Visioni toscane Dino Migliorini

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Visioni toscane Dino Migliorini
Visioni toscane
Dino Migliorini
Visioni toscane Dino Migliorini
Con questa mostra dedicata a Dino Migliorini,
La Soffitta porta a Sesto Fiorentino le opere e le
visioni di un artista legato indissolubilmente alla
Toscana, al suo paesaggio, ai tratti senza tempo
della vita e della quotidianità delle campagne.
La raccolta di opere esposte attraversa oltre
quattro decenni di attività di questo artista,
permettendo di scoprire l’evoluzione dello stile
pittorico e le influenze che ne hanno segnato il
percorso.
Un viaggio che passerà per i colori della nostra
regione e, in particolare, delle campagne che
circondano Firenze, le cui suggestioni sono
immortalate e reinterpretate dalla pennellata di
Migliorini, dall’uso sempre originale del colore
e della resa delle ombre.
Ancora una volta le opere di un grande artista
trovano casa nella nostra città, in uno spazio
che per tanti sestesi è il luogo in cui si rinnova,
anno dopo anno, mostra dopo mostra, un
appuntamento speciale con l’arte, grazie alla
passione di Francesco Mariani e di tutto il
gruppo che da tanti anni anima La Soffitta.

Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino

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Visioni toscane Dino Migliorini
Un Maestro, indubbiamente, Dino             Appena entravi, oltre alle tende
Migliorini, conosciutissimo in tutta        giallastre scolorite dal sole, notavi
Firenze e non solo.                         che le pareti e anche il piccolo
Pensando al mio primo incontro con          paravento che usava per cambiarsi
lui, ricordo la sua figura che si           erano pieni di nomi e numeri
muoveva avanti e indietro per vedere        telefonici. Si, un modo pratico di non
meglio quello che stava dipingendo.         dimenticare…
Piccoli passi, quasi un ritmo che faceva    E’ qui che io ho passato i miei anni di
un tutt’uno con la sua mano che si          vicinanza con lui.
muoveva veloce sulla tela portando          Un vero maestro che non ha mai
piccoli tratti di colore spesso e non       voluto che imparassi a dipingere
diluito.                                    rifacendo i paesaggi e le nature
Questo per creare quella condizione         morte oggetto delle sue opere.
“materica” così caratteristica delle sue    Voleva che esprimessi il mio sentire e
opere dove, spesso, senza sfumature,        non il suo e questo suo modo lo
il colore contrasta con altre tonalità.     applicava non dandomi consigli
Lui, che alto non era, si muoveva sulle     puramente tecnici, ma lasciandomi
sue ciabatte ormai non più bianche          libera di esprimermi e poi guardando
(di quelle chiuse con i buchini, alla       ciò che facevo.
dott. Scholl per capirci); poi se alzavi    Allora mi faceva notare ora la
lo sguardo vedevi pochi centimetri dei      “pesantezza” e lo squilibrio in un
suoi pantaloni sommariamente                punto della composizione, ora come
arricciati e ancora un grembiule che,       il colore risultava “sordo”, ora come
compresa la pettorina, lo copriva quasi     dovevo aggiungere elementi per
interamente.                                accentuare dei “punti di forza”…
Su questo gli strati di colore e i pochi    Chi l’ha conosciuto ricorderà la sua
lavaggi non permettevano più alla           simpatia e il suo modo di intercalare
stoffa di essere morbida.                   con grosse e fragorose risate a cui
Il maestro si muoveva in questo             non mancava mai di aggiungere quel
piccolo regno che era il suo studio;        suo gesto particolare di toccarsi il
piccolo, ma da sogno. Da quello si          naso afferrandolo.
accedeva a un terrazzo sui tetti e con      Questo avveniva soprattutto quando
lo sguardo abbracciavi tutto di Firenze.    parlava della sua vita e delle bravate
Questo era lo spazio più in alto            fatte con altri artisti fiorentini.
dell’antica casa-torre dei Cerchi in via    Mi parlava spesso di Ottone Rosai, di
Condotta dietro piazza Signoria.            Ardengo Soffici e di Baccio Maria
C’era anche un altro locale che faceva      Bacci che aveva conosciuto e della
parte dello studio, molto più grande,       loro pittura.
bellissimo, tutto a vetri, ma quello era    Inoltre con me amava intavolare
riservato a chi, come me, andava da lui     discorsi che spesso finivano in accese
“a bottega” per dipingere.                  discussioni su alcune correnti
 In verità non aveva allievi se non Paola   filosofiche e sull’importanza del
che lo seguiva ormai da molti anni.         lavoro artistico come aspetto finale
Questo era anche il luogo dei suoi          di un’idea forte e realmente sentita.
momenti di riposo.                          Grazie di cuore Maestro Migliorini.

