BEEP Il nuovo giornalino del Las! - Liceo Artistico Statale
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Menù di navigazione: C Copertina I Indice Avanti Indietro
INDICE In prima linea c'è BEEP pag. 5 L' "Area cani" del Triangolo " 6 - L'architettura del Triangolo " 9 - Intervista al Professor Paolo Fabri " 11 - Oltre l'utopia " 14 "Zingonia non esiste" " 18 - Un venerdì pomeriggio a Zingonia " 20 - About Zingonia: intervista al D.S. Botti " 27 L'architettura, la società, gli uomini " 29 La Haine - L'Odio " 34 L'angolo " 38 3 C I
C I
In prima linea c’è Beep Bentornati a scuola! Nuovo anno, In Beep troverete alcune pagine sul nuove materie e professori, ma Beep Complesso Residenziale del Triangolo e rimane lo stesso: l’unico e inimitabile sulla “città” di Zingonia, che, attraverso giornalino del LAS. le nostre indagini e interviste, hanno La redazione è composta da ragazzi mostrato il loro vero volto, rivelandosi di ogni età e indirizzo: non potremmo come una “cattedrale nel deserto” o essere più vari di così, tra veterani e luoghi distopici. Tramite interviste e novellini che si sono messi subito in foto, abbiamo ricreato il loro profilo di gioco! Abbiamo iniziato l’anno con NON LUOGHI. riunioni e diverse uscite sul territorio Di conseguenza, questa prima uscita della provincia, per farvi avere tra le verte più sull’architettura, ma non in mani la prima uscita fresca di stampa modo così esclusivo da non permettere e di idee. Per alcune settimane ci agli studenti degli altri quattro indirizzi siamo riuniti per scegliere un tema di apprezzarla. Non parliamo di che potesse piacere a tutti gli studenti normative, calcoli strutturali o idee di e, con un po’ di fatica, siamo riusciti progetto, perché abbiamo approfondito a decidere l’argomento di questo gli aspetti che riguardano il passato primo numero. ma specialmente il presente di questi luoghi, attraverso interviste alle La prima uscita è su LUOGHI E NON- persone che lì vivono o che entrano a LUOGHI. Un argomento che d’impatto contatto con queste realtà. può non entusiasmare, ma se vi Ci siamo concentrati su questi due dicessimo che abbiamo considerato esempi poiché li abbiamo voluti luoghi che in realtà non lo sono? raccontare in modo approfondito, Si fatica a comprendere subito cosa senza limitazioni. In questo numero abbiamo pensato, ma siamo qui troverete molte fotografie originali, apposta per spiegarvelo. Ragionando scattate da noi, che danno un grande sulla provincia di Bergamo, abbiamo impatto visivo a Beep. colto aspetti di alcuni luoghi che, pur Bentornati dalle vacanze, si ricomincia, essendoci fisicamente, risultano quasi ma concedete un po’ di tempo alle fantasmi sotto gli occhi di tutti. Luoghi nostre pagine!... nati con le più grandi e buone idee e intenzioni per il futuro, lo stesso futuro Buona lettura! che in realtà gli si è rivoltato contro e li La Redazione ha condotti quasi alla deriva. 5 C I
L' "area cani" del Triangolo 6 C I
7 C I photo: Giulia Morassutti
photo: Giulia Morassutti C I 8
L'architettura del Triangolo Situato tra via S.Lazzaro, Via Palma il Vecchio e via Manzù, è stato progettato dall’architetto Giuseppe Gambirasio. Architetto bergamasco, Gambirasio ha lavorato molto nella città, realizzando progetti importanti come le Terrazze Fiorite, l’Urban Center, il monumento all’Alpino. Il complesso del Triangolo è polifunzionale ed è esito di un progetto durato 10 anni, dal 1973 al 1983. Nell’ultima versione è stato co-progettato con altri architetti locali. L’idea sulla quale è basato il progetto è quella di realizzare uno spazio nato dalla fusione tra sfera pubblica e privata. L’edificio è concepito come un triangolo, al centro del quale è inserito un parco. Il parco (Giardino Brighenti) è gestito dal Comune, mentre le tre ali dell’edifico hanno funzione residenziale (appartamenti) e commerciale (negozi). Il parco interno è suddiviso in due aree, un’area cani e una zona destinata agli anziani e alle persone che soffrono di deficit della memoria. Tutta la zona è caratterizzata da un doppio portico, sia interno che esterno; dalle strade è quindi possibile accedere al parco interno. L’opera architettonica è quindi concepita non come un semplice “contenitore di funzioni”, ma bensì come una vera e propria opera d’arte con un alto valore artistico nella decorazione e nella forma stessa, visibile anche da Città Alta. Questo edificio era quindi stato concepito come luogo di scambio e punto d’incontro tra centro e periferia. Nadia Bendaoued photo: Giulia Morassutti La struttura delle abitazioni vista da un cortiletto interno. 9 C I
10 C I
