Visioni toscane Dino Migliorini
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Con questa mostra dedicata a Dino Migliorini, La Soffitta porta a Sesto Fiorentino le opere e le visioni di un artista legato indissolubilmente alla Toscana, al suo paesaggio, ai tratti senza tempo della vita e della quotidianità delle campagne. La raccolta di opere esposte attraversa oltre quattro decenni di attività di questo artista, permettendo di scoprire l’evoluzione dello stile pittorico e le influenze che ne hanno segnato il percorso. Un viaggio che passerà per i colori della nostra regione e, in particolare, delle campagne che circondano Firenze, le cui suggestioni sono immortalate e reinterpretate dalla pennellata di Migliorini, dall’uso sempre originale del colore e della resa delle ombre. Ancora una volta le opere di un grande artista trovano casa nella nostra città, in uno spazio che per tanti sestesi è il luogo in cui si rinnova, anno dopo anno, mostra dopo mostra, un appuntamento speciale con l’arte, grazie alla passione di Francesco Mariani e di tutto il gruppo che da tanti anni anima La Soffitta. Lorenzo Falchi, sindaco di Sesto Fiorentino 2
Un Maestro, indubbiamente, Dino Appena entravi, oltre alle tende Migliorini, conosciutissimo in tutta giallastre scolorite dal sole, notavi Firenze e non solo. che le pareti e anche il piccolo Pensando al mio primo incontro con paravento che usava per cambiarsi lui, ricordo la sua figura che si erano pieni di nomi e numeri muoveva avanti e indietro per vedere telefonici. Si, un modo pratico di non meglio quello che stava dipingendo. dimenticare… Piccoli passi, quasi un ritmo che faceva E’ qui che io ho passato i miei anni di un tutt’uno con la sua mano che si vicinanza con lui. muoveva veloce sulla tela portando Un vero maestro che non ha mai piccoli tratti di colore spesso e non voluto che imparassi a dipingere diluito. rifacendo i paesaggi e le nature Questo per creare quella condizione morte oggetto delle sue opere. “materica” così caratteristica delle sue Voleva che esprimessi il mio sentire e opere dove, spesso, senza sfumature, non il suo e questo suo modo lo il colore contrasta con altre tonalità. applicava non dandomi consigli Lui, che alto non era, si muoveva sulle puramente tecnici, ma lasciandomi sue ciabatte ormai non più bianche libera di esprimermi e poi guardando (di quelle chiuse con i buchini, alla ciò che facevo. dott. Scholl per capirci); poi se alzavi Allora mi faceva notare ora la lo sguardo vedevi pochi centimetri dei “pesantezza” e lo squilibrio in un suoi pantaloni sommariamente punto della composizione, ora come arricciati e ancora un grembiule che, il colore risultava “sordo”, ora come compresa la pettorina, lo copriva quasi dovevo aggiungere elementi per interamente. accentuare dei “punti di forza”… Su questo gli strati di colore e i pochi Chi l’ha conosciuto ricorderà la sua lavaggi non permettevano più alla simpatia e il suo modo di intercalare stoffa di essere morbida. con grosse e fragorose risate a cui Il maestro si muoveva in questo non mancava mai di aggiungere quel piccolo regno che era il suo studio; suo gesto particolare di toccarsi il piccolo, ma da sogno. Da quello si naso afferrandolo. accedeva a un terrazzo sui tetti e con Questo avveniva soprattutto quando lo sguardo abbracciavi tutto di Firenze. parlava della sua vita e delle bravate Questo era lo spazio più in alto fatte con altri artisti fiorentini. dell’antica casa-torre dei Cerchi in via Mi parlava spesso di Ottone Rosai, di Condotta dietro piazza Signoria. Ardengo Soffici e di Baccio Maria C’era anche un altro locale che faceva Bacci che aveva conosciuto e della parte dello studio, molto più grande, loro pittura. bellissimo, tutto a vetri, ma quello era Inoltre con me amava intavolare riservato a chi, come me, andava da lui discorsi che spesso finivano in accese “a bottega” per dipingere. discussioni su alcune correnti In verità non aveva allievi se non Paola filosofiche e sull’importanza del che lo seguiva ormai da molti anni. lavoro artistico come aspetto finale Questo era anche il luogo dei suoi di un’idea forte e realmente sentita. momenti di riposo. Grazie di cuore Maestro Migliorini. Luisa Del Campana 3
Nel 1937 conosce Ardengo Soffici (1879- Biografia 1964), suo compaesano e suo punto di a cura di Giovanni Graziano riferimento artistico. Sul finire degli anni ’30 Migliorini comincia a frequentare anche Ottone Rosai (1895-1957) e le “Giubbe Rosse”, abituale ritrovo di artisti ed intellettuali fiorentini. Nel 1938 realizza l’affresco “Il buon Samaritano”, nella sacrestia della chiesa di Santa Maria a Ricorboli in Firenze; la Dino Migliorini nasce “settimino” il 17 fotografia dell’opera è pubblicata su febbraio 1907 in un’umile famiglia di coloni, “L’Avvenire d’Italia”. Nello stesso anno a nel podere “La Badiuzza”, nei pressi di San Rignano il Cav. Rodolfo Bruschi organizza una Donato in Collina, frazione del Comune di mostra d’arte “per incoraggiare un cittadino Rignano sull’Arno (FI). Frequenta fino alla nato ed allevato nel nostro Comune: Dino terza classe la scuola elementare della limitrofa Migliorini il quale da modesto agricoltore si Troghi e mostrando una precoce abilità per il avvia a raggiungere la meta, con disegno è avviato giovanissimo agli studi l’incoraggiamento di abili Maestri, il Prof. artistici, grazie all’interessamento della contessa Ardengo Soffici anch’Esso nato a Rignano e Giulia Corinaldi Padoa della vicina “Villa di l’Esimio Prof. Baccio Maria Bacci Presidente Torre a Cona”. Dario Buschini, un pittore post- del Sindacato Ingegneri e Architetti di Firenze”. macchiaiolo reduce dalla I guerra mondiale, è il Nel 1939 il critico Raffaello Franchi (1899- suo primo maestro fra il 1921 e il 1922. Nel 1949) recensisce sulla rivista d’arte 1923 la famiglia Migliorini si trasferisce nella 1938, L’Avvenire d’Italia “Emporium” la sua seconda mostra personale frazione di Troghi e, successivamente, nel 1926 Il buon Samaritano allestita alla Galleria d’arte Firenze, segnalando a Grassina, nel comune di Bagno a Ripoli (FI). che Migliorini “dimostra di possedere larga e Dal 1924 Migliorini è a Firenze. Agli inizi è sensibile l’apertura dello sguardo sugli aspetti ospitato nel palazzo della contessa Corinaldi, della natura, e facoltà selettive di plastico, che finanzia anche i suoi studi serali di disegno buone e non affatto sforzate”. Anche La accademico, con il professor Garibaldo Nazione recensisce tale mostra con un articolo Cepparelli (1860 - 1931), per circa sette anni. di Aniceto del Massa che definisce la pittura del Nel contempo Migliorini comincia a lavorare Migliorini “degna di attenzione” … “per il come garzone presso un pizzicagnolo e poi per fresco e franco linguaggio”. circa due anni è assunto come portiere di notte Nel 1941 il parroco della chiesa di San Donato al “Nuovo Giornale”, dove ha la possibilità di in Collina gli commissiona un quadro per il mostrare le sue doti di disegnatore ritraendo le fonte battesimale: Il Battesimo di Cristo. Per personalità che visitano la redazione (fra cui tale dipinto Migliorini si ispira all’omonima Italo Balbo) ed illustrando in qualche occasione opera di Piero della Francesca, utilizzando lo gli articoli di Guido Fanfani. stesso modello per entrambe le figure. 