                                                              Luisa Del Campana
                                                                                  3
Visioni toscane Dino Migliorini
Nel 1937 conosce Ardengo Soffici (1879-
Biografia                                                                                1964), suo compaesano e suo punto di
a cura di Giovanni Graziano                                                              riferimento artistico.
                                                                                         Sul finire degli anni ’30 Migliorini comincia a
                                                                                         frequentare anche Ottone Rosai (1895-1957) e
                                                                                         le “Giubbe Rosse”, abituale ritrovo di artisti ed
                                                                                         intellettuali fiorentini.
                                                                                         Nel 1938 realizza l’affresco “Il buon
                                                                                         Samaritano”, nella sacrestia della chiesa di
                                                                                         Santa Maria a Ricorboli in Firenze; la
Dino Migliorini nasce “settimino” il 17                                                  fotografia dell’opera è pubblicata su
febbraio 1907 in un’umile famiglia di coloni,                                            “L’Avvenire d’Italia”. Nello stesso anno a
nel podere “La Badiuzza”, nei pressi di San                                              Rignano il Cav. Rodolfo Bruschi organizza una
Donato in Collina, frazione del Comune di                                                mostra d’arte “per incoraggiare un cittadino
Rignano sull’Arno (FI). Frequenta fino alla                                              nato ed allevato nel nostro Comune: Dino
terza classe la scuola elementare della limitrofa                                        Migliorini il quale da modesto agricoltore si
Troghi e mostrando una precoce abilità per il                                            avvia a raggiungere la meta, con
disegno è avviato giovanissimo agli studi                                                l’incoraggiamento di abili Maestri, il Prof.
artistici, grazie all’interessamento della contessa                                      Ardengo Soffici anch’Esso nato a Rignano e
Giulia Corinaldi Padoa della vicina “Villa di                                            l’Esimio Prof. Baccio Maria Bacci Presidente
Torre a Cona”. Dario Buschini, un pittore post-                                          del Sindacato Ingegneri e Architetti di Firenze”.
macchiaiolo reduce dalla I guerra mondiale, è il                                         Nel 1939 il critico Raffaello Franchi (1899-
suo primo maestro fra il 1921 e il 1922. Nel                                             1949) recensisce sulla rivista d’arte
1923 la famiglia Migliorini si trasferisce nella          1938, L’Avvenire d’Italia      “Emporium” la sua seconda mostra personale
frazione di Troghi e, successivamente, nel 1926             Il buon Samaritano           allestita alla Galleria d’arte Firenze, segnalando
a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli (FI).                                           che Migliorini “dimostra di possedere larga e
Dal 1924 Migliorini è a Firenze. Agli inizi è                                            sensibile l’apertura dello sguardo sugli aspetti
ospitato nel palazzo della contessa Corinaldi,                                           della natura, e facoltà selettive di plastico,
che finanzia anche i suoi studi serali di disegno                                        buone e non affatto sforzate”. Anche La
accademico, con il professor Garibaldo                                                   Nazione recensisce tale mostra con un articolo
Cepparelli (1860 - 1931), per circa sette anni.                                          di Aniceto del Massa che definisce la pittura del
Nel contempo Migliorini comincia a lavorare                                              Migliorini “degna di attenzione” … “per il
come garzone presso un pizzicagnolo e poi per                                            fresco e franco linguaggio”.
circa due anni è assunto come portiere di notte                                          Nel 1941 il parroco della chiesa di San Donato
al “Nuovo Giornale”, dove ha la possibilità di                                           in Collina gli commissiona un quadro per il
mostrare le sue doti di disegnatore ritraendo le                                         fonte battesimale: Il Battesimo di Cristo. Per
personalità che visitano la redazione (fra cui                                           tale dipinto Migliorini si ispira all’omonima
Italo Balbo) ed illustrando in qualche occasione                                         opera di Piero della Francesca, utilizzando lo
gli articoli di Guido Fanfani.                                                           stesso modello per entrambe le figure.
                                                        1941 – Il Battesimo di Cristo    Dopo qualche anno, probabilmente nel 1946, la
Nel 1928 il “Nuovo Giornale” gli dedica una            Chiesa di S. Donato in Collina
recensione con la pubblicazione di un ritratto di                                        Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
                                                           Rignano sull'Arno (FI)
bimba (Annalisa, nipote del professor Murri di                                           acquista due sue opere, un paesaggio ed un
Bologna); l’articolo è di Otello Masini.                                                 ritratto di bambina (Cecilia Marsili Libelli).
In seguito, prova a fare il decoratore di                                                Nel 1946 è ospitato, per un breve periodo, da
ceramica artistica alla Richard-Ginori, dove                                             Ottone Rosai. Nel 1947 Ardengo Soffici, nel
conosce Giò Ponti che, visti alcuni suoi ritratti,                                       presentare la mostra di Migliorini e Warden alla
lo sprona a non perder tempo con la                                                      “Galleria Firenze”, rileva “un‘energia di
decorazione ed a dedicarsi alla pittura.                                                 esecuzione e una fresca arditezza di colori
Successivamente, e per circa un anno e mezzo,                                            senza dubbio notevole”, definendolo “sincero
trova lavoro come restauratore alle Belle Arti.                                          cercatore di verità pittorica”.
Nel 1931 la Galleria Lyceum di Firenze                                                   Nel 1954 Migliorini partecipa all’esposizione
presenta al pubblico la prima mostra delle opere                                         d’arte internazionale “La pittura di piccolo
di Migliorini, proposte per l’occasione insieme                                          formato” a Bergamo e propone a Milano, alla
a quelle dello scultore ceramista Ugo Ciapini         1960, Rotosei – consegna del
                                                                                         Galleria degli Artisti, una mostra personale
(1866 - 1931 ?).                                      ritratto a Maria Pia di Savoia     presentata da Michele Campana, che rileva “la
Negli anni Trenta, Migliorini vive già della sua                                         solidità della costruzione” e la “coloritura
pittura, o meglio, come lui stesso asserisce                                             violenta”. Tale mostra è recensita da Leonardo
“sopravvive”, dipingendo “per il vitto e                                                 Borgese sul Corriere della Sera. Per alcuni anni
l’alloggio”.                                                                             (1959 - 1962) soggiorna spesso a Roma, che lo
Nel 1934 conosce Baccio Maria Bacci (1888-                                               colpisce con la sua “monumentalità storica”,
1974) che diviene per lui un maestro di vita,                                            più volte rievocata ed interpretata nelle sue
oltre che di pittura. Per quattro anni, d’estate,                                        opere. A Roma viene a contatto con gli artisti
Migliorini accompagna Bacci al Santuario di La                                           che frequentano il “Caffè Rosati” a Piazza del
Verna (AR), dove il maestro di Fiesole è                                                 Popolo (Maccari, Monachesi, Fantuzzi) e visita
impegnato nella realizzazione di un ciclo di                                             De Chirico nel suo studio di Piazza di Spagna.
affreschi sulla vita di San Francesco,                                                   Nel 1960 esegue il ritratto della principessa
impegnandosi nella preparazione dei colori,                                              Maria Pia di Savoia (diversi organi di stampa,
nella foratura dei cartoni e nello spolvero della                                        fra cui “Il Corriere della Sera” pubblicano la
sinopia.                                                                                 fotografia con la consegna del dipinto).
Nel 1936 espone per la prima personale in una                                            Nel 1961 ritrae Papa Giovanni XXIII e realizza
