Addio Alessandro Nisivoccia, una vita sul palcoscenico

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Addio Alessandro Nisivoccia,
una vita sul palcoscenico
di Monica De Santis

Una vita spesa per il teatro e per la famiglia. Basterebbero
queste poche parole per descrivere Alessandro Nisivoccia, o
meglio ancora Sandro, come tutti amavano chiamare. Una vita
passata tra teatro e famiglia. Una vita che purtroppo si è
spenta ieri sera, intorno alle 21. Sandro Nisivoccia, ci ha
lasciati, ad 88 anni. Nato ad Udine, ha vissuto in diverse
città italiane, a causa del lavoro del padre, fino ad arrivare
a Salerno. Ha frequentato il liceo classico Torquato Tasso,
per poi laurearsi in Lingue ed insegnare per quasi un
ventennio in diverse scuole. Ma senza mai smettere di
coltivare la sua passione per il cinema ed il teatro. Le sue
prime esperienze teatrali le ha avute con una compagnia di
Cava de’ Tirreni, poi passò alla compagnia della Trapassi e
poi ancora a quella di Franco Angrisano e infine a quella di
Mario Maysse. In teatro ha conosciuto quella che poi è
diventata la sua compagna di scena e di vita. Regina Senatore.
Dopo diverse esperienze, Sandro e Regina decisero di fondare
una propria compagnia. Era il 1964, nasceva “Il Sipario”. Nel
1969 recita al fianco di Eduardo De Filippo in “Sabato,
domenica e lunedì”. E’ il 1971, quando nel cuore del centro
storico Sandro e Regina aprono il loro teatro che porta da
prima lo stesso nome della compagnia per poi diventare nel
1978 il San Genesio. Sul finire degli anni 70 e gli inizi
degli anni 80, Sandro corana uno dei suoi più grandi sogni,
recitare al fianco di Vittorio Gassman. Con lui ha recitato
nell’Otello e poi nel Macbeth. Ai lavori con le grandi
compagnie nazionali, alternava le sue produzioni e soprattutto
i suoi laboratori teatrali. Sulle tavole del San Genesio,
Sandro e Regina hanno insegnato e fatto amare il teatro a
tanti, tantissimi ragazzi. Molti dei quali oggi hanno seguito
le loro orme. Da Gaetano Stella a Claudio Lardo, da
Alfonso Andria ai figli Anna e Roberto che portano avanti le
tradizioni dei loro genitori, e tanti, tantissimi altri
ancora. Fino al 2010, quando, non per scelta di Sandro e
Regina, il Teatro San Genesio è stato, purtroppo costretto
alla chiusura.

Il cordoglio del sindaco Vincenzo Napoli e della consigliera
Antonia Willburger

“La Civica Amministrazione esprime profondo cordoglio per la
scomparsa di Alessandro Nisivoccia. La nostra comunità rende
omaggio ad un uomo e ad un artista che ha dato un grande
contributo alla crescita culturale e civile di Salerno.
Insieme all’amatissima Regina Senatore, Nisivoccia è stato
protagonista della scena artistica. È stato un autore geniale,
un interprete mirabile, un maestro per intere generazioni di
artisti, un riferimento per gli spettatori. Addio carissimo
Sandro, non ti dimenticheremo”. E’ questo il messaggio di
cordoglio che il sindaco Vincenzo Napoli, ha postato ieri
sera, appena appresa la notizia della dipartita di Sandro
Nisivoccia. E come il primo cittadino, anche la consigliera
comunale, Antonia Willburger ex assessore alla cultura, ha
voluto ricordare il grande attore salernitano, con un suo
personale post sui suoi canali social. “Il mondo della cultura
e del teatro a Salerno piange la perdita di un suo grande
attore, figura storica del mondo dello spettacolo, che ha dato
un grande contributo alla formazione di tanti attori
salernitani, da Teresa De Sio, Jari Gugliucci e a tanti
giovani a cui ha trasmesso passione e professionalità. In
qualità di assessore alla cultura uscente, esprimo profondo
cordoglio per la sua scomparsa e saluto affettuosamente i suoi
cari figli ai quali lascia una grande eredità artistica”.

