A PROVA DI TERREMOTO: COSTRUZIONI ANTISISMICHE ANTICHE - GeoRoma
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10 A R G O M E N T I a prova di terremoto: COSTRUZIONI ANTISISMICHE ANTICHe Fabrizio Cantelmi “Q uando vidi queste pietre nere e Quale fu il fattore comune che titaniche che sono conservate persuase gli Inca sulle Ande, i Volsci così bene, come avessero sol- tanto degli anni, invece di es- sull’Appennino e i Romani in tutto sere antiche di millenni, la mia ammirazione per l’Impero, ad affrontare immense difficoltà la potenza umana, divenne molto più grande di e enormi fatiche per erigere costruzioni quando avevo visto il Colosseo a Roma, per- d’ingente saldezza (fortificazioni, strade, ché in un’epoca di cultura avanzata, provvista di ponti e templi), accatastando macigni mezzi meccanici, si possono costruire anfiteatri o terme come quelle di Caracalla e di Costantino di forma irregolare e assemblandoli senza che i muscoli dell’uomo vengano sottopo- tra loro senza leganti? Una risposta sti ad uno sforzo eccessivo e neppure le mura possibile discende dalla coincidenza Dionisiache a Siracusa, la più grandiosa costru- che vede l’opera poligonale imporsi – zione di questo genere che avessi visto prima di allora, mi hanno stupito. Perché qui ci troviamo senza eccezioni e sistematicamente di fronte a mura delle quali ogni pietra non è un – in tutte le aree ad alto rischio sismico. blocco quadrato, ma una vera roccia levigata, di Si trattò, perciò, di un’antesignana forma irregolare a molti angoli, e quando stupiti tecnica di costruzione antisismica, ci chiediamo qual era il sistema che permetteva di mettere l’uno sopra l’altro questi enormi mas- ma che non fu l’unica nell’antichità. si, capiamo ancora meno come fu possibile porre Esiste, infatti, una seconda tecnica questi poligoni in modo così perfetto che s’inseri- edile antisismica, chiamata in epoca scono esattamente l’uno all’altro, senza bisogno moderna “baraccata”, cioè case con di riempire gli interstizi, sì da farne un ordinato e una robusta intelaiatura lignea inglobata gigantesco mosaico”. Così Ferdinand Gregorovius, storico, viaggiatore all’interno dei muri che, a differenza e scrittore tedesco, in visita nella metà dell’800 in della precedente impiegata nelle grandi Italia, descrive i resti delle mura poligonali di Ala- opere pubbliche, era usata nell’edilizia tri. Fin dal V millennio a.C. si diffuse nel mondo residenziale privata. E soprattutto il fenomeno delle “mura ciclopiche” (o megaliti- ca, pelasgica, ciclopica, come anche fu chiama- nell’edilizia popolare, essendo molto ta questa architettura); ma, da sempre, sfuggiva economica e rapida. 72/17
A R G O M E N T I 11 Un tratto delle mura poligonali di Alatri e veduta aerea dell’acropoli quale fosse la ragione che spinse gli antichi ad popoli diversi, in luoghi e tempi differenziati e che affrontare le ingenti difficoltà insite nella messa in non possono escludere, in alcuni casi, la contem- opera di tali giganteschi blocchi di pietra. poraneità anche con tecniche di altro tipo (come ad esempio l’opera quadrata). Comune denomi- LA TECNICA DELL’OPERA POLIGONALE natore doveva essere la coscienza che si andava La tecnica costruttiva adottata per queste opere, in realizzando una struttura che non era solo una uso fino al III secolo a.C., è definita come opera “muratura” ma un vero e proprio “muro”, destinato poligonale. Per i romani fu opus incertum, senza a ben precise finalità: recinzione urbana, fortifi- alcun riferimento alle dimensioni dei conci. Ele- cazione, terrazzamento, basamento di tempio e mentare era il criterio informatore: erigere muraglie platea artificiale, basolato e sostruzione stradale, d’ingente saldezza, accatastando macigni di forma spalla di ponte. irregolare, assemblandoli tra loro senza leganti. Oggi, che conosciamo le straordinarie capacità Per una strana coincidenza, l’opera poligonale delle antiche civiltà di saper spostare e mettere in si ritrova in strutture erette in Giappone, in Africa opera pietre, sagomate e no, di notevole cubatura del nord, in Grecia, in Italia fino al Perù. In Italia (basti pensare alle piramidi) non ci sorprendiamo il maggior numero di testimonianze si concentra più di tanto di fronte ad opere murarie come quel- nelle