galleria di Via Cavour in Firenze. La mostra è                                           diverse opere, fra cui “La fine della guerra” e
recensita dal quotidiano “La Nazione” che                 La Verna 15/09/1934            “Spazio cosmico” (mosaico), per la “Casa del
segnala “un buon successo di pubblico”.               Baccio Bacci, Piero Bargellini e   popolo” (circolo culturale) dell’Antella, località
4                                                             Dino Migliorini
Visioni toscane Dino Migliorini
nei pressi di Firenze. Nel 1962, esegue un’opera
di grandi dimensioni “Maremma” per la sala
consiliare del comune di Cinigiano (GR).
Alla galleria “Il Camino” di Roma, nel 1962, è
presentato come un “sensibile interprete
dell’epoca in cui vive”, che “trasmette nei suoi
dipinti il tormento e la scontentezza della sua
generazione, caratterizzata da travaglio di
ricerche per nuove espressioni”.
Espone ancora a Roma nel 1966, alla galleria                                                 Regionale della Toscana On. Riccardo Nencini
                                                                  03/06/2004,
“Il Babuino”; la mostra è recensita dalla RAI        il Presidente del Consiglio Regionale   consegna a Dino Migliorini la medaglia
nel programma “La ronda delle arti”, che             della Toscana On. Riccardo Nencini      d'argento della Regione Toscana “in
segnala un “gusto per la rudezza, che si fa               consegna a Dino Migliorini la      riconoscimento della sua opera secolare per
apprezzare soprattutto nelle nature morte e nelle      medaglia d’argento della Regione      Firenze e la Toscana” in occasione
composizioni di stampo cubista”.                                    Toscana
                                                                                             dell’inaugurazione della mostra antologica:
Nel 1967, in occasione della mostra alla galleria                                            “Dallo studio del vero alla realtà sognata”
“Indipendenza” di Bologna, “Il Resto del                                                     promossa dal Consiglio Regionale della
Carlino” evidenzia “un caldo e acceso                                                        Toscana.
pittoricismo”.                                                                               Il 26 luglio 2004 Migliorini chiude lo studio
Nel 1968 espone a Cortina d’Ampezzo, al                                                      d’arte in via Condotta n. 12 a Firenze e smette
circolo artistico dell’Ente Cortinese di Cultura e                                           di dipingere.
ad Ancona alla galleria “Puccini”. Tale mostra è                                             Dino Migliorini muore il 18 febbraio 2005 a
recensita da “L’Unità” che rileva “un mondo                                                  Contea nel comune di Rufina (FI).
geometrizzante dove tutto esprime la                                                         Il quotidiano “Il Giornale” nell’articolo che ne
malinconia di un artista singolare”.                                                         annuncia la scomparsa, lo ricorda quale
Nel 1970 il Comune di Rignano sull'Arno gli                                                  “ritrattista sensibile e grande paesaggista”.
dedica una mostra antologica “per dimostrare                                                 Il Comune di Firenze con l’assessore alle
ampiamente a quali schietti valori artistici sia         1990, Il ciclista e la fabbrica
                                                                                             tradizioni popolari fiorentine Eugenio Giani nel
arrivato questo figlio della sua terra”.                                                     comunicato stampa diramato ricorda che “con
Nel 1974 partecipa alla “The Italian Season”,                                                la scomparsa di Migliorini, uno dei grandi
allestita alla “Galerie Aziza” di Londra,                                                    allievi di Ardengo Soffici, viene a mancare un
presentato come “a pupil of the very                                                         importante interprete della tradizione fiorentina
countryside”. Nello stesso anno Biagioni                                                     del Novecento”.
Gazzoli su “L’Osservatore Romano” lo indica
come un “punto di paragone e confronto, non
solo ad una pittura regionale, ma a quella di un                                             Mostre retrospettive:
ambito mediterraneo“.
Nel 1975, espone a Lugano alla galleria “La                                                  Nel mese di maggio del 2006 le “composizioni
Madonnetta”. Gli anni che seguono sono                                                       sacre” di Dino Migliorini sono esposte nel
caratterizzati da un’intensa attività espositiva.                                            Museo Diocesano di Arte Sacra della Curia
Numerose le mostre organizzate in giro per                                                   Arcivescovile di Firenze. Don Sergio Pacciani,
l’Italia fra cui, di particolare interesse, quelle                                           Direttore dell’Ufficio Arte Sacra così dice di
allestite a Firenze, alla “Galleria Pananti”, nel                                            Migliorini: “Un’artista che ha toccato temi che
1982 e a Roma, alla “Galleria Paesi Nuovi” in                                                sono parte del vissuto comune e sono già un
Piazza Monte Citorio, nel 1985.                                                              ‘codice’ di lettura dell’arte pittorica del
Nel 1983, ancora su “L’Osservatore Romano”,                                                  Novecento”. Le composizioni sacre dell’artista
Maria Bernardini definisce i suoi paesaggi come                                              sono collocate nella sala della “sacrestia” che
“visioni di un paese dell’anima”.                                                            accoglie le opere di importanti autori del
Nel 1990, un suo dipinto: “Il ciclista e la                                                  passato quali: Giotto, Masolino, Paolo Uccello.
fabbrica” è riprodotto sulla locandina del 45°                                               Dal 7 ottobre al 10 dicembre 2006 le
Gran Premio di Ciclismo - Industria e                                                        composizioni sacre di Migliorini sono in
Commercio di Prato.                                                                          mostra nella Sala dei marmi del Complesso
Nel 1998, il Comune di Rignano sull’Arno, con                                                Museale di S. Chiara a Napoli. La curatrice
i patrocini della Regione Toscana e della                                                    della mostra, Roberta Polidoro, rileva “una
Provincia di Firenze, promuove la mostra                                                     pittura che, da regionale, assume un respiro più
antologica “La copia, il dettato e la                                                        ampio, fino a raggiungere una dimensione
composizione”. Una selezione delle opere                                                     mediterranea”.
esposte è riproposta l’anno seguente a Firenze
alla “Galleria via Larga” della Provincia di                                                 Nel settembre del 2010 la Provincia di Firenze
Firenze.                                                                                     ospita nel Palazzo Medici Riccardi la mostra
Nel 2000, la Basilica della SS.Annunziata in                                                 “Aura - Valdarno: l’armonia del colore”. Il
Firenze, accoglie una mostra di opere con                                                    Presidente della Provincia, Andrea Barducci,
soggetti sacri che riscuotono il lusinghiero                                                 sottolinea che l’esposizione ha lo scopo di
apprezzamento di Corrado Marsan: “…degne di                                                  “celebrare il talento dell’artista rignanese”.
un ipotetico grande museo dell’arte sacra del
Novecento Italiano”.                                                                         Dal 5 febbraio al 6 marzo 2011 la Galleria
Nel 2002, Il Comune di Loro Ciuffenna (AR)                                                   Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo
ospita una mostra dedicata all’attività di ricerca                                           presenta la mostra antologica: “Bellezza Sogno
dell’artista.                                                                                Realtà” a cura di Giampaolo Trotta. Il sindaco
Nel 2003, la “Ratiopharm Italia” dedica                                                      Giuseppe Fanfani rileva che: “colore, luce,
alla pittura di Dino Migliorini un calendario                                                genuina religiosità primaria, amore per la
monografico distribuito in n. 35.000 copie.                                                  propria terra…..Tutto questo è Dino
Il 3 giugno 2004, il Presidente del Consiglio                                                Migliorini.”
                                                                                                                                              5
Visioni toscane Dino Migliorini
DINO MIGLIORINI
    LA REALTA’ COME UN LUNGO
        SOGNO CROMATICO
           GIAMPAOLO TROTTA