1941 – Il Battesimo di Cristo Dopo qualche anno, probabilmente nel 1946, la Nel 1928 il “Nuovo Giornale” gli dedica una Chiesa di S. Donato in Collina recensione con la pubblicazione di un ritratto di Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti Rignano sull'Arno (FI) bimba (Annalisa, nipote del professor Murri di acquista due sue opere, un paesaggio ed un Bologna); l’articolo è di Otello Masini. ritratto di bambina (Cecilia Marsili Libelli). In seguito, prova a fare il decoratore di Nel 1946 è ospitato, per un breve periodo, da ceramica artistica alla Richard-Ginori, dove Ottone Rosai. Nel 1947 Ardengo Soffici, nel conosce Giò Ponti che, visti alcuni suoi ritratti, presentare la mostra di Migliorini e Warden alla lo sprona a non perder tempo con la “Galleria Firenze”, rileva “un‘energia di decorazione ed a dedicarsi alla pittura. esecuzione e una fresca arditezza di colori Successivamente, e per circa un anno e mezzo, senza dubbio notevole”, definendolo “sincero trova lavoro come restauratore alle Belle Arti. cercatore di verità pittorica”. Nel 1931 la Galleria Lyceum di Firenze Nel 1954 Migliorini partecipa all’esposizione presenta al pubblico la prima mostra delle opere d’arte internazionale “La pittura di piccolo di Migliorini, proposte per l’occasione insieme formato” a Bergamo e propone a Milano, alla a quelle dello scultore ceramista Ugo Ciapini 1960, Rotosei – consegna del Galleria degli Artisti, una mostra personale (1866 - 1931 ?). ritratto a Maria Pia di Savoia presentata da Michele Campana, che rileva “la Negli anni Trenta, Migliorini vive già della sua solidità della costruzione” e la “coloritura pittura, o meglio, come lui stesso asserisce violenta”. Tale mostra è recensita da Leonardo “sopravvive”, dipingendo “per il vitto e Borgese sul Corriere della Sera. Per alcuni anni l’alloggio”. (1959 - 1962) soggiorna spesso a Roma, che lo Nel 1934 conosce Baccio Maria Bacci (1888- colpisce con la sua “monumentalità storica”, 1974) che diviene per lui un maestro di vita, più volte rievocata ed interpretata nelle sue oltre che di pittura. Per quattro anni, d’estate, opere. A Roma viene a contatto con gli artisti Migliorini accompagna Bacci al Santuario di La che frequentano il “Caffè Rosati” a Piazza del Verna (AR), dove il maestro di Fiesole è Popolo (Maccari, Monachesi, Fantuzzi) e visita impegnato nella realizzazione di un ciclo di De Chirico nel suo studio di Piazza di Spagna. affreschi sulla vita di San Francesco, Nel 1960 esegue il ritratto della principessa impegnandosi nella preparazione dei colori, Maria Pia di Savoia (diversi organi di stampa, nella foratura dei cartoni e nello spolvero della fra cui “Il Corriere della Sera” pubblicano la sinopia. fotografia con la consegna del dipinto). Nel 1936 espone per la prima personale in una Nel 1961 ritrae Papa Giovanni XXIII e realizza galleria di Via Cavour in Firenze. La mostra è diverse opere, fra cui “La fine della guerra” e recensita dal quotidiano “La Nazione” che La Verna 15/09/1934 “Spazio cosmico” (mosaico), per la “Casa del segnala “un buon successo di pubblico”. Baccio Bacci, Piero Bargellini e popolo” (circolo culturale) dell’Antella, località 4 Dino Migliorini
nei pressi di Firenze. Nel 1962, esegue un’opera di grandi dimensioni “Maremma” per la sala consiliare del comune di Cinigiano (GR). Alla galleria “Il Camino” di Roma, nel 1962, è presentato come un “sensibile interprete dell’epoca in cui vive”, che “trasmette nei suoi dipinti il tormento e la scontentezza della sua generazione, caratterizzata da travaglio di ricerche per nuove espressioni”. Espone ancora a Roma nel 1966, alla galleria Regionale della Toscana On. Riccardo Nencini 03/06/2004, “Il Babuino”; la mostra è recensita dalla RAI il Presidente del Consiglio Regionale consegna a Dino Migliorini la medaglia nel programma “La ronda delle arti”, che della Toscana On. Riccardo Nencini d'argento della Regione Toscana “in segnala un “gusto per la rudezza, che si fa consegna a Dino Migliorini la riconoscimento della sua opera secolare per apprezzare soprattutto nelle nature morte e nelle medaglia d’argento della Regione Firenze e la Toscana” in occasione composizioni di stampo cubista”. Toscana dell’inaugurazione della mostra antologica: Nel 1967, in occasione della mostra alla galleria “Dallo studio del vero alla realtà sognata” “Indipendenza” di Bologna, “Il Resto del promossa dal Consiglio Regionale della Carlino” evidenzia “un caldo e acceso Toscana. pittoricismo”. Il 26 luglio 2004 Migliorini chiude lo studio Nel 1968 espone a Cortina d’Ampezzo, al d’arte in via Condotta n. 12 a Firenze e smette circolo artistico dell’Ente Cortinese di Cultura e di dipingere. ad Ancona alla galleria “Puccini”. Tale mostra è Dino Migliorini muore il 18 febbraio 2005 a recensita da “L’Unità” che rileva “un mondo Contea nel comune di Rufina (FI). geometrizzante dove tutto esprime la Il quotidiano “Il Giornale” nell’articolo che ne malinconia di un artista singolare”. annuncia la scomparsa, lo ricorda quale Nel 1970 il Comune di Rignano sull'Arno gli “ritrattista sensibile e grande paesaggista”. dedica una mostra antologica “per dimostrare Il Comune di Firenze con l’assessore alle ampiamente a quali schietti valori artistici sia 1990, Il ciclista e la fabbrica tradizioni popolari fiorentine Eugenio Giani nel arrivato questo figlio della sua terra”. comunicato stampa diramato ricorda che “con Nel 1974 partecipa alla “The Italian Season”, la scomparsa di Migliorini, uno dei grandi allestita alla “Galerie Aziza” di Londra, allievi di Ardengo Soffici, viene a mancare un presentato come “a pupil of the very importante interprete della tradizione fiorentina countryside”. Nello stesso anno Biagioni del Novecento”. Gazzoli su “L’Osservatore Romano” lo