regioni centrali – nell’Etruria Marittima, in le offerte dalle strutture in opera poligonale. Per Sabina, nella Marsica – e, soprattutto, in quelli avere un’idea delle dimensioni di queste strutture che erano i territori degli Ernici, dei Volsci e dei bisogna tener presente i pesi dei blocchi utilizzati: Sanniti, nell’Appennino centrale. Più sporadiche un concio (in calcare) di m 2 x 1 x 0,6 pesa circa sono le attestazioni nell’Italia settentrionale e nel- 3.515 kg; uno di m 1 x 0,6 x 0,5 raggiunge 880 kg; la Magna Grecia, caso a sé stante è quello della uno di 0,5 x 0,3 x 0,3 si attesta sui 132 kg. La re- Sardegna, con il fenomeno nuragico. sistenza di costruzioni del genere, realizzate con Le mura in opera poligonale sono delle strutture la tecnica muraria a secco – quindi non ingrappa- realizzate a secco, senza cioè l’uso di leganti, ti né, tantomeno, uniti da leganti cementizi – era quali malte o terre argillose, affiancando e sovrap- demandata esclusivamente alla forza d’inerzia. ponendo blocchi (conci), di medie e grandi dimen- Quindi, coesione e compressione, sollecitate dal sioni, a formare la costruzione. È pertanto eviden- rapporto fra volumetria, sovrapposizione e affian- te che si tratta di un manufatto che, per la sua camento dei blocchi, garantivano staticità e resi- elementarità programmatica, debba annoverarsi stenza, soprattutto alle spinte verticali. tra le architetture spontanee, sperimentate auto- L’esperienza fece subito capire che per far in nomamente, senza cioè la necessità di contatti da modo che queste strutture, così concepite, potes- 72/17
12 A T T U A L I T à Cantiere per la costruzione delle mura poligonali [Segni. Museo Archeologico] sero mantenere il più a lungo possibile la stabilità in opera poligonale è avvenuta in base a criteri iniziale era necessario seguire alcuni accorgimen- formali: l’archeologo Giuseppe Lugli perfezionò ti quali l’omogeneità del materiale, da cui deriva la classificazione, ribadendone la distinzione in la scrupolosa attenzione nella selezione, l’accu- quattro maniere, che non sono una successione ratezza della messa in opera, e ciò prescindendo cronologica. dalla volumetria dei blocchi, e, di fondamentale I maniera: i blocchi, di non grande dimensione, importanza, lo spessore dell’insieme. Oltre alle sono staccati dalla roccia con leve e posti in ope- sollecitazioni verticali si dovevano, infatti, tenere ra uno sull’altro, senza alcuna lavorazione; presenti quelle ortogonali alla linea di giacitura del II maniera: i blocchi sono staccati dalla parete muro, provenienti dalla pressione del terrapieno rocciosa e appena sbozzati in forma di poligo- retrostante: per questo si puntava ad aumentare ni irregolari, non combacianti fra loro; evitati gli lo spessore del muro, praticamente duplicandolo. allettamenti orizzontali; quasi sempre il muro è L’interpretazione e la datazione delle costruzioni eretto con un leggero abbattimento, appoggian- dolo alla pendice retrostante; III maniera: i blocchi sono tagliati in forma di po- ligoni irregolari e fatti combaciare con precisione; il loro estradosso è levigato e gli innesti fra conci adiacenti avvengono spesso con un dente, rica- vato in quello già in opera; IV maniera: l’opera poligonale tende a confon- dersi con quella quadrata, i conci sono allettati su piani di posa sinuosi, con filari di diversa altezza e giunti verticali obliqui. Le “quattro maniere” proposte da Lugli (G. Lugli, La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio, 1957) l’articolo segue a p. 21 > 72/17
A R G O M E N T I 21 > > segue da p. 12 a prova di terremoto : costruzioni antisismiche antiche Opus Craticium Ercolano, a sinistra nomenclatura degli elementi Dal punto di vista strutturale-tecnologico, però, discende dalla coincidenza che vede l’opera po- tutto può ridursi a due soli gruppi. Il primo, include ligonale imporsi – senza eccezioni e sistematica- le opere erette accatastando blocchi, più o meno mente – in tutte le aree ad alto rischio sismico. grandi, l’uno sull’altro, senza alcuna modifica di L’opera poligonale, soprattutto nella sua forma sagoma dopo l’estrazione: la stabilità è propor- più evoluta – con i conci perfettamente comba- zionale alla loro massa; il secondo, implica l’in- cianti e senza piani di