                                                     Veduta di Santa Maria a Montici da
                                                                Ponte a Ema
Presentando una mostra di Dino Migliorini                                                 Le ‘opere’ e i ‘giorni’ si sono susseguiti nella
esattamente dieci anni fa, nel 2001, scrissi di                                           sua tavolozza vestendosi dei rammentati
lui come di un artista “dell’anima e del colore”.                                         colori ocra e dei bruni della sua terra, dei
Oggi, oramai che egli è scomparso da alcuni                                               gialli e dei verdi della natura, ma anche dei
anni, possiamo tracciare una sua più ‘oggettiva’                                          rossi squillanti di una passionalità tutta
e distaccata analisi del suo lungo percorso di                                            genuinamente agreste.
artista, ma rispetto ad allora rimane immutata                                            Se però, Migliorini si fosse fermato a questo
la sensazione di essere stati presenti ad un                                              sarebbe stato solo un abile ma attardato
uomo che dipingeva veramente con la sua                                                   seguace di maniere superate dalla Storia e,
                                                              Paese d’inverno
‘anima’, con un’onestà morale ed intellettuale                                            sinceramente, nulla ci direbbe come artista.
cristallina, in un mondo - quello dell’arte                                               Osserviamo, invece, la sua veduta di Santa
contemporanea - abbagliante di luci e di                                                  Maria a Montici da Ponte a Ema, ancora
retorica, ma che (lasciate che lo dica un critico                                         degli Anni Trenta: la pennellata si fa ampia e
oramai a metà strada tra i cinquanta ed i                                                 quasi divisionista nella raffigurazione degli
sessant’anni) quasi sempre nasconde solo                                                  ulivi in primo piano, anticipando così quella
arrivismo, invidia, bassezze ed una smania                                                che sarà la sua principale connotazione
esclusivamente per il guadagno e la fama,                                                 stilistica nei paesaggi più tardi, non alieni da
spesso pretesa a torto da chi artista non è e                                             influenze cascelliane.
neppure pittore ma solo imbratta-tele, tronfio                                            È con la frequentazione di personalità come
                                                           Il mulino sulla Greve a
di demagogia, falsità e retorica.                                 Scandicci               Baccio Maria Bacci, Ardengo Soffici o
È il momento, quindi, come dicevamo, di                                                   Giovanni Papini che Dino Migliorini, sul
cercare di analizzare storicamente il contributo                                          volgere degli Anni Quaranta, approda ad
di Migliorini, artista tutto sommato ‘sfortunato’                                         una sua più matura consapevolezza della
perché lontano dalle celebrazioni di una critica                                          modernità.
spesso prezzolata, ma che è stato più artista di                                          Gli Anni Cinquanta e Sessanta divengono,
tanti suoi coetanei e successori ben più noti ma                                          così, quelli della sperimentazione, sia
assolutamente vacui ovvero pieni della loro                                               cromatica che formale: ad iniziare dagli
nullità travestita di innovazione concettuale.                                            accenti fauves ed espressionisti, dove la
La lunga parabola pittorica di Dino Migliorini                                            linea nera di contorno si fa marcata, a
iniziò nel 1928, traendo linfa vitale dallo studio                                        definire campiture di colore assoluto ed
del ‘suo’ paesaggio agrario toscano, cui era                                              irrealisticamente ed emotivamente
                                                              John F. Kennedy
tornato negli ultimi anni, nuovamente e                                                   espressionista (cfr. Paese d’inverno,
prepotentemente.                                                                          Cementificio o Il mulino sulla Greve a
Opere tutte sospese tra un Verismo di fine                                                Scandicci), fino a quelli cubisti di alcuni suoi
Ottocento ed un Postimpressionismo declinato                                              ritratti e scene sacre (cfr. John Fitzgerald
sulla lezione di Monet. La concretezza della sua                                          Kennedy; La Veronica).
pittura, i colori ocra-terragni della grande                                              Richiami cubisti che talora, come in
tradizione pittorica rinascimentale (tratta dalle                                         Paesaggio italiano o Bimbo che dorme,
opere degli artisti della sua terra del Valdarno),                                        approdano ad un’astrazione geometrica
il Verismo ottocentesco, la ‘Macchia’, la più                                             classica, pur ibridamente ‘impura’, in
moderna pittura – ‘concreta’ e metafisica ad un                                           quanto conserva echi della figurazione
tempo – di un Rosai (Si veda Via dell’Erta                                                cubista celata nella scomposizione
Canina a Firenze), ma anche di un Carrà                         La Veronica               geometrica delle campiture cromatiche.
(si confronti Mare d’inverno) sono alla base                                              Il colore, uno dei cardini della sensibilità di
delle sue opere prebelliche e fino a tutti gli                                            Migliorini, diviene un veicolo di emozioni,
Anni Quaranta.                                                                            esteso come il pentagramma musicale,
Opere di forte spessore ed impatto estetico ed                                            attribuendo al segno la capacità di essere
emozionale, dai disegni a carboncino degli Anni                                           insieme spazio e colore, senza però
Venti e Trenta ispirati a scene dal vero en plein                                         svincolarsi in toto dalla volumetria
air dei mercati fiorentini (ancora nella                                                  tradizionale ancora presente in artisti a lui
tradizione ottocentesca, ma che si aprono alla                                            cari, come Carrà, Boccioni e Soffici.
solidezza epica di “Novecento”, per anticipare                                            E ancora i suoi paesaggi chiaristi e metafisici
visioni annigoniane) agli oli ritraenti le                                                degli Anni Settanta ed Ottanta (Via
campagne verso Grassina, dal sapore                                                       medioevale ad Assisi; Riflessi sul fiume), alla
dell’impressione postmacchiaiola.                           Paesaggio italiano            ricerca di una nuova dimensione della luce,
                                                                                          mirando tendenzialmente alla parziale
6
Visioni toscane Dino Migliorini
riconquista di una scioltezza di tratto di                                            fino alla morte, quando ha dovuto lottare con
ispirazione postimpressionista (pur rimanendo                                         la vista che la cecità gli rubava insieme ai
ancorato ad un ossequio per le nitide                                                 ‘suoi’ colori, non ci interessa per la visione
volumetrie sotto la luce, tra il morandiano e la                                      della sua perduta Toscana oramai rivissuta
semplificazione di un classicismo novecentista)                                       come in un sogno, almeno in quella
e a cromie libere dalle terre della tavolozza in                                      superficiale accezione oleografica e
lui ancora in parte sironiana.                                                        cartolinesca (cioè ingenuamente retorica) con
Veniva recuperata una tipica trasparenza e                                            la quale le masse fiorentine meno colte
leggerezza della tavolozza, in un anelito di                                          apprezzavano e tuttora apprezzano
riscoperta dei valori luministici dei chiaristi                                       vernacolarmente i quadri di
lombardi e poi bolognesi, rinnovando la                         Risveglio             Migliorini, in una sorta di provincialismo
pittura di paesaggio e proponendo                                                     regional popolare.
spontaneità in composizioni soltanto                                                  Quei paesaggi ci convincono e ci affascinano
apparentemente schematiche ma in verità                                               forse più di tutta la sua precedente
aggiornate sulla lezione delle avanguardie                                            produzione perché sono pennellate emotive e
degli Anni Quaranta.                                                                  passionali, perché sono fatti di masse
L'essenzialità a cui l'artista ha ridotto le sue                                      cromatiche dai colori vividi e irreali, forti e
forme in quegli anni gli consente di                                                  talora aciduli, definenti improbabili edifici ed
raggiungere ancor più compiutamente la tanto                                          alberi. Migliorini non seguiva alcuna filosofia
agognata unità ritmo-colore, in un rapporto                                           nel creare i suoi quadri, ma applicava la logica
simultaneo con l'emozione di un'immagine                                              dell'arte come gliel'aveva insegnata la sua
archetipo di paesaggio (Assisi, l’Arno) che                                           terra d’origine, paragonandola ad una dolce
porta in sé.                                            Via medioevale ad Assisi      melodia di sottofondo.
E poi ancora i suoi nudi con la raffigurazione                                        Paesaggi dell’anima, quindi, dove il tratto
solo parziale della testa, talora latamente                                           tremulo, incerto e ‘vecchio’ scolpisce
contiani (Risveglio), e le nature morte                                               immagini interiori alla ricerca del Mythos che
morandiane già iniziate negli Anni Quaranta                                           è in noi: non la perfezione formale o il colore
(cfr. Natura morta con pere) e poi evolutesi in                                       puro e artefatto, ma un’istintualità affaticata
forme più marcatamente espressioniste (cfr.                                           traccia orizzonti e edifici che divengono
Natura morta con piatto e pere). E di una                                             costruzioni metafisiche, corpi irreali di donne
continua interazione tra la cloison                                                   solo pensate, astrazioni formali imprecise e
secessionista, il Liberty, il Fauvismo ed il                                          vibranti, come l’esplosione dell’autunno prima
Chiarismo, che alleggerisce la massa                        Riflessi sul fiume        della morte, quando tutto l’essere diviene
solidamente novecentista, vive tutta la sua                                           antenna recettiva esistenziale.
pittura di figura e di ‘pudibondi’ nudi                                               A differenza di tanta arte contemporanea che
dell’anima, indicativa, più che di una velocità                                       si presenta avviluppata in un discorso criptico
di ascendenza futurista, di una tonalità di                                           e non esteriore, senza possibilità di guardarla
segno che si snoda in cadenze di danza e di                                           come cosa in sé, la pittura di Migliorini è lì, di
sinuosità erotiche da aurorale e solida Mater                                         fronte a te, nel bene e nel male: la puoi
matuta e sfiora la fusione con il Cosmo per                                           guardare come cosa in sé senza alcun
intuizione folgorante (si veda il Nudo di donna                                       condizionamento strumentale rivolto a
in rosso e viola degli Anni Novanta: una                                              ‘iniziati’.
Grande Madre italica, possente nelle fattezze           Natura morta con pere
                                                                                      Questo è il Dino Migliorini, pittore
come il Grande Ventre fecondo della Natura,                                           intelligente, genuino e moderato, dotato di
ma rivestita di albeggiante e lucreziana “rosea                                       una seducente capacità di invenzione e di un
luce dell'aurora”, come la vuole il mito greco di                                     sapiente mestiere, che più apprezziamo e
Ino-Leucotea, signora lucente del bianco                                              ricordiamo: quello ‘imperfetto’ degli ultimi
Mattino). Egli ha attraversato quasi tutti i                                          anni, solo nel suo studio, ma aperto nella
movimenti, le esperienze e le correnti che                                            radiosità del suo mondo interiore pregno di
hanno caratterizzato il secolo passato.                                               vita, di ironia, di calore.
Nella sua “inestinguibil sete” (per citare un                                         Solarità, leggerezza poetica, luminosità,
verso dell’Angelica di Pietro Aretino) di                                             un’arte intenzionalmente semplice, votata a
apprendere e di conoscere, con quella                                                 individuare un’idea istintiva del bello: il bello
                                                     Natura morta con piatto e pere
modesta semplicità e quella schietta                                                  dell’anima.
insaziabilità proprie delle persone più sensibili,                                    Come già scrisse De Chirico a proposito
egli non ha mai aderito ad una corrente                                               dell’opera di Michele Cascella – così amata dal
pittorica con l’indiscussa certezza di chi                                            pubblico e bistrattata dalla critica italiana
propaga un Verbo, ma ha cercato, con umiltà,                                          postbellica – forse Migliorini è uno dei pochi
di cogliere da ciascun movimento nel quale                                            artisti che risvegliano ancora in noi la poesia
momentaneamente egli si ‘rifletteva’ ciò che                                          del Paradiso perduto. *
gli era più congeniale.
La produzione pittorica crepuscolare e a tratti
                                                                                      * 2011 - Presentazione della mostra:
quasi primitivista degli Anni Novanta e quella                                        “Bellezza Sogno Realtà” - Galleria Comunale
                                                           Campagna toscana
                                                                                      D’Arte Contemporanea di Arezzo.