indica come un “punto di paragone e confronto, non solo ad una pittura regionale, ma a quella di un Mostre retrospettive: ambito mediterraneo“. Nel 1975, espone a Lugano alla galleria “La Nel mese di maggio del 2006 le “composizioni Madonnetta”. Gli anni che seguono sono sacre” di Dino Migliorini sono esposte nel caratterizzati da un’intensa attività espositiva. Museo Diocesano di Arte Sacra della Curia Numerose le mostre organizzate in giro per Arcivescovile di Firenze. Don Sergio Pacciani, l’Italia fra cui, di particolare interesse, quelle Direttore dell’Ufficio Arte Sacra così dice di allestite a Firenze, alla “Galleria Pananti”, nel Migliorini: “Un’artista che ha toccato temi che 1982 e a Roma, alla “Galleria Paesi Nuovi” in sono parte del vissuto comune e sono già un Piazza Monte Citorio, nel 1985. ‘codice’ di lettura dell’arte pittorica del Nel 1983, ancora su “L’Osservatore Romano”, Novecento”. Le composizioni sacre dell’artista Maria Bernardini definisce i suoi paesaggi come sono collocate nella sala della “sacrestia” che “visioni di un paese dell’anima”. accoglie le opere di importanti autori del Nel 1990, un suo dipinto: “Il ciclista e la passato quali: Giotto, Masolino, Paolo Uccello. fabbrica” è riprodotto sulla locandina del 45° Dal 7 ottobre al 10 dicembre 2006 le Gran Premio di Ciclismo - Industria e composizioni sacre di Migliorini sono in Commercio di Prato. mostra nella Sala dei marmi del Complesso Nel 1998, il Comune di Rignano sull’Arno, con Museale di S. Chiara a Napoli. La curatrice i patrocini della Regione Toscana e della della mostra, Roberta Polidoro, rileva “una Provincia di Firenze, promuove la mostra pittura che, da regionale, assume un respiro più antologica “La copia, il dettato e la ampio, fino a raggiungere una dimensione composizione”. Una selezione delle opere mediterranea”. esposte è riproposta l’anno seguente a Firenze alla “Galleria via Larga” della Provincia di Nel settembre del 2010 la Provincia di Firenze Firenze. ospita nel Palazzo Medici Riccardi la mostra Nel 2000, la Basilica della SS.Annunziata in “Aura - Valdarno: l’armonia del colore”. Il Firenze, accoglie una mostra di opere con Presidente della Provincia, Andrea Barducci, soggetti sacri che riscuotono il lusinghiero sottolinea che l’esposizione ha lo scopo di apprezzamento di Corrado Marsan: “…degne di “celebrare il talento dell’artista rignanese”. un ipotetico grande museo dell’arte sacra del Novecento Italiano”. Dal 5 febbraio al 6 marzo 2011 la Galleria Nel 2002, Il Comune di Loro Ciuffenna (AR) Comunale di Arte Contemporanea di Arezzo ospita una mostra dedicata all’attività di ricerca presenta la mostra antologica: “Bellezza Sogno dell’artista. Realtà” a cura di Giampaolo Trotta. Il sindaco Nel 2003, la “Ratiopharm Italia” dedica Giuseppe Fanfani rileva che: “colore, luce, alla pittura di Dino Migliorini un calendario genuina religiosità primaria, amore per la monografico distribuito in n. 35.000 copie. propria terra…..Tutto questo è Dino Il 3 giugno 2004, il Presidente del Consiglio Migliorini.” 5
DINO MIGLIORINI LA REALTA’ COME UN LUNGO SOGNO CROMATICO GIAMPAOLO TROTTA Veduta di Santa Maria a Montici da Ponte a Ema Presentando una mostra di Dino Migliorini Le ‘opere’ e i ‘giorni’ si sono susseguiti nella esattamente dieci anni fa, nel 2001, scrissi di sua tavolozza vestendosi dei rammentati lui come di un artista “dell’anima e del colore”. colori ocra e dei bruni della sua terra, dei Oggi, oramai che egli è scomparso da alcuni gialli e dei verdi della natura, ma anche dei anni, possiamo tracciare una sua più ‘oggettiva’ rossi squillanti di una passionalità tutta e distaccata analisi del suo lungo percorso di genuinamente agreste. artista, ma rispetto ad allora rimane immutata Se però, Migliorini si fosse fermato a questo la sensazione di essere stati presenti ad un sarebbe stato solo un abile ma attardato uomo che dipingeva veramente con la sua seguace di maniere superate dalla Storia e, Paese d’inverno ‘anima’, con un’onestà morale ed intellettuale sinceramente, nulla ci direbbe come artista. cristallina, in un mondo - quello dell’arte Osserviamo, invece, la sua veduta di Santa contemporanea - abbagliante di luci e di Maria a Montici da Ponte a Ema, ancora retorica, ma che (lasciate che lo dica un critico degli Anni Trenta: la pennellata si fa ampia e oramai a metà strada tra i cinquanta ed i quasi divisionista nella raffigurazione degli sessant’anni) quasi sempre nasconde solo ulivi in primo piano, anticipando così quella arrivismo, invidia, bassezze ed una smania che sarà la sua principale connotazione esclusivamente per il guadagno e la fama, stilistica nei paesaggi più tardi, non alieni da spesso pretesa a torto da chi artista non è e influenze cascelliane. neppure pittore ma solo imbratta-tele, tronfio È con la frequentazione di personalità come Il mulino sulla Greve a di demagogia, falsità e retorica. Scandicci Baccio Maria Bacci, Ardengo Soffici o È il momento, quindi, come dicevamo, di Giovanni Papini che Dino Migliorini, sul cercare di analizzare storicamente il contributo volgere degli Anni Quaranta, approda ad di Migliorini, artista tutto sommato ‘sfortunato’ una sua più matura consapevolezza della perché lontano dalle celebrazioni di una critica modernità. spesso prezzolata, ma che è stato più artista di Gli Anni Cinquanta e Sessanta divengono, tanti suoi coetanei e successori ben più noti ma così, quelli della sperimentazione, sia assolutamente vacui ovvero pieni della loro cromatica che formale: ad iniziare dagli nullità travestita di innovazione concettuale. accenti fauves ed espressionisti, dove la La lunga parabola pittorica di Dino Migliorini linea nera di contorno si fa marcata, a iniziò nel 1928, traendo linfa vitale dallo studio definire campiture di colore assoluto ed del ‘suo’ paesaggio agrario toscano, cui era irrealisticamente ed emotivamente John F. Kennedy tornato negli ultimi anni, nuovamente e espressionista (cfr. Paese d’inverno, prepotentemente. Cementificio o Il mulino sulla Greve a Opere tutte sospese tra un Verismo di fine Scandicci), fino a quelli cubisti di alcuni suoi Ottocento ed un Postimpressionismo declinato ritratti e scene sacre (cfr. John Fitzgerald sulla lezione di Monet. La concretezza della sua Kennedy; La Veronica). pittura, i colori ocra-terragni della grande Richiami cubisti che talora, come in tradizione pittorica rinascimentale (tratta dalle Paesaggio italiano o Bimbo che dorme, opere degli artisti della sua terra del Valdarno), approdano ad un’astrazione