Not” degli Arctic Monkeys, “21” di Adele e lo in chiave più commerciale, pop e contaminata, scrive di politica americana su Rivista - Il Mulino vece aggiudicata la statuetta come “rising star” stesso Stormzy nel 2018, con l’eccellente “Gang attraverso peculiari produzioni fatte di bassi per- e di musica su Zero e La Voce di New York. 22 23
È strano come a volte non si riesca a trovare una frase a effetto VIDEO- del segnale restavano poco accessibili. Noi infatti lavoriamo so- per iniziare un articolo, soprattutto quando sai che dovrai trattare prattutto nell’ambito della video performance, mettendoci in primo Il contagio Cronache di contaminazioni artistiche un argomento che potrebbe risultare apparentemente molto lon- piano sia come performer che come registi. Il nostro lavoro non tano dalla sensibilità del lettore. Eppure l’intermedialità ormai è è documentativo, ma è una performance che soltanto attraverso ovunque nelle nostre vite e, quindi, non poteva mancare nell’arte l’utilizzo di un software di montaggio crea un’azione unica e non ARTE contemporanea. Ovviamente quando si parla di arti intermediali non possiamo non parlare di tecnologie, innovazione, nuovi me- dia e del web. La videoarte nasce, infatti, attorno agli anni ‘60, avendo tra i principali precursori Nam June Paik, e viene accom- replicabile nella realtà, perché mani- polata e decodificata. Le opzioni sono davvero infinite: c’è chi manipola immagini di celebri ARTI pagnata dalla diffusione sul mercato di una nuova telecamera, opere artistiche, chi utilizza pezzi economicamente accessibile ai più: la Sony Portapack. Nello stes- di pellicole (found footage), chi de- so periodo grazie alla diffusione di nuovi strumenti di ripresa e codifica immagini, le smembra e le della TV a tubo catodico, diversi artisti contemporanei iniziano ad ricompone, chi analizza e s’immerge aggiungere alla loro pratica artistica l’utilizzo del video in modo INTER- nella rete (post internet art), senza pionieristico o semplicemente documentativo. Fu Dick Higgins, tralasciare l’interattività che giorno uno dei migliori allievi di John Cage, parte del movimento Fluxus, dopo giorno diventa sempre più pre- a pubblicare in una rivista un manifesto intitolato “intermedia”, sente all’interno delle cosiddette arti che si riferiva proprio alla congiunzione fluida di diversi linguaggi Özge Samancı-YATO digitali. MEDIALI artistici contrapposta a una categorizzazione rigida e schematica delle discipline artistiche. L’intermedialità si riferisce all’utilizzo e la fusione di più linguaggi tra di loro creando così un’opera fluida e “ibrida”. Nel libro Antologia critica della videoarte italiana 2010- Come abbiamo affrontato all’inizio di questo testo, la videoarte e l’intermedialità non sono poi così di- stanti dal nostro fluire quotidiano d’immagini. Videoclip, film, ma 2020, Piero Deggiovanni, critico d’arte contemporanea, afferma addirittura pubblicità contengono tracce di sperimentazione audio- che la videoarte, “come genere artistico autonomo, sia nata dopo visiva e forse dovrebbero essere analizzate e studiate come vere il convergere di tre condizioni operative: la digitalizzazione dei e proprie opere. Perché se è vero che gli artisti interdisciplinari o segnali analogici e la conseguente egemonia dei software a larga ibridi migrano da un linguaggio all’altro, è anche vero che a livello diffusione, e la convergenza di più discipline artistiche al suo in- lavorativo oggi c’è uno scambio proficuo dall’arte al commerciale terno. Assumendo così un ruolo fondamentale in festival specifici e viceversa. Giusto per fare qualche esempio, in Italia, abbiamo e rassegne museali che diventano canali distributivi privilegiati a Virgilio Villoresi, maestro internazionale di stop motion (passo a fronte del simultaneo abbandono del sistema dell’arte tradizionale uno), nonché regista di spot TV di diverse case di alta moda. But- ©Georgi Matei nel rapporto galleria collezionista”. tando uno sguardo su un piano internazionale abbiamo Matthew Barney che attraverso i suoi film visionari (The Cremaster Cycle) Con questa introduzione non siamo di certo qui a raccontare la ha contaminato l’estetica di diversi registi di videoclip anche gra- storia della videoarte e dell’arte intermediale, bensì quello che zie alla sua relazione con l’ex moglie Bjork, celebre musicista che più ci interessa: la contemporaneità dei codici e il suo evolversi. nei suoi videoclip ha collaborato con registi del calibro di Chris Facciamo un ultimo appunto prima Cunningham e Spike Jonze. Abbiamo avuto anche esempi main- di continuare: dalla Sony degli anni stream di alcuni video artisti passati al cinema di fiction, com’è ’60, gli strumenti tecnologici si sono il caso di Steve McQueen, regista di diversi lungometraggi tra susseguiti a una velocità sempre più cui Hunger, Shame o Dodici anni schiavo, oppure la nota artista Ibrida Festival delle Arti Intermediali, sostenuta, portando con sé anche la nonché regista britannica Sam Taylor Johnson. nasce dalla visione di Francesca Leoni nascita di nuove tecnologie, non per e Davide Mastrangelo, attivi nell’am- ultimo, i social network e community In conclusione, possiamo affermare di vivere in una società sem- bito della videoarte, con l’obiettivo come YouTube ai quali i giovani artisti pre più “ibrida”, che fonde diversi codici e discipline tra di loro. Il di andare a riempire uno spazio nel non potevano rimanere indifferenti. nostro compito di artisti e direttori artistici è quello di essere dei panorama festivaliero del territorio, proponendo un linguaggio che spesso rabdomanti alla continua ricerca di nuovi codici e linguaggi. Infine, Molti degli artisti con cui collaboria- crediamo che, quando sei un ricercatore, non puoi dedicarti solo in Italia resta ai margini, quello della mo, sia italiani che stranieri, proven- ai grandi nomi del panorama artistico, ma devi guardare anche Lorenzo Papanti-Strategia delle tensioni sperimentazione audiovisiva “Ibridata” gono da altre forme artistiche: come a tutti gli artisti emergenti che spesso, portano una ventata di con altri media. Il festival si svolgerà il teatro, la danza, la musica e la fo- innovazione. l’11, 12 e 13 settembre a Forlì, propo- tografia. Allora perché passare al video? Nel nostro caso, come nendo allo spettatore diverse proie- duo Leoni & Mastrangelo, è stato un passaggio naturale, proprio Francesca Leoni e Davide Mastrangelo perché il mezzo ci permetteva un’infinità di possibilità e soluzioni zioni video performance live, installa- zioni interattive. Videoartisti e registi. estetiche-linguistiche, che prima della digitalizzazione definitiva Direttori Artistici di Ibrida festival delle arti intermediali. 24 25
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