                                                                                                                                      7
Visioni toscane Dino Migliorini
Autoritratto (allo specchio)
    Anni ’40, olio su tavola, cm 40 x 31,5

                                             Mi ha interessato sempre il vero,
                                             nella realtà ho cercato l’invenzione
                                             per esprimere la mia personalità.

                                                                  Dino Migliorini

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Visioni toscane Dino Migliorini
Visioni toscane
                                  alla ricerca della “verità pittorica”

                                   “Un artista, per essere singolare e vero, deve saper
                                  cogliere gli aspetti più reconditi della sua gente e
                                  soprattutto della sua terra. Questo mistero, grande e
                                  difficile, Migliorini lo ha saputo captare, registrare e
                                  donare a noi con persuasione e commovente semplicità”.
                                                                                             Saverio Strati

           Il paesaggio
                                      Lo spazio delle arti “La Soffitta” presenta una selezione delle
  è un’invenzione del pittore
                                      visioni toscane del pittore Dino Migliorini realizzate fra gli anni
   che immagina un ricordo            ‘20 e gli anni ‘50 del XX secolo.
 dei colori di una certa area,
      più che reali sono un           L’esposizione illustra il percorso artistico del pittore che inizia
      immaginario ricordo             negli anni '20 con gli studi del vero, si avvicina fra gli anni '30 e
  di un sogno. La realtà c’è!         gli anni '40 alla pittura di Bacci, Soffici e Rosai, per poi aprirsi
         Ma è composta.               nel dopoguerra alle sperimentazioni chiariste, metafisiche ed
            Il cipresso               espressioniste.
     è come una sentinella,
    guarnisce il paesaggio,           I dipinti esposti sono suddivisi in tre sezioni:
  è un segnale, un simbolo.
                                      1- La matrice verista “en plein air”
Quelle sfilate in primo piano,
                                         (anni ‘20 e inizi anni ‘40)
  o in un viale all’orizzonte,
                                         Dal Verismo di fine Ottocento alle serene visioni
 danno toni musicali e ritmo,            contemplative1 del paesaggismo post-impressionistico
       alla composizione.                del Novecento toscano, derivategli dagli insegnamenti di
             Gli olivi                   Bacci e dalle frequentazioni di Soffici e Rosai.
nella campagna toscana sono              1
                                             Raffaello Franchi, Aprile 1939 - Terre Mediterranee
     la parte più saliente.
 Sono belli con quei grigi di         2- Tra Metafisica e Chiarismo
         diverse tonalità,               (seconda metà anni ‘40 e anni ‘50)
  però guai a farli con tutti i          Lo studio della luce e del colore, fra tonalismi chiaristi e
rametti - sarebbe un disastro.           geometrie metafisiche, per la raffigurazione di una realtà
E’ sempre la massa dell’olivo            soggettiva ed intimista.
        che mi interessa.
                                      3- Le influenze espressioniste
    La forma è massa senza               (fine anni ‘40 e anni ‘50)
            particolari.                 Le sperimentazioni espressioniste attraverso l'utilizzo
                                         emozionale e suggestivo del colore vivido ed irrealistico.
      Dino Migliorini
                                                                                                              9
Visioni toscane Dino Migliorini
1- La matrice verista “en plein air”

                                                                           Dino Migliorini intraprende la sua attività artistica
                                                                            intorno al 1928, muovendosi nell’ambiente del
                                                                            paesaggismo novecentesco fiorentino. Dal suo
                                                                           mondo contadino attinge una feconda ispirazione
                                                                             nel ritrarre campagne, paesi e nature morte.
                                                                             Sospinto dal suo istinto, studia la natura e gli
                                                                           effetti cromatici della luce, realizzando dei dipinti
                                                                           che rivelano un’aura serena e contemplativa.(GG)

Il Verza                                                                                                        La scarpa della mamma
Anni ‘20, grafite e carboncino su carta, cm 37 x 29                                               Anni ‘20, grafite su carta, cm 20 x 30

Torre a Cona                                                                                                               Cane e gatto
1922/1923, olio su tavola, cm 10 x 12                                                                Anni ‘20, olio su tavola, cm 7 x 9

Dino Migliorini mostra fin da fanciullo un'innata abilità per il disegno. Dario Buschini, un pittore post-macchiaiolo reduce della
prima guerra mondiale, è il suo primo maestro. “La Torre a Cona”, vista dalla finestra della camera del nonno, è il suo primo
dipinto, realizzato con il poco colore rimasto nei tubetti “già strizzati” regalatigli da Buschini.
Nel 1924 grazie all'interessamento della contessa Giulia Corinaldi Padoa, della vicina Villa Torre a Cona di San Donato in Collina,
si trasferisce a Firenze, diviene allievo di Garibaldo Cepparelli (1860-1931) e studia disegno per circa 7 anni.
Le prime opere sono dedicate alla rappresentazione verista del suo mondo contadino.
10
..Dalla metà degli anni ’20 si assiste in Italia,
       primariamente ad opera del gruppo
    denominato Novecento, ad un processo di
  restaurazione in pittura dei valori tradizionali,
 tra naturalismo e classicismo, che propugnava,
usando le parole di Margherita Sarfatti, teorica
        del gruppo, “limpidità nelle forme e
      compostezza nella concezione, nulla di
       alambiccato e nulla di eccentrico...”.
     Anche in Toscana si erano formati gruppi
   novecenteschi locali: quello di Firenze, dove
 lavoravano Ardengo Soffici e Ottone Rosai, era
caratterizzato dalla combinazione della poetica
     del semplice di Strapaese, a difesa della
       tradizione e della cultura contadina e
        provinciale dell’Italia, con il purismo
                  quattrocentista.
L’ansia sperimentale maturata nel periodo delle
    avanguardie artistiche anche tra gli artisti
  toscani, veniva ora annullata da un linguaggio
      impregnato di storicità e di classicità, e
 soggiogata, per così dire, dalla tradizione della
     grande arte medievale e dalla pittura del
                  Quattrocento...
Gli anni Trenta si caratterizzano dunque, anche
per Migliorini, per una ricerca in questo senso,
     senza che lui l’abbia probabilmente mai
teorizzata o razionalizzata fino a farla diventare
           un elemento programmatico.

                Lucia Bencistà
  (2006 - Firenze, presentazione della mostra
                “Aura” al Museo                                                Autoritratto
            Diocesano di Arte Sacra )                  1930, olio su tavola, cm 39,5 x 32,5

                                                                         L'uccellino morto
                                                      1928, olio su compensato, cm 14 x 20

                                                                                        11
1928, Nuovo Giornale - Ritratto di bimba

                                                                      Dino    Migliorini nel 1928 per sostenere i suoi
                                                                      studi artistici lavora come “portiere di notte” al
                                                                      Nuovo Giornale, dove ha la possibilità di
                                                                      mostrare le sue doti di disegnatore ritraendo le
                                                                      personalità che visitano la redazione ed, in
                                                                      qualche occasione, illustrando gli articoli di
                                                                      Guido Fanfani.
                                                                      Il “Nuovo Giornale” nel 1928 gli dedica una
                                                                      recensione con la pubblicazione del ritratto della
                                                                      nipote del professor Murri di Bologna.
                                                                      L’articolo è di Otello Masini, che Dino ritrarrà in
                                                                      un dipinto, alla “maniera moderna”, ricevendo in
                                                                      regalo una bicicletta, con la quale comincerà a
                                                                      girare per la campagna fiorentina per dipingere
                                                                      dal vero ”en plein air”.

Guido Fanfani
Anni ‘30, olio su tela, cm 57 x 48

Il mercato di Sant’Ambrogio a Firenze                                                   Il mercato di Sant’Ambrogio a Firenze
1928/1932, carboncino su carta, cm 33 x 45                                 1928/1932, grafite e carboncino su carta, cm 23 x 30

                                     Il ritratto della madre
                                     eseguito      nel      1928
                                     testimonia l'inizio della
                                     sua attività di pittore con
                                     l'adesione alla tradizione
                                     realista e naturalista dei
                                     movimenti novecenteschi
                                     fiorentini.