geometrica il Verismo ottocentesco, la ‘Macchia’, la più classica, pur ibridamente ‘impura’, in moderna pittura – ‘concreta’ e metafisica ad un quanto conserva echi della figurazione tempo – di un Rosai (Si veda Via dell’Erta cubista celata nella scomposizione Canina a Firenze), ma anche di un Carrà La Veronica geometrica delle campiture cromatiche. (si confronti Mare d’inverno) sono alla base Il colore, uno dei cardini della sensibilità di delle sue opere prebelliche e fino a tutti gli Migliorini, diviene un veicolo di emozioni, Anni Quaranta. esteso come il pentagramma musicale, Opere di forte spessore ed impatto estetico ed attribuendo al segno la capacità di essere emozionale, dai disegni a carboncino degli Anni insieme spazio e colore, senza però Venti e Trenta ispirati a scene dal vero en plein svincolarsi in toto dalla volumetria air dei mercati fiorentini (ancora nella tradizionale ancora presente in artisti a lui tradizione ottocentesca, ma che si aprono alla cari, come Carrà, Boccioni e Soffici. solidezza epica di “Novecento”, per anticipare E ancora i suoi paesaggi chiaristi e metafisici visioni annigoniane) agli oli ritraenti le degli Anni Settanta ed Ottanta (Via campagne verso Grassina, dal sapore medioevale ad Assisi; Riflessi sul fiume), alla dell’impressione postmacchiaiola. Paesaggio italiano ricerca di una nuova dimensione della luce, mirando tendenzialmente alla parziale 6
riconquista di una scioltezza di tratto di fino alla morte, quando ha dovuto lottare con ispirazione postimpressionista (pur rimanendo la vista che la cecità gli rubava insieme ai ancorato ad un ossequio per le nitide ‘suoi’ colori, non ci interessa per la visione volumetrie sotto la luce, tra il morandiano e la della sua perduta Toscana oramai rivissuta semplificazione di un classicismo novecentista) come in un sogno, almeno in quella e a cromie libere dalle terre della tavolozza in superficiale accezione oleografica e lui ancora in parte sironiana. cartolinesca (cioè ingenuamente retorica) con Veniva recuperata una tipica trasparenza e la quale le masse fiorentine meno colte leggerezza della tavolozza, in un anelito di apprezzavano e tuttora apprezzano riscoperta dei valori luministici dei chiaristi vernacolarmente i quadri di lombardi e poi bolognesi, rinnovando la Risveglio Migliorini, in una sorta di provincialismo pittura di paesaggio e proponendo regional popolare. spontaneità in composizioni soltanto Quei paesaggi ci convincono e ci affascinano apparentemente schematiche ma in verità forse più di tutta la sua precedente aggiornate sulla lezione delle avanguardie produzione perché sono pennellate emotive e degli Anni Quaranta. passionali, perché sono fatti di masse L'essenzialità a cui l'artista ha ridotto le sue cromatiche dai colori vividi e irreali, forti e forme in quegli anni gli consente di talora aciduli, definenti improbabili edifici ed raggiungere ancor più compiutamente la tanto alberi. Migliorini non seguiva alcuna filosofia agognata unità ritmo-colore, in un rapporto nel creare i suoi quadri, ma applicava la logica simultaneo con l'emozione di un'immagine dell'arte come gliel'aveva insegnata la sua archetipo di paesaggio (Assisi, l’Arno) che terra d’origine, paragonandola ad una dolce porta in sé. Via medioevale ad Assisi melodia di sottofondo. E poi ancora i suoi nudi con la raffigurazione Paesaggi dell’anima, quindi, dove il tratto solo parziale della testa, talora latamente tremulo, incerto e ‘vecchio’ scolpisce contiani (Risveglio), e le nature morte immagini interiori alla ricerca del Mythos che morandiane già iniziate negli Anni Quaranta è in noi: non la perfezione formale o il colore (cfr. Natura morta con pere) e poi evolutesi in puro e artefatto, ma un’istintualità affaticata forme più marcatamente espressioniste (cfr. traccia orizzonti e edifici che divengono Natura morta con piatto e pere). E di una costruzioni metafisiche, corpi irreali di donne continua interazione tra la cloison solo pensate, astrazioni formali imprecise e secessionista, il Liberty, il Fauvismo ed il vibranti, come l’esplosione dell’autunno prima Chiarismo, che alleggerisce la massa Riflessi sul fiume della morte, quando tutto l’essere diviene solidamente novecentista, vive tutta la sua antenna recettiva esistenziale. pittura di figura e di ‘pudibondi’ nudi A differenza di tanta arte contemporanea che dell’anima, indicativa, più che di una velocità si presenta avviluppata in un discorso criptico di ascendenza futurista, di una tonalità di e non esteriore, senza possibilità di guardarla segno che si snoda in cadenze di danza e di come cosa in sé, la pittura di Migliorini è lì, di sinuosità erotiche da aurorale e solida Mater fronte a te, nel bene e nel male: la puoi matuta e sfiora la fusione con il Cosmo per guardare come cosa in sé senza alcun intuizione folgorante (si veda il Nudo di donna condizionamento strumentale rivolto a in rosso e viola degli Anni Novanta: una ‘iniziati’. Grande Madre italica, possente nelle fattezze Natura morta con pere Questo è il Dino Migliorini, pittore come il Grande Ventre fecondo della Natura, intelligente, genuino e moderato, dotato di ma rivestita di albeggiante e lucreziana “rosea una seducente capacità di invenzione e di un luce dell'aurora”, come la vuole il mito greco di sapiente mestiere, che più apprezziamo e Ino-Leucotea, signora lucente del bianco ricordiamo: quello ‘imperfetto’ degli ultimi Mattino). Egli ha attraversato quasi tutti i anni, solo nel suo studio, ma aperto nella movimenti, le esperienze e le correnti che radiosità del suo mondo interiore pregno di hanno caratterizzato il secolo passato. vita, di ironia, di calore. Nella sua “inestinguibil sete” (per citare un Solarità, leggerezza poetica, luminosità, verso dell’Angelica di Pietro Aretino) di un’arte intenzionalmente semplice, votata a apprendere e di conoscere, con quella individuare un’idea istintiva del bello: il bello Natura morta con piatto e pere modesta semplicità e quella schietta dell’anima. insaziabilità proprie delle persone più sensibili, Come già scrisse De Chirico a proposito egli non ha mai aderito ad una corrente dell’opera di Michele Cascella – così amata dal pittorica con l’indiscussa certezza di chi pubblico e bistrattata dalla critica italiana propaga un Verbo, ma ha cercato, con umiltà, postbellica – forse Migliorini è uno dei pochi di cogliere da ciascun movimento nel quale artisti che risvegliano ancora in noi la poesia momentaneamente egli si ‘rifletteva’ ciò che del Paradiso perduto. * gli era più congeniale. La produzione pittorica crepuscolare e a tratti * 2011 - Presentazione della mostra: quasi primitivista degli Anni Novanta e quella “Bellezza Sogno Realtà” - Galleria Comunale Campagna toscana D’Arte Contemporanea di Arezzo. 7