Intervista al Prof.re Paolo Fabri Abbiamo incontrato il professor Paolo Fabri d’incontro… ma non è andata così. Da un punto e abbiamo chiesto il suo punto di vista sul di vista urbanistico l’edificio risulta fuori scala, Triangolo, in quanto docente di architettura ma riprende la forma triangolare del tessuto ed alunno di Giuseppe Gambirasio. Eravamo edilizio. Quindi risulta chiaro che a non aver curiosi di capire per quale motivo progetti di funzionato è stato il lato sociale: il luogo non è architetti competenti e con una funzione valida diventato un centro di aggregazione. Quando si spesso degradano o addirittura cadono in progettano luoghi pubblici, un rischio nel quale disuso. Un esempio è, per l’appunto, il Triangolo si può incappare è proprio che non diventino di Giuseppe Gambirasio che, come lo stesso di tendenza. Infatti, a stabilire l’attrattiva di professore ha ribadito, da un punto di vista un qualsiasi luogo è chi lo frequenta, quindi puramente architettonico funziona, pur non è semplicemente una questione di mode ed essendo stato pienamente rispettato il progetto è difficile che un edificio che non ha avuto originale, che prevedeva le facciate sotto il successo subito lo abbia successivamente. È portico di colonne di ordine gigante decorate con quindi proprio l’aspetto utopico a non avere dipinti che avrebbero reso l’edificio una sorta di funzionato, perché il progetto funziona bene opera d’arte. Queste decorazioni sono poi state su carta, ma deve poi tener conto dell’animo banalizzate dalla “fantasia” a triangoli che ancora umano. Quando abbiamo poi chiesto al docente oggi possiamo vedere. Quello che il professore per quale motivo, secondo lui, un edificio così ha evidenziato è che l’insuccesso di un progetto caratteristico non ha fatto tendenza e non è architettonico, problema che non riguarda solo il diventato un polo d’attrazione, Fabri ci ha detto Triangolo, è spesso dovuto alla sottovalutazione che molto probabilmente, da un punto di vista dell’aspetto conservativo e della manutenzione. economico, il Triangolo è troppo dispersivo. Come spesso accade, numerosi edifici vengono trascurati per mancanza di fondi o per altri Particolare della struttura motivi, causando un progressivo degrado. Nel particolare caso del Triangolo, oltre a questo aspetto molto importante dell’architettura (che possiamo vedere nella trascuratezza del parco all’interno della struttura), entra in gioco il fatto che la funzione di questo edificio è photo: Giulia Morassutti basata su un’utopia. Il Triangolo non era nato unicamente come luogo di residenza, ma anche come centro di aggregazione. L’architetto lo aveva concepito come un polo d’attrazione dei cittadini, definendolo spesso “agorà”. Il parco, i negozi e il piano inferiore (che doveva ospitare un cinema) dovevano creare un luogo 11 C I
Per farci capire il concetto, ha fatto altri esempi: in via Angelo Mai ci sono tanti negozi che vendono le stesse cose. Questi sono concentrati in determinate zone, perché è più probabile che un cliente, uscendo da un negozio senza aver comprato nulla, entri in un altro negozio. Al Triangolo, invece, tutto è troppo dispersivo, ci sono negozi diversi e il fatto che da un punto di vista commerciale non sia “decollato” ha portato la gente a non frequentarlo. Inoltre, molti degli appartamenti erano rimasti invenduti a causa del prezzo alto e questi spazi sono stati riutilizzati come residence. Quello del Triangolo è un valido esempio che ci ha permesso di capire la quantità degli aspetti di cui un qualsiasi progetto architettonico deve tener conto per non rivelarsi fallimentare. L’architettura non è quindi una disciplina indipendente, ma deve tener conto di tantissimi aspetti tra cui quello politico, economico e sociale. Nadia Bendaoued Particolare della struttura photo: Giulia Morassutti 12 C I
13 Oltre l'utopia C I photo: Giulia Morassutti
Oltre l'Utopia Il Triangolo è caratterizzato dall’utopica idea per i bambini, era un luogo tranquillo e vitale del complesso privato che punta sull’aspetto che bene si sposava con l’idea di Gambirasio. sociale, in quanto colloca al suo interno uno Poi il parco ha iniziato a cambiare, i giochi spazio pubblico e punta sulla “moralità” delle sono stati tolti per dare spazio a un percorso persone a cui l’architettura è dedicata. Come per anziani, che rimane inutilizzato poiché tutti sappiamo e come gli intervistati ci hanno questi ultimi non sono assidui frequentatori fatto notare, con il tempo la società ha perso del parco, a causa della sua esposizione al sole, rispetto nei confronti delle cose pubbliche ma anche a causa delle barriere architettoniche e private. Non ci sono limiti che la società che li ostacolano, come le scale o le catene riesce ad auto-imporsi: e qui arriviamo alla attaccate ai paletti sul bordo della strada filosofia dell’architettura. L’architettura riflette accanto all’ingresso principale. La denuncia il comportamento delle persone che la vivono, della signora Renata si concentra maggiormente rendendole responsabili di loro stesse. sugli spazi aperti che ottengono una doppia Di certo era d’obbligo ascoltare per primi coloro valutazione: l’idea degli spazi aperti è buona, che abitano nel complesso residenziale, coloro ma forse questa struttura è stata collocata nella che si vedono coinvolti in prima persona in città sbagliata. Il Triangolo contraddice l’intento tutto ciò che caratterizza il quartiere e che, iniziale dell’edificio, specialmente dal punto talvolta, ne risentono. di vista della frequentazione, che ha portato La signora Renata si è trasferita da Città alta in un all’interno di questo edificio, nato con grandi appartamento del Triangolo quando i suoi figli aspettative, brutte abitudini come il fumo o le erano ancora piccoli, diciotto anni fa, per cui ha siringhe che ogni sera si trovano in giro per il visto questo luogo trasformarsi. Ci ha raccontato parco. Proprio per questa irresponsabilità della come inizialmente il parco era dotato di giochi gente, i condomini hanno avanzato la proposta di chiudere il parco una volta passate le otto Frequentatori del Triangolo della sera, cercando di limitare lo sfruttamento e il disfacimento dell’idea di Gambirasio. Il problema però non troverebbe una soluzione, siccome gli spazi aperti più esposti sono gli androni laterali, dove si sono ormai accasate diverse attività commerciali. La sera, specialmente, vengono occupati da barboni photo: Giulia Morassutti o ragazzi che si sentono liberi di fare ciò che vogliono, nonostante si trovino in un luogo che è sí pubblico ma la cui cura è a carico dei residenti. Le persone si sentono al sicuro e liberi di fare ciò che vogliono sia fuori, negli androni, che dentro al parco, trovandosi nascosti dal muro verde di alberi che non viene curato. 14 C I