                                     1928 - La madre               Anni ‘30, Dino con la sua
                                                                      inseparabile bicicletta
12
Dino Migliorini un esordiente nella vita e nell'arte.
   Figlio di contadini, da bambino andava alla scuola di
 Troghi, prossima alla sua parrocchia della Badiuzza, in
     San Donato in Collina, disposto ad impararvi quel
     tanto che gli poteva bastare per divenire un bravo
       colono, ereditando un giorno la vanga paterna.
        Se non che, fornito da natura di una singolare
     attitudine pel disegno metteva giù figure su figure
      copiando quante incisioni gli capitavan fra mano.
Quando non aveva lapis e carta - e gli capitava spesso -
disegnava sul primo muro imbiancato che gli si parasse
     dinanzi servendosi di un cannello di brace o di un
                 pezzo di gesso o di mattone.
   Un giorno la figura espressiva del Re galantuomo, da
lui trovata nel libro di lettura, lo colpì a segno che volle
   riprodurlo ingrandito su di una parete di cucina, non
  ostante le proteste della sua buona mamma che non
    voleva saperne di ospitare così gran personaggio. Il
    disegno riuscì alla perfezione, e quanti lo videro ne
          fecero meraviglie come di cosa prodigiosa.
     Ben presto la fama del fanciullo giunse agli orecchi
della padrona del podere sul quale lavorava la famiglia
        del Migliorini, la nobile signora contessa Giulia
           Corinaldi, distinta cultrice delle belle arti.
  Riconoscendo nel piccolo Dino attitudini non comuni
 per il disegno, gli diè un primo maestro nel compianto
     pittore Dario Buschini, morto giovanissimo, prima
 ancora di aver avuto il modo di dimostrare le sue doti
   eminenti di artista. Successivamente, sempre a cura
  della sua nobile benefattrice, fu alla scuola di uno dei
      più coscienziosi disegnatori moderni, il professor
  Garibaldo Cepparelli ed il fanciullo, divenuto ragazzo,
ebbe così modo di sviluppare le sue doti naturali. Oggi
egli sta per entrare nella schiera dei giovani pittori che             Il cipresso (Campagna a Grassina)
                                                                 Anni ‘30, olio su compensato, cm 60 x 50
     danno serio affidamento di riuscita. Alcuni studi e
qualche ritratto dal vero gli hanno valso l’approvazione
sincera del suo grande maestro, e ciò basta a far capire
 che al Migliorini può essere riserbato un bell’avvenire
 nella pittura. Fin qui la sua produzione artistica non è
uscita dall’ambito dei saggi di studio, eccezion fatta pel
     ritratto a matita della graziosissima fanciullina qui
        riprodotto, nel quale appaiono evidenti le sue
  attitudini a specializzarsi in questo difficilissimo ramo
 della pittura. La somiglianza con l'originale è perfetta,
     come pure è perfetta l'espressione ingenuamente
   canzonatoria della bella fanciulla. Buono, modesto,
         Dino Migliorini a vent' anni è rimasto ancora
 spiritualmente il ragazzo che scarabocchiava figure su
  figure sui muri della parrocchia natia. Dire in mezzo a
  quali avversità ed a quali sacrifici egli abbia compiuto
  la sua preparazione artistica, sarebbe un offendere la
        sua squisita modestia. Dirò soltanto che pochi
      avrebbero accettato di soffrire quello che egli ha
   serenamente sofferto pur di conseguirla, e mettersi
 così sulla via che conduce alla gloria. Via lunga, aspra,
 tortuosa sulla quale non mancano i classici rovi. Saprà
 egli percorrerla intiera ed arrivare alla meta? Io credo
      di sì. Dotato della tenace volontà che distingue i
 lavoratori della terra di cui è figlio, educato alla scuola
      di un maestro bravo e buono come quello che ne
     incoraggia i primi passi, Dino Migliorini riuscirà ad
  affermarsi. Intanto, a differenza di tanti giovani artisti
  d'oggigiorno, egli è convinto di dover studiare ancora
      con ardore, con fede, e non chiede che di essere
aiutato in questa ulteriore fatica con la modestia che è
                      prerogativa dei forti.                                           Strada di campagna
                     Otello Masini                             Anni ‘30, olio su cartone telato, cm 28 x 20
                                                                                                        13
          (23 Febbraio 1928, Nuovo Giornale)
...Anni Trenta - In questi anni
                                                                      Firenze era un po' il centro di un
                                                                     dibattito culturale che attraverso
                                                                 famose riviste influenzò in modo non
                                                                   secondario la cultura italiana; lei in
                                                                       che modo partecipava a questo
                                                                                 fervore culturale.
                                                                     Migliorini stringe un po' gli occhi,
                                                                 come a fare uno sforzo per ricordare
                                                                  tempi così lontani, ma quando inizia
                                                                     a parlare non sembra che il tempo
                                                                    trascorso abbia offuscato i ricordi:
                                                                       fu sempre grazie a Soffìci - dice
                                                                           Migliorini - che mi capitò di
                                                                       frequentare lo studio di un suo
                                                                         amico, Giovanni Papini, in via
                                                                     Guerrazzi: qui un gruppo in verità
                                                                       piuttosto ristretto, discuteva di
                                                                   letteratura e poesia, fu qui che per
                                                                         la prima volta sentii i nomi di
                                                                  Apollinaire, di Rimbaud, di Verlaine.
                                                                       Pittura e letteratura, alla poesia
                                                                    moderna doveva necessariamente
                                                                  corrispondere una pittura moderna.
                                                                          Intellettuali raffinati, giovani
                                                                     appassionati e sensibili alle nuove
                                                                  sollecitazioni dell'arte, della filosofia
                                                                     e della poesia, ma non insensibili
                                                                       anche ai valori della spiritualità
                                                                   cristiana, si pensi soltanto a Papini;
                                                                  tutto questo concorreva a creare un
                                                                  terreno fertile capace di alimentare
                                                                   le tensioni artistiche e le ambizioni
                                                                        intellettuali di molti giovani di
Il campanile della Chiesa di San Michele a Tegolaia (Grassina)   talento. “Per Migliorini - scrive Maria
Anni ‘30, olio su tela, cm 72 x 60                                    Bernardini - tutto si traduceva in
                                                                  colori, in linee, in toni, dai più tenui
                                                                  e pastello, ai più fondi e drammatici.
                                                                     (. . . ) Di lì la sua pittura è esplosa:
                                                                            da quelle lettere, da quei
                                                                                   suggerimenti."
                                                                       L' osservazione della Bemardini
                                                                       coglie perfettamente una delle
                                                                         caratteristiche più evidenti di
                                                                      Migliorini: capacità di ascoltare,
                                                                     di osservare, anche di cogliere gli
                                                                   aspetti più significativi del dibattito
                                                                   culturale che si svolge davanti a lui,
                                                                      tuttavia rimanendone sempre ai
                                                                          margini, mai attore, semmai
                                                                      spettatore, pronto a recepirne le
                                                                   novità e gli aspetti più interessanti,
                                                                      ma mai veramente conquistato.
                                                                    In sostanza rimanendo fedele a se
                                                                  stesso, alla sua intrinseca semplicità
                                                                       contadina, alla sua ingenuità di
                                                                    illetterato, a volte frettolosamente
                                                                            scambiata per ruvidezza .

                                                                            Valentina Bicci
                                                                    (2003 - “A colloquio con Dino
                                                                      Migliorini pittore toscano”
                                                                  riadattamento della Tesi in storia
                                                                 dell’arte - Accademia di Belle Arti di
                                                                       Firenze - Scuola di Pittura)

Strada fra gli orti a Grassina
Anni ‘30, olio su tavola, cm 60 x 68
                                                                                                                14
Nel 1934 Migliorini conosce Baccio
Maria Bacci che diviene suo
maestro di pittura e di vita.
Per quattro anni fra il 1934 ed il
1939,     nella   stagione     estiva,
Migliorini accompagna Bacci al
santuario francescano della Verna
(AR), dove il maestro di Fiesole è
impegnato nella realizzazione di un
ciclo di affreschi sulla vita di San
Francesco.
Tale esperienza avvicina Migliorini
alle composizioni sacre, tematica
che incontra anche committenze
ecclesiastiche quali: “Il buon
Samaritano” per la Chiesa di Santa
Maria di Ricorboli a Firenze, del
1938, ed “Il Battesimo di Cristo” per
la Chiesa di San Donato in Collina,
del 1941.
Nel 1937 Migliorini comincia a
frequentare anche Ardengo Soffici
che lo sprona a cercare la “verità
pittorica” e “l'espressione pura e
semplice di quel che di poetico
suggerisce         all'artista      la
contemplazione, lo studio e l'amore
di quel che è detto natura”.
Nel 1938 in occasione della mostra
a Rignano sull'Arno, Bacci e Soffici
vengono indicati come suoi “abili
maestri”.

                                                                Verso l’Antella
                                           Anni ‘30, olio su tavola, cm 65 x 56

  ...Conobbi Soffici
  quando già avevo
       trent'anni,
 anche se da sempre
      l'ammiravo.
      Certo, lui ha
  influenzato la mia
         pittura.
   Soprattutto, direi
   nell'articolazione
     disegnativa...