Autoritratto (allo specchio) Anni ’40, olio su tavola, cm 40 x 31,5 Mi ha interessato sempre il vero, nella realtà ho cercato l’invenzione per esprimere la mia personalità. Dino Migliorini 8
Visioni toscane alla ricerca della “verità pittorica” “Un artista, per essere singolare e vero, deve saper cogliere gli aspetti più reconditi della sua gente e soprattutto della sua terra. Questo mistero, grande e difficile, Migliorini lo ha saputo captare, registrare e donare a noi con persuasione e commovente semplicità”. Saverio Strati Il paesaggio Lo spazio delle arti “La Soffitta” presenta una selezione delle è un’invenzione del pittore visioni toscane del pittore Dino Migliorini realizzate fra gli anni che immagina un ricordo ‘20 e gli anni ‘50 del XX secolo. dei colori di una certa area, più che reali sono un L’esposizione illustra il percorso artistico del pittore che inizia immaginario ricordo negli anni '20 con gli studi del vero, si avvicina fra gli anni '30 e di un sogno. La realtà c’è! gli anni '40 alla pittura di Bacci, Soffici e Rosai, per poi aprirsi Ma è composta. nel dopoguerra alle sperimentazioni chiariste, metafisiche ed Il cipresso espressioniste. è come una sentinella, guarnisce il paesaggio, I dipinti esposti sono suddivisi in tre sezioni: è un segnale, un simbolo. 1- La matrice verista “en plein air” Quelle sfilate in primo piano, (anni ‘20 e inizi anni ‘40) o in un viale all’orizzonte, Dal Verismo di fine Ottocento alle serene visioni danno toni musicali e ritmo, contemplative1 del paesaggismo post-impressionistico alla composizione. del Novecento toscano, derivategli dagli insegnamenti di Gli olivi Bacci e dalle frequentazioni di Soffici e Rosai. nella campagna toscana sono 1 Raffaello Franchi, Aprile 1939 - Terre Mediterranee la parte più saliente. Sono belli con quei grigi di 2- Tra Metafisica e Chiarismo diverse tonalità, (seconda metà anni ‘40 e anni ‘50) però guai a farli con tutti i Lo studio della luce e del colore, fra tonalismi chiaristi e rametti - sarebbe un disastro. geometrie metafisiche, per la raffigurazione di una realtà E’ sempre la massa dell’olivo soggettiva ed intimista. che mi interessa. 3- Le influenze espressioniste La forma è massa senza (fine anni ‘40 e anni ‘50) particolari. Le sperimentazioni espressioniste attraverso l'utilizzo emozionale e suggestivo del colore vivido ed irrealistico. Dino Migliorini 9
1- La matrice verista “en plein air” Dino Migliorini intraprende la sua attività artistica intorno al 1928, muovendosi nell’ambiente del paesaggismo novecentesco fiorentino. Dal suo mondo contadino attinge una feconda ispirazione nel ritrarre campagne, paesi e nature morte. Sospinto dal suo istinto, studia la natura e gli effetti cromatici della luce, realizzando dei dipinti che rivelano un’aura serena e contemplativa.(GG) Il Verza La scarpa della mamma Anni ‘20, grafite e carboncino su carta, cm 37 x 29 Anni ‘20, grafite su carta, cm 20 x 30 Torre a Cona Cane e gatto 1922/1923, olio su tavola, cm 10 x 12 Anni ‘20, olio su tavola, cm 7 x 9 Dino Migliorini mostra fin da fanciullo un'innata abilità per il disegno. Dario Buschini, un pittore post-macchiaiolo reduce della prima guerra mondiale, è il suo primo maestro. “La Torre a Cona”, vista dalla finestra della camera del nonno, è il suo primo dipinto, realizzato con il poco colore rimasto nei tubetti “già strizzati” regalatigli da Buschini. Nel 1924 grazie all'interessamento della contessa Giulia Corinaldi Padoa, della vicina Villa Torre a Cona di San Donato in Collina, si trasferisce a Firenze, diviene allievo di Garibaldo Cepparelli (1860-1931) e studia disegno per circa 7 anni. Le prime opere sono dedicate alla rappresentazione verista del suo mondo contadino. 10
..Dalla metà degli anni ’20 si assiste in Italia, primariamente ad opera del gruppo denominato Novecento, ad un processo di restaurazione in pittura dei valori tradizionali, tra naturalismo e classicismo, che propugnava, usando le parole di Margherita Sarfatti, teorica del gruppo, “limpidità nelle forme e compostezza nella concezione, nulla di alambiccato e nulla di eccentrico...”. Anche in Toscana si erano formati gruppi novecenteschi locali: quello di Firenze, dove lavoravano Ardengo Soffici e Ottone Rosai, era caratterizzato dalla combinazione della poetica del semplice di Strapaese, a difesa della tradizione e della cultura contadina e provinciale dell’Italia, con il purismo quattrocentista. L’ansia sperimentale maturata nel periodo delle avanguardie artistiche anche tra gli artisti toscani, veniva ora annullata da un linguaggio impregnato di storicità e di classicità, e soggiogata, per così dire, dalla tradizione della grande arte medievale e dalla pittura del Quattrocento... Gli anni Trenta si caratterizzano dunque, anche per Migliorini, per una ricerca in questo senso, senza che lui l’abbia probabilmente mai teorizzata o razionalizzata fino a farla diventare un elemento programmatico. Lucia Bencistà (2006 - Firenze, presentazione della mostra “Aura” al Museo Autoritratto Diocesano di Arte Sacra ) 1930, olio su tavola, cm 39,5 x 32,5 L'uccellino morto 1928, olio su compensato, cm 14 x 20 11
1928, Nuovo Giornale - Ritratto di bimba Dino Migliorini nel 1928 per sostenere i suoi studi artistici lavora come “portiere di notte” al Nuovo Giornale, dove ha la possibilità di mostrare le sue doti di disegnatore ritraendo le personalità che visitano la redazione ed, in qualche occasione, illustrando gli articoli di Guido Fanfani. Il “Nuovo Giornale” nel 1928 gli dedica una recensione con la pubblicazione del ritratto della nipote del professor Murri di Bologna. L’articolo è di Otello Masini, che Dino ritrarrà in un dipinto, alla “maniera moderna”, ricevendo in regalo una bicicletta, con la quale comincerà a girare per la campagna fiorentina per dipingere dal vero ”en plein air”. Guido Fanfani Anni ‘30, olio su tela, cm 57 x 48 Il mercato di Sant’Ambrogio a Firenze Il mercato di Sant’Ambrogio a Firenze 1928/1932, carboncino su carta, cm 33 x 45 1928/1932, grafite e carboncino su carta, cm 23 x 30 Il ritratto della madre eseguito nel 1928 testimonia l'inizio della sua attività di pittore con l'adesione alla tradizione realista e naturalista dei movimenti novecenteschi fiorentini. 1928 - La madre Anni ‘30, Dino con la sua inseparabile bicicletta 12
