Fabio Cusimano Biblioteca Digitale, o dell'evoluzione della biblioteca: la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la sua nuova Biblioteca Digitale ad ...

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Fabio Cusimano Biblioteca Digitale, o dell'evoluzione della biblioteca: la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la sua nuova Biblioteca Digitale ad ...
Fabio Cusimano

       Biblioteca Digitale, o dell’evoluzione della biblioteca:
        la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la sua nuova
    Biblioteca Digitale ad accesso aperto dedicata ai manoscritti*

             Il concetto di digitalizzazione [...] non si riferisce solo alla produzione
             di una copia digitale, ma comprende anche tutte le fasi e gli aspetti
             associati a questo processo: la preparazione dei materiali, l’esecuzione
             della ripresa fotografica, l’archiviazione e l’uso della versione digitale.
             (Kempf 2019)

     1. Cenni introduttivi

L
         e biblioteche digitali hanno una storia breve, ma già foriera di
         un ricco dibattito internazionale. A cominciare dalla definizione
         stessa di biblioteca digitale,1 di cui si contano diverse for-

*
  Il presente contributo riprende alcuni argomenti trattati dall’autore nel corso
dell’intervento dal titolo I progetti di digitalizzazione e la Digital Library della Ve-
neranda Biblioteca Ambrosiana presentato nell’ambito della Giornata di studio “La
Biblioteca digitale: stato dell’arte e prospettive” organizzata dalla Alma Mater Stu-
diorum - Università di Bologna, Dipartimento di Beni Culturali - sede di Ravenna e
svoltasi online in data 24 novembre 2020. L’occasione mi è gradita per rivolgere un
sincero ringraziamento alle organizzatrici dell’iniziativa, Fiammetta Sabba e Lucia
Sardo, per avermi invitato a partecipare.

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mulazioni, senza che la comunità internazionale degli studiosi e dei
tecnici sia riuscita ad accordarsi su un testo condiviso.2 Nel frattempo,
le tecnologie stanno trasformando le biblioteche che, tuttavia, non
sempre comprendono a pieno l’importanza delle tecnologie digitali e
quindi rischiano di perdere coerenza all’interno di questo contesto in
continuo divenire.
   E proprio la definizione di biblioteca digitale è una palestra interes-
sante per cominciare ad affrontare il problema dell’impatto delle tec-
nologie dell’informazione sulla società.3 Una definizione infatti non è
una mera esercitazione accademica, ma riteniamo risulti essenziale per
chiunque voglia realizzare una biblioteca digitale, per chiarirsi la mis-
sione e il ruolo della biblioteca digitale stessa insieme alle funzionalità
del servizio che sia andrà ad offrire all’utenza. Ci si potrebbe chiedere:
la biblioteca digitale è una biblioteca? Quale è il ruolo della bibliote-
ca digitale? Quali sono i suoi caratteri fondamentali? E soprattutto,
quale è l’impatto possibile della biblioteca digitale sulle persone? A
tal proposito risulta estremamente utile far riferimento alle parole di
Anna Maria Tammaro:

      Da biblioteche digitali ‘centri di risorse’ a biblioteche ‘centri di comunità’!
      [...] la biblioteca digitale non è quello che viene comunemente inteso, cioè un
      deposito di contenuti digitali con servizi di ricerca collegati. L’idea centrale del
      concetto di biblioteca digitale è che la facilitazione della conoscenza e l’azione
      sociale devono andare insieme: ci sono molte possibili costruzioni sociali del
      mondo e ognuna di queste porta a una diversa azione per diverse comunità.4

1
   La bibliografia sull’argomento è molto vasta: per un approccio recente e aggior-
nato si consulti, per esempio, Biagetti 2019.
2
   Lana 2019, p. 186: «Le biblioteche che qui abbiamo chiamato digitali (in inglese
digital libraries) sono anche chiamate biblioteche elettroniche (electronic libraries)
o biblioteche virtuali (virtual libraries). Le tre espressioni non sono neutre, hanno
specifici significati anche legati a fasi storiche e quindi non sono equivalenti».
3
   Salarelli - Tammaro 2006.
4
   Tammaro 2015, p. 194.
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   Il tema del rapporto tra libri, biblioteche e mondo digitale non è
affatto nuovo, anzi spesso viene stereotipato quale terreno di scontro
d’elezione tra frange di tradizionalisti arroccati sulle proprie posizio-
ni e aggressivi innovatori che spalleggiano la diffusione delle nuove
tecnologie a tutti i costi. In medio stat virtus: nel confronto, nella di-
scussione, nella capacità di interrogarsi, di cooperare e di guardare
all’evoluzione del pensiero e dei servizi che animano da sempre le bi-
blioteche, nella naturale amalgama di funzioni diverse. Come, infatti,
afferma Edoardo Barbieri:

      il tema non è [...] tanto quello della contrapposizione tra la realtà del
      libro e quella del digitale, con un partito “conservatore” attaccato ai libri
      e uno “innovatore” sostenitore del digitale (se si osservano bene le cose,
      alla fin fine sembra spesso che i significati “politici” di tali scelte vengono
      addirittura capovolti dai due schieramenti...), ma di chiedersi invece come
      le due realtà si integrino. Solo qualche stupido pensa che si possa semplice-
      mente sostituire il cartaceo col digitale.5

  E se prendiamo in considerazione il mondo delle biblioteche di
conservazione, le precedenti affermazioni appaiono ancor più realisti-
che. È sempre più necessario, infatti, soffermarsi a valutare il reale im-
patto che le tecnologie digitali hanno sul mondo dell’informazione,6
compreso quello – a volte fin troppo anacronistico – delle biblioteche.