“Esattamente 50 anni fa arrivai al Sipario da te. Oggi te ne
sei andato. Fra il mio arrivo e la tua partenza c’è la mia
vita professionale. E la devo tutta a te caro Sandro (e a
Regina!) Grazie di tutto Maestro” è il commento dell’attore e
regista Gaetano Stella. Ma i messaggi di cordoglio sono stati
davvero tanti e tanti ancora arriveranno nelle prossime ore,
perchè Alessandro Nisivoccia, non era solo un grande attore,
era un amico, una persona buona, che voleva bene a tutti e
tutti gli volevano bene.

Santa Maria de Alimundo,
alias Nostra Signora “delle
macerie”
di Clemente Ultimo

La tradizione popolare vuole che le spoglie mortali di
Masuccio Salernitano – apprezzato autore rinascimentale de “Il
Novellino” – riposino all’interno della Chiesa di Santa Maria
de Alimundo, in un loculo anonimo chiuso da mattoni, collocato
al centro del pavimento della navata principale. Nessuna
indagine scientifica ha mai suffragato la voce popolare, ma a
guardare oggi – rigorosamente dall’esterno – la chiesa di
fondazione longobarda, c’è da pensare che seppur vi abbia mai
trovato riposo, anche il fantasma di Masuccio Salernitano
abbia abbandonato da tempo quell’antico edificio religioso. Il
perché è presto detto: il complesso – che pure tante
vicissitudini ha affrontato nel corso dei secoli – versa oggi
in uno stato di estrema precarietà, frutto di un abbandono che
perdura da decenni. Quanto grave sia la situazione lo
testimonia un episodio di cronaca risalente ormai ad una
decina di anni fa: il cedimento di un solaio fece precipitare
un bimbo di nove anni all’interno della navata di Santa Maria
de Alimundo. Paradossalmente furono proprio i rifiuti
accumulatisi nel corso dei decenni all’interno dell’edificio a
far da “materasso”, attutendo così la violenza dell’impatto e
scongiurando un esito letale dell’incidente. Da allora ad oggi
la situazione non è certo migliorata, tutt’altro. Ma anche
poter semplicemente osservare il degrado e l’abbandono che
caratterizzano – purtroppo – il complesso religioso non è
impresa da poco. A dispetto del fatto che Santa Maria de
Alimundo si trovi nel cuore del centro storico, non certo in
un angolo periferico e fuori mano della città. La chiesa
longobarda è letteralmente incassata in un blocco di edifici
sorti lungo la rampa che collega via Tasso con largo Montone,
ma non è questa singolare posizione – frutto della
plurisecolare stratificazione edilizia che caratterizza tutta
l’area – a rendere quasi invisibile Santa Maria de Alimundo: a
trasformarla in fantasma sono, piuttosto, le piante che,
crescendo selvaggiamente su un muro confinante, invadono buona
parte dell’angusto piazzale su cui si trova la facciata della
chiesa; a completare l’opera di mascheramento provvedono, in
modo più che efficace, transenne e reti da cantiere utilizzate
a profusione per inibire non solo l’accesso, ma anche la
possibilità di avvicinarsi all’edificio. E sì che a
giustificare la curiosità del passante non mancherebbero
motivi: il disegno architettonico e le decorazioni che,
nonostante tutto, ancora sopravvivono non sono tanto
insignificanti da non incuriosire l’osservatore capace di non
farsi travolgere dal caotico contesto in cui Santa Maria de
Alimundo è immersa. Di particolare interesse il portale, con
un lato ormai quasi inglobato in un edificio che risale al XVI
secolo, decorato con un motivo a rosette e bastoni e la stessa
porta – o quel che ne rimane – su cui sono ancora leggibili
tracce di un trittico. Al di sopra del portale fa mostra di sé
una fascia di archi intrecciati caratterizzata da residui di
colore, un’alternanza di rosso ed azzurro. La piccola facciata
è caratterizzata anche dalla presenza, alla destra del
portale, di una nicchia ad arco acuto con una bella cornice in
stucco. Per quanto tempo ancora sarà possibile scorgere le
tracce di questa antica bellezza è, però, impossibile dire. Il
trascorrere del tempo e, soprattutto, la mancanza di ogni idea
– anche vaga – di recupero e rifunzionalizzazione del
complesso porteranno tra qualche anno alla perdita definitiva
di questo tassello, non certo secondario, della memoria fisica
della città. Anche i rari interventi effettuati in questi anni
– tutti emergenziali, in seguito a piccoli e grandi crolli –
non hanno mostrato particolare rispetto per l’edificio e la
sua storia, basti pensare che qualche anno fa fece la sua
comparsa sulla porta lignea un pannello metallico, malamente
fissato con viti e chiodi. Il tutto sempre con l’unico
obiettivo di impedire l’accesso all’interno della chiesa.
Nessun successo hanno avuto gli appelli – rari in verità – che
nel tempo sono stati lanciati nel tentativo di immaginare un
percorso di recupero e valorizzazione del sito. Eppure ben
altra attenzione meriterebbe Santa Maria de Alimundo, se non
altro per la sua millenaria storia. Di fondazione longobarda,
quasi certamente per iniziativa di una nobile famiglia
salernitana, Santa Maria de Alimundo viene citata per la prima
volta nell’anno 954, quando viene indicata tra quelle chiese
che prendono parte alla solenne processione che commemora la
traslazione in città delle spoglie dell’apostolo Matteo.
Citata in documenti del 992 e del 1314, Santa Maria de
Alimundo conosce nel tempo una progressiva perdita di
importanza, cui si accompagna il degrado dell’edificio, tanto
da arrivare, nel 1731, ad una sua radicale ricostruzione. È a
seguito di quell’intervento che la chiesa assume il suo
aspetto attuale. Soppressa la parrocchia nel 1812, il
complesso viene nel tempo destinato agli usi più disparati:
scuola, deposito ed altro ancora. L’ultimo intervento di
recupero di cui si ha notizia risale alla metà del XIX secolo
per volontà dell’allora arcivescovo Fortunato Pinto. Agli
inizi del ‘900 inizia il percorso che arriva alla desolante
situazione di oggi: trasformata in abitazione, poi nuovamente
in scuola ed infine a deposito di vecchie masserie, infine
abbandonata a se stessa. Una parabola che non lascia presagire
nessun lieto fine per la plurisecolare storia di Santa Maria
de Alimundo.