Oltre ai residenti e agli irrispettosi frequentatori, a vivere questo spazio sono i proprietari di cani, che hanno uno spazio recintato all’interno del parco. photo: Giulia Morassutti Il signor Gabriele insiste sulla questione già sollevata dalle due signore, ripetendo che, a causa della mancata vigilanza, la gente se ne approfitta, descrivendo e caratterizzando il parco del Triangolo come un “Refugium peccatorum” e “campo franco” in cui i frequentatori, per la maggior parte ragazzi, si sentono liberi di sporcare e rovinare un bene pubblico gestito dal Frequentatori del Triangolo Comune. La parte più nascosta è proprio quella Abbiamo intervistato un’altra signora, Angela dove sono collocate le panchine, a causa del Genovese, che abita nel complesso da 9 anni rigoglioso e incurato verde che crea una galleria in un appartamento che risulta molto comodo: che percorre l’interno del parco. Era stato avviato dotato di vani grandi che consentono a quattro il processo di riqualifica, che comprendeva il persone di vivere assieme, mantenendo percorso per anziani, che non ha fatto altro che comunque una certa privacy e consentendo, allontanare le persone e di conseguenza attirare grazie alla vicinanza al centro, l’autonomia gli irrispettosi frequentatori che contribuiscono dei figli. La signora Angela concorda con la a rovinare gli androni esterni, protetti da acqua signora Renata sulla cattiva frequentazione e freddo, con i residui dei mega party. Come del parco pubblico, non adatto ai destinatari bene ha detto Gabriele : , quindi chi trova inciviltà architettoniche. La signora recrimina sul fatto la replica . La conclusione di Gabriele è che lo che escludono altri tipi di persone. Per la signora spazio aperto è stato rovinato dalla socialità che l’aspetto negativo rimane la convivenza tra ha portato a un cambiamento dello spazio, che pubblico e privato, ma anche tra gli stessi privati, non coincide più con quella presente ai tempi siccome nascono conflitti tra i 132 condomini della progettazione del complesso del Triangolo. circa e le varie attività commerciali. Definendo Al secondo piano del complesso, affacciato su il complesso come “Il biglietto da visita di via Palma il Vecchio, troviamo un vero e proprio Bergamo”, insiste sul problema della vigilanza, box, sede del PD (Partito democratico). la cui assenza ha portato a episodi di violenza Il PD è arrivato qua nel 2004, quando il piano come l’occupazione o l’imbrattamento dei muri, rialzato era completamente aperto, accentuando sui quali non mancano gli sfoghi dei writer. così la relazione tra spazio chiuso e aperto, che era l’idea predominante di Gambirasio. Per necessità economiche sono stati creati questi box senza muri fisici, ma solo con pareti in vetro, monetizzando lo spazio senza tener conto della reale necessità, che si è dimostrata in seguito abbastanza vana, siccome la maggior photo: Giulia Morassutti parte dei box è rimasta vuota. Una funzionaria del PD, Laura, ci ha fatto notare che il complesso è soggetto ad assestamenti, forse dovuti proprio al suo gigantismo: si notano lunghe crepe e crolli di intonaco lungo tutta la struttura. 15 C I
photo: Giulia Morassutti Il parco del Triangolo. L’ufficio del PD, nonostante non abbia un nascondiglio che cela il parco stesso, e, cosa più affaccio diretto sul parco, si interessa ai grave a livello architettonico, le persone con i problemi di quest’ultimo e talvolta ne risente. loro comportamenti talvolta antisociali. Nonostante l'opinione di Laura sulla vigilanza L’onorevole ribadisce il concetto, già espresso sia discordante con quella ricevuta da Angela dagli altri intervistati, della gente che si sente e ribadita dagli altri intervistati, Laura sicura di potere fare ciò che vuole. concorda con la valutazione del degrado della L’aspetto politico è forte siccome il disfacimento struttura. Per un colpo di fortuna, nella sede del parco per i bambini e l’inserimento del del PD abbiamo la possibilità di ascoltare le percorso per anziani, la scarsa manutenzione opinioni dell’onorevole Carnevali, ex-assessore e vigilanza sono, essendo il parco pubblico, della Giunta Bruni. Estimatrice di Giuseppe nelle mani del Comune, che non è riuscito Gambirasio, l’onorevole Carnevali ci ha fornito a preservare e garantire la sopravvivenza di un nuovo punto di vista sull’architettura, che è questa Utopia ormai dissolta in Bergamo. nata come opera di impatto e di contrapposizione Il Triangolo: un edificio che aveva l’aspirazione tra moderno e antico, una sorta di cerniera per di influenzare e cambiare il profilo della città, legare due parti della città grazie al giardino ma che si è trovato soggiogato dalla città, intesa pubblico che accompagna intenzionalmente come società, di cui oramai è subalterno. dall’altra parte della città con la galleria verde. Una galleria che doveva collegare, ma che Marta Donzelli nella pratica si è rivelata come un perfetto Il Signor Gabriele con Teo e Libbie. La Signora Renata con Fiamma. photo: Giulia Morassutti 16 C I