Dino Migliorini un esordiente nella vita e nell'arte. Figlio di contadini, da bambino andava alla scuola di Troghi, prossima alla sua parrocchia della Badiuzza, in San Donato in Collina, disposto ad impararvi quel tanto che gli poteva bastare per divenire un bravo colono, ereditando un giorno la vanga paterna. Se non che, fornito da natura di una singolare attitudine pel disegno metteva giù figure su figure copiando quante incisioni gli capitavan fra mano. Quando non aveva lapis e carta - e gli capitava spesso - disegnava sul primo muro imbiancato che gli si parasse dinanzi servendosi di un cannello di brace o di un pezzo di gesso o di mattone. Un giorno la figura espressiva del Re galantuomo, da lui trovata nel libro di lettura, lo colpì a segno che volle riprodurlo ingrandito su di una parete di cucina, non ostante le proteste della sua buona mamma che non voleva saperne di ospitare così gran personaggio. Il disegno riuscì alla perfezione, e quanti lo videro ne fecero meraviglie come di cosa prodigiosa. Ben presto la fama del fanciullo giunse agli orecchi della padrona del podere sul quale lavorava la famiglia del Migliorini, la nobile signora contessa Giulia Corinaldi, distinta cultrice delle belle arti. Riconoscendo nel piccolo Dino attitudini non comuni per il disegno, gli diè un primo maestro nel compianto pittore Dario Buschini, morto giovanissimo, prima ancora di aver avuto il modo di dimostrare le sue doti eminenti di artista. Successivamente, sempre a cura della sua nobile benefattrice, fu alla scuola di uno dei più coscienziosi disegnatori moderni, il professor Garibaldo Cepparelli ed il fanciullo, divenuto ragazzo, ebbe così modo di sviluppare le sue doti naturali. Oggi egli sta per entrare nella schiera dei giovani pittori che Il cipresso (Campagna a Grassina) Anni ‘30, olio su compensato, cm 60 x 50 danno serio affidamento di riuscita. Alcuni studi e qualche ritratto dal vero gli hanno valso l’approvazione sincera del suo grande maestro, e ciò basta a far capire che al Migliorini può essere riserbato un bell’avvenire nella pittura. Fin qui la sua produzione artistica non è uscita dall’ambito dei saggi di studio, eccezion fatta pel ritratto a matita della graziosissima fanciullina qui riprodotto, nel quale appaiono evidenti le sue attitudini a specializzarsi in questo difficilissimo ramo della pittura. La somiglianza con l'originale è perfetta, come pure è perfetta l'espressione ingenuamente canzonatoria della bella fanciulla. Buono, modesto, Dino Migliorini a vent' anni è rimasto ancora spiritualmente il ragazzo che scarabocchiava figure su figure sui muri della parrocchia natia. Dire in mezzo a quali avversità ed a quali sacrifici egli abbia compiuto la sua preparazione artistica, sarebbe un offendere la sua squisita modestia. Dirò soltanto che pochi avrebbero accettato di soffrire quello che egli ha serenamente sofferto pur di conseguirla, e mettersi così sulla via che conduce alla gloria. Via lunga, aspra, tortuosa sulla quale non mancano i classici rovi. Saprà egli percorrerla intiera ed arrivare alla meta? Io credo di sì. Dotato della tenace volontà che distingue i lavoratori della terra di cui è figlio, educato alla scuola di un maestro bravo e buono come quello che ne incoraggia i primi passi, Dino Migliorini riuscirà ad affermarsi. Intanto, a differenza di tanti giovani artisti d'oggigiorno, egli è convinto di dover studiare ancora con ardore, con fede, e non chiede che di essere aiutato in questa ulteriore fatica con la modestia che è prerogativa dei forti. Strada di campagna Otello Masini Anni ‘30, olio su cartone telato, cm 28 x 20 13 (23 Febbraio 1928, Nuovo Giornale)
...Anni Trenta - In questi anni Firenze era un po' il centro di un dibattito culturale che attraverso famose riviste influenzò in modo non secondario la cultura italiana; lei in che modo partecipava a questo fervore culturale. Migliorini stringe un po' gli occhi, come a fare uno sforzo per ricordare tempi così lontani, ma quando inizia a parlare non sembra che il tempo trascorso abbia offuscato i ricordi: fu sempre grazie a Soffìci - dice Migliorini - che mi capitò di frequentare lo studio di un suo amico, Giovanni Papini, in via Guerrazzi: qui un gruppo in verità piuttosto ristretto, discuteva di letteratura e poesia, fu qui che per la prima volta sentii i nomi di Apollinaire, di Rimbaud, di Verlaine. Pittura e letteratura, alla poesia moderna doveva necessariamente corrispondere una pittura moderna. Intellettuali raffinati, giovani appassionati e sensibili alle nuove sollecitazioni dell'arte, della filosofia e della poesia, ma non insensibili anche ai valori della spiritualità cristiana, si pensi soltanto a Papini; tutto questo concorreva a creare un terreno fertile capace di alimentare le tensioni artistiche e le ambizioni intellettuali di molti giovani di Il campanile della Chiesa di San Michele a Tegolaia (Grassina) talento. “Per Migliorini - scrive Maria Anni ‘30, olio su tela, cm 72 x 60 Bernardini - tutto si traduceva in colori, in linee, in toni, dai più tenui e pastello, ai più fondi e drammatici. (. . . ) Di lì la sua pittura è esplosa: da quelle lettere, da quei suggerimenti." L' osservazione della Bemardini coglie perfettamente una delle caratteristiche più evidenti di Migliorini: capacità di ascoltare, di osservare, anche di cogliere gli aspetti più significativi del dibattito culturale che si svolge davanti a lui, tuttavia rimanendone sempre ai margini, mai attore, semmai spettatore, pronto a recepirne le novità e gli aspetti più interessanti, ma mai veramente conquistato. In sostanza rimanendo fedele a se stesso, alla sua intrinseca semplicità contadina, alla sua ingenuità di illetterato, a volte frettolosamente scambiata per ruvidezza . Valentina Bicci (2003 - “A colloquio con Dino Migliorini pittore toscano” riadattamento della Tesi in storia dell’arte - Accademia di Belle Arti di Firenze - Scuola di Pittura) Strada fra gli orti a Grassina Anni ‘30, olio su tavola, cm 60 x 68 14