allettamento orizzontali – castro dei blocchi fra loro, progressivamente più impedisce qualsiasi scorrimento durante le scos- accurato fino a eliminare ogni interstizio e piano se telluriche. Le costruzioni in opera poligonale, di scorrimento. furono erette collocandole sempre direttamente Tutte queste acquisizioni informative non spiega- sulla roccia delle pendici collinari, con una sen- no l’interrogativo di fondo: perché tante popola- sibile pendenza a monte, per compensare con la zioni adottarono una così lenta e complicata mo- spinta del loro peso quella dei terreni sovrastanti. dalità di costruzione, esasperando nel tempo la L’inclinazione avrebbe neutralizzato in gran parte dimensione dei conci e la precisione dei giunti, le sollecitazioni sismiche trasversali, mentre l’in- invece di abbandonarla? Perché l’ingegneria ro- sistere sulla roccia avrebbe, a sua volta, neutra- mana la preferì per la pavimentazione stradale, lizzato le sollecitazioni verticali, lasciando perciò optando per basoli poligonali sempre diversi fra alla trama poligonale la sola neutralizzazione di loro, in luogo di più maneggevoli rettangolari? quelle longitudinali. I conci poligonali, grazie alla Né è credibile che tanto i Giapponesi, quanto i forma irregolare, pur oscillando durante il sisma Peruviani, i Micenei, i Maltesi, gli Italici, i Siculi, di quel minimo tollerato dall’incastro, all’esaurir- i Nordafricani, in epoche e circostanze diverse, si delle spinte per il prevalere della loro massa, escogitassero tutti la stessa tecnica per erigere riassumevano subito la giacitura iniziale. Per la strutture progettate per durare nel tempo, quali pavimentazione stradale romana, la ragione è fortificazioni, strade, ponti e templi. Quale fu il fat- identica, bastando sostituire alle scosse telluriche tore comune che persuase gli Inca sulle Ande, i quelle meccaniche, provocate dal transito dei pe- Volsci sull’Appennino e i Romani in tutto l’impe- santi carriaggi. Si trattò, perciò, di un’antesignana ro, ad affrontare simili fatiche per costruire le loro tecnica di costruzione antisismica, ma che non fu muraglie e le loro strade? Una risposta possibile l’unica tecnica antisismica dell’antichità. 72/17
22 A R G O M E N T I Piante e sezioni di Vincenzo Ferraresi in “La casa-tipo. Proposte tecniche”, 1783. Tratto da “Istoria e teoria de’ Tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria e di Messina avvenuti nel 1783 di Giovanni Vivenzio, cavaliere dell’Ordine Regale e Militare Costantiniano di S. Giorgio”, Stamperia Reale di Napoli, 1788 LA CASA BARACCATA vesuviana e il suo impiego non può non essere A Lisbona, nel 1755, all’indomani del terremoto collegato alla particolare natura geologica della che l’aveva devastata, fu resa obbligatoria la co- regione, con ricorrenti eventi sismici, anche se struzione degli edifici, pubblici e privati, con una di bassa intensità. È questa una seconda tecni- particolare tecnica edile definita “baraccata”, cioè ca di costruzione antisismica che, a differenza case con una robusta intelaiatura lignea ingloba- della precedente impiegata nelle grandi opere ta all’interno dei muri. Nel 1783 fu Reggio Cala- pubbliche, era usata nell’edilizia residenziale pri- bria a essere distrutta dal terremoto, e il governo vata. E soprattutto nell’edilizia popolare, essen- borbonico, promulgò a sua volta un regolamento do molto economica e rapida. L’opus craticium è edilizio per il quale l’unico sistema di costruzione caratterizzato dall’adozione d’uno scheletro por- consentito era appunto quello della “casa barac- tante fatto con elementi lignei verticali, raccordati cata”. Nel 1860 anche lo Stato Pontificio adottò con altri orizzontali giuntati fra loro con incastri, il medesimo regolamento per l’edificazione del tamponate da murature in opus incertum, con Comune di Norcia, assumendo come tipologia pietre di piccola pezzatura, fissate con abbon- di riferimento le case baraccate già realizzate dante calce. L’opera a graticcio è impiegata nei nel napoletano. Casamicciola, dopo il sisma del piani superiori, mentre il piano terra è realizzato 1883, prescrisse la stessa tecnica, scelta seguita con murature di tipi diversi; all’interno della casa, dopo il terremoto del 1887 anche da vari Comuni invece, i