L'Onorevole Carnevali con alcune collaboratrici La Signora Angela, residente al Triangolo da 9 anni. photo: Nadia Bendaoued La Signora Renata, residente al Triangolo da 18 anni. 17 C I
"Zingonia non esiste" Interviste e resoconto dell'escursione a Zingonia della redazione 18 C I
19 C I Illustation: Giulia Morassutti
Un venerdì pomeriggio a Zingonia cementizio di edifici granata, scanditi dal grigio della strada. Ogni forma di vita sembra essersi dissolta nel pomeriggio, solo uno stormo vola sopra di noi. Ma, ecco che, nel nostro curiosare, veniamo interrotti da una figura inaspettata che inizia a tirarci sassi da una finestra. Un po’ presi dallo sgomento per la presenza di vita in un luogo tanto avverso, non ci lasciamo scoraggiare e ci addentriamo sempre più nella giungla di edifici, scattiamo qualche foto a testimonianza del nostro passaggio. Il clima ci sembra pesante: se non fosse per le sporadiche automobili che alternano il vuoto dell’asfalto, si direbbe una città fantasma. Cerchiamo ansiosi qualcuno disponibile a parlarci, a raccontarci Zingonia, per conoscere la vita di un abitante di un luogo che, sostanzialmente, non esiste. Ma davanti a noi si stagliano solamente la desolazione di un parco e le imponenti photo: Ilde Ruggeri torri, sui marciapiedi solo arbusti secchi che rotolano e nuvole di polvere in perfetto stile western. Ci guardiamo intorno: una fontana, la strada, le automobili… Guidati dal professor Leucadi e dalla photo: Ilde Ruggeri professoressa Liconti, nel mezzo del cammin di nostra vita ci ritroviamo a vagare per nefaste strade un venerdì pomeriggio autunnale. Appena giunti a destinazione, in piedi tutti riuniti scrutiamo l’orizzonte lontano, quattro torri incombono su di noi e ci circondano. Il paesaggio è desolazione assoluta, nonostante il sole sia ancora alto nel cielo e la giornata lunga, un’aiuola di rose smorza il contesto 20 C I
All’ombra dell’Hotel Piccadilly, ricoperto da -Cosa pensi della fama che ha Zingonia? impalcature di tubi Innocenti e assi di legno Molte cose sono false, chi non ci vive non può come a mascherare la sua vera natura, notiamo capire la realtà di questo posto; senza sfatare una ragazza che sistema i tavoli di un bar. nessun mito: lo spaccio per esempio è presente Ci avviciniamo, forse inizialmente la prendiamo ancora oggi, ma rispetto ad un anno fa, quando un po’ alla sprovvista, d’altronde non capita tutti sono arrivata, le forze dell’ordine stanno i giorni che delle ragazzine vengano verso di te lavorando intensamente per contenere questo in massa armate di Nikon e taccuino. Prendiamo fenomeno e i miglioramenti ci sono e si vedono. un caffè per avviare la conversazione, e poi, di -Cosa sai della storia di Zingonia? soppiatto, ma comunque decise, le chiediamo se È stata voluta dal signor Zingone ed è nata come è disponibile a rispondere a qualche domanda una città ideale e molto ricca, gli appartamenti per un’intervista da pubblicare su BEEP, il nei vari palazzi, infatti, avevano un costo elevato. giornalino del LAS. Lei da subito sembra intrigata dalla cosa e in maniera un po’ amichevole e un po’ -Ritieni Zingonia una città pericolosa? eccentrica ci racconta della sua esperienza. Nel Assolutamente no, mi sento tranquilla a girare descrivere il luogo in cui vive, all’apparenza così per la città anche da sola, non ho mai subito inospitale, ci mette tanta passione e soprattutto molestie di nessun genere. tanta sincerità. -Credi in un futuro per Zingonia? Sì, se tutti ci impegnassimo nel mettere da parte i luoghi comuni su Zingonia potremmo vedere la bellezza di questa città e i suoi punti di forza; ad esempio, credo che Piazza Affari, la piazza dove ci troviamo ora, sia bellissima, ma per colpa della gente e delle malelingue su questo posto è stata incredibilmente sottovalutata per photo: Ilde Ruggeri anni. Adesso stanno facendo degli interventi sui palazzi, come il rifacimento della facciata dell’hotel qui dietro, si stanno dando da fare… Si rende disponibile per una foto, le promettiamo di ricontattarla per farle avere il nostro prossimo numero con la sua intervista inclusa. Lei, Aruti Asia (19 anni), sorridente, ci accoglie nel bar dove scherzosamente e un po’ alla vecchia maniera, lavora nel cuore della città. scrive con una biro il suo numero sul mio braccio e ci saluta calorosamente. -Abiti a Zingonia? Ci sei nata? Sono nata a Zingonia diciannove anni fa, in seguito mi sono trasferita qua e là, sono tornata a Zingonia da un anno. -É stato facile per te trovare lavoro? Dal momento che ho contribuito alla ristrutturazione di questo bar, il datore di lavoro photo: Elisa Lecchi mi ha subito offerto un impiego, quindi è stato relativamente facile. -Domanda forse un po’ scomoda, il guadagno è adeguato? Essendo sotto contratto come apprendista non ci guadagno i milioni, però non è male. Fontana di Piazza Affari. 21 C I
