Puoi performare "Ni-ku, San-ke"? Dedica te stesso all'acquisizione dello Shu

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Puoi performare "Ni-ku, San-ke"? Dedica te stesso all'acquisizione dello Shu
Articolo estratto dal libro “The Eyes of the Iaido Examiner” (Shinsain no Me, 2009)

   Puoi performare “Ni-ku, San-ke”? Dedica te stesso all’acquisizione dello Shu

Ishido Shizufumi (8° dan Hanshi)

Nato nel 1945 a Kawasaki, nella prefettura di Kanagawa. Laureato alla
Nihon University viene assunto presso la Chiyoda Glass (nota azienda
giapponese nel settore manifatturiero). Nel Dicembre 1976 lascia la
compagnia per dedicarsi all’insegnamento nello Shinbukan Ishido Dojo.
Comincia a praticare iaido nel 1955 con suo padre, Sadataro Ishido.
Vince i Campionati Nazionali Giapponesi nella ctegoria dei settimi dan.
Attualmente ricopre la posizione di Vice Capo del settore Iaido della
prefettura di Kanagawa e Capo dello Shinbukan Ishido Dojo. Ottiene
l’ottavo dan di Iaido nel 1994 e diviene Hanshi nel 2006. Detiene inoltre
il grado di 7° dan Kyoshi nel Kendo ed 8° dan kyoshi nel Jodo.

Ho deciso di prendere la mia penna e buttare giù i miei pensieri in quanto ritengo possano essere
d’aiuto a tutte le persone che praticano Iaido.
Innanzitutto vorrei illustrare il mio pensiero generale sullo Iaido, in quanto mi baso su questo
pensiero quando approccio un esame. Molto tempo fa’ è stato detto che “il segreto più profondo
dello iaido è sempre ed in ogni caso essere al momento, ovunque ci si trovi, in modo da poter
rispondere e reagire alle cose in maniera naturale”. In altre parole, ritengo che lo Iaido sia mirato
allo sviluppo di uno stato mentale grazie al quale non siamo mai in agitazione ma, al contrario,
siamo in uno stato di quiete mentale in qualunque situazione ci troviamo e riusciamo, dunque, a
gestire le cose senza esserne allarmati.
Se comparassimo la pratica dello Iai allo scalare una montagna, ognuno di noi comincerebbe la
scalata verso la cima da un punto diverso ed in condizioni ambientali differenti. Innumerevoli
sarebbero i motivi che ci spingono a cominciare la nostra scalata, ad esempio per ragioni di salute o
perché vogliamo semplicemente diventare persone più forti e mature; in ogni caso una volta che
abbiamo cominciato non possiamo più fermarci. Ci saranno sicuramente momenti nei quali ci
sembrerà di andare a sbattere contro un muro, momenti in cui si presenteranno dei problemi, ma è
importante cercare sempre di non perdere di vista l’obiettivo di raggiungere la cima anche dovendo
gestire questo genere di inconvenienti. Anche se non ci è dato sapere se saremo o meno in grado di
raggiungere la vetta è comunque fondamentale continuare a gioire della pratica con l’intenzione di
raggiungerla. Credo ciecamente in questo in quanto sono convinto che anche solo il percorrere
questa via verso la vetta possa portare dei giovamenti.
Lo Iaido è stato creato come una via per acquisire una serie di tecniche che ci permettano di
difenderci e di attaccare eventuali nemici. Le opinioni riguardo tale argomento differiscono in
relazione all’era in cui il praticante vive o ha vissuto. Ci sono tre principali obiettivi nello Iaido:
coltivare lo spirito, allenare il corpo e imparare le tecniche. Questi tre obiettivi hanno vari livelli di
importanza. Il più importante è senza dubbio quello di coltivare lo spirito, seguito dall’allenamento
del corpo. L’ultimo obiettivo in ordine di importanza è di imparare le tecniche in quanto mezzo che
ci permette di acquisire i primi due. In altre parole lo Iaido non è altro che un percorso che ci
permette di tendere alla figura del guerriero e che ci permette di svilupparne lo spirito.
Questi tre obiettivi sono complementari tra di loro, non bisognerebbe quindi mirare al
raggiungimento dei primi due lasciando in secondo piano il terzo. In ogni caso risulta insindacabile
il fatto che la loro importanza possa variare in relazione alla persona ed al tempo. Quando nel
passato le persone combattevano con la spada, si focalizzavano soprattutto sulle tecniche perché gli
consentivano di vincere un duello ed erano pertanto connesse alla loro sopravvivenza. In
quell’epoca, dunque, l’obiettivo più importante era senza dubbio quello dello sviluppo delle
tecniche.
Visto l’avanzamento delle culture ed il cambiamento dei tempi, gli attuali obiettivi dello Iaido non
sono da considerare confinati solamente a ciò che è stato appena menzionato. Considerando
l’evoluzione che hanno sviluppato negli ultimi secoli sia la tecnica che lo spirito, lo Iaido ha
raggiunto un livello di profonda squisitezza avendo incorporato anche un sistema di etichetta e,
attraverso la sua fusione con il Confucianesimo, lo Shintoismo ed il Buddismo, è diventato un vero
e proprio percorso di sviluppo e crescita dell’essere umano.

Lo iai è nella vita di ogni giorno
I concetti che seguono spiegano diversi livelli di implicazione e coinvolgimento nella pratica delle
arti marziali: SHU (proteggere), HA (rompere), RI (separare). Personalmente credo solo nel
principio dello SHU. Anche se questo è il livello nel quale si pratica rimanendo fedeli agli
insegnamenti, alle tecniche ed alle forme del proprio Sensei facendo attenzione a non deviare da
essi, ritengo che sia anche il livello più complesso e costituisca un obiettivo perpetuo da
raggiungere. Più elevato è il grado per cui una persona si candida ad un esame, più chiaro sarà il
fatto che esso/a abbia fondamenta solide nella sua pratica. Vale a dire che se ci si concentrasse e ci
si confrontasse esprimendo SHU, questo automaticamente si tradurrebbe anche in HA e RI.
Praticare con impegno è importante per essere certi di ottenere SHU, ma lo è anche imparare da un
valido e bravo insegnante. Bisognerebbe ascoltare gli insegnamenti del proprio Sensei con apertura
mentale e praticare in modo di memorizzare le tecniche con il corpo. Una delle Organizzazioni che
al momento trasportano e cercano di trasmettere l’insegnamento di SHU è la Zen Nihon Kendo
Renmei Iai, per la quale gli esami stanno diventando sempre più importanti. Il manuale scritto da
tale Organizzazione spiega con grande cura e nei minimi dettagli l’essenza dei movimenti, così
come la distanza dagli avversari (MAAI), le altezze e gli angoli. Viene spiegato tutto in maniera
facile e comprensibile anche se penso sia meglio ricevere prima istruzioni sulle forme dal proprio
insegnante ed in seguito leggere accuratamente questo manuale. Leggere prima il manuale potrebbe
portare a preconcetti errati che renderebbero più complessa l’identificazione di eventuali errori nella
tecnica.
E’ importante comprendere che lo Iaido è una combinazione di ragionamenti logici e verità, e che
non è possibile alterarne le specifiche teoriche. In altre parole tali concetti hanno consistenza solo in
quanto connessi ed imprescindibili gli uni dagli altri.
Credo ciecamente che il modo in cui ci si comporta e ci si muove nello Iai non dovrebbe differire
dal modo in cui ci si muove e ci si comporta nella vita di tutti i giorni. Questo stato va’ applicato
ogni volta che ci sediamo, che ci alziamo, nei cambi di direzione, quando si cammina e in
qualunque altra azione si esegue ad esempio quando un ospite viene a trovarci a casa nostra.
L’unica differenza è che durante la pratica nel dojo abbiamo una spada inserita nella nostra cintura e
questa spada viene sfoderata e rinfoderata svariate volte. Bisogna essere sufficientemente
consapevoli che il modo in cui ci comportiamo tutti i giorni fuori dal dojo si manifesterà anche
quando eseguiremo un Embu. Se non si è consapevoli di questo, non importa quanto alto sia il
livello delle nostre forme, l’Embu risulterà scadente perché non abbiamo praticato abbastanza anche
nella vita di tutti i giorni. Con il risultato che gli esaminatori si accorgeranno immediatamente di
questa cosa.
I tre modi in cui si può allenare la propria mente nello Iai si basano sui concetti di saggezza,
benevolenza e coraggio, che sono i tre aspetti della sincerità. Attraverso la saggezza possiamo
distinguere la natura delle cose; attraverso la benevolenza possiamo realizzare il nostro cammino;
attraverso il coraggio riusciamo ad affrontare il nostro cammino. Le radici di questi aspetti
provengono dalle 5 virtù cardinali che gli uomini hanno ricevuto dai cieli: benevolenza, giustizia,
cortesia, saggezza e fedeltà. Visto che il cammino non è cambiato sin dai tempi antichi, è ancora da
considerarsi basato su queste virtù. Altre manifestazioni di queste virtù esistono, ad esempio, nella
relazione tra un padre ed il proprio figlio, tra un servo ed il proprio signore, nelle relazioni di
coppia, tra fratelli e tra amici.
Coloro che percorrono le proprie vite in accordo con questi 5 principi sono detti “essere sul giusto
cammino”. La fonte di questo comportamento proviene esclusivamente dalla sincerità. La forza
stessa che guida il nostro percorso proviene dalla sincerità, che è imparziale e pura. E’ stato detto
che “la sincerità è il mezzo che conduce ai cieli, e le persone che si sforzano di essere sincere
diventano il cammino stesso”. Di conseguenza, questo è il naturale percorso sul quale tutte le
persone dovrebbero procedere. Se si considera che lo Iai è un percorso attraverso il quale si ottiene
maestria su se stessi e su gli altri e si imparano le forme attraverso le quali lo spirito viene
dimostrato, è anche un modo per imparare queste 5 virtù. Bisogna focalizzarsi su benevolenza,
sincerità, resistenza, giustizia, coraggio, compassione, onore e vergogna, e riuscire a sviluppare un
senso di gratitudine.

Abbiamo consapevolezza della distanza (MAAI) quando sfoderiamo la spada?
L’abbigliamento e l’etichetta sono punti importanti durante un esaminazione. Un corretto modo di
vestirsi ed una corretta etichetta, possono essere ottenuti attraverso la pratica nella nostra vita di tutti
i giorni. Quando l’etichetta non viene rispettata non si può parlare di vero Iai. L’etichetta
comportamentale è spiegata in dettaglio all’interno del manuale prodotto dalla Zen Nihon Kendo
Renmei Iai. Anche se il manuale spiega nei particolari come utilizzare le dita delle mani, ho visto
più volte persone confuse da queste istruzioni un po’ “vecchio stile”, quindi è fondamentale avere la
massima cura nello studio di tale argomento.
Un dojo è un’area tranquilla in cui praticare l’essenza del Buddismo, è un posto sacro ed
inviolabile. Anche se lo stabile che ospita il vostro dojo non è nuovo, curato ed elegante, è
fondamentale mostrare rispetto all’interno di esso. Allo stesso modo dovreste condurre il vostro
stile di vita giornaliero basandolo su queste inviolabili regole di etichetta.
Nello Iai ci sono tre soggetti ai quali ci si inchina. Il primo inchino viene effettuato nei confronti
della divinità (o SHINZEN), in modo da favorire lo sviluppo di sentimenti di riverenza nei confronti
dell’Imperatore. Inchinarsi al proprio Sensei dovrebbe avere lo stesso significato di inchinarsi ai
propri genitori, favorisce lo sviluppo di un sentimento di pietà filiale. In ultimo, inchinarsi gli uni
nei confronti degli altri ha lo stesso significato di inchinarsi ai propri fratelli ed aiuta a costruire un
sentimento di fiducia. Se manifestiamo con questo stato mentale la nostra etichetta, potrà
sicuramente definirsi sincera.
Mio padre ha più volte considerato la frase “Ni-ku, San-ke” come estremamente importante e mi ha
chiesto di non dimenticarla mai. NI-KU fa riferimento ad uno stato d’animo di calma (Ochitsu-ku)
che uno dovrebbe ottenere quando inizia la pratica (Haya-ku), SAN-KE fa invece riferimento ai tre
concetti di Metsuke, Nukitsuke e Kiritsuke (Nota del traduttore: Questo era un gioco di parole
utilizzato dal padre dell’autore). Queste sono esattamente le parole ed i concetti che uno dovrebbe
fissare come punti chiave quando pratica lo Iai. Pertanto, sono esattamente i concetti sui quali mi
focalizzo durante un’esaminazione.
Un manuale è importante per capire il contesto di “Ni-ku, San-ke”. Per migliorare è necessario
liberarsi dai propri preconcetti ed approcciare il manuale sempre con apertura mentale, come se lo
stessimo leggendo per la prima volta. Anche agendo in questo modo potrebbe comunque capitare di
non accorgersi di alcuni concetti e particolari.
E’ importante liberarsi dai propri preconcetti anche dopo aver letto attentamente il manuale ed aver
visto il modo corretto di eseguire le tecniche dal nostro insegnante. Prendiamo ad esempio la frase
“Kisen o seishite (anticipare l’avversario)”. A che condizione si fa’ riferimento in questa frase?
Come ci si può confrontare con il proprio avversario? Come ci si comporta nel momento in cui si
diventa coscienti delle intenzioni del proprio avversario? Si sfodera la spada prima ancora che
l’avversario cominci a muoversi? Cosa significa sfoderare con JO-HA-KYU? Quest’ultimo
concetto fa riferimento al fatto che il movimento di estrazione comincia in maniera lenta e
controllata, facendo crescere la velocità gradualmente e arrivando in fine ad ottenere la velocità
massima nel momento in cui la spada abbandona il fodero. Non è corretto sfoderare velocemente
alla cieca, ma è meglio sfoderare compatibilmente con l’immagine mentale che abbiamo del
movimento del nostro avversario. Sono sicuro che tutti quanti sappiano questo, ma resta comunque
fondamentale continuare a leggere il manuale per fissare questo punto nella nostra mente.
Eseguire le tecniche simultaneamente al proprio Sensei consentirà al corpo di ricordarle e fissarle in
maniera naturale, cosa che verrà notata anche in sede di esame.
È sorprendente quanto raramente vengano prese in considerazione le parti supplementari del
manuale. La prefazione e le parti sul METSUKE e l’etichetta dovrebbero essere lette con
particolare cura ed attenzione. Prendiamo in considerazione, ad esempio, il 3° kata
“UKENAGASHI”. La spada viene sfoderata verso l’alto e vicina al corpo. In questo caso quanto
vicino al corpo e fino a che punto sopra la testa è necessario sfoderare la spada? Durante un esame
io controllo in maniera peculiare se è stato sufficientemente compreso che la parata
(UKENAGASHI) avviene nel momento in cui la spada abbandona la saya e simultaneamente
all’appoggiarsi del piede destro all’interno del sinistro.
Il modo corretto di eseguire la tecnica è di “utilizzare l’energia dell’impatto con la spada
dell’avversario per mandare il KISSAKI in alto e verso destra”. Avete sfoderato la spada nel modo
corretto? Avete fatto arrivare il kissaki nel punto giusto come risultato del naturale sfoderamento
della spada verso l’alto? Il fatto si debba cambiare posizione per direzionarsi verso l’avversario
nell’istante in cui pariamo significa che la parata non avviene quando siamo già rivolti verso di lui
ma leggermente prima. La tecnica del taglio lungo il kesa in questo kata non è diversa da quella del
5° kata (kesagiri) anche se siamo direzionati in maniera diversa.
Vorrei inoltre soffermarmi sul fatto che i 12 kata della Zen Nihon Kendo Renmei Iai sono tutti
connessi tra di loro. Portate particolare attenzione allo studio del MA e del MAAI, specialmente di
quest’ultimo. Se qualcuno mi chiedesse se sono in grado di visualizzare i miei avversari
immaginari, gli risponderei di no, ma sia che io stia eseguendo una tecnica in piedi o a sedere,
risponderei che il mio MAAI è corretto in modo da consentirmi di tagliare utilizzando il
MONOUCHI. Se possibile, consiglierei di allenarsi in coppia utilizzando dei bokuto per imparare a
comprendere meglio questo concetto.

10 punti da tenere in mente per l’esame da 8° dan

Nel maggio del 1976 ho fallito il mio esame da 7° dan a Kyoto. Sono riuscito a superarlo solo nel
novembre dello stesso anno a Fukushima. Nel torneo nazionale che ha avuto luogo il giorno prima
del mio esame ho visto lo Iaido di Kawaguchi Toshihiko Sensei, e quello è stato il momento in cui
ho avuto l’illuminazione. Fino a quel momento mi ero focalizzato soprattutto sul Kendo mettendo
lo Iaido in secondo piano. Ma dopo aver visto lo iaido di Kawaguchi Sensei mi sono vergognato di
aver conseguito il grado di 6° dan allenandomi solamente poche ore al mese. In quello stesso
momento sono stato sconvolto così tanto dalla stupefacenza del suo Iai da non poterlo descrivere a
parole.

Il giorno successivo, all’esame da 7° dan, mi trovavo in posizione 1A, Kawaguchi Sensei in
posizione 1B e Tamaki Sensei in posizione 1C (l’esame da settimo dan si esegue in 3 alla volta).
Cercate di immaginare come mi sono sentito. Fortunatamente, pur avendo praticato poche ore al
mese sono stato in grado di passare. Ma dentro di me ho provato un sentimento di profonda
vergogna. Dopo l’esame una vecchia conoscenza di mio padre, Sakamoto Kichiro Sensei, è venuto
da me dicendomi che secondo lui il livello tra me e Kawaguchi Sensei era più o meno lo stesso.
Non ho considerato nemmeno per un secondo questa sua affermazione. Ho chiesto a Kawaguchi
Sensei quanto fosse abituato a praticare Iaido e lui mi ha risposto “2 o 3 ore al giorno”. Appena
tornato a casa ho fatto un paio di calcoli che mi hanno portato a praticare per 6 ore al giorno nei
successivi 18 mesi. Immagino che io debba a questo evento quello che sono divenuto oggi.
Posso affermare con sicurezza che non sarei quello che sono se non avessi incontrato Kawaguchi
Sensei. Sono tuttora e sarò sempre grato dal profondo del mio cuore per l’istruzione ed il supporto
ricevuto da tutti i miei Sempai e Sensei, per la cooperazione e l’amicizia dei miei compari e per la
considerazione ed il supporto della mia famiglia che mi ha consentito di praticare. Sono determinato
a trasmettere tutto quello che ho ricevuto ed imparato a più persone possibile.

Vorrei concludere elencando i punti che ho selezionato per coloro che hanno intenzione di provare a
dare l’esame da 8° dan. Sarei onorato e felice se utilizzaste questi punti come linee guida per la
vostra preparazione.

1. Liberatevi dei preconcetti ed imparate con la mente del principiante
2. Studiate e praticate allo stesso tempo
3. Perseverate
4. Potenziate il vostro corpo senza abusarne
5. Siate logici in quello che domandate quando lo domandate
6. L’allenamento ha un inizio ma non una fine
7. Nell’allenamento esiste solamente SHU, non esistono HA e RI
8. Convincetevi che ragionamento logico e verità coincidono
9. Assicuratevi che il vostro Iai dimostri umiltà ed educazione
10. Assicuratevi che il vostro Iai dimostri un corretto comportamento

Se desiderate imparare il BUDO, in particolare lo Iai, è importante prima di tutto comprendere il
concetto di KOKORO (mente). È la mente a determinare le nostre azioni, che si trasformano in
abitudini e sono queste stesse abitudini a formare il carattere di una persona; infine è il carattere che
determina il nostro destino. Fintanto che sarò in grado di allenarmi sarei felice di stringere amicizia
con tutti i praticanti e contribuire allo sviluppo dello Iaido.

Traduzione dall’inglese all’italiano a cura di Andrea “Settiman” Setti – Prima traduzione dal
giapponese all’inglese e revisione a cura di Chris Mansfield and Andy Watson

Luglio 2012

© Chris Mansfield 2012
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