 Da Rosai, forse, ho
 preso quelle tonalità
  toscane, sfumate,
senza precisi rapporti
      realistici.
(Intervista a Dino Migliorini
  di Pier Francesco Listri,
       Arte & Vacanze
    Luglio-Agosto 1989)

                                                          Campagna con ponte
                                         Anni ‘40, olio su tavola, cm 50 x 59,5

   15
Dino Migliorini è un
                                           giovane pittore che in circa
                                           sessanta dipinti esposti dal
                                               1° al 12 aprile nei locali
                                                 della Galleria d’Arte
                                                “Firenze” dimostra di
                                           possedere larga e sensibile
                                              l’apertura dello sguardo
                                           sugli aspetti della natura, e
                                           facoltà selettive di plastico,
                                                 buone e non affatto
                                           sforzate. Con questo voglio
                                           dire che la scelta dei tagli, e
                                            delle tonalità generali non
                                             appare, in lui, influenzata
                                                 dal gusto di schemi
                                           preconcetti. Dove la fattura
                                                  è più rapida, e più
                                                      rapidamente
                                           impressionata, minore è la
                                               ricchezza scolpita degli
                                                accenti, così da veder
                                                 prevalere talvolta gli
                                                 agguati del generico
                                                paesaggismo toscano,
                                           ancorché questi si avverino
                                                nel clima del corrente
                                                       buon gusto
                                               post-impressionistico.
                                              Ma non manca qua è là,
                                                     un'intelligenza
                                              coordinatrice di rapporti
                                                  non di sola e pura
                                             astrazione pittorica bensì
                                           commisurata sul rispetto di
Campagna in autunno
Anni ‘30, olio su tavola, cm 51,5 x 62,5      ciò che la natura tende a
                                             significare, e significa nei
                                             suoi limpidi misteri, come
                                            la vita e la vibrazione di un
                                              albero, di una casa, d’un
                                              pollice di terreno vago o
                                           coltivato che vivono in sé, e
                                           vivono, anche, nell’insieme
                                               di una visione; che ora
                                                   sotterrano ed ora
                                                    conducono alla
                                                   considerazione di
                                                un’armonia generale.
                                                Molteplicità serena di
                                                visioni contemplative:
                                           questa che potrebbe essere
                                              una formula della buona
                                                    pittura non solo
                                           paesaggistica, nel Migliorini
                                              accenna ad affermarsi, e
                                               promette di maturare.

                                               Raffaello Franchi

                                             (Aprile 1939 – Terre
                                           Mediterranee, recensite le
                                             mostre in Firenze di
                                            Annigoni e Migliorini)

Vista di Mura
1934, olio su tela, cm 50 x 60                                               16
Dino Migliorini, con
       qualche disegno, espone
      una trentina di dipinti tra
     paesaggi e nature morte, in
      una galleria di Via Cavour;
        giovanissimo è alla sua
       prima personale. Non gli
      difettano buone doti e per
     quanto si muova, com’è del
      resto naturale, fra schemi
       del paesaggismo nostro,
      più corrente, già in alcuni
         dei paesi qui raccolti,
       dimostra un più chiaro e
           sicuro sviluppo del
             temperamento.
      Specialmente in “Palude”,
     “Ponte di ferro” e “Porta S.
     Niccolò” egli sa raggiungere
       attraverso mezzi che non
      risentono della scaltrezza
            usuale, effetti ed
       intonazioni non comuni.
        Fra le nature morte “Le
      scarpe” è indubbiamente
      superiore alle altre, per la
     chiarezza dell’impostazione
        e lo sviluppo plastico e
         coloristico, anche nei
          disegni, alla vivacità
     dell’impressione, che gli fa
      segnare inquadrature non
       banali, si unisce sempre
      una proprietà di forma di
       provenienza non dubbia.       Santa Margherita a Montici (Veduta da Ponte a Ema)
      L’esposizione ha ottenuto                      Anni ‘30, olio su tavola, cm 43 x 54
          un buon successo di
      pubblico e rimarrà aperta
          fino al 28 corrente.

       Aniceto Del Masssa
        (25-26 Ottobre 1936,
             La Nazione)

                                                                        Scorcio fiorentino
17                                                   Anni ‘30, olio su tavola, cm 43 x 53
C ’è nell’arte di Dino Migliorini,
                                                         qualcosa che colpisce e domina
                                                                      insieme.
                                                           La sua spiritualità sa tradursi
                                                    istantaneamente in un realismo quasi
                                                        sconcertante. Anima e materia si
                                                       fondono senza esitazioni nelle sue
                                                    tele, che ci appaiono ardite nei colori,
                                                       di una freschezza, una compitezza
                                                           che rivelano a priori l’artista.
                                                     Il rilevante numero di opere che egli
                                                     ci ha presentato alla galleria Firenze,
                                                         hanno pienamente confermato
                                                      queste opinioni, che del resto sono
                                                           state condivise dai numerosi
                                                                     visitatori.

                                                             (30 Novembre 1947,
                                                             La Nuova Gazzetta)

Via San Leonardo a Firenze
Anni ‘40, olio su cartone telato, cm. 55,5 x 49,5

Via dell'Erta Canina a Firenze
Anni ‘40, olio su tavola, cm 38,5 x 50
                                                                                               18
..Negli Anni Quaranta conosce
     Ottone Rosai (1895 - 1957), artista dal
      linguaggio tipicamente toscano, che
       esprime tuttavia una toscanità mai
      vernacolare, ma affinata a tal punto
      da appropriarsi di accenti cézanniani
                ed espressionisti.
       Si avvicina così anche alle opere di
     alcuni artisti Novecentisti, soprattutto
         Carlo Carrà (1881 - 1966), il cui
         discorso di una pittura fuori dal
        tempo cerca una conciliazione tra
          moderno, storia e tradizione.

              Giampaolo Trotta

     (2011 - Arezzo, catalogo della mostra
     “Bellezza, Sogno, Realtà” alla Galleria
      Comunale di Arte Contemporanea)

                                                              Via dell'Erta Canina a Firenze
                                                Anni ‘40, olio su cartone telato, cm 50 x 40

                                                                            Mare d'inverno
                                                       Anni ‘40, olio su tavola, cm 37 x 74
19
2- Tra Metafisica e Chiarismo

                                                                           Sul finire degli anni '40
                                                                                Migliorini cerca di
                                                                          rappresentare, nella natura
                                                                             che ritrae, quell'”Aura”
                                                                           indicatagli da Soffici, che
                                                                         aveva visto in lui un “sincero
                                                                         cercatore di verità pittorica”.
                                                                           Si dedica allo studio della
                                                                              luce e del colore, fra
                                                                               tonalismi chiaristi e
                                                                             geometrie metafisiche,
                                                                             raffigurando una realtà
                                                                            soggettiva ed intimista.
                                                                        I dipinti realizzati evidenziano
                                                                         la ricerca di un accordo tra i
                                                                           colori, tenui e soffusi, e la
                                                                         composizione, dall’impianto
                                                                                   geometrico.
                                                                             Nascono così gli scorci
                                                                          fiorentini e toscani ricchi di
                                                                                un'aria di incanto
                                                                          contemplativo e di solenne
                                                                           spiritualità che celano un
                                                                             senso di solitudine e di
                                                                             velata nostalgia. (GG)

Lungarno
Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 60

Lungarno con vista della Chiesa di San Frediano in Cestello a Firenze
Anni ‘50, olio su cartone telato, cm 50 x 60
                                                                                                           20
La pittura luminosa
        non è mettere i colori
                  chiari.
       Si ha dentro, nell’animo.
       E questa schiavitù mi ha
          seguito tutta la vita.
     Il pittore deve avere istinto
                e cultura,
        ma soprattutto natura.
             Si nasce pittori,
               è una virtù
           e una dannazione.
          Dino Migliorini

                                     Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze
                                             Anni ‘50, olio su faesite, cm 60 x 50

                                     Piazza della Santissima Annunziata a Firenze
                                                 Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 53
21
Fa piacere, oggi in
                                         particolar modo a chi ama
                                          l'arte nella sua genuinità,
                                          imbattersi in un tentativo
                                                pittorico il quale
                                        rappresenti, comunque sia,
                                            un'espressione sincera
                                          spontanea, umanamente
                                               cordiale, di quella
                                          contemplazione, studio e
                                           amore, che si diceva del
                                          fenomeno naturale, della
                                        bellezza colorita e poeticità
                                            del mondo così come è
                                             stato creato e come
                                              l'occhio dell'uomo
                                         spiritualmente sensibile lo
                                                     vede…
                                        Così, basterà dunque dire al
                                         presente che il rignanese -
                                        e perciò mio compaesano -
                                            Migliorini, dotato di un
                                          sicuro istinto pittorico, sa
                                        rappresentare con naturale
                                          vigoria quello che vede, e
                                           indurre nei paesi e negli
                                         oggetti che raffigura l’aura
                                        e l’aria che domina e circola
Vaso con fiori                           in quel mondo a lui caro, e
Anni ‘50, olio su tavola, cm 50 x 38     ciò mediante un’energia di
                                           esecuzione e una fresca
                                           arditezza di colori senza
                                               dubbio notevole.