-Com’era la città quando è arrivato? Cos’è cambiato nel corso degli anni? La città era movimentata, c’era molto lavoro e molte possibilità di guadagno, la disoccupazione photo: Elisa Lecchi era inesistente. Nel corso degli anni si è sparsa la voce di questa città in cui si trovava lavoro e quindi il tasso di immigrazione è aumentato sensibilmente. Il picco è stato negli anni novanta, da lì in poi la città ha iniziato a degradarsi sempre di più, Il parco del Centro per anziani. spaccio e prostituzione hanno avuto la meglio in molte zone. Camminando qua e là, straniti dal non aver -Secondo lei la cattiva reputazione di Zingonia incontrato quasi nessuno, giungiamo ad un è giustificata? edificio preceduto da un parco che si presenta, Assolutamente sì, negli anni è diventata un da un lato, come Circolo Fotografico, e luogo pericoloso, io personalmente non mi sento scopriamo poi essere dal lato opposto il Centro più libero di fare niente, è tutto in mano agli diurno anziani. immigrati, ci sentiamo stranieri nel nostro paese. -Quindi ci pare di capire che per lei non è più un posto sicuro per vivere... Esatto, c’è molta criminalità, io mi devo spostare in carrozzina quindi faccio fatica in generale e in più c’è da aver paura a girare, photo: Giulia Bracchi soprattutto la sera. -Ha parlato prima di un alto tasso di immigrati, come si rapportano con “gli altri”? Non si rapportano proprio, non c’è dialogo, anche loro sono prevenuti nei nostri confronti, non si fidano e si comportano in modo incivile. Qui incontriamo Ciro e la sua simpatica combriccola, gente che ormai vive a Zingonia Ciro (70 anni). da talmente tanto tempo da averci messo radici. All’inizio ci squadra con sguardo indagatore e sospettoso, poi si fa man mano più amichevole e a tratti nostalgico quando gli chiediamo gentilmente di raccontarci come ha vissuto Zingonia nei primi anni, per farsi di nuovo cupo quando gli chiediamo di Zingonia oggi. Da settantenne, non è così aperto nei confronti di coloro che lui definisce stranieri. photo: Giulia Bracchi -Quanti anni ha? Da quanto tempo abita a Zingonia? Sono nato a Napoli nel ‘48, ho settant’anni; ho vissuto per molti anni in Inghilterra e mi sono trasferito a Zingonia nel ‘68, la costruzione della città era appena terminata. 22 C I
-Molto sinceramente, ha mai avuto un incontro -Essendo del settore, come definirebbe la situazione positivo con uno straniero qui a Zingonia? di Zingonia dal punto di vista della sicurezza? Raramente, forse un paio di volte, ma per la Ci sono delle zone dove la criminalità è piuttosto maggior parte ci evitano e noi evitiamo loro. radicata, difatti sono stati intensificati blitz e -In conclusione, lei crede in un futuro per pattugliamenti con cadenza giornaliera; ciò detto, Zingonia? la situazione di Zingonia non è assolutamente così tragica e si può circolare tranquillamente in No, prima ci credevo, ma, guardando i fatti, per molte zone. Zingonia non c’è speranza, finché la città rimane in mano ai criminali non ci sarà futuro; -Ci può parlare un po’ della “decadenza di per chi vuole un futuro sereno l’unica possibilità Zingonia” e delle sue possibili cause? è allontanarsi da qui. Partendo dal principio, come ben sapete, Zingonia nacque come città lavorativa autonoma, infatti la zona industriale è molto ampia e sviluppata; di conseguenza, la città era caratterizzata da interessi di natura economica più che abitativa; per questo motivo, non è mai stata riunita sotto un’unica amministrazione; mi spiego meglio: Zingonia non è a tutti gli effetti una città, bensì è formata da ‘parti’ delle periferie photo: Ilde Ruggeri dei comuni di Verdellino, Ciserano, Osio Sotto, Verdello e Boltiere. E già questo è di per sé una grossa parte del problema, inoltre negli anni ‘90 si è verificato un importante flusso migratorio da parte di svariati gruppi di diverse etnie che ha contribuito ad aumentare il divario tra le varie Già da queste due interviste si può evincere zone. Altra causa del degrado è la diffusione di un divario tra le correnti di pensiero dei fenomeni di spaccio e prostituzione, ma riguardo cittadini, entrambi hanno espresso molto questa problematica siamo già all’opera per fermamente le loro opinioni che sono in netto “bonificare” il territorio. contrasto; se, da parte di Asia, troviamo una -Parliamo dei più piccoli, secondo lei com’è grande fiducia nei confronti di Zingonia, dalla vissuta questa multiculturalità dai bambini? parte di Ciro possiamo leggere rassegnazione e negatività: parla della Zingonia delle origini I bambini non la vivono come una cosa quasi con nostalgia… anomala, inusuale, crescono sin da piccoli tra bambini di diverse etnie e non fanno distinzioni Qui la domanda sporge spontanea: di sorta; sono sicuro che questo possa portare chi ha ragione? alla formazione di giovani che fanno gruppo e conoscono le diverse culture del posto. Per fare un po’ di chiarezza, dunque, decidiamo di rivolgerci a fonti certe, a chi la città la vive ogni La scuola materna di Zingonia, dove si nota una forte giorno intensamente, a chi conosce i retroscena presenza di bambini e mamme straniere. di Zingonia: le forze dell’ordine. Nel modesto parcheggio antistante la caserma, un distinto rappresentante delle forze dell’ordine ci ha photo: Ilde Ruggeri concesso dieci minuti del suo prezioso tempo per illuminarci sulla situazione distopica della città. -Da quanto tempo vive a Zingonia? Da molti anni vivo qui con mia moglie e i miei figli. 23 C I