5
    Barbieri 2019, p. X.
6
    Lana 2020, p. 103: «La biblioteca è – anche – un centro di accesso all’informa-
zione e alla conoscenza, ma da anni internet sta erodendo il riconoscimento sociale
di questo ruolo. Idealmente tale ruolo è trasversale alle forme (stampa, digitale)
con cui informazione e conoscenza sono veicolate ma la realtà è differente, e “di-
gitale” e “informazione” richiedono una riflessione, per quanto sintetica. Da un
lato perché “digitale” non deve essere ridotto a identificare dei dispositivi o una
tecnologia in quanto qualifica in realtà un intero mondo che interseca inestricabil-
mente quello fisico; dall’altro perché “informazione” non è un contenuto alieno,
prevalentemente tecnologico (anche se molto spesso la parola ricorre nel nesso IT,
“tecnologie” dell’informazione), e riguarda tutte le biblioteche, non solo quelle
espressamente destinate agli studiosi».
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Ancora Barbieri:

      Occorre superare il vecchio (e glorioso) motto che faceva della biblioteca, in
      particolare quella pubblica, “il punto di accesso locale alla informazione”.
      Attualmente ciò non è più vero. Tale punto di accesso è oggi, semplicemente,
      il mio smartphone, dal quale ricevo informazioni su tutto: vie, traffico,
      ristoranti, meteo... Le informazioni mi arrivano cioè mediate da motori di
      ricerca o App che mi raggiungono tramite quel piccolo strumento digitale
      (ex-telefonino) che tengo in tasca. Per ciò che riguarda la biblioteca – tranne
      che per quote residuali della popolazione prive di accesso a Internet –, la
      questione delle informazioni mi sembra del tutto superata. Occorre invece
      sostenere con forza che, a fianco delle semplici informazioni, ci sono altre
      forme di conoscenza: dalle notizie (ciò che accade intorno a me nel mondo,
      e il suo significato), alla conoscenza vera e propria. La biblioteca si posiziona
      su questa “seconda linea” più stabile, profonda e interessante. Non solo ti
      dirà se girare a destra o a sinistra e ti consentirà di sapere dove sei andato a
      finire, ma ti permetterà di capire dove ti trovi! Il tema del patrimonio antico
      e prezioso delle biblioteche si colloca, ovviamente, a questo livello.7

   Ognuno di noi sa bene che la ricerca scientifica in campo umanisti-
co si è sempre svolta attingendo informazioni da biblioteche, archivi e
centri di documentazione. Il cambiamento più evidente apportato in
questo campo dalla tecnologia è certamente quello dell’evoluzione dei
cataloghi bibliografici, ovvero i moderni OPAC (On-line Public Access
Catalog) cui ormai ognuno di noi è avvezzo: mediante la conversione
catalografica verso i moderni standard tecnologici la ricerca di informa-
zioni sulle opere necessarie alla ricerca è ormai divenuta rapida, molto
efficiente e disponibile da qualsiasi postazione informatica collegata ad
Internet, ed è anche ottimizzata per essere fruita da dispositivi mobili.8

7
     Barbieri 2019, p. XI.
8
     Ivi, p. XII: «al di là del dibattito sui modelli catalografici adottati o adottabili
[...] o sui software gestionali disponibili a pagamento o in open source, questo è un
punto fondamentale: l’avere a disposizione gratuitamente in rete cataloghi biblio-
grafici che permettono di recuperare notizie (quasi sempre) corrette su manoscritti
e libri a stampa. È importantissimo che le informazioni sui libri siano disponibili
in rete, e non in modo confuso, casuale, volontaristico o interessato (vendita dei
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   Altro fronte di cambiamento che ha certamente tratto beneficio
dall’introduzione delle moderne tecnologie informatiche è quello dei
repertori bibliografici: le banche dati specializzate stanno rapidamen-
te sostituendo nella ricerca i classici repertori bibliografici cartacei.
   Le moderne tecnologie sfumano i confini tra i diversi strumenti
che si possono utilizzare per effettuare ricerche.9 Cataloghi, repertori
bibliografici, corpora,10 banche dati, motori di ricerca, riviste online,
monografie elettroniche e opere digitalizzate: tutto punta, ormai, alla
cosiddetta ‘convergenza digitale: «La sfida più ambiziosa lanciata dal-
le digital libraries è stata certamente quella che ha prefigurato la pos-
sibilità di integrare in un unico spazio informativo i documenti gestiti
da biblioteche, archivi, musei e database esterni».11

prodotti) bensì organizzato, sistematico, e “certificato”, come è invece il catalogo
di una biblioteca o di un sistema bibliotecario».
9
    Daquino - Tomasi 2016, p. 132: «Le biblioteche infatti si qualificano sulla base
di alcune delle funzioni che per definizione connotano anche le DH. Classificazio-
ne, gestione e disseminazione delle informazioni del proprio dominio – che pos-
siamo racchiudere nell’ampio spettro dell’organizzazione della conoscenza – sono
alcune delle più antiche funzioni che le biblioteche sono votate a svolgere e che
a loro volta identificano una parte fondamentale della metodologia dell’umanista
informatico».
10
     Lana 2019, p. 185: «Le origini – recenti, remote, remotissime – dell’informa-
tica umanistica sono intrecciate con lo studio dei testi attraverso i libri a stampa
prima e i ‘libri digitali’ poi. La vulgata diffusa in Italia e fuori d’Italia vede le origini
dell’informatica umanistica nei lavori di Roberto Busa per la creazione dell’Index
Thomisticus, che comportò la realizzazione di una biblioteca digitale ante litte-
ramperché i testi del corpus tomistico vennero integralmente trascritti su schede
perforate per poter essere acquisiti dai computer e poi elaborati. Ma ci sono stati
nella seconda metà del secolo scorso almeno altri due progetti fondativi per l’in-
formatica umanistica, per l’influenza che ebbero nel darle forma e per il ruolo o
per gli effetti che continuano ad avere: gli studi sulla Bibbia greca dei Settanta e il
Thesaurus linguae Graecae. In entrambi i casi la digitalizzazione delle opere (i libri
della Bibbia greca nel primo caso, le opere della letteratura greca arcaica e classica,
poi estesasi al periodo bizantino, nel secondo) diede luogo alla creazione di colle-
zioni di testi digitalizzati, all’epoca spesso chiamati corpora o “database testuali”».
11
     Tammaro 2015, p. 145.
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   Ad ogni modo, la tradizione e la prassi biblioteconomica12 non si
possono certo ignorare, specialmente quando esse hanno scritto pa-
gine celebri della storia delle biblioteche: l’obiettivo di ogni bibliote-
ca – piccola o grande che sia – consiste nel raccogliere, organizzare,
ampliare e diffondere la conoscenza tramite l’accesso alle risorse in
essa custodite.13 Ogni biblioteca, seppure nell’alternanza teorica delle
proprie funzioni-chiave14 di conservazione e fruizione, è ipso facto una
raccolta di libri organizzata, come l’etimologia15 ci insegna.
   Tutto ciò visto e considerato, la Veneranda Biblioteca Ambrosia-
na può assurgere al ruolo di testimone di tali processi evolutivi in
   16