                                             Ardengo Soffici
                                          (Firenze, 1947 - dalla
                                           presentazione della
                                         “Mostra dei Pittori: Dino
                                           Migliorini e William
                                           Warden alla Galleria
                                                 Firenze)

Campagna con ulivi
Anni ‘50, olio su faesite, cm 54 x 45                                    22
… sintetici e
     moderneggianti paesaggi
           che gli valsero
      affettuose lodi da parte
         di Ardengo Soffici.
          Per conto nostro,
      ci sembra che Migliorini
       vada bene soprattutto
         nelle piccole cose,
     negli studi meno sintetici,
      meno voluti, e più giusti
      quanto a valore tonale.

       Leonardo Borgese

         (2 Ottobre 1954,
        Corriere della Sera)

                                               Natura morta con mele e pennelli
                                           Anni ‘50, olio su faesite, cm 52 x 49,5

                                                                Strada di periferia
23                                 Anni ‘50, olio su cartone telato, cm 49,5 x 60
3- Le influenze espressioniste
                                           contemporaneamente
                                         agli studi sulla luce e ad
                                         una pittura dai tonalismi
                                          chiaristi, sul finire degli
                                              anni '40, Migliorini
                                        motivato dagli autorevoli
                                            consigli e dagli stimoli
                                                   ricevuti dalle
                                        frequentazioni di artisti e
                                               letterati, avverte il
                                         bisogno di sperimentare
                                       ulteriori forme espressive,
                                               alla ricerca di una
                                          personalità pittorica, in
                                       linea con la modernità dei
                                                        tempi.
                                         Per oltre vent'anni la sua
                                       pittura sarà caratterizzata
                                          da un'intensa attività di
                                         ricerca coloristica che lo
                                                     avvicinerà
                                              all'espressionismo
                                           tedesco, ai cromatismi
                                           violenti dei "fauves", al
                                        cubismo, al divisionismo
                                                 e alle astrazioni
                                                  geometriche.
                                          Questi dipinti di ricerca
                                         realizzati con colori puri,
Nevicata                                espressivi ed emozionali,
1951, olio su compensato, cm 40 x 50      e con un'essenzialità di
                                             linee, che tracciano
                                                 semplici forme
                                        geometriche, consentono
                                       all’artista di rappresentare
                                        quel senso di solitudine e
                                           di disagio esistenziale
                                         che coglie nell’umanità.
                                        La “sua” diviene pittura di
                                          stati d’animo, di ricerca
                                                      interiore.
                                       A questa pittura di ricerca
                                           Migliorini affianca, per
                                                oltre vent'anni, la
                                             produzione di dipinti
                                           paesaggistici d'ambito
                                                 naturalista, che
                                       incontrano maggiormente
                                          i favori dei collezionisti.
                                          La mostra propone una
                                              selezione di dipinti
                                             permeati dalle prime
                                       innovative contaminazioni
                                              espressioniste che
                                                  cominciano a
                                          caratterizzare le vedute
                                         paesaggistiche toscane
                                            del Migliorini sul finire
                                             degli anni ‘40 e per i
                                         seguenti anni ‘50. (GG)

Natura morta con frutta
Anni ‘50, olio su tavola, cm 40 x 50                                    24
È nato a Rignano
           sull'Arno, ma vive ed
       opera, fin da giovinetto, a
         Firenze. Presentato nel
         1947 da Ardengo Soffici
              con affettuose ed
         incoraggianti parole, in
       occasione della sua prima
         personale a Firenze, ha
        saputo, in meno di dieci
          anni di intenso lavoro,
            conquistare una sua
      personalità inconfondibile,
      che lo mette in primissima
               linea fra i pittori
               contemporanei.
           E ciò per due motivi.
     La precisione del disegno e
          la forza espressiva del
       colore, secondo l’assioma
       che senza disegno non ci
     può essere arte figurativa e
                che la pittura è
         essenzialmente colore.
            Ma il Migliorini, pur
           basandosi sul reale e
     curando di ogni quadro una
           solida costruzione, sa
      trascendere dal vero in un
     mondo superiore di poesia,
            con cui crea sempre                            Tetti con vista della torre del Bargello e del campanile della Badia Fiorentina
       un’atmosfera di lirismo in                                                                         Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 60
             tutti i suoi quadri.
       Si osservino, ad esempio,
       la “Chiesa del Carmine” e
               la facciata della
         “Basilica di S. Lorenzo”.
     La solidità della costruzione
          viene ravvivata da una
      coloritura violenta, che nei
     contrasti riuscitissimi, porta
       verso il sogno e dà subito
          l’idea dell’importanza
     storica ed artistica di questi
              due monumenti.
         Il suo amore di sintesi è
      testimoniato specialmente
          dai ritratti, tra cui è da   Cipressi d'autunno
        notare l’autoritratto e la     Anni ‘50, olio su faesite, cm 50 x 60
         figura dell’ergastolano.
       Sono pure notevoli molti
            paesaggi, nei quali il
      Migliorini con pochi e felici
        tratti sa dare un gioco di
     luci ed ombre e soprattutto
        il carattere lirico di molti
         aspetti della campagna
                   toscana….

        Michele Campana

           (1954 - Milano,
        presentazione della
        mostra personale alla
        Galleria degli Artisti)        Riflessi sull’Arno
                                       Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 53
25
Olivi e viti d'autunno
Anni ‘50, olio su faesite, cm 38 x 53

                                                  I grandi pittori …
                                             mi interessavano per la loro
                                              personalità, come artisti,
                                            ma non perché facevano parte
                                         di una mia passione, del mio gusto;
                                            non mi sento vicino a nessun
                                        movimento, questi movimenti sono
                                          per me tutte prove, divagazioni.
                                         Ho dipinto quello che mi piaceva,
                                        non avevo un programma di pittura.

                                                  Valentina Bicci

                                           (2003 – “A colloquio con Dino
                                             Migliorini pittore toscano”
                                         riadattamento della Tesi in storia
                                        dell’arte - Accademia di Belle Arti di
                                             Firenze - Scuola di Pittura )

Alberi d’inverno
Anni ‘50, olio su faesite, cm 50 x 60

26
Mia Figlia Anna
   Luciana (Anna) Migliorini
          (1943-1992)

   La presente mostra vuole
 essere pure un omaggio alla
 memoria di Luciana Migliorini,
   detta Anna, unica figlia del
 pittore, che ha vissuto a Sesto
    Fiorentino, fino alla sua
prematura scomparsa nel 1992,
      svolgendo l'attività di
  insegnante anche presso la
      Scuola per l'Infanzia
         “Gianni Rodari”.
Di seguito alcuni ricordi di Anna
  tratti dai racconti del pittore.

                                                                                Mia figlia Anna
                                     Fine anni '40 - Inizi anni '50, olio su faesite, cm 48 x 36

  La mia povera figlia Anna
               diceva:
  “Un pittore non ha amici”...
       ….Ero un dispersivo
        in tutto e per tutto.
  “Babbo, tu hai le nuvole nella
testa, non si sa mai da che parte
         il vento le porti” .
   … Quando morì la mamma
 sembrava che il sole crollasse,
       che il cielo sparisse.
Poi la mia Anna e il suo dolore
     per quel male crudele...
     Nel “campone” a Sesto
    hanno piantato un albero
           con una targa:
       “A Anna Migliorini -
        Si continua a vivere
      nel cuore degli altri”,
  ed io, in cuor mio, sento che,
  quando verrà la primavera,
     dai rami di quell’albero
 germoglieranno foglie e fiori,
        e da questi i frutti,
      e questi frutti saranno
     tutti bambini di Anna...
                                          Dino e Anna in Piazza Duomo a Firenze, anni '50
         Dino Migliorini
                                                                                             27
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