Nel 1934 Migliorini conosce Baccio Maria Bacci che diviene suo maestro di pittura e di vita. Per quattro anni fra il 1934 ed il 1939, nella stagione estiva, Migliorini accompagna Bacci al santuario francescano della Verna (AR), dove il maestro di Fiesole è impegnato nella realizzazione di un ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco. Tale esperienza avvicina Migliorini alle composizioni sacre, tematica che incontra anche committenze ecclesiastiche quali: “Il buon Samaritano” per la Chiesa di Santa Maria di Ricorboli a Firenze, del 1938, ed “Il Battesimo di Cristo” per la Chiesa di San Donato in Collina, del 1941. Nel 1937 Migliorini comincia a frequentare anche Ardengo Soffici che lo sprona a cercare la “verità pittorica” e “l'espressione pura e semplice di quel che di poetico suggerisce all'artista la contemplazione, lo studio e l'amore di quel che è detto natura”. Nel 1938 in occasione della mostra a Rignano sull'Arno, Bacci e Soffici vengono indicati come suoi “abili maestri”. Verso l’Antella Anni ‘30, olio su tavola, cm 65 x 56 ...Conobbi Soffici quando già avevo trent'anni, anche se da sempre l'ammiravo. Certo, lui ha influenzato la mia pittura. Soprattutto, direi nell'articolazione disegnativa... Da Rosai, forse, ho preso quelle tonalità toscane, sfumate, senza precisi rapporti realistici. (Intervista a Dino Migliorini di Pier Francesco Listri, Arte & Vacanze Luglio-Agosto 1989) Campagna con ponte Anni ‘40, olio su tavola, cm 50 x 59,5 15
Dino Migliorini è un giovane pittore che in circa sessanta dipinti esposti dal 1° al 12 aprile nei locali della Galleria d’Arte “Firenze” dimostra di possedere larga e sensibile l’apertura dello sguardo sugli aspetti della natura, e facoltà selettive di plastico, buone e non affatto sforzate. Con questo voglio dire che la scelta dei tagli, e delle tonalità generali non appare, in lui, influenzata dal gusto di schemi preconcetti. Dove la fattura è più rapida, e più rapidamente impressionata, minore è la ricchezza scolpita degli accenti, così da veder prevalere talvolta gli agguati del generico paesaggismo toscano, ancorché questi si avverino nel clima del corrente buon gusto post-impressionistico. Ma non manca qua è là, un'intelligenza coordinatrice di rapporti non di sola e pura astrazione pittorica bensì commisurata sul rispetto di Campagna in autunno Anni ‘30, olio su tavola, cm 51,5 x 62,5 ciò che la natura tende a significare, e significa nei suoi limpidi misteri, come la vita e la vibrazione di un albero, di una casa, d’un pollice di terreno vago o coltivato che vivono in sé, e vivono, anche, nell’insieme di una visione; che ora sotterrano ed ora conducono alla considerazione di un’armonia generale. Molteplicità serena di visioni contemplative: questa che potrebbe essere una formula della buona pittura non solo paesaggistica, nel Migliorini accenna ad affermarsi, e promette di maturare. Raffaello Franchi (Aprile 1939 – Terre Mediterranee, recensite le mostre in Firenze di Annigoni e Migliorini) Vista di Mura 1934, olio su tela, cm 50 x 60 16
Dino Migliorini, con qualche disegno, espone una trentina di dipinti tra paesaggi e nature morte, in una galleria di Via Cavour; giovanissimo è alla sua prima personale. Non gli difettano buone doti e per quanto si muova, com’è del resto naturale, fra schemi del paesaggismo nostro, più corrente, già in alcuni dei paesi qui raccolti, dimostra un più chiaro e sicuro sviluppo del temperamento. Specialmente in “Palude”, “Ponte di ferro” e “Porta S. Niccolò” egli sa raggiungere attraverso mezzi che non risentono della scaltrezza usuale, effetti ed intonazioni non comuni. Fra le nature morte “Le scarpe” è indubbiamente superiore alle altre, per la chiarezza dell’impostazione e lo sviluppo plastico e coloristico, anche nei disegni, alla vivacità dell’impressione, che gli fa segnare inquadrature non banali, si unisce sempre una proprietà di forma di provenienza non dubbia. Santa Margherita a Montici (Veduta da Ponte a Ema) L’esposizione ha ottenuto Anni ‘30, olio su tavola, cm 43 x 54 un buon successo di pubblico e rimarrà aperta fino al 28 corrente. Aniceto Del Masssa (25-26 Ottobre 1936, La Nazione) Scorcio fiorentino 17 Anni ‘30, olio su tavola, cm 43 x 53
C ’è nell’arte di Dino Migliorini, qualcosa che colpisce e domina insieme. La sua spiritualità sa tradursi istantaneamente in un realismo quasi sconcertante. Anima e materia si fondono senza esitazioni nelle sue tele, che ci appaiono ardite nei colori, di una freschezza, una compitezza che rivelano a priori l’artista. Il rilevante numero di opere che egli ci ha presentato alla galleria Firenze, hanno pienamente confermato queste opinioni, che del resto sono state condivise dai numerosi visitatori. (30 Novembre 1947, La Nuova Gazzetta) Via San Leonardo a Firenze Anni ‘40, olio su cartone telato, cm. 55,5 x 49,5 Via dell'Erta Canina a Firenze Anni ‘40, olio su tavola, cm 38,5 x 50 18
..Negli Anni Quaranta conosce Ottone Rosai (1895 - 1957), artista dal linguaggio tipicamente toscano, che esprime tuttavia una toscanità mai vernacolare, ma affinata a tal punto da appropriarsi di accenti cézanniani ed espressionisti. Si avvicina così anche alle opere di alcuni artisti Novecentisti, soprattutto Carlo Carrà (1881 - 1966), il cui discorso di una pittura fuori dal tempo cerca una conciliazione tra moderno, storia e tradizione. Giampaolo Trotta (2011 - Arezzo, catalogo della mostra “Bellezza, Sogno, Realtà” alla Galleria Comunale di Arte Contemporanea) Via dell'Erta Canina a Firenze Anni ‘40, olio su cartone telato, cm 50 x 40 Mare d'inverno Anni ‘40, olio su tavola, cm 37 x 74 19
2- Tra Metafisica e Chiarismo Sul finire degli anni '40 Migliorini cerca di rappresentare, nella natura che ritrae, quell'”Aura” indicatagli da Soffici, che aveva visto in lui un “sincero cercatore di verità pittorica”. Si dedica allo studio della luce e del colore, fra tonalismi chiaristi e geometrie metafisiche, raffigurando una realtà soggettiva ed intimista. I dipinti realizzati evidenziano la ricerca di un accordo tra i colori, tenui e soffusi, e la composizione, dall’impianto geometrico. Nascono così gli scorci fiorentini e toscani ricchi di un'aria di incanto contemplativo e di solenne spiritualità che celano un senso di solitudine e di velata nostalgia. (GG) Lungarno Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 60 Lungarno con vista della Chiesa di San Frediano in Cestello a Firenze Anni ‘50, olio su cartone telato, cm 50 x 60 20
La pittura luminosa non è mettere i colori chiari. Si ha dentro, nell’animo. E questa schiavitù mi ha seguito tutta la vita. Il pittore deve avere istinto e cultura, ma soprattutto natura. Si nasce pittori, è una virtù e una dannazione. Dino Migliorini Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze Anni ‘50, olio su faesite, cm 60 x 50 Piazza della Santissima Annunziata a Firenze Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 53 21