seno alla realtà del mondo delle biblioteche: essa, infatti, gioca un
ruolo molto importante nel solco della lunga storia delle biblioteche,
poiché viene tradizionalmente considerata quale uno dei primi esempi
di biblioteca pubblica.17
12
     Montecchi - Venuda 2006, p. 79: «Le due dimensioni dell’attività bibliotecaria,
quella orizzontale dell’uso dei libri da parte dei nostri contemporanei e quella ver-
ticale della loro conservazione per i posteri, costituiscono i due poli attorno ai quali
si strutturano i servizi di ogni biblioteca: al prevalere dell’uno o dell’altro avremo
“biblioteche di conservazione” o “biblioteche d’uso”, anche se è ben difficile in-
contrare biblioteche finalizzate unicamente ed esclusivamente all’una o all’altro.
Non esistono, infatti, neppure in sede teorica, una netta opposizione tra questi due
parametri, essendo la conservazione finalizzata all’uso sia presente che futuro del
libro e, sull’altro versante, non potendo l’uso dei libri in biblioteca prescindere da
forme di tutela e di conservazione che assicurino loro lunga vita tra gli uomini».
13
     Si consultino, per esempio: Bottasso 1999; Kempf 2013; Gorman 2014; Fabian
2015, p. 55-70.
14
     Sardo 2017, p. 11-20: sulle funzioni della biblioteca l’autrice espone una prima
riflessione sul catalogo strettamente connessa alle finalità della biblioteca.
15
     Cortellazzo - Zolli 1979.
16
     Per un primo approccio alla storia dell’Ambrosiana si consulti Panizza 2012,
p. 121-147; per maggiori dettagli e ulteriori approfondimenti storici e documentali
si consulti Rodella 1992, p. 121-147.
17
     IFLA/UNESCO Public Library Manifesto 1994,  (ult. cons.: 02/02/2021). Sulla
biblioteca pubblica si consultino, tra i molti riferimenti possibili, Natale 1995, p.
1-2; Rovelstad 2000, p. 540-556; Serrai 2005, p. 7-9; Galluzzi 2011.
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   L’Ambrosiana è stata inaugurata l’8 dicembre 1609 dal suo fonda-
tore, il cardinale Federico Borromeo,18 che la volle aperta al pubblico
e ben dotata di volumi e manoscritti, ad publicum commodum et uti-
litatem.
   Trascorsi oltre quattro secoli dalla fondazione della Biblioteca Am-
brosiana, quale migliore risposta agli originari ideali del cardinale
Federico Borromeo, se non quelli di una biblioteca le cui risorse ca-
talografiche e librarie possano essere sempre accessibili, ricercabili e
consultabili proprio attraverso specifici servizi online quali, appunto,
una speciale Biblioteca Digitale ad accesso libero e gratuito?

  2. Il progetto della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana: la visione, le
condizioni di base, la realizzazione

   La nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana è stata ufficialmente
presentata alla comunità degli studiosi il 7 novembre 2019. Essa nasce
con lo scopo di valorizzare i principali fondi manoscritti19 (segnatu-
re: Inferior, Superior, S.P. e Trotti) attraverso la digitalizzazione de-
gli originali e la diffusione pubblica e gratuita delle immagini digitali
via Internet. Un duplice obiettivo, dunque, caratterizza il progetto:
la preservazione dei manoscritti attraverso la fruizione delle copie di-
gitali e, al contempo, l’incentivazione della fruizione con finalità di
studio e di ricerca.
   In un orizzonte temporale di medio-lungo periodo la Biblioteca
Ambrosiana prevede di rendere progressivamente consultabile in for-
mato digitale il patrimonio manoscritto già digitalizzato in passato con

18
    Per il profilo biografico del cardinale Federico Borromeo si consulti Prodi
1971; si consultino inoltre: Ravasi 1992, p. 1-19; Federico Borromeo 2005.
19
    Fadini 2019, p. 35-36: «Cosa è possibile fare quindi, concretamente, per ope-
rare buone scelte nel campo della digitalizzazione, che vadano complessivamente
nella giusta direzione, soprattutto all’interno di biblioteche e istituti di conserva-
zione di dimensione e patrimonio medio e medio-piccolo? La risposta può essere:
concentrarsi su ciò che è ‘significativo’ all’interno dei fondi di quella biblioteca».
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criteri tecnici differenti.20 Parallelamente a tale processo di recupero
del cosiddetto “pregresso digitale” tramite un laborioso percorso di
Data Curation,21 si sta portando avanti la produzione di nuove copie
digitali ad alta risoluzione di altri manoscritti di cui ai suddetti fondi,
in particolare quelli esclusi dalla consultazione a causa delle loro con-

20
     Si tratta di una collezione di 2746 manoscritti (pari a oltre 31 Tbi.) digitalizzati
integralmente nel corso di precedenti progetti di digitalizzazione.
21
     Tra i numerosi riferimenti bibliografici sull’argomento si ritiene utile segnalare
Flanders - Muñoz quale efficace tentativo di sintesi. Gli autori non mancano di sot-
tolineare, infatti, come a tutt’oggi l’espressione Data Curation racchiuda in se ambiti
differenti: «At present, there are a number of competing terms used to describe the
activity of managing digital materials for research: digital curation, digital steward-
ship, data curation, digital archiving. There is overlap among these definitions or
visions. The variation that does exist is due to more than confusion or carelessness.
Each of these terms has significant connotations and attempts to align the relative-
ly new activity of caring for digital materials with an older tradition, discipline, or
profession». Molto interessante risulta essere la descrizione di Digital Curation, nel
cui ambito «we might therefore start by saying that data curation is “the active and
ongoing management of datas throughout its entire lifecycle of interest and useful-
ness to scholarship”». Ancora, sempre interrogando la medesima risorsa online, ma
stavolta spostando il focus sulla sezione dedicata all’ambito delle collezioni digitali, si
ritiene utile segnalare Fenlon - Jett - Palmer: «Libraries, museums, and archives have
been producing digital collections for decades, providing scholars with broad access
to countless special collections. Researchers engaged in digital scholarship have also
created many digital collections tailored to the interests of their particular research
communities. Both kinds of collections are curated, in that they have been carefully
selected and assembled for a specific purpose or audience. In the networked infor-
mation environment, curated collections will become increasingly important as orga-
nizational units for the scattered and diverse mass of available digital information and
for providing coherent contexts for meaningful engagement with that information.
Aggregations, or collections of collections, are essential backbone resources in the
evolving e-research platform that also need to be curated if they are to truly support
and enhance discovery and innovation across the disciplines. Curatorial activities,
such as archiving, preservation, and maintenance, are also important for managing
the entire lifecycle of collections, but collection development and collection descrip-
tion are formative curation activities that add value for scholarly inquiry at both the
collection and aggregation levels».
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dizioni di conservazione. L’iniziativa intrapresa dalla Biblioteca Am-
brosiana si muove lungo un binario le cui due direttrici scorrono in
parallelo e risultano essere assolutamente complementari l’un l’altra
dal punto di vista tecnico e funzionale: la necessaria azione di Data Cu-
ration e di recupero dei manoscritti digitalizzati in passato si configura
come un imprescindibile tassello necessario alla conseguente pubbli-
cazione online delle copie digitali all’interno della Biblioteca Digitale,
ma anche e soprattutto un’imprescindibile fase che ne garantisca la
‘riparazione’ (nel caso di esemplari digitali corrotti nelle loro carat-
teristiche intrinseche) e l’ottimizzazione. L’esperienza attualmente in
corso in questo complesso ambito presso la Veneranda Biblioteca Am-
brosiana è allineata de facto con quanto afferma, infatti, Alex Poole:

      Digital curation in digital humanities focuses on a range of work products such as
      scholarly editions, text corpora, marked-up text, thematic research collections,
      previously annotated or analyzed data, and finding aids or bibliographies.
      Tasks include translating or migrating data into new formats, adding contextual
      information or markup, or linking data sets. As in the sciences, digital curation in
      digital humanities helps ensure long-term access, facilitates discovery, retrieval,
      and reuse, and maximizes the usefulness of the curated content. By making data
      as functional as possible, digital curation enables better research.22

   La Veneranda Biblioteca Ambrosiana ha potuto ideare, realizzare
e sviluppare tale complesso progetto grazie all’intensa collaborazione
culturale, scientifica e tecnologica con – in ordine alfabetico – l’Uni-
versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la University of Notre
Dame (Indiana, USA):

Fig. 1: da sx verso dx, i loghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, della Ve-
neranda Biblioteca Ambrosiana e della University of Notre Dame (Indiana, USA)

22
     Poole 2017, p. 1772.
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   Tale progetto è stato anche insignito da parte del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali del logo ufficiale dell’iniziativa “2018 – Anno Eu-
ropeo del Patrimonio Culturale”, poiché la nuova Biblioteca Digitale
dell’Ambrosiana incarna i medesimi principi proposti dall’Unione Eu-
ropea per la promozione e la fruizione del patrimonio culturale europeo:

      Finalità dell’Anno europeo del Patrimonio Culturale è incoraggiare tutti
      a scoprire e lasciarsi coinvolgere dal patrimonio culturale dell’Europa
      rafforzando il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Per
      realizzare questa finalità è necessario raggiungere un pubblico più ampio
      possibile, in particolare bambini e giovani, le comunità locali e coloro che
      raramente entrano in contatto con la cultura, per promuovere un comune
      senso di responsabilità.23

Fig. 2: il logo dell’inziativa dell’Unione Europea “2018 – Anno Europeo del Patri-
                                    monio Culturale”

   Dal punto di vista tecnico, decisivo è stato per la nuova Biblioteca Di-
gitale dell’Ambrosiana abbracciare fin dallo stato prototipale lo standard24

23
     Sulle finalità dell’inziativa promossa dall’Unione Europea si rimanda alla
descrizione ufficiale: Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018,  (ult. cons.: 02/02/2021).
Nell’ambito di tale iniziativa si consulti la scheda informativa circa le principali ca-
ratteristiche del progetto dell’Ambrosiana: Veneranda Biblioteca Ambrosiana digi-
tale – Virtual Broader Access,  (ult. cons.: 02/02/2021).
24
     La “Commissione Documentazione e informazione” dell’UNI – Ente Italiano di
Normazione ha instituito un’inchiesta pubblica relativa al tema strategico dell’acces-
so alle risorse informative digitalizzate, al fine di valutare le caratteristiche di IIIF e
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Documentazione

IIIF-International Image Interoperability Framework25 per la visualiz-
zazione di contenuti digitali via Internet.26

Fig. 3: da sx verso dx, il logo dello standard IIIF-International Image Interoperabi-
          lity Framework e quello della comunità italiana ad esso dedicata

   Sono proprio le caratteristiche del contesto in cui oggi viviamo e lavo-
riamo a rendere imprescindibile l’utilizzo dell’ecosistema IIIF: un’epoca,
quella odierna, in cui le tecnologie web based, i browser, la connettività,
la diffusione di dispositivi informatici sempre più performanti rendono
possibile ciò che solo due lustri fa non era nemmeno immaginabile; ogni
nuova biblioteca digitale dovrebbe pertanto essere predisposta cercan-
do di approfittare di tali condizioni tecnicamente favorevoli.

riconoscerlo come standard: «l’accesso alle risorse informative attraverso le immagi-
ni digitalizzate delle raccolte librarie, archivistiche, documentali e museali è fonda-
mentale per la ricerca e per la trasmissione di conoscenze culturali. Le immagini di-
gitali costituiscono una larga parte del contenuto informativo nel web (immagini di
libri, giornali, manoscritti, mappe, pergamene, stampe, originali d’arte, documenti
di archivio...). Tuttavia, l’accesso a tali risorse è dipendente dall’impiego di software
e applicativi locali. Proprio per un uniforme livello di accesso alle risorse informa-
tive digitalizzate, la Commissione Documentazione e informazione è interessata al
progetto UNI1605177, che intende recepire le specifiche tecniche del protocollo di
interoperabilità “IIIF”, largamente adottato su scala internazionale, nelle bibliote-
che digitali realizzate per le raccolte librarie, archivistiche e museali»: Commissione
Documentazione e informazione dell’UNI – Ente Italiano di Normazione,  (ult. cons.: 02/02/2021).
25
     International Image Interoperability Framework-IIIF, 
(ult. cons.: 02/02/2021).
26
     Sull’utilizzo della tecnonlogia IIIF per la visualizzazione online di contenuti
digitalizzati si consultino Snydman - Sanderson - Cramer 2015, p. 16-21; Brantl
2016, p. 10-13; Magnuson 2016; Salarelli 2017, p. 50-66.
                                           430
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10 (2021), 1, 431-462          Biblioteca Digitale, o dell’evoluzione della biblioteca
Documentazione