-Com’è vivere qui? Abito in questo paese dal ’76 e non ho mai avuto alcun tipo di problema o difficoltà, nemmeno ad uscire la sera. Vivendo qui ci si accorge che molti degli aneddoti legati a Zingonia sono solo stereotipi. -Si sente sicuro a vivere a Zingonia? Il livello di sicurezza è cambiato negli anni? Nell’ultimo periodo sono stati fatti passi da La zona più "ricca" e ben tenuta di Zingonia. gigante per quanto riguarda la sicurezza; infatti, grazie ai numerosi pattugliamenti dei Mentre discorriamo nel parcheggio esterno alla vigili e dei Carabinieri e alle videocamere caserma, ci si presenta davanti inaspettatamente installate si iniziano a vedere grandi risultati. un ex politico della zona, Vincenzo Valois, che -E per quanto riguarda la riqualificazione sta portando a fare una passeggiata il suo cane ambientale? Pocho, un King Charles Spaniel che si guarda Molti palazzi sono in via di riqualificazione attorno incuriosito e si avvicina spontaneamente grazie alla Regione e a iniziative private. per annusarci. Il signor Valois ha fatto parte della vita politica -Cos’è che l’ha convinta a restare ad abitare di Zingonia per più di vent’anni, e per questo a Zingonia? motivo è molto dettagliato nell’esporre i Il forte attaccamento al territorio, senza alcun retroscena della situazione del paese. dubbio. -Dove si concentra la “malavita”? Una zona di Piazza Affari, ritenuta luogo di spaccio di Zingonia Sicuramente in Piazza Affari, dove ogni giorno sono in atto vere e proprie “delinquenze nella norma” -Parlando di integrazione sociale, lei come vive la multietnicità presente nel paese? Zingonia ospita moltissime etnie, più di un centinaio, oserei dire. Purtroppo, però, traspare un atteggiamento di chiusura da parte degli immigrati, che diffidano delle altre comunità e sono inclini a non socializzare. -Secondo lei, cosa non ha “funzionato” in Zingonia? Probabilmente il fatto di essere una grande periferia di tre comuni, infatti il centro del paese è, sulla carta, centro di nulla. Salutiamo il signor Vincenzo, che riprende la passeggiata con il suo simpatico amico a quattro zampe, Pocho. Ci farebbe piacere sentire anche photo: Ilde Ruggeri l’opinione di qualcuno che ha a che fare con i giovani e le nuove generazioni che, a quanto si dice, sono sempre un passo avanti. Una volta davanti alla scuola, però, non ci lasciano entrare per motivi burocratici. 24 C I
-Quindi Zingonia è abbandonata a sé stessa? Esattamente: Zingonia non esiste. Dal punto di vista topografico è solo un appezzamento di terra che si estende su cinque comuni diversi. -E gli abitanti come vivono l'oratorio? Essendo la comunità cristiana una minoranza fra tante altre, ci si accorge più che mai delle differenze dei costumi e nella considerazione dell'oratorio come luogo di ritrovo. Eppure, ci si accorge anche come i bambini vivano la diversità in tutta tranquillità. Vivendo qui ho inoltre notato la facilità con cui la rappresentazione giornalistica tende a colpevolizzare Zingonia, esaltando solo la parte photo: Ilde Ruggeri negativa legata alla malavita. Giulia Bracchi (Articolo) Elisa Lecchi e Ilde Ruggeri (Interviste) Andiamo verso il primo posto che ci viene in mente successivamente dopo quello, scontato, della scuola: l’oratorio. Chiacchierando tra noi da allegra brigata, ci lasciamo guidare a naso verso quello che sembra essere, appunto, l'edificio tanto agognato. Siamo indubbiamente perplessi quando invece di bambini e colori ci troviamo photo: Ilde Ruggeri davanti un cortile grigio, uno scivolo vuoto e nessuno che corre ridendo. Un oratorio vuoto alle quattro e mezza del pomeriggio, in una giornata in cui si potrebbe benissimo giocare a pallone indossando le mezze maniche. Dopo essere rimasti impietriti davanti al La chiesa sotterranea della parrocchia. paesaggio desertico e aver scattato due foto alla vista misera, sui gradini di un edificio la professoressa Liconti scorge una figura, si avvicina e annuncia di star cercando il Don per intervistarlo con la redazione del giornalino. Lui risponde: “Sono io!” e ci invita ad accomodarci all’interno, dove inizia la nostra intervista. photo: Ilde Ruggeri -Perché, secondo lei, il progetto di Zingonia non ha funzionato? Premetto che gli interessi legati al progetti erano più economici che sociali, poiché Zingonia nasce come città-lavoro e non città abitativa. Infatti, pur godendo di un'edilizia innovativa, gli appartamenti sono stati Uno dei primi edifici visti appena arrivati a Zingonia abbandonati dai residenti subito dopo avere e scesi dall'auto. Al quarto piano si può notare una raggiunto l'obbiettivo economico. finestra aperta da dove un inquilino ci ha lanciato dei sassi addosso e osservati di nascosto. 25 C I
photo: Ilde Ruggeri C I 26