Fa piacere, oggi in particolar modo a chi ama l'arte nella sua genuinità, imbattersi in un tentativo pittorico il quale rappresenti, comunque sia, un'espressione sincera spontanea, umanamente cordiale, di quella contemplazione, studio e amore, che si diceva del fenomeno naturale, della bellezza colorita e poeticità del mondo così come è stato creato e come l'occhio dell'uomo spiritualmente sensibile lo vede… Così, basterà dunque dire al presente che il rignanese - e perciò mio compaesano - Migliorini, dotato di un sicuro istinto pittorico, sa rappresentare con naturale vigoria quello che vede, e indurre nei paesi e negli oggetti che raffigura l’aura e l’aria che domina e circola Vaso con fiori in quel mondo a lui caro, e Anni ‘50, olio su tavola, cm 50 x 38 ciò mediante un’energia di esecuzione e una fresca arditezza di colori senza dubbio notevole. Ardengo Soffici (Firenze, 1947 - dalla presentazione della “Mostra dei Pittori: Dino Migliorini e William Warden alla Galleria Firenze) Campagna con ulivi Anni ‘50, olio su faesite, cm 54 x 45 22
… sintetici e moderneggianti paesaggi che gli valsero affettuose lodi da parte di Ardengo Soffici. Per conto nostro, ci sembra che Migliorini vada bene soprattutto nelle piccole cose, negli studi meno sintetici, meno voluti, e più giusti quanto a valore tonale. Leonardo Borgese (2 Ottobre 1954, Corriere della Sera) Natura morta con mele e pennelli Anni ‘50, olio su faesite, cm 52 x 49,5 Strada di periferia 23 Anni ‘50, olio su cartone telato, cm 49,5 x 60
3- Le influenze espressioniste contemporaneamente agli studi sulla luce e ad una pittura dai tonalismi chiaristi, sul finire degli anni '40, Migliorini motivato dagli autorevoli consigli e dagli stimoli ricevuti dalle frequentazioni di artisti e letterati, avverte il bisogno di sperimentare ulteriori forme espressive, alla ricerca di una personalità pittorica, in linea con la modernità dei tempi. Per oltre vent'anni la sua pittura sarà caratterizzata da un'intensa attività di ricerca coloristica che lo avvicinerà all'espressionismo tedesco, ai cromatismi violenti dei "fauves", al cubismo, al divisionismo e alle astrazioni geometriche. Questi dipinti di ricerca realizzati con colori puri, Nevicata espressivi ed emozionali, 1951, olio su compensato, cm 40 x 50 e con un'essenzialità di linee, che tracciano semplici forme geometriche, consentono all’artista di rappresentare quel senso di solitudine e di disagio esistenziale che coglie nell’umanità. La “sua” diviene pittura di stati d’animo, di ricerca interiore. A questa pittura di ricerca Migliorini affianca, per oltre vent'anni, la produzione di dipinti paesaggistici d'ambito naturalista, che incontrano maggiormente i favori dei collezionisti. La mostra propone una selezione di dipinti permeati dalle prime innovative contaminazioni espressioniste che cominciano a caratterizzare le vedute paesaggistiche toscane del Migliorini sul finire degli anni ‘40 e per i seguenti anni ‘50. (GG) Natura morta con frutta Anni ‘50, olio su tavola, cm 40 x 50 24
È nato a Rignano sull'Arno, ma vive ed opera, fin da giovinetto, a Firenze. Presentato nel 1947 da Ardengo Soffici con affettuose ed incoraggianti parole, in occasione della sua prima personale a Firenze, ha saputo, in meno di dieci anni di intenso lavoro, conquistare una sua personalità inconfondibile, che lo mette in primissima linea fra i pittori contemporanei. E ciò per due motivi. La precisione del disegno e la forza espressiva del colore, secondo l’assioma che senza disegno non ci può essere arte figurativa e che la pittura è essenzialmente colore. Ma il Migliorini, pur basandosi sul reale e curando di ogni quadro una solida costruzione, sa trascendere dal vero in un mondo superiore di poesia, con cui crea sempre Tetti con vista della torre del Bargello e del campanile della Badia Fiorentina un’atmosfera di lirismo in Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 60 tutti i suoi quadri. Si osservino, ad esempio, la “Chiesa del Carmine” e la facciata della “Basilica di S. Lorenzo”. La solidità della costruzione viene ravvivata da una coloritura violenta, che nei contrasti riuscitissimi, porta verso il sogno e dà subito l’idea dell’importanza storica ed artistica di questi due monumenti. Il suo amore di sintesi è testimoniato specialmente dai ritratti, tra cui è da Cipressi d'autunno notare l’autoritratto e la Anni ‘50, olio su faesite, cm 50 x 60 figura dell’ergastolano. Sono pure notevoli molti paesaggi, nei quali il Migliorini con pochi e felici tratti sa dare un gioco di luci ed ombre e soprattutto il carattere lirico di molti aspetti della campagna toscana…. Michele Campana (1954 - Milano, presentazione della mostra personale alla Galleria degli Artisti) Riflessi sull’Arno Anni ‘50, olio su tela, cm 50 x 53 25
Olivi e viti d'autunno Anni ‘50, olio su faesite, cm 38 x 53 I grandi pittori … mi interessavano per la loro personalità, come artisti, ma non perché facevano parte di una mia passione, del mio gusto; non mi sento vicino a nessun movimento, questi movimenti sono per me tutte prove, divagazioni. Ho dipinto quello che mi piaceva, non avevo un programma di pittura. Valentina Bicci (2003 – “A colloquio con Dino Migliorini pittore toscano” riadattamento della Tesi in storia dell’arte - Accademia di Belle Arti di Firenze - Scuola di Pittura ) Alberi d’inverno Anni ‘50, olio su faesite, cm 50 x 60 26
Mia Figlia Anna Luciana (Anna) Migliorini (1943-1992) La presente mostra vuole essere pure un omaggio alla memoria di Luciana Migliorini, detta Anna, unica figlia del pittore, che ha vissuto a Sesto Fiorentino, fino alla sua prematura scomparsa nel 1992, svolgendo l'attività di insegnante anche presso la Scuola per l'Infanzia “Gianni Rodari”. Di seguito alcuni ricordi di Anna tratti dai racconti del pittore. Mia figlia Anna Fine anni '40 - Inizi anni '50, olio su faesite, cm 48 x 36 La mia povera figlia Anna diceva: “Un pittore non ha amici”... ….Ero un dispersivo in tutto e per tutto. “Babbo, tu hai le nuvole nella testa, non si sa mai da che parte il vento le porti” . … Quando morì la mamma sembrava che il sole crollasse, che il cielo sparisse. Poi la mia Anna e il suo dolore per quel male crudele... Nel “campone” a Sesto hanno piantato un albero con una targa: “A Anna Migliorini - Si continua a vivere nel cuore degli altri”, ed io, in cuor mio, sento che, quando verrà la primavera, dai rami di quell’albero germoglieranno foglie e fiori, e da questi i frutti, e questi frutti saranno tutti bambini di Anna... Dino e Anna in Piazza Duomo a Firenze, anni '50 Dino Migliorini 27
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