   La nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana è completamente
web based e per poterne fruire non occorre effettuare alcuna iscrizio-
ne preliminare, né pagare un abbonamento né installare particolari
software aggiuntivi sul proprio dispositivo elettronico (indipenden-
temente dalla tipologia di dispositivo si utilizzi: sia esso un computer
fisso dotato di un grande schermo, oppure un computer portatile con
uno schermo di dimensioni più ridotte, oppure ancora un tablet, o
uno smartphone, caratterizzati da schermi di piccolo formato) oltre al
browser che normalmente si utilizza per accedere a Internet; e nem-
meno la varietà dei browser oggi disponibili rappresenta un limite,
poiché l’intero sistema è nativamente multipiattaforma.
   Essa è accessibile gratuitamente tramite due percorsi differenziati e
complementari al tempo stesso. La prima via d’accesso che viene propo-
sta al pubblico degli studiosi e a quanti vogliano ‘sfogliare’ virtualmente
le collezioni manoscritte dell’Ambrosiana è quella fruibile tramite il sito
Internet principale dell’istituzione (come mostrato dalle seguenti Fig.
4, 5 e 6):

Fig. 4: home page del sito Internet della Veneranda Biblioteca Ambrosiana () ed evidenziazione dei percorsi tematici tramite i quali è possibile
                          raggiungere la Bibliteca Digitale
                                        431
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Documentazione

Fig. 5: come raggiungere la Biblioteca Digitale attraverso il percorso tematico ‘Sco-
pri’ proposto all’interno del sito Internet dell’Ambrosiana: 

Fig. 6: come raggiungere la Biblioteca Digitale attraverso il percorso tematico ‘Stu-
dia’ proposto all’interno del sito Internet dell’Ambrosiana: 

                                        432
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Documentazione

   Oltre che tramite il sito Internet principale dell’Ambrosiana, l’ac-
cesso alla Biblioteca Digitale può essere effettuato anche attraverso
l’apposita sezione ad essa dedicata all’interno del portale online che
già rende accessibile l’OPAC della Biblioteca (come mostrato dalla
seguente Fig. 7), strumento al quale è stata aggiunta la nuova sezione
della Biblioteca Digitale:

Fig. 7: la pagina d’accesso principale all’OPAC della Biblioteca Ambrosiana ()

   È di fondamentale importanza, a questo punto, sottolineare un aspet-
to metodologico assolutamente imprescindibile:27 la nuova Biblioteca
27
     L’ingente sforzo concettuale e metodologico applicato alla creazione e allo
sviluppo della nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana affonda pienamente le
proprie radici nell’attuazione concreta di un particolare punto di vista relativo al
concetto di digitalizzazione e di quello – conseguente – di Workflow ad essa appli-
cato: come afferma Kempf 2019, p. 194, infatti, il concetto di digitalizzazione «è da
intendere nella sua accezione più ampia. Esso non si riferisce solo alla produzione
di una copia digitale, ma comprende anche tutte le fasi e gli aspetti associati a que-
sto processo: la preparazione dei materiali, l’esecuzione della ripresa fotografica,
l’archiviazione e l’uso della versione digitale».
                                         433
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Documentazione

Digitale dell’Ambrosiana è interconnessa con l’attuale OPAC28 in modo
da garantire il collegamento diretto tra la scheda descrittiva del mano-
scritto ricercato e la corrispondente risorsa digitale, come schematica-
mente rappresentato nel seguente grafico (Fig. 8); la Biblioteca Digitale
non vuole sostituire il catalogo, né vuole imporsi quale clone di esso:

Fig. 8: schematizzazione del processo che porta al collegamento tra una risorsa di-
gitale e la corrispondente scheda descrittiva all’interno dell’OPAC della Biblioteca
                                   Ambrosiana

   Selezionato il manoscritto di proprio interesse − a partire da una
ricerca per segnatura (Fig. 9), oppure scorrendo l’elenco dei mano-
scritti digitalizzati (di cui una riproduzione parziale alla Fig. 10) −
28
     In un contesto che ormai vede sovrapporsi i cataloghi online ai comuni motori
di ricerca cui tutti siamo abituati, Sardo 2017, p. 95 afferma che «per le attività
informative il catalogo sta diventando [...] uno strumento marginale, poiché in-
formazioni di diverso livello (sia per principianti, sia per esperti) sono facilmente
ritrovabili in rete e immediatamente accessibili: ciò rende le raccolte della biblio-
teca valide solo per attività di tipo informativo molto specialistiche (ad esempio,
ricerche su materiali non disponibili online) oppure solo per un pubblico che non
ha familiarità con le risorse in rete o non è in grado di valutare la congruenza di
quanto trovato».
                                        434
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Documentazione

e individuata la scheda catalografica presente all’interno dell’OPAC
(Fig. 11), utilizzando l’apposito link che corrisponde alla voce  (dettaglio nella Fig. 12) si attiva29 in maniera
del tutto trasparente all’utente il visualizzatore Mirador30 che consente
all’utente un’ottimale esperienza di visualizzazione online, anche tra-
mite dispositivi mobili con schermi dalle piccole dimensioni:

Fig. 9: la sezione dell’OPAC della Biblioteca Ambrosiana dedicata alla Biblioteca
           Digitale 

29
     L’intero processo è basato sull’utilizzo delle APIs IIIF: International Image
Interoperability Framework-IIIF Image API,  (ult. cons.: 02/02/2021); International Image Interoperabi-
lity Framework-IIIF Presentation API,  (ult.
cons.: 02/02/2021).
30
     «Mirador is a configurable, extensible, and easy-to-integrate image viewer,
which enables image annotation and comparison of images from repositories dis-
persed around the world. Mirador has been optimized to display resources from
repositories that support the International Image Interoperability Framework
(IIIF) API’s. Mirador provides several workspaces for comparing image-based re-
sources, suitable for use in both cultural heritage and research settings»: Image
Viewer Mirador,  (ult. cons.: 02/02/2021).
                                        435
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Documentazione

Fig. 10: riproduzione parziale dell’elenco dei manoscritti digitalizzati presenti
                      all’interno della Biblioteca Digitale

Fig. 11: esempio di visualizzazione della scheda descrittiva del manoscritto con
segnatura “A 243 inf.” all’interno dell’OPAC dell’Ambrosiana, dalla quale è possi-
         bile visualizzare il manoscritto digitalizzato come risorsa esterna
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Documentazione

Fig. 12: dettaglio del link tramite il quale è possibile visualizzare il corrispondente
                               manoscritto digitalizzato