Ha curato tanti contro il
covid,  addio  a Giuseppe
Comodo
di Monica De Santis

La comunità medica salernitana si è ritrovata ieri a dover
dire addio ad un altro medico, deceduto a causa del Covid.
Giuseppe Comodo, 68 anni, medico del 118 a Pontecagnano, non è
riuscito a sopravvivere a quel virus che aveva combattuto in
questi due anni. Era riuscito a curare tante, tantissime
persone, ma poi, fatalità, non è riuscito a curare se stesso.
Sostenitore delle terapie domiciliari, ha accusato i primi
sintomi il primo gennaio. La febbre si è presentata subito
molto alta, sfiodando i 40. Dopo quasi una settima il giorno 7
gennaio si sono presentati anche le prime difficoltà
respiratorie che hanno costretto i familiari a chiedere per
Comodo il ricovero presso il Covid Center di Scafati.
Immediatamente sottoposto a Tac, i colleghi non hanno potuto
far altro che appurare la criticità della situazione. I suoi
polmoni presentavano una condizione gravissima, tanto che le
terapie alle quali il medico è stato sottoposto sono state da
subito molto forti. I suoi colleghi hanno tentato di tutto per
cercare in ogni modo di salvargli la vita, senza però
riuscirci. Pochi giorni dopo il suo ricovero le sue condizioni
si sono aggravate ancora tanto che è stato necessario
intubarlo, perchè da solo non riusciva più a respirare. Il suo
cuore si è fermato nella giornata di ieri dopo 20 giorni di
dura lotta contro un mostro che stavolta ha avuto la meglio
sui buoni. Non sono bastate neanche le tre dosi di vaccino
alle quali il medico salernitano si era sottoposto, seppur con
qualche dubbio, soprattutto sulla terza dose, fatta solo per
continuare a lavorare, a salvargli la vita. Neanche il vaccino
è servito a chi da due anni ha salvato tanti pazienti. Tanti,
tantissimi i messaggi di cordoglio inviati alla famiglia del
medico e attraverso i social, dove amici e colleghi l’hanno
voluto ricordare con grande affetto… “Sono onorata di averti
assistito nella cura giorno dopo giorno perché medici come te
non se ne trovano piu’. Mi hai insegnato tantissimo, ed i tuoi
insegnamenti resteranno per sempre. Scalfiti nel cuore e nella
mente”. Ed ancora “Sorridente.. .ironico… simpatico… ogni
volta che ti chiamavo mai un no…!!! Ci sarà un po’ di te in
ogni ambulanza che giungerà in Pronto soccorso”.