About Zingonia: intervista al D.S. Botti -Secondo lei, perché Zingonia è un paese in decadenza? Sicuramente i fattori che più hanno inciso sono l’assenza di viabilistica e di interazione fra gli abitanti del paese. -In un’occasione ci ha detto che “ogni edificio funziona solo se ha un buon parcheggio”: photo: Ilde Ruggeri cosa voleva dire? Premetto che la parte legata alla mobilità di un edificio è molto importante, basti pensare che un contesto extraurbano funziona solo se ci sono efficienti linee di trasporti come bus, tram e metropolitane, ma anche parcheggi, per l’appunto. Orio Center, per esempio, gode di un’ottima posizione in quanto è centro di passaggio in ogni direzione, di un enorme parcheggio e della vicinanza con l’aeroporto di Orio. -Quindi, cosa non ha funzionato in Zingonia? L’idea originaria era vincente, ma la conclusione è che, ad oggi, Zingonia si ritrova ad essere periferia della periferia, probabilmente perché il suo non era un progetto a lungo termine, bensì serviva a dare un tetto ai lavoratori delle aziende. E, come dice la legge del mercato, quando la domanda non c’è, l’offerta si abbassa: quindi, quando i prezzi delle case hanno iniziato photo: Auroua Semenzato ad abbassarsi notevolmente, sono diventate appetibili per gli extracomunitari; fenomeno che peraltro si è manifestato anche in via Quarenghi a Bergamo o nel centro di Seriate… Questo spiega la massiccia presenza di diverse etnie. Ilde Ruggeri 27 C I
photo: Ilde Ruggeri C I 28
L'architettura, la società, gli uomini Losanna, Torre dei Cedri, Stefano Boeri. L’Architettura non è una semplice disciplina. Oltre all’aspetto tecnico, bisogna tener conto Come sostengono tutti gli architetti, non si dell’aspetto conservativo di un edificio: i tratta semplicemente di realizzare un bel progetti devono poter essere duraturi nel progetto, ma bisogna tenere conto di molti tempo e il loro mantenimento è molto aspetti: i progetti devono essere frutto di importante e può determinare il successo studio, ricerca e approfondimenti e devono nell’uso di una struttura. sapersi inserire nell’ambiente circostante. L’architettura è anche arte e per questo Quindi, vanno analizzati i luoghi per gli architetti sono spinti verso soluzioni i quali sono destinati e il rapporto tra innovative e belle da vedere, basate su un’idea l’architettura e la natura. In molti progetti iniziale (ad esempio ispirarsi al corpo degli sono fondamentali le luci e le ombre, le animali o al profilo delle montagne nel quale trasparenze e gli elementi naturali. è inserita la struttura…) 29 C I
Un edificio deve anche essere sicuro, poiché destinato alla vita dell’uomo. Una struttura non deve essere solo bella e stabile, ma deve soprattutto essere funzionale. L’architettura non è fine a se stessa ma va ad incidere sulla società, per questo è necessario tener conto delle esigenze e dei bisogni degli abitanti degli edifici da progettare. È quindi molto rilevante il profilo sociale e umano. Per questo si può parlare di una vera e propria filosofia dell’architettura. Cogliere questo concetto è necessario per intraprendere la carriera dell’architetto. Nadia Bendaoued Los Angeles, Star Apartments, Michael Maltzan. 30 C I
Valencia, Museo della Scienza, Santiago Calatrava. Il progetto è ispirato alla forma di uno scheletro. Los Angeles, Star Apartments, Michael Maltzan - piante. 31 C I
La Haine - L'Odio Recensione e analisi del film "La Haine" 32 C I
33 C I
La Haine - L'Odio Recensione e analisi del film "La Haine" L’odio, la banlieu, e una società che precipita «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: "Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.» (La voce narrante di Hubert, nella scena iniziale) Con “La haine” (L’odio in italiano) vincerà il Premio per la migliore regia al Festival di Cannes. La pellicola, girata in bianco e nero, prende spunto da una morte realmente accaduta per mano della polizia parigina. A differenza della scena iniziale, quest’avvenimento non l'ha visto nessuno, non c'erano telecamere a filmarlo. Si svolge in una delle sale del commissariato di polizia del quartiere di Grandes Carrières, a Parigi, nel XVIII arrondissement, poco lontano da Montmartre. I personaggi sono due. Il primo è un ispettore della polizia di Parigi: si chiama La haine (L’odio) inizia con un filmato d'epoca, Pascal Compain e ha alle spalle dodici anni nell'immagine sgranata viene inquadrato un di servizio. L'altro è un ragazzino che non ha uomo, da solo, su una strada. Sembra notte e ancora diciotto anni, è originario dello Zaire e si in fondo alla strada c'è una fila compatta di chiama Makomé M'Bowolé. poliziotti in assetto anti-sommossa. «Non siete L'ispettore si occupa delle indagini sullo spaccio che degli assassini», grida l'uomo, «Sparare è di sigarette; il ragazzo, che la notte prima è facile, eh?», continua, alzando il braccio. «Ma stato fermato con 120 pacchetti addosso, c'entra noi non abbiamo armi, non abbiamo altro che qualcosa ma non vuole parlare. Compain invece pietre». D’improvviso il passaggio al nero, poi vuole sapere. Lo ammanetta al termosifone, un titolo rapido e sfuggente che però arriva lo minaccia con la sua pistola d'ordinanza, forte come un pugno nello stomaco: L’odio. avvicinandogliela alla testa, sempre di più, È il maggio del 1995 e questo è l'inizio del sempre di più. Sono all'incirca le 6 del mattino secondo film di un regista ancora in erba, quando parte il colpo di pistola che uccide il Mathieu Kassovitz, parigino di origini ebraiche, ragazzo sfondandogli il cranio. che all'epoca non ha ancora compiuto trent'anni. 34 C I