         Fig. 13: il logo del Project Mirador, il web viewer IIIF compliant

   Tale approccio garantisce alcuni vantaggi:
   1) è noto che le schede descrittive dei manoscritti rappresentano
una tipologia di risorsa catalografica in continua evoluzione: la ca-
talogazione e la descrizione dei manoscritti, infatti, sono attività in
continuo svolgimento, un work in progress con tempi necessariamente
lenti (soprattutto se paragonati a quelli incalzanti cui oggi la rapida
e vorticosa evoluzione della Rete ci ha abituati). La scelta di non du-
plicare, per ogni manoscritto digitalizzato, le informazioni descrittive
all’interno della Biblioteca Digitale, ma di affidarne in via esclusiva la
fruizione al solo OPAC, rende indipendenti le funzioni dell’approfon-
dimento descrittivo/catalografico da quella della visualizzazione delle
immagini digitali, garantendo un’ottimale possibilità di intervento e di
aggiornamento su entrambi i fronti.
   2) In termini più concreti, si prenda come esempio la scheda del
manoscritto “A 243 inf.” di cui alla precedente Fig. 11:
   a) tutte le informazioni descrittive e i dettagli bibliografici relativi
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Documentazione

al manoscritto, ai suoi elementi costitutivi, ai possessori precedenti,
ecc., come anche i necessari legami tra la notizia bibliografica stessa
e diverse tipologie di record d’autorità sono tutti dettagli passibili
di modifica, aggiornamento e integrazione nel corso del tempo, e
inserire tali informazioni anche all’interno della Biblioteca Digitale
avrebbe causato un’inutile duplicazione di informazioni e, di conse-
guenza, un doppio lavoro con immani complicazioni nella gestione e
nell’aggiornamento di tali dati (attività che di certo non necessità di
ulteriori complicazioni derivanti dalla indesiderata duplicazione dei
dati);
    b) avendo scelto, invece, di mantenere le informazioni relative
alla descrizione del manoscritto “solo” all’interno dell’OPAC − pe-
raltro funzione caratterizzante del catalogo stesso − e avendo altresì
scelto di richiamare le immagini del manoscritto digitalizzato solo
come “risorsa collegata” alla scheda del catalogo, la struttura infor-
matica stessa del catalogo non è stata appesantita dalle immagini
digitali.
    In definitiva, volendo riassumere il senso di tale approccio, possia-
mo affermare che l’OPAC della Biblioteca continua a gestire e veico-
lare le informazioni identificative/descrittive relative ai manoscritti,
consentendo l’accesso alla copia digitale del manoscritto intesa come
una risorsa esterna al catalogo stesso; la gestione della visualizzazio-
ne di ogni copia digitale, risorsa esterna collegata all’OPAC, è invece
compito esclusivo della Biblioteca Digitale e del DLMS-Digital Li-
brary Management System che ne garantisce l’operatività, la reperibi-
lità e la fruibilità online.
    Eccoci tornati, dunque, al concetto dell’accesso ubiquo alle risor-
se digitali, in particolar modo in versione mobile: ebbene, anche la
nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana, grazie alla propria infra-
struttura tecnica, è ottimamente consultabile anche tramite i piccoli
schermi dei nostri dispositivi mobili, smartphone, tablet o laptop che
siano:

                                    438
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Documentazione

Fig. 14: visualizzazione della pagina d’accesso del sito Internet dell’Ambrosiana
tramite diverse tipologie di dispositivi mobili (simulazione ottenuta tramite il por-
                      tale )

Fig. 15: visualizzazione della pagina d’accesso della Biblioteca Digitale dell’Am-
brosiana tramite diverse tipologie di dispositivi (simulazione ottenuta tramite il
                    portale )
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Documentazione

Fig. 16: visualizzazione della pagina d’accesso alla Biblioteca Digitale dell’Ambro-
 siana tramite uno smartphone (simulazione iPhone 5: )

Fig. 17: visualizzazione (attraverso Mirador) del f. 1r riccamente miniato del ms.
A 243 inf. All’interno della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana tramite uno smar-
tphone (simulazione iPhone 5: ). © Veneranda Biblioteca
                        Ambrosiana / Mondadori Portfolio.

                                        440
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Documentazione

Fig. 18: visualizzazione della pagina d’accesso alla Biblioteca Digitale dell’Ambro-
     siana tramite un tablet (simulazione iPad mini: )

Fig. 19: visualizzazione (attraverso Mirador) del f. 1r riccamente miniato del ms.
A 243 inf. All’interno della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana tramite un tablet
(simulazione iPad mini: ). © Veneranda Biblioteca Am-
                          brosiana / Mondadori Portfolio.

                                        441
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Documentazione

    Un’infrastruttura tecnologica flessibile e scalabile, dunque, sia dal
punto di vista della user interface sia dal punto di vista dell’ecosiste-
ma tecnico di riferimento, a tutto vantaggio di una maggiore fruibi-
lità (intesa in termini generali) da parte degli utenti,31 che in questo
modo possono godere delle bellezze del patrimonio manoscritto del-
la Biblioteca Ambrosiana con maggiore immediatezza e semplicità: è
ovvio che un approfondito studio paleografico e/o codicologico e/o
storico-artistico non potrà essere portato a compimento in toto uti-
lizzando un dispositivo mobile o la sola riproduzione digitale, ma è
comunque significativo sapere che tali preziose risorse manoscritte
– un tempo relegate agli scaffali inaccessibili della biblioteca di con-
servazione – oggi adornano Internet con la loro bellezza e possono
arricchire – seppure solo virtualmente – la personale biblioteca di
ognuno di noi, sempre a portata di click anche dal proprio smartpho-
ne o tablet, come bene testimoniano le Figg. 16-19.
    Tutto questo, però, non accade come d’incanto, oppure facendo ri-
corso a una one click strategy, bensì prevede l’applicazione di una pre-
cisa metodologia di lavoro all’interno di due laboratori (“Laboratorio
di digitalizzazione” e “Laboratorio fotografico”) costruiti e dotati ad
hoc presso l’Ambrosiana:

31
     Endres 2019. Sul significato delle riproduzioni digitali di manoscritti e libri
antichi, Barbieri 2019, p. XIV afferma che «non si tratta tanto di offrire belle copie
digitali per scopi estetici di vario genere, ma di fornire riproduzioni identificabili,
complete e accessibili del materiale». In Gorman 2018, p. 70, inoltre, troviamo un
ritratto molto realistico e disincantato del valore che la digitlizzazione rappresenta
per le raccolte di manoscritti: «Manoscritti. Questi predecessori dei libri, costituiti
da disegni o scritti su carta o su altri supporti, sono, per definizione, pezzi unici e
spesso sono stati conservati, almeno per parte dell’esistenza, in condizioni non ot-
timali. Ricordo la raccolta dei manoscritti di un poeta molto famoso con il quale ho
avuto il piacere di lavorare: molti abbozzi delle sue poesie venivano scritte dietro
a pacchi di conti e la collezione era stata raccolta in scatole da scarpe e per generi
alimentari che, durante la sua vita avventurosa e girovaga, venivano trasportate da
un luogo all’altro. La tecnologia, in particolare la digitalizzazione, offre validi mez-
zi per conservare, proteggere e disseminare le raccolte di manoscritti».
                                          442
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Documentazione

Figg. 20, 21, 22: scanner planetario “Zeutschel OS 14000 A1” (risoluzione ottica
di 600 dpi) con uno speciale supporto removibile e adattabile per libri in azione
presso il “Laboratorio di digitalizzazione” della Veneranda Biblioteca Ambrosiana

Fig. 23: schema a due luci applicato all’installazione di un dorso digitale medio
formato Hasselblad “H5D-50c Multi Shot” da 50 Megapixel, risoluzione ottica
di 300 dpi (e dettaglio delle tre diverse ottiche utilizzate), presso il “Laboratorio
               fotografico” della Veneranda Biblioteca Ambrosiana

                                        443
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Documentazione

   Fig. 24: rappresentazione schematica dell’infrastruttura tecnologica predispo-
sta presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana per rendere possibile la realizza-
zione del complesso progetto di digitalizzazione dei manoscritti e la conseguente
pubblicazione della nuova Biblioteca Digitale

  3. La fruizione delle risorse digitali da remoto: uno sguardo ai dati al
tempo della pandemia

    La Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana ha ricevuto un inatteso “bat-
tesimo del fuoco” rappresentato dal rapido diffondersi della pandemia
di SARS-COV-2 (o COVID-19) a tutt’oggi in atto: pochi mesi dopo
l’inaugurazione pubblica e la conseguente apertura agli studiosi, infatti,
il neonato progetto si è dovuto confrontare con lo stato d’emergenza
globale, con le ripetute chiusure della Biblioteca e con le altrettante
                                       444
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Documentazione

riaperture contingentate ad accesso ridotto, configurandosi nella prassi
quotidiana quale funzionale ausilio allo studio e alla ricerca, la cui bontà
è stata ancor di più avvalorata dallo stato di necessità e dall’impossibili-
tà degli studiosi di poter accedere alla Sala di lettura dell’Ambrosiana.
   Le precedenti considerazioni superano di slancio la loro parvenza
romantica se rapportate all’evidenza empirica dei dati d’accesso relati-
vi all’uso e alla fruizione delle risorse digitali nelle biblioteche italiane
nel corso del primo quadrimestre del 2020.32
   Si prenda in considerazione un’ulteriore recente iniziativa lanciata
dall’ISTI - Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Ales-
sandro Faedo” del Consiglio Nazionale delle Ricerche: si tratta di un
sondaggio dal titolo Le biblioteche italiane durante la pandemia CO-
VID-19: un’indagine sui servizi,33 indirizzato alla variegata comunità
bibliotecaria nazionale e volto a «fornire una fotografia della situazio-
ne in cui si sono trovate ad operare le biblioteche italiane durante la
fase 1 della pandemia, in particolare nel periodo marzo-aprile 2020.
Abbiamo cercato di capire in che modo i bibliotecari italiani hanno
reagito alle sfide poste da questa particolare e improvvisa situazione, e
in quale misura le modalità eccezionali adottate durante l’emergenza
possano diventare degli standard lavorativi nel futuro».34

32
     Dati sull’uso dei servizi digitali delle biblioteche italiane,  (ult. cons: 18/06/2020). Tale rapporto mette
a confronto i primi quattro mesi del 2020 con i primi quattro mesi del 2019 e, per
quanto non si tratti di una valutazione esaustiva, i dati elaborati sono comunque
sufficienti per mostrare un forte incremento percentuale della “fruizione digitale”
(in termini di numero di visite, numero di accessi, numero di utenti, download
effettuati) nell’ambito di servizi bibliotecari e piattaforme specifici che erogano
servizi e prodotti formativi/informativi.
33
     Le biblioteche italiane durante la pandemia COVID-19: un’indagine sui servizi,
 (ult. cons.: 02/02/2021). Tale iniziativa è alla base del working
paper: Giannini - Lombardi - Molino 2020.
34
     Ivi, p. 4-5.
                                          445
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Documentazione

   È parimenti possibile associare alcune finalità della suddetta anali-
si anche alla recente esperienza digitale della Biblioteca Ambrosiana,
utilizzando le potenzialità delle APIs di Google Analytics35 e Google
Data Studio.
   Come già accennato, la nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana
è stata inaugurata in data 07/11/2019: a partire da quella data, dun-
que, gli utenti hanno avuto libero accesso a un primo nucleo di 341
manoscritti integralmente digitalizzati, numero costantemente incre-
mentato36 anche durante il lockdown.
   Si ritiene interessante procedere a una rapida analisi dei dati relativi
all’utilizzo della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana a far data proprio
dal 07/11/2019, tenendo presente lo scenario che da lì a pochi mesi
avrebbe sconvolto le vite di tutti noi: inizialmente, infatti, gli studiosi
hanno potuto consultare la Biblioteca Digitale affiancando l’utilizzo
di tale strumento alla frequentazione in presenza della Sala di lettura
fino ai primi di marzo 2020; poi è sopravvenuto il lockdown con il
conseguente blocco di ogni attività lavorativa e culturale: dunque an-
che l’Ambrosiana ha dovuto chiudere i propri battenti almeno fino ai
primi di giugno 2020, quando sono parzialmente ripartite le attività
rivolte agli studiosi, seppure in modo contingentato e limitato; succes-
sivamente, e fino al momento in cui si scrive, si sono alternati momenti