tramezzi che isolano i vari ambienti sono della Liguria. Il loro impiego si protrasse fino al tutti in opera a graticcio, sia al piano terra sia al 1915, quando si constatò la straordinaria tenacia piano superiore, e poggiano direttamente sul pia- del cemento armato nelle strutture antisismiche. no di calpestio. Nell’architettura antica romana la tecnica costrut- I motivi di queste scelte dipendono da tre fatto- tiva che prefigura la “casa baraccata” è l’opus ri: il primo è la sensibilità degli elementi lignei craticium [opera a graticcio], del quale si con- e dell’argilla al riempimento all’acqua piovana, servano esempi a Ercolano e a Pompei. Si trat- all’umidità, alle vibrazioni provocati dal traffico ta della struttura muraria mista più usata in area urbano; il secondo motivo consiste nella facili- 72/17
A R G O M E N T I 23 tà con cui i ladri potevano perforare una parete so. Quanto alla datazione risulta in uso sin dal III d’argilla e di legno; l’ultimo fattore, strettamente secolo a.C., da altre fonti sembrerebbe addirittura funzionale, consiste nell’estrema leggerezza dei già impiegato in Italia dal VI secolo a.C., soprav- muri in opus craticium: i tramezzi interni potevano vivendo nel Medioevo e diffondendosi in Turchia avere infatti uno spessore addirittura inferiore ai e nei villaggi dell’Europa nord-occidentale, dove 20 cm, mentre la maggior parte dei muri di pie- troverà impiego fino ai nostri giorni. tra misura come minimo 40-50 cm. Se il muro è esterno e chiude un pianterreno, esso poggia su CONCLUSIONI uno zoccolo di pietra che ha la funzione di proteg- Non vi è dubbio che, da sempre, l’uomo abbia gere dall’umidità; per i tramezzi interni, sia i pali tentato di comprendere la natura dei terremoti, di legno sia il riempimento partono direttamente cercando di difendersi dalla loro potenza distrutti- da terra. Gli elementi portanti sono sempre i pali va con il ricorso ad intuizioni ed esperimenti em- verticali, che potremmo definire lo scheletro del- pirici e scientifici. Esperimenti che hanno avuto la struttura e che, se sono posti agli angoli della successo, considerata la provata efficacia dei si- costruzione (pali angolari), avranno una sezione stemi costruttivi illustrati nell’articolo, utilizzati da più grande dovendo contenere le spinte delle due millenni in molte parti del mondo, confermata dai pareti perpendicolari tra loro. Sulla parte alta della tanti edifici, edificati per durare per sempre, che parete tutti i pali sono uniti tra loro da un’asse oriz- hanno sfidato il tempo restando in piedi davanti zontale (corrente superiore), sormontata a sua a terremoti di elevatissima magnitudo. volta dall’intelaiatura del soffitto o del tetto. Per Già Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia evitare un cedimento laterale dei pali portanti, e scriveva dell’inevitabile ripetersi dei terremoti: per contenere il riempimento, sono montate altre “Dove la terra ha tremato tremerà ancora”, ed è assi orizzontali, le traversine, parallele tra loro, le innegabilmente un dato scientificamente prova- quali dividono la parete in pannelli grosso modo to che in Italia le Regioni centrali sono partico- quadrati; queste stesse traversine si ritrovano al larmente a rischio. Ebbene, dopo un terremoto di sopra delle aperture, in qualità di architravi, e devastante come quello recentemente verifica- sotto le finestre come basi. Dal loro incrociarsi tosi nell’Appennino, quando dobbiamo ricostruire scaturivano specchiature di 50-80 cm circa di lato, facciamo in modo – soprattutto facendo sentire, tamponate da murature in opus incertum, con pie- a tutti i livelli, la nostra voce di tecnici - che nella tre di piccola pezzatura, fissate con abbondante ricostruzione o nell’adeguamento sismico siano calce. Abitualmente è presente un sottile strato adottati tutti gli accorgimenti necessari e rispetta- esterno e interno d’intonaco, finalizzato a proteg- te tutte le regole in vigore ad evitare il ripetersi di gere il legname dall’acqua, e soprattutto dal fuoco, simili tragedie. Lo facevano gli antichi, possiamo e a fornire una maggiore robustezza al comples- farlo anche noi. Da sinistra: mura poligonali a Cusco (Peru), Machu Picchu e Giappone 72/17
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