Salta la “Coda” lirica del
teatro Verdi
di Olga Chieffi

Era nell’aria, purtroppo, il rinvio dei diversi appuntamenti
della stagione lirico-concertistica del teatro Verdi di
Salerno. Un piccolo calvario, dopo i riconoscimenti del
pubblico e della critica che ha ricevuto la sfarzosa Traviata,
che ha chiuso un 2021, senza appello, poiché è saltato sia
l’atteso matinée natalizio delle voci bianche del teatro, con
l’orchestra del liceo musicale Alfano I, diretto da Silvana
Noschese, sia il “doppio” concerto di Capodanno con gli auguri
dei Filarmonici Salernitani. In programma ci sarebbe stato,
quindi il balletto, con ospite il corpo di ballo del teatro
San Carlo dal 14 al 16 gennaio, ma il virus non ci ha
graziato. Quindi, l’amara decisione da parte della direzione
del massimo cittadino di attendere tempi migliori, di
rincontrarci alla “stagion dei fiori”, annullando l’intera
programmazione di gennaio e febbraio, rinviandola, appunto a
marzo e aprile. Infatti, il 29 gennaio il sipario si sarebbe
aperto per Raffaella Cardaropoli, che attendevamo veramente da
troppo tempo, interprete di un concerto da solista, qui nel
suo teatro, con l’orchestra Filarmonica Salernitana, mentre il
15 febbraio, avremmo dovuto assistere al récital pianistico di
Salome Jordania, una scoperta del fiuto del Maestro Oren, che
avrebbe spaziato tra Liszt, Beethoven e Johann Strauss.
Confronto tra due operine, invece, il 26 e il 27 febbraio con
“Il segreto di Susanna” di Ermanno Wolf-Ferrari, condotto
sulla falsariga degli intermezzi settecenteschi, tra ironia,
doppi sensi, leggerezza e divertimento, con quel pizzico di
saggezza finale quando marito e moglie finalmente
riappacificati con lo svelamento del segreto, la sigaretta,
sentenziano “tutto è fumo a questo mondo- che col tempo si
dilegua”, e la farsetta di Domenico Scarlatti la Dirindina,
scritta proprio per la stagione di carnevale nel 1715
costituita dalla acuminata satira sia verso i costumi del
teatro in musica, sia verso la morale ipocrita del bacchettone
Don Carissimo, attraverso piccoli congegni efficaci sul piano
drammatico e dotati di vivacità ritmica, adatta al gioco
frizzante delle ‘battute’ verbali. Tutto rinviato alla
primavera inoltrata, per non rischiare sia con i solisti, sia
con il pubblico, un “forno” o addirittura un piccolo focolaio
ed essere costretti a richiudere o a “sostituire”, come sta
avvenendo nei massimi teatri nazionali. Si andrà incontro ad
una riprogrammazione, che vedrà, affiancare a questi
appuntamenti, il nostro conservatorio Martucci previsto in
scena per il 10 marzo con le pianiste Imma Battista, Tiziana
Silvestri, Massimo Trotta e Rosalba Vestini e le percussioni
di Gerardo Zitarosa, in una serata d’intense e variegate
sonorità, prima di ascoltare con data fissata per il 15 marzo
l’eclettico violoncellista e compositore Giovanni Sollima alla
testa dell’Orchestra Cherubini, in doppia veste di direttore e
solista per i primi due concerti di Haydn e Fecit Neap, una
sua composizione. Gran finale il 26 e il 27 marzo con “La
cambiale di matrimonio”, la prima opera di Gioachino Rossini,
la farsa in un atto, contenente già tutti gl’ingredienti che
presto avrebbero conquistato il mondo musicale: ricca
invenzione melodica, magistrale intreccio fra voci e
orchestra, concertati a perdifiato che genereranno
nell’uditorio un’irresistibile ilarità.