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     Ringrazio Camilla Fusetti per i consigli relativi all’analisi dei dati raccolti da
Google Analytics.
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     Mentre si scrive (30/01/2021) il dato relativo al numero di manoscritti digi-
talizzati disponibili all’interno della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana è pari a
480 esemplari:  (ult. cons.:
02/02/2021). Durante il lockdown anche le attività del laboratorio di digitaliz-
zazione dell’Ambrosiana si sono dovute fermare, o hanno comunque dovuto ral-
lentare la produzione di nuove copie digitali in accordo con i periodi di limitata
riapertura; invece, anche in pieno lockdown, sono proseguite senza alcuna interru-
zione, in regime di smart working, tutte le complesse attività di Data Curation e di
Digital Asset Management applicate alle collezioni digitalizzate e al DLMS (Digital
Library Management System), necessarie alla periodica pubblicazione dei contenu-
ti digitali all’interno della Biblioteca Digitale.
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Documentazione

di riapertura contingentata a un successivo nuovo lockdown.
   Dunque, volendo riassumere, lo scenario cronologico generale
(07/11/2019-31/01/2021) relativo all’analisi dei dati sull’utilizzo della Bi-
blioteca Digitale dell’Ambrosiana può essere tripartito nel modo seguente:
   1) Periodo 07/11/2019-06/03/2020: dall’inaugurazione della Bi-
blioteca Digitale all’interruzione dell’erogazione dei servizi al pubbli-
co della Biblioteca;
   2) Periodo 09/03/2020-03/06/2020: dalla chiusura della Biblioteca
causa lockdown fino all’avvio di una parziale riapertura contingentata
dei servizi della Biblioteca;
   3) Periodo 03/06/2020-31/01/2021: riapertura contingentata dei
servizi della Biblioteca, cui ha fatto seguito la tradizionale chiusura
estiva e un travagliato periodo caratterizzato dall’alternanza di chiusu-
re e riaperture contingentate nel 2021 (ancora in vigore nel momento
in cui si scrive).

   Fig. 25: scenario cronologico generale (07/11/2019-31/01/2021) relativo ai
dati d’uso della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana (elaborazione dati: Google
Analytics / Google Data Studio)
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Documentazione

   Un rapido bilancio sui primi quattordici mesi di attività della Bi-
blioteca Digitale dell’Ambrosiana offre alla nostra attenzione alcuni
dati interessanti:
   a) 19171 utenti in totale;
   b) 14862 utenti (78,3%) ne hanno fruito tramite computer desktop;
   c) 3616 utenti (19%) ne hanno fruito da smartphone;
   d) 514 utenti (2,7%) ne hanno fruito da tablet.
   Le aree geografiche più attive (riepilogate nella Fig. 26) vedono una
netta prevalenza dell’Italia, seguita dagli USA, dalla Germania, dal
Regno Unito e dalla Francia.

    Fig. 26: dati geografici suddivisi per paese relativi all’uso della Biblioteca Digi-
tale dell’Ambrosiana nel periodo 07/11/2019-31/01/2021 (elaborazione dati: Go-
ogle Analytics)
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Documentazione

   Fig. 27: riepilogo grafico dei dati d’uso della Biblioteca Digitale dell’Ambro-
siana nel periodo 07/11/2019-06/03/2020 (elaborazione dati: Google Analytics /
Google Data Studio)

   Cosa si può desumere dal grafico di cui alla Fig. 27? Innanzitutto il
numero totale degli utenti nel periodo 07/11/2019-06/03/2020, cioè
7380.
   La percentuale più elevata di nuovi utenti si è riscontrata, com’è
logico aspettarsi, proprio nel corso della giornata del debutto della
Biblioteca Digitale, con un picco di quasi 800 nuovi utenti, grazie
all’indubbio effetto novità e al clamore originato dal battage media-
tico.
   Nel periodo specificato, la prevalenza degli utenti (5205 su 7380
= 72,6%) ha fruito della Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana tramite
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Documentazione

computer desktop: tale dato non stupisce affatto, poiché esso esprime
la concreta necessità dello studioso di avere a disposizione una posta-
zione di lavoro dotata di un computer con uno schermo sufficiente-
mente grande da consentirgli di scrutare nel modo migliore possibile i
dettagli delle immagini digitali dei manoscritti.
   Ciò che, invece, risulta piacevolmente sorprendente è il dato re-
lativo all’utilizzo degli smartphone (1731 su 7380 = 24,1%), spe-
cialmente in relazione alla fruizione del portale-OPAC dell’Am-
brosiana nel periodo precedente al lancio della Biblioteca Digitale:
quello che emerge, infatti, è un contesto all’interno del quale gli
smartphone sono riusciti a imporre tutta la propria pervasività sui
tablet (232 su 7380 = 3,2%). Da ciò, anche sulla base di quanto
affermato in precedenza circa le caratteristiche tecnologiche della
Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana, è possibile trarre una conclu-
sione positiva: consultare la Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana
tramite uno smartphone rappresenta la conferma della bontà degli
sforzi fatti dal punto di vista tecnico al fine di estendere le possibili-
tà di utilizzo dell’intera infrastruttura, dalla ricerca tramite l’OPAC
alla fruizione delle immagini digitali dei manoscritti grazie a IIIF.
Evidentemente gli utenti hanno indirettamente “premiato” le ca-
ratteristiche d’uso della nuova Biblioteca Digitale dell’Ambrosiana
considerandone la fruizione tramite smartphone un’azione quasi
naturale, e non più una scomoda forzatura dettata dalla necessità
del momento.
   Il browser più utilizzato risulta essere Google Chrome per il 49,6%
(3555 dispositivi), seguito da Safari che si attesta al 21,7% (1557 di-
spositivi): tale dato coincide con il dato rilevabile dall’altro grafico
sui sistemi operativi: il 21,6% dei dispositivi utilizzati (cioè 1551), in-
fatti, utilizza il sistema operativo Macintosh; il sistema operativo più
utilizzato resta, comunque, sempre Windows, con il 48,5% e 3475
dispositivi.

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10 (2021), 1, 451-462         Biblioteca Digitale, o dell’evoluzione della biblioteca
Documentazione

   Fig. 28: riepilogo grafico dei dati d’uso della Biblioteca Digitale dell’Ambro-
siana nel periodo 09/03/2020-03/06/2020 (elaborazione dati: Google Analytics /
Google Data Studio)

   La Fig. 28 riassume i dati relativi al trimestre successivo all’a-
pertura della Biblioteca Digitale, quello caratterizzato dal triste
apice del periodo di lockdown.
   Il numero totale degli utenti nel periodo 09/03/2020-03/06/2020,
è di 3917.
   Nel corso di questi mesi tanto difficili la neonata Biblioteca Di-
gitale dell’Ambrosiana ha dovuto confrontarsi con un banco di
prova davvero impegnativo: l’enorme responsabilità (acuita pro-
                                       451
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