A che punto è la causa di Vincent#Lambert - communitylacroce.it

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A che punto è la causa di
Vincent#Lambert
A che punto è la causa di Vincent#Lambert

di Davide Vairani ⌋ “La Croce”quotidiano ⌋ 31 maggio 2018

Il 26 maggio doveva aver luogo la grande visita medica
disposta dal giudice di Châlons-en-Champagne, ma quel che si
sa dalle fonti accreditate è che i genitori di Vincent hanno
ricusato l’équipe per ragioni inerenti alla sua composizione.
La madre Viviane aveva precedentemente dichiarato di aver
riposto molte speranze in questo momento di rivalutazione del
caso del figlio.

                   “Gli avvocati dei genitori di Vincent
                   Lambert e di due tra i suoi fratelli e
                   sorelle hanno presentato giovedì scorso una
                   mozione per ricusare i tre esperti nominati
                   dal presidente della corte di Châlons-en-
                   Champagne”.
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Sono gli amici di Vincent a darne notizia sul sito
www.jesoutiensvincent.com il giorno stesso, giovedì 24 maggio.
La notizia viene riportata lo stesso giorno solamente da
alcune testate giornalistiche francesi a tiratura regionale,
relegandola tuttavia tra le brevi, minuscoli trafiletti che
riprendono il comunicato degli amici di Vincent corredati da
note e link esplicativi della lunga e triste vicenda medico-
giudiziaria che dal 2008 si trascina.

Solamente il giorno dopo alcune testate nazionali rilanciano
la notizia (“Le Monde” e “Paris Match”) e aggiungono una
informazione nuova:“Une expertise médicale de Vincent Lambert,
qui devait avoir lieu samedi à l’hôpital de Reims, a été
reportée après une demande de récusation des avocats des
parents qui contestent la composition de l’équipe d’experts,
a-t-on appris vendredi de sources concordantes”. Lunedì 28
maggio, dunque, era prevista una visita medica dei tre esperti
all’ospedale di Reims – dove è ricoverato Vincent – per
produrre l’expertise, la valutazione tanto attesa. Gli
avvocati dei genitori di Lambert tre giorni prima presentano
una mozione di ricusazione: in sostanza chiedono al presidente
del tribunale di cambiare i nominativi del collegio medico al
più presto. Nulla sul sito ufficiale del tribunale di Châlons-
en-Champagne, nulla di nulla sui siti istituzionali.

Per chi da tempo segue l’affaire Lambert, stupisce il
silenziatore mediatico che negli ultimi tempi viene posto
dalla stampa nazionale circa gli sviluppi di questa triste e
penosa vicenda.

Sembra quasi che si voglia dare l’idea che il destino di
Vincent sia miserabilmente e vigliaccamente legato ad un
puntiglioso e irritante batti e ribatti in aule giudiziarie
tra parenti che non vanno d’accordo tra loro, mentre sullo
sfondo resta immutata la sorte già scritta di una persona di
42 anni che attende solo che qualcuno stacchi tutto e ponga
fine ad un calvario lungo dieci anni.
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Idea che – evidentemente – fa gioco a quanti stanno spingendo
in ogni modo per modificare la Loi Lionetti sul fine vita
nella direzione di uno sdoganamento legislativo a favore
dell’eutanasia e del suicidio assistito e che per questo
motivo hanno bisogno di un vasto consenso popolare. Vincent
Lambert è il cavallo di Troia perfetto – da questo punto vista
– per raggiungere l’obiettivo facendo leva sulle emozioni
popolari. Dal 2008 costretto in un letto d’ospedale a seguito
di un incidente, entrato in coma per alcuni mesi, la moglie
Rachel schierata da sempre per porre fine ad un corpo senza
più anima (nominata tutore legale), i genitori che ingaggiano
una battaglia legale per fermare ogni tentativo di sancirne
l’”ostinazione irragionevole”, cioè l’accanimento terapeutico,
i sette fratelli e sorelle di Vincent schierati difformemente
con l’una e l’altra delle parti. “Per pietà di Vincent,
lasciatelo morire con dignità e in pace!”, ha recentemente
dichiarato Jean-Luc Romero, presidente dell’“Association pour
le droit de mourir dans la dignité“ (ADMD), che in questi mesi
ha promosso una poderosa campagna di comunicazione per
introdurre nella legislazione francese una serie di misure per
“aider à la mort”: più di 2.000 piazze delle principali città
francesi, insieme ad una decina di altre associazioni e gruppi
informali, politici e deputati (per lo più aderenti alla
maggioranza nel gruppo di Macròn), artisti e personaggi
pubblici coinvolti in centinaia di incontri pubblici.