La sfida vinta. La facoltà di
medicina a Salerno
di Salvatore Memoli

La recente pubblicazione del libro La sfida vinta
dell’Università di Salerno Visione Progetto Storia della
Facoltà di Medicina di Raimondo Pasquino e Mariano Ragusa
Editoriale Scientifica ci offre la possibilità di rileggere
una pagina attiva di storia politica locale.Non sono molti gli
anni trascorsi dalla data di nascita della Facoltà di medicina
a Salerno Fisciano, però sono tanti, troppo, gli anni da
quando si parlava di questa realizzazione che affiorava nei
programmi politici e nei salotti cittadini, come argomento
buono per qualificare il livello degli interlocutori. Se ne
parlava tanto ma non esistevano atti certi per il decollo di
un’idea importante che non poteva mancare nella città e nel
territorio della Scuola Medica Salernitana. Ci sono voluti
molti anni prima che una combinazione di chimica politica
mettesse insieme una pattuglia di notabili signori che ha poi
dimostrato di saper passare dal dire al fare ed ha fatto di un
progetto una realtá importante per tutti. Pasquino e Ragusa
hanno documentato i fatti e gli atti certi che sono stati
determinanti per la soluzione della Facoltá di Medicina.
Nessuno pensa di avere riavuto la Scuola Medica Salernitana ma
tutti sanno che non si può toccare un tema scientifico e
accademico senza rievocare l’ereditá salernitana della Scuola
Medica, vanto e centralità del patrimonio culturale di
Salerno. Ci avevano provato in tanti, Pasquino ha saputo
motivare le persone giuste ed ha avuto dalla sua parte
soprattutto due importanti politici del territorio del tempo
che spesso si é portati a dimenticare: Angelo Villani, medico,
Presidente della Provincia di Salerno e Mario De Biase,
sociologo, Sindaco di Salerno. Poi ci sono stati altri
personaggi che si affacciano nella storia della nuova Facoltà
di Medicina e prendono meriti. Ma la storia deve riconoscere a
Villani e De Biase una forte passione politica e sociale nel
mettere in piedi un sistema di relazioni ministeriali,
regionali ed accademiche che si sono concretizzate in atti
amministrativi e politici ed in provvedimenti economici che
hanno garantito il miracolo da sempre atteso.De Biase e
Villani hanno merito perché hanno finanziato l’iniziativa. E
per questo Pasquino dedica il libro al medico Angelo Villani
riconoscendogli la generosità di tutto il suo impegno,
sposando la causa di far partire la Facoltà di medicina ed
intestandosi il riconoscimento della firma dell’Accordo di
Programma. Angelo Villani effettivamente s’impegnò con
passione sincera per accorciare i tempi e per motivare i
Ministri dell’epoca Moratti e Nicolais, il Presidente della
Regione Antonio Bassolino. Li ricordiamo tutti insieme allo
stesso tavolo per la firma dell’Accordo di Programma. Per
questo motivo il Rettore Pasquino ha sempre ribadito il suo
riconoscimento ad Angelo Villani che ha consentito di “portare
in porto” con successo l’obiettivo perseguito. E da galantuomo
ricorda che Angelo Villani finanziò la facoltà con 5.000.000
di euro! Questo libro non serve per celebrare le persone, ma,
ricordando le partecipazioni, assicura al territorio ed alla
storia della Facoltà di Medicina di Salerno, una storia di
uomini, istituzioni, apporti finanziari che unitamente a
responsabilità civica e politica ha consentito di realizzare
quello che fu un sogno fin troppo agognato dai salernitani.
Oggi realtà per tutti!