Hubert — le Noir — è un ragazzo di colore appassionato di pugilato, dei tre è quello più “maturo”, quello che sa ragionare più freddamente degli altri. È lui che, in una delle scene chiave del film, quella nel bagno, pronuncia una delle frasi più importanti dell'intero film: La haine attire la haine. L'odio attira l'odio. Locandina ufficiale del film Il giorno dopo davanti al commissariato ci sono circa 250 persone in manifestazione, ma presto diventano molte di più. Tra loro c'è il fratello di Makomé, che gli amici a stento riescono a trattenere dalla rabbia che lo scuote. Quel giorno a Parigi, non troppo lontano da lì, passeggiano anche Mathieu Kassovitz e Vincent Cassel. La manifestazione doveva essere simbolica e pacifica, ma poi di colpo scoppia la violenza. Lanci di pietre, di bulloni, di Molotov. La polizia risponde con le cariche. Per diverse ore il XVIII rimane in preda a violenti scontri. Il giorno dopo Mathieu va subito a trovare il produttore per la sua nuova idea, ha già tutto in testa riguardo agli scontri del giorno prima e dice: «Voglio fare un film su questa roba qua. Voglio reagire». Le scene del film grondano dell'odio del titolo, l’odio delle bande dei quartieri satelliti parigini contro le forze dell'ordine, aspramente ricambiato. Tra le banlieue la polizia viene proclamata nemico numero uno; i personaggi giovani sembrano tutti la personificazione di tumulti destinati a sommergere l'intera società. I protagonisti sono Vinz, Hubert e Said, tre amici che vivono nel clima di tensione che attanaglia la periferia della capitale francese, a seguito degli scontri tra manifestanti e polizia verificatisi dopo il pestaggio, da parte di un agente, di un ragazzo fermato per dei controlli, Abdel, che è rimasto in fin di vita. Vinz — le Blanc — è di famiglia ebraica, irrequieto, pieno di rabbia e ossessionato dalla violenza. Lo vediamo davanti ad uno specchio che recita la parte di De Niro in Taxi Driver, tiene la pistola infilata nei pantaloni, è lo strafottente che sfida la polizia, che vuole sparare ad uno sbirro, ma è anche colui che davanti alla violenza vera arriva alla catarsi. 35 C I
Said — le Beur — di origine araba, testa Hubert e Said vengono fermati dalla polizia calda ed immaturo, è il più innocente dei tre: e trattenuti con la forza, poi i tre tentano di prima segue un po' passivamente Vinz e la rubare un'auto e infine devono vedersela con sua goliardica violenza urlata, poi si ravvede, un gruppo di naziskin. convinto da Hubert. Kassovitz costruisce una storia ricca di personaggi I tre passano le loro giornate bighellonando dal sapore autentico, con la recitazione tutta in con gli altri ragazzi del quartiere, meditando presa diretta, alla quale partecipano molti attori vendetta nei confronti della polizia: Vinz in non professionisti. Per renderlo probabilmente particolare è il più agitato dei tre, anche perché ancora più vero, il trio di protagonisti arriva è entrato in possesso di una pistola persa da un persino a prestare ai personaggi il proprio agente, e rivela agli amici che intende usarla per nome e cognome: così Vincent Cassel diventa uccidere un poliziotto, qualora Abdel muoia, in Vinz, Saïd Taghmaoui interpreta Saïd e Hubert modo da pareggiare i conti. Koundé diviene Hubert. Il regista, invece, pur Durante il film seguiamo la serata dei ragazzi essendo ebreo, si diverte con scoperto sarcasmo precipitare, mentre la tensione cresce: prima a nascondersi sotto la figura di un naziskin con tanto di svastica sul capo. L’odio si distingue da tanti altri racconti di periferia e banlieue-film per la sua durezza sovversiva, per la rabbia unita a svagatezza dei protagonisti, per il linguaggio gergale (nella versione originale i dialoghi sono in verlan, un gergo parigino caratterizzato dall'inversione delle sillabe di una parola per crearne una nuova) che imprime alla narrazione ritmo ed energia. Il film è insieme sia drammaticamente realistico che surreale. 36 C I
Kassoviz crea un film brutale e disinvolto, destrutturato ma costruito con rigore: il tempo è condensato, ed il suo trascorrere viene scandito da cartelli, botte, minacce, una pistola perduta da un poliziotto, filo conduttore passato di mano in mano, l'agonia di un ragazzo arabo colpito dalla polizia, un orologio che ticchetta e segna le sei di mattina. La storia si conclude nella stessa maniera in cui è iniziata, riavvolgendo il filo. Torna la voce fuori campo di Hubert, che ripete la frase dell'inizio ma cambiando un dettaglio fondamentale. C'est l'histoire d'une sociète qui tombe et qui, au fur et à mesure de sa chute, se répète sans cesse pour se rassurer. «Jusq'ici tout va bien... Jusq'ici tout va bien... Jusq'ici tout va bien... L'important, c'est pas la chute. C'est l'atterrissage. È la storia di una società che precipita e che mentre sta precipitando, si ripete senza sosta per farsi coraggio «Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui... tutto bene.» Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio. L'orologio si ferma. La frase finisce. Un colpo di pistola esplode. Il film si conclude senza che si capisca chi siano i vincitori o i vinti di questi continui scontri. Ma in realtà non importa. L'odio attira l'odio, è una spirale che non si è mai fermata. Sono passati più di vent'anni e quella spirale non si è ancora fermata, come la nostra caduta. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Giulia Bracchi 37 C I
L'angolo C I
C I
REDAZIONE Nadia Bendaoued Giulia Bracchi Marta Donzelli Elisa Lecchi Giulia Morassutti Ilde Ruggeri Aurora Semenzato PROGETTO GRAFICO Maria Bonfilio Aurora Semenzato Liceo Artistico Statale “Giacomo e Pio Manzù” Via Torquato Tasso, 18 24121 Bergamo C I
Puoi anche leggere