La realtà è sempre più complessa rispetto a come vogliamo
rappresentarla. Facciamo un passo indietro per capire che cosa
è accaduto.

Un collegio di tre medici esperti era stato nominato mercoledì
02 maggio con il compito di valutare se “il quadro clinico” di
Vincent – ricoverato in uno stato vegetativo presso l’ospedale
universitario di Reims – si sia evoluto dall’ultima
valutazione clinica effettuata nel 2014”. “L’ordinanza in
merito alla nomina del gruppo di esperti è stata presa“ e “gli
esperti devono presentare la loro relazione entro un mese”, ha
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affermato giovedì 3 maggio il tribunale amministrativo     di
Chalons-en-Champagne (Marne): una volta consegnata         la
valutazione clinica, una nuova udienza dovrà decidere      se
confermare o annullare la decisione dell’ospedale          di
interrompere il trattamento.

Questi tre medici (“qualificati in neurologia o in medicina
fisica e riabilitazione”) dovranno dire se “le condizioni di
salute del paziente” – tetraplegico dopo un incidente stradale
nel 2008 – si sono evolute in senso positivo o meno
dall’ultima valutazione effettuata nel 2014 dal Consiglio di
Stato”, secondo l’ordine amministrativo emesso il 20 aprile
2018. Il rapporto del 2014 aveva evidenziato il danno
irreversibile al cervello di Vincent Lambert e il
deterioramento clinico della sua condizione come indicatori di
una “mauvais pronostic clinique”, secondo il Consiglio di
Stato. Questa decisione del tribunale Chalons-en-Champagne
arriva a seguito di dell’istanza di ricorso presentata in data
19 aprile dai genitori di Lambert (recours en référé
libertés), finalizzata a sospendere l’ennesima sentenza di
morte per Vincent stabilita, decretata e in fase di
attuazione. Dopo una quarta procedura collegiale, infatti, il
dottor Vincent Sanchez dell’Ospedale dell’Università di Reims
– dove è ricoverato Vincent – aveva deciso in data 9 aprile la
cessazione delle cure per “ostinazione irragionevole” ,
seguendo l’iter formale previsto dalla “Loi Lionetti”, la
norma francese che regola attualmente la sospensione delle
cure palliative per i malati terminali. Ma la sua attuazione
era stata sospesa proprio a motivo dell’accoglimento
dell’istanza di ricorso di cui stiamo scrivendo. Accoglimento
temporaneo, vincolato appunto dal tribunale all’acquisizione
di nuove valutazioni mediche prodotte dal collegio dei tre
esperti appositamente nominato.

Così decreta il tribunale: “Le tribunal, après avoir écarté
l’ensemble des moyens de procédure invoqués par les
requérants, a estimé nécessaire, pour statuer sur le bien-
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fondé de leur requête, d’avoir recours à une expertise qui
devra déterminer si le tableau clinique que présente M.
Vincent Lambert a évolué depuis 2014, date de la dernière
expertise réalisée par le Conseil d’État. Les experts devront
également dire, dans l’hypothèse où ils constateraient une
évolution, si elle est positive ou négative. Une seconde
audience permettant de statuer définitivement sur les demandes
dont est saisi le tribunal administratif aura lieu après que
les experts aient rendu leur rapport”.

Il tribunale, avendo respinto tutti i motivi procedurali
invocati dai ricorrenti, ha ritenuto necessario, al fine di
pronunciarsi sul merito della loro richiesta, di ricorrere ad
una perizia che dovrà determinare se il quadro clinico di
Vincent Lambert si è evoluto dal 2014, data dell’ultima
valutazione di esperti richiesta dal Consiglio di Stato. Gli
esperti dovranno anche dire, nel caso in cui dovessero
constatarne un’evoluzione, se essa sia positiva o negativa.
Una seconda udienza per decidere in via definitiva in merito
alle richieste del quale è stato investito il tribunale
amministrativo avrà luogo dopo      che   gli   esperti   hanno
presentato la loro relazione.