Imprese e famiglie italiane
non   sono   in   grado  di
restituire i 70 miliardi di
debito accumulati
“Imprese e famiglie italiane non sono in grado di restituire i
quasi 70 miliardi di euro di debito accumulati. A questo punto
una proroga delle moratorie da parte del governo, che
consentirebbe di congelare la situazione ancora qualche mese
in attesa di superare l’emergenza pandemica, è un atto dovuto.
Solo così potremo passare da uno stato di emergenza alla
ripartenza tanto auspicata che, finora, sta riguardando solo
pochi ambiti della nostra economia”. E’ l’allarme lanciato da
Francesco Cacciola, presidente dall’Ond (Osservatorio
nazionale sul debito con banche e finanziarie), nel corso del
webinar “Italiani troppo indebitati…” promosso in
collaborazione con il Centro studi sulla crisi economica delle
famiglie italiane. “Sono circa 700mila le aziende che hanno
usufruito delle sospensioni delle rate dei prestiti bancari
grazie alle misure adottate in seguito all’emergenza. La
stragrande maggioranza delle Pmi – ha proseguito Cacciola –
non si è ancora gettata la crisi alle spalle. Se vogliamo
evitare una ‘pandemia economica’ che non lascerebbe scampo, è
indispensabile proseguire sulla strada dei sostegni. Sono
tante le segnalazioni che riceviamo all’Osservatorio sulle
difficoltà di accesso al credito, in particolare da chi opera
nei settori che hanno maggiormente patito gli effetti della
crisi. Per tutti costoro, bisogna prevedere non solo sistemi
di rientro sostenibili per i debiti accumulati ma anche
opportunità concrete per poter ricominciare”. Il concetto di
sostenibilità dei debiti è stato sottolineato anche da Elvira
Carpentieri, presidente del Cscefi (Centro studi sulla crisi
economica delle famiglie italiane): “Non lasciamoci fuorviare
dai dati europei sull’indebitamento medio delle famiglie: in
Italia le famiglie stentano ad accedere al credito e solo per
questo la loro situazione debitoria non è peggiorata. Con le
moratorie in campo sono rimasti in sospeso circa 44 miliardi
di euro da restituire. Una somma destinata ad aumentare con la
ripresa delle procedure esecutive alle quali si vanno a
sommare gli incrementi dei costi energetici. Per tante
famiglie si tratta di scegliere tra la rata del mutuo e le
bollette da pagare. Ritengo indispensabile – rimarca
Carpentieri – una nuova sospensione delle procedure per le
prime case e per ciò che riguarda i finanziamenti serve una
decisione di polso del governo che lasci margini di
discrezionalità alle finanziarie. Le parole chiave per uscire
dall’angolo sono ripartenza e sostenibilità. Esistono già
strumenti efficaci come la possibilità del saldo e stralcio
dell’importo del debito, oppure i piani di rientro rateizzati
senza applicazioni di interessi ulteriori. Così come la
rinegoziazione in fase di procedura esecutiva. L’importante è
agire prima che la propria situazione sia definitivamente
compromessa”. I riflessi della crisi sullo stato di salute
degli italiani sono stati illustrati da Caterina Arcidiacono,
ordinario di Psicologia sociale dell’Università degli Studi di
Napoli “Federico II”: “Gli italiani sono stremati da due anni
di emergenza Covid. Se in una prima fase c’è stata una
reazione forte all’imprevedibilità di ciò che è accaduto,
adesso viviamo un fortissimo livello di disagio e sofferenza.
Occorre recuperare speranza e fiducia che, non a caso, sono i
princìpi sui quali si fonda il sistema creditizio. Servono
modelli economici nuovi che vadano in questa direzione come il
microcredito alle donne e crediti per i giovani
individualizzati che siano finalmente concreti e non mere
enunciazioni di principio”. Sulla situazione difficile della
Pmi si è soffermato Francesco Savio (consigliere nazionale dei
giovani dottori commercialisti ed esperti contabili):
“Dall’ultimo rapporto Cerved 2020 su Pmi emerge che il 50% di
loro sono a rischio o vulnerabili. Dato raddoppiato rispetto
al 2019. Sono incrementate inoltre le pmi sotto-capitalizzate.
Dati allarmanti che ricorrono sempre nel corso delle grandi
crisi. Come giovani commercialisti abbiamo interagito con la
politica e con l’Agenzia delle Entrate chiedendo nuove
modalità di accesso al fondo perduto, proponendo la
detassazione per gli under 30, proponendo la proroga della
moratoria, la moratoria dei versamenti fiscali per il 2022 per
dare liquidità alle imprese e poi rateizzare, e ampliare i
termini per i ricorsi nei confronti dell’Agenzia e per il
pagamento degli avvisi bonari, rivedendo anche la rateazione
di chi è decaduto dalla rottamazione ter e auspicando una
nuova pace fiscale con la rottamazione quater”. Più soldi alle
famiglie per far ripartire l’economia è la proposta di
Domenico Condurro (presidente dell’Associazione Nazionale
Sociologi della Campania e consigliere nazionale Ans):
“Incertezza, timori, sfiducia si sono impossessati del sistema
creditizio e finanziario. Con un impatto però differenziato
tra famiglie a seconda degli strati sociali di appartenenza.
Dal rapporto Oxfam emerge che nei primi anni di pandemia i più
ricchi hanno raddoppiato patrimonio mentre 163 milioni di
persone nel mondo sono entrati in uno stato di povertà. Le
famiglie povere in Italia sono state incapaci di intercettare
la crescita del risparmio. E’ giunto il momento di decidere
dove gli investimenti vanno orientati. I debiti devono essere
spalmati in lassi di tempo più lunghi ed è indispensabile
stimolare il rilancio economico dal basso trasferendo ai
cittadini la maggior parte delle risorse per rivitalizzare
economia. Questa scelta è quella che può rilanciare, in
controtendenza con quello che è stato fatto finora, l’uscita
dalla crisi”.

Sandro     Nisivoccia,     il
cordoglio del sindaco Napoli
“La Civica Amministrazione esprime profondo cordoglio per la
scomparsa di Alessandro Nisivoccia. La nostra comunità rende
omaggio ad un uomo e ad un artista che ha dato un grande
contributo alla crescita culturale e civile di Salerno.
Insieme all’amatissima Regina Senatore, Nisivoccia è stato
protagonista della scena artistica. È stato un autore geniale,
un interprete mirabile, un maestro per intere generazioni di
artisti, un riferimento per gli spettatori. Addio carissimo
Sandro, non ti dimenticheremo”. Lo ha dichiarato il sindaco di
Salerno, Vincenzo Napoli in merito alla morte dell’attore
teatrale Sandro Nisivoccia, scomparso questa sera.

Addio a Sandro Nisivoccia
Si è spento questa sera alle ore 21, presso la sua abitazione
l’attore salernitano Alessandro Nisivoccia. La notizia si è
diffusa intorno alle 22,30. La sua vita l’aveva dedicata tutta
al teatro, insieme alla moglie Regina Senatore e poi con i
suoi adorati figli Roberto ed Anna

Salernitana, nono calciatore
positivo, derby a rischio
Cresce ancora il numero di calciatori positivi in casa
Salernitana. La societa’ campana ha comunicato che “a seguito
dei tamponi effettuati in data odierna, un ulteriore
calciatore e’ risultato positivo al Covid-19”. I componenti
della squadra attualmente positivi sono nove. In virtu’ dei
nuovi protocolli, dunque, la disputa del derby domenica
prossima contro il Napoli e’ a forte rischio. Proprio in
virtu’ dell’emergenza sanitaria, la conferenza stampa pre-gara
di Stefano Colantuono, domani si terra’ in videoconferenza.

Campania: aumento del 25,7%
nuovi    casi   in   ultima
settimana
  “Nella settimana dal 12 al 18 gennaio si registra in
  Campania una performance in peggioramento per i casi
  attualmente positivi per 100.000 abitanti (4343) e si
  evidenzia un aumento dei nuovi casi (25,7%) rispetto alla
  settimana precedente”. È quanto si evince dal monitoraggio
settimanale della Fondazione Gimbe con analisi
sull’andamento dell’epidemia. Sopra soglia di saturazione,
si legge nel report, i posti letto in area medica (28,6%) e
in terapia intensiva (11,8%) occupati da pazienti covid-19.
Questo, in dettaglio, l’elenco dei nuovi casi per 100.000
abitanti dell’ultima settimana suddivisi per provincia:
Napoli 2.863; Caserta 2.088; Salerno 2.078; Benevento 1.569;
Avellino 1.525.
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