Nell’ordinanza, il tribunale si premurava di indicare
espressamente una metodologia precisa che il collegio dei
medici avrebbe dovuto rispettare: “Les experts devront
rencontrer l’équipe médicale, le personnel soignant chargé
de   M.    P…J…,   ainsi    que l’ensemble    des    parties
qui   le    souhaitent.    Ils   pourront    consulter    tout
document, procéder à tout examen ou vérification utiles et
entendre toute personne compétente. Ils accompliront leur
mission dans les conditions prévues par les articles R. 621-2
à R. 621-14 du code de justice administrative et rendront leur
rapport dans un délai d’un mois à compter de leur
désignation“. I medici dovranno sostanzialmente raccogliere
tutte le evidenze mediche prodotte in questi anni, incontrare
l’equipe medica di Reims, nonchè tutte le parti coinvolte
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nell’affaire Lambert, cioè i genitori da una parte e la moglie
Rachel dall’altra. Tempo massimo concesso: 30 giorni.

Dunque, facendo due conti, il collegio dei tre esperti avrebbe
dovuto consegnare al tribunale la valutazione richiesta
attorno alla fine di maggio o al massimo ai primi giorni di
giugno.

Per quale   motivo gli avvocati dei genitori di Vincent Lambert
e di due     tra i suoi fratelli e sorelle si sono trovati
costretti   a presentare una mozione per ricusare i tre esperti
nominati?   Dalle poche informazioni che si possono raccogliere
qua e là,   risultano con chiarezza tre punti nodali.

Il primo: “nessuno di loro ha alcuna competenza nei pazienti
EVC (stato vegetativo cronico) ed EPR (stato ipo-
relazionale)”. Il secondo: “Oltre al fatto che gli esperti
nominati non hanno esperienza nella cura dei pazienti nella
situazione di Vincent – si legge sempre sul sito –, gli stessi
rifiutano un approccio di metodo basato sulla discussione
contraddittoria tra esperti, specialisti e componenti della
famiglia”. Terzo:“I tre medici vorrebbero svolgere una
valutazione in un solo giorno per presentare la loro relazione
in modo affrettato”. “Non è immaginabile che un paziente nelle
condizioni di Vincent venga valutato in un solo giorno, ma
solo in una dinamica di diverse settimane per poterne valutare
la condizione effettiva” – ha commentato sulla stampa locale
francese Jean Paillot, uno del gruppo di avvocati dei genitori
di Vincent, aggiungendo che la data dell’udienza finale
davanti al tribunale amministrativo non è ancora nota -. “O la
corte conferma gli esperti o li cambia”. “Non ci arrendiamo e
vogliamo una vera e chiara valutazione medica, non
un’expertise sciatta”, ha affermato. Per la verità, a non
essere noti alla stampa, sono anche i nomi e i cognomi dei
medici nominati dal tribunale.

Accuse molto pesanti e gravi che – se dovessero corrispondere
alla realtà – getterebbero molto più che semplici sospetti
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sulle modalità con le quali il sistema medico-sanitario
francese si approcci al tema del fine vita. In tutta questa
penosa faccenda – ad esempio – non si fa minimamente cenno
alle cure palliative, cioè a piani di intervento
personalizzati che permetterebbero ai pazienti di essere
assistiti ed accompagnati verso la fine naturale della vita.
Non si fa minimamente cenno – ad esempio – ai dati di fatto
che i genitori di Vincent più e più volte hanno mostrato
attraverso video nei quali si vede Lambert deglutire, fare
cenni con gli occhi e brevi movimenti del corpo quali risposte
a domande poste dagli stessi. Non si fa minimamente cenno – ad
esempio – del fatto che Vincent non è attaccato ad alcun
macchinario che lo tiene in vita. Vincent respira
autonomamente.

Che cosa è allora la vita? Nella ricusazione c’è un passaggio
chiave: “nessuno di loro ha alcuna competenza nei pazienti EVC
(stato vegetativo cronico) ed EPR (stato ipo-relazionale)”.

Che cosa significano questi termini e questi acronimi? Il
termine stati “EVC-EPR” definisce l’evoluzione estrema di
alcune lesioni cerebrali acquisite (CLA), inclusa quella di
alcune lesioni alla testa particolarmente gravi, che non hanno
esclusività; queste condizioni sono possibili dopo l’ictus,
arresto cardiaco, ecc. “EVC” (o stato vegetativo cronico) si
caratterizza per la completa scomparsa di possibilità
relazionali e di funzioni vegetative persistenti necessarie
per la vita (cardiaca, respiratoria, renale, gastrointestinale
ecc …). L’assenza di possibilità relazionali potrebbe far
credere nella morte del cervello. Tuttavia, questo non è il
caso, e le moderne tecniche di esplorazione in soggetti EVC
hanno, al contrario, dimostrato che il loro cervello rimane in
gran parte funzionale. Questo è il motivo per cui il termine
“EVC”, che ha una connotazione molto negativa, dovrebbe essere
sostituito da “sindrome non verbale”, proposto dal Prof.
Cohadon (Bordeaux) nel 2010. Tuttavia, il termine “EVC”,
utilizzato in Francia da quasi 50 anni, rimane ampiamente
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utilizzato. “EPR “(o stato ipo-relazionale) corrisponde a uno
stato di coscienza molto alterato ma che consente vere
capacità comunicative (relazionali) e verificabili
dall’entourage immediato (medico e/o familiare in
particolare). Va sottolineato che i pazienti con “EVC-EPR” non
sono alla fine della vita: per vivere essi hanno solo bisogno
di assistenza infermieristica e dall’acqua e dalle razioni
caloriche necessarie quotidianamente. Inoltre, in questi casi
estremi non c’è alcuna prova dell’assenza totale o molto
limitata della vita psichica, nessuno può dire se la loro vita
sia “valida”, neutra, dolorosa, sofferente. Si capisce –
dunque – quanto il destino di Vincent sia legato alla
valutazione medica dei tre esperti nominati dal tribunale. E
si capisce, pertanto, le preoccupazioni da parte dei genitori
di Vincent che hanno portato all’ennesimo gesto di
ricusazione, con la speranza che – una volta per tutte – la
medicina e la scienza siano oneste e leali nel decretare la
situazione reale di Vincent.

“Considerando che, al fine di valutare se le condizioni per la
cessazione del trattamento salva-vita siano soddisfatte nel
caso di un paziente che soffre di una grave lesione cerebrale,
qualunque sia la causa, o nel caso di un paziente che si trova
in uno stato vegetativo o in uno stato di coscienza minima –
che lo rende incapace di esprimere la propria volontà e il cui
mantenimento dipende da un modo artificiale di alimentazione e
idratazione – il medico responsabile deve basarsi su un
insieme di elementi (medici e non medici), il cui peso
rispettivo non può essere predeterminato e dipende dalle
circostanze di ciascun paziente, portando ad affrontare in
ogni situazione la sua specifica singolarità; le prove mediche
devono coprire una lungo periodo di osservazione, essere
analizzate collettivamente e devono riguardare in particolare
la condizione attuale del paziente, l’evoluzione del suo stato
dato il verificarsi di infortunio o malattia, sulla sua
sofferenza e la prognosi clinica”.
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Pagina 5 dell’ordinanza del tribunale che affida al collegio
dei tre medici l’ònere della valutazione della situazione di
Vincent.

“Tutta la terra desidera il
Tuo Volto”
“Tutta la terra desidera il Tuo Volto” – #frammenti

Giovedì 31 Maggio 2018
S. Silvio di Tolosa; S. Petronilla
VISITAZIONE B. V. MARIA
Sof 3,14-17 opp. Rm 12,9-16b; Cant. Is 12,2-6; Lc 1,39-56
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+ Dal Vangelo secondo Luca 1,39-56
In quei giorni Maria si alzò e andò in
fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda. Entrata nella casa di
Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria,
il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed
esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio
Signore venga da me? Ecco, appena il tuo
saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino
ha sussultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell’adempimento
di ciò che il Signore le ha detto». Allora
Maria disse: «L’anima mia magnifica il
Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio
salvatore, perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. D’ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata. Grandi
cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo
è il suo nome; di generazione in
generazione la sua misericordia per quelli
che lo temono. Ha spiegato la potenza del
suo braccio, ha disperso i superbi nei
pensieri del loro cuore; ha rovesciato i
potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha
rimandato i ricchi a mani vuote. Ha
soccorso Israele, suo servo, ricordandosi
della sua misericordia, come aveva detto ai
nostri padri, per Abramo e la sua
discendenza, per sempre». Maria rimase con
lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Solo Dio sazia e può saziare gratuitamente il cuore dell’uomo.
È questo che accadde precisamente quel giorno in cui Maria,
dopo l’annuncio dell’Angelo, commossa e mossa da operosa
gratuità, si spinse fino alla casa di Elisabetta portando nel
suo grembo Gesù, aurora della salvezza. Nostro padre Ambrogio
commenta l’episodio evangelico con queste parole: “Donde a me
questo?”. Come se dicesse: Che grande favore è quello che mi
accade, che la madre del mio Signore venga da me! Non riesco a
comprenderlo. Per quale virtù, per quali buone opere, per
quali meriti?” (S. Ambrogio, Expositio Evangelii secundum
Lucam, II, 19: 24-26).

Uno stupore analogo a quello che riempì Elisabetta per il dono
della visita di Maria, che portava a compimento la storia di
salvezza del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ha
colmato il cuore di molti quando hanno incontrato Monsignor
Luigi Giussani. Il dono (carisma) fatto a questo grande
sacerdote educatore ha reso umanamente persuasiva e perciò
incisiva la grazia della fede.

“Troppo perde il tempo chi ben non t’ama, dolce amor Jesù”. Il
tempo sarebbe sprecato se lo stupore dell’incontro non
diventasse incessante domanda. Supplica tenace di riconoscere
Cristo presente nella Sua Chiesa e presente per il bene del
mondo. Tutto, proprio tutto dell’umano sta a cuore al
cristiano. A lui, come disse Don Giussani, “interessa tutto
l’esistente e tutta l’esistenza“.

Card. Angelo Scola, Omelia Messa della Beata Vergine Maria di
Lourdes, Milano, 11 febbraio 2014

“È inconcepibile la Madonna se non come figura piena della
preghiera in atto. Infatti la preghiera in atto è la coscienza
di sé, la coscienza del rapporto di sé col proprio destino, e
per questo è l’unico atteggiamento dignitoso della vita
dell’uomo, dove la vita dell’uomo si realizza secondo tutta la
sua statura“

Luigi Giussani, Tutta la terra desidera il Tuo Volto
“Prostràti a Dio”
“Prostràti a Dio” – #frammenti

Mercoledì 30 Maggio 2018
S. Giovanna d’Arco; S. Ferdinando III; S. Giuseppe Marello
8.a di Tempo Ordinario
1Pt 1,18-25; Sal 147; Mc 10,32-45

+ Dal Vangelo secondo Marco 10,32-45
In quel tempo, mentre erano sulla strada
per salire a Gerusalemme, Gesù camminava
davanti ai discepoli ed essi erano
sgomenti; coloro che lo seguivano erano
impauriti. Presi di nuovo in disparte i
Dodici, si mise a dire loro quello che
stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a
Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà
consegnato ai capi dei sacerdoti e agli
scribi; lo condanneranno a morte e lo
consegneranno ai pagani, lo derideranno,
gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e
lo uccideranno, e dopo tre giorni
risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e
Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli:
«Maestro, vogliamo che tu faccia per noi
quello che ti chiederemo». Egli disse loro:
«Che cosa volete che io faccia per voi?».
Gli risposero: «Concedici di sedere, nella
tua gloria, uno alla tua destra e uno alla
tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non
sapete quello che chiedete. Potete bere il
calice che io bevo, o essere battezzati nel
battesimo in cui io sono battezzato?». Gli
risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse
loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo
berrete, e nel battesimo in cui io sono
battezzato anche voi sarete battezzati. Ma
sedere alla mia destra o alla mia sinistra
non sta a me concederlo; è per coloro per i
quali è stato preparato». Gli altri dieci,
avendo sentito, cominciarono a indignarsi
con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li
chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che
coloro i quali sono considerati i
governanti delle nazioni dominano su di
esse e i loro capi le opprimono. Tra voi
però non è così; ma chi vuole diventare
grande tra voi sarà vostro servitore, e chi
vuole essere il primo tra voi sarà schiavo
di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti
non è venuto per farsi servire, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto
per molti».
Chiamati a libertà sperimentiamo d’essere schiavi di noi, come
‘obbligati’ alla parzialità delle nostre idee, delle nostre
idee, dei nostri giudizi, dei nostri pensieri, dei nostri
progetti. Delle ore, dei minuti, delle parole, delle ‘nostre’
cose. Afferrati dalle catene della carne soggiogata alla
morte. Schiavi del peccato, la ‘ferita’ che ci obbliga a
fissare lo sguardo nell’angusto orizzonte di due poveri occhi
spenti.

In noi è vergato un disegno originario, d’amore e di
donazione, ma non possiamo realizzarlo. Sbattiamo contro un
muro e, alla fine, i limiti che ci racchiudono si trasformano
in regole di giustizia, confini ben limitati del dovuto e del
buono.

Oltre? Impossibile. La carne rende impotente ogni tentativo di
varcare il limite. Di là, dove ‘è’ l’altro, c’è il baratro, la
buia morte, ed essa è inaccettabile. Imprigionati in un
desiderio strozzato che si fa sentire, pungente, nell’ansia di
primeggiare, d’essere sempre in prima fila, e far breccia nei
cuori altrui, e potere, e prestigio, e denaro.

Siamo tutti così. Mentre la vita ogni giorno ci porta a
Gerusalemme; ogni giorno, come una risacca, riemerge in noi il
medesimo desiderio, la solita concupiscenza: alla destra e
alla sinistra del potere, finalmente strappati alla precarietà
d’una vita grigia spesa a eternizzare la morte della routine.
Nel Vangelo di oggi appare un calice, quello di Gesù, il segno
della sua passione d’amore inchiodata ad un legno. Bere quel
calice è la via alla realizzazione del destino segnato in
ciascuna nostra cellula. Uscire dalla parzialità d’una vita
inginocchiata davanti agli idoli del mondo non è nelle nostre
mani. Per questo ci viene porto un calice, in ogni eucarestia,
in ogni evento della nostra vita, il suo sangue versato per
noi, la sua vita offerta per il nostro riscatto.

“Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per
voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella
carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre
e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella
del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità
che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore”
(Benedetto XVI).

“C’è però una ferita nel cuore, per cui nell’uomo qualcosa si
distorce ed egli non riesce con le sue sole forze a permanere
nel vero, ma fissa l’attenzione in cose particolari e
limitate. Il disegno originario, ciò per cui l’uomo è creato,
è stato alterato dall’uso arbitrario della libertà; gli uomini
tendono così ad un particolare che, sganciato dal tutto, viene
identificato con lo scopo della vita… Uscire da questa
parzialità non è nelle nostre mani: nessuno di noi riesce da
solo a riportarsi ad uno sguardo vero sul reale”.

Luigi Giussani, Generare tracce nella storia del mondo
Le cose ti vengono a cercare
e non chiedono permesso
Le cose ti vengono a cercare e non chiedono permesso

“Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono
a cercare.
Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo
non sei più uguale.
A quel punto le soluzioni sono due:
o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le
affronti.
Qualsiasi soluzione tu scelga, ti cambia,
e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in
male”.
Giorgio Faletti

Le cose che ti vengono a cercare non chiedono permesso.
Accadono e basta.
Ed hai bene a dir di no, che non eri pronto e, forse, non
lo sarai mai.
Accadono e basta.
A volte si propongono con la leggerezza di una piuma, i
colori di un’alba e di un tramonto,
di un amore che ti prende per mano, di un figlio che
nasce.
Ed è talmente troppo che non puoi far altro che lasciarti
avvolgere da quell’abbraccio.
Altre irrompono con la violenza di un terremoto che
stravolge tutto ciò che pensavi fosse tuo,
che niente e nessuno avrebbe intaccato. Hanno i colori
della sofferenza e del dolore, della morte.
Ed è talmente troppo che vorresti scappare da
quell’abbraccio.

Le cose che ti vengono a cercare non chiedono permesso.
Accadono e basta.

In entrambe i casi sei chiamato a scegliere “chi e cosa”
vuoi essere.
A partire da te, senza se e senza ma.

“Resilienza” significa, in qualche modo, ammettere che i
dolori esistono e ci sono due modi per affrontarli:
facendosi travolgere dal dolore oppure attraversandolo e
lasciandosi attraversare.
Con rispetto.

Celeste

“Mi vivi dentro”
Davide Vairani, 26 febbraio 2018
“Nel libro, ‘la storia di un amore normale in cui c’è la
vita di due come ce ne sono tanti’, il racconto del ‘dopo’
si intreccia con quello dell’ultimo mese e mezzo della vita
di sua moglie. Ma niente è cupo, e su più di una pagina si
ride davvero. Sulla copertina c’è disegnata una farfalla,
come quella che, bianca, Alessandro ha incontrato in
diverse occasioni, dopo che Francesca se n’è andata. ‘Ho
pudore, non voglio passar per matto. E poi, per carità, mi
puoi dire che le farfalle esistono anche a Milano, e io
alzo le mani’.

Alessandro Milan

⇒ Leggi l’articolo
“Il centuplo”
“Il centuplo” – #frammenti
Martedì 29 Maggio 2018
S. Massimino; S. Orsola (Giulia) Ledochowska

8.a di Tempo Ordinario
1Pt 1,10-16; Sal 97; Mc 10,28-31

+ Dal Vangelo secondo Marco 10,28-31
In quel tempo, Pietro prese a dire a
Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto
e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose:
«In verità io vi dico: non c’è nessuno
che abbia lasciato casa o fratelli o
sorelle o madre o padre o figli o campi
per causa mia e per causa del Vangelo,
che non riceva già ora, in questo tempo,
cento volte tanto in case e fratelli e
sorelle e madri e figli e campi, insieme
a persecuzioni, e la vita eterna nel
tempo che verrà. Molti dei primi saranno
ultimi e gli ultimi saranno primi».

Dio non si lascia superare in
generosità.
Chi lascia per lui, trova il centuplo,
già in questa vita.
C’è però questa aggiunta che Gesù non
risparmia:
«Insieme con le persecuzioni».
E uno potrebbe chiedersi: il Signore è
patito di persecuzioni?
No,   il    Signore    ha   patito   le
persecuzioni, calici che avrebbe
desiderato che passassero da lui,
ma che ha bevuto trasformando l’amaro in
amore e l’assurdo in redenzione.
Fissiamo gli occhi su di lui perché le
persecuzioni in questo mondo ci saranno,
ma se non permettiamo a lui di
trasformare il loro amaro in amore,
non l’avremmo veramente seguito.
#RobertCheaib
Gesù è la vita eterna, è il compimento, è già il compimento.
L’eterno è già in questa vita – Evangelium vitae -, l’eterno è
già esperienza di questa vita e si chiama Gesù; è Gesù il
problema, cioè è Gesù il termine.
È questa vita e la vita eterna, nello stesso tempo.
E il centuplo in questa vita… per san Pietro, per san Giovanni
o per Andrea, quell’uomo lì era il centuplo quaggiù:
era cento volte la loro moglie e i loro figli, cento volte!
E, oltre le cento volte, c’era un abisso dentro
quella persona: era Lui.
Ma questo sacrificio senza ritorno aveva un grande ritorno: si
trovavano a pensare alle loro mogli, ai loro figli, ai loro
amici con una tenerezza che non avevano mai provato, e che in
certe pagine si sente, come la pagina bellissima del
centurione e del suo servo: è umano o no il paragone di un
signore che abbia un servo che ami come se stesso? Che ama di
più che un figlio, perché è più che figlio, fedele a lui più
che un figlio, no?
Per capire, comunque, il significato di questa parola
«centuplo» bisogna guardare in faccia le nostre esperienze di
uomini. È un’esperienza umana quella da cui capisci cos’è il
tuo rapporto con Gesù: «Pur vivendo nella carne, io vivo nella
fede del figlio di Dio.
Luigi Giussani